Fosforo ed Espero

parte I

di Akemi


 

I - Fosforo

 

(1)   Fosforo è Espero

(2)   La stella del mattino è la stella della sera

(3)   x=y

 

Sollevo gli occhi dal libro di logica formale e di fronte a me la finestra mi restituisce il mio viso: i tratti da adolescente ormai si sono induriti,la mascella è decisa ma la mia bocca è ancora di ragazzo. Curiosa sensazione di due visi, uno adulto e l’altro bambino, che si sovrappongono, ma ancora in modo imperfetto…

 

Mi fisso negli occhi, oltre il vetro le luci del campus mi disturbano lievemente in questo mio autoesame.

Torno a leggere per qualche minuto il saggio di Frege, poi di nuovo mi perdo nella riflessione: la biblioteca della mia facoltà alla Columbia University a quest’ora è semideserta,l’odore leggero dei libri e del legno dei banchi si mischia in un sentore caldo e nostalgico. Ripenso al liceo.

 

Nessuno, mai, avrebbe pensato che Sakuragi l’idiota si sarebbe diplomato a pieni voti.

Nessuno avrebbe pensato che alla fine in America ci sarei andato io, non Rukawa, e non per giocare a basket ma per studiare. Ironico.

Ma non sono mai stato quello che lasciavo credere. Il fatto di essere considerato uno scemo era un po’ fastidioso, in effetti, ma garantiva tutta la tranquillità di pensare ai fatti miei. Di riflettere, osservare, di essere libero di andare come mi pareva a scuola.

Ora però il bambino è cresciuto e non ha più bisogno di maschere. Ammetto  che è stato triste capire, quando alla fine del terzo anno ci siamo trovati tutti davanti ai tabelloni,che nessuno aveva visto altro in me. So che Yohei c’è rimasto male, eppure anch’io sono rimasto ugualmente male: tutti come un branco di pecore a seguire la mia immagine finta senza cercare oltre. Proprio tutti. Anche Rukawa, che con i suoi continui silenzi mi aveva suggerito l’immagine di una persona saggia, a suo modo, in grado di osservare.

 

Tra l’altro, non che io sia questo grande attore: ero troppo esagerato,troppo palesemente borioso e spaccone, troppo palesemente innamorato di quella ragazza, perché tutto questo fosse vero. La verità è come un profumo sottile nel vento, come un metallo prezioso nascosto nel fango: non basta volerla trovare, bisogna anche sapere dove guardare. È difficile per tutti, e in verità non provo alcun rancore per chi non mi ha conosciuto.

 

Io per primo non mi sono fatto conoscere.

 

Le elucubrazioni mentali sono interrotte da una pacca sulle spalle: mi giro e c’è quel simpatico professore italiano, A.* mi pare.

 

“Allora, Sakuragi, come te la cavi con Frege?” Ringrazio la sua parlata aperta che mi fa capire cosa dice anche se non lo ascolto attentamente: ci metto un po’ a scendere dalle nuvole!

“All right, professore!” Mi ricorda tanto il nonnetto Anzai, con quel modo di fare gentile ma deciso,  molto simpatico… “Ho qualche problema con l’identità degli enunciati, ma niente di insuperabile”

“Prova a leggere anche l’altro saggio, ‘Uber Sinn und Bedeutung’: ti chiarirà le idee”

“E’ quello che avevo in mente, sa per caso se ce n’è una copia in Inglese, qui?” Il prof. Alza le spalle, so che non va molto d’accordo con la burocrazia di queste grandi biblioteche…

 

Distrattamente sciolgo i capelli e li lego meglio, salutando l’italiano che dopo un paio di altre battute se ne va.

 

Sono alla Columbia da un anno e mezzo e a volte mi sembra ancora di essere appena arrivato, ma la sensazione se ne va sempre in fretta: i miei compagni vengono da tutto il mondo,  e nessuno è meno estraneo di me in questo ambiente nuovo per tutti, ma ricco e stimolante. E poi ci sono alcuni professori come quello che se n’è appena andato, disponibili e franchi, e a loro volta “immigrati” come me… 

 

Guardo ancora un attimo il mio riflesso…sono io questo qui, camicia chiara sui jeans, capelli lunghi e un sacco di libri in mano? Uno dei migliori del corso di filosofia della mente,apprezzato e stimato da prof e compagni?

 

Beh.

 

Piacere,Hanamichi Sakuragi.

 

Quello vero stavolta.

 

Mi strizzo l’occhio da solo: che sciocco…esco dalla biblioteca e l’aria fredda mi ricorda di prendere il cappotto.

Entro in camera poco dopo:al secondo anno ci concedono una singola.

Sul cellulare, dimenticato in camera come sempre, c’è un messaggio di chiamata persa, con un numero internazionale. Ma chi è? Boh,  Eppure mi sembra familiare….ma certo è il numero di Mito!

 

Ok sono stato un po’ menefreghista, lo ammetto…

 

Non mi sono fatto mai sentire, se non con qualche cartolina per i momenti importanti: compleanni, capodanno…Yohei e anche qualcuno della squadra ogni tanto mandano qualche messaggio, ma la verità è….

 

Che non abbiamo più niente di cui parlare. Ero così ansioso di andarmene da una realtà che non era più mia da tempo…da dimenticare tutto. Forse accecato dal rancore, che credevo di provare e che invece non c’è.

Al punto da soffocare sentimenti che chiedevano di nascere. Da scordare tutto quel che avrebbe potuto tenermi legato. Ora che sono libero sto meglio, vero ma non bene.

Ho tanti amici qui, ho smesso col basket regolare ma ho una squadra di street, decisamente più adatto a me, che vorrei potermi lasciar esplodere quando ne ho bisogno, e non a comando come in Giappone.

 

Però…che ne so se una volta finita quest’esperienza, anche qui lascerò sentimenti e legami, per ricominciare di nuovo da zero? In fondo sono anch’io come l’esempio del mio libro? Sono solo e sempre Fosforo, la stella del mattino, e dell’inizio, costretto ad iniziare ogni giorno come se non ci fosse mai stato uno “ieri”?

 

Mi faccio una doccia veloce e scendo nel salone comune, stavolta con un pesante maglione viola a fasciarmi il corpo, sui jeans.

Trovo la dolce Ayumi, una “ragazza prodigio” che ha parecchi anni meno di me, e fa già l’università dopo aver frequentato quelle scuole speciali che condensano gli anni di studi…è molto matura, ma ha perso qualcosa per strada, come tutti quelli che crescono troppo in fretta, spinti dalle aspettative degli altri. Le scompiglio i capelli e poi mi siedo accanto a Nick: un bel ragazzo dai capelli neri e mossi e occhi verdi da gatto. So che gