NOTE: dovrebbe essere un 'seguito' di Fili
Intrecciati, spero che sia abbastanza comprensibile anche per chi non l'ha
letto. Se volete un riassunto sono a disposizione.
E poi i personaggi non sono miei, non mi appartengono, e mi diverto solo un
sacco a infilarli in queste situazioni assurde!
Fuoco oscuro
di Dhely
Parte 14/16
Touma
sbatté in paio di volte le palpebre. Era così dannatamente stanco . .
Soffocò uno sbadiglio nel cuscino cercando di non muoversi troppo, non
voleva svegliarlo . . il cuore gli fece una capriola in petto. Seiji! Se si
fosse voltato l'avrebbe visto lì, nel suo . . nel loro letto. L'avrebbe
visto vestito, com'era lui, e sporco della polvere che avevano raccattato in
quel parcheggio. L'aveva picchiato! Il ricordo lo fece stare male, non era
quello il modo in cui avrebbe voluto toccare la sua pelle, tenere il suo
corpo, non era quello che avrebbe voluto dirgli. Ma ora era tardi, gli era
solo svenuto fra le braccia, come una bambola a cui avessero tagliato i fili
. . anzi, peggio. Aveva visto i suoi occhi come aveva pregato di non vederli
mai più: spalancati, assurdamente allucinati, pieni di ombre e di terrore.
Aveva gli stessi occhi di quando l'avevano trovato dopo giorni di prigionia,
quando l'avevano strappato ai demoni. Quella notte aveva guardato *lui* in
quel modo. Touma si sentì morire. Cosa gli aveva fatto? Voleva solo . . lui
voleva solo . . deglutì l'amarezza sforzandosi di allungare una mano.
Avrebbe voluto sentirlo, avrebbe voluto accarezzarlo dolcemente, adesso che
dormiva, ora che forse era l'ultima volta che avrebbe potuto farlo.
Non c'era!
Touma si mise a sedere di scatto, la testa gli girava appena e la bocca
aveva un sapore amaro da bidone della spazzatura, ma non era questo
l'importante. Al suo fianco le lenzuola erano stropicciate, vi aleggiava
sopra ancora l'immagine di un corpo che era sparito. Si mise in piedi il più
in fretta possibile e si precipitò in corridoio. Il suo legame con il
compagno era forte, nonostante tutto, e percepì la sua presenza molto prima
di sentire i rumori. Si appoggiò alla porta del bagno da cui non filtrava
una luce e chiuse gli occhi. Lo vedeva con gli occhi della mente
inginocchiato sul pavimento, sudato, la fronte appoggiata alla porcellana
bianca del water. Aveva appena smesso di vomitare, stava piangendo in
silenzio, aspettando che il suo stomaco si ribellasse di nuovo.
"Seiji . . Seiji sono io, sono Touma."
Silenzio, poi la sensazione di un singhiozzo soffocato, un dolore terribile
al cuore.
"Va . . vattene . . "
Un filo di voce, spezzato. Touma premette con forza i palmi sulla porta
chiusa a chiave. Stava male, era colpa sua, non poteva lasciarlo così da
solo, non poteva, non doveva . . poi lo amava, lo amava così tanto e voleva
dirglielo, doveva saperlo e non gliene fregava di quello che avrebbe
risposto, voleva dirglielo . .
"Hai bisogno di . . vuoi qualcosa di caldo? Fammi entrare . . "
" . . no . . "
Touma chiuse i pugni. Sentiva la sua paura trasudare dalla porta. Seiji si
sentiva colpevole . . ma come? Eppure era vero. In lui vedeva timore di aver
ferito Touma in maniera irreparabile, senso di colpa, orrore verso se stesso
. . davanti agli occhi gli balenò un'idea oscena . . una lama di spada
lucente, scintillante, meravigliosa, che cantava la sua nenia incantata
promettendo di risolvere tutti i suoi problemi. Touma tremò da capo a piede
mordendo si un labbro. Che non osasse fargli una cosa del genere! Non doveva
neppure pensare a una cosa simile! Non poteva condannarlo a quello! Come si
permetteva?! Sbattè i pugni con forza contro la porta.
"Apri immediatamente questa cazzo di porta!"
La spada scintillava sempre più allettante, sempre più bella, e pareva che
più luce emanasse lei, meno ne restasse per Seiji. A spallate l'avrebbe
buttata giù, quella porta, se non la piantava! Lui e il suo codice d'onore
maledetto! Lui e le sue pose da grande samurai che si sacrificava per il
mondo!
"Lasciami . . lasciami stare . . "
"No! Aprimi!"
