NOTE: dovrebbe essere un 'seguito' di Fili
Intrecciati, spero che sia abbastanza comprensibile anche per chi non l'ha
letto. Se volete un riassunto sono a disposizione.
E poi i personaggi non sono miei, non mi appartengono, e mi diverto solo un
sacco a infilarli in queste situazioni assurde!
Fuoco oscuro
di Dhely
Parte 16/16
Seiji
canticchiò il ritornello della canzone che passava in radio, soprappensiero.
Era una bellissima giornata, luminosa ma non calda, i fiori stavano
sbocciando sugli alberi e lui si sentiva bene. Già, niente di più, niente
di meno, solo 'bene'. Non sapeva se considerarlo strano o assurdamente
normale, naturale quasi.
Parcheggiò la macchina nel cortile di casa e sorrise appena respirando
l'aria fragrante che lo circondava. Le borse della spesa non erano troppo
pesanti, aprì la porta senza fatica e rimase quasi accecato nella tiepida
penombra che lo accolse dentro.
La pendola all'ingresso segnava l'una del pomeriggio. Sbuffò fissando le
scale alla sua destra, che Touma non si fosse ancora alzato dal letto? Era
tardissimo! Era molto probabile . . quel dormiglione . . l'avrebbe buttato
giù lui, dal letto, allora.
Invece se lo trovò lungo tirato sul divano intento a fissare un
documentario con un solo occhio aperto, non aveva l'espressione di una
persona molto sveglia ma per lo meno era in piedi. Gli sorrise.
"Ciao Touma, com'è andata ieri sera all'osservatorio?"
Lui mugolò qualcosa di indistinto poi si voltò a fissarlo e gli sorrise in
risposta passandosi una mano sugli occhi.
"Ma scusa, dove sono tutti?"
A Seiji venne da ridere.
"Possibile che non ti ricordi mai? E' mercoledì, e mercoledì Ryo
all'ora pranzo da' lezioni ai ragazzi della palestra e Shuu è da . . "
Touma si mise a sedere scuotendo il capo.
"Lo so, lo so dove sono loro, ma Shin?!"
Seiji si passò una mano fra i capelli, sospirando sconsolato. A volte si
chiedeva se vivesse davvero su un altro pianeta.
"E' partito l'altro ieri per quello stage, ma non ti ricordi? C'eri
anche tu
all'aeroporto!"
Lo sentì battersi la fronte.
"Dannazione è vero! Ma chissà dove ho sempre la testa . . non mi
ricordavo mica! - rise tra sé poi i suoi occhi si illuminarono
improvvisamente - Ma lo sai di quell'anomalia che ti parlavo? Sembra davvero
un asteroide intorno a Marte, ancora poco e riesco a calcolare con
precisione la sua orbita!"
Seiji sorrise in silenzio mentre Touma continuava, di là, a parlare di
anomalie, calcoli, riscontri spettrografici con l'entusiasmo di un
adolescente alla sua prima cotta. Era davvero un piacere starlo a sentire,
scaldava il cuore . . Seiji finì di riporre le cose comprate poi sospirò.
Shuu, prima di uscire aveva raccolto al posta e l'aveva appoggiata sul
tavolo in cucina. Bolletta, pubblicità, bolletta, una lettera per Ryo, una
cartolina di Natsuti . . Seiji la fissò alla porta del frigorifero con una
calamita . . una comunicazione della banca per Shin, pubblicità, bolletta,
pubblicità, un plico per Touma, mittente un'università americana, una
disdetta di abbonamento di un affare che doveva essere di Ryo perché lui
non l'aveva mai sentita neppure nominare, l'ultimo numero di Nature . . e
una lettera. Per lui.
Fissò per un istante i caratteri che formavano il suo nome sulla carta
bianca. Seiji Date scritto in quel modo, quella grafia forte e perfetta, non
gli serviva leggere il mittente per sapere chi la mandava. Socchiuse appena
gli occhi prendendola fra le dita. Touma di là continuava a chiacchierare,
ed era bella la sua voce, era bello starlo a sentire, era dolce stargli al
fianco, era meraviglioso vivere. Non c'era null'altro che gli importasse
davvero, non adesso, non dopo tutto quello che era successo.
