NOTE: dovrebbe essere un 'seguito' di Fili Intrecciati, spero che sia abbastanza comprensibile anche per chi non l'ha letto. Se volete un riassunto sono a disposizione.
E poi i personaggi non sono miei, non mi appartengono, e mi diverto solo un sacco a infilarli in queste situazioni assurde!


Fuoco oscuro

di Dhely

Parte 15/16


Suo padre aveva un'enorme biblioteca e uno scaffale era dedicato a quei libri che qualcuno gli aveva regalato e che lui non aveva mai aperto. Non erano il suo genere, diceva.
Touma fin da piccolo adorava leggere, e quando era ancora troppo giovane per capire il significato delle parole, perdeva ore a sfogliare libri d'arte. 
Riproduzioni di opere famose sparse in giro per il mondo, pomeriggi interi passati su quelle foto a sognare di avercele davanti, a poter vedere con i propri occhi i chiaroscuri, i colori, ponderare i volumi, la lucentezza . . . . Santa Teresa trafitta dall'amore di Dio, di Gian Lorenzo Bernini, Chiesa di Santa Maria della Vittoria, Roma . . In quella stanza, la cui finestra si apriva di fronte ai primi raggi dell'alba, pallidi, che disfacevano appena la bruma mattutina, Touma lo vide. Per un attimo fu come se due immagini si sovrapponessero perfettamente poi l'incanto si sciolse, mancava l'angelo, mancava la freccia, mancavano le nubi e quello non era per nulla una donna . . non indossava vesti morbide e gonfie dai venti e dalla passione ma un accappatoio chiaro, grande, la cintura un po' larga permetteva alle sue falde di aprirsi e mostrare quel petto virile, tanto bianco e lucido che poteva essere davvero scolpito nel marmo, il volto chinato un po' da una parte, appoggiato alla spalliera della poltrona, era sfiorato da quei capelli non nascosti da un velo, i lineamenti erano regolari, fini ma non femminei, eleganti, nobili e le mani erano abbandonate, una su un bracciolo, l'altra in grembo, le dita lunghe, flessuose avvolte intorno al nulla. Le gambe erano nascoste dalla spugna, una però era appena un po' sollevata da terra, il piede penzolava delicatamente, come se fosse stato messo apposta a fare da contrappunto alla mano tenuta in grembo.
Gli si avvicinò di un passo, la luce dolce e morbida lo sfiorava quasi timida, come se davvero fosse stata un'opera d'arte. Dormiva? Sembrava più quel torpore leggero che ogni tanto coglie chi ha sofferto troppo, chi ha pianto o si è disperato per troppo tempo, troppo a lungo . . il suo volto lo denotava. Non c'era passione in esso, o dolore, o stanchezza. Era . . tranquillo, le palpebre ogni tanto tremavano appena, le labbra socchiuse erano la promessa di un prossimo sorriso. Un sorriso che, forse, non sarebbe venuto per lui.
Che non si muovesse, che si limitasse a respirare e basta . . Touma sentì un tuffo al cuore, avvicinandosi ancora . . perché se avesse aperto gli occhi sarebbe tutto finito, avrebbero parlato e magari l'avrebbe lasciato, gli avrebbe detto che era un idiota, che uno così non si meritava al fianco uno com'era Touma . . bastava guardarlo, lì, Touma come poteva anche immaginare di avere qualcosa di degno per lui? Non era nulla . . non valeva niente . . ma almeno guardarlo così, almeno un'ultima volta . . prima che lo scacciasse, prima che . .
Le ginocchia gli cedettero, si trovò ai suoi piedi e si sentì assurdamente a suo agio. Touma chiuse gli occhi. Piangeva e gli faceva male il cuore. 
Perché Seiji era troppo bello, troppo perfetto troppo in alto per lui, e piangeva perché, dannazione! Quella meraviglia era *stato* suo, l'aveva avuto fra le braccia, aveva sentito la sua pelle sotto le dita, l'aveva amato, l'aveva fatto ridere e tremare, ed era il proprio nome che chiamavano quelle labbra, quando erano a letto insieme, era il proprio corpo che quelle mani accarezzavano, che baciava, che desiderava. Seiji l'aveva desiderato tanto quanto lo desiderava lui.
