NOTE: dovrebbe essere un 'seguito' di Fili
Intrecciati, spero che sia abbastanza comprensibile anche per chi non l'ha
letto. Se volete un riassunto sono a disposizione.
E poi i personaggi non sono miei, non mi appartengono, e mi diverto solo un
sacco a infilarli in queste situazioni assurde!
Fuoco oscuro
di Dhely
Parte 13/16
Touma
si lasciò scivolare giù dal letto con un ghigno. La sveglia segnava quasi
le dieci, per fortuna. Questo significava che avrebbe potuto scendere a fare
colazione senza correre il rischio di incontrare quello stronzo. Non che
sentisse *male* a incrociare quello sguardo limpido, anche perchè Seiji non
sollevava mai gli occhi in sua presenza, ma . . bhè, gli faceva saltare i
nervi. Era sempre così perfetto, tutto così tranquillo, silenzioso, mai un
gesto di rabbia, mai un movimento fuori posto, come se lui non esistesse . .
bhè, certo, per Seiji non doveva essere più interessante di un tubo di
scappamento, ormai!
Di sicuro gli prestava attenzione proprio come se fosse stato un pezzo di
ricambio per un auto, cioè assolutamente inesistente finchè non ci fosse
stato bisogno di esso. Bah! Non che a lui importasse . . Touma si passò una
mano fra i capelli. Tutto quel sole che entrava dalla finestra gli dava sui
nervi, per fortuna che almeno Shin si era lasciato scopare, la sera prima,
lo aiutava a scaricare la tensione. . però pensare a due corpi, di cui uno
proprio, nudi che si rotolano nel letto gli facevano venire in mente un
corpo in particolare.
Un corpo nudo. Bianco. Bellissimo. E questo risvegliava altri ricordi, dei
sorrisi incantevoli, degli sguardi che parevano avere una consistenza
tattile, delle parole, lunghe ore passate a parlare, a ridere, a . . no!
Touma grugnì una maledizione. No! Quel bastardo non sarebbe riuscito ad
avvolgerlo ancora a sé in quel modo. Lui e i suoi cazzo di modi da bel
tenebroso! C'era già cascato, dopo tutto, no? Bhè, non sarebbe stato così
scemo. Anzi, era una fortuna per Seiji che non gli rivolgesse più la parola
altrimenti lo avrebbe sentito! Oh sì che gliele avrebbe cantate! Imbecille!
La cucina era fresca e vuota. Sentiva le voci di Ryo e Shuu provenire da
fuori, urlavano. Sembravano stare giocare a pallone, godendosi il sole
tiepido di inizio primavera. Per quel che lo riguardava, lui avrebbe
preferito addormentarsi e non svegliarsi più. Svegliarsi solo quando ci
fosse stato bisogno di lui, ecco.
Odiava farsi la colazione, era una delle cose che detestava di più e non
gli venne voglia di mettersi a pensare perché. Bhè, era avanzata della
torta, e poi fino a farsi due uova al tegamino era capace anche lui! Fortuna
che sapeva dove Shin riponeva le padelle. Si sedette con un sorriso
accendendo sovrappensiero la tv con il telecomando. Che razza di programmi!
Ma le casalinghe, la mattina cos'è che guardavano? Non di certo quelle
schifezze che gli scorrevano davanti agli occhi! Una decina di televendite
incentrate tutte sull'argomento di come perdere peso. Dagli attrezzi in
plastica di ultra design, a pillole, pastiglie e beveroni vari; poi maghi a
iosa, che leggevano carte, sassolini, fondi di caffè, promettendo a tutti
salute e fortuna e amore; un paio di telefilm che avevano tre volte l'età
di suo nonno, se fosse stato ancora vivo e alcune trasmissioni idiote di
gossip e di giochi coglioni. Nessuna notizia pericolosa. Gettò il
telecomando di lato dopo aver spento l'apparecchio. Non aveva fatto nulla di
male per meritarsi una roba simile! Non c'era neanche dello sport . . era
disposto a guardare qualsiasi cosa di vedibile pur di avere qualcosa a cui
interessarsi, anche il torneo di freccette del Borneo orientale.
Fortunatamente con Shin usciva molto spesso, quasi tutte le sere, così
doveva per forza pensare ad altro . . sospirò. Bhè, almeno per cinque
minuti
era riuscito a non pensare a Seiji. Non che *volesse* pensarci, era che . .
la porta finestra si oscurò un attimo, ma solo poco. Era come se la luce si
fosse improvvisamente trovata di fronte a una lastra di vetro smerigliato.
Riconosceva quella sensazione, oh, dio se la riconosceva. Non gli serviva
voltarsi, non *doveva* voltarsi, non . .
Un raggio di sole. Cazzo, no . . Touma sentì la gola chiudersi in un nodo.
