Disclaimer: personaggi e storia di Amy e
Benten il personaggio di John/Jack
è gestito da Benten mentre Flea/Lo sfregiato è di Amy
Freeze! Fire!
di Amy e Benten
Parte: 1/?
L'uomo in abito nero era Doc, chiamato così per via della sua aria da finto
intellettuale.
Finto perché nonostante ostentasse una cultura minimalista non, aveva mai
frequentato nessuna scuola.
Molti in quella stanza avrebbero potuto batterlo in ogni campo tranne che in
uno: la furbizia.
Pareva un incrocio fra una volpe e una vipera: viscido e pericoloso.
Al suo fianco Roy, chiamato così per i suoi capelli rosso carota che celava
sotto un cappello a tese larghe e infine Flea il quale fissava con lo
sguardo di ghiaccio la stanza e i suoi "abitanti"
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Era approdato in quel posto, un nuovo clan, nuovi compagni, ma si sarebbe
adattato, ora quello che voleva era solo riiniziare da capo.
Voleva riprendere la vita che una gang poteva offrire, dimenticare il
passato e la sua debolezza e il clan dello Svizzero gli offriva una nuova
occasione, e questa volta non avrebbe fatto gli stessi errori del passato.
Ancora poco e avrebbe conosciuto coloro che sarebbero stati i suoi compagni.
Angeli della morte con la pistola.
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Doc fece un largo sorriso falso almeno quanto la sua gentilezza.
Lo conosceva troppo bene per non sapere quanto fosse pericoloso.
Sorrideva sempre, da quando ti stringeva la mano per darti al benvenuto fino
a quando ti piantava una pallottola nel cervello per darti il ben servito.
L'ultimo bacio della famiglia era quello freddo della bocca della pistola.
Bla bla bla...era inutile che cogliesse il significato di quelle parole.
Aveva visto nuovi arrivati giungere e bruciarsi come fiammiferi.
Un completo chiaro attirò la sua attenzione.
Eccolo li il nuovo della Famiglia. Spostò il proprio peso da una gamba
all'altra mentre accennava un grugnito di saluto.
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Eccoli i suoi nuovi "colleghi" accennò un saluto col capo,
pensando che di quelli tutto sommato non gli importava nulla.
Un tizio però aveva attirato la sua attenzione.
I capelli grigi e il classico vestito nero da yakuza, aveva qualcosa
quell'uomo che gli dava una strana impressione viscido....già che altro
dire....ma se lo avesse manipolato per bene avrebbe ottenuto certamente
qualcosa, era rischioso... ....ma quello era il braccio destro del
capo....un'ottima posizione.
Ci avrebbe pensato più tardi, ora era giunto il momento delle
presentazioni.
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Giro di presentazioni, per presentarsi con la freddezza tipica di chi sa che
alla fine dell'anno molte di quelle mani che ha stretto sarebbero giaciute
conserte in bare fredde in terre umide di pioggia o sott'acqua per qualche
strana punizione.
Gli parve che John ( o almeno così aveva capito si chiamasse...o meglio si
facesse chiamare) si soffermasse un po' di più davanti a Flea.
Si stavano osservando come se si potessero studiare e analizzare.
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Flea, aveva attirato la sua attenzione.
Non capiva perché...leggeva però negli occhi dell'uomo qualcosa che
assomigliava alla più assoluta dedizione verso il boss.
Manco fosse un cane...si scoprì a pensare. Ma come poteva lui giudicare?
E lui che cos'era allora...un cane randagio...senza padroni ne legami?
Cos'era quella cosa che sentiva dentro di se, invidia forse?
Quel tipo non gli piaceva per nulla, tanto meno i pensieri che egli gli
suscitava.
Si era accorto di essersi soffermato troppo davanti al moro, e con un ultimo
sguardo sarcastico passo a conoscere il giovane sbarbatello li di fianco.
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La punta della scarpa sbatté un paio di volte sul pavimento lustro per
catturare l'attenzione.
