DISCLAMER: Questa è la mia prima fic con personaggi non miei, (con i miei lavoro meglio!!) infatti appartengono a Mr. Inoue, che per mio sommo tormento li ha creati e non me li vuole regalare, (se fossero miei di baskettoso rimarrebbe solo il titolo!!), ma se qualcuno facesse una colletta per comprare i diritti d’ autore e me li volesse regalare, magari con un bel fiocco blu in testa, mi farebbe felice.
Comunque, per favore non uccidetemi.......... chi mi conosce sa che posso fare molti più danni di così............... vostra, >°-°< (= Nuel)


 


Frammenti

parte I

di Nuel


 


-UEEEEEEEEEEEEEEEE! MAMMA!-

-Cosa c’è Hana’? Non piangere, piccino!-

-I bambini mi prendono in giro! Dicono che ho i capelli strani!-

-Ma no, tesoro! Guarda i fiori Hana’: guarda che bei colori hanno! Un signore, una volta, ha detto "I fiori sono foglie impazzite d’ amore". Non mi ricordo chi fosse, ma credo fosse un poeta. Questi capelli che hai ereditato dal nonno sono un portafortuna, sai? Ti faranno trovare una bellissima ragazza, vi innamorerete e sarete tanto felici!-

-Non mi piacciono le femmine!-

-HaHa............. vedrai che quando crescerai ti piaceranno-


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La sveglia lo riportò alla realtà. -Mamma- mormorò maledicendo il sogno che gli aveva riportato alla memoria quell’ episodio di quando era bambino. Sua madre era stata davvero convinta che quegli assurdi capelli rossi che gli avevano creato un’ infinità di problemi fossero un portafortuna. Già, bel portafortuna erano stati per suo nonno: un lord irlandese che nel corso di un viaggio in Oriente si era innamorato di una cameriera giapponese. Quando sua nonna era rimasta incinta di sua madre, lui aveva scritto ai genitori per avere il permesso di sposarla, ma loro erano stati irremovibili nel proibirglielo, così lui era risalito sul transatlantico con le grandi ciminiere, deciso a convincerli per poi tornare a prenderla, ma, su quella nave, suo nonno c’ era morto e sua nonna aveva dovuto scrivere decine di lettere prima di avere l’ ineluttabile risposta. Sua madre aveva preso il cognome della nonna, che aveva affrontato da sola il disonore e le difficoltà della vita, senza mai rinnegare l’ amore per quel ronin che se ne era andato senza più tornare.

Sua madre era morta all’ improvviso quando lui aveva solo dieci anni, stroncata da un tumore fulminante e suo padre aveva fatto i salti mortali, barcamenandosi tra il lavoro e la loro piccola famigliola............... fino all’ infarto.

Se alle medie non avesse conosciuto il suo migliore amico e gli altri, chissà come sarebbe finito! In fin dei conti non erano dei veri teppisti, quando pensava a loro gli veniva spontaneo associarli a quei film buonisti degli anni ‘60, gli italiani "spaghetti western", che dei western americani avevano solo il nome. Loro erano un po’ così: sotto la maschera da "cattivi" batteva un cuore d’ oro sempre pronto a farsi in quattro per un amico. Ed anche adesso, a chi poteva rivolgersi se non a Yohei?

Si lavò la faccia ed indossò jeans e maglietta. L’ avrebbe aspettato fuori da scuola, lui non ci sarebbe andato per un po’ di tempo.


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Mito lo vide appoggiato al muro della scuola, non indossava la divisa, segno che aveva altri programmi per quel giorno.

-Ciao Hana’!- lo salutò di buon umore.

-Ciao Yohei............. devo dirti una cosa, hai due minuti?- gli fece cenno di seguirlo.

Mito fece spallucce e lo seguì.

-Sto andando a chiudere il mio conto in banca. Ho deciso di andare per un po’ in Irlanda, alla ricerca delle mie origini, se vuoi- sorrise- A parte gli scherzi, ho bisogno di staccare un po’ la spina-

Yohei lo guardò stupito ed un po’ preoccupato, ma poi gli fece un sorriso rassicurante: -Sta attento, e tienimi informato, ok?-

Sapeva che doveva aspettarsi qualcosa del genere, da quando l’ intaresse per Aruko era scemato ed al suo posto si era ritrovato un ingombrante attaccamento per qualcun altro...................... Sperava solo che cambiare aria gli facesse bene e poi tornasse l’ Hana’ casinista di sempre.


