NOTE: dovrebbe essere un 'seguito' di Fili Intrecciati, spero che sia abbastanza comprensibile anche per chi non l'ha letto. Se volete un riassunto sono a disposizione.
E poi i personaggi non sono miei, non mi appartengono, e mi diverto solo un sacco a infilarli in queste situazioni assurde!


Fuoco oscuro

di Dhely

Parte 1/?


Ryo fece cadere sul pavimento l'accappatoio, soffocando uno sbadiglio. Era stanco, distrutto, l'unica cosa di cui sentisse davvero la necessità, dopo quella bella doccia, era un pisolino prima di cena. Scivolò sotto le coperte affondando il capo nel cuscino. 
Un respiro.
Un altro.
Un altro . .
*TOC TOC*
Chi cazzo era adesso che veniva a disturbarlo! Voleva dormire! Possibile che in quella casa non si potesse avere un attimo di . .
"Sono Seiji, Ryo, posso entrare?"
TAK! Il rumore della sua mascella che si chiuse di scatto risuonò nella stanza mentre cercava di ricomporre il viso in un'espressione che fosse possibile mostrare al mondo.
"Entra pure."
La porta si socchiuse appena, nella strana luce arrossata di quel tardo pomeriggio la sagoma chiara di Seiji spiccava come se fosse stata fatta d'acciaio brillante. Gli sorrise, ricambiato da un'intensa ondata di luce violetta che lo avvolse completamente, facendogli tremare i nervi e il cuore in un modo che non credeva possibile. Deglutì a fatica uno strano nodo che gli era salito a chiudergli la gola lisciandosi indosso la maglietta troppo larga che di solito utilizzava per andare a dormire. 
Lunghe ciglia arcuate si mossero nell'aria, quelle labbra eleganti si piegarono appena e Ryo si sentì sul punto di svenire . . se non la piantava di guardalo in quel modo . .
"Spero di non averti disturbato in qualche modo."
Da quando Seiji parlava *così*? Cioè, da quando aveva *quel* tono? No, no, era sempre lui, ben inteso, l'avrebbe riconosciuto fra mille, solo che . . da quando la sua voce era un sussurro che vibrava in maniera così strana sul fondo della sua gola? Da quando era così . . quasi . . *roco*? Oddio . . Ryo deglutì di nuovo cercando un sorriso che non fosse scemo.
"No, no, figurati. "
Riuscì a non balbettare, la cosa sapeva quasi di miracoloso. C'era Seiji in piedi nella *sua* stanza, e lo guardava in quel modo, e gli parlava in quel modo e lui . . scosse appena il capo cercando di chiarisi le idee il più possibile. Non che fosse un'impresa difficile, le sue idee erano chiarissime. Tutte fisse sul fatto di avere Seiji lì, ad un passo, il suo sguardo, la sua pelle, il suo . . No no no! Non erano pensieri producenti, quelli. Doveva concentrarsi. Doveva . .
Quasi urlò nel sentire la giacca del suo compagno toccare il pavimento.
"Bene. Perché volevo farti vedere una cosa. "
Ryo si dimenticò pure di respirare.
Seiji aveva sollevato le mani verso i bottoni della camicia che aveva indosso e li stava *slacciando* . . non era possibile . . era uno scherzo . . c'era un errore . .
Il primo bottone. Un triangolo di pelle chiarissima, opalescente quasi, che brillava sotto il blu intenso della stoffa che la ricopriva. 
Il secondo bottone. . Oddio, gli pareva di riuscire a sentire il profumo del ragazzo fin da lì . .
Il terzo bottone La luce che la sfiorava la faceva sembrare di velluto. Una pesca, sì . . Ryo si leccò le labbra, era *certo* che, sotto le labbra, quella pelle gli sarebbe sembrata simile alla buccia di una pesca . .