Prese la lettera di suo nonno, la carta si lacerò fra le sue dita, ancora e
ancora. Ne gettò i frammenti nell'immondizia e poi sorrise ritornando da
Touma.
"Hei, chiacchierone, questo è per te!"
Gli porse il plico di fogli. Touma strappò la busta senza un minimo di
riguardo poi rise.
"I dati che avevo chiesto! Me li hanno mandati! E io che non ci speravo
più . . sai, pensavo che me li avrebbero inviati via mail e invece . . -
sollevò lo sguardo su Seiji e si rabbuiò un poco - Hei, che c'è? Hai una
faccia. E' successo qualcosa?"
Seiji scosse il capo, gentilmente.
"No, nulla, ho solo fame. Tu pranzi?"
"Cucini tu?"
Uno strano tono in quella domanda, Seiji sorrise già sapendo cosa lo
aspettava.
"A meno che non vuoi metterti tu tra i fornelli . . "
"Non voglio mangiare una delle tue schifezze! Non voglio ingoiare pesce
crudo! - sembrava serio, ma i suoi occhi ridevano - Piuttosto muoio di
fame!"
"Ho preso delle bistecche, ti vanno bene principino?"
Lo vide sorridere lasciandosi cadere ancora sul divano.
"Sì, sì . .io la voglio . . "
"Al sangue, lo so.- entrò in cucina scuotendo un poco il capo. Un
bambino, ecco cos'era. Ma . . bhè, era divertente, ogni tanto, infastidirlo
un po'. -
Sai chi ho visto al supermercato?"
"No chi?!"
Entrò in cucina anche lui mettendosi a preparare il tavolo, armeggiando con
i residui della colazione che i ragazzi, mancando Shin, si erano dimenticati
di mettere a posto.
"Nik!"
Silenzio. Touma quasi fece cadere il bicchiere che aveva in mano ma riuscì
a soffocare un ringhio.
"Cosa vuole ancora?"
Seiji rise.
"Andiamo, ancora con quella storia? E' acqua passata, mi pare. - si
voltò a fissarlo con dolcezza - Comunque si è premurato di sapere se
eravamo ancora insieme, io e te, e mi ha detto di salutarti."
"Sarà acqua passata ma quel . . marpione schifoso! - Touma scosse il
capo con forza - E' ancora lì che sbava, quell'animale! Mi saluta, sì . .
lo so io come vorrei salutarlo . . ti ha dato fastidio? Perché se ti ha
messo una mano addosso io . . "
Seiji rise sfiorandogli appena una spalla.
"Non è il caso, ci siamo solo salutati, non ci siamo neppure stretti
la mano, non è necessario che tu sia così . . "
Gli mancò la parola, vide il broncio un po' tormentato di Touma e gli venne
ancora da sorridere. L'altro gli prese la mano e ne baciò il palmo,
gentilmente.
"Necessario . . certo che è necessario . . tu sei mio . . "
Gli saltò quasi addosso, abbracciandolo, Seiji lo lasciò fare con un
sorriso, era bello sentirsi fra quelle braccia. Gli sfregò il capo sul
collo poi gli sorrise baciandogli una guancia.
"Sei proprio un bambino, Touma."
Lo sentì ridere stringendolo con forza, strattonandolo quasi.
"Mio!"
Il suono del telefono riempì l'aria intorno a loro. Seiji gli scivolò via
dalle braccia suscitando il suo disappunto ma indicò il telefono.
"Vado a rispondere, tu finisci qui . . "
"Guarda che se è Nik . . "
Rise di fronte a quel ringhio soffocato alle sue spalle e si strinse nelle
spalle sollevando la cornetta. Anche quella voce aspra e matura la
conosceva, sentì un brivido gelido scivolargli lungo la schiena. Il signor
Hashiba.
"Sì, le passo Touma."
Lo guardò sussurrandogli 'è tuo padre' a mezza voce. Lo vide incupirsi ma
non avrebbe potuto dire altro. Si allontanò discretamente, chiudendo la
porta che divideva la sala in cui c'era il telefono e la cucina e scosse il
capo. Sembrava la giornata destinata al ritorno dei genitori e dei parenti e
lui non aveva alcuna voglia di rimettersi a discutere. Poi Touma pareva
sempre patire molto certe cose e avrebbe dato tutto per non vederlo
depresso. Strinse i denti scuotendo in silenzio il capo.