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Dublino era una città uggiosa, ma le persone che alla sera si incontravano nei pub a cantare e bere birra, con i loro capelli ramati, illuminavano le notti con il loro calore. Era lì già da una settimana, aveva individuato il vecchio maniero della famiglia di suo nonno, ma non aveva ancora avuto il coraggio di andare a bussare alla sua porta. Domani ci sarebbe andato, si ripromise, ingoiando l’ ultimo boccone della sua cena.


Ad una cinquantina di chilometri da Dublino c’ era una cittadina tranquilla, che sembrava rimasta immersa negli anni ‘50. Il vecchio maniero era in periferia ed aveva dovuto scarpinare un po’ dalla fermata dell’ autobus.

Fece un sospiro davanti al grande cancello di ferro battuto, ripetendosi per la millesima vola di suonare al videocitofono.

-Ciao!- Una vocina gentile alle sue spalle lo fece sussultare.

Sakuragi si girò lentamente. Abbassò lo sguardo di parecchi centimetri. Rossi. Rossi come i suoi. E grandi occhi azzurro chiaro che lo fissavano sorridenti.

-Ciao- balbettò in risposta.

-Io sono Merybeth McDouel. Posso aiutarti?-

Sakuragi si sentì avvampare.

-McDouel?... Io... io sono Hamnamichi Sakuragi, piacere di conoscerti...-

-Sakuragi? Sei giapponese? Non sapevo che ci fossero giapponesi con i capelli rossi naturali!...-

La ragazzina si alzò in punta di piedi, scrutandolo attentamente, arricciando il suo grazioso nasetto a patatina.

-Vieni con me!- Gli disse dopo qualche momento, afferrandolo per mano e spalancando contemporaneamente il cancello. Si trascinò dietro un Sakuragi sorpreso e confuso, quasi correndo, facendo svolazzare la gonna del vestito verde in torno alle ginocchia


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Yohei finì di leggere quella lettera incredibile in cui il suo miglio amico gli spiegava che restava in Irlanda. Sua cugina Merybeth, intuendo la sua identità l’ aveva portato dai suoi genitori. Il padre della ragazza, zio William, era il figlio del fratello minore di suo nonno. Aveva sentito molte volte dal padre la storia dello zio. Suo padre, che aveva sposato una donna scelta per lui dalla famiglia, aveva sempre rimpianto di non poter fare nulla per quella povera donna giapponese di cui ignorava anche il nome e per la sua creatura, ma suo padre era stato sempre categorico, ed avendo bruciato tutte le lettere della donna, non aveva avuto neppure un indirizzo da cui partire. Zio Will e zia Joan si erano fatti raccontare da lui la storia di sua nonna e di sua madre, ed alla fine gli avevano proposto di rimanere con loro, dato che non aveva altri parenti in Giappone. Lui aveva esitato, ma la cugina Beth, che si era presa una cotta per lui, aveva insistito tanto che, alla fine, aveva deciso di accettare.

Mito decise che doveva parlare con Aruko, la ragazza aveva un forte ascendente su di lui e forse sarebbe riuscita a convincerlo a tornare da loro.

Come sempre la trovò in contemplazione della squadra di basket. La salutò e lei gli regalò un gran sorriso. In una decina di minuti le spiegò la situazione, guardando la sua faccia passare dal turbato allo sconvolto.

-COSA??- Il suo grido rimbombò tra i muri della palestra sovrastando il rumore dei palloni sul parquet.

I ragazzi, allarmati, interruppero l’ allenamento focalizzando l’ attenzione su di lei.

Akagi fulminò la sorella con uno sguardo che sembrava dire "Meglio per te che ci sia un valido motivo per disturbarci!"

-Sakuragi non può fare una cosa del genere!- Continuò lei senza badare a nessuno.

Sentendo il nome dell’ imbecille che un mese prima aveva mollato tutti senza nessun preavviso, i ragazzi si avvicinarono molto interessati.

-Che succede Aruko?- Le chiese preoccupata Ayako.

-Sakuragi vuole trasferirsi in Irlanda!- La ragazza prese a raccontare in modo concitato quello che aveva appena appreso da Mito.

Mitsui si allontanò arrabbiato, dicendo che non avevano motivo di preoccuparsi per qualcuno che non si era preso il minimo disturbo per loro.

Kogure gli intimò con uno sguardo di non aggiungere altro, anche se intuiva i sentimenti dell’ altro.

Notando la lettera, Rukawa la strappò di mano a Mito, le dette una rapida scorsa e poi fissò il mittente per alcuni istanti.