Ryo chiuse gli occhi con forza. Controllo. Controllo. Controllo. Eppure c'era la sua eccitazione che gli si stava gonfiando nei boxer incurante dei suoi sforzi di apparire .normale . . normale?! DIO! C'era Seiji che gli si stava spogliando in camera senza un minimo di ritegno per le sue coronarie e per . .per . . cosa c'era di 'normale' in tutto quel . . quel . .
Sentì il piccolissimo suono di un altro bottone che scivolava fuori dalla propria asola, e poi un altro e un altro . . stava per morire . . anzi, era già morto e lì era in paradiso . . oh, sì, era l'unica risposta razionale che poteva venirgli in mente...
"Che ne pensi?"
Ryo saltò letteralmente dallo spavento. La voce bassa e appena sussurrata s'era avvicinata, non abbastanza perché potesse toccarlo ma abbastanza . . sempre troppo. Sollevò il capo lentamente, dandosi dello scemo. Era un suo amico. Era un suo compagno d'arme. Era . . era il compagno di un altro suo amico . . Seiji e Touma erano *insieme*, dormivano insieme, scopavano insieme . .oh, era certo che scopassero tantissimo, la mattina, la sera, la notte, il pomeriggio, qualunque ora possibile e immaginabile, anche nei sogni scopavano . . ovvio, con uno così nel letto chi mai si sarebbe messo a dormire? Lui no di certo. Lui sarebbe morto a furia di . . di . . 
Il suo cuore gli sarebbe scivolato giù, fino all'altezza delle ginocchia, se non fosse stato per quella maledetta erezione che diventava sempre più ingombrante . . così si fermò all'incirca fra i testicoli, e lì parve trovare una sistemazione sufficientemente comoda.
Ryo aveva la lingua appiccicata al palato. Era uno scherzo. Ovvio che era uno scherzo! Cosa ci faceva Seiji nella sua stanza con quei jeans così aderenti che era uno spettacolo, con la camicia sbottonata a fissarlo chiedendogli cosa ne pensasse? Uno scherzo, ovvio! Solo che . . era mezzo nudo a meno di un metro da lui, dal *suo* letto, e lo guardava in quel modo, con quell'espressione pallida, immobile, e quegli occhi, quei suoi fottutissimi occhi che se fossero fatti davvero di ghiaccio avrebbero trasmesso più sentimenti! Cosa ne pensava? oddio . . riuscì a strappare la lingua dal palato, neanche avesse mangiato della calce . . 
"Uno . . schianto . . "
Vide un soppraciglio di Seiji appena tremare.
"Io intendevo . . questo."
Un movimento fluido. Elegante. Non c'era mai nulla di affrettato, né di volgare in lui. Solo che . . Seiji si fece scivolare la camicia giù dalle spalle con un espressione così assolutamente incurante che Ryo ebbe fortissima la sensazione che gli stesse chiedendo di violentarlo . . bhè, d'altra parte . . Seiji a petto nudo, talmente vicino che era un vero pericolo . . Cosa ne pensava? Che, se avesse trovato abbastanza capacità psico motoria, lo avrebbe tirato sul letto, gli avrebbe strappato i pantaloni a morsi e se lo sarebbe fatto in tutti i modi e le posizioni che gli venivano in mente! Cosa diavolo poteva pensare d'altro?! 
Due dita. Seiji sollevò un paio di dita a sfiorarsi quel petto candido e sodo, perfettamente delineato e cesellato da anni di kendo, Ryo sentiva nelle orecchie solo il cupo, rimbombante ronzio del sangue, stava per venire . . Dio, stava per venire nei boxer ed era quasi certo che fosse proprio quello che Seiji volesse . .
"Il cobra albino, intendo. Che ne pensi?"
Socchiuse appena quegli occhi, due pozze violette che sapevano di promesse non espresse e di delizie senza fine. Ryo sbattè un paio di volte le palpebre. Il cobra albino? Ma cosa?! Poi lo vide.