Riusciva a vedere solo la luce, quel chiarore dorato che sembrava un bozzolo
sfumato intorno a una figura che lui conosceva bene. Quel corpo. Quelle
braccia. Quelle mani. Quegli occhi. Quella voce. Seiji . . Touma sentì il
cuore come sciogliersi in petto, stretto in un dolore senza parole. Era così
bello, e luminoso, così puro e trasparente . . ed era stato suo. L'idea era
intollerabile. Assolutamente, totalmente insostenibile. L'aveva posseduto e
ora . . ora non era più suo . .
Era di un altro? Altre mani sfioravano quel corpo? Altre labbra lo
baciavano? Assaggiavano la sua pelle? Si ubriacavano col suo sapore? Come
poteva, una persona così, stare da sola? Semplicemente respirando attraeva
a
sé ogni sguardo, ogni desiderio, ogni volontà. *Era stato* suo . . oh dio
.
. perché l'aveva perso? Perché non era lui quello che . .
Seiji socchiuse appena gli occhi e la luce parve calare in tutta la stanza
come se il sole si fosse nascosto dietro una nube, velandosi come per noia o
fastidio. Un movimento leggero con una mano, le labbra che si arricciarono
appena poi null'altro, chinò il capo verso il pavimento e tacque. Un
sospiro, come in attesa di chissà che poi si allontanò. Il nero inghiottì
tutto. Touma si sentì morire.
Aveva un altro. Di sicuro. Non riusciva a pensare ad altro. Era così bello.
Era così . . così speciale e unico. Aveva di sicuro ogni cosa volesse,
nessuno avrebbe potuto negargli qualcosa. Touma conosceva anche il suo
cuore, non solo il suo corpo, e sapeva che, dentro, era ancor più splendido
e luminoso di quel che sembrasse fuori . . perché era andato via . . come .
. come aveva potuto lasciarlo andare?
Touma chiuse gli occhi affondando il volto fra le mani. Avrebbe almeno
voluto guardarlo. Avrebbe almeno potuto parlargli . . era una stronzata, lo
sapeva. Rimanere amici, ma quando mai! Lui aveva scelto un altro, come
poteva rimanere suo amico se lo desiderava in quel modo? Se lo voleva? Se lo
odiava perché . . perché l'aveva lasciato da solo, di nuovo, se non lo
guardava neppure! Se gli dava fastidio solo a vederlo, solo a rivolgergli la
parola . .
Touma scattò in piedi nella cucina vuota, tirò su col naso dandosi
dell'imbecille. Cosa cazzo aveva da dare lui a uno come Seiji? Niente! E
Seiji l'aveva trattato come meritava, ecco! Il fatto che Seiji fosse
comunque uno stronzo non cambiava nulla, non rendeva più semplice
accettare,
non gli rendeva più facile convincersi di non poter più avere nulla a che
fare con lui. Erano amici e lui aveva rovinato tutto. Avrebbe dovuto farsi
bastare quella vicinanza complice, avrebbe dovuto rendere grazie per quelle
confidenze, per le frasi, l'affinità che nasceva da ciò e non pretendere
altro . . ora aveva sprecato tutto. Ogni cosa.
Sentì Shin entrare da fuori, ridendo. Ryo al suo fianco diceva qualcosa di
leggero e divertente poi scosse il capo sfiorando lentamente la pelle del
braccio dell'altro e gli scoccò un sorriso meraviglioso. Touma scosse il
capo.
"Vado su."
Silenzio, quando si mosse nessuno trovò il fiato per aggiungere qualcosa.
Si
sforzò di non pensare che nel corridoio avrebbe potuto incrociare Seiji fin
quando Shin si fece avanti.
"Touma? Tutto bene?"
Riuscì appena ad annuire. Le scale non le vide neanche, entrò nella sua
stanza buttandosi sul letto con uno schianto.
^^^^^
Touma sbattè un piede nervosamente contro il pavimento. Il sole stava
calando, in cielo, e lui era sempre più nervoso. Seiji era andato in
ospedale alle quattro, e, dopo ore, non era ancora tornato. L'avessero
fermato là? Si fosse sentito male? Gli fosse successo qualcosa?
Si passò una mano sulla fronte e si accorse che stava tremando. Doveva
smetterla di agitarsi così, era inutile, e poi a Seiji non poteva capitare
nulla . . no, assolutamente nulla . .
Shuu si stava per strozzare al suo fianco, per che motivo poi? C'era solo
una stupidissima partita in tv . . cos'è che era? Non se lo ricordava . . e
pensare che gli pareva di aver messo foglietti sparsi per casa da mesi, e
puntato sveglie e pure il videoregistratore per non perdersi la finale del
NBA. Che andassero al diavolo tutti quanti! Era uno stupido gioco con una
stupida palla e uno stupido canestro!