L'ultima volta che suo padre aveva telefonato, tre settimane prima, avevano
litigato per quasi un ora al telefono e Touma aveva passato il fine
settimana a piangere dicendo che se ne sarebbe andato da lì, che voleva
partire per cercarsi un posto dove suo padre non lo potesse trovare; sperava
ardentemente che questa volta le cose andassero un po' meglio. Ma lo sperava
solo per Touma, per quel che lo riguardava, infatti, se Touma avesse voluto
andarsene, e l'avesse voluto con sé, non ci avrebbe messo che pochi minuti
per preparare la valigia, di questo ne era certo.
Si strinse le mani sentendolo alzare la voce anche oltre la porta chiusa.
". . ti ho già detto di no! E non ho affatto cambiato . . no! No! No!
Non m'interessa . . - Seiji sospirò. Dopo tutto doveva aspettarselo. Quei
due parevano non potersi parlare senza litigare. Pregò solo che Touma,
questa volta, riuscisse a sopportarlo. - Puoi anche impiccarti per quel che
m'interessa . . e che diavolo vuoi ancora?!? . . è e rimarrà un no per cui
piantala!"
Il rumore della cornetta sbattuta sul telefono poi la porta che si spalancò
di colpo. Touma era *davvero* arrabbiato. Seiji cercò di sorridergli ma non
ci riuscì. Poté appena andargli accanto e sfiorargli il capo. Lui gli posò
la fronte sulla spalla, stringendogli al vita con un braccio. Tremava appena
ma aveva visto i suoi occhi, sembravano bruciare di rabbia e furia, non
erano umidi.
"Ancora le solite richieste?"
Annuì.
"E' un dannato testardo. Non vuole capire che con lui non ci vado a
lavorare! Neanche se fosse l'ultima possibilità sulla faccia della
terra!"
Seiji gli passò una mano fra i capelli. Avrebbe voluto davvero poterlo
calmare, avrebbe potuto dargli qualcosa in più oltre la sua sola presenza
ma sapeva bene come si sentiva. La rabbia era così difficile da dominare in
certi momenti . . e soprattutto la rabbia rara e tanto più pericolosa di
Touma. Socchiuse appena gli occhi: era lì per lui, era lì solo per lui,
questo era tutto ciò che voleva che Touma capisse, il resto non aveva la
minima importanza.
"Lo so, Touma, lo so . . posso fare qualcosa per te?"
Scosse il capo con forza poi, preso un lungo respiro si allontanò da un
passo passandosi una mano fra i capelli, voltandogli la schiena.
"Non so perché la prendo sempre così . . dannazione è da anni che
continua a rompere e non ha ancora capito! - abbassò lo sguardo
stringendosi nelle spalle - Tu credi che io . . insomma . . "
Seiji gli sorrise. Quel discorso saltava fuori tutte le volte, per quanto
Touma si sforzasse di non sentirsi assurdamente colpevole di qualcosa che
non aveva mai compiuto, non riusciva a non pensare di stare comunque
sbagliando. E Seiji sapeva che lui, da fuori, non poteva far altro che
donargli la sua presenza, la sua accettazione.
"Touma, a me va bene qualunque cosa tu scegli. Non ci saranno critiche
da me, purché tu sia convinto, purché tu sia felice, a me va bene."
#Perché tu sei importante, sei tutto per me, Touma. Ti amo. Accetto
qualunque decisione ti possa rendere sereno, lo sai. Sono disposto a partire
anche subito se credi che sia meglio. E il giorno che decidessi di tornare
da tuo padre . . se succedesse . . io non te lo impedirò se ti vedessi
convinto. L'unica cosa che non posso fare è decidere per te, ma so che sei
in gamba per scegliere come dirigere la tua vita. . #
Le braccia intorno alle spalle, un sorriso pallido a rispecchiarne un altro,
Touma gli si strinse forte addosso, le labbra cercarono le sue, il bacio fu
dolce e profondo, gentile, caldo. Seiji si sentì sciogliere tra quelle
braccia, su quel petto avrebbe davvero potuto morire . . ed era così
fragile, eppure così forte insieme. Era stato lui a trascinarlo fuori dal
periodo più orribile di tutta la sua vita, con quelle mani, con quell'amore
a ridargli una vita, la serenità, la speranza. La speranza di un futuro, di
qualunque tipo; la sicurezza che, in qualche modo, si poteva fare per essere
felici; la certezza che anche lui poteva ridere . .