Forse era la luce che aveva cambiato impercettibilmente angolazione, forse era lui che aveva smesso di *pensare* a cosa gli avrebbe fatto e aveva iniziato a guardarlo davvero, ma sul suo corpo scintillava dorato un lungo serpente che gli scivolava indosso con una sensualità che sembrava . . sembrava vivo.
"Un . . tatuaggio?"
Seiji con un *tatuaggio* enorme su metà del petto? Lo vide sorridere appena.
"E' un regalo, che ne dici, ti piace?"
La sua voce aveva mantenuta quella solita inflessione tranquilla, quasi innocente, ma mosse un passo verso di lui, gli occhi che scintillavano strani, pericolosi . . Il corpo del serpente era meraviglioso, scaglie d'oro su una pelle d'opale . . Seiji sembrava una statua d'alta oreficeria, ecco. 
Tutto luce e gelo. Il disegno spuntava all'altezza dei pantaloni dall'anca sinistra, un movimento flessuoso a sfiorargli appena l'ombelico, una lieve torsione a sparire quasi sul fianco, sulla schiena, per poi ricomparire poco più su, riplasmare la linea dei pettorali e il capo con le fauci spalancate, i denti stillanti veleno, pronti ad azzannarlo . . pronti ad azzannargli un capezzolo . . oh dio . . Ryo si passò una mano sulla fronte. Sudava come se avesse appena finito due ore di allenamento in palestra.
Stava chiaramente per sentirsi male. Basta. Non ne poteva più. Non . . come poteva pretendere che lui stesse lì a dirgli . . come lo trovava? Come cazzo voleva che lo trovasse? Sexy! Schifosamente sexy! Eccitante, meraviglioso . . da scopare . . si sarebbe masturbato a morte con quell'immagine davanti agli occhi, già lo sapeva . . un gemito di disperazione gli scappò dalle labbra ma Seiji finse di non accorgersene. 
Un altro passo, arrivò al bordo del letto.
" . . sì . . "
Fu l'unica cosa che riuscìa dirgli. Vattene vattene vattene vattene che qui non rispondo più di me!
"Bello, vero? Credo che sia un buon lavoro. Poi, senti! La pelle non ha segni!"
Il tocco della sua mano sul suo polso lo fece quasi urlare. Cosa stava cercando di fare? Cosa diamine stava cercando di fare quello . . quello schifoso pazzo mitomane! Schifoso . . insomma . . Le dita gelide di Seiji gli si chiusero intorno al polso e lo sollevò, obbligandolo a posare la mano sul suo ventre.
Un orgasmo fulminante lo paralizzò sul colpo, riuscì a bloccarlo appena in tempo, solo per quegli occhi violetti troppo freddi piantati nei suoi. La sua pelle sotto le dita era . . oddio . .era . . la sentiva liscia come il marmo, ma fredda, gelata. Come faceva ad essere sempre così schifosamente freddo? Sembrava . . era *davvero* un serpente? Il gioco dei suoi muscoli sull'addome era incredibile, un invito silenzioso ma così chiaro che non poteva non essere percepito. A meno che lui non volesse percepirlo, ovvio . . sapeva che non avrebbe dovuto. Conosceva i suoi doveri. Sapeva cosa un capo avrebbe dovuto fare in quel frangente. Un amico. Un compagno. Un . .
Ryo deglutì mentre Seiji gli prendeva anche l'altra mano e le accompagnava delicatamente lungo il proprio petto, un fantasma di un sorriso su quelle labbra tirate, quella pelle troppo liscia, troppo fredda, troppo profumata, troppo . . troppo tutto.
"Vero? Non si sentono i segni dell'incisione."
Segni? Incisione? Che incisione? Ryo sentiva solo la serica consistenza della sua pelle sotto i polpastrelli, i muscoli sodi che tremavano sotto, la compattezza di quel corpo che voleva solo stringerlo, e farlo suo e scaldarlo, incendiarlo, incenerirlo . .
