DISCLAMER: Questa è la mia prima fic
con personaggi non miei, (con i miei lavoro meglio!!) infatti appartengono a
Mr. Inoue, che per mio sommo tormento li ha creati e non me li vuole
regalare, (se fossero miei di baskettoso rimarrebbe solo il titolo!!), ma se
qualcuno facesse una colletta per comprare i diritti d’ autore e me li
volesse regalare, magari con un bel fiocco blu in testa, mi farebbe felice.
Comunque, per favore non uccidetemi.......... chi mi conosce sa che posso
fare molti più danni di così............... vostra, >°-°< (= Nuel)
Frammenti
parte I
di Nuel
-UEEEEEEEEEEEEEEEE! MAMMA!-
-Cosa c’è Hana’? Non piangere, piccino!-
-I bambini mi prendono in giro! Dicono che ho i capelli strani!-
-Ma no, tesoro! Guarda i fiori Hana’: guarda che bei colori hanno! Un
signore, una volta, ha detto "I fiori sono foglie impazzite d’ amore". Non
mi ricordo chi fosse, ma credo fosse un poeta. Questi capelli che hai
ereditato dal nonno sono un portafortuna, sai? Ti faranno trovare una
bellissima ragazza, vi innamorerete e sarete tanto felici!-
-Non mi piacciono le femmine!-
-HaHa............. vedrai che quando crescerai ti piaceranno-
>°-°< >°-°< >°-°<
La sveglia lo riportò alla realtà. -Mamma- mormorò maledicendo il sogno
che gli aveva riportato alla memoria quell’ episodio di quando era
bambino. Sua madre era stata davvero convinta che quegli assurdi capelli
rossi che gli avevano creato un’ infinità di problemi fossero un
portafortuna. Già, bel portafortuna erano stati per suo nonno: un lord
irlandese che nel corso di un viaggio in Oriente si era innamorato di una
cameriera giapponese. Quando sua nonna era rimasta incinta di sua madre,
lui aveva scritto ai genitori per avere il permesso di sposarla, ma loro
erano stati irremovibili nel proibirglielo, così lui era risalito sul
transatlantico con le grandi ciminiere, deciso a convincerli per poi
tornare a prenderla, ma, su quella nave, suo nonno c’ era morto e sua
nonna aveva dovuto scrivere decine di lettere prima di avere l’
ineluttabile risposta. Sua madre aveva preso il cognome della nonna, che
aveva affrontato da sola il disonore e le difficoltà della vita, senza mai
rinnegare l’ amore per quel ronin che se ne era andato senza più tornare.
Sua madre era morta all’ improvviso quando lui aveva solo dieci anni,
stroncata da un tumore fulminante e suo padre aveva fatto i salti mortali,
barcamenandosi tra il lavoro e la loro piccola famigliola...............
fino all’ infarto.
Se alle medie non avesse conosciuto il suo migliore amico e gli altri,
chissà come sarebbe finito! In fin dei conti non erano dei veri teppisti,
quando pensava a loro gli veniva spontaneo associarli a quei film buonisti
degli anni ‘60, gli italiani "spaghetti western", che dei western
americani avevano solo il nome. Loro erano un po’ così: sotto la maschera
da "cattivi" batteva un cuore d’ oro sempre pronto a farsi in quattro per
un amico. Ed anche adesso, a chi poteva rivolgersi se non a Yohei?
Si lavò la faccia ed indossò jeans e maglietta. L’ avrebbe aspettato fuori
da scuola, lui non ci sarebbe andato per un po’ di tempo.
>°-°< >°-°< >°-°<
Mito lo vide appoggiato al muro della scuola, non indossava la divisa,
segno che aveva altri programmi per quel giorno.
-Ciao Hana’!- lo salutò di buon umore.
-Ciao Yohei............. devo dirti una cosa, hai due minuti?- gli fece
cenno di seguirlo.
Mito fece spallucce e lo seguì.
-Sto andando a chiudere il mio conto in banca. Ho deciso di andare per un
po’ in Irlanda, alla ricerca delle mie origini, se vuoi- sorrise- A parte
gli scherzi, ho bisogno di staccare un po’ la spina-
Yohei lo guardò stupito ed un po’ preoccupato, ma poi gli fece un sorriso
rassicurante: -Sta attento, e tienimi informato, ok?-
Sapeva che doveva aspettarsi qualcosa del genere, da quando l’ intaresse
per Aruko era scemato ed al suo posto si era ritrovato un ingombrante
attaccamento per qualcun altro...................... Sperava solo che
cambiare aria gli facesse bene e poi tornasse l’ Hana’ casinista di
sempre.
>°-°< >°-°< >°-°<
Dublino era una città uggiosa, ma le persone che alla sera si incontravano
nei pub a cantare e bere birra, con i loro capelli ramati, illuminavano le
notti con il loro calore. Era lì già da una settimana, aveva individuato
il vecchio maniero della famiglia di suo nonno, ma non aveva ancora avuto
il coraggio di andare a bussare alla sua porta. Domani ci sarebbe andato,
si ripromise, ingoiando l’ ultimo boccone della sua cena.
Ad una cinquantina di chilometri da Dublino c’ era una cittadina
tranquilla, che sembrava rimasta immersa negli anni ‘50. Il vecchio
maniero era in periferia ed aveva dovuto scarpinare un po’ dalla fermata
dell’ autobus.
Fece un sospiro davanti al grande cancello di ferro battuto, ripetendosi
per la millesima vola di suonare al videocitofono.
-Ciao!- Una vocina gentile alle sue spalle lo fece sussultare.
Sakuragi si girò lentamente. Abbassò lo sguardo di parecchi centimetri.
Rossi. Rossi come i suoi. E grandi occhi azzurro chiaro che lo fissavano
sorridenti.
-Ciao- balbettò in risposta.
-Io sono Merybeth McDouel. Posso aiutarti?-
Sakuragi si sentì avvampare.
-McDouel?... Io... io sono Hamnamichi Sakuragi, piacere di conoscerti...-
-Sakuragi? Sei giapponese? Non sapevo che ci fossero giapponesi con i
capelli rossi naturali!...-
La ragazzina si alzò in punta di piedi, scrutandolo attentamente,
arricciando il suo grazioso nasetto a patatina.
-Vieni con me!- Gli disse dopo qualche momento, afferrandolo per mano e
spalancando contemporaneamente il cancello. Si trascinò dietro un Sakuragi
sorpreso e confuso, quasi correndo, facendo svolazzare la gonna del
vestito verde in torno alle ginocchia
>°-°< >°-°< >°-°<
Yohei finì di leggere quella lettera incredibile in cui il suo miglio
amico gli spiegava che restava in Irlanda. Sua cugina Merybeth, intuendo
la sua identità l’ aveva portato dai suoi genitori. Il padre della
ragazza, zio William, era il figlio del fratello minore di suo nonno.
Aveva sentito molte volte dal padre la storia dello zio. Suo padre, che
aveva sposato una donna scelta per lui dalla famiglia, aveva sempre
rimpianto di non poter fare nulla per quella povera donna giapponese di
cui ignorava anche il nome e per la sua creatura, ma suo padre era stato
sempre categorico, ed avendo bruciato tutte le lettere della donna, non
aveva avuto neppure un indirizzo da cui partire. Zio Will e zia Joan si
erano fatti raccontare da lui la storia di sua nonna e di sua madre, ed
alla fine gli avevano proposto di rimanere con loro, dato che non aveva
altri parenti in Giappone. Lui aveva esitato, ma la cugina Beth, che si
era presa una cotta per lui, aveva insistito tanto che, alla fine, aveva
deciso di accettare.
Mito decise che doveva parlare con Aruko, la ragazza aveva un forte
ascendente su di lui e forse sarebbe riuscita a convincerlo a tornare da
loro.