Guardò di sbieco Ryo che era sul punto di mettersi a piangere e poi lo vide
scuotere il capo in risposta a qualcosa che Shin gli aveva detto.
"Scordatelo, dannazione! Io ceno qui, davanti alla tv!"
Shuu annuì disarticolato mentre Touma si passò una mano fra i capelli. Lui
non aveva problemi, tanto non aveva fame. Non sarebbe riuscito a ingoiare
neppure un sorso d'acqua. Sbuffò affondando nella spalliera del divano
cercando di concentrarsi sullo spettacolo che aveva davanti. Senza nessun
esito. Odiava quando aveva le fisse, come quel giorno! Odiava quando non
riusciva che a pensare a una cosa sola, a *una* persona sola . . diventava
matto, e lui lo odiava. Non lo sopportava . . e il fatto che questa storia
andasse avanti da . . due mesi o poco più non è che gli fosse tanto
d'aiuto.
Touma poteva giurare che ci provava. Dannazione ci provava davvero! Che non
volesse era chiaro, ma il fatto che poi, ci riuscisse, era tutt'un altro
paio di maniche. Si ritrovò a sospirare.
Era un idiota, era stato uno stupido, lo sapeva, lo sapeva bene. Doveva
fargli schifo, ecco cosa c'era. Seiji non poteva stare insieme a uno che si
degradava in quel modo, a uno così incapace di controllarsi, a uno come
lui.
Seiji meritava meglio, molto meglio e lui lo sapeva. Oh, dannazione se lo
sapeva! Non che fosse consolante, ma almeno ne era altamente consapevole. La
cosa lo aiutava a comportarsi coscientemente da stupido e passava ore a
domandarsi cosa mai stava cercando di dimostrare facendo così. Eppure
pareva
davvero più forte di lui. Forse era nella sua natura fare lo scemo? Era
molto probabile.
Quando, quasi un mese prima aveva incontrato quel Nik che aveva avuto
quell'uscita su Seiji, si era ripromesso che non avrebbe ficcato il naso
negli affari che non lo riguardavano. Oramai Seiji non era più affar suo .
.
eppure era stato sveglio tutta notte a voltarsi e rivoltarsi nel letto per
ore, tanto che Shin gli aveva rifilato un calcio fra gli stinchi borbottando
qualcosa prima di rotolare giù dal letto e di andare a dormire da Shuu. La
mattina dopo era giunto alla conclusione che *non* avrebbe telefonato a
vecchi conoscenti a chiedere informazioni su quel tale, che *non* si sarebbe
fatto un'idea sul 'giro', che non si sarebbe interessato dei maschietti che
avrebbero potuto avere qualche chance nel mettere le zampe su Seiji . .
Verso le cinque del pomeriggio aveva già di fronte una veduta d'insieme
abbastanza realistica e si era messo a ridere della sua preoccupazione.
Quel Nik era una bufala gigantesca! Un piccolo pallone gonfiato, svenevole e
borioso. Possibilità di far colpo su Seiji meno cento cinquanta! Ovvio,
mentre ci pensava si dava dell'idiota. Perché aveva racimolato una bolletta
del telefono di notevole entità per chiamare sul cellulare tutti quelli da
cui avrebbe potuto cavare qualche informazioni e che, in un modo o in un
altro erano stati suoi amici? Perché era geloso? Oh, andiamo! Lui geloso? E
di chi? Di Seiji? Ma non . . bhè, sì, insomma, che fosse geloso era
chiaro,
ma non è che sei voleva fare gli affari suoi, solo che . . solo che Nik gli
stava sui coglioni, ecco! Dannazione, se Seiji avesse dovuto uscire con un
altro, avrebbe dovuto essere un . . bhè uno strafigo stile modello di
Armani
con un quoziente intellettivo da premio Nobel e che per lavoro faceva almenol'inviato dell'UNICEF o qualcosa di simile! Non una checca qualsiasi, famosa
solo perché si faceva sbattere dal primario dell'ospedale! No, no,
decisamente Nik non era alla sua altezza. E a dire il vero non è che
esistessero, nel *mondo*, molte persone degne di lui...
Quando squillò il telefono a Touma parve di aver sfiorato l'infarto. Guardò
l'orologio con sguardo cupo. Erano quasi le otto! Seiji era in giro da quasi
quattro ore e non era ancora tornato! Doveva essergli successo qualcosa!
Certo, non era da lui . . ma non erano affari suoi.
*Non* erano affari suoi.
*Non* *erano* *affari* *suoi*.
Ok. Bene . . .