Mito pregò interiormente che il ragazzo intervenisse in prima persona, se c’ era qualcuno che poteva assai più di Aruko e lui stesso, quello era Rukawa.

Akagi richiamò tutti all’ ordine, minacciando allenamenti extra per chi avesse perso altro tempo per quello scriteriato che della sua vita poteva fare quello che voleva. Nel suo sguardo, però, si notava una certa delusione per il comportamento di Sakuragi, evidentemente, pensava, la sua passione per il basket, non era forte quanto aveva fatto credere.


Finiti gli allenamenti, Rukawa corse a casa e telefonò all’ aeroporto per prenotare il primo posto libero per Dublino, buttò in valigia l’ essenziale per quattro o cinque giorni, ( purtroppo quello era un gran testardo!), regolò la sveglia e si buttò sul letto per riposare un paio d’ ore. Avrebbe preso qualcosa da mangiare in stazione, prima di salire sull’ ultimo treno che da Kanagawa l’ avrebbe portato all’ aeroporto. All’ alba sarebbe già stato in volo.


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Niente da dire: quella testa calda aveva i suoi motivi per voler restare in Irlanda: bel posto, gente rumorosa quanto lui.............. clima un po’ freddo ed umido, ma neanche troppo, poi. Sceso dall’ autobus s’ incammino con passo deciso nella direzione indicatagli dall’ autista. Senza neppure pensare a cosa gli avrebbe detto quando se lo sarebbe trovato davanti, suonò al campanello della grande costruzione turrita di mattoni rossi che avrebbe impressionato sicuramente chiunque altro, ma non lui: lui era lì con uno scopo preciso!

Al citofono si presentò come un amico di Hanamichi e subito gli venne aperto. Una volta entrato si scusò con la padrona di casa per essersi presentato lì senza alcun preavviso e senza troppi complimenti spiegò che era lì per convincere il suo "amico" a tornare a casa con lui

La donna lo ascoltò e con un sorriso materno gli spiegò come raggiungere suo nipote, che doveva trovarsi al lago con sua figlia. Da una finestra del primo piano gli indicò la strada da percorrere al’ interno del vasto parco. Rukawa la ringraziò e, poco dopo, scomparve tra gli alberi della tenuta.

Delle risate allegre (di cui una inconfondibile) guidarono i suoi ultimi passi verso il lago, ma quando finalmente ci arrivò vi regnava un silenzio perfetto. Rukawa si trovò davanti una scena per cui non era preparato: la ragazzina lo stava baciano. Quella odios....graziosa ragazzina stava baciando il SUO (-non ancora- puntualizzò pragmaticamente la sua coscienza) ragazzo! E lui la stava pure abbracciando!

Rukawa si schiarì la voce per segnalare la sua presenza ed immediatamente quattro occhi si fissarono su di lui.

-Che ci fai tu qui?- Strabuzzò gli occhi Sakuragi.

-E’ un tuo amico Hana’?- Gli chiese subito la ragazzina.

-S...........si- Esitò un momento prima di presentarli.

-Non sapevo che esistessero giapponesi con gli occhi blu!- Si stupì lei.

-Sono rari, però ce ne sono! Pensa che per tradizione la sposa dell’ imperatore dovrebbe essere una nobile fanciulla di un centimetro più bassa di lui e con gli occhi verdi!- Si pavoneggiò il cugino illustrando le tradizioni del suo popolo.

-Addirittura!- esordì lei fissando di nuovo gli occhi blu di Rukawa.

-Dovrei parlarti, se non ti spiace- Tagliò corto Rukawa, facendo capire all’ invadente mocciosetta che era di troppo.

Con una risatina Merybeth li lasciò soli e Sakuragi andò a sedersi di fronte al lago.

-Allora? Che volevi dirmi di tanto importante?- Lo esortò dal momento che l’ altro non parlava.

-Che devi tornare in Giappone!- Sancì quello senza troppi preamboli andando a sedergli accanto.

-Non intendo farlo- Gli rispose semplicemente Sakuragi distendendosi ad occhi chiusi sull’ erba soffice.

I minuti passarono e nessuno dei due disse più nulla. Il respiro di Sakuragi si era fatto lento e profondo, Rukawa lo guardò per qualche minuto, immobile.

-Dormi?- Gli chiese con un filo di voce.

Nessuna risposta.

