From Me with Love di Marty
Erano stati nemici per così
tanto tempo che aveva quasi dimenticato come fosse la vita prima di aver
conosciuto Harry Potter. Si era accorto, negli ultimi
tempi, di come erano cambiati i suoi sguardi, le sue parole, i momenti che
passavano insieme, ma...erano nemici. Non riusciva a vedere Harry in
nessun altro modo. Certo, si rendeva perfettamente
conto di quanto fossero compatibili e del fatto che un'evoluzione del loro
rapporto fosse quasi dovuta, vista l'elettricità che si percepiva nell'aria
quando erano vicini, e si rendeva conto altrettanto bene del fatto che
nessuno mai avrebbe potuto capirlo come lui. Eppure ogni volta qualcosa
l'aveva bloccato, ed aveva sempre finito col convincersi che andava bene
così. Ed era andata bene così, in
effetti, fino alla sera in cui Harry gli aveva dato la notizia. Era l'ultima sera del settimo
anno, le loro strade erano sul punto di separarsi, eppure nessuno dei due era
ancora stato in grado di dire una parola all'altro. Poi, all'improvviso, Harry gli
si era avvicinato in corridoio, con un'aria tanto risoluta in volto che non
era riuscito neppure a fargli qualche commento acido. Si era fermato e l'aveva
guardato, in attesa. "Ho trovato un altro amore,
che mi gratifica molto più di quello che ho adesso." Aveva detto proprio così,
guardandolo fisso negli occhi, con uno sguardo così bruciante che lui non
aveva potuto far altro che chinare il capo senza rispondere. Dire che non aveva capito a cosa
si stesse riferendo sarebbe una bugia; come abbiamo già detto, lui sapeva
cosa stava succedendo. Quello che però non sapeva era
di che natura fosse il nuovo amore di Harry. "C'è la guerra, fuori. Se qui non sono nessuno,
diventerò qualcuno combattendo in prima linea." Avrebbe voluto supplicarlo di
restare, avrebbe voluto dirgli che non era vero, che per lui era tutto, non
aveva bisogno di andare a farsi ammazzare, avrebbe voluto stringerlo a sé e
dargli quel bacio che vibrava sul suo labbro inferiore praticamente da
sempre, avrebbe voluto farsi fare l'amore...ma non fece niente di tutto
questo. Annuì e basta, perchè si rese conto di non avere il diritto di fare
nient'altro. Aveva respinto quel sentimento impacciato per troppo tempo, e
ora gli sfuggiva tra le dita e non aveva il potere di fermarlo. Non sarebbe stato giusto. Rimase a guardare la schiena di
Harry che si allontanava, lievemente incurvata. I giorni passavano,
affastellandosi scompostamente, e lui non riusciva a darsi pace. Neanche al Manor, circondato
dagli agi cui era abituato, si sentiva a casa. Non aveva più un'identità, senza
Harry. Mordicchiò la penna. L'unica cosa che gli era rimasta
era l'orgoglio, e l'aveva tenuto stretto per molto, troppo tempo. Era ora di lasciarlo andare. Prese il foglio e iniziò a
scrivere. Solo poche righe. Harry, sono un coglione. Mi manchi. Come vanno le cose laggiù? Non farti ammazzare! D. Poi le spedì al fronte ed
attese, dopo aver informato il Ministero di fargli sapere immediatamente se
fosse successo qualcosa ad Harry. Analisi corretta, amico. Sei un coglione. La sorpresa è che lo sono
anch'io, visto che mi prendo a pugni da solo per aver deciso di fare 'sta
cazzata. Tranquillo, io i riflessi li ho,
a differenza di qualcun altro. H. La prima lettera di Harry ci
mise solo una settimana ad arrivare, le seguenti un po' di più. La loro corrispondenza, per
quanto a singhiozzo, continuò incessantemente, avvicinandoli più di quanto
avessero fatto gli anni precedenti. Favorito anche dalla lontananza,
il ragazzo riuscì ad aprirsi e confidarsi con Harry più di quanto avesse mai
fatto prima con i suoi amici di una vita. Ma c'era sempre quella frase,
che non aveva il coraggio di scrivere, e che gli pesava addosso come una
pelliccia zuppa d'acqua. Dopo qualche mese, trovò il
coraggio di parlare della propria omosessualità. Suo padre si strinse nelle
spalle, borbottando un "E dove sta la novità?", mentre sua madre
batteva le mani contenta, strillando che il suo sogno di vederlo sposato con
Potter si sarebbe realizzato. Alla sua sorpresa, i genitori
risposero che la natura del rapporto tra lui e l'altro era davvero troppo
palese perchè potesse passare inosservata, e loro due avevano avuto tempo a
