Disclaimer: personaggi e storia di Amy e Benten il personaggio di John/Jack è gestito da Benten mentre Flea/Lo sfregiato è di Amy

Freeze! Fire!

di Amy e Benten

Parte: 3/?


Jack guardava dalla finestra, la notte calava silenziosa sulla città' la nebbia riduceva molto la visuale, e il freddo entrava
dalla finestra aperta con le sue mille dita di ghiaccio. 
Erano passati due giorni da quella faccenda tra Doc, Flea e lui, e aveva cercato con scarsi risultati di capire che cosa fosse preso al suo collega, gli era sembrato talmente strano...come se tutta la sua sicurezza e determinazione fossero crollate.
Perso nei suoi pensieri e concentrato sulla musica che stava ascoltando avverti' appena il bussare flebile alla porta.
Si riscosse lentamente dal suo torpore, si stiracchio' con fare felino e si avvio all'entrata, chiedendo con la solita differenza chi fosse e tenendo la pistola ben a portata di mano.

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Flea gli accennò un sorriso togliendosi il cappello "Ciao ti ho disturbato?"
Gli chiese  per poi continuare senza attendere la risposta "Vengo per Roy pensavo ti interessasse sapere come sta" John si appoggiò allo stipite della porta.
Flea non poté fare a meno di osservarlo fugacemente. Aveva un maglione lungo  e scollato che lo rendeva molto elegante.
"Ecco beh ha rischiato grosso, la pallottola ha scheggiato un osso ma ora sta bene e tra poco sarà di nuovo tra noi.
Mi ha detto di salutarti"

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Meno male...Roy stava bene, forse era propri quello che in quella faccenda ci aveva rimesso di meno.
"Salutamelo" disse semplicemente, e indico' a Flea il divanetto nero.
Doveva esser impazzito, da quando si mostrava gentile e ospitale con qualcuno....e oltretutto quel qualcuno era Flea....doveva proprio esser uscito di senno...Si diresse verso la credenza e ne estrasse una bottiglia di whisky e un paio di bicchieri, versando un po' del liquore ambrato in uno di essi e porgendolo al collega.
" Ora che pensi di fare?.....per via della faccenda di Doc intendo...in qualche modo dovremmo pur agire..."
Bevve  un sorso e fisso' dritto negli occhi il moro aspettando una risposta.
Non potevano far finta che nulla fosse successo, non sarebbe stato giusto nei confronti del clan, ma soprattutto per il loro orgoglio personale, stava a Flea decidere il da farsi.

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Flea ondeggiò il bicchiere lentamente osservando il lento dondolare del liquido ambrato all'interno di quella gabbia di vetro e per un attimo si sentì egli stesso come quel liquore, preda degli scotimenti della mano di qualcun'altro.
Vi bagnò solo le labbra come se volesse riempirsi di quel gusto caldo e alcolico...ma soprattutto proibito.
"Credo si dovrebbe parlarne con il boss ma..."
Socchiuse le labbra leccandosele lentamente, assaporando il whisky che ancora impregnava le labbra rosee.
"E’ la nostra parola contro la sua. Doc è cresciuto nella famiglia e...non riesco a capire"
Scosse la testa mestamente un paio di volte.

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Jack scosse la testa, facendo ondeggiare la coda di capelli neri, e sedendosi sul bracciolo del divano.
"L'hai detto anche tu...è la sua parola contro la nostra...contro la parola di un novellino incosciente e quella d uno sfregiato...Quel taglio vuol dire che hai già' sgarrato una volta o sbaglio? Pensi che il boss crederebbe più' a te che a quello che è il suo braccio destro da anni? E poi non abbiamo prove.....”
Si piego a sfiorare con un dito la cicatrice sulla guancia e sussurrando all'orecchio di Flea queste parole: " Eh no amico...ho in mente un'idea migliore... e vista la nostra abilita' non certo impossibile... Ammazzare Doc...sei con me vero?"

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Le parole si persero subito nel brusio di concitati pensieri che si dimenavano tra le pareti di colpo troppo strette della mente di Flea che come un claustrofobico a cui manchi l'aria si ritrovò ad alzarsi per andare alla finestra ed aprirla.
Respirò un paio di volte a pieni polmoni ma in modo composto e quasi invisibile.
Uccidere Doc? No non se ne parlava. Alla sola idea la gola si era fatta secca e le fauci parlavano di arsori implacabili.
Flea arrancava verso una possibile soluzione alternativa, come chi, perso nel deserto è mosso solo dalla disperazione e  arranca con le mani nella sabbia per giungere verso un'oasi che non v'è. 
Rimase in silenzio fissando una città che godeva della propria decadenza notturna.
Era come se di colpo se la sua anima fosse svanita lasciandolo vuoto.
Come se la città lo attraversasse, come se fosse acqua, cielo, musica e whisky.
Stava evadendo la realtà.
Tossicchiò un paio di volte carezzandosi il marchio che si era autoinflitto sulla guancia per segnare un suo errore.
"Non..." La voce si era incrinata pericolosamente e Flea fu costretto a una pausa in cui si schiarì la gola per poi riprendere “Mi spiace non posso."