Quasi tutti si voltarono allora verso Doc, i sorrisi scomparsi sui loro
volti.
Lo avevano visto voltarsi e parlottare sotto voce con lo Scuro, che
notoriamente era quello che raccoglieva informazioni e dall'aria accigliata
che Doc aveva assunto, Flea aveva ottime ragioni per pensare che le notizie
dello Scuro non fossero per niente buone.
"Ragazzi oggi ci è stato fatto un grande torto due dei nostri uomini,
Jr e Jordan sono stati trovati morti. Erano nostri amici, per molti dei
fratelli. Io voglio che voi li vendichiate. Ripagheremo sangue con
sangue"
La voce di Doc fece tremare le vene nei polsi a tutti.
Lui era la voce del Boss e se il Boss chiama loro non possono far altro che
piegare il capo.
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Era appena arrivato e già cerano delle grane; amici, fratelli, queste
parole per lui non avevano alcun significato.
Eppure non poteva opporsi, e nonostante non ne avesse motivo voleva
combattere.
Sentire il rumore dei proiettili che affondano nella carne. Uccidere per non
pensare più a nulla.
Accarezzò la pistola sotto la giacca, sua unica amica, l'unica di cui si
fidasse...era pronto, se non altro avrebbe mostrato la sua abilità.
Non che gliene importasse molto...ma avrebbe fatto capire da subito che non
era certo uno con cui scherzare.
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Fantastico....erano nel pieno della notte a pedinare delle persone per altro
quasi casualmente si era ritrovato da solo col novellino, pensò Flea mentre
osservava i possibili punti di fuga per evitare di trovarsi spalle al muro.
Uno nuovo, di cui non conosceva nulla se non il nome e il calibro della
pistola che nascondeva sotto la giacca.
Non lo conosceva ma aveva letto una luce strana nei suoi occhi.
La passione per il sangue e cioè la cosa più pericolosa per quelli come
loro.
"Eccoli" sussurrò indicando un bar proclamato territorio
inattaccabile dalla sua mente: troppo pericoloso.
"Fermo è troppo pericoloso è quasi il loro covo..:" lo fermò
con una mano.
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Voleva andare e far fuori quei seccatori, un paio di colpi sarebbero bastati
per i due davanti all'entrata.
Che voleva quel tipo da lui?
Era libero di rischiara la pelle quando più gli aggradava.
si liberò con uno strattone dalla presa dell'uomo dirigendosi verso il
locale.
Era entrato tranquillamente, e quando i due gorilla lo avevano fermato li
aveva guardati con un sorrisetto per poi continuare per la sua strada
lasciandoli nello stupore generale.
Era arrivato al bancone, tra gli sguardi ostili di tutti; già pronti ad
afferrare la pistola.
Ordinò tranquillamente un whisky.
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Una goccia di sudore scivolò sulla fronte di Flea quando, quel pazzo
incosciente berserk era entrato tranquillamente nel covo nemico.
Lui rimase fuori dal locale. Era troppo riconoscibile per poter celarsi.
Il lungo dito scuro scivolò sulla cicatrice che gli era costata
l'appellativo di Sfregiato.
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Era per questo che quel lavoro gli piaceva, oltre al fatto che non sapeva
fare altro, l'imprevedibiltà.
Sarebbe potuto anche morire, essere catturato e torturato o peggio, ma non
erano pensieri che lo preoccupavano.
Notò subito il capo certo non il capo clan, ma un suo subordinato con un
certo potere.
Ed era molto giovane anche, quasi la sua stessa età.
troppo giovane e troppo avventato.
Aveva estratto la pistola e aveva sparato direttamente alla testa bionda del
capo, freddandolo sul colpo. Ovviamente era subito iniziato l'inferno nel
locale.
Aveva continuato a sparare evitando di un soffio vari proiettili e aveva
preso a fuggire verso l'uscita.
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Una raffica di colpi e gli uomini cadevano giù come foglie sotto il vento.