"Sei . . così freddo, Seiji . . sembra . . davvero di toccare un serpente . . "
Non riusciva a staccargli gli occhi di dosso. Le sue mani scure su quella pelle bianca, il disegno dorato, inciso nella carne, inciso lì per sempre . . il suo profumo lo avvolgeva, il profumo di sandalo e incenso, chicchi d'ambra, aroma speziato ma pulito, sottofondo di muschio, di acque di lago, di pini di montagna. Ryo chiuse gli occhi, avvicinando il capo al suo ventre, annusandolo, mettendosi in ginocchio, affondando i denti in quella meraviglia scintillante che aveva di fronte.
Freddo. Seiji era freddo . . sentì una sua mano scivolargli fra i capelli . .
"Vuoi provare a scaldarmi, Ryo?"
Il suono di quella voce gli arrivò distante, remoto, quasi ovattato. Come poteva anvera ancora un minimo controllo di sé? Eppure c'era, era lì . . e quello era . . deglutì appena il tremito che gli chiuse la gola, affondò la lingua nel suo ombelico, tremò nel sentire quelle mani scivolargli giù lungo le spalle, accarezzargli il capo, il collo, infilarsi sotto la maglietta . .
"Seiji . . "
Morsi, morsi voraci, altri segni su quella pelle già segnata. Ryo desiderò che fossero altrettanto indelebili, voleva scaldarlo, annientarlo, bruciarlo, voleva farlo urlare, voleva sentirlo gridare fra le sue braccia, sotto il suo corpo, tra le sue gambe . . un morso più forte degli altri, all'inguine. Sentì Seiji tendersi e gorgogliare un sussurro di piacere, una specie di guaito, il primo suono che denotasse che era un essere umano e non una qualche macchina di ghiaccio e circuiti e . . Le sue dita si strinsero intorno ai capelli scuri dell'altro ragazzo, allontandolo un po' da sé. 
"Non sei curioso, Ryo? - sempre quel tono basso, suadente, eccitato quasi. 
Un dito sul punto dove il serpente scompariva sotto i pantaloni - Non vuoi vedere tutto il disegno?"
Ryo ringhiò furioso, arrabbiato, distrutto, il sangue lava bollente, il suo orgasmo che gli pulsava nello stomaco come se fosse una belva feroce che lo stesse facendo a pezzi per uscire. Scoprì i denti dopo aver baciato il capo del serpente, dopo aver seguito con la lingua i contorni delle sue zanne, dopo avergli sfiorato gli occhi inespressivi e insieme mortali e affondò un morso terribile su quel capezzolo che l'animale non avrebbe mai potuto mordere. Lo sentì ansimare appena, come un animale che stava per andare in calore . . chissà come andavano in calore i cobra?
"Fammelo vedere . . "
Un sussurro appena singhiozzato fra le labbra prima di incominciare a mangiarlo, a succhiarlo. Le mani di Seiji gli sfilarono la maglietta da sopra il capo, rompendo il bacio, il suo sorriso di ghiaccio era un po' meno saldo, questa volta, e c'era un'espressione che, solo quella, avrebbe potuto farlo urlare. Lo vide muoversi in fretta, movimenti veloci, precisi, slacciarsi i calzoni, lasciarseli scivolare sulle cosce, sotto era nudo . . un dio da qualche parte esisteva, Ryo ne era certo. Si allontanò di una spanna per guardare . . la coda del serpente che seguiva la curva dell'anca, spiccava flessuosa sul pube e si avvinghiava al . . sul . . Ryo deglutì, cercando di contare le spire, cercò di . . ma a chi importava? A Ryo no di certo.
Prese Seiji e lo fece crollare sul letto al suo fianco, lo ricoprì immediatamente col suo corpo continuando a baciarlo e moderlo. Lo sentiva muoversi e tendersi fra le sue braccia, contro la sua pelle, sempre fredda, sempre gelata . . un fascio di morbidi muscoli di un serpente scivolargli sulla propria pelle, assorbendo il suo calore, assorbendo il suo fuoco . . 
"Scaldami, Ryo . . scaldami .. "
Un animale a sangue freddo, ecco cos'era. Nervoso, liscio, flessuoso, muscoloso, gelido, assorbiva il suo calore con tutto il suo corpo, con la sua bocca, le sue mani, le sue gambe che gli si stringevano intorno alla vita, i capelli dorati, fili di seta scintillanti sparsi sul materasso, il capo tirato all'indietro, le labbra socchiuse . .
Ryo mugolò mettendogli le mani sulle ginocchia, spalancandogli le gambe . . dio com'era bello . . un cobra velenoso, pericoloso, dorato che si dibatteva sulle sue coperte . . freddo, gelato era affondare in lui, Ryo soffocò un singhiozzo sul suo collo mentre lo penetrava di colpo, non aveva tempo per aspettare, era troppo eccitato, aveva troppo bisogno . . lo voleva troppo . . lo voleva possedere, incendiare, incenerire, fare a brandelli . .
"Ryo . ."
Ryo . . .
"RYOOO! E' ora di cena!"
Scattò a sedere sbattendo le palpebre, sudato fino al midollo, terrorizzato, ghiacciato fin nell'anima. Si guardò intorno. Non c'era nessun cobra albino tra le sue lenzuola, non c'era nessun corpo di ghiaccio e oro fra le sue braccia. Si premette i palmi sugli occhi con un sospiro che gli si incastrava in gola, fingendo di non accorgersi di quanto fosse . . bagnato . . fra le cosce. Un sogno. Solo un fottutissimo sogno. Un altro. 
Singhiozzò penosamente. Non ce la faceva ad andare avanti così . . come poteva npassare le sue notti, le sue ore di sonno a sognare di scopare un suo compagno?
Sentì il passo leggero di Shin avvicinarsi alla sua porta, lungo il corridoio.
"Ryo? Sei sveglio?"
"Sì, sì, ho sentito. Adesso arrivo . . "

^^^^^

Seiji non riusciva a staccare gli occhi da quel foglio, e quella era la sua unica espressione esteriore di nervosismo. I risultati dei suoi esami. Un respiro profondo, lento, tranquillo. Di fronte a lui quel dottore di mezz'età si sitemò appena gli occhiali in cima al naso e, dopo avergli lasciato il tempo di assimilare la notizia, riprese a parlare. 
"Signor Date, converrà con me che deve ritenersi fortunato. - chiuse la cartella clinica che aveva di fronte, dentro cui aveva fatto scivolare le denuce della polizia. - Il suo non è il primo caso che vedo, del genere, né l'ultimo purtroppo. Il suo psichiatra mi ha detto che ha fatto progressi e non ha idea di quanto la cosa mi sollevi. Ma lo sa che alcuni di quegli esami non possono considerarsi pienamente indicativi?" 
Seiji sollevò il capo a fissarlo, annuendo in silenzio, le mani appoggiate elegantemente in grembo, seduto composto, educato, attento e ovviamente interessato. A sfiorargli un polpastrello poteva sentire appena il freddo dell'anello che indossava all'anulare destro. L'anello chiaro che scintillava, identico, allo stesso dito di Touma che lo stava aspettando fuori, seduto in corridoio. 
"Bene. Devo farle una domanda personale, ora. Ha . . una relazione con qualcuno?"
Seiji si schiarì la voce. "Sì signore."
Lo vide scuotere una mano nell'aria. "Oh, andiamo! Quanta formalità! A vederti così non sembri proprio quello di cui si parla in queste scartoffie!"
Un piccolo sorriso gli increspò appena le labbra. Ovvio. Non sembrava proprio il tipo di ragazzo che avesse la fedina penale macchiata da un tentato suicidio, dal sospetto di prostituzione, dall'assunzione di psicofarmaci e tutto il resto. No, non sembrava affatto. Eppure . . Non si concesse neppure un sorriso, semplicemente si strinse un po' nelle spalle.
"Ho una relazione stabile da quando sono stato ricoverato. E sa tutto." 
Lo vide annuire.
"Bene, molto bene direi. Questi esami dovrebbero farvi tirare un sospiro di sollievo ma non dovete mai dimenticare di prendere le normali precauzioni del caso. - Seiji prese un profondo, nuovo, lunghissimo respiro. Sentì il dottore sollevare appena un soppraciglio, muovendosi sulla sedia con fare preoccupato. - Perché avete fatto attenzione, vero?"
Seiji chiuse gli occhi. Per la prima volta dall'inizio di quel colloquio la voce sembrava non voler uscire.
"Ho . .all'inizio ho . . avuto dei rapporti non . . "
Non protetti. Non riuscì a dirlo. Era stato . . stupido a non pensarci! Non era vissuto sulla luna, sapeva bene come ci si aspettava che si comportasse, e invece . . quando era iniziato tutto gli era parsa una precauzione inutile, Touma era un suo compagno, sapeva che non aveva nulla da temere da lui, sapeva che non era pericoloso andare a letto con lui e per quel che lo riguardava . . bhè . . Ma adesso . . si era fatto scopare da non sapeva neppure quante persone per un'intera notte e poi era andato a letto con Touma così! Senza usare il preservativo! Come aveva potuto non *pensarci*! 
Come aveva potuto . . se gli avesse trasmesso qualcosa non se lo sarebbe mai perdonato . . già non riusciva a perdonarsi per quello che aveva fatto fin'ora . .
Il suo controllo era tanto perfetto che riuscì a non fare tremare neppure un poco le mani che aveva appoggiate in grembo. Si schiarì la voce sollevando il capo.
"Ragazzi benedetti! Ma si può sapere in che mondo vivete per non . . oh, va bene, va bene. Da ora in avanti non devi neppure più *pensare* di toccarla senza essere più che certo di quello che stai facendo. E poi devi farle fare gli esami."
Toccarl*la*? Seiji ci mise un attimo a capire, poi sorrise a se stesso.
Questo era abbastanza ovvio . . Scosse il capo, il viso ancor più serio del solito.
"E' alto il rischio che gli abbia trasmesso qualcosa?"
Quel nodo che aveva in gola per un attimo cercò di soffocarlo, ma non ci riuscì. Vide il medico scuotere il capo.
"Non saprei dire. Magari non hai preso nulla neppure tu ma lo sai che l'aids può rimanere latente e invisibile agli esami per mesi, no? Per assurdo domani potresti svegliarti ed essere sieropositivo, e questa cosa devi ficcartela bene in testa! Non puoi correre il rischio di far ammalare gli altri. La medicina ha fatto passi da gigante in questo campo, un sieropositivo oggi ha una aspettativa di vita molto più lunga di quello che accadeva anche solo cinque anni fa ma questo non significa che tu debba essere avventato. Sei un soggetto a rischio, e come tale ti devi comportare.
E non si parla solo di aids, qui, ci sono decine di malattie che potresti aver preso! Mi auguro che la tua psichiatra abbia ragione e che hai maturato un forte senso di responsabilità. Vuoi . . - la sua voce si addolcì appena, smettendo la maschera da medico in cattedra - preferisci che le parli io?"
Seiji scosse il capo seccamente.
"No, è un . . una persona comprensiva e intelligente, verrà a fare gli esami, glielo prometto."
Si augurò solo che Touma non l'avesse odiato troppo.

^^^^^

Touma battè nervosamente il piede a terra. Come odiava gli ospedali!
Quell'odore, i suoni che venivano distorti in quel modo davvero peculiare, i passi che sembravano sempre ovattati degli infermieri e dei medici e quei camici e . . e poi c'era quell'enorme cartello con su scritto VIETATO FUMARE proprio di fronte alla fila di sedie di plastica grigia . . solo a guardarlo gli veniva voglia di accendersi una sigaretta anche se era da anni che aveva smesso! Avrebbe dovuto dir loro quanto i divieti troppo perentori a volte facessero peggio . . però la sigaretta non ce l'aveva a portata di mano, e di andarsene a comprare un pacchetto proprio ora non se ne parlava neanche, fra poco Seiji sarebbe uscito e non voleva che non lo trovasse. 
In effetti non capiva perché mai ci mettesse così tanto. E da quando il ritiro degli esami del sangue avveniva in quel modo? Lui aveva sempre visto porgere da un'infermiera una busta chiusa con su scritto il proprio nome dopo aver mostrato di aver pagato quel che si doveva, tutto qui. Niente sale d'aspetto semivuote, niente uffici di medici, niente colloqui privati, niente di tutto questo. C'era forse qualcosa che non . . che non andava? 
Scosse il capo, deciso. Ovvio che no. Seiji stava bene, stava benissimo, anzi, se si teneva conto di tutto quello che aveva passato. Forse era la procedura . . certo, 'la procedura', termine con cui Seiji bollava ognuna di quelle mille stupidissime cose che gli avevano imposto di fare dopo . . dopo . . Touma si strinse nelle spalle, sentendosi ghiacciare fin nelle ossa al sopraggiungere di quel ricordo. Non serviva a nulla pensarci ancora, era finito, era uscito e non gli avrebbe più permesso di farsi male in quel modo, non gliel'avrebbe più permesso. No. Bene. Ok. Ma quand'è che usciva da quello studio?
Quando vide la porta iniziare ad aprirsi si sentì il cuore saltargli in gola dall'agitazione. Chissà perché gli ospedali gli facevano sempre quel dannato effetto? Ovviamente quello non era il momento adatto, cercò un tono leggero e un mezzo sorriso da regalargli.
"Allora? Hanno trovato che sei tutto a posto oppure hanno deciso che, per esserne sicuri, ti vivisezioneranno?"
Seiji lo guardò per un attimo in silenzio, sembrava un po' . . pallido? Ma no, Seiji non era mai stato colorito, e una permanenza protratta in un posto che puzzava di disinfettanti in quel modo non portava certo a sprazzi di buon umore. Gli annuì in silenzio mentre si allacciava la giacca. Alle sue spalle sentì il medico alzare appena un po' il tono della voce.
"Si ricordi, signor Date, che al massimo fra tre settimane la voglio rivedere!"
Touma gli camminò al fianco in silenzio finchè non uscirono in giardino. La macchina era parcheggiata poco più in là.
"Altri esami, Seiji? Ma morirai dissanguato se vanno avanti così! Sembri già uno straccio!"
Si strinse nelle spalle poi si passò una mano fra i capelli chiari, socchiudendo appena gli occhi.
"E' la . . "
"La procedura. Lo so, Seiji, lo so. Ma stai bene no? - non riuscì a nascondere una traccia di angoscia nel suo tono di voce mentre apriva la portiera dell'auto - Voglio dire, guardati! Non hai niente! Gli esami vanno bene . . è la quinta volta che li fai e gli esami vanno sempre bene . . vanno bene anche questa volta, no?"
Seiji lo guardò appena con la coda dell'occhio, non una sola espressione a solcargli il viso.
"Sì, sono . . perfetti, come ha detto il medico."
Touma sorrise ma si scoprì con uno strano senso d'angoscia a bloccargli il respiro in gola. Ovviamente era semplicemente troppo nervoso, era eccessivamente apprensivo. Mise in moto l'auto e quando appoggiò le mani al volante l'anello scintillò nella luce bassa del pomeriggio. Aveva al fianco la persona che amava ed era ricambiato, cosa sarebbe potuto andar male?




 
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