DISCLAIMER: i personaggi appartengono al sensei Takehiko Inoue
NOTA: Hanamichi... mh... meglio non parlarne é.è
Friends
parte 5
di
Chikara
In Bad Company
Hana uscì sbuffando dalla videoteca. Dire addio al vecchietto per il
quale lavorava ormai da anni e al quale era affezionato come se fosse suo
nonno era stato più difficile del previsto.
Sospirò di nuovo e, tenendo gli occhi bassi mentre voltava l'angolo, non si
accorse del tipo che proveniva dalla parte opposta, finendo inevitabilmente
con l'andargli addosso.
"Mi scusi sign…" Hanamichi si bloccò all'istante quando riconobbe
l'individuo di fronte a sé "Tu, che diavolo ci fai qui e come hai fatto
a trovarmi?!"
"Ma come, bellezza, sono venuto a mantenere la mia promessa, non ricordi?"
lo minacciò l'energumeno con tracotanza.
"Non ti è bastata la lezione di quella volta?" rispose alla
provocazione Hanamichi "Vuoi rinnovare la dentiera?"
"No, amico, questa volta sono stato un po' più prudente"
Bastò un suo fischio e in un attimo il rossino fu circondato da una ventina
di scimmioni. Come l'altra volta lo scontro non durò a lungo ma, questa
volta, fu Hanamichi ad avere la peggio. In un attimo, infatti, fu reso
inoffensivo e un colpo forte alla testa gli fece perdere i sensi.
Si svegliò con un dolore fortissimo diffuso in tutta la scatola cranica, come
se una squadra di minatori avesse deciso di esplorare il suo cervello con i
propri martelli pneumatici. Gli occorsero diversi secondi per fare mente
locale e ricordarsi che era prigioniero di un bastardo del quale non
conosceva nemmeno il nome. Un moto di terrore gli attanagliò lo stomaco,
congelandolo completamente, quando si accorse di essere legato con i polsi
sopra la testa e con indosso solo la sua camicia, peraltro completamente
lacerata sul davanti.
Come se avessero sentito i suoi pensieri, un gruppo di uomini entrò nello
stanzino in cui lo tenevano prigioniero, mettendosi in circolo di fronte a
lui.
"Allora, da dove possiamo cominciare?" mormorò divertito e
notevolmente eccitato il capo "Sì, prima ti farò pestare dai miei amici.
Scopare accompagnato dall'odore del sangue mi eccita da morire".
Il bastardo fece un cenno ai suoi uomini, che a turno iniziarono a colpire
Hanamichi dove capitava ma principalmente sullo stomaco e sul volto. Quella
tortura durò così a lungo che il ragazzo perse i sensi un paio di volte e
furono costretti ad usare l'acqua fredda per svegliarlo con la forza.
"Ok, basta così!" ordinò finalmente il verme "Sta sanguinando
abbastanza, non vorrei che qualcuno di voi lo uccidesse. Scioglietelo!"
Le corde furono tagliate e Sakuragi, privo di ogni forza, scivolò a terra
pesantemente, tossendo fiotti di sangue. Il rosso si sentì improvvisamente
perso, con molta probabilità Kaede in quel momento lo stava cercando per
tutta la città, ma mai e poi mai avrebbe potuto sospettare che fosse stato
rapito da quel maiale. Sicuramente non si ricordava nemmeno della sua
esistenza, poiché la rissa in quel sudicio vicolo era avvenuta poco meno di
un anno prima.
"Ma che cazzo succede?" gridò furioso il gigante, disturbato dalla
confusione che proveniva di là dalla porta "Andate a controllare!"
Gli uomini eseguirono gli ordini del loro capo.
"Tanto con te devo vedermela solo io. Non è così, bellezza?" si
rivolse al suo ostaggio con un tono disgustosamente insinuante.
Hanamichi, stremato e dolorate, riuscì solo a sputare in faccia al viscido
verme, ottenendo in reazione un poderoso ceffone.
"Mi piacciono i tipi ribelli come te" dichiarò l'uomo pulendosi
lentamente la guancia “È stata una vera fortuna quando giorni fa ti vidi
entrare per caso in quella videoteca… Noi due avevamo un conto in sospeso ed
io detesto lasciare le cose a metà!”
Con calma insinuò una mano fra i capelli della sua vittima e, costringendola
a sollevare la testa da terra con uno strattone, sentenziò sordidamente:
“Vedrai, saprò domarti. Oppure arriverai a pregarmi di ucciderti!"
Ed estraendo un serramanico dalla tasca posteriore dei jeans accostò la lama
alla gola dorata del ragazzo per minacciarlo: "Adesso ascoltami bene,
puttana, apri la bocca e non fare scherzi, se non vuoi che ti apra una presa
d'aria in mezzo alla gola!"