Uno due tre...poi perse il conto e quando fu sicuro di poter scappare in
tutta tranquillità scese dalla sua postazione ritirando la pistola mentre
le sirene annunciavano l'arrivo della polizia.
Avevano fatto un gran casino e se da un lato la meta era stata raggiunta
grazie al loro lavoro sinergico, Flea non poteva di sicuro essere contento
del metodo con cui era stata assolta la missione.
I suoi lavori erano sempre precisi e silenziosi mentre a quel ragazzetto
pareva provasse piacere provocare un caos degno del brodo primordiale o di
tutti i gironi dell'inferno dantesco!
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Missione riuscita. Adorava quelle scene, urla di panico, spari, l'odore
della polvere da sparo, quel mix di cose lo eccitavano oltremodo.
Tornò dal suo "compagno" si accese una sigaretta tranquillamente
e vista la faccia dell'altro gangster quasi si soffocò dalle risate.
Il Moro non aveva apprezzato per nulla la sua strategia...
e lui non poteva far a meno di ridere di quello sguardo di disapprovazione
che gli segnava il viso.
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Gli avrebbe volentieri stampato il calco del suo caricatore in faccia se non
fosse stato per la notevole urgenza di andare a riferire al capo o allo
scuro quello che era accaduto. I nsomma priorità assoluta un, volgarmente
chiamato rapporto a Doc in persona.
"Dobbiamo tornare dalla famiglia" disse serio voltandosi e andando
verso la propria auto.
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Rise ancora più forte al suono della parola famiglia.
Attirandosi un sguardo carico d'odio dal collega, al quale rispose con
un'espressione sarcastica e strafottente come al solito.
Saltò sulla sua auto e accelerando come un pazzo si diresse alla base.
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Il suo primo giorno ed erano già successi dei guai, un buon inizio non c'è
che dire.
Aveva fatto un bel casino, Flea non era l'unico che non aveva gradito il
metodo con cui aveva svolto la missione, Doc l'aveva chiamato a rapporto.
Il braccio destro del boss.avrebbe dovuto stare attento, quell'uomo era
pericoloso, una mossa falsa e nel migliore dei casi si sarebbe trovato con
una pallottola in mezzo agli occhi.
Entrò nell'ampia sala che faceva da ufficio a Doc, trovandolo seduto alla
scrivania con i piedi appoggiati sul tavolo intento a leggere il giornale.
L'uomo aveva tirato su la testa e aveva sorriso al giovane invitandolo ad
entrare; un sorriso poco rassicurante. freddo, falso, e malizioso.
Jhon si era accorto che qualcosa non andava, si aspettava di essere, in
qualche modo punito per la sua irruenza durante le missione, ma Doc non
sembrava certo avere questo tipo di intenzioni.
Si era alzato, gli aveva cinto le spalle con un braccio e lo aveva
accompagnato verso la sua scrivania complimentandosi con lui per non essersi
fatto ammazzare, e consigliandoli di far maggiore attenzione nelle missioni
future.
Il giovane gangster non aveva potuto far a meno di notare lo sguardo
dell'uomo, che sembrava lo stesse spogliando con gli occhi.
A dargli conferma delle vere intenzioni del mafioso fu la mano di
quest'ultimo, che era scesa ad accarezzargli la schiena, mentre le labbra
dell'uomo si erano posate sulla bianca pelle del collo d Jhon.
Le mani di Doc continuavano a toccarlo, andando a slacciare i pantaloni del
ragazzo e ad insinuarvisi dentro.
Il solito sorrisetto ironico incurvò le labbra di jhon, con non curanza si
tolse le mani di doc di dosso e come se nulla fosse, si avviò verso la
porta.
L'uomo non esitò certo a sbarrare le strada al ragazzo, lo afferro per le
spalle e lo sbattè contro la scrivania.
Jhon s ritrovò schiacciato contro il tavolo, Doc su di sé e una lama
fredda come ghiaccio puntata alla gola.
