Disclaimers. I personaggi di SD appartengono a Takehiko Inoue ecc. ecc.
Fuoco parte
V di
Kinuko
L'estate era appena cominciata, erano insieme da diversi mesi, e le cose sembravano andare per il meglio.
Facevano l'amore dove potevano, il tempo a loro disposizione non era molto, tra la scuola e gli allenamenti, per fortuna la casa di Rukawa era sempre disponibile, altrimenti sarebbe stato un vero problema.
Ma con l'avvicinarsi delle vacanze le cose sarebbero sicuramente migliorate.
Hanamichi aveva perfino recuperato l'anno scolastico, sarebbero andati in terza insieme, e magari, se erano fortunati, sarebbero capitati ancora nella stessa classe.
Rukawa prese coscienza che qualcosa non andava nel rossino, verso i primi di luglio, quando ora mai era quasi impossibile negare l'evidenza.
Hanamichi era nuovamente dimagrito.
Da quando era uscito dall'ospedale, non era più riuscito a recuperare tutti i chili persi, ma ora aveva perso anche quei pochi recuperati, anzi a Rukawa sembrava che dimagrisse a vista d'occhio.
Non che stesse male anzi…lo rendeva più longilineo, gli piaceva abbracciare i fianchi snelli del suo ragazzo mentre facevano l'amore, gli piaceva guardare quel corpo che nonostante i chili persi rimaneva comunque perfetto e ben tornito.
Ma ora stava veramente esagerando.
All'inizio aveva pensato che fosse dovuto al basket, Hanamichi si era sottoposto ad un duro allenamento per recuperare tutto il tempo perso, ma ora non ne era più tanto sicuro.
Quando provava a chiedere spiegazioni in merito, il rossino lo liquidava con un semplice
"Stai tranquilla volpe, io sono il grande tensai, so quello che faccio!"
Ora però, cominciava veramente a preoccuparsi.
In effetti, aveva notato che da quando si erano messi insieme, Hanamichi mangiava come un uccellino, lui che aveva sempre spazzolato tutto il pranzo a scuola e che a detta di Yohei mangiava come trecento uomini affamati in una landa deserta.
La cosa lo lasciava al quanto perplesso.
Inoltre era convinto che Hanamichi gli nascondesse qualcosa.
Durante la settimana c'erano dei pomeriggi, dopo l'allenamento, in cui non voleva vederlo, adducendo come scusa, il fatto che sua madre voleva che stessero un po' insieme, poiché lavorava spesso fuori casa, quelli erano gli unici momenti disponibili solo per loro.
Rukawa non aveva fatto commenti, anzi era stato felice di sapere che le cose fra il rossino e la madre si erano appianate.
Hanamichi non parlava volentieri di ciò che era successo con suo padre, e Rukawa non tirava mai fuori l'argomento, lasciava sempre che fosse lui a parlarne le rare volte che lo faceva.
Sapeva che il dolore bruciava ancora, e non gli andava di aggiungere legna sul fuoco, voleva che Hanamichi si confidasse spontaneamente con lui, come lui del resto aveva già fatto.
Il rossino era stato molto dolce, quando una sera, in cui fuori pioveva a dirotto, Rukawa gli aveva raccontato tra le lacrime, le sofferenze vissute durante l'infanzia, tutto il dolore per l'abbandono da parte dei suoi genitori, la decisione di non credere più in nessuno, e di chiudere il suo cuore a tutti e tutto, tranne che al basket.
Gli aveva perfino raccontato della prima volta che lo aveva visto nel parco e di come si era masturbato pensando di fare l'amore con lui sotto quell'acquazzone estivo.
Quella sera avevano fatto l'amore più e più volte, dolcemente senza fretta, assaporando la gioia infinita di ritrovarsi insieme, due anime ferite che annegavano il loro dolore nell'amore.
Aveva scoperto che Hanamichi gli mentiva, quando in uno dei giorni in cui avrebbe dovuto essere con la madre, la incontrò fuori dai grandi magazzini.
Si avvicinava il giorno del loro *mesario* e Rukawa aveva pensato di comperargli un piccolo regalo, una maglietta della Nike, che avevano visto insieme la settimana prima.
A Hanamichi era piaciuta subito, purtroppo non aveva i soldi per acquistarla, così aveva lasciato stare, e Rukawa era tornato per comprarla.
-Ciao Rukawa! Come va? Non ti fai mai vedere a casa, perché non vieni mai a trovarci?!-
Rukawa si era voltato verso la voce che lo aveva salutato, ritrovandosi di fronte, la madre di Hanamichi, ed era rimasto congelato sul posto.
-Va bene che sei un tipo di poche parole…ma almeno salve! Potresti dirmelo! In fin dei conti sono quasi tua madre…-
L'allusione voleva essere scherzosa, sapeva che Hanamichi le aveva raccontato tutto, e che a sua volta lei, ne era stata felice, ma Rukawa era rimasto inebetito, riusciva solo a pensare che i suoi sospetti forse erano veri, Hanamichi gli nascondeva qualcosa, e se avesse avuto un altro…magari proprio in questo momento stavano…no, no non voleva pensarci, Hanamichi non gli avrebbe mai fatto una cosa simile, ma allora…perché non era con la madre? Ci doveva essere una spiegazione logica…si…
-Rukawa! Rukawa, che c'è ti senti male, forse?-
-…-
-Rukawa! Allora mi vuoi rispondere per piacere!-
La donna gli si era avvicinata, e aveva cominciato a scuoterlo dolcemente per le spalle.
-Rukawa!-
-Hana…Hanamichi non dovrebbe essere con lei?!-
-Oh gia!…no, oggi è il giorno in cui si vede da solo con la psicologa!-
-PSICOLOGA?!-
Rukawa era rimasto scioccato, non riusciva a capire di cosa stesse parlando.
-Psicologa?! Ma di che cosa sta parlando!quale psicologa?e perché poi?-
La donna sembrava imbarazzata, arrossì vistosamente, posando su di lui uno sguardo confuso.
-Mon…non te ne ha parlato…voglio dire…Hanamichi non ti ha detto di essere in cura da una psicologa già da un po' di mesi?-
-In cura?che significa in cura?-
-Io…io credevo che lo sapessi, che te ne avesse parlato!-
-N…no!-
-Beh! Forse è meglio che te ne parli lui…io…ma non devi credere che…-
L'imbarazzo della donna sembrava crescere di momento in momento, Rukawa non l'ascoltava più, sentì la rabbia crescerli dentro, il dolore lo stava soffocando.
Hanamichi gli aveva mentito, per tutto il tempo in cui erano stati insieme, non aveva fatto altro che mentirgli, non era vero che si vedeva con la
madre… perché? Allora tutte le parole d'amore… tutte le carezze….
Erano solo bugie?… perché?… perché non gli aveva detto di essere in cura da una psicologa? Perché?…cosa temeva?che non l'avrebbe capito?forse credeva che parlarne con lui non potesse aiutarlo o forse peggio ancora non si fidava di lui? Questo pensiero bastò per far spuntare lacrime amare dai suoi occhi, che prontamente furono ricacciate indietro, non voleva
piangere… non doveva piangere…. Non lì…. e non davanti a quella donna che lo aveva sempre trattato con gentilezza.
Era stato nuovamente deluso… nuovamente tradito….Ma questa volta il dolore era stato forte, era come se il cuore gli si fosse spezzato….
Andato in frantumi…e una sola parola gli girava in mente… perché?
Si voltò, lasciando cadere a terra il pacchetto appena acquistato, nulla aveva più senso.
Prese la bicicletta che aveva lasciato posteggiata lì accanto, e senza neanche salutare corse veloce verso casa, incurante della donna che disperatamente lo chiamava cercando di fermarlo.
Il telefono squillava incessantemente, già da alcuni minuti.
Rukawa non rispose, rimase a terra, appoggiato con la schiena, alla porta d'ingresso, era lì da più di due ore, cioè da quando rientrato in casa si era lasciato scivolare stremato dalla corsa in bicicletta e dal dolore sordo che sembrava voler squarciare in due il suo petto… e da lì non si era più mosso.
Le lacrime continuavano a cadere copiose, e tutto il suo corpo era percosso da singulti violenti, non riusciva a smettere di piangere, non riusciva a smettere di pensare a Hanamichi.
Finalmente il telefono smise di suonare….
Rukawa si era alzato e con uno scatto d'ira, lo aveva afferrato, e strappata la presa dal muro l'aveva gettato contro il vetro della porta finestra che dava sul giardino, mandandola in
frantumi… alcune schegge lo colpirono sul volto e sulle braccia, provocandogli piccoli tagli che presero a sanguinare, ma non se ne curò.
Il suono lo stava facendo impazzire….
Si accasciò nuovamente a terra, appoggiandosi al divano dove lui e Hanamichi avevano fatto tante volte l'amore, se avesse potuto avrebbe scaraventato lontano anche quel maledetto divano.
Si prese la testa fra le mani e rimase nel silenzio.
Qualcuno stava bussando alla porta… .insistentemente…. perché? Il rumore gli faceva dolere la testa in maniera paurosa, gli rimbombava nel cervello, irradiandosi per tutto il corpo, fino ad arrivare al cuore….tum..tum…tum…battevano in
sincronia… e poi il tutto si ripercuoteva come un martello pneumatico nella sua mente, facendolo diventare matto….
"Basta! Basta smettila! Smettila di bussare!chiunque tu sia vattene! Mi stai facendo impazzire, perché continui ad
insistere…. vattene!"
Al rumore ora si era aggiunta anche una voce…. Ma non capiva le
parole…. Gli sembrava solo famigliare…
-Rukawa! Apri ! avanti so che sei in casa, ti prego apri la porta!-
Tum, tum, tum
Rukawa continuava a non capire voleva solo che il rumore finisse, che la persona là fuori se n'andasse.
-Kaede, per favore apri questa cazzo di porta!-
Tum, tum, tum
Hanamichi cominciava a preoccuparsi.
-lo so che se arrabbiato… ma ti prego lasciami spiegare… aprimi!-
Al ritorno della seduta di psicoterapia, la madre gli aveva raccontato cosa era successo fuori del centro commerciale, e si era sentito
morire… aveva continuato a darsi dell'idiota per tutto il tragitto, che aveva fatto correndo a perdifiato, da casa sua a casa di Rukawa.
Sperava solo di poter spiegare…che lui lo lasciasse spiegare… ma che soprattutto gli credesse…
-RUKAWA!non me ne vado fino a quando non ti avrò spiegato come stanno le cose, quindi per favore aprimi!-
"Vattene!"
-RUKAWAAAA!-
"Vattene!"
-RUKAWAAAAAAA!-
-VATTENE! VA VIA! SAKURAGI GRAN PEZZO DI STRONZO, VATTENE SUBITO DA QUI!-
Rukawa si era alzato, e incurante dei pezzi di vetro che gli ferivano i piedi facendoli sanguinare, si era diretto come una furia verso la porta, l'aveva spalancata, facendo partire un poderoso pugno che aveva colpito il rossino in pieno viso.
Il colpo lo aveva mandato diritto col sedere per terra, il naso sanguinante, e gli occhi spalancati più per lo stupore di vedere Rukawa ridotto in quello stato, che per il dolore.
La kitsune si trovava davanti a lui in una condizione pietosa, i capelli completamente arruffati gli ricadevano in maniera scomposta, sugli occhi, rossi e gonfi per il pianto e ormai ridotti a due piccole fessure, il volto era pieno di piccoli taglietti da cui colava del sangue ormai secco, e ugualmente ridotte in quello stato erano le braccia e le mani.
Hanamichi rabbrividì.
Si rialzò da terra, portandosi una mano al naso dolorante, più per riflesso che per altro.
La sua attenzione era tutta per Rukawa, gli si avvicinò lentamente.
-Ma…ma che cavolo hai combinato, stupidissima kitsune?-
Il tono voleva sembrare calmo, ma risultò altamente stridulo e preoccupato.
Rukawa intanto, continuava a rimanere immobile sulla porta di casa, sembrava quasi non vederlo, ma al suono della voce di Hanamichi si riscosse, puntò uno sguardo gelido sul rossino, e senza proferire più alcuna parola fece per richiudersi la porta alle spalle, senza però riuscirvi.
Hanamichi aveva bloccato la chiusura della porta con un piede, e ora con una mano stava forzando per aprirla di più e poter così entrare.
-Eh no! Non così in fretta kitsune! Prima dobbiamo parlare, poi se vorrai potrai anche cacciarmi-
Rukawa non aveva voglia d'imporsi, si sentiva come svuotato, la testa continuava a martellare, il petto gli faceva male da impazzire, forse aveva pianto troppo, anche se sapeva benissimo che il dolore che sentiva non era dovuto al pianto.
Lo lasciò entrare.
La scena che si presentò a Hanamichi era a dir poco apocalittica, il salotto era in uno scompiglio totale, c'erano vetri da tutte le parti, la porta finestra che dava sul giardino era completamente fracassata, il telefono era a terra poco dopo l'entrata, i cuscini del divano erano sparsi per tutta la stanza, il piccolo tavolo su cui erano posate le foto di famiglia era
rovesciato…. e Rukawa camminava a piedi nudi su tutti quei vetri come se nulla
fosse… gli uscì un gemito strozzato.
-Ru..Rukawa!…-
Non rispose, si diresse verso il divano, voleva solo riposare, solo che quel furioso martellare cessasse, che Hanamichi la finisse di parlare, ora mai era scesa sera, nella stanza cominciava a farsi
buio… Rukawa si distese sul divano senza cuscini, portò un braccio a coprire gli occhi, non gli importava cosa avrebbe fatto Hanamichi lui voleva solo dormire…sperando che al risveglio tutto questo fosse stato solo un brutto
incubo… solo un incubo…
Hanamichi rimase per alcuni istanti congelato sul posto, senza sapere cosa fare, senza sapere cosa dire.
Aveva fatto del male a Rukawa, era colpa sua se era ridotto in quello stato, di nuovo colpa
sua… un senso di soffocamento lo raggiunse alla gola, calde lacrime cominciarono a sgorgare dagli occhi.
Si avvicinò a Rukawa, lentamente si distese sul divano, lui non lo cacciò, Hanamichi in compenso l' abbracciò forte.
Non avrebbe più permesso che Rukawa soffrisse a causa sua, a causa della sua stupidità, era deciso a
cambiare… ora voleva guarire… per Rukawa, per se stesso.
Ce l'avrebbe fatta a tutti i costi, e soprattutto non gli avrebbe più mentito, mai più….
-Ai shiteru, kitsune… perdonami se puoi…-
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