Come sempre la trovò in contemplazione della squadra di basket. La salutò
e lei gli regalò un gran sorriso. In una decina di minuti le spiegò la
situazione, guardando la sua faccia passare dal turbato allo sconvolto.
-COSA??- Il suo grido rimbombò tra i muri della palestra sovrastando il
rumore dei palloni sul parquet.
I ragazzi, allarmati, interruppero l’ allenamento focalizzando l’
attenzione su di lei.
Akagi fulminò la sorella con uno sguardo che sembrava dire "Meglio per te
che ci sia un valido motivo per disturbarci!"
-Sakuragi non può fare una cosa del genere!- Continuò lei senza badare a
nessuno.
Sentendo il nome dell’ imbecille che un mese prima aveva mollato tutti
senza nessun preavviso, i ragazzi si avvicinarono molto interessati.
-Che succede Aruko?- Le chiese preoccupata Ayako.
-Sakuragi vuole trasferirsi in Irlanda!- La ragazza prese a raccontare in
modo concitato quello che aveva appena appreso da Mito.
Mitsui si allontanò arrabbiato, dicendo che non avevano motivo di
preoccuparsi per qualcuno che non si era preso il minimo disturbo per
loro.
Kogure gli intimò con uno sguardo di non aggiungere altro, anche se
intuiva i sentimenti dell’ altro.
Notando la lettera, Rukawa la strappò di mano a Mito, le dette una rapida
scorsa e poi fissò il mittente per alcuni istanti.
Mito pregò interiormente che il ragazzo intervenisse in prima persona, se
c’ era qualcuno che poteva assai più di Aruko e lui stesso, quello era
Rukawa.
Akagi richiamò tutti all’ ordine, minacciando allenamenti extra per chi
avesse perso altro tempo per quello scriteriato che della sua vita poteva
fare quello che voleva. Nel suo sguardo, però, si notava una certa
delusione per il comportamento di Sakuragi, evidentemente, pensava, la sua
passione per il basket, non era forte quanto aveva fatto credere.
Finiti gli allenamenti, Rukawa corse a casa e telefonò all’ aeroporto per
prenotare il primo posto libero per Dublino, buttò in valigia l’
essenziale per quattro o cinque giorni, ( purtroppo quello era un gran
testardo!), regolò la sveglia e si buttò sul letto per riposare un paio d’
ore. Avrebbe preso qualcosa da mangiare in stazione, prima di salire sull’
ultimo treno che da Kanagawa l’ avrebbe portato all’ aeroporto. All’ alba
sarebbe già stato in volo.
>°-°< >°-°< >°-°<
Niente da dire: quella testa calda aveva i suoi motivi per voler restare
in Irlanda: bel posto, gente rumorosa quanto lui.............. clima un
po’ freddo ed umido, ma neanche troppo, poi. Sceso dall’ autobus s’
incammino con passo deciso nella direzione indicatagli dall’ autista.
Senza neppure pensare a cosa gli avrebbe detto quando se lo sarebbe
trovato davanti, suonò al campanello della grande costruzione turrita di
mattoni rossi che avrebbe impressionato sicuramente chiunque altro, ma non
lui: lui era lì con uno scopo preciso!
Al citofono si presentò come un amico di Hanamichi e subito gli venne
aperto. Una volta entrato si scusò con la padrona di casa per essersi
presentato lì senza alcun preavviso e senza troppi complimenti spiegò che
era lì per convincere il suo "amico" a tornare a casa con lui
La donna lo ascoltò e con un sorriso materno gli spiegò come raggiungere
suo nipote, che doveva trovarsi al lago con sua figlia. Da una finestra
del primo piano gli indicò la strada da percorrere al’ interno del vasto
parco. Rukawa la ringraziò e, poco dopo, scomparve tra gli alberi della
tenuta.