Non aveva molta scelta, morire andando in contro alla lama, oppure subire ciò
che Doc gli avrebbe fatto e che in fondo magari avrebbe anche potuto
piacergli.
La seconda possibilità era sicuramente la migliore, se voleva morire almeno
che lo facesse con dignità!
Andandosene in modo decente da questo sporco mondo.
In fondo non aveva nessuna voglia di ammazzarsi da solo per una stupida
questione di orgoglio.
Allora sì che avrebbe agito da stupido e lui non lo era!
Quale occasione migliore se non quella per sfruttare il braccio destro
del boss...se lo sarebbe manipolato per bene ; poi lo avrebbe ucciso e ne
avrebbe preso il posto.
Un ottimo metodo per salir di posizione in fretta.
Aveva smesso di far resistenza e ora si abbandonava a seguir quei pensieri
cercando di non pensare a quello che Doc gli stava facendo.
Strani e dolorosi ricordi gli si affacciarono alla mente e mentre l'uomo
sopra di lui lo scopava Jack era in uno stato di apatia, non sentiva i
gemiti dell'uomo, sentiva a mala pena la marea di sensazioni che tutto
quello gli suscitava. La sua mente era completamente assente.
Gli occhi spenti e il corpo abbandonato ai movimenti dell'altro.
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Il rumore secco dei tacchetti delle scarpe di Flea rimbalzava sul pavimento
incrinando il silenzio irreale che pareva vi regnasse sovrano.
Bussò, leggero e deciso come al solito. Un bussare che lo annunciava
sempre.
La voce di Doc rispose, assolutamente fredda e composta "Entra
pure".
Un paio di passi e Flea si bloccò.
John era piegato a novanta gradi sotto Doc.
Flea ci mise qualche secondo per realizzare cosa stesse accadendo.
Non che gli importasse poi molto, era consapevole di non essere davanti a un
uomo dai costumi morigerati ma pensare che stava fottendosi
quell'...incapace novellino, riuscì a scuotere per un attimo i suoi nervi e
a fargli inarcare a metà tra il sarcastico e l'incredulo un sopracciglio.
Ma in un attimo quella smorfia si ricucì ne viso, riportandolo a una
assenza di espressione totale.
"Mi avete fatto chiamare?"
Usò un tono freddo e rispettoso solo per far intuire a Doc che in quel
momento lui era lì come gangster e non come amante, ma il sorriso che
aleggiò sul viso pieno dell'uomo pareva indicare che non era dello stesso
parere.
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Che diavolo cP faceva quel tipo li? Perchè Doc lo aveva fatto chiamare?
E soprattutto perché la cosa lo irritava tanto?
L'arrivo di Flea lo aveva scosso dal torpore a cui si era abbandonato.
Ormai era tornato in se ed ora era pienamente consapevole di ciò che gli
stava succedendo.
La testa prese a girargli e un dannato senso d nausea lo assalì.
Non riuscì nemmeno a ricambiar l'espressione ironica dell'uomo, anche Doc
sembrava essersi accorto del suo improvviso cambiamento e aveva iniziato a
dar colpi sempre più forti, seppur mantenendo il suo solito self-control.
Ora la situazione gli era sfuggita di mano, e tutto quello non gli andava più
molto a genio, soprattutto la presenza di Flea.
Bella scena da presentare a uno da cui avrebbe dovuto farsi rispettare, già
il primo giorno ed eccolo li in quell'imbarazzante posizione.
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Doc lo fissò con quegli occhi stranamente brillanti mentre era ancora
dentro a John.
"Vieni qua credo di doverti presentare meglio John il nuovo...gh"
La voce si incrinò in un gemito strozzato mentre sugli occhi una patina di
piacere scendeva oscurandoli.
"John..."
Flea non si permise nemmeno un gesto ma camminò deciso verso i due come se
fosse tutto normale e ci fossero due uomini seduti sulla scrivania e non
coricati sopra seminudi.
Donò una breve occhiata al novellino.