Seiji si accorse con un brivido del loro legame aperto e lo chiuse con la
forza della disperazione. Stava piangendo, si sentiva dalla voce.
"Lasciami in pace! Vattene, per favore, vattene . . "
Touma singhiozzò. Cosa cazzo doveva fare adesso? Non poteva lasciarlo
andare, non poteva . . una mano sulla spalla lo fece sobbalzare. Si voltò
di tre quarti e si vide davanti Ryo, scuro in viso, preoccupato e appena
sveglio.
"Che sta succedendo?!"
Touma scosse il capo cercando di inghiottire le lacrime. Stava succedendo un
casino. Lui era un coglione e . . sbatté la testa contro la porta.
"Ryo per favore . . "
Lo vide scuotere un poco la testa.
"E' Seiji? - Touma annuì, stupito - Sta molto male?"
Touma si ritrovò a negare col capo e tremò appena a sentire quelle dita
scure sfiorargli le guance, asciugandogli le lacrime con dolcezza. Shin era
un passo più indietro, le mani strette intorno alle spalle, e Shuu guardava
il tutto con un'espressione tanto dolce che Touma ebbe il dubbio che non
fosse davvero lui . . ritornò a fissare Ryo.
". . credo che sia . . sia per . . per colpa mia . . "
Ryo gli passò una mano fra i capelli e abbassò ancora la voce.
"Voi che ci parliamo noi?"
"N. . no . . è una cosa che vorrei . . vorrei riuscire a . . "
Ryo annuì, poi gli sorrise un po' pallido.
"Lo sai che ci siamo sempre, vero? Se hai bisogno chiamaci. - un
buffetto su una spalla. - Ma, ascoltami, così non va, così non ti aprirà
mai, dammi retta, per prima cosa vedi di sistemarti un po', aggiustati i
capelli, schiarisciti la voce, asciugati gli occhi . . e quando parli cerca
di sembrare sicuro e fortissimo, non sulla soglia delle lacrime, ok?"
Touma sbattè le palpebre, stupito e confuso a sentire le mani di Ryo
sistemargli indosso la maglietta il meglio possibile, cercò di sorridergli
ma non ci riuscì.
"Voglio solo sistemare questo casino . . voglio solo che . . che sia
chiaro . . "
Ryo lo prese fra le braccia per un istante, battendogli lentamente la
schiena.
"Andrà tutto bene, Touma. Ricordati cosa ti ho detto. E puoi pure
buttarla giù la porta, se lo ritieni necessario. Non c'è problema. Se vuoi
una mano chiamaci. Buona fortuna."
Si voltò e passò una mano sulle spalle di Shin, titubante se lasciarsi
trascinare via o meno. Shuu sembrò un poco più battagliero chiedendo
spiegazioni ma Ryo li chiuse tutti in camera sua, tirandosi dietro la porta,
in silenzio. Touma sospirò.
"Apri la porta."
La voce chiara, tranquilla, decisa. Lui voleva solo sedersi lì e piangere,
eppure finse una sicurezza che non sapeva neppure lui da dove provenisse.
Voleva toccarlo, voleva *parlare* con Seiji e questo era tutto.
"Vai . . via. . "
Riusciva a parlare appena, gli sentiva la voce incastrata in gola, Touma
sbattè forte un ultimo pugno sulla superficie liscia della porta.
"Seiji, aprimi! Non voglio lasciarti in pace, voglio stare con te, con
*te*, lo capisci? Apri immediatamente questa porta o ti giuro che la butto
davvero giù! APRI!"
Silenzio. A Touma il cuore parve sul punto di scoppiargli in petto finchè
non sentì la serratura scattare e un corpo frusciare dietro la parete di
legno. Mise la mano sulla maniglia e, non appena si appoggiò, lo scroscio
di un rubinetto aperto a tutta forza lo fece sobbalzare. Seiji era chinato
sul lavandino, si stava lavando il viso, stava lottando per non tremare, per
tenere le spalle ferme, indifferente agli abiti sporchi che indossava, i
capelli spettinati. Era . . Touma trattenne il fiato. Era bellissimo. Non ce
la fece a stare lontano, non riuscì a non muovere un passo verso di lui.
"Io . . io ti amo ancora, Seiji . . "
Lo vide iniziare davvero a tremare, sembrava essere sul punto di crollare a
pezzi. Chiuse gli occhi sforzandosi di nascondere le lacrime, che
trasudavano comunque dal suo tono, dal suo volto tirato e pallido.
"Touma, smettila! E' finita, perchè non vuoi capirlo? Io . . io non .
. "
La sua voce si ruppe, lo vide impallidire ancora, piegarsi come su se stesso
poi lasciarsi di nuovo cadere in ginocchio, tenendosi lo stomaco,
riprendendo a piangere. Touma gli si avvicinò piano, sfiorandogli il capo.