Guardando quel viso sereno e rilassato provò un improvviso moto di gelosia: quella piccola serpe l’ aveva baciato! Aveva baciato quelle labbra che dovevano appartenere solo a lui, e chissà quante volte!

Sakuragi dormiva............. che male c’ era se per un istante, un solo istante appoggiava le proprie labbra sulle sue............... solo per un momento...............

-Che cavolo fai volpaccia!- Lo fulminò il non-dormiente quando era ad un paio di millimetri della sua meta.

Rukawa si rialzò di scatto, arrossendo.

-Credevo dormissi- Disse come si fosse trattato di una scusa.

-Ed è un buon motivo per baciarmi?- Gli chiese l’ altro alzandosi a sedere.

-Controllavo solo che respirassi ancora!- Gli ringhiò girandosi dall’ altra parte.

Inaspettatamente, Sakuragi non gli disse nulla e dopo un po’ Rukawa tornò a guardarlo.

-Veramente -iniziò dopo un po’- non voglio tornare in Giappone: qui ho una famiglia, ho Beth...-

-E la Akagi, allora?-

Sakuragi lo fissò divertito. -Aruko, ormai è solo una cara amica... c’è qualcun altro che dovrebbe avere il coraggio di farsi sotto con lei, e non mi riferisco a te!-

-E i tuoi amici! Il basket?-

-I ragazzi capiranno............ e posso sempre giocare anche qui............. vi dimenticherete presto tutti di me...............-

Rukawa non disse nulla.

-Lì non c’è nessuno, quando rincaso alla sera e nessuno che mi accolga a braccia aperte................. Quando Beth ha detto che gli piacevo non riuscivo a crederci! Io che nella vita ho collezionato solo rifiuti, sono stato corteggiato da lei! Tu non puoi capire cosa significa sentirsi rifiutati! E’..................-

-Capisco, invece!- Lo interruppe. -Capisco cosa si prova ad essere rifiutato dalla persona di cui si è innamorati...............-

-TUU??-

-Cosa c’è di strano?- Gli chiese appoggiando il mento sulle ginocchia.

Sakuragi gli andò davanti camminando sulle ginocchia, per fissarlo con gli occhi sgranati. -Il ragazzo più corteggiato della scuola RESPINTO!!! E da chi? Non ci credo!-

Rukawa arrossì di nuovo e, di nuovo, girò il viso.

-Peggio: mi detesta!-

-Ma è della nostra scuola? Di che anno? La conosco? Che tipa è?- La proverbiale energia di Sakuragi esplodeva in un fiume inesauribile di domande. Rukawa capì che se voleva riacquistare un po’ di pace doveva rispondergli.

-Si, è una matricola del nostro liceo. E’ una persona incredibile........... piena di entusiasmo, sempre circondata da un sacco di amici............. è solare, allegra, gentile............. è............. splendida! Una persona così non sa che farsene di uno come me.............-

Sakuragi restava ammutolito davanti al sorriso che Rukawa non aveva potuto trattenere nel pensare a quella stupida che aveva il coraggio di rifiutare un ragazzo del genere, e lo fissava incredulo che qualcuno avesse potuto arrivare così in profondità nel cuore della fonte di ogni suo turbamento ed incertezza.

-Sei proprio cotto, eh Rukawa!- Gli chiese con la voce un po’ malferma ed uno sguardo a metà tra la tristezza e la dolcezza.

Rukawa assentì lentamente. Lo stomaco gli si stava rimestando sotto quello sguardo caldo, sarebbe rimasto a perdersi in quegli occhi all’ infinito.

-Ma ti ha proprio detto che non le interessi?- Gli chiese l’ inconsapevole oggetto del suo desiderio, riportandolo alla realtà.

-Più o meno..............-

-Come sarebbe più o meno?! Ma tu ci hai parlato chiaro con ‘sta tipa?-

Rukawa scosse la testa, nascondendo il viso contro le ginocchia.

-Non ce n’è bisogno, lo so già.-

-Secondo me ti sbagli. Magari tu le piaci, ma è troppo timida per ammetterlo. Dovresti dirle quello che provi per lei.............. invitarla ad uscire...............-

-Non ci riuscirei- La voce usciva attutita dall’ antro costituito dal suo stesso corpo. -Mi tremano le gambe solo a sentirmi i suoi occhi addosso! Non è una persona timida, tutt’ altro, ma non potrei mai dirle in faccia che l’ amo, che la desidero......... che vorrei sciogliermi nel suo corpo, tra le sue braccia.............-

-EHI! Frena!! Qui stiamo andando un po’ oltre, non credi!- Sbraitò Sakuragi, rosso in faccia, perdendo l’ equilibrio e cadendo all’ indietro.