Cosa ci faceva lì? Una cosa che Seiji gli aveva insegnato era il rispetto di se stesso. Non era stato facile per lui, un figlio perennemente dimenticato dai genitori, una persona che aveva sempre creduto di non valere nulla, ma Seiji gli aveva dimostrato che anche uno come lui poteva essere amato da un angelo anzi, gli aveva dimostrato che un angelo poteva avere *bisogno* di lui, poteva piangere per lui, desiderarlo . . Touma chinò appena il capo, prendendo quel piede nudo fra le mani. Rispetto di sé . . belle parole, ma adesso non valevano, non valevano nulla. Non voleva avere rispetto di sé, non era importante, non tanto quanto . . posò le labbra sul collo di quel piede bianco, morbido. Baci leggeri su quella pelle liscia, luminosa quasi e si sentiva assurdamente bene. Si sentiva un fedele inginocchiato davanti al proprio dio e questo gli bastava, in quell'attimo gli riempiva il cuore, lo rendeva felice, totalmente felice. Avrebbe voluto fermare il tempo e rimanere lì così, per sempre, con Seiji indifferente e inconsapevole del suo amore . . andava bene, andava bene lo stesso. Gli bastava adorarlo così, da solo, sciogliendosi nel proprio sentimento, vivendo della sua vista e null'altro.
La luce si faceva lievemente rosata, appena più chiara di prima, quelle guance sembravano appena spennellate di un colore tenero, come se la statua stesse ritornando in vita, come se l'incantesimo si stesse per rompere. Un altro bacio e un altro . . sentì la pelle tremare sotto le sue labbra, un soffio sfuggire da quelle labbra meravigliose, il suo nome . .
". . Touma . . "
Quell'angelo, quella creatura meravigliosa aveva chiamato il *suo* nome . . 
Un singhiozzo, lo sentì muoversi allontanarsi dal suo tocco, riuscì appena a socchiudere gli occhi per vedere le sue mani a coppa, ora sostenere solo dell'aria. Null'altro, neanche questo era per lui? Non riuscì a sollevare il capo, non riuscì a non tremare sentendo quelle dita fra i capelli.
"Se . . Seiji . . non . . "
"Touma, cosa fai lì per terra? - la sua voce, appena uscita dal sonno, era perfetta, senza un'inflessione, senza una sola sfumatura del dolore e delle lacrime in cui era affogata prima. - Alzati."
Touma scosse il capo poi prese un profondo respiro sollevando gli occhi. Seiji era chino su di lui, lo stava guardando sbattendo rapidamente le palpebre. Era preoccupato e stavano ritornando i ricordi, rendendolo confuso, rendendolo più vivo, più umano. La sua remota, fredda compostezza stava svanendo piano e non riuscì a non sorridergli.
"Questo è . . questo è un modo d'amare, Seiji. Adorare il proprio oggetto d'amore . . mi viene semplice, soprattutto perché la persona che amo sei tu . . "
Seiji tremò visibilmente, arrossendo. Allungò le mani verso di lui e prendendolo per le spalle, lo tirò in piedi.
"Non voglio. Io non . . "
Touma si trovò a ridere, una risata amara, dolorosa.
"Mi credersti se ti dicessi che adesso come adesso non m'importa molto quel che vuoi tu? - Seiji chinò il capo, abbassando gli occhi e Touma, istintivamente, abbassò a sua volta la voce. - Mi hai fatto male, lo sai?" 
Seiji si fissò le mani, un lungo, lunghissimo momento, poi se le torse nervoso. Sarebbe stato più semplice se lui non fosse stato lì davanti, sarebbe stato più semplice se non si fosse addormentato, sarebbe stato più semplice se, nello svegliarsi, non avesse trovato Touma inginocchiato ai suoi piedi, a piangere . . sarebbe stato tutto più semplice se lui non fosse stato innamorato.
"Lo so che non . . hai ragione, solo che non . . - la voce gli cadde, tremando, cercò di farsi forza e solo dopo alcuni attimi riuscì a riprendere - Senza di te io non ce la faccio, Touma. Volevo . . volevo essere forte . . per te. Volevo farcela per te."