"Se riuscissi a trovare un modo che ti faccia meno male . . e che
faccia meno male anche a me, non sarebbe una trovata sgradita."
Riuscì anche a sorridergli, anche se Seiji non poteva vederlo. Bellissimo,
meraviglioso idiota . . come poteva pensare che Touma lo lasciasse andare?
Come poteva vivere senza di lui? Gli si mise accanto passandogli una mano
sulle spalle, lo sentiva tremare come se non riuscisse a controllarsi. E lo
amava così tanto . . lo sentiva, ora, con il controllo a pezzi, con la
paura e il dolore a mordergli il cuore, questa certezza era chiara dentro di
lui e Touma si sentì assurdamente felice. Gli sfiorò i capelli con le
labbra prendendolo fra le braccia, sembrava un cucciolo tremante, e lo
sollevò.
Seiji si mosse piano, sussurrando qualcosa, un diniego molto poco convinto
ma Touma fece finta di nulla. Pochi passi e lo appoggiò sul piatto della
doccia, aprì l'acqua tiepida, e sotto quel getto gentile iniziò a
spogliarlo lentamente. Quella pelle era morbida e sottile come se la
ricordava, Seiji mormorava qualcosa scuotendo appena il capo ma non riusciva
a vedere che anche Touma stava piangendo visto che teneva il capo chinato
verso il basso.
Lo tirò in piedi, finalmente nudo, quel corpo sottile era . . pieno di
segni, segni che gli aveva fatto lui, la sua violenza . . il suo amore . .
vergogna? Dolore?
Touma lo strinse, sentendolo premere contro di sé senza più alcuna forza,
tremava ancora, anche se la sua pelle era ormai tiepida. Sembrava un pulcino
. . un dolcissimo pulcino bagnato, e poi così stanco . . ma ora profumava,
la pelle scintillava chiara e pulita, i capelli biondi sembravano d'oro . .
gli sfiorò la fronte con le labbra e Seiji sospirò.
"Touma non . . "
"Shtt . . "
Gli posò piano un dito sulle labbra poi chiuse l'acqua, uscendo dalla
doccia, con i vestiti grondanti, ma non importava. Lo avvolse in un
accappatoio morbido, una spugna meravigliosa. Gliel'aveva regalato lui e
come al suo solito aveva sbagliato taglia, era enorme ma molto gradevole
addosso, Seiji sembrava davvero piccolo, così indifeso . . gli posò un
asciugamano sul capo, strofinandogli i capelli delicatamente. Sarebbe stato
ore a guardarlo così, gli occhi socchiusi, le braccia abbandonate lungo il
corpo, il volto inclinato di lato, pallidissimo . . era lontano. Era
dannatamente, assurdamente lontano. Non vedeva, non sentiva, come se si
fosse trovato di fronte a un dolore troppo grande per essere sopportato e
affrontato e avesse deciso che era meglio ritirarsi, nascondersi, scappare.
Non voleva il silenzio, ora . . voleva parlargli, voleva che capisse . .
Voleva che sapesse che lui lo amava nonostante tutto e . . e . . Seiji gli
si aggrappò alle spalle scuotendo piano il capo, un singhiozzo sulle
labbra, disperazione nella voce.
"Come . . come ho potuto . . "
"Non hai fatto nulla, non è successo nulla . . "
Seiji gli si allontanò con uno sguardo scuro, nerissimo. Sembrava pazzo.
Pazzo di dolore e di odio. Di disgusto verso se stesso. Touma tremò alla
scoperta che in quel momento Seiji avrebbe *davvero* potuto uccidersi senza
la minima esitazione.
"Dici che non è successo nulla? - si passò una mano sugli occhi,
tremando - Ieri sera . . dovresti odiarmi . . sono stato un idiota . .
"
A Touma venne improvvisamente voglia di ridere, abbracciandolo. Era così
assurdo . . era tutto così assurdo. Dannazione, si amavano! Avevano tutto!
Tutto . . e allora cos'erano quei discorsi? Cos'era quel dolore?
"Odiarti? Ma come posso odiarti, Seiji! Ti amo . . "
Si scosse con forza.
"A volte mi domando se . . lo fai apposta o . . o non capisci davvero .
. io . . "
Un singhiozzo. Touma gli avvolse il viso fra le mani e lo obbligò a
guardarlo negli occhi.
"Abbiamo avuto un comportamento a rischio, è questo che vuoi dirmi? -
Seiji impallidì , tremando, Touma gli diede, rapidissimo, un bacio sul naso
- Cosa vuoi che me ne freghi? Sto da cani da un sacco di tempo e ieri sera .