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Si lascio cadere all'indietro sul divanetto sdraiandovisi e sbuffando, non riusciva proprio a capire che cosa passasse per la testa dello sfregiato. 
Stette un po' con gli occhi socchiusi per cercare di riordinare le idee, mentre l'uomo che a prima vista sembrava esser incrollabile e tutto di un pezzo, riprendeva anche se senza darlo troppo a vedere, fiato. qualcosa dovevano pur fare…e soprattutto Jack voleva capire, lui che non aveva mai avuto una famiglia o dei legami che cosa spingesse Flea ad agire in quel modo. 
Si alzo di scatto, con passo indolente si avvicino alla finestra andando a fiancheggiare Flea e contemplando la piccola via
della città' che si vedeva da quella piccola apertura sul mondo esterno.
"Non riesco a capire....sul serio...non capisco come puoi ancora esser fedele a Doc, alla famiglia come la chiami tu e tutto il resto...Hanno cercato di ammazzarci…e Doc....ci siamo capiti… e tu non vuoi vendicarti? Non vuoi fargliela pagare?
Stai forse aspettando che ti facciano fuori?..."

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Le labbra di Flea si incresparono in un sorriso ora sereno.
"Vedi quando io sono entrato nella gang ero poco più che un bambino.
Mio padre, Donald era un membro e aveva acquistato un certo rispetto cosa che però non gli ha salvato la vita" sospirò " E neppure a colei che mi mise al mondo" il suo sguardo seguì un gatto che sornione dondolava la coda su un tetto appena illuminato da uno squarcio di luna tra le nuvole.
"Doc mi ha preso con se e ha ricoperto una specie di ruolo di maestro-padre e infine amante. E' una persona molto importante e per quanto un killer possa affermare una cosa simile" sospirò perdendo di nuovo lo sguardo lontano "Credo di volergli bene" si appoggiò con i gomiti al davanzale e si morse un labbro. 
Cosa avrebbe detto John? 
Perché mai gliene parlava?
Perché lo sentiva così debole dentro?

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Stava per scoppiare a ridere ma si trattenne, non sarebbe stato giusto, Il suo collega si era scoperto cosi' tanto con lui, sapeva quanto gli fosse costato quel gesto. Si diresse verso la bottiglia di whisky versandosi un'altro bicchiere e sorseggiandolo pensando al da farsi Torno' alla finestra, afferro' Flea per una spalla e lo fece voltare verso di se'.
Riordino' i pensieri e prese a parlare, il tono della voce fermo e deciso e gl'occhi puntati in quelli del moro.
“Doc ti vuole morto...anzi ci vuole morti, per lui vali meno di niente, sei solo un'ostacolo alla sua ambizione, dici di volergli bene...allora fatti ammazzare, scopare, o torturare da lui o quel che preferisci . Ma io ne voglio stare Fuori capito? Io voglio farlo secco per tutto quello che mi ha fatto e se ha te non va bene...fa come ti pare ma non intralciarmi."

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Flea lo guardò pensieroso aggrottando le sopracciglia. Aveva ragione John  lo sapeva ma quella piccola parte irrazionale di se premeva per uscire, per trovare un’appigglio, per tergiversare e prendere tempo.
Fisso’ gli occhi di John che lo fissavano come ampolle piene di una salda testardaggine.
Non gli avrebbe fatto cambiare idea. 
"Cerca di ragionare: Sarebbe meglio tentare di parlare al boss.
Uccidere un componente della famiglia è un disonore e lo sai bene."
serrò la mascella e lo sguardo ritornò freddo.

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"Ripeto: tu fa come cazzo ti pare, io domani me ne vado da Doc e nel migliore dei casi si ritrova una pallottola in mezzo agli occhi. 
E se lo vuoi sapere preferisco avere la mia vendetta a costo del disonore piuttosto che farmi scopare o ammazzare da Doc. 
Ricorda che anche con te ho un conto in sospeso...potrebbe venirmi voglia di pareggiare le cose anche stasera."
Detto questo se ne torno' sul divanetto versandosi un'altro bicchiere.

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Flea gli si parò davanti "Hai solo da andartene.
In fondo non sei della gang sei solo uno stupido esterno" gli disse col tono sicuro di chi è in una posizione superiore.
"E comunque non ero di sicuro il tuo primo uomo " abbassò il tono della voce che, contrariamente all'aria beffarda del suo sorriso era quasi un tono di scusa.

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Si mise a ridere, la solita risata falsa e sarcastica, l'aria apparentemente calma e il viso rilassato, non sapeva se mandarlo
allegramente a quel paese o spaccargli la faccia.
Opto' per un'altra soluzione, che si sarebbe rivelata molto più' piacevole per lui e volendo anche per lo sfregiato.
Lo afferrò' per il collo della giacca sibilandogli in faccia: “Non lo eri, e non sono fatti tuoi comunque, io non sto sotto a nessuno ricordatelo, chi si mette contro di me prima o poi la paga e ora è arrivato il momento di saldare il piccolo conticino che abbiamo in sospeso noi due. 
Detto questo, fece indietreggiare il moro finch'è non si trovo' a spalle al muro, bloccandogli poi i polsi sopra la testa.

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Flea si abbandonò a quella presa aspettando la prossima mossa.
Non aveva voglia di lottare...almeno non subito.
Voleva sapere fino a che punto sarebbe arrivato John...
"E ora? Cosa farai?" gli chiese appoggiandosi meglio al muro.
"basta così poco per stuzzicarti?" sorrise.

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"Non venirmi a dire che non hai capito cosa voglio fare... hai capito benissimo e non mi pare ti dispiaccia....
....tu non sai proprio un cazzo di me...non sai chi sono cosa ho fatto in passato chi c'è nel mio passato...e non ti permetto di entrarci questo è certo.”
Aumento' la stretta sui polsi e preme' il proprio corpo contro quello del moro schiacciandolo contro la parete.


------------------------- Fine terza parte------------------------

 
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