Delle risate allegre (di cui una inconfondibile) guidarono i suoi ultimi
passi verso il lago, ma quando finalmente ci arrivò vi regnava un silenzio
perfetto. Rukawa si trovò davanti una scena per cui non era preparato: la
ragazzina lo stava baciano. Quella odios....graziosa ragazzina stava
baciando il SUO (-non ancora- puntualizzò pragmaticamente la sua
coscienza) ragazzo! E lui la stava pure abbracciando!
Rukawa si schiarì la voce per segnalare la sua presenza ed immediatamente
quattro occhi si fissarono su di lui.
-Che ci fai tu qui?- Strabuzzò gli occhi Sakuragi.
-E’ un tuo amico Hana’?- Gli chiese subito la ragazzina.
-S...........si- Esitò un momento prima di presentarli.
-Non sapevo che esistessero giapponesi con gli occhi blu!- Si stupì lei.
-Sono rari, però ce ne sono! Pensa che per tradizione la sposa dell’
imperatore dovrebbe essere una nobile fanciulla di un centimetro più bassa
di lui e con gli occhi verdi!- Si pavoneggiò il cugino illustrando le
tradizioni del suo popolo.
-Addirittura!- esordì lei fissando di nuovo gli occhi blu di Rukawa.
-Dovrei parlarti, se non ti spiace- Tagliò corto Rukawa, facendo capire
all’ invadente mocciosetta che era di troppo.
Con una risatina Merybeth li lasciò soli e Sakuragi andò a sedersi di
fronte al lago.
-Allora? Che volevi dirmi di tanto importante?- Lo esortò dal momento che
l’ altro non parlava.
-Che devi tornare in Giappone!- Sancì quello senza troppi preamboli
andando a sedergli accanto.
-Non intendo farlo- Gli rispose semplicemente Sakuragi distendendosi ad
occhi chiusi sull’ erba soffice.
I minuti passarono e nessuno dei due disse più nulla. Il respiro di
Sakuragi si era fatto lento e profondo, Rukawa lo guardò per qualche
minuto, immobile.
-Dormi?- Gli chiese con un filo di voce.
Nessuna risposta.
Guardando quel viso sereno e rilassato provò un improvviso moto di
gelosia: quella piccola serpe l’ aveva baciato! Aveva baciato quelle
labbra che dovevano appartenere solo a lui, e chissà quante volte!
Sakuragi dormiva............. che male c’ era se per un istante, un solo
istante appoggiava le proprie labbra sulle sue............... solo per un
momento...............
-Che cavolo fai volpaccia!- Lo fulminò il non-dormiente quando era ad un
paio di millimetri della sua meta.
Rukawa si rialzò di scatto, arrossendo.
-Credevo dormissi- Disse come si fosse trattato di una scusa.
-Ed è un buon motivo per baciarmi?- Gli chiese l’ altro alzandosi a
sedere.
-Controllavo solo che respirassi ancora!- Gli ringhiò girandosi dall’
altra parte.
Inaspettatamente, Sakuragi non gli disse nulla e dopo un po’ Rukawa tornò
a guardarlo.
-Veramente -iniziò dopo un po’- non voglio tornare in Giappone: qui ho una
famiglia, ho Beth...-
-E la Akagi, allora?-
Sakuragi lo fissò divertito. -Aruko, ormai è solo una cara amica... c’è
qualcun altro che dovrebbe avere il coraggio di farsi sotto con lei, e non
mi riferisco a te!-
-E i tuoi amici! Il basket?-
-I ragazzi capiranno............ e posso sempre giocare anche
qui............. vi dimenticherete presto tutti di me...............-
Rukawa non disse nulla.
-Lì non c’è nessuno, quando rincaso alla sera e nessuno che mi accolga a
braccia aperte................. Quando Beth ha detto che gli piacevo non
riuscivo a crederci! Io che nella vita ho collezionato solo rifiuti, sono
stato corteggiato da lei! Tu non puoi capire cosa significa sentirsi
rifiutati! E’..................-
-Capisco, invece!- Lo interruppe. -Capisco cosa si prova ad essere
rifiutato dalla persona di cui si è innamorati...............-
-TUU??-
-Cosa c’è di strano?- Gli chiese appoggiando il mento sulle ginocchia.