. sai che penso? Preferivo quando bevevo il tuo sperma, se mi fossi preso
qualcosa così sarebbe davvero una sfiga, non credi?"
Seiji spalancò gli occhi, appoggiandosi al lavello, pesantemente. Sembrava
sempre lontano, ma un po' più vivo. Vedeva che qualcosa aveva ripreso a
bruciare dentro a quel corpo, qualcosa che gli scaldava il corpo . . quelle
sopraciglia perfette si sollevarono appena, segnando la sua irritazione.
". . non riesci ad essere serio almeno una volta? Almeno su questo? Sai
cosa . . "
Touma lo interruppe con un gesto secco del capo. Iniziava ad essere stanco
di tutto quell'assurdità.
"Serio? No. E adesso ti spiego anche il perché, piccolo stupido che
non sei altro! - sapeva che essere arrabbiato non era molto d'aiuto, ma non
era certo di riuscire a controllarsi davvero. Voleva che fosse ancora fra le
sue braccia . . ma voleva anche che sapesse tutto il male che gli aveva
fatto.
Lo vide cercare di interromperlo ma sollevò una mano posandogliela sulle
labbra. - Non me ne frega un accidente di qualunque cosa tu mi possa
attaccare! E adesso taci e mi ascolti! - Seiji annuì in silenzio, Touma
sorrise appena. - Da quando ero molto piccolo . . non c'era nessuno . .
forse tu puoi capirmi, dopo tutto. Bhè, comunque, c'era solo la mia grossa
casa vuota e basta. E ci stavo male, sai . . e poi . . - la sua voce inciampò,
abbassò il capo, era difficile e si sentiva confuso. Ma dopo tutto era
giusto che lo sapesse - e poi ho detto . . un giorno, mi sono alzato, nella
mia enorme casa vuota, e ho detto no. Da allora per anni ho detto no al
dolore, alla tristezza, alla serietà . . per anni c'è stato solo un no
enorme, per non vedere, per non sentire, e ridevo perché era un bel suono .
. lo so, non è fine, non è 'di classe' ma una risata ha un bel suono, ed
è molto meno fastidioso di un pianto . . "
Gli sfiorò la guancia, Seiji tremò stringendosi le braccia intorno
allespalle.
"Touma non è . . non è necessario . . "
"Sì che lo è. - Touma scosse il capo, aggrottandosi - A un certo
punto sei arrivato tu, un emerito coglione che mi ha detto di non ridere,
che quello che facevamo era una cosa seria, che lottavamo per salvare il
mondo. . e lo sai? Il mondo per me era solo quell'enorme casa vuota. Eppure
ho combattuto, ho fatto il mio dovere e non mi pento di nulla perché . .
perché quel coglione, ogni tanto, rideva con me e ne valeva la pena . . e
ho pensato . . ho pensato che era bello sentire le nostre risate vicine e
vedere un sorriso e sapere che era a me che sorrideva . . qualcuno sorrideva
a me . . - allungò una mano sfiorandogli piano i capelli, scostandogli una
ciocca di capelli dal viso - E non c'era più solo una casa vuota, il mio
mondo era un sorriso . . e una risata . . e anche delle sgridate perché non
ero mai serio. Ma lui guardava me e . . ed è pure arrivato a dirmi che mi
amava!
Improvvisamente ero felice di essere un samurai, un piccolo bambino
prodigio, di proteggere quel mondo che aveva prodotto una cosa tanto
meravigliosa . . e tutto era lì . . tra le mie mani . . - Strinse le mani a
pugno, abbassando gli occhi - E tu . . il coglione, un giorno arrivi e mi
dici che potresti morire, cosa che per altro già sapevo . . potresti morire
male, idem come sopra . . ma non solo, non ti sei fermato. Hai anche avuto
la bella idea di volermi salvare . . di volermi salvare dal dolore . . e mi
lasci da solo in una stanza, in una grande stanza vuota . . "
Un singhiozzo che non riuscì a trattenere gli scivolò fuori dalle labbra.
Seiji gli sfiorò una spalla.
"Touma . . "
Lo sentì ringhiare dal dolore e dalla frustrazione.
"Tu sei davvero convinto che la cosa peggiore che possa
succedermi sia quella di essere infettato da un cazzo di virus? Che la
mia paura più grande sia quella di morire male o di vederti morire male
come se . . come se un paio di pareti o anche decine di chilometri . .
cambino l'intensità di un dolore? - le lacrime iniziarono a scorrergli sul
volto ma Touma se le strappò di dosso con un gesto secco - Con chi cazzo
hai dormito in questi ultimi mesi? Con chi hai scopato?!?"
