Disclaimer: personaggi e storia di Amy e
Benten il personaggio di John/Jack
è gestito da Benten mentre Flea/Lo sfregiato è di Amy
Freeze! Fire!
di Amy e Benten
Parte: 2/?
Si svegliò tutto sudato e tremante nel letto, Fuori la pioggia scrosciava,
e ogni tanto qualche tuono spezzava il silenzio pesante e opprimente nella
stanza di Jack.
Aveva fatto uno strano sogno, che lo aveva lasciato stupefatto, allibito e
decisamente eccitato. Protagonista di quell'onirico racconto era una sua
certa conoscenza, colui con cui avrebbe dovuto lavorare a stretto contatto,
in poche parole...Flea.
La cosa strana era che aveva sognato di andare aletto con il suo collega, e
la cosa che più lo spaventava era quello che aveva sognato di fargli...e
nella sua mente un unico pensiero continuava a girare: Perché
Flea...Perché quell'uomo gli portava alla mente ricordi e sensazioni che
avrebbe voluto dimenticare?
Si vestì cercando di non dar troppa importanza a quei pensieri, indossò il
completo gessato nero e scese al bar all'angolo per bere il caffè.
Due ore ancora e la nuova missione avrebbe avuto inizio.
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Flea si aggirava nelle prime brume del mattino come un'ombra.
Aveva passato tutta la notte a perfezionare il piano di Doc, non tanto per
scrupolo quanto per riportarsi tutti la pelle a casa.
La prima volta che gliene aveva parlato un lungo brivido lo aveva percorso.
Doc aveva un piano che faceva acqua da tutte le parti "Eppure qualcosa
non mi torna" sussurrò ripensando alla furbizia del braccio destro del
boss. Non era uno stupido, ne tanto meno uno sprovveduto se era riuscito ad
arrivare a ricoprire quella carica, eppure li stava per mandare in una
missione suicida, che sembrava progettata da uno come Vito.
Si infilò nel primo bar che incontrò lungo il percorso. Non voleva andare
al bar del covo, voleva solo pensare in santa pace.
Con un solo sguardo abbracciò tutto il locale. *oh* fu l'unica esclamazione
mentale che si permise quando i suoi occhi incontrarono quelli di John.
Gli si avvicinò con passo sostenuto.
"Buon giorno"
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Quasi si rovesciava il caffè addosso. La voce di Flea alle sue spalle, lo
aveva come al solito fatto cadere dal mondo irreale in cui la sua mente
vagava.
Col solito sarcasmo rispose "Buongiorno Collega" accentuando
leggermente la parola collega, e tornando a concentrarsi, per quanto gli
fosse possibile sulla tazza davanti a se.
"Allora che ordini ha dato il boss per la missione?" cercò un argomento
di conversazione per interrompere il silenzio imbarazzante che era sceso tra
loro.
Ma anche per evitare che le immagini del suo sogno gli tornassero alla
mente, mettendolo così in una situazione che sarebbe stata molto
imbarazzante.
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Flea gli passò un foglietto scritto con una calligrafia secca e elegante.
Johnny rilesse il foglio un paio di volte per accertarsi di averlo capito
alla perfezione, poi glielo ridiede senza commentare.
I loro caffè arrivarono contemporaneamente portati da un cameriere con
degli enormi mustacchi.
Entrambi si rinchiusero nei loro pensieri, con gli sguardi fissi nella
nuvola dall'odore acre che si elevava dalle tazzine, disperdendosi in
quell'ambiente freddo e semibuio. Un senso di vuoto si agitava alla base
dello sterno come una mano gelida che volesse posarsi sulle sue costole e
poi stritolarle, ma Flea era abituato a quella sensazione sgradevole.
Nonostante ciò non poté non rabbrividire. Aveva una brutta sensazione.
Sollevò lo sguardo per incontrare quello involontariamente interrogativo di
Johnny.