"Seiji? - la voce di Shin gli arrivò limpida alle orecchie come se non
fosse
seduto su un divano in una sala insieme a due pazzi esagitati che urlavano
seguendo le mosse di dei tipi in tv che si passavano la palla, ma in un
obitorio. Sì, un obitorio. Touma vide il colore delle pareti, i passi che
rimbombavano nel vuoto, la puzza di disinfettanti . . ma non era Seiji il
morto, no. Era lui. Era morto e non lo sapeva . . nessuno se n'era ancora
accorto e allora stava lì ad aspettare che . . - Ma certo Seiji . . no, non
ci sono problemi . . la mia voce? Bhè, sono rimasto un po' stupito, cosa
vuoi. Ma stai bene? Voglio dire non devo . . no, eh? Oh, ok. Mi raccomando,
vedi di divertirti! . . Dai, smettila! Sì, non preoccuparti. Ci vediamo
domattina allora. Ciao."
Click.
Touma aveva paura a distogliere lo sguardo, ancora fisso sull'orologio,
perché se l'avesse fatto avrebbe notato il buco che aveva in mezzo al
petto.
Qualcuno gli aveva sparato, e con un bazooka, per lo meno. Shin aveva detto
a Seiji di *divertirsi*.
Basta. Era finita. Seiji *aveva* un altro. Era deciso, stabilito, sicuro . .
dannazione, perché in casa nessuno teneva una cazzo di pistola?! In quel
preciso istante Touma sentì nettissimo il desiderio di puntarsela alla
tempia e sparare. Mica si poteva vivere con un buco all'altezza del cuore,
no? Chiuse gli occhi con forza e non voleva riaprirli. No, no, no! Che
andassero tutti 'affanculo! Lui voleva stare lì, a morire, in silenzio, non
faceva casino, non diceva niente . . che lo lasciassero in pace . .
"Touma? . . hei Touma? - Ryo . . ma perché Ryo non si faceva mai i
cazzi
suoi? Cosa aveva da rompere anche mentre aveva deciso che stava morendo? -
Che faccia hai! Non stai bene?"
Ma certo che stava bene! Il suo ragazzo . . era il suo ex, a dire il vero ma
non importava . . comunque Seiji era fuori con un altro e lui doveva pure
stare bene? Lui già se li vedeva davanti questi due, Seiji sempre il solito
meraviglioso, arrogante bastardo abbracciato a uno . . bhè, a uno alla sua
altezza. Mica una schifezza com'era Touma, no. Alto bello, una coppia da
infarto, insomma. Uno con cui Seiji potesse parlare, uno di cui essere
orgoglioso, un tipo serio, posato, non un delinquente, non uno stupido. Uno
di un altro pianeta. Si passò una mano fra i capelli.
"Tutto bene."
Si alzò in piedi con un movimento lento, gli girava la testa, chissà perché,
e nello stomaco gli serpeggiava anche una strana nausea. Nulla che non si
potesse curare con una sana sbronza. Ecco, quella era un'ottima idea. Aveva
proprio voglia di bere, e di ubriacarsi. Dopo aver vomitato anche l'anima di
solito il mondo tendeva ad apparire sotto un'altra ottica. Sentì addosso lo
sguardo di Shin mentre in anticamera s'infilò il giubbotto.
"Touma, dove vai?"
"Non preoccuparti. Esco."
Riuscì anche a non sbattere la porta alle sue spalle.
^^^^^
Seiji nascose dietro al suo solito, freddo sorriso il desiderio che sentiva
crescere ogni secondo di più. Appena aveva incontrato Nik era stato certo
che la voglia di scappare, di ritornare a casa fosse un qualcosa destinata a
svanire con il passare dei minuti, invece si era del tutto sbagliato. Voleva
andare a casa. *Doveva* andare a casa. Odiava Nik, odiava quel suo sguardo,
odiava quelle mani e non gli piacevano per nulla i suoi discorsi.
Erano le dieci. Sembrava che fossero passate almeno venti ore da quando era
seduto in quel locale con lui, e pensò a quanto il tempo, invece, pareva
sempre scorrere in fretta quando usciva con Touma. Era sempre stato bello
sentirlo parlare, le sue sciocchezze, le sue frasi leggere, i suoi occhi che
scintillavano a ritmo con le parole, quelle mani chiare e sottili, delicate,
il suo arrossire appena, ogni tanto, come a sottolineare un pensiero che gli
aveva solcato quella mente meravigliosamente acuta in un attimo. Ricordava
ogni istante di quei momenti, li aveva scolpiti nel cuore e ormai non
riusciva a trovare attraenti che gesti e colori e emozioni che aveva già
vissuto. Sapeva bene che il suo non era un comportamento saggio, ma pareva
di non essere più in grado di comportarsi in maniera decente . . Il
ghiaccio
nel suo bicchiere di te freddo era quasi tutto sciolto e si ritrovò a
sospirare piano pensando a quanto gli mancasse Touma, e a quanto idiota
fosse stato a fargli correre un rischio simile e a. .