"Touma . . nessuno . .io . . "
"Non ero io! Comunque *non * ero io! Da cosa cazzo pensavi di
salvarmi?!"
Per Seiji fu come svegliarsi di colpo, gli occhi spalancati su un volto che
amava, un volto sconvolto dal dolore e dalle lacrime, i pugni sollevati, e
si trovò a pregare di sentirli ancora addosso . . che quella violenza se la
meritava, che era meglio sentire i suoi pugni piuttosto che quegli occhi
puntati nell'anima, era meglio stare male piuttosto che vederlo piangere.
Sollevò appena una mano, si sforzò di toccarlo ma la forza gli mancò, si
limitò a scuotere il capo sfiorandogli appena una spalla.
"Touma, io . ."
Non gli uscì null'altro e si stupì nel sentirlo sorridere amaro, come
svuotato.
"Per te è così difficile, vero? - sentì le sue dita passargli fra i
capelli - Parlare intendo. Parlare davvero, parlare dei tuoi . . del tuo
stare male . . sei sempre così dannatamente orgoglioso . . sai? A volte ho
pensato che . . se mi avessi amato davvero una carognata del genere non me
l'avresti mai fatta."
Seiji sobbalzò violentemente, sollevò il capo e si perse in quegli occhi
blu notte, profondi e remoti. Un nuovo sorriso.
"Mi spiace . . "
Touma chinò il capo, sconfitto. Lui voleva fare pace, voleva chiarirsi . .
era vero aveva fatto lo scemo, ma . . ma adesso aveva il cuore che faceva
male. Dannazione a Seiji e ai suoi assurdi principi! Al suo stupido modo di
vedere le cose! Perché lui non aveva un qualsiasi posto dentro quel
perfetto schema dell'universo? Lui . . aveva parlato di sé, ed era stato
difficile, non gli piaceva ricordare la sua infanzia, tantomeno sbandierarla
in giro . . eppure Seiji aveva reagito come se non gl'importasse nulla.
Forse gli importava, lo sapeva, solo che ora . . ora aveva *bisogno* di
sentirselo dire. E Seiji, ovviamente, non aveva aperto bocca. Era
arrabbiato, sì, ed aveva anche paura. Paura di essere considerato un
idiota, paura di averlo perso per sempre . . dannazione . . e se davvero era
per sempre, era per colpa sua, per quel che gli aveva detto, per quel che
aveva fatto? Si passò una mano sugli occhi, era come svuotato, era stanco,
aveva bisogno di un po' di tempo, per tirare il fiato. Per riflettere,
cercando di rimettere insieme le idee . .
"Guarda, sono fradicio. - si allontanò di un passo, passandosi i palmi
delle mani sulla maglietta zuppa - Se tu mi aspettassi in camera . in camera
*nostra* io vorrei . . insomma . . forse è meglio . . "
Seiji sorrise, solo lo spettro di un sorriso. Si strinse le mani nelle mani
annuendo in silenzio e scomparve oltre la porta.
Era buio e freddo, si ricordava bene quanto era bello farsi scaldare da
Touma, quanto era dolce affondare fra le sue braccia, quanto era
meraviglioso sentirsi importante nello specchiarsi in quegli occhi. Scosse
di nuovo il capo, che avesse davvero ragione suo nonno? Davvero l'unico modo
per espiare la propria colpa era immolarsi? Era uccidersi? Sarebbe stato un
buon modo per uscire da quella situazione disonorevole . . Ma così non
avrebbe potuto più abbracciarlo, e così avrebbe fatto soffrire Touma, non
voleva agire come se il scopo fosse quello di vendicarsi su di lui, voleva
fare qualcosa *per* lui . . avrebbe voluto tornare indietro. Ritornare a
quello che erano insieme e rivivere la sua vita insieme a Touma, perché
essa aveva un senso quando lui lo guardava, perché la bellezza e la pace e
la gioia, quando era con lui, non erano qualcosa di nascosto troppo in
profondità ma sensazioni esplicite, raggiungibili, sempre lì a portata di
mano . . era solo che lui . . non ce la faceva . . crollò sulla poltrona
accanto alla finestra e si strinse nell'accappatoio. Non ce la faceva . .
E poi era stato stupido. Quanto e cosa conosceva davvero di Touma? Erano
amici da anni ma lui non gli aveva mai raccontato cose personali sul suo
passato. Era certo che Shin avesse raccolto molte più confidenze di Touma
che non lui . . si conoscevano da anni ma di lui sapeva così poco . .