Touma lo prese per il mento, obbligandolo a sollevarlo. Gli sfiorò, con la punta delle dita, il labbro inferiore che portava, ancora carminio, il segno profondo del taglio. Strano, prima non se ne era accorto.
"Seiji . . mi hai fatto male . . molto male . . "
Non gli permise di distogliere lo sguardo, vide la sua fronte essere solcata da un' unica ruga, le labbra piegarsi, gli occhi troppo lucidi chiudersi piano, vergognosi, schermandosi dietro le palpebre.
"Scu . . scusami se non ce la faccio a . . a dirtelo guardandoti . . - deglutì - Tu ti fidavi di me e io . . tu credevi che non ti avrei fatto male e non ci sono riuscito. So che non è una scusante . . so che non basta . . io non volevo . . ma, ti giuro, io non volevo . . "
Due lacrime gli solcarono il viso, due lacrime che non era riuscito a trattenere. Avrebbe voluto morire, aveva troppo male al cuore, faceva troppo male. Aveva infranto al fiducia che Touma aveva di lui, l'aveva fatto soffrire, e ora era pronto a sopportare il suo odio, il suo disprezzo . . ma il suo amore era peggio . . non sapeva perché, non capiva come Touma potesse amarlo ancora . . doveva essere diverso da così. Tradimento era uguale a odio, rifiuto, rapporti troncati, disonore, nient'altro. Nel suo mondo non c'era mai stato spazio per il perdono, di certo non per il perdono gratuito. 
E ora Seiji, di fronte a quello sguardo, di fronte a quell'amore, non sapeva cosa fare.
"Seiji . . lo sai che ti amo? Che io ti amo ancora?"
Seiji si sentì morire. Sapeva perfettamente che non avrebbe mai potuto trovare nessuno che lo amasse così tanto, così bene . . ma continuava a non riuscire a capire perché Touma non lo odiasse. Perché non lo scacciava?
Perché?
"Sì . . "
"Lo sai . . - la voce di Touma era diventata leggera, un sussurro appena udibile, ma il suo corpo era più vicino, aveva mosso un passo in avanti e ora solo pochi centimetri d'aria li dividevano - lo sai che non posso andare avanti così, con tu che mi prendi e mi molli senza nemmeno lasciarmi
la possibilità di prepararmi, di difendermi, di . . di capire?"
Seiji si piantò le unghie nei palmi scuotendo il capo.
"Io non . . io credevo che fosse . . l'unica cosa giusta. Non volevo farti male . . non volevo assolutamente . . volevo farlo per te . . "
Touma sollevò una mano passandogli una mano fra i capelli, carezze lente, delicate, come se stesse blandendo un cucciolo. Seiji sentì una dolcezza assurda nascergli nel cuore e un infinito desiderio di piangere, di accasciarsi fra le sue braccia e finalmente . . finalmente piangere.
"Se hai una mezza idea, ma proprio solo una remota, lontana idea di iniziare una storia con me . . vorrei sentirti parlare di futuro. Ora."
Seiji spalancò gli occhi, terrorizzato.
"Futuro? Touma . . "
Lo vide sorridere.
"Mi ami?"
A bruciapelo. Seiji tremò fin nell'anima.
" . . sì . . "
A mentire non ce l'avrebbe fatto, non avrebbe neppure avuto senso. Touma lo sapeva, non era scemo . . era lui che forse . .
"Allora, Seiji . . pensaci . . io domani vado in battaglia e schiatto. - Seiji cercò di interromperlo ma Touma non gli diede il tempo - Domani potrei morire in un incidente, potrei essermi beccato l'aids quando andavo alle superiori e a tutto pensavo tranne che ai preservativi, potrebbe cadermi una tegola in testa, Ryo potrebbe dimenticare di dar da mangiare al suo cucciolo e lei scegliere di usare me come colazione . . "
Seiji si scosse, bruscamente, con rabbia, furia, paura. Non lo sopportava!
Non voleva starlo a sentire, non voleva che pensasse a certe cose. Non . . lo guardò sentendosi stupido ma non riuscì a tacere.
"No!"
Touma sorrise di nuovo.
"Potrei essere io a morire, non tu."
"Non voglio che lo dici!"
L'espressione di Touma era davvero stupita, dolcemente spalancata.
"Perché tu puoi e io no? Cosa c'è che non va, è un discorso perfettamente logico."