Hanamichi cercò di ribellarsi con le poche forze che gli erano rimaste, ma
quando sentì la lama sprofondare nella carne non poté fare altro che accontentare
quel maledetto.
Quando quel pezzo di carne ributtante affondò nella sua gola, Sakuragi chiuse
gli occhi e fece finta di essere morto, un corpo senza anima non poteva
sentire i versi bestiali di quell'animale, non poteva vedere l'espressione
deforme del suo volto, non poteva avvertire la nausea soffocargli i polmoni e
il disgusto bruciare ogni centimetro di pelle che quella bestia schifosa
toccava.
Nel momento in cui tutto ebbe fine e la sua bocca fu di nuovo libera, Hana
fece in tempo a voltarsi su un fianco e vomitare anche l'anima, mentre la
risata cattiva e soddisfatta di quel bastardo gli perforava le orecchie.
Il rosso ricadde pesantemente sulla schiena, con la terrificante certezza che
fosse tutto finito: presto avrebbe perso totalmente la sua dignità, perché
mai e poi mai sarebbe riuscito a trovare la forza per impedire a quel lurido
maiale di toccarlo ancora. Un istante dopo, infatti, si ritrovò prono, con il
peso opprimente di quel corpo disgustoso sulla schiena e il suo fiato fetido
sul collo, a sussurrargli frasi oscene nell'orecchio.
Chiuse gli occhi e aspettò di essere scaraventato all'inferno, stringendo
forte i denti per non gridare e infilandosi le unghie nei palmi delle mani
per non impazzire di rabbia e disgusto.
Ma all'improvviso accadde qualcosa di inaspettato: il peso sulla sua schiena
fu scaraventato via, la voce viscida che sibilava nel suo orecchio si zittì e
l'aria intorno a lui si fece più respirabile; tuttavia Sakuragi non ebbe la
forza né il coraggio di aprire gli occhi e vedere quello che stava
succedendo, tutto quello che riuscì a fare fu raggomitolarsi in posizione
fetale e scoppiare a piangere.
Quando Kaede entrò nell'angusta prigione e vide il rossino in quelle
condizioni sentì come se qualcuno lo avesse ripetutamente pugnalato alla
schiena, togliendogli ogni atomo di ossigeno dai polmoni e ogni stilla di
sangue dalle vene. Gli agenti di polizia stavano arrestando, dopo i suoi
complici, anche il criminale che aveva osato ridurre in quello stato
Hanamichi, ma nel momento in cui uno di loro stava per raggiungerlo, Kaede si
risvegliò dal suo stato di shock, bloccandolo.
"Non lo tocchi, non si avvicini a lui!" ordinò con un sibilo, gelo
allo stato puro, attirando l'attenzione di tutti i presenti che si fermarono
ad osservare il ragazzo avvicinarsi alla vittima.
Lentamente Kaede si mise in ginocchio davanti al compagno, sollevò le ciocche
di capelli resi viscosi e ancora più rossi dal suo stesso sangue e,
scostandogliele dagli occhi per lasciarsi vedere, bisbigliò morbidamente:
"Guardami Hana, sono io…"
Le palpebre del rossino si sollevarono all'istante e altrettanto velocemente
le sue braccia si aggrapparono al collo di Rukawa.
Il volpino lo avvolse con il proprio abbraccio, cullandolo dolcemente per far
cessare i profondi brividi che scuotevano il corpo dell'amico, mentre con
voce calma e rassicurante continuava a ripetergli: "È tutto finito,
Hana, ci sono qui io, non ti lascio".
"Sei venuto… mi hai trovato…" bisbigliò incredulo Sakuragi sempre
più debole.
"Do'aho, avevi qualche dubbio?"
"Baka Kitsune!"
Quando Hana si rilassò definitivamente fra le braccia dell'amico la paura
lasciò spazio al dolore, che malignamente cominciò a farsi sentire per tutto
il suo corpo.
Con un debole gemito il ragazzo perse i sensi e solo allora Kaede lasciò che
i paramedici si avvicinassero a lui per avvolgerlo in una pesante coperta e
adagiarlo nella portantina.
Nel momento in cui Hanamichi si svegliò la prima cosa che notò fu il bianco
candido e luminoso della stanza in cui si trovava.
"Nh…Buongiorno"
Hana voltò lentamente la testa di lato per vedere la persona che aveva
parlato, anche se avrebbe riconosciuto quella voce fra un milione di altre.
"Ciao…" salutò Kaede con un sorriso appena accennato "È da
molto che dormo?"
"Più di ventiquattro ore"
"Accidenti!"