"Credo che Doc ci voglia fottere"
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Aveva letto con attenzione il foglio che Flea gli aveva passato, la
calligrafia chiara e precisa di Doc illustrava quello che sembrava essere il
manuale del perfetto suicida.
Per qualche motivo Doc li voleva morti, forse temeva che prima o poi uno di
loro gli avrebbe soffiato il posto di braccio destro del capo.
Comunque urgeva che loro due cercassero un piano alternativo alla missione
se volevano salvare la pelle.
Si rivolse al moro chiedendo: " Che facciamo Grande capo?"
Non sia mai che abbandonasse la sua solita strafottenza.
Mai scoprirsi troppo.
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Flea piegò la bocca in un aborto di sorriso compiaciuto e ironico, mentre
cercava una posizione migliore sulla sedia.
"Per ora lo sappiamo solo io, te e Roy. Gli altri si rifiutano di
sentire..." fece un gesto della mano al cameriere che chiedeva loro se
desiderassero altro.
Il foglietto stropicciato prese il posto di quello di Doc.
"Prego.." incrociò le braccia sul petto attendendo un responso.
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Lesse per bene il piano di Flea, Non male dovette ammettere, ma qualche
piccolo ritocco non avrebbe certo guastato.
Ma ovviamente certe ritoccature le avrebbe fatte al momento, col favore
dell'effetto sorpresa.
"Uhm....buona idea Flea...forse così riusciremo a salvarci il
culo...." Non avrebbe mai ammesso che il piano in effetti era ottimo,
ma non poteva certo dire
altro. La sua soluzione non faceva una piega.
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"Ora c'è un altro punto e cioè perché Doc ci voleva fare la pelle.
Non credo sia una cosa personale, coinvolge troppa gente.... tu credi che
sia possibile faccia il doppio gioco?"
Si tormentava con un dito la cicatrice. Doc...lo aveva cresciuto come uno
zio e l'idea che ora lo volesse ammazzare non gli piaceva per niente.
Se non fosse stato che non era abituato a provare sentimenti avrebbe detto
che ne era rimasto urtato, perfino ferito!
Si tolse il cappello poggiandolo sul tavolo.
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"Secondo me Doc teme che possiamo Fregargli il suo posto di comando,
oppure come dici tu fa il doppio gioco e teme che uno di noi possa scoprirlo
e riferire al capo.
Dobbiamo stare attenti...Non mi fido per nulla di quell'uomo....Tu che pensi
di fare?"
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Flea cercò di pensare come porre l'argomento, ma erano killer da abbastanza
tempo per capire quando c'era bisogno di parlare senza mezzi termini
"Ci salviamo la pelle e poi vedrò di parlare al Boss" per quanto
lo facesse a malincuore sapeva razionalmente che uno come Doc in seno era un
pericolo troppo grande anche per la famiglia.
Si alzò lentamente "E' ora di incamminarsi"
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Seguì il collega dirigendosi verso la base, dove avrebbero fatto
rifornimenti di armi e munizioni e raggiunto Roy e gli altri.
In un modo o nell'altro se la sarebbero cavata. Doc era pericoloso, ma lui
non era certo un tipo facile da togliere di mezzo e nemmeno il moro davanti
a lui era un'incapace.
Doc aveva fatto male i conti mettendosi contro di loro.
Raggiunsero la base e ad aspettarli trovarono proprio lui: Doc in persona,
col solito ghigno stampato in faccia.
Jack entro sorpassandolo e accennando un saluto, negli occhi nemmeno troppo
celata la rabbia. Lo sorpassò giurandosi mentalmente di ammazzarlo appena
possibile.
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Cambi al piano?! Doc nascondeva qualcosa sotto quel sorriso falso.
Non si fanno i cambi all'ultimo.
Ora il piano sembrava razionale...
Troppo razionale.
Si allontanarono non appena furono abbastanza armati per andare a spezzare
le ossa.
Flea si fermò. Il fiato che si condensava in piccole nuvolette.