Sakuragi gli andò davanti camminando sulle ginocchia, per fissarlo con gli
occhi sgranati. -Il ragazzo più corteggiato della scuola RESPINTO!!! E da
chi? Non ci credo!-
Rukawa arrossì di nuovo e, di nuovo, girò il viso.
-Peggio: mi detesta!-
-Ma è della nostra scuola? Di che anno? La conosco? Che tipa è?- La
proverbiale energia di Sakuragi esplodeva in un fiume inesauribile di
domande. Rukawa capì che se voleva riacquistare un po’ di pace doveva
rispondergli.
-Si, è una matricola del nostro liceo. E’ una persona
incredibile........... piena di entusiasmo, sempre circondata da un sacco
di amici............. è solare, allegra, gentile.............
è............. splendida! Una persona così non sa che farsene di uno come
me.............-
Sakuragi restava ammutolito davanti al sorriso che Rukawa non aveva potuto
trattenere nel pensare a quella stupida che aveva il coraggio di rifiutare
un ragazzo del genere, e lo fissava incredulo che qualcuno avesse potuto
arrivare così in profondità nel cuore della fonte di ogni suo turbamento
ed incertezza.
-Sei proprio cotto, eh Rukawa!- Gli chiese con la voce un po’ malferma ed
uno sguardo a metà tra la tristezza e la dolcezza.
Rukawa assentì lentamente. Lo stomaco gli si stava rimestando sotto quello
sguardo caldo, sarebbe rimasto a perdersi in quegli occhi all’ infinito.
-Ma ti ha proprio detto che non le interessi?- Gli chiese l’ inconsapevole
oggetto del suo desiderio, riportandolo alla realtà.
-Più o meno..............-
-Come sarebbe più o meno?! Ma tu ci hai parlato chiaro con ‘sta tipa?-
Rukawa scosse la testa, nascondendo il viso contro le ginocchia.
-Non ce n’è bisogno, lo so già.-
-Secondo me ti sbagli. Magari tu le piaci, ma è troppo timida per
ammetterlo. Dovresti dirle quello che provi per lei..............
invitarla ad uscire...............-
-Non ci riuscirei- La voce usciva attutita dall’ antro costituito dal suo
stesso corpo. -Mi tremano le gambe solo a sentirmi i suoi occhi addosso!
Non è una persona timida, tutt’ altro, ma non potrei mai dirle in faccia
che l’ amo, che la desidero......... che vorrei sciogliermi nel suo corpo,
tra le sue braccia.............-
-EHI! Frena!! Qui stiamo andando un po’ oltre, non credi!- Sbraitò
Sakuragi, rosso in faccia, perdendo l’ equilibrio e cadendo all’ indietro.
-A cosa ti riferisci?-
-Mi sembra che tu stia parlando di SESSO! Non credo proprio che sia la
prima cosa da dire ad una ragazza, sai!-
Rukawa gli sorrise tristemente. -Non dirmi che tu non hai mai desiderato
un contatto fisico con nessuna delle cinquantuno ragazze a cui ti sei
dichiarato!-
-Dal momento che mi hanno tutte rifiutato, non ho mai avuto motivo di
pensarci seriamente!- Bofonchiò variando tonalità di rosso sul viso ad
ogni parola.
-Neanche con tua cugina?- Lo prese un po’ in giro.
-Volpaccia, lei è mia cugina! E ha solo 15 anni!-
-Noi non ne abbiamo molti di più, e non mi pareva ti dispiacesse quando ti
baciava!-
Rukawa si dette dell’ idiota: perché cercava di farsi male da solo? Che
fosse masochista?
-Un bacio è una cosa diversa!- Sentenziò senza ammettere repliche.