Seiji scrollò il capo.
"Perché non è questo che mi fa paura . . io non ho paura di morire, ma non voglio che . . che ti succeda. Non voglio. E' stupido . .lo so che è stupido, ma . . ma non voglio."
Non poteva assolutamente pensarci. Touma morto! No, no . . non era possibile . . già vivere lontano da lui era insostenibile, se fosse pure morto . . 
"Ti capisco, ti capisco perfettamente. Meglio di chiunque altro in questa galassia. - gli prese le mani fra le sue, stringendole con affetto poi gli baciò le nocche e gli sorrise. Seiji trovò la forza di sollevare il viso - Comunque *posso* morire, e tu lo sai. Vuoi essere il mio compagno?
Nonostante questo?"
Seiji tremò di nuovo. Il desiderio di scivolargli fra le braccia, piangendo, era forte tanto quanto la tentazione di scappare, di fuggire il più lontano possibile.
"Ho . . paura, Touma . . io . . non sono . . non sono capace . . "
Labbra gli sfiorarono la fronte, leggere come zampette di una farfalla.
"Impareremo insieme, io e te. Che ne dici?"
"Dico che . . sarebbe molto più semplice se tu . . tu mi odiassi. . "
Più facile per Touma o per se stesso? Perché se Touma non l'avesse più amato sarebbe stato semplice rassegnarsi, metterci una pietra sopra, scrollare le spalle ricostruendosi intorno quella maschera tanto tranquillizzante. Era un vigliacco . . era un . .
"No, voglio essere felice e non posso senza di te."
A Seiji si fermò il fiato in gola e non riuscì a sorridere al timido sorriso di Touma. Poi si scosse, chiudendo gli occhi. Scappare? O lasciarsi andare?
Touma? O nulla? Solitudine, freddo . . ma sicurezza . . già, senza amore non era difficile, non c'era nulla di difficile o pericoloso, era solamente . . era lasciarsi vivere, pensare al proprio onore, a quello che bisognava fare . . non doveva imparare ad amare. Perché imparare ad amare era dannatamente difficile, era mettersi in gioco, era scoprirsi del tutto senza essere certi che l'altro non avrebbe affondato il pugnale, era avere fiducia senza avere nessuna certezza, di nessun tipo. Prese un profondo, terribile respiro. 
"Touma io . . voglio essere il tuo compagno. M'insegnerai a . . ad amarti?" 
Sentì le sue mani circondargli il viso, obbligandolo a guardarlo negli occhi. La fronte sfiorò la fronte.
"Iniziamo con cose semplici. Promettiamo che penseremo sempre prima di parlare."
Seiji sorrise appena.
"Ti sembrerà strano, ma di solito lo faccio sempre . . "
Touma rise annuendo.
"Vero, vero, allora te lo prometto io. - un po' di silenzio - Tu mi prometti che . . *parlerai* prima di decidere qualcosa che riguarda noi due?" 
Seiji si umettò appena le labbra.
"Io . . ci proverò . .davvero . . "
Touma gli baciò la punta del naso con dolcezza.
"Lo so . . - un sospiro - E poi, una cosa stupida . . ma . . promettimi che mai . . mai . . mai mi lascerai dei foglietti . . sempre telefonate."
Seiji sbatté le palpebre, confuso.
"Non capisco . . ma . . ma se vuoi . . sì, te lo prometto . . "
Touma sospirò, stringendolo fra le braccia. Si ritrovò a sorridere sentendo quel capo posarglisi su una spalla e le sue mani sulla schiena e il suo calore e il suo profumo . . Seiji tremò e gli sfuggì un singhiozzo, e un altro. Touma gli passò le dita fra i capelli, baciandoglieli leggermente, sussurrandogli frasi dolci, piccole, leggere . .
"Shtt, Seiji va tutto bene . . adesso andrà tutto bene, te lo prometto . .
adesso sai che facciamo? Adesso ci mettiamo a letto, tranquilli tranquilli, e proviamo a dormire un po', ok?"
