Disclaimers. I personaggi di SD appartengono a Takehiko Inoue ecc. ecc. 


Fuoco

parte I

di Kinuko



Kaede Rukawa il miglior giocatore dello Shohoku si stava dirigendo in bicicletta, verso casa, la borsa caricata sulle spalle, l’andatura più lenta del solito, si sentiva inquieto, ma non sapeva darsi una ragione precisa, troppi pensieri gli frullavano per la mente.

Veloci…

Tanto che lui stesso faticava nel dare loro un filo logico.

Ormai erano già passati quasi due anni da quando si era trasferito, in quella piccola cittadina, si era ambientato abbastanza bene, non aveva molti amici, anzi per dirla tutta non ne aveva proprio, ed era colpa sua, lo sapeva.

Sua e del suo carattere difficile, qualche tempo addietro non gli sarebbe importato, era convinto di non essere fatto per i rapporti interpersonali, ma ora era diverso….

Ed era tutta colpa di quella stupidissima scimmia rossa.

Maledetto il giorno in cui lo aveva incontrato…. Stava così bene prima, non aveva bisogno di niente e di nessuno, era sempre bastato a se stesso, c’erano solo lui e il basket.

Prima d’incontrarlo credeva veramente che sarebbe potuto sopravvivere senza nessuno…. Per sempre….

Che sciocco…

Ora tutto era cambiato.

Maledizione!

Rukawa era finalmente arrivato.

A casa, le luci erano spente, nessuno ad attenderlo.

Non aveva voglia di entrare, decise che sarebbe andato al parco, lo stesso parco, dove lo aveva visto per la prima volta.

Stranamente non aveva voglia neanche di giocare.

“Forse ho la febbre” pensò.

Arrivato al parco si sedette su una panchina.

Il cielo era pieno di nuvoloni scuri, da lì a poco ci sarebbe stato un bell’acquazzone, non gl’importava, il tempo conciliava perfettamente con il suo stato d’animo, anche il suo cuore era gonfio, come quelle nuvole che non chiedevano altro, di poter scaricare tutta la loro rabbia, anche lui avrebbe voluto piangere tutta la frustrazione, tutto il dolore, ma non ci riusciva, ormai era da tanto tempo che non piangeva più, il suo cuore era come avvolto da un involucro di ghiaccio, che lo teneva stretto in una morsa ferrea, ma ora il ghiaccio, stava lentamente cominciando a sciogliersi e chissà forse anche lui, a lungo andare, sarebbe riuscito ad alleggerire il suo cuore.

Chissà…

***

Ricordava ancora le sensazioni provate la prima volta che aveva visto Sakuragi, si era appena trasferito, i suoi genitori stavano divorziando, e lui era andato a vivere con suo padre, che aveva traslocato, in quella piccola cittadina sul mare, per affari.

Non era voluto andare a vivere con sua madre, non voleva essere costretto sopportare tutti gli amanti, ogni volta diversi, che si portava a casa.

Preferiva mille volte l’indifferenza di suo padre, che l’immoralità di sua madre, per lo meno suo padre aveva il buon gusto di non portarsi a letto le sue amanti praticamente davanti ai suoi occhi.

Per i suoi genitori, era un figlio scomodo e difficile lo sapeva bene, si era chiesto spesso perché le persone mettono al mondo i figli, se poi non sono in grado di amarli, di dar loro quel calore necessario per crescere, almeno con una parvenza di felicità.

“In fin dei conti la vita è già abbastanza difficile di suo…”

Non riusciva a ricordare neanche un gesto affettuoso da parte loro, erano sempre troppo impegnati a litigare, troppo impegnati con il lavoro, con gli amici, con le feste, con i rispettivi amanti di turno, troppo impegnati con tutto, tranne che con lui…

E dal canto suo, non aveva mai chiesto loro nulla, forse solo un po’ d’affetto.

Gli sarebbe bastato anche un quarto di tutto l’impegno e il calore, che riversavano sul resto, gli sarebbe bastato anche meno, se lo sarebbe fatto bastare.

Cazzo! Era loro figlio dopotutto, il loro unico figlio, pensava che dovesse pur contare qualcosa….

Si sbagliava.

Calore….

Non conosceva il calore di una famiglia, e credeva di non averne bisogno…. In fin dei conti, non si può desiderare ciò che non sì conosce…

Si sbagliava anche in questo.

Quella mattina, era in cerca di un campetto da basket dove potersi allenare in santa pace, da solo, tanto non conosceva nessuno, non che la cosa lo disturbasse particolarmente, era abituato a stare solo…. Era sempre stato solo, non aveva mai avuto bisogno di nessuno.

Solo del basket…

Fino a quel momento….

Fino a quando non l’ aveva visto, con quella massa di capelli rossi e quel fare così esuberante, così pieno di vita.