-A cosa ti riferisci?-

-Mi sembra che tu stia parlando di SESSO! Non credo proprio che sia la prima cosa da dire ad una ragazza, sai!-

Rukawa gli sorrise tristemente. -Non dirmi che tu non hai mai desiderato un contatto fisico con nessuna delle cinquantuno ragazze a cui ti sei dichiarato!-

-Dal momento che mi hanno tutte rifiutato, non ho mai avuto motivo di pensarci seriamente!- Bofonchiò variando tonalità di rosso sul viso ad ogni parola.

-Neanche con tua cugina?- Lo prese un po’ in giro.

-Volpaccia, lei è mia cugina! E ha solo 15 anni!-

-Noi non ne abbiamo molti di più, e non mi pareva ti dispiacesse quando ti baciava!-

Rukawa si dette dell’ idiota: perché cercava di farsi male da solo? Che fosse masochista?

-Un bacio è una cosa diversa!- Sentenziò senza ammettere repliche.

-Comunque, io amo veramente questa persona, e non credo ci sia nulla di male se la desidero anche fisicamente-

-Insisto che dovresti dichiararti!-

-No!-

-Perché no?!-

-Non mi sono mai dichiarato a nessuno............ farei un gran pasticcio, di sicuro!-

-Sai che non sembri neppure tu! Questa tipa dev’ essere davvero incredibile per averti ridotto così!-

-E’ inutile parlarne, torniamo a te, piuttosto!- Si dette un nuovo contegno, dopo un lungo sospiro.

Sakuragi lo fissò interdetto, voleva che Rukawa fosse felice, tanto sapeva benissimo che lui non avrebbe mai potuto averlo.

-Dichiarati!-

Lo guardava con certi occhi! Con una determinazione che non gli aveva mai visto.

-Lo farò solo se torni in Giappone con me!- Gli rispose glaciale e perentorio.

-Questo è un ricatto volpe malefica!-


Tre giorni dopo, tra i pianti della piccola Beth, che "però capiva" e gli abbracci degli zii che li avevano accompagnati in aeroporto, Rukawa e Sakuragi ripartivano per il Giappone.

-Ora però mi devi dire chi è questa ragazza!- Lo punzecchiò una volta in volo.

-Lasciami dormire! Ho sonno!-

Per tutto il viaggio Sakuragi non riusci a farsi dire una parola, in compenso, una volta tornati a Kanagawa, Rukawa lo salutò con un -Ci vediamo domani a scuola!- mezzo sbadigliato.


>°-°< >°-°< >°-°<


Sakuragi non stava nella pelle, alla mattina aveva salutato metà dei suoi amici, entrando in ritardo in aula e durante la pausa pranzo era schizzato in classe di Rukawa, ci aveva pensato e, dato che la volpaccia faceva assai poca vita sociale, la ragazza in questione poteva essere solo una sua compagna di classe. Fece vagare lo sguardo tra i banchi, erano rimasti in pochi in aula, e nessuna ragazza "incredibile, piena di entusiasmo, sempre circondata da un sacco di amici, solare, allegra, gentile, splendida" gli balzò agli occhi.

-Cerchi qualcuno?- Gli chiese una ragazza bassa, con due occhiali enormi e piuttosto tondetta.

-Rukawa- Rispose semplicemente lui.

-Oggi non è venuto a scuola-

Sakuragi, un po’ deluso, andò in cerca di Mito e degli altri, avrebbe passato con loro il resto dell’ intervallo.

Al termine delle lezioni si recò in palestra, Aruko, che lo vide arrivare, gli corse in contro buttandogli le braccia al collo, felice di rivederlo.

Il clima non era però lo stesso tra i suoi compagni di squadra: Kogure gli diede il ben tornato con un sorriso cordiale, ma gli altri si limitarono ad ignorarlo piombando in un silenzio di tomba in puro "volpe-style" . E, a proposito di volpi............ Rukawa si stava allenando in un angolino tutto solo.

-Non prendertela, ci sono tutti rimasti malissimo quando te ne sei andato senza avvisare nessuno.- Gli disse Haruko rincuorandolo un po’.

Sakuragi assentì e trotterellò vicino al musone per antonomasia.

-Perché non sei venuto a scuola, oggi?-

-Sonno-

-Ma non dovevamo risolvere quella "questione"?-

-Hn..-

-Sei ridiventato loquace!-

-Sakuragi smettila di perdere tempo!- Tuonò alle sue spalle Akagi riportandolo all’ ordine.