"Ti amo Seiji . . "
Lui annuì piano sfiorandogli il viso. Era pallido, ma la rabbia era
evaporata, la pelle gli sembrava fredda sotto le dita ma le labbra erano
rosa, e tiepide. Voleva solo stargli vicino . . voleva solo essere con lui .
.
"Sei così pallido. Adesso ti faccio qualcosa da mangiare poi vai a
coricarti, non voglio che ti ammali."
Annuì in silenzio lasciandosi cadere sulla sedia lì accanto, era sempre
stato difficile per Touma accettare che qualcuno, nei momenti in cui era più
agitato, lo trattasse così, come se fosse un bambino. Solo di Seiji non si
stupiva più, lo sentiva come . . normale che fosse lì, normale e
miracoloso insieme. La sua presenza luminosa e discreta, la sua forza, quel
suo esserci sempre senza dargli l'impressione di invadere i suoi spazi . . .
sollevò il capo sorridendogli, luminoso e poi sospirò. Forse era sul punto
di dire qualcos'altro quando il telefono suonò di nuovo. Seiji si voltò.
"Vado io."
Touma scosse il capo con forza. Quella storia doveva finire, in un modo o in
un altro. Non avrebbe permesso a quel fetente di suo padre di rovinare
quello che era riuscito a costruire senza il suo aiuto, non gli avrebbe
permesso di fargli così male come l'ultima volta.
"No, tu metti sul fuoco il pranzo. Sarà ancora mio padre, visto che
non ha capito glielo dovrò ripetere meglio."
Sembrava arrabbiato ma battagliero, il che era molto meglio della triste,
strisciante depressione che ogni tanto lo colpiva. Fece come gli aveva
detto, notò sorridendo la sua fiducia, il suo lasciare la porta spalancata
come a voler condividere con lui un momento così pesante . . socchiuse
appena gli occhi domandandosi come aveva potuto vivere senza di lui, come
doveva essere vuota la sua esistenza prima di . . prima. Prima di tutto.
Prima dell'amore, prima della vicinanza, prima della condivisione. Si diede
dello sciocco, come accadeva tutte le volte in cui ci ripensava, in cui
rivedeva il suo passato. Non aveva fatto nulla, lo sapeva, per meritarsi la
fortuna che aveva ora, ma era intenzionato ad assaporarla decisamente tutta,
a non lasciarsene sfuggire neppure una goccia. E lo voleva felice, perché a
vedere Touma sorridente gli si riempiva il cuore . .
La voce che proveniva dall'altra stanza era però pacata, venata dallo
stupore. Non era suo padre, allora. Le frasi si facevano sempre più brevi,
secche, come se cadessero da uno sbigottimento senza nome. Che strano . .
La comunicazione terminò, Seiji stava trafficando intorno al frigorifero
quanto la domanda di Touma lo ghiacciò lì.
"Seiji? Ma non dovevi andare a ritirare gli esami?"
Gli esami? Che esa . . Seiji spalancò gli occhi voltandosi di colpo.
"In ospedale! Oh, dannazione! Dovevo andare a ritirarli . . "
Touma annuì, sorridendo.
"La settimana scorsa. - gli sfiorò il volto e poi se lo tirò di nuovo
fra le braccia. - Ma quanto può cambiare una persona in due anni!"
Due anni. Seiji intravide l'anello che gli brillava la dito, sapeva che
Touma stesso lo portava. Due anni. Due anni che i medici reputano data
ultima per definirsi davvero 'sani' o 'malati'. Due anni con Touma. Due anni
passati ad imparare l'amore. Due anni trascorsi tra le sue braccia. Due anni
in cui si era esercitato a ridere, a vivere.