Doc sorrise "Geloso? Dai vieni a darmi una mano..."
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Dannazzione dannazione! Dannazione! E adesso? ke sarebbe successo?
Stava a stento trattenendo i gemiti e i conati di vomito e ora arrivava
anche Flea, con quell'aria indifferente lo sguardo puntato su d lui....
.......e le parole di Doc: "vieni a darmi una mano"....
La vedeva male molto male;temeva quel che sarebbe successo, averebbe voluto
tornare nello stato di apatia di poco prima, ma qualcosa o meglio qualcuno
glielo impediva.
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La bocca di Flea si incurvò in un sorriso di lama mentre si posizionava
dall'altro lato della scrivania.
"Rientriamo nei ranghi novellino" sogghignò sbattendogli la patta
dei propri calzoni davanti al muso.
Spostò la stoffa e in modo che rimanesse vetiso ma il suo pene svettò
ancora in riposo davanti al naso di John.
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Proprio ciò che temeva....
Quel bastardo di Flea.... non rientrava certo nei suoi piani il suo
intervento, stava tutto andando peggio del previsto.
Non poteva fare nulla, ne opporsi, ne altro, doveva solo fare ciò che il
gesto del moro aveva così esplicitamente indicato.
Doc si stava ancora dando da fare su di lui e ricacciando giù la
nausea iniziò a leccare il membro di Flea per poi prenderlo in bocca mentre
l'uomo lo attirava verso di se.
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La lingua di John scivolava sulal sua pelle leggera, dai testicoli fino alla
punta, riprendendo fiato per tornare di nuovo alla base incessante e lenta
nel suo andirivieni.
Sentì le sue labbra dischiudersi per accettare il primo affondo.
Gli strappò un gemito.
*non sono il primo...*
Aveva una tecnica dolce e insistente che era al fine del mondo.
Si focalizzava sulla parte superiore del pene per poi togliersi di colpo e
insipirare sopra facendo scorrere un brivido freddo su tutta la lunghezza.
In breve si ritrovò a tremare di piacere e si allontanò di scatto,
prendendo un fazzoletto dal taschino dei calzoni e eiaculandovi all'interno.
Una ultima forma di rispetto insensata.
Poi si ricompose tossicchiando e rivestendosi.
Doc stava menando colpi sempre più forti fin quando usci completamente per
piantarsi dentro il corpo umido di John
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Forse era finita, era stremato, e soprattutto stupito, non riuscuiva a
comprendere il motivo del gesto di Flea...
E capiva ancora meno il perchè avesse agito con tanta abilità, forse solo
perchè alla mente gli eran tornati fatti passati e tutto quello che essi
comportavano lo avevano spinto a fare a Flea tutto quello cercando di dargli
più piacere possibile.
Questo lo face arrabbiare ancora di più avrebbe potuto staccarglielo a
morsi e invece si era comportato peggio d una prostituta.
Stava reprimendo la rabbia verso Doc e Flea, la tenatzione di farli fuori
era tanta, ma gli spasmi allo stomaco lo stavano facendo impazzire
Se ne salì nella sua stanza e si fiondò nella doccia, lavare via tutto era
l'unica cosa che desiderava, gli odori i sapori e i ricordi ke
quell'esperienza gli aveva riportato alla mente
Si abbandonò al getto d'acqua calda, e poi inconsapevolmente iniziò a
tremare, brividi forti ke lo scossero e lo portarono a lasciarsi scivolare
lungo la parete.
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Si passò una mano nei capelli mentre Doc parlava con la voce impastata dal
sesso e ringraziò mentalmente Dio che ne avesse avuto abbastanza e
che non toccasse anche a lui piegare le reni sotto il suo peso.
Salutò serio in volto e uscì da quella stanza dall'aria pesante e pregna
di odori muschiosi.
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Non ricordava nemmeno da quanto era li, seduto sul piatto della doccia,
lasciando che l'acqua bollente gli scottase quasi la pelle.