" . . allora che ne dici? Mi sembri troppo depresso stasera, sai che
stare
così seri fa male?"
Seiji sollevò lo sguardo sul ragazzo all'altro capo del tavolino. Aveva
smesso da almeno mezz'ora di seguirlo nei suoi discorsi atti a sviscerare
qualsivoglia tipo di fissazione, mania o aneddoto riguardanti le persone che
lavoravano in ospedale.
"Cosa?"
Sperò intensamente di non apparire troppo villano . . voleva andare a casa
.
. adesso avrebbe accampato una scusa e . . la mano di Nik si posò sulla
sua,
stringendogli le dita. Seiji sgranò gli occhi ritraendosi a quel contatto.
"Hei, come sei nervoso . . non dovresti, dopo tutto siamo tutte e due
grandi, no?"
E rise. Un suono sgradevole, pastoso e lievemente stonato. Seiji si appoggiò
allo schienale della sedia, le mani strettamente appoggiate in grembo. Che
non osasse più neppure *pensare* di toccarlo, quel . .
"Non mi sembra un buon motivo."
Nik lo guardò con un'espressione a metà tra lo scettico e il divertito poi
si sporse verso di lui, abbassando la voce.
"Andiamo, Seiji, serve ad allentare la tensione - si passò una mano
fra i
capelli - Io credevo . . bhè, vederti così spesso in ospedale credevo che
tu
fossi sicuro, e invece stai ancora solo facendo gli esami! Secondo me ti
preoccupi troppo. Devi imparare a rilassarti. Ho seguito un corso, sai? Ho
imparato a fare dei massaggi . . Poi, che male c'è? Mica avrai intenzione
di
darti alla castità perpetua se ti trovassero davvero positivo, vero?"
Seiji lo fissò con l'espressione più stupita e sconvolta che seppe mettere
insieme in quell'istante. Poi il suo volto ritornò di ghiaccio.
"Nik, il fatto che io non stia più con Touma, non significa che io non
appartenga a qualcuno."
Lo vide scuotere il capo, davvero divertito.
"Ma guarda che del tuo cuore o della tua cazzo di 'fedeltà' non me ne
frega
un accidente. Non ti ho chiesto di sposarmi, ma di scopare."
Il sopracciglio di Seiji si sollevò appena, tremolando la sua irritazione.
Ovviamente Nik non lo conosceva abbastanza per riuscire a decifrare quel
movimento di ira assurda e continuò convinto sulla sua strada, quasi sul
punto di scommettere che ormai era suo. Vide quel bel viso pallido tendersi
appena.
"Credo che ci sia un equivoco."
"Ma come cazzo parli?"
Tese una mano per prenderlo per una spalla, inconsapevole del fatto che
Seiji non si sarebbe fatto toccare un'altra volta da lui neppure se fosse
stata questione di vita o di morte. Inconsapevole anche di quell'altra
presenza vicino. Troppo vicino. . Seiji si allarmò appena.
Touma era ubriaco. Era due ore che girava da un bar all'altro e stava per
battere il suo record personale quando . . guarda guarda chi si era trovato
davanti? Era così incazzato che l'alcol era evaporato di botto dal suo
corpo
ed era riuscito a inchiodare sul tavolino la mano di Nik.
Era quasi rassegnato, ormai, sapeva che in una ventina d'anni avrebbe potuto
accettare il fatto che Seiji non lo volesse, dopo tutto sapeva di essere una
schifezza, sapeva di non essere la livello del loro compagno, mister
perfezione incarnata . . ma vederlo con quel rifiuto d'uomo di Nik, no! E
cazzo! E faceva pure il prezioso! Ma possibile che credesse davvero che Nik
era uno di quelli a cui sarebbe bastato specchiarsi nei suoi occhioni
luminosi? E no, mica tutti erano coglioni come il sottoscritto, Hashiba
Touma! Eppure Seiji si divertiva a far impazzire la gente . . 'sto pirla!
"Hei citrullo, giù le mani! - la voce riusciva a suonare limpida e
anche
pericolosa. Era furioso, se solo gli avessero dato un motivo per fare a
botte avrebbe distrutto il locale. Quella era la sera giusta. Nik lo guardò
con una faccia così ebete che Touma ebbe fortissima la tentazione di
sputare
in un occhio a Seiji urlandogli di arrangiarsi, ora, da solo, con il
mandrillo eccitato da calmare. Ovviamente non lo fece. Seiji era *suo*. -
Sei fortunato, che solo qualche settimana fa ti avrei spaccato le braccia,
adesso no, adesso è il biondino qui a farmi girare le palle per cui
sparisci!"
Seiji si era alzato in piedi, stupito. Nik ringhiò una maledizione ma
l'attenzione di Touma gli scivolò via di dosso.
"Touma!"