Seiji appoggiò il viso nella sua maglietta affondando le dita nelle sue spalle. Forse era davvero la strada più difficile, quella, ma aveva assaggiato cosa significasse essere felice e ora sapeva che non poteva . . non voleva vivere senza . . senza Touma. Il suo profumo . . eccolo, era lì, intorno a lui, era il profumo che cercava, che sognava ogni notte e quando si svegliava e scopriva che era solo un ricordo si sentiva sempre così assurdamente vuoto, così terribilmente solo . . non era solo, ora, non era finto, Touma era vero lì, fra le sue braccia. Il suo calore, la sua presenza. . quanto gli era mancato parlare con lui, dormire al suo fianco, scoprire ogni giorno qualcosa di nuovo in quegli occhi, qualcosa di sempre meraviglioso, sempre speciale, sempre unico . .
"Abbracciami Touma . . abbracciami . . non lasciarmi . . "

^^^^^

Shuu rise entrando in sala con un po' di fiatone.
"Che corsa! E che bella giornata!"
Ryo, alle sue spalle, annuì sorridendo gettando sul pavimento il telo da mare sfidando l'occhiataccia di Shin.
"Sì, sì, poi lo porto in lavanderia, Shin, adesso fammi bere che sto morendo di sete!"
"Ma se ti sei bevuto mezzo lago!"
Ryo tirò fuori la lingua strizzando un occhio a Shin.
"E' tutta colpa tua! Sei un demonio!"
Shin gli si strinse al fianco, baciandogli una guancia.
"Sei tu che sei un disastro . . "
Shuu scosse il capo e fece per dire qualcosa quando vide Touma e Seiji seduti sul divano. Si limitò a voltarsi chiamando gli altri. Shin sorrise prendendolo per un braccio.
"Lasciamoli stare . . "
Ryo si aggrottò fermandosi a fissarli.
"Ma secondo te, Seiji sta bene? Insomma . . "
Shuu gli battè una mano su una spalla.
"Mi sembra che, per lo meno sorride e ha ripreso a parlare. - si passò una mano fra i capelli. - Io vado a farmi una doccia!"
Ryo annuì in silenzio appoggiandosi con la schiena allo stipite della porta e sorrise appena a sentire Shin accanto, senza distogliere lo sguardo dal divano.
Touma era seduto con le gambe appoggiate al tavolinetto basso che lo divideva dalla televisione, il braccio destro era sollevato e circondava le spalle di Seiji, rannicchiato contro di lui, la fronte sul suo petto, le mani sul suo ventre. Dormivano entrambi, c'era un libro appoggiato aperto sul tavolino e la playstation ai piedi del divano. Da lì Ryo non riusciva a vedere il volto di Seiji, nascosto dai capelli, scivolatigli in avanti, ma era rilassato e sembrava . . era stupido, lo sapeva, ma gli sembrava la posizione di una persona tranquilla, felice. Le gambe piegate, i piedi sul divano, completamente appoggiato all'altro ragazzo, sembrava che, anche nel sonno, si stringesse tra le braccia del suo compagno.
Touma protettivo . . non l'avrebbe mai creduto vero se non l'avesse visto, eppure ce l'aveva sotto gli occhi, e il suo lieve sorriso nel sonno non era possibile da confondere con qualcos'altro.
"Cosa c'è Ryo? Ti vedo pensieroso."
Annuì appena, sospirando.
"E' solo che . . sono un po' preoccupato. Non sembra malato, vero?"
Shin si strinse nelle spalle, abbassando ancora la voce.
"Lo sai che . . potrebbe non aver preso una malattia che si mostri con chissà che sintomi . . però, no, non sembra malato. Per lo meno non credo che lo sia. Sembra felice."
Ryo sorrise.
"Non so se è indicativo, anche se mi solleva il cuore. Sai quando deve andare a ritirare gli esami?"
"Fra pochi giorni . . "
'E sono gli ultimi'. Non lo disse, non ce ne fu bisogno, Ryo lo sapeva benissimo, come lo sapevano tutti gli altri. Si erano informati, tutti loro, all'insaputa l'uno dall'altro, avevano letto libri, chiesto a medici, scartabellato documenti e documenti su internet e ora tutti loro erano espertissimi sull'argomento. Sei mesi di esami frequenti e poi si era quasi certamente sani ma ancora potenzialmente a rischio, l'ultima prova andava fatta due anni dopo, gli esami che gli avrebbero dato la risposta definitiva. Cazzo, aspettare sei mesi per sapere se si aveva l'aids! E poi altri due anni con il dubbio! Era . . era una tortura! Come si poteva non dare fuori di matto? Anche Seiji era crollato e, dannazione, tutti loro sapevano bene quanto fosse . . Shin gli passò una mano fra i capelli. 