Seiji sorrise.
"Tanto. In fondo mi hai convinto a indossare le tue magliette,
no?"
Touma lo strinse ancora con forza.
E Seiji rise. Rise a sentire quelle mani a stringergli la vita, rise
nell'udire la risata di Touma, rise nel vedere i suoi occhi, nel percepire
il calore del suo corpo contro il proprio, avrebbe riso, felice, per quel
bacio, se avesse potuto . . due anni . . più di settecento giorni . . con
Touma. Cosa poteva andare meglio? Cos'erano i rimproveri di suo nonno, le
richieste della sua famiglia, le lettere, le telefonate? Solo fantasmi,
ricordi sbiaditi, sensazioni lontane che non avevano molto senso, che non
*voleva* avessero una qualche influenza sulla propria vita, non ora, non
adesso, non ancora. Non più.
Accondiscese con un sorrise al movimento di Touma che gli sfilò la
maglietta e fece lo stesso con lui. Sorrisero entrambi, fissandosi negli
occhi mentre le mani di uno copiavano quelle dell'altro scivolando sulla
chiusura dei pantaloni. I bottoni dei jeans di Touma e la zip di quelli di
Seiji . .
Touma gli sfilò la cintura nera dai passanti, un rumore strano, quasi
frusciante, un sospiro? Una spinta un po' più forte e Seiji si ritrovò
sbilanciato all'indietro, appoggiato con i palmi sul tavolo contro cui era
appoggiato.
"Ma lo sai che sei bellissimo?"
Seiji arrossì appena sforzandosi di sorridere. Non era abituato a sentirsi
rivolgere certi complimenti, anche se di certo doveva essere consapevole
della meraviglia che era il suo corpo. Touma si passò appena la lingua
sulle labbra. Era così bianco . . sembrava scintillare nella luce del sole
che batteva sulle piastrelle lucide e chiare e si riversava in un morbido
chiarore per tutta la cucina. Riuscì a intravedere un muscolo guizzare . .
Stava per muoversi . . e fece un passo per bloccarlo, tra sé e il tavolo.
Era meraviglioso in quella posizione, voleva guardarlo ancora un po'.
Sembrava . . .un fiore, sì, un fiore di magnolia. Bianco, carnoso . .
poteva vedere con gli occhi della mente quei petali serici che si
dischiudevano lentamente, il bocciolo gonfio che esplodeva in un fiore ampio
e scintillante . . poteva vedere il corpo nudo di Seiji rannicchiato nel
loro letto, addormentato, destarsi a un suo tocco, tendersi ed aprirsi alla
sua vista, sorridergli e allungare le braccia chiedendogli carezze, amore .
. passione . .
Sollevò la cintura fra le mani e gliela appoggiò lentamente al collo,
sembrava un guinzaglio. L'idea lo fece tremare. Seiji socchiuse gli occhi,
uno strano sorriso sulle labbra.
"Mi vuoi strozzare?"
Touma sorrise.
"Ti vorrei decisamente far altro . . - rise - stai fermo per favore.
Vorrei almeno guardarti."
La cintura nera di pelle intorno a quel collo chiaro e sottile faceva uno
strano contrasto, e l'idea che, se avesse anche solo stretto un po' le dita
avrebbe potuto segnare quella pelle chiara . . e avrebbe potuto obbligarlo
in ginocchio, con una lunga catena d'argento . . e l'avrebbe adornato con
gioielli preziosi e pesanti come ceppi, avrebbe incastonato pietre
scintillanti su quel corpo, infilato spilloni fra quei capelli, e nulla,
neppure il più prezioso dei diamanti avrebbe potuto rivaleggiare con lo
splendore di quegli occhi . . e Seiji non avrebbe tremato. In catene,
adornato come un oggetto, una statua non avrebbe pianto, non sarebbe
sembrato uno schiavo, non avrebbe mai abbandonato quell'espressione che
anche dietro delle sbarre lo avrebbe fatto apparire comunque un sovrano.