"Oh ecco, la verginella imprendibile che si diverte a sbatterlo sul
muso di
chiunque!- Seiji impallidì cercando di avvicinarsi a Touma ma lui
semplicemente sgusciò via di lato - Ma chi ti credi di essere? Va bene
farmi
passare per fesso, mi va bene, lo sono, ma non sono uno dei tanti, questo
no! Mi spieghi che cazzo ti passa per la testa?"
"Touma, sei . . ubriaco!"
Non era una cosa intelligente da dire in quel frangente, lo sapeva bene,
solo che non aveva mai visto Touma in quello stato . . bhè, sì, un paio di
volte, ma solo l'idea che ora fosse colpa sua lo lasciava senza fiato. Frenò
l'istinto di abbracciarlo, si impose di non toccarlo, di non baciarlo . .
cercò di prendere fiato e di calmare il suo cure che, dalla gioia, stava
per
scoppiargli in petto.
"Ubriaco un cazzo! Ora non tirare in ballo questa scusa! Cosa fai in un
posto così? Non dovresti essere in ospedale? O a casa? A morire di qualcosa
di orribile? - indicò il ragazzo moro che aveva accanto con, sul volto,
un'espressione d'indecifrabile dolore. - E Nik che cos'è? E' forse immune
al
virus che con lui ci esci? Cos'ha per essere ritenuto degno? Sa leggere le
istruzioni per usare un cazzo di preservativo o cos'altro?"
Seiji cercò di riprendere fiato di fronte alla tempesta di dolore con cui
Touma lo stava sommergendo.
"Non hai capito . . "
"Oh, figurati . . adesso salta fuori che siete vecchi amici e lui è
tanto
comprensivo e dolce e ti capisce mentre io sono il decerebrato che non
intuisce nemmeno i cartelli al neon che gli metti davanti!"
Seiji sospirò a denti stretti. Fronteggiare Touma in un bar affollato non
era proprio il suo ideale di 'dialogo chiarificatore'. In effetti non
avrebbe dovuto esserci nessun dialogo, di nessuna specie. .
"Touma, andiamo, hai bevuto troppo, non . . "
Cercò di sfiorarlo ma Touma si spostò di scatto guardandosi intorno con
aria
di sfida, ghiacciando tutti quanti.
"Ma dai! Che coglione che sono! Hai ragione, sono sbronzo . . sono
talmente
sbronzo da non notare che questo non è un bar, no . . è l'ospedale! Ma che
scemo! Dovevo riconoscerlo dal tizio col cravattino che serve da bere! C'è
in tutti gli ospedali! E la musica di sottofondo . . e le bottiglie alle
pareti . . ma certo . . e visto che Nik si fa sbattere da chiunque indossi
un camice bianco dove cazzo volevi trovarlo se non in ospedale? Che poi sia
uno dei più viscidi puttanieri della città è pura coincidenza . . "
Seiji riuscì appena in tempo a mettersi sulla traiettoria di Nik, prima che
si avventasse su Touma urlando insulti incoerenti. In tre riuscirono a
calmarlo abbastanza, anche se Touma che rideva, divertito, non era molto
d'aiuto. Seiji gli si avvicinò di un passo cercando di suonare sicuro e
deciso.
"Andiamo a casa, Touma!"
"Andiamo? Ma come? Insieme? Non ti vergogni a farti vedere con
me?"
Non ce la faceva . . Seiji sentiva che qualcosa stava crollando, dentro di
lui, era come risucchiato . . non riusciva a stare in piedi . . chiuse gli
occhi con forza.
"Dannazione, Touma, smetti di fare l'idiota! Hai bevuto come una spugna
e
non ti metterei a un volante nemmeno se . ."
Touma sorrise, trionfante e amaro insieme. Si piantò i pugni sui fianchi e
con gli occhi lucidi si mise a guardarsi intorno, a fissare le facce
sbigottite degli altri clienti.
"Hei, gente! Questo qui m'ha mollato per salvarmi la pelle! E continua
a
farlo! Anche se mi considera un idiota decerebrato indegno di stare al suo
fianco . . però continua a preoccuparsi di salvarmi la pelle! - Fece un
giro
su se stesso, sorridendo - Non è che qui dentro c'è un'anima pia che mi
porta a casa? Sono disposto a pagare, in natura se è il caso, giusto per
non
caricarlo di questo peso, di non obbligarlo a questo sacrificio. Perché è
*questo* che sono! - si voltò di nuovo verso di lui, piantandogli addosso
due occhi terribili e fiammeggianti - Ammettilo brutto stronzo!"
A Seiji mancò il fiato. Gli parve di stare cadendo, e cadere e cadere. Un
dolore dentro esplose con l'energia di un Big bang lasciandolo non solo a
pezzi. Polverizzato. Sbattè un paio di volte gli occhi come se non
riuscisse
a vederlo davvero.