Eppure lo amava. Era certo di questo. Perché sarebbe stato così penoso il
silenzio, e la lontananza da lui? E perché ora, al posto di coricarsi nel
loro letto aveva preferito sedersi sulla poltrona? Perché aveva *paura*. Già,
paura, che, se fosse arrivato Touma, lui non avrebbe saputo dirgli di no,
non avrebbe saputo spiegargli perché . . non avrebbe potuto dirgli di no .
. e non *voleva* dirgli di no. Gli mancava . . non voleva più essere solo.
Perché doveva buttare la cosa più bella che aveva per . . per orgoglio?
No, era senso del dovere . . sì, sì. Era solo che doveva farlo, non
importava quello che voleva lui . . Si strinse le mani sul petto. Prima
questo era sempre bastato, e ora perché era tutto cambiato?
Sentì delle lacrime silenziose bagnargli le guance. Perché lo voleva così
tanto? Perché lo amava . . perché doveva rinunciare a ciò che lo rendeva
felice? Il suo sogno era passare la sua vita a conoscere sempre meglio
quella creatura incantevole, che ogni secondo gli mostrava qualcosa di
nuovo, qualcosa di incantevole, qualcosa a cui non voleva rinunciare. Suo
nonno gli avrebbe detto che la volontà non aveva una qualche importanza,
che un samurai doveva fare sempre e solo quello che doveva . . ma suo nonno
lì non c'era, e di amore non gli aveva mai spiegato nulla, non gli aveva
mai insegnato niente. Lui non ne sapeva niente di amore! Non gliel'avevano
mai insegnato, non gliene avevano mai parlato se non come un legame volatile
troppo al di sotto del suo rango e del suo dovere per valere qualcosa.
Amore, per lui, doveva tradursi in devozione filiale, obbedienza al
superiore, aderenza alle leggi, onore. Amore era quel qualcosa di strano e
poco presente che sua madre gli donava, un sorriso ogni tanto, il suo essere
orgogliosa di lui. Le carezze, le risate erano state tutte cose nuove per
lui, quando aveva incontrato i suoi amici. Non era stato abituato a
esprimere fisicamente i propri sentimenti, anzi, non era stato abituato a
toccare e ad essere toccato. All'inizio gli erano parsi tutti matti. Sua
madre non l'aveva mai abbracciato, che lui si ricordasse, figurarsi suo
nonno, invece Ryo e gli altri . . aveva faticato a comprendere la differenza
fra una pacca amichevole sulle spalle e un intrusione del proprio spazio
vitale. Aveva accettato e imparato da loro quello strano modo di essere
vicini, quell'essere presenti, quel farsi *sentire*, e i sorrisi e le
*parole*. . le parole! Mai poche, raramente misurate . . esisteva una
differenza fra essere compagni d'arme e essere amici, e Seiji non l'aveva
mai saputo. L'aveva scoperto lì, e aveva dovuto imparare ad essere amico.
Nonostante quello che gli avevano insegnato, lui *poteva* amare, e non era
affatto un sentimento degradante o svilente, anzi. Ma, quello, non aveva
ancora imparato a gestirlo. Non aveva mai . . amato prima e adesso non
sapeva davvero che fare. Soffocò un brivido. Aveva paura. Paura di perdere
quell'amore che gli prometteva di regalargli una parte di umanità. Paura di
non essere abbastanza per reggere la fatica di essere sensibile, di vivere.
Paura di quello che avrebbe scoperto dietro l'armatura di ghiaccio e
perfezione che si era costruito intorno. E si scoprì a preferire davvero di
essere morto.
^^^^^
Shin si raggomitolò sul letto, appoggiando la fronte alle ginocchia. Sospirò
appena un ringraziamento a Shuu che gli appoggiò un plaid sulle spalle
cercando di calmarsi mentre Ryo era fermo davanti alla finestra, guardava
fuori l'aria che si stava schiarendo piano in quell'alba strana che più che
speranza portava . . domande. Si passò una mano fra i capelli sbuffando
seccato.
"Ryo . . Ryo tu credi che . . "
Si voltò appena, sospirando.
"Abbia fatto bene? Avrei voluto risolvere io quel problema per loro ma
non . . non credo che qualcuno possa. Spero solo che riescano a
chiarirsi."
Shuu aveva il volto cupo.
"Credo che tu abbia ragione. Quei due non possono andare avanti così.
- fissò Ryo e sorrise mettendosi in piedi. - Io vado a dormire!"
Shin sollevò il capo di scatto, lievemente irritato.
"Ma come puoi . . "
Lo sguardo che si scambiarono Ryo e Shuu lo fece rimanere senza parole. Era
. . era per quello?! Arrossì vedendolo chiudersi la porta alle spalle. Ryo
si voltò di nuovo guardando fuori.