"Pessimo tempo per un appostamento" sussurrò Roy regalando un
sorriso gioviale tra le lentiggini rosse.
"Fin troppo....." Il cappello di feltro rigirò fra le mani di
Flea un paio i volte "Ci faranno secchi"
"Stai dicendo che dovremo..." ma un gesto dell'uomo moro bloccò
le proteste di Roy.
"Roy se andiamo sul serio non vedremo l'alba del prossimo giorno".
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Come previsto quella si stava rivelando una missione suicida.
L'ultima cosa che Jhon voleva era morire in quel modo del cazzo, facendo un
favore a Doc oltretutto.
La soluzione migliore era solo una: Disertare.
Si rivolse direttamente a Flea, anche perché era il più vicino a lui, lo
afferrò per un braccio e gli disse: "Se vogliamo portare a casa la
pelle non abbiamo molta scelta...dobbiamo abbandonare la missione e levare
il culo da qui il più presto possibile. Io per quel bastardo di Doc non mi
faccio certo ammazzare. Quindi diamoci una mossa ad andarcene."
Lo sguardo di ghiaccio di Flea divenne liquido per un attimo come del piombo
fuso. Solo per un attimo sembrò più...umano.
Abbandonare Doc...
L'uomo che lo aveva cresciuto come uno zio, che gli aveva insegnato a essere
sempre freddo per non prendersi calci sui denti...e abbandonare in un certo
senso anche la Famiglia, che era poi l'unica da cui avesse avuto qualcosa.
"Non posso" scosse il capo e un ciuffo di capelli gli scivolò
sulla fronte.
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Non posso? Ma cosa cavolo voleva dire? Voleva lasciarci la pelle
quell'idiota?
Per un'attimo rimase incantato a guardare Flea negli occhi, occhi tristi e
colmi di una fedeltà incondizionata verso il clan.
La sua mano si mosse da sola e andò a scostare il ciuffo corvino che era
caduto sulla fronte dell'uomo.
Appena si rese conto del gesto che aveva appena fatto ritrasse la mano di
scatto, afferrò Flea per la giacca scuotendolo e sibilandogli in faccia:
“Adesso mi hai veramente rotto amico. Ce ne andiamo hai capito?
Non mi va di crepare qui, e non mi va nemmeno che muoia qualcun'altro dei
nostri chiaro? Spiegami come cazzo fai a voler rimanere ancora fedele ad uno
che senza farsi tanti scrupoli ti ha mandato qui a crepare come un
cane?!"
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Il cuore perse un colpo e forse impallidì ma di sicuro quelle parole gli
erano penetrate nel cervello, spaccando tutti i muri irrazionali che si era
costruito e forse era grazie anche a quel gesto fugace che si rese
conto che loro non erano macchine da guerra ma uomini e come tale avevano
diritto alla sopravvivenza. Già ma che fare?
Sarebbe poi stato giusto abbandonare il proprio lavoro?
"Merda!" del sangue gli era schizzato sul volto.
Sorrise quasi felice quando si accorse che non era il suo.
In quel momento era lui la persona più importante per se stesso e non quel
ragazzino lentigginoso ricoperto di sangue che rantolava in terra
inconcepibili bestemmie.
Si era giusto!
"Va bene" sussurrò muovendosi come un grosso felino per seguire
quel novellino che gli avrebbe dovuto dare sui nervi ma che in fondo tanto
fastidio non gli dava più.
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Finalmente si era deciso! Intanto Roy era rimasto ferito però, pazienza.
Mentre il rossino cercava di rialzarsi Jhon estrasse la pistola dal fodero,
e prese a sparare correndo seguito a sua volta da Flea e da Roy che
zoppicando e bestemmiando si era messo a scappare con loro.
Arrivarono all'automobile di Flea e ancora sotto il tiro dei proiettili
partirono a tutta velocità.
Il punto ora era che cosa fare? Tornare direttamente dal boss o che altro?