"Andiamo a casa . . "
Touma tremò da capo a piede, in preda ad una sofferenza, ad un tormento che
Seiji non era in grado di sopportare.
"Ammettilo che è un sacrificio, parlami, guardami e dillo! Ammettilo,
cazzo
che è un fastidio avermi tra i piedi! Ammettilo o non mi schiodo da
qui!"
Seiji non riusciva a respirare. Aveva la gola stretta in un nodo e quando
riuscì a parlare le parole gli sfuggirono dalle labbra come suoni
sgraziati.
"Non . . non mi hai mai dato fastidio . . "
"Ma dio ti senti?!? - Touma pareva sul punto di scoppiare a piangere ma
la
rabbia riuscì a tenere sotto controllo tutto - Non ti do fastidio?" E
IO
DOVREI FARMI BASTARE UN CAZZO DI NON TI DO FASTIDIO?!?!"
Un colpo dato di rabbia. Un'unica spinta decisa, secca, amara, grondante
odio e dolore. Seiji si ritrovò seduto mentre vide la schiena di Touma
allontanarsi di fretta fuori dalla porta. Nik diceva qualcosa al suo fianco,
il brusio era insopportabile dentro la sua testa. Voleva andare da lui . .
era l'unica cosa che avesse senso in quel disastro che era diventato la sua
vita . . voleva Touma . . voleva cercare di parlargli, cercare di spiegargli
. . non sapeva se gli avesse creduto, non era importante, ma . .
Riuscì a rimettersi in piedi, riuscì a non piangere dalla frustrazione,
riuscì anche a guardare Nik in silenzio che stava sputando maledizione e
giuramenti di vendetta.
^^^^^
Touma raggiunse il parcheggio appena in tempo, il suo stomaco si svuotò
dietro a un lampione. Che schifo. Aveva gli occhi pieni di lacrime e a
scuotere il capo per liberarsi la vista temeva che avrebbe ripreso a
vomitare. Bene, adesso era tutto finito. Aveva eliminato qualsiasi remota
possibilità che Seiji ritornasse suo suoi passi. Avrebbe potuto fare
l'idiota più di quanto aveva fatto? Non credeva. In pubblico si era messo
ad
urlare gli affari loro . . ecco, se adesso Seiji si fosse rifiutato di
rivolgergli ancora la parola poteva capirlo.
Di chi era la colpa se non riusciva a vivere senza di lui?! Perché era così
stupido? E perché Seiji era così meraviglioso? E perché . . sentì dei
passi
alle sue spalle prima lontani e concitati, poi sempre più lenti fino a
fermarsi alle sue spalle. Un silenzio denso lo avvolse. Era pronto a sentire
la condanna, tanto peggio di così non avrebbe potuto stare.
Uno . . sciacquio?!? Sollevò appena un occhio, riuscì a intravederlo, a un
passo da lui, mentre gli porgeva una bottiglietta. Touma si ritrovò a
sorridere, sciacquarsi la bocca gli pareva improvvisamente l'unica cosa che
volesse fare. Sputò l'acqua ai suoi piedi, si sentiva il sangue gelato, i
muscoli che pulsavano ma con la strana consapevolezza di essere vivo. Aveva
la persona che amava al fianco . . Seiji era silenzioso e immobile, sentiva
il suo sguardo addosso e si ricordò dell'ultima volta che era stato così
male. Seiji era, anche allora, lì, in quel posto, accanto a lui.. Lo aveva
accudito, gli aveva portato la limonata calda, aveva sorriso nell'avvolgerlo
nelle coperte, l'aveva guardato con una dolcezza infinita accarezzandogli i
capelli anche se stare vicino a una persona in quello stato non era il
massimo.
Touma socchiuse gli occhi. Quanto tempo era dovuto passare prima che . . che
si abituasse a certe attenzioni? Prima che si sentisse a suo agio con una
persona alle spalle che si preoccupava per lui? Prima che . . una rabbia
sorda sorse dentro di lui, una rabbia assurda, atroce.
Si voltò raddrizzandosi, serissimo in viso. Lo vedeva appena nella penombra
del parcheggio, non riusciva ad indovinare la sua espressione ma in quel
momento si scoprì a non interessarsi di lui. C'era qualcos'altro, qualcosa
di più pesante, di più doloroso.
"Tu . . mi ami ancora? - silenzio, freddo. Seiji mosse appena un passo
indietro, tremando nelle spalle, cercando di darsi un contegno, sforzandosi
di mantenere il controllo, riuscì appena a scuotere il capo stringendo i
denti - No?"
Seiji deglutì il terrore, la sua voce ridotta a un sussurro sottile.
"Touma, andiamo a casa, sei uno straccio . ."
"Rispondimi!"