"Shin . . anche io e te dobbiamo chiarire qualcosa, vero? E non dirmi
che sono noioso perché . . - non trovò altro da dire , gli si sedette la
fiancocon uno sbuffo seccato - Lo sai che non sono bravo con le parole,
io!"
Shin rise appoggiandogli una guancia sulla spalla.
"Ryo, non ho mai pensato che tu sia una persona noiosa. - gli passò un
dito sul profilo poi gli scostò una ciocca dagli occhi. - Proprio mai . .
"
Ryo gli sorrise poi si spostò appena, arrossendo leggermente.
"Non era questo che . . "
Le labbra di Shin si posarono veloci sulle sue, morbide, dolci, invitanti .
. Ryo si sottrasse come se l'avesse morso una tarantola. Vide lo sguardo
scintillante e sorridente del suo compagno a pochi centimetri da sé e
percepì un brivido . .ossignore . . se faceva così tutti i suoi buoni
propositi sarebbero inesorabilmente . . Shin gli sfiorò una coscia . .
appunto...
"Ryo, che c'è?"
Deglutì scuotendo con forza il capo.
"Se . . senti, non è questo che . . "
Shin rise accarezzandolo in mezzo alle gambe.
"Mhm . . non mi sembra che tu non voglia. Senti qui!"
Ryo saltò quasi in piedi cercando di prenderlo per i polsi, tenendolo
fermo.
"Hei hei! Piantala! E' ora di finirla! Io non . . non . . "
Non riusciva molto bene a coordinare le parole con i pensieri con Shin che
gli si strusciava addosso . . non fece davvero molta resistenza e si lasciò
scivolare con la schiena sul letto, gli occhi fermamente chiusi. Adesso
gliel'avrebbe detto, sì, si sarebbe messo a sedere e gli avrebbe detto che
non . . Shin rise.
"No cosa?"
Ryo gorgogliò qualcosa di non decifrabile poi si morse il labbro. I denti
di Shin avevano azzannato i suoi pantaloni gonfi.
"Oddio . . Shin . . Shin . . dai . . lo so che me lo merito, ma . . aha!"
Abbassò lo sguardo e riuscì a vedere il suo sorriso chiaro, scintillante e
quasi urlò quando quei denti si chiusero lentamente sulla zip dei jeans.
Shin si mise a cavalcioni su di lui, muovendo il capo verso il basso. Quando
ebbe finito infilò le mani nell'apertura, ridendo ancora nel farlo
sobbalzare.
"Smettila! Shi . . iiiiiin . . oddio signore . . Non . . ti ho detto
che . ."
"Piantala!"
Un morso un po' più forte, Ryo tirò indietro il capo, respirando a fondo.
Era sul punto di morire quando sentì Shin sfilargli i calzoni e leccarsi le
labbra. Sentì il suo corpo scivolargli addosso e poi ancora le sue labbra
sulle sue, facendolo tacere. Un morso leggero sul collo, una piccola
leccata, la sua pelle che si arricciava, scura, morbida, speziata . . Le sue
mani gli scivolarono sotto la maglietta, a Ryo girava la la testa a sentire
la punta di quella lingua che gli faceva il solletico, che lo faceva
contorcere e sorridere. Sentì quelle piccole dita iniziare a giocare con i
suoi capezzoli e quel sorriso incantevole che gli strappava il cuore.
"Shin . . non è . . non è giusto . . "
"Ho detto di stare zitto. - si chinò su di lui leccandogli un po' un
orecchio. - Non hai voglia di me? Io ti sogno spesso sai?"
Ryo avrebbe in coscienza voluto rispondere qualcosa però . . a parte il
fatto che non sapeva cosa dirgli, poi il fiato gli si incastrò in gola
quando Shin si attaccò con i denti ad un capezzolo iniziando a succhiare
come un dannato. Ryo si premette le mani sugli occhi.
"Ho detto di . . fermarti!"
Cazzo! Di là c'erano Seiji e Touma disperati, erano . . sul punto del . .
suicidio e lui era lì a farsi spupazzare da Shin e . . quando il suo corpo
si staccò di scatto, Ryo era sul punto di piangere. Bene, adesso gli
sarebbero serviti almeno cinque minuti e poi . . Shin rise togliendogli i
pantaloni.