-Comunque, io amo veramente questa persona, e non credo ci sia nulla di
male se la desidero anche fisicamente-
-Insisto che dovresti dichiararti!-
-No!-
-Perché no?!-
-Non mi sono mai dichiarato a nessuno............ farei un gran pasticcio,
di sicuro!-
-Sai che non sembri neppure tu! Questa tipa dev’ essere davvero
incredibile per averti ridotto così!-
-E’ inutile parlarne, torniamo a te, piuttosto!- Si dette un nuovo
contegno, dopo un lungo sospiro.
Sakuragi lo fissò interdetto, voleva che Rukawa fosse felice, tanto sapeva
benissimo che lui non avrebbe mai potuto averlo.
-Dichiarati!-
Lo guardava con certi occhi! Con una determinazione che non gli aveva mai
visto.
-Lo farò solo se torni in Giappone con me!- Gli rispose glaciale e
perentorio.
-Questo è un ricatto volpe malefica!-
Tre giorni dopo, tra i pianti della piccola Beth, che "però capiva" e gli
abbracci degli zii che li avevano accompagnati in aeroporto, Rukawa e
Sakuragi ripartivano per il Giappone.
-Ora però mi devi dire chi è questa ragazza!- Lo punzecchiò una volta in
volo.
-Lasciami dormire! Ho sonno!-
Per tutto il viaggio Sakuragi non riusci a farsi dire una parola, in
compenso, una volta tornati a Kanagawa, Rukawa lo salutò con un -Ci
vediamo domani a scuola!- mezzo sbadigliato.
>°-°< >°-°< >°-°<
Sakuragi non stava nella pelle, alla mattina aveva salutato metà dei suoi
amici, entrando in ritardo in aula e durante la pausa pranzo era schizzato
in classe di Rukawa, ci aveva pensato e, dato che la volpaccia faceva
assai poca vita sociale, la ragazza in questione poteva essere solo una
sua compagna di classe. Fece vagare lo sguardo tra i banchi, erano rimasti
in pochi in aula, e nessuna ragazza "incredibile, piena di entusiasmo,
sempre circondata da un sacco di amici, solare, allegra, gentile,
splendida" gli balzò agli occhi.
-Cerchi qualcuno?- Gli chiese una ragazza bassa, con due occhiali enormi e
piuttosto tondetta.
-Rukawa- Rispose semplicemente lui.
-Oggi non è venuto a scuola-
Sakuragi, un po’ deluso, andò in cerca di Mito e degli altri, avrebbe
passato con loro il resto dell’ intervallo.
Al termine delle lezioni si recò in palestra, Aruko, che lo vide arrivare,
gli corse in contro buttandogli le braccia al collo, felice di rivederlo.
Il clima non era però lo stesso tra i suoi compagni di squadra: Kogure gli
diede il ben tornato con un sorriso cordiale, ma gli altri si limitarono
ad ignorarlo piombando in un silenzio di tomba in puro "volpe-style" . E,
a proposito di volpi............ Rukawa si stava allenando in un angolino
tutto solo.
-Non prendertela, ci sono tutti rimasti malissimo quando te ne sei andato
senza avvisare nessuno.- Gli disse Haruko rincuorandolo un po’.
Sakuragi assentì e trotterellò vicino al musone per antonomasia.
-Perché non sei venuto a scuola, oggi?-
-Sonno-
-Ma non dovevamo risolvere quella "questione"?-
-Hn..-
-Sei ridiventato loquace!-
-Sakuragi smettila di perdere tempo!- Tuonò alle sue spalle Akagi
riportandolo all’ ordine.
Dopo gli allenamenti Sakuragi decise di aspettare Rukawa, non poteva mica
farlo tornare così sui suoi passi e poi pretendere che lasciasse perdere
il motivo per cui l’ aveva fatto!
Rukawa uscì sbadigliando, diretto verso la sua bicicletta.
-Ciao!- Gli urlò in un orecchio facendogli fare un salto.