Rabbia, ira furia. Seiji mosse un altro passo indietro. E non riuscì più a
nascondere i brividi che gli facevano tremare le spalle.
"Sei . . sei ubriaco, fa freddo e sei sudato . . andiamo a casa . .
"
Touma scattò prendendolo per la camicia, strattonandolo con forza.
"Ti spacco quella dannata faccia da angelo se non mi dai questa cazzo
di
risposta!"
Gli occhi di Seiji erano assurdamente lucidi, Touma se ne accorse,
brillavano come due stelle liquide. Limpidi come due ghiacciai sciolti per
il troppo caldo, tormentati e pieni di ombre.
"An . . andiamo a casa, ti prego . . "
"Ti ho detto di rispondermi! - ringhiò - Voglio una risposta! Esigo
una
risposta! Voglio saperlo! Hai capito?!"
Sentiva, sotto la stoffa, la pelle di Seiji tremare piano, vedeva i suoi
occhi diventare assurdamente ampi, liquidi, le sue labbra tendersi,
impallidire, muoversi a vuoto nel tentativo di dar voce a una risposta che
non veniva, resa più difficile dagli strattoni bruschi.
"Non . . non ti amo. . "
Seiji era abbandonato, non opponeva alcuna resistenza, c'erano solo quegli
occhi troppo profondi, quel dolore che spirava da lui e che sfidava il
proprio. Sentiva il suo profumo, il suo calore sotto le dita, accanto il suo
corpo. E *non* l'amava. Touma soffocò un singhiozzo, e un altro, e un altro
. . e lo colpì con un pugno.
E un altro.
E un altro.
Lo sentì piegarsi fra le mani, lo sentì soffocare il dolore, sentì il suo
corpo sbattere contro l'asfalto, le ossa scricchiolare, il sangue schizzare,
e le lacrime che gli chiudevano il fiato, sembrava un diluvio e Touma
pianse, impazzito, folle di rabbia e dolore e solitudine. Lo sentì senza
forza e gli fu sopra, bloccandolo, riempiendolo di altri pugni, bagnandolo
di altre lacrime. E urlò.
"Che cazzo te ne frega, allora?? Che cazzo te ne frega di uccidermi! Se
non
mi vuoi bene, se non mi ami nemmeno! Che cazzo te ne frega se mi ammalo! Se
cado morto qui! Ora! Che sarebbe meglio, mille volte meglio che morire come
sto morendo giorno per giorno da quando mi hai sbattuto via con un calcio
nel culo! Lo sai? Dimmi, lo sai?!"
Singhiozzi, e altre lacrime che caddero a bagnare quel viso pallido,
immobile, tanto bello, tanto dannatamente bello. I singhiozzi a squarciargli
il petto e poi, quasi senza accorgersi come, si ritrovò le labbra
appoggiate
alle sue. Fredde e morbide. Dolci anche se sapevano di sangue. E del suo
sangue Touma si riempì la bocca, l'anima, il cuore. Le sue mani gli
scivolarono sotto la camicia, sentì quel corpo perfetto sotto di lui
muoversi appena e gemere rispondendo alla sua fame, quel bacio duro, aspro,
e le mani di Seiji a stringersi alla propria maglietta, il tremito diventare
terremoto, i singhiozzi susseguirsi ai singhiozzi . .
Touma tornò ad affogare, ma almeno ne valeva la pena . . morire così,
avendo
fra le braccia Seiji, ne valeva la pena. Che bello tornare a toccare quella
pelle, quel corpo, anche in un parcheggio schifoso, per terra . . Infilò le
dita fra quei capelli meravigliosi, gustò le sue labbra, le morse, bevve il
suo sangue e rise sottovoce e pianse e se lo strusciò addossò e sentì le
sue
braccia passargli intorno alle spalle . .
Il fiato iniziò a mancare e i polmoni erano nuclei brucianti di fuoco e il
dolore era quasi affogato nelle lacrime e nel sangue. Quando si staccò da
lui lo vide tremare, sudato, sporco . . sollevò appena una mano a
sfiorargli
il labbro tagliato da cui si riversava fuori un rivolo cremisi, lo fece
tremare e vide quegli occhi aprirsi sulla notte, fissarsi nei suoi e poi
quella bocca torcersi appena. Un sorriso o un ghigno? Touma non lo seppe
mai. Sentì solo Seiji fra le sue braccia, faticarsi a mettersi a sedere e
appoggiargli il capo sulla spalla.
Il fiato gli tremò in gola passandogli una mano sulla schiena, era ancora
morbido e abbandonato. Si mosse piano, Seiji gli sfregò la guancia sul
collo
e Touma si accorse che stava piangendo. Seiji stava piangendo. Lo abbracciò
cercando di essere dolce.
"Andiamo a casa Seiji . . "
Lo sentì solo annuire, piano. Touma sospirò prendendolo in braccio.
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