"Andiamo via, con i tuoi pensieri va a finire che li svegli! Sei troppo nervoso. Qualunque sarà il risultato, lo affronteremo insieme, loro e noi. E andrà tutto bene. Seiji è forte, lo sai."
Annuì abbracciando Shin e spingendolo fuori dalla porta. Aveva ragione lui, ce l'avrebbero comunque fatta. A vederli insieme ora era *certo* che sarebbe andato tutto bene, il giorno precedente Seiji aveva sorriso, a pranzo e il giorno prima ancora Touma si era alzato ad un orario civile . . e lui era felice. Dannatamente felice, aveva Shin, cosa poteva volere di più per se'?
Rise prendendo Shin per la vita.
"Ti amo, diavoletto, lo sai?"

Seiji aprì lentamente un occhio.
"Sono andati?"
Touma voltò piano il capo, poi sorrise stringendoselo accanto.
"Sembra di sì . . che meraviglia!"
Seiji arrossì cercando di mettersi seduto comodo, lottando contro le braccia e il peso dell'altro che tentavano di farlo rimanere giù.
"Lasciami andare! Si può sapere cosa . . hey!"
Sorrise lasciandosi spingere con la schiena contro il divano, coricandosi. 
Gli intrecciò le mani sopra il capo, e gli tese le labbra. Il bacio che seguì fu dolce, lungo, morbido. Touma, quando si staccò, gli sfiorò leggero il labbro inferiore, la piccola cicatrice bianca si vedeva appena e probabilmente sarebbe scomparsa nel giro di pochi giorni.
"Sei bellissimo, lo sai?"
Finse un broncio, poi riprese a sorridere, echeggiando la risata soffocata di Touma
"Mi vuoi spiegare perché hai voluto fare finta di dormire?" 
Lo abbracciò strusciandosi contro di lui.
"Perché volevo strapazzarti ancora un po' . . "
I suoi occhi blu scintillarono, maliziosi, vedendo la sua pelle arricciarsi appena. Gli artigliò i capelli tenendolo fermo, obbligandolo a dischiudere appena la bocca e gli si avventò contro. Gli morse le labbra, il collo, sorridendo nel sentirlo tendersi e strusciarsi sotto di lui, fece scivolare il naso tra un bottone e l'altro della camicia e rise di nuovo a sentirlo gemere.
"Touma . . smettila . . "
La sua voce si ruppe in una nuova risata, si mosse tremando, sollevando le gambe per imprigionargli le anche e accettò con desiderio le labbra di Touma sulle proprie. Si baciarono, si morsero, si divorarono mugolando in lunghi, lenti minuti, respirando appena per rimanere in vita, le mani addosso, a slacciare la camicia, a sollevare la maglietta,a impastare i muscoli, a pizzicare la pelle, a tirare i capelli, a tormentare capezzoli . . Touma gli morse con forza il collo.
"Sei meraviglioso . . "
Seiji cercò di calmare il proprio respiro con fatica.
"Touma? Touma, smettila . . sono di là . . "
Gli bloccò i polsi sopra il capo.
"Ma sei una biscia! Sai stare fermo?! - gli passò la punta della lingua sulla gola, assaporando piano il battito della giugulare sotto quella pelle morbida e tiepida strappandogli un nuovo brivido - Che t'importa se ci beccano? Lo sanno che siamo insieme, no?"
Seiji fece un sorriso strano, da predatore poi, preso un profondo respiro, si mosse di scatto, facendolo cadere giù dal divano con un tonfo e una maledizione poco soffocata.
"Esiste una cosa che si chiama discrezione. - si passò delicatamente una mano fra i capelli mettendosi a sedere dopo essersi sistemato un poco la camicia - Ma non mi sembra un qualcosa di cui tu sia informato." 
Touma rise.
"Potresti insegnarmela tu . . "
"Ci sto provando."
Seiji sospirò, poi gli passò una mano fra i capelli e, gettato in dietro il capo, si mise a ridere.

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