Fu Jhon a porre la fatidica domanda, col fiato grosso e la voce roca,
spezzando l'atmosfera che era scesa nella vettura.: "E adesso....Che
cazzo facciamo?"
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Flea cercò di dimenticare quel dolore che creava come una barriera intorno
a lui. C'era bisogno di bloccare per un po' la ferita.
Si sfilò silenziosamente la giacca mordendo con un fazzoletto la carne a
mo' di laccio emostatico.
"Doc non dovrebbe essere alla base posso provare a parlare col
Boss"
La sua voce risultò vagamente alterata dal respiro mozzato.
Accanto a lui Roy mugolava come un qualsiasi ragazzino della sua età
ferito.
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"Proviamo a parlare col boss e che dio o il diavolo ce la mandino
buona."
Accelerò ancora di più prendendo la curva a gomito a tutta velocità
facendo sobbalzare sui sedili i due feriti occupanti della macchina.
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Parcheggiarono non molto distanti da quello che scherzosamente veniva
chiamato il quartier generale, anche perché Roy pareva non riuscire quasi a
camminare. Flea si ritrovò a pregare per quel ragazzino. Era un tipo buono,
di sicuro non nato per quella vita e aveva sempre una parola buona per
tutti.
Gli passò un braccio intorno alla vita sostenendolo. Pesava come un
uccellino *sembra avere le ossa cave* pensò sentendo il vitino sottile
sobbalzare probabilmente per il dolore.
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Bene, Roy era ferito, Flea...sembrava star bene…e lui se l'era
cavata=solo con qualche graffio. Ma il capo cosa avrebbe detto?
Si diressero il più velocemente possibile verso le stanze dello Svizzero.
Bussarono alla porta, ma la voce che rispose, non era quella del capo...bensì
di un'altra persona che entrambi conoscevano bene…Doc.
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Un brivido li percorse all'unisono.
Erano finiti in bocca al cacciatore poveri agnellini...
Doc aprì loro la porta questa volta la bocca era storta in un ghigno
malefico.
"Lasciate il pulcino fuori che si vada a medicare".
Tuonò cupo e basso passandosi una mano nei capelli brizzolati.
Roy scivolò fra le braccia di un gorilla spuntato da chissà dove e Flea
non poté far altro che eseguire gli ordini ed entrare nell'ufficio dalla
grande scrivania di mogano intarsiata col sangue di mille persone.
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Bene, la loro ora era arrivata. Almeno Doc aveva avuto la decenza di
lasciar Roy fuori da quella storia.
Lo sguardo del braccio destro del boss parlava da solo, sapeva già cosa
aspettarsi e la cosa non gli andava molto a genio, ma se le cose stavano
come temeva non avevano via di scampo; avrebbero dovuto obbedire.
Le parole di Doc erano state chiare e concise, una volta chiusa la porta, li
aveva guardati con malizia per poi dire con non calanche: "Toglietevi i
vestiti"
come se leggesse la lista della spesa.
Mentre Jhon e Flea rabbrividivano impercettibilmente.
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Non potevano fare altro, sotto lo sguardo attento di Doc iniziarono loro
malgrado a spogliarsi. Jack si tolse lentamente la giacca, sbottonandosi con
aria apparente tranquilla la camicia, mentre in realtà faticava a tenere
sotto controllo il tremare delle mani. In poco tempo si ritrovarono, nudi ed
incerti davanti all'uomo che li fissava compiaciuto.
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Doc si alzò lentamente passandogli alle spalle. Flea rabbrividì quando la
bocca della pistola scivolò lungo la sua spina dorsale tracciando una linea
fredda che lo spezzava a metà fino ai glutei "Flea...tu sai cosa io
voglio da te", la voce era roca e leggermente incrinata dal piacere.
Un paio di passi e Flea fu abbastanza vicino a John per poter respirare il
suo fiato e suggellare le loro labbra in un bacio caldo.
Prima avrebbero iniziato prima avrebbero finito.