Dopo gli allenamenti Sakuragi decise di aspettare Rukawa, non poteva mica farlo tornare così sui suoi passi e poi pretendere che lasciasse perdere il motivo per cui l’ aveva fatto!

Rukawa uscì sbadigliando, diretto verso la sua bicicletta.

-Ciao!- Gli urlò in un orecchio facendogli fare un salto.

Rukawa sbarrò gli occhi per lo spavento -DEFICIENTE! vuoi farmi diventare sordo!-

Ma Sakuragi neanche lo sentiva, perso in quegli occhi blu incredibilmente spalancati.

-Allora?- Si riprese e si stampò in faccia un sorriso da un’ orecchio all’ altro.

-Ora non mi va di parlarne!- Riprese a camminare.

-Bhe, allora parlo io! Ho pensato che potresti chiederle di venire su in terrazza, durante la pausa pranzo, io mi nasconderò lì vicino, così magari se sai che hai me vicino ti senti più sicuro!-

Rukawa lo guardò alzando un sopracciglio.

-Le potresti dire che ti piace e che vorresti frequentarla un po’, magari prendendola alla larga non ti dice di no, naturalmente dovrai usare parole tue, io ti sto solo dando dei consigli...-

-Hai finito di parlare a vanvera?-

Sakuragi si bloccò offeso. -Guarda che io sto solo cercando di darti una mano!-

-Allora dammela sul serio: fa silenzio!-

Sakuragi rimase in dietro mentre Rukawa saliva sulla sua bicicletta e cominciava a pedalare.



-........non darò mai più il minimo aiuto a quella stupida volpe spelacchiata!- Finì di raccontare a Yohei che lo aveva ascoltato per tutta la mattinata ed ora stava seduto sul pavimento di cemento della terrazza con lui.

-Ma se Rukawa si mettesse davvero con qualcuno, tu cosa faresti?-

-Mi basterebbe vederlo contento.-

Yohei lo guardò comprensivo come sempre, lui era l’unico a sapere. Dopo un paio di secondi si alzò con un sorriso. -Allora vi lascio soli!- Gli strizzò l’ occhio.

Sakuragi lo guardò senza capire ed ad un suo gesto si girò verso le scale. Rukawa era lì.

Mito lo superò alzando una mano in segno di saluto verso entrambi ed appena scomparve sulle scale Rukawa andò a sedergli accanto.

-Scusami per ieri, Hana’- sospirò

"C’è qualcosa che non va" Registrò distrattamente la sua mente, poi si accorse di cosa fosse: da quando in qua quel presuntuoso chiedeva scusa? E da quando lo chiamava Hana’?

Sakuragi si fece subito molto attento.

-Hai detto che devo usare parole mie.........-

Sakuragi assentì con decisione.

-Ma io non sono bravo con le parole......... credo che certi gesti valgano molto di più di tutti i discorsi della terra, sei d’ accordo?-

-Credo di si-

Rukawa si alzò e gli porse la mano per aiutarlo ad alzarsi. Quando Sakuragi fu in piedi di fronte a lui Rukawa strattonò la sua mano sbilanciandolo verso di sè, gli circondò i fianchi con l’ altro braccio e lo baciò.

Sakuragi sorpreso, confuso, col cuore che stava battendo qualsiasi suo precedente record di velocità, lo spinse in dietro, sciogliendosi da quell’ abbraccio.

-Ma che ti prende?- Gli urlò dietro con la voce tremante che non poteva mascherare l’ emozione.

-Non c’è nessuna ragazza. E’ sempre stato di te che parlavo-

-Ma... Ma come?-

-Io parlavo di una "persona", e tu hai pensato ad una ragazza, ma io sono innamorato di te..........-

-Volpe di nome e di fatto!-

-Idiota! Se fossi un genio te ne saresti accorto che non ho mai parlato di ragazze!-

-Kaede?-

-Hn?-

-Baciami di nuovo, ma come si deve, stavolta!-

-Come?-

-Volpe celebrolesa come devo dirtelo che ti amo anch’mmmmm!-

Non poté finire la frase, perché Rukawa aveva seguito il suo consiglio al volo, stavolta.

La pausa pranzo stava finendo, ma loro due avevano ancora un bel po’ di cose da dirsi, quando sarebbero riusciti a staccarsi, naturalmente!!








continua................ (?)



 

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