"E io ho voglia di berti . . "
Nient'altro, solo un nuovo sorriso, un sussurro mezzo soffocato e il
movimento fluido del suo capo, la sua bocca aperta ad ingoiarlo, il caldo,
umido tepore della sua lingua, la pressione leggera . . lo voleva
morto,ecco! Sì, sì . . solo che . . non riusciva assolutamente più ad
avere un minimo controllo sui suoi pensieri . . sì, perché i desideri
erano diventati uno solo . . e Shin che succhiava come un matto! Un piccolo
demonio, un . . non riuscì a fermare le mani dall'artigliargli i capelli,
morbidi, appena mossi, gli diede il ritmo e l'altro lo ubbidì di buon
grado. Si lasciò andare, tremante. Quella bocca era tutto ciò che voleva,
tutto ciò che aveva sempre desiderato . . un ringhio gli sorse in gola e
poi singhiozzò, esplodendo. Gli brillavano delle piccole lucciole davanti
agli occhi. A palpebre socchiuse assorbì il piacere delicato della lingua
di Shin che lo lappava, pulendolo e bevendo ogni goccia del suo sperma,
sapeva di stare sorridendo e probabilmente sembrava un idiota . . forse
aveva pure urlato ma non è che gliene fregasse tanto. Non in quel momento,
non con Shin che continuava a sfiorarlo in quel modo, che si prendeva cura
di lui, sfilandogli la maglietta, accarezzandolo dolcemente, facendolo
spostare, mettendolo più comodo, sfregandoglisi contro, baciandolo e
leccandolo e succhiandolo ancora e ancora e ancora . . il suo senso
d'orgoglio da intrepido capo forse sarebbe uscito con qualche livido, ma la
soddisfazione era tale che lo mise a tacere seduta stante.
Vero, Shin non gli aveva ubbidito, vero, non l'aveva rispettato, non gli
aveva dato ascolto, ma . . ohh . . adorabile . . gli stava baciando la
schiena, una fila di piccoli baci leggeri a seguire la spina dorsale. Ryo si
tese come un gatto.
"Dormirai qui stanotte? Ti prego?"
Cercò di essere dolce, cercò di sembrargli mansueto e come risposta ebbe
solo una risata leggera. E un movimento brusco, rapido. Ryo urlò mordendo
il guanciale.
Ossignorechemalechemaleche . . stranoche . . Ryo strinse i denti . . Shin
era . . era . . lo stava . . ossignore . .
"Ryo? Rilassati . . sei troppo teso . . "
La faceva semplice, lui! Lui non . . non si accorse quando iniziò a
piangere, seppe solo di avere le guance bagnate. . non aveva mai provato una
cosa così . . gli mancò il fiato mentre il corpo di Shin prendeva un ritmo
più definito, più veloce, affondandogli le unghie nelle spalle, dandogli
uno strano, assurdo piacere. Piacere sì . . qualcosa di inspiegabile,
qualcosa di eccitante, caldo . . la voce dell'altro ragazzo gli arriva
assurdamente roca alle orecchie, il suo fiato caldo lo accarezzava e,
inaspettatamente si ritrovò ad essere pronto, il suo sesso turgido e duro a
premere contro le lenzuola.
Un nuovo orgasmo lo inchiodò sul posto e poi sentì chiaramente Shin
singhiozzare dal piacere, venendogli dentro. Un sospiro e gli si appoggiò
contro, baciandogli il collo.
Silenzio, solo i loro respiri troppo veloci, pesanti, Ryo si ritrovò a
sorridere. Si voltò, prendendolo fra le braccia, scoprendo di avere male in
luoghi dove non credeva avrebbe mai potuto sentire qualcosa. Gli baciò la
fronte e lo vide sorridere sollevando una mano, asciugandogli gli occhi.
"Dovevi dirmi qualcosa?"
La sua voce era dolce, lo sguardo offuscato dal piacere, Ryo non l'aveva mai
visto così bello . . e sinceramente non capì di preciso a cosa si stesse
riferendo. Strinse gli occhi poi sospirò.
"Io volevo . . bhè credevo . . sono uno scemo. - sentì le sue meni
sollevarsi ad asciugargli le lacrime sulle guance, piccoli baci leggeri poi
Shin gli si strinse addosso, lasciandosi abbracciare - Volevo dirti che . .
che ti amo . . e che volevo . . "
Un altro bacio sulle labbra, leggero.
"Che dormissi qui?"
Ryo annuì, sempre ad occhi chiusi. Non avrebbe sopportato guardarlo e
vederlo ridere di scherno, no, non ce l'avrebbe fatta.
"Sempre . . vorrei che dormissi qui sempre . . oppure . . - deglutì
tremando, stringendolo con forza - oppure non succedesse più. Questo
intendo. Io non posso . . "
Le mani di Shin gli passarono fra i capelli, accarezzandolo dolcemente, un
sorriso gli suonò nella voce.
"Ryo, scelgo 'sempre'. - poi un bacio sulle labbra, uno solo - e, lo
sai?
Preferisco . . prendere, che dare . . "
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