Un rumore alla porta lo aveva riportato con i piedi per terra.
Non voleva vedere nessuno, voleva solo stare solo, ma il bussare alla porta
era sempre più insistente.
Si alzò chiuse l'acqua e si avvolse intorno alla vita un'ascigamano bianco,
assaporandone il profumo di pulito.
La pelle e gli occhi arrossati, il passo traballante e lo stomaco ankora in
subbuglio, non si rivestì nemmeno, andò ad aprire la porta, sperando in
cuor suo che non fosse Doc
Aveva aperto la porta quasi con timore, tenendo nascosto nel bordo del
salviettone un piccolo coltello a scatto.
Aprì la porta e quando vide che era Flea, non seppe se ridere per il
sollievo o sbattergli la porta sul muso per via di ciò che era accaduto
prima.
Risolse la situazione con uno dei suoi soliti sorrisi sarcastici.
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Flea non lo guardò neppure "Vengo da parte di Doc"rimase in
silenzio un secondo "Posso entrare?Non è l posto buono per parlare di
lavoro il corridoio"
Serrò le labbra attendendo una reazione da parte di John.
Era un bel ragazzo. Abbastanza giovane tutto sommato.
John fece due passi indietro lasciando a Flea il minimo spazio per entrare.
Gettò uno sguardo all'ambiente più per abitudine che per altro.
"Doc ha dato disposizioni circa il tuo affidamento a qualcuno della
banda.
Da domani sarai un *mio* sottoposto"
Serrò la mascella e un nervo tremò leggermente.
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Sottoposto? Avrebbe dovuto "lavorare" e prendere ordini da quello?
Si prospettava davvero un brutto periodo.
Non sopportava Flea, quell'uomo gli faceva uno starno effetto.
Lo guardò, sempre più sarcastico, e disse : "Tu non hai niente da
insegnarmi"
Strafottenza per nascondere l'inquietudine e la rabbia che lo squotevano.
Temeva che le mani inizziassero a tremargli, l'espressione stravolta e gli
occhi rossi avrebbero potuto far pensare a quello scimmione chissà quali
idiozie.
Fece appello a tutto il suo autocontrollo, appoggiò una mano allo stipite
della porta, avvicinadosi al gangster e gli sussurrò vicinissimo alle
labbra: "Non hai proprio nulla da insegnarmi"
Iniziando poi a ridere, una risata nervosa e forzata che sembrava
appartenere ad un'altra persona.
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"Doc è di parere contrario quindi se vuoi parlargli fai pure ma è un
tipo molto irritabile"
Flea sorrise davanti a quella finta baldanza che luccicava come bigiotteria
in un carico di oro.
Forse era vero, tecnicamente non aveva nulla da insegnargli ma di sicuro
sarebbe stato un ottimo freno alle sue pazzie.
Poteva rischiare la vita quanto voleva ma non se ciò rischiava di
compromettere il buon nome della famiglia.
"Hanno detto che c'è una nuova misisone in caldo quindi vedi di
sbrigarti se vuoi ribellarti"
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Una missione? Sarebbe stata un'ottima occasione per far vedere quanto valeva
davvero.
Anche se dubitava che le cose con doc sarebbero cambiate...
Ma almeno concentrato a svolgere il suo compito avrebbe messo a tacere tutte
quelle insinuanti e fastidiose vocine che si accavallavno nella sua mente
raccontandogli di tristi e ormai lontani avvenimenti.
" Se non ti spiace vorrei riposarmi. E ti assicuro che non ho bisogno
dei tuoi consigli."
Chiuse la porta in faccia a Flea e andò in camera si buttò sul letto
cercando di dormire.
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"Testa di cazzo.."Si ritrovò a dire con un sentimento quasi di
rabbia mentre si voltava e scendeva velocemente le scale.
Mah si, sarebbe tornato anche lui a casa e avrebbe cercato di dormire in
fondo il giorno dopo sarebe stata una lunga lunga giornata.
-fine capitolo-
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