Rukawa sbarrò gli occhi per lo spavento -DEFICIENTE! vuoi farmi diventare
sordo!-
Ma Sakuragi neanche lo sentiva, perso in quegli occhi blu incredibilmente
spalancati.
-Allora?- Si riprese e si stampò in faccia un sorriso da un’ orecchio all’
altro.
-Ora non mi va di parlarne!- Riprese a camminare.
-Bhe, allora parlo io! Ho pensato che potresti chiederle di venire su in
terrazza, durante la pausa pranzo, io mi nasconderò lì vicino, così magari
se sai che hai me vicino ti senti più sicuro!-
Rukawa lo guardò alzando un sopracciglio.
-Le potresti dire che ti piace e che vorresti frequentarla un po’, magari
prendendola alla larga non ti dice di no, naturalmente dovrai usare parole
tue, io ti sto solo dando dei consigli...-
-Hai finito di parlare a vanvera?-
Sakuragi si bloccò offeso. -Guarda che io sto solo cercando di darti una
mano!-
-Allora dammela sul serio: fa silenzio!-
Sakuragi rimase in dietro mentre Rukawa saliva sulla sua bicicletta e
cominciava a pedalare.
-........non darò mai più il minimo aiuto a quella stupida volpe
spelacchiata!- Finì di raccontare a Yohei che lo aveva ascoltato per tutta
la mattinata ed ora stava seduto sul pavimento di cemento della terrazza
con lui.
-Ma se Rukawa si mettesse davvero con qualcuno, tu cosa faresti?-
-Mi basterebbe vederlo contento.-
Yohei lo guardò comprensivo come sempre, lui era l’unico a sapere. Dopo un
paio di secondi si alzò con un sorriso. -Allora vi lascio soli!- Gli
strizzò l’ occhio.
Sakuragi lo guardò senza capire ed ad un suo gesto si girò verso le scale.
Rukawa era lì.
Mito lo superò alzando una mano in segno di saluto verso entrambi ed
appena scomparve sulle scale Rukawa andò a sedergli accanto.
-Scusami per ieri, Hana’- sospirò
"C’è qualcosa che non va" Registrò distrattamente la sua mente, poi si
accorse di cosa fosse: da quando in qua quel presuntuoso chiedeva scusa? E
da quando lo chiamava Hana’?
Sakuragi si fece subito molto attento.
-Hai detto che devo usare parole mie.........-
Sakuragi assentì con decisione.
-Ma io non sono bravo con le parole......... credo che certi gesti valgano
molto di più di tutti i discorsi della terra, sei d’ accordo?-
-Credo di si-
Rukawa si alzò e gli porse la mano per aiutarlo ad alzarsi. Quando
Sakuragi fu in piedi di fronte a lui Rukawa strattonò la sua mano
sbilanciandolo verso di sè, gli circondò i fianchi con l’ altro braccio e
lo baciò.
Sakuragi sorpreso, confuso, col cuore che stava battendo qualsiasi suo
precedente record di velocità, lo spinse in dietro, sciogliendosi da
quell’ abbraccio.
-Ma che ti prende?- Gli urlò dietro con la voce tremante che non poteva
mascherare l’ emozione.
-Non c’è nessuna ragazza. E’ sempre stato di te che parlavo-
-Ma... Ma come?-
-Io parlavo di una "persona", e tu hai pensato ad una ragazza, ma io sono
innamorato di te..........-
-Volpe di nome e di fatto!-
-Idiota! Se fossi un genio te ne saresti accorto che non ho mai parlato di
ragazze!-
-Kaede?-
-Hn?-
-Baciami di nuovo, ma come si deve, stavolta!-
-Come?-
-Volpe celebrolesa come devo dirtelo che ti amo anch’mmmmm!-
Non poté finire la frase, perché Rukawa aveva seguito il suo consiglio al
volo, stavolta.
La pausa pranzo stava finendo, ma loro due avevano ancora un bel po’ di
cose da dirsi, quando sarebbero riusciti a staccarsi, naturalmente!!
continua................ (?)
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