sufficienza per accettare la situazione. Una volta avuta l'approvazione
della sua famiglia...beh, di sua madre più che altro; suo padre continuava a
sbraiatare, vagando per la casa come un'anima in pena, strillando ad
intervalli regolari 'Questo matrimonio non s'ha da fare!' ignorando le
proteste del povero Draco che cercava di fargli capire che non stavano
insieme, e che pertanto non ci sarebbe stato nessun matrimonio. Dicevo, una volta superato
quell'ostacolo (aggiratolo, diciamo) non restava che l'ultimo passo. Rivelare ad Harry quello che il
ragazzo già sapeva e che ora era lampante anche a lui. Harry, forse l'amore si ferma
solo una volta alla nostra stazione, e se lo lasciamo andare via non tornerà
mai più da noi. Forse l'amore stesso è solo
un'illusione che l'uomo ha creato per sopportare i momenti neri nella vita e
sperare che ci sia qualcosa di migliore ad attenderlo. Forse sto facendo la cazzata più
grossa della mia vita scrivendoti questa lettera, ma non m'importa. Sono stanco di pensare alle
conseguenze. Non so se ti rivedrò ancora,
ogni volta che ricevo una tua lettera penso a quanto sia fragile la tua vita
e, di conseguenza, la mia speranza, però continuo a crederci e ad aspettarti. Potrà sembrarti infantile, ma la
mia paura più grande non è che tu non torni; è che torni ma non mi perdoni. Ho il terrore di sentirti dire
che è troppo tardi, che non mi merito di avere una persona come te al mio
fianco, che ho sbagliato troppo perchè tu possa accettarmi e che non hai più
la forza di capirmi. Ma al diavolo tutto, almeno devo
provarci. Avrei potuto avere quell'amore
che ho sempre sognato tanto tempo fa, non ho mai visto che era proprio
davanti a me, e ti chiedo scusa per questo. Forse non ho mai saputo come
dirtelo. Ho parlato con i miei, ed è
venuto fuori che avevano capito molto prima di me cosa ci legasse veramente. Non c'è più niente perciò che mi
impedisca di dirti la verità. Ti prego, non essere troppo
severo. Draco Si dispose ad aspettare con
pazienza le solite due, tre settimane, ma ne era passata appena una quando
una delegazione di Auror venne a bussare alla porta del Manor. Quando vide le loro divise e la
busta di carta che stavano tendendo a sua madre, non resistette e corse via,
fino al parco, fermandosi accanto al laghetto. Strappò ciuffi d'erba urlando
fino a che non esaurì la voce, poi si accasciò a terra stringendo i pugni. Non era giusto. Troppo preso dal suo dolore non
sentì i passi avvicinarsi, e si accorse appena che qualcuno si era seduto
accanto a lui. Udì un rumore di carta lacerata,
e poi un fruscio. Sollevò il capo e vide un
giovane slanciato in divisa che leggeva alcuni fogli che sembrava aver appena
estratto dalla busta che li conteneva. Sapeva perfettamente chi fosse,
ma il suo cervello si rifiutava di crederci. Non avrebbe sopportato di
sbagliarsi. Poi però il ragazzo lo guardò
sorridendo e si tolse gli occhiali da sole, fissando i suoi enormi occhi
verdi su di lui. "Non sei un po'
precipitoso, amico?" lo canzonò. Lui balzò in piedi, balbettando
il nome dell'altro senza avere però il coraggio di pronunciarlo chiaramente. "Ma...la lettera...io
credevo..." "Era la lettera che
qualcuno mi ha mandato al fronte, ma è stata rispedita al mittente perchè io
ero già sulla via di casa..." spiegò Harry, i cui occhi luccicavano.
"La guerra è finita. Ho vinto." Rimase in silenzio per qualche
istante, fissando l'acqua, poi si voltò nuovamente verso di lui. "Tua madre mi ha detto che
vieni sempre qui, quando sei triste." Poi, portandosi di fronte a lui,
stracciò la lettera in mille coriandoli. Il ragazzo chinò di nuovo il
capo, sconfitto dalla forza e dall'eloquenza di quel gesto. "Bene" disse il
soldato con tono di comando "ora sono qui davanti. E quelle parole"
la sua voce si addolcì "Voglio sentirtele dire con le mie
orecchie." Non ci fu ovviamente tempo per
le parole, né quel giorno né quelli che seguirono. Appena i ragazzi trovarono il
tempo di conversare, Harry confessò candidamente di aver stracciato solo una
comunicazione pubblicitaria. "Davvero credevi che non
avrei conservato un'arma di ricatto così potente?!" esclamò ridendo, e
dandosi alla fuga per la casa. *Fine* |