"Già"
Il volpino strinse forte la mano del rossino e, sollevandola leggermente, si
piegò verso di essa per sfiorarla con le sue morbide labbra.
"Stai bene?"
Sakuragi annuì in risposta.
"È tutto merito tuo…" continuò.
Ma Kaede scosse con forza la testa dichiarando: "Il merito è del
vecchietto della videoteca!"
"Che è successo?
"Siamo stati fortunati!" esclamò il moro iniziando il suo resoconto
"Era appena uscito per gettare la spazzatura così ha potuto vedere
mentre ti aggredivano. Ovviamente ha chiamato la polizia e per fortuna subito
dopo ha chiamato anche me. Quando mi ha descritto il tipo, mi è tornato in
mente quel bastardo della rissa e allora è stato facile. Ho chiesto ai tuoi
amici se conoscevano la sua banda ma anche se non hanno saputo dirmelo, non è
stato difficile scoprirlo. Dopodichè abbiamo avvisato la polizia e gli agenti
hanno fatto irruzione in quel covo di vermi".
"Io non so che cosa dire, vi devo la vita…" mormorò Hanamichi.
"Non ci devi niente, non siamo arrivati in tempo per evitarti
questo…" constatò amaramente Kaede, indicando il letto e tutto il resto.
Hana aveva riportato contusioni sparse in ogni parte del corpo, un leggero
trauma cranico, la rottura di due costole e la frattura dell'omero sinistro,
tuttavia Sakuragi scosse la testa lentamente, ma con decisione, e affermò:
"Questo non è niente rispetto quello che aveva iniziato a farmi".
Rukawa strinse il più possibile la mano dell'amico e, posandovi la fronte,
confessò pieno di vergogna e rimorso: "È tutta colpa mia, se…"
Ma Hanamichi non lo lasciò finire.
"Mi hai picchiato tu?" fu la sua domanda retorica.
"Ma…" cercò di opporsi Rukawa.
"Sei stato tu a farmi quella cosa schifosa?"
"Io…"
"Allora tu non c'entri niente…" concluse senza ammettere replica
Hanamichi "Kaede, te la senti di restare con me durante la mia
deposizione con la polizia?" chiese poi con tono incerto.
"Non ti lascerei per nulla al mondo"
Hana parlò a lungo con l'agente che aveva effettuato l'arresto di Shingo
Kurashima, raccontando tutto dall'inizio: il loro primo incontro, la rissa e
poi il suo sequestro, il pestaggio e infine la violenza subita, riscontrata
anche dal medico quando lo aveva visitato.
"Sei stato molto disponibile, figliolo" lo ringraziò con affetto
paterno l'agente "Vedrai quell'individuo schifoso non ti creerà più
nessun tipo di problema".
"La ringrazio agente"
"Dovere, ti auguro una rapida guarigione" lo salutò l'uomo prima di
uscire dalla stanza.
Kaede era rimasto in silenzio per tutto il tempo, ma mai, nemmeno per un
attimo, aveva lasciato la mano del ragazzo steso sul letto.
Quando rimasero di nuovo soli Hana voltò il capo dalla parte opposta rispetto
al moro, e con la mascella serrata domandò: "Ti faccio schifo adesso?
Quel maledetto mi è venuto in bocca!"
"Do'aho, lo sai che non sopporto le domande inutili di cui conosci già
la risposta!"
"Però io ho bisogno di sentirmelo dire" mormorò l'altro,
vergognandosi un po' per quella sua debolezza.
Rukawa lo fissò a lungo negli occhi e finalmente riuscì a prendere una
decisione. Lentamente si piegò sul volto che aveva di fronte, iniziando con
molta dolcezza a leccarne le labbra, e quando il suo do'hao le socchiuse per
lui introdusse gentilmente la lingua al loro interno, dando vita a una lenta
e via via più eccitante esplorazione.
Il bacio che i due ragazzi si scambiarono non aveva più niente di amichevole.
"Ti basta, come rassicurazione?" domandò Rukawa sorridendo.
"Ti… ti amo Kaede" confessò improvvisamente Hanamichi "Non ce
la faccio più a fingere che non sia così!"
"Non ce n'è più bisogno, Hana" lo rassicurò con sollecitudine Kaede
"Non ero sicuro che sarei mai riuscito ad esserlo, ma adesso… sono
pronto. Adesso so che voglio stare al tuo fianco, adesso so che senza di te
impazzirei e sono sicuro che riuscirò a renderti felice e a non tradire mai
la tua fiducia, perché è solo di te che ho bisogno".
Hana strinse a sé il volpino per quanto gli fu possibile, restando a lungo a
crogiolarsi in quel dolce calore sprigionato dal loro abbraccio.
*Tsuzuku*
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