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Le labbra di Flea sulle sue, le sue mani strette alle spalle di lui, stava
iniziando perfino a lasciarsi andare tra le breccia sicure del moro...quando
si rese conto che doveva ritrovare un minimo di self-control o sarebbe stata
la fine.
Mai rivelare i propri punti deboli, soprattutto a gente come Doc.
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I muscoli di John si tesero sotto il suo tocco incerto.
Osservo i muscoli della mascella che tremavano. John sembrava teso
nonostante tutto, come se stesse lottando contro se stesso.
Flea sospirò mordendogli il lobo dell'orecchio mentre con le mani scivolava
sui glutei sodi cercando di fargli dimenticare per un attimo quella
situazione.
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Doveva cercare di controllarsi, e Flea non gli era certo di aiuto, eppure,
pian piano iniziava a tranquillizzarsi, il tocco sicuro dell'uomo lo stava
lentamente calmando. Aveva affondato le mani nei capelli scuri dell'altro, e
ora inarcava la schiena all'indietro con movenze feline, cercando di trarre
piacere da quella situazione.
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Lo sentiva scivolare contro il suo corpo, strusciandosi appena mentre
lentamente Flea lo faceva indietreggiare, fino a cadere sul pavimento
ricoperto da un tappeto finemente lavorato.
Scese fra le sue gambe carezzando con il proprio corpo la virilità di John
fino a incontrarla palpitante e congestionata dall'eccitazione e accoglierla
fra le labbra...
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Senza volere si lasciò sfuggire un gemito di piacere, ormai non si curava
più nemmeno di Doc, cercava solo di concentrarsi su Flea e sul piacere che
gli stava dando.
Forse presto sarebbe tutto finito, certo, era sicuramente così...
Certo che Flea ci sapeva fare, anche lui aveva una certa esperienza, e
doveva ammetterlo, quel tipo era proprio bravo.
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Si rialzò baciandolo. Il suo corpo appena umido di un leggero sudore, gli
occhi socchiusi e velati di piacere le labbra socchiuse bastarono per farlo
giungere a desiderarlo come non desiderava qualcuno da tempo.
Si sistemò in mezzo alle sue gambe iniziando ad allargare il suo sfintere
con un dito ma trovandolo abbastanza rilassato per permettergli di muoverlo
in circolo e aggiungerne presto un altro.
Lo sentì muoversi e adattarsi a lui come un guanto.
Flea si ritrovò a pensare a chi stesse pensando in quel momento quel
ragazzo dall'aria tanto compassata.
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Jack era ormai perso in quel turbine di piacere, che suo malgrado però gli
aveva risvegliato vecchi ricordi che avrebbe voluto lasciare dove stavano.
Gli era tornato in mente un dolce ragazzino dai capelli biondi e dagli occhi
colore miele, i loro incontri clandestini in una vecchia fabbrica fuori città
per non esser scoperti dal capo, si ricordò di quanto fosse giovane e
inesperto, e di quanto avesse paura di sbagliare in quello che faceva.
Desiderò che tutto tornasse come quattro anni prima, e sapendo bene che non
era possibile si crogiolava nell'illusione che al posto di Flea ci fosse lo
stesso ragazzo che aveva amato.
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Lo sentì' inarcarsi sotto di se, lesse nei suoi occhi la perdizione più
totale mentre anche quella scena volgeva alla fine....
Flea si fermò per un secondo a osservarlo. In lui ritrovò una dolcezza che
credeva un killer non avrebbe mai avuto.
John era lontano mille anni luce da lui ma andava bene così.
Lo sentì tremare per la tensione accumulata nei muscoli.
Era bellissimo.
Si reclinò a baciargli il collo mentre lo penetrava con un solo unico
movimento fluido.
Lo sentì circondarlo del suo calore e dovette trarre un respiro profondo
per non cedere all'orgasmo, nonostante ambedue vi fossero tanto vicini da
sentirlo premere e mordergli l'anima e il respiro.