Pioveva a dirotto quel giorno e Sakuragi era completamente bagnato, ma dire bagnato era forse usare un eufemismo, era fradicio.

Lo aveva guardato di nascosto, mentre si allenava nel campo da basket, che aveva trovato, dopo lungo girovagare, proprio nel parco vicino a casa sua.

Lo sconosciuto doveva avere circa la sua stessa età, incurante della pioggia che lo bagnava, continuava a palleggiare e tirare a canestro.

Certo non aveva molta tecnica, ma ci sapeva fare si vedeva che era nato per giocare a basket, che poteva diventare un vero campione con un po’ d’allenamento in più… e a lui era parso in un certo qual senso vulnerabile, quasi delicato, nonostante la prestanza fisica e la vivacità.

Ma soprattutto gli era parso un ragazzo molto dolce…. Un misto d’esuberanza, dolcezza, e vulnerabilità, non di certo, il pallone gonfiato che voleva far credere d’essere ora.

Per un attimo Rukawa, lo sapeva, aveva visto la vera essenza di Hanamichi Sakuragi, e ne era rimasto folgorato.

Ma non era solo questo, c’era di più, c’era un'altra strana sensazione, alla quale non aveva saputo dare una definizione, una sensazione che lo prendeva alla bocca dello stomaco, e che s’irradiava per tutto il corpo, una sensazione mai provata prima.

Desiderio….

Non desiderio inteso come fisicità, non solo per lo meno, era qualcosa di più potente, di più energico, un desiderio di possesso, un desiderio di calore… il calore che quello sconosciuto sembrava sprigionare da tutto il suo essere.

Si era fermato ad osservarlo come ipnotizzato, sotto la pioggia, se qualcuno fosse passato in quel momento, sicuramente avrebbe pensato che stesse guardando una delle sette meraviglie del mondo.

Incantato…. Guardava i capelli rossi incollati, mentre gocce d’acqua gli scendevano lungo il viso, il collo, il corpo ben fatto.

I vestiti gli si erano incollati addosso come una seconda pelle.

Lo stava spogliando con gli occhi…. Lo sapeva, ma non riusciva a staccare lo sguardo da quel ragazzo così incredibilmente forte e fragile nello stesso tempo.

Pazzesco… era pazzesco.

Era alto, quasi quanto lui, forse di più, le spalle diritte, il petto muscoloso, i fianchi stretti e ben modellati.

Sexy…. e bello…

Lo trovava maledettamente eccitante così bagnato, con quelle labbra rosse, piene e sensuali, lievemente socchiuse per la fatica e la pioggia.

Ogni suo movimento sprizzava energia e forza, era come guardare del fuoco vivo, ardeva… ecco la parola…. Quel ragazzo sconosciuto, era pura luce ardente, brillava anche in una giornata così uggiosa, quasi a renderla scintillante.

Vermiglio… purpureo…. amaranto…. cremisi…. rubino…. poteva continuare all’infinito,

Tutte tonalità di rosso, il rosso era il suo colore, esprimeva appieno la forza, la sensualità, che emanava.

Fuoco…. Opposto al gelo della sua anima.

Un calore intossicante lo raggiunse al basso ventre provocandogli un’erezione improvvisa che lo fece sobbalzare.

I suoi pensieri furono nuovamente catturati da quel ragazzo così vitale, si era di nuovo soffermato a guardare quelle labbra e si era chiesto come sarebbe stato poterle baciare, che sapore avessero…. e come sarebbe stato avere quelle mani forti su di sé, averle su tutto il corpo…

Sentirsi accarezzare ogni centimetro di pelle nuda da quelle mani…

Sentire quelle labbra…. ovunque.

Gemette…

Fuoco… avere tutto quel calore addosso….

Fece scivolare inconsciamente la mano oltre il bordo dei pantaloni della tuta, dentro i boxer, cominciò a muoverla…

Piano…

Immaginò di fare l’amore con lui, di possederlo così bagnato sotto quell’acquazzone estivo nel parco.

Più veloce….

Immaginò i suoi gemiti di piacere mentre venivano insieme.

Sempre più veloce….

Lasciarsi finalmente bruciare….

Venne, trattenendo a stento un urlo.

A ripensarci ora gli veniva da ridere, per i pensieri e le azioni indecenti che si era ritrovato a fare quel giorno, nascosto dietro un albero del parco, osservando uno sconosciuto.

Ma allora ne era rimasto letteralmente fulminato e sconvolto, da ridere ci trovava ben poco.

Lui, Kaede Rukawa che non mostrava mai alcuna emozione, nessun sentimento, per nessuno, si era ritrovato ad immaginare come potesse essere baciare un ragazzo, come potesse essere farsi accarezzare da lui… si era addirittura masturbato mentre sognava di fare l’amore con lui….

L’orgasmo più intenso che avesse mai provato….