Sarebbe stato fulgido e orgoglioso e tutti avrebbero provato vergogna e
avrebbero abbassato gli occhi di fronte a lui. Non era nato per essere un
servo, no, e anche le catene le avrebbe portate come se fossero gioielli.
Quel collare scuro che ora era allacciato al suo collo lo faceva solo
sembrare più . . eppure davanti a lui si piegava, davanti a lui sorrideva e
chinava il capo . . strinse un poco le dita e vide quel capo tendersi un po'
di più all'indietro, il collo esposto, gli occhi che scintillavano appena
sotto le palpebre socchiuse.
Le labbra si sciolsero in un sorriso quando la mano di Touma scese a
sfiorargli il ventre, infilandosi sotto il bordo dei calzoni. Le sue spalle
tremarono e chiuse gli occhi, in silenzio. Bellissimo . . Strinse con più
forza le dita che gli tremavano intorno alla cintura e di scatto lo avvolse
in un bacio impossibile. Le sue braccia lo circondarono, sentì il fuoco
sorgere da quella luce, e la passione e il profumo intossicante e
meraviglioso della sua eccitazione . . lo spinse indietro, contro il tavolo,
il corpo premuto addosso, strusciandosi contro di lui, sentendolo mugolare
appena e mordergli le labbra e la lingua che danzava con la sua . . lasciò
la cintura prendendolo per la schiena, accarezzandolo con forza, gli abbassò
i calzoni senza lasciarlo libero e sorrise a sentirlo mugolare, frustrato,
del fatto che si fossero fermati a mezza coscia, dandogli fastidio,
impedendogli i movimenti. Touma sorrise, non gli avrebbe comunque permesso
di muoversi troppo, questa volta . . una nuova spinta, lo sentì
sbilanciarsi, le sue braccia lo lasciarono per puntellarsi alla superficie
di legno, quelle di Touma lo imitarono e . .
"Che schifo!"
Quasi saltò via, Seiji lo fissò interdetto, le guance un po' arrossate.
Touma torse le labbra. Dannazione . . non si era accorto che . . sollevò la
mano . . il barattolo di miele era aperto . . che schifo . . era viscido!
Seiji sorrise appena a vedere le sue dita coperte di quella sostanza densa e
trasparente ma Touma stava già pensando ad altro. Era . . profumato, sì, e
poi . . il colore ambrato del miele attraversato in quel momento dal sole
era bellissimo. E anche la consistenza . . ripiombò le dita nel vasetto
sotto lo sguardo sconcertato di Seiji e ne sollevò una quantità maggiore.
Gli sorrise premendogli il bacino contro il suo sesso nudo e iniziò a
fargli colare addosso il miele, in fili sottili e piccole gocce.
"Hei! Hai appena detto che è una cosa che fa schifo e me la metti
addosso!"
Touma mugolò qualcosa . .l'effetto era bellissimo! Su quella pelle così
chiara il miele sembrava davvero dare vita a fili d'oro e il suo colore
ambrato e il profumo e il sapore e la consistenza . .
"Stai fermo che mi fai perdere la concentrazione. . "
"Touma! Non mettermi quella roba addosso! Piantala!"
Touma sollevò appena un sopracciglio guardandolo con un'espressione
altamente contrariata.
"Sei insopportabile, lo sai? Non capisci nulla . . e frustri i miei
estri artistici. - gli sorrise sollevando la mano. Allargò le dita
impasticciate e fili sottili si tesero da una falange all'altra mentre del
miele gli stava colando sul polso. Socchiuse appena gli occhi
appoggiandogliela di colpo sul petto lasciando una larga striscia lucida su
quella pelle meravigliosa. - Io pensavo che avrei potuto farti un regalo . .
"
Seiji era sul punto di ribattere qualcosa, ma la lingua di Touma che si mise
a ripulirgli il capezzolo lo distrasse. Gorgogliò qualcosa di non troppo
convinto e tacque quando alla lingua si aggiunsero i denti. Touma cercò a
tentoni il vasetto, prese dell'altro miele e riprese a spalmarglielo addosso
. . era meraviglioso . . non si era mai accorto che fosse così buono...
Dannazione, se avesse potuto l'avrebbe mangiato, pezzettino per pezzettino .
. gli morse la pelle appena sotto il capezzolo e lo sentì gemere. Bello.
Gli fece correre la lingua sul contorno dell'ultima costola fino ad arrivare
sull'anca e Seiji ebbe un tremito. Delizioso. Lappò via il miele che si era
fermato nell'ombelico e lo sentì tremare. Meraviglioso. Lo mordicchiò
ancora sul ventre fino a quando Seiji non si contorse tutto. Nudo. Lucido di
miele e sudore, il sesso eretto, una cintura nera appoggiata sul collo, che
chiamava sotto voce il *suo* nome. Touma sorrise.
"E qui . . - gli sussurrò piano, mettendosi ad accarezzargli il sesso
- qui un po' di miele non lo mettiamo? Se ti dà tanto fastidio la smetto .
. "
Quegli occhi violetti si spalancarono quasi con violenza. Era arrossito,
sembrava . .
"Ti sembra il . . la . . - deglutì cercando di umettarsi le labbra. -
Smetti di . . "
Scosse il capo con forza mordendosi un labbro a sentire le mani di Touma
addosso e una sua risata.
"Sei bellissimo . . "
Nient'altro. Sentì la consistenza appiccicosa del miele scivolargli
addosso, colargli dalla punta del sesso fin giù, alla base e poi le labbra
di Touma, le sue mani che gli artigliavano i glutei, la sua lingua . . la
sua bocca . . movimenti lenti, gentili, esasperanti. Scosse il capo con
forza, sentiva i capelli sul viso, il profumo fiorito del miele riempiva i
suoi sensi, era circondato d'oro, il sole, il riverbero del miele, il suo
aroma, quella assurda sensazione di tepore umido che aveva addosso e Touma .
. dio, Touma!
Urlò qualcosa di scomposto quando i movimenti di Touma si fecero più
ritmati, più profondi e veloci. Sentiva le sue dita infisse nel glutei,
quasi gli facevano male ma adesso non aveva molto tempo per mettere a fuoco
anche quella sensazione. In compenso sussultò a sentirlo muoversi, quasi
furioso, strappandogli di dosso i calzoni. Seiji sorrise, almeno avrebbe
potuto allargare le gambe quando avrebbe voluto, e . . Touma si rimise in
piedi abbracciandolo, la bocca sulla bocca. Sapeva di dolce. Miele. Si lasciò
andare alla sua spinta, appoggiando la schiena contro la superficie fredda
del tavolo mostrando appena il suo disappunto. Non aveva finito . .
Touma sorrise, baciandolo. Che fame che aveva! Aveva fame di lui . . come
sempre, solo che in quel particolare momento si sentiva come se fosse stato
digiuno da settimane. Il miele tra di loro si appiccicava e scivolava, era
come se fossero entrambi prigionieri. Sfregò il suo petto contro quello di
Seiji, ci fu uno strano suono liquido, pastoso, accompagnato dal sussurro
sfuggito alle labbra dell'altro. Meraviglioso. Percorse il suo corpo con le
mani, ancora e ancora, faticando ad infilarle fra di loro, spargendo miele
ovunque, mischiandolo al loro sudore, ai loro odori. Seiji gli si tese fra
le braccia e Touma sorrise. Gli fece sollevare le gambe prendendolo per le
cosce e lo penetrò senza troppi complimenti. Quando fu dentro di lui si
obbligò a fermarsi.
Gli aveva fatto male? Sorrise . . chissà perché tutte le volte era sempre
tanto dannatamente preoccupato . . succedeva abbastanza spesso per poter
descrivere ogni minima espressione del suo viso. Le braccia tese lungo il
corpo, le mani strette a pugno, la schiena lievemente arcuata, gli occhi
chiusi, le labbra appena accostate, il viso di chi è rapito in estasi, dal
piacere, quel sorriso strano, le sue gambe a circondargli la vita . . Seiji
mosse appena il capo, aprendo gli occhi per guardarlo in viso.
"E . . e adesso che . . che ti prende?"
Non sembrava dispiaciuto . . e neppure particolarmente ferito . . sorrise di
nuovo abbassando il capo.La sua pelle era calda, e lui lo voleva . .
entrambi lo volevano. Riprese a muoversi. In fretta. Aveva fame, una fame
dannata. Fame di quel corpo, del suo piacere, del suo calore, voleva
sentirlo urlare, voleva farlo godere . . voleva godere dentro di lui, con
lui, per lui. Delle braccia gli circondarono il collo, Touma affondò in
quel tepore con una voluttà quasi dolorosa. Le unghie di Seiji gli
segnavano la schiena, un marchio di appartenenza, un sigillo . . gli morse
una spalla, con forza, lo sentiva singhiozzare a ritmo con i suoi affondi,
sentiva le sue gambe strette intorno alla vita, lo vedeva muovere appena il
capo e la fronte umida di sudore e sentiva il suo sesso crescere e gonfiarsi
sfregandosi contro il loro ventri. Lo sentì gorgogliare, i suoi muscoli
bloccarsi per un attimo, una frazione di secondo e poi un liquido tiepido
colargli addosso.
Voleva baciarlo. Gli affondò i denti nelle labbra mentre Seiji gli si stava
abbandonando piano fra le braccia. Era delizioso sentirlo così, morbido,
soddisfatto . . lo vide di nuovo con gli occhi della mente vestito di
gioielli e null'altro, vide la sua forza e la sua grazia, vide la sua
bellezza altera e , aprendo gli occhi, lo vide com'era adesso, felice,
languido, il sorriso sul volto, le braccia tese, appoggiate sulle sue spalle
per abbracciarlo, le gambe aperte per farsi possedere, sporco di miele e
sperma. Lo guardò e gli bastò per venire. Dentro. In fondo . .
Touma singhiozzò il proprio piacere lasciandosi andare fra le braccia di
Seiji che pareva stare solamente aspettandolo. Come se non ci fosse nulla di
più importante che poterlo stringere, proteggerlo, amarlo. Touma chiuse gli
occhi, con forza. Due anni. Quanto poteva cambiare una persona in due anni?
E poi, quanto erano due anni? Nulla, nel mutare delle stagioni, nel
susseguirsi degli equinozi, nel corso delle stelle in cielo due anni non
erano che un granello di polvere in una enorme clessidra che scandiva
l'infinito. Eppure in quei due anni il suo mondo era cambiato, si era
profondamente capovolto. Non aveva mai creduto che qualcuno potesse stargli
così vicino, potesse amarlo in quel modo, potesse accettare di dividere la
propria vita . . e non immaginava che avere qualcuno che si preoccupasse per
lui potesse dargli certe emozioni, potesse riempirgli il cuore in quel modo,
potesse donargli una così placida sicurezza. Potesse permettergli di
guardare nel futuro in quel modo . . e Seiji che gli era sempre al fianco, e
Seiji che era sempre lì.
Touma gli baciò la fronte, gli sfiorò i capelli, gli sorrise sentendosi
felice e appagato. Si sollevò dal tavolo aiutandolo a mettersi seduto e lo
fissò. Lo sguardo di Seiji scivolò addosso ad entrambi ed il suo volto si
piegò in uno strano ghigno.
"Che disastro . . - si passò un dito sul ventre poi sospirò. Miele e
sperma e sudore. Si voltò appena verso il tavolo. - Non vorrei essere
quello che pulirà."
Touma lo abbracciò, tirandoselo vicino. Sentì il suo capo premuto alla
spalla, il suo fiato addosso e si sentì in paradiso . . preferì non
pensare al tempo che avrebbe dovuto impiegare per pulire quel casino.
"Ti amo."
Seiji sospirò, sorridendo.
"Non ti basteranno un paio di moine per comprarmi, sai? - sollevò il
capo e si trovò di fronte allo stupore dell'altro ragazzo - Adesso andremo
a farci una bella doccia, mi sento uno schifo. Poi . . - sentì lo sguardo
di Touma scivolargli addosso e uno strano sorriso affamato fiorirgli sulle
labbra. - . . poi *tu* pulirai la cucina."
Touma sussultò, colpito sul vivo, ma qualunque nota polemica gli stava per
uscire dalle labbra fu inghiottita dalla bocca di Seiji. Un bacio era un
buon modo per farlo tacere, di solito.
________FINE
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