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Ormai Jack era travolto dal piacere. Che fosse Flea, o qualsiasi altra
persona a muoversi dentro di lui ormai era indifferente, non percepiva
nemmeno più la presenza di Doc, gli occhi chiusi e il respiro ansante
pensava solo alle sensazioni che lo avvolgevano e gli annebbiavano la mente,
facendolo sprofondare in un mare di ricordi.
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Non aveva mai conosciuto amore Flea e ora si ritrovava a chiedersi a cosa
pensasse John, cosa provasse mentre sostitutiva ella sua mente lui a
quancluno altro.
Non aveva avuto amici, parenti, amanti al di fuori della famiglia.
Tutta la sua vita era stata votata alla famiglia. La famiglia che era
diventata l'unico suo mondo, tutto il suo affetto.
E Doc. Doc che lo aveva cresciuto per cui provava qualcosa molto simile alla
totale fedeltà, Doc che li voleva morti senza un perché.
Con un roco gemito l'orgasmo lo investì portando con se anche gli ultimi
brandelli di razionalità.
Sentì solo il seme di John schizzare tra loro, bollente e umido come una
colata di lava.
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Lo rivide nella sua mente, come se al posto di Flea ci fosse lui, il suo
dolce Seth...si ritrovò a pronunciarne il nome mentre l'orgasmo lo
travolgeva tra le braccia del moro.
Aprì gli occhi lentamente, la mente annebbiata dal piacere, guardò l'uomo
davanti a se, un misto di stupore, tristezza e delusione si alternarono sul
suo volto, mentre tornando con i piedi per terra si ricordò che alle
loro spalle c'era ancora Doc e che niente era ancora finito.
Si abbandonò suo malgrado tra le braccia di Flea cercando di trattenere i
tremiti che lo scuotevano e cercando di ricacciare giù le lacrime che
sentiva salirsi agli occhi, lacrime che non poteva permettersi di piangere, affondò
il viso nella spalla dello sfregiato sperando che Doc avesse gradito il loro
spettacolino e che ora li avrebbe lasciati andare.
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Flea li carezzò i capelli lentamente. Era come se qualcosa si fosse
sciolto. Gli capitava spesso dopo un rapporto ma mai così tanto.
Per la prima volta aveva voglia di coccolare qualcuno.
Gli carezzò i fianchi con lentezza.
Doc sghignazzò sadicamente interrompendo quell'atmosfera leggermente
rarefatta e quando Flea si alzò sentì un fiotto di sperma investirlo in
pieno volto.
Si alzò di scatto per raggiungere un fazzoletto ma fu costretto da Doc a
fermarsi.
Voleva che fosse John a pulirlo.
Flea rabbrividì nuovamente. Doc...il suo Doc, quello che considerava come
un padre stava obbligandoli a tutto ciò.
Socchiuse gli occhi ferito e frustrato.
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Ancora!? non era ancora soddisfatto quel bastardo?
Se solo avesse potuto gli avrebbe sparato un colpo in mezzo agli occhi, ma
non lo poteva fare e non ne aveva nemmeno le forze.
Guardò Flea, e si accorse che qualcosa non andava, era strano, sembrava che
la sua incrollabile sicurezza si fosse sgretolata come un castello di
sabbia.
Avvicinò le labbra a quelle dello sfregiato, baciandolo dolcemente, quasi
per tranquillizzarlo, iniziando poi a leccargli lentamente il viso,
ripulendolo per bene.
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Quando la lingua di John smise di saettare sul suo viso, Flea lo abbracciò
baciandolo.
In questo momento non voleva pensare a nulla.
Sentì l'odore del sesso sui loro corpi ma non gli importava niente.
"Bravi e la prossima volta vedete di non tradire più...
…o sarai costretto a sfregiarti di nuovo vero Flea?"; e detto
ciò si sedette dando loro le spalle ma controllando i loro movimenti
attraverso il riflesso dello specchio appeso al muro.
"Potete andare"
--------fine seconda parte------------
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