Con un ragazzo…

Pazzesco, tutto questo era semplicemente pazzesco.

Niente era mai riuscito a fargli provare sensazioni così forti, solo il basket, ed ora anche quello sconosciuto…. Spaventato da tutte quelle idee, era letteralmente fuggito dimenticandosi anche del motivo per il quale si trovava nel parco.

                                                                       

E immaginarsi la sorpresa quando se l’era ritrovato davanti, stessa scuola, stessa classe, addirittura stessa squadra di basket, gli era quasi preso un colpo, ma aveva incassato bene, o così credeva.

Non poteva permettere che quelle stupide fantasie, perché solo di quello si trattava, rovinassero tutta la fatica d’anni di duro allenamento.

Il suo scopo era diventare un campione del basket e andare in America, non aveva tempo per altro, non aveva nient’altro.

Ma non aveva fatto bene i conti con i suoi sentimenti, allontanare quelle fantasie, quei pensieri su Sakuragi era un impresa titanica, lo vedeva tutti i giorni, gli parlava tutti i giorni (si fa per dire), lo sfiorava tutti i giorni, s’ insultavano e a volte venivano anche alle mani.

Ma soprattutto, allontanare quel calore, che percepiva ogni volta che lo guardava, per lui che era vissuto sempre nell’oscurità più fredda, ormai era diventata un’impresa impossibile.

Lo desiderava…

Piano, piano per Rukawa, era diventato un’ossessione.

Provocarlo, era l’unico modo che conosceva per potergli parlare, per poterlo toccare, voleva la sua reazione, voleva Hanamichi Sakuragi, forse più del basket stesso.

Voleva ardere come lui, ma sapeva che la sua natura non gliel’avrebbe mai permesso, lui non era così… non era fuoco…. Lui era ghiaccio…. freddo, gelido ghiaccio.

E allora, se non poteva ardere come lui, si sarebbe anche potuto accontentare, di bruciare con lui…

Il pensiero all’inizio lo aveva sconvolto, non capiva come avesse fatto quello stupido scimmione, ad entrargli così profondamente nel cuore, da preferirlo addirittura al basket stesso.

Ed era così giunto ad una sola conclusione possibile, si era innamorato di Hanamichi Sakuragi.

La scoperta lo aveva lasciato con l’amaro in bocca, gli piacevano i ragazzi? Possibile?

Non se ne era mai accorto prima, certo non aveva mai badato più di tanto alle ragazze, per lui esisteva solo il basket, come unica ragione di vita.

Fino ad ora….

I ragazzi poi, non li notava neppure. 

Erano solo ragazzi.

Solo lui….

E allora perché con quello stupido scimmione doveva essere diverso? Perché doveva sentire le gambe molli ogni volta che il rossino lo guardava? E quel calore intossicante…. Al basso ventre?

I pensieri poi…. Erano loro che lo sconvolgevano più di tutto, ne faceva in continuazione, ogni cosa che il rossino faceva, in lui scattava come una molla, e la fantasia partiva senza che lui potesse fare qualcosa.

Faticava, e non poco, per mantenere il controllo, la solita freddezza, quando avrebbe voluto…. tutt’altro.

La sua anima era come risucchiata, il gelo del suo cuore reclamava, desiderava, pretendeva ciò che non sarebbe mai potuto appartenergli.

Voleva calore… il calore che non aveva mai conosciuto.

Era anche arrivato a pensare d’essere malato, e d’avere bisogno di un dottore.

Sì, ma poi cosa avrebbe detto al medico

“Sa! Sono qui perché i miei ormoni impazziti mi fanno venire voglia di sbattere al muro un mio compagno e scoparmelo senza tanti complimenti… “

Pazzesco…

Aveva rinunciato.

Allora aveva fatto l’unica cosa possibile…. Aveva accettato i suoi sentimenti, per com’erano, senza riserve.

Era follemente innamorato di Hanamichi Sakuragi.

Semplicemente….

E solo lui.

Lo amava…

E lo voleva….

***

Rukawa si riscosse da tutti i pensieri che gli frullavano per la mente, guardò in alto, la pioggia cadeva incessante già da qualche tempo, ormai era fradicio, si alzò dalla panchina e si diresse velocemente verso casa, da un po’ di tempo odiava rimanere solo quando pioveva, si sentiva sempre triste, in quella casa fredda e vuota, senza nessuno che lo aspettasse….

Senza calore….

Maledì nuovamente Sakuragi per questo, da quando lo aveva conosciuto sentiva il bisogno di qualcuno accanto, qualcuno che gli volesse bene… prima di conoscere lui, non gli era mai importato.

La mattina dopo Rukawa si era alzato presto, aveva finalmente preso una decisione: Hanamichi Sakuragi, sarebbe stato suo, lo voleva con tutto se stesso, e lo avrebbe avuto ad ogni costo.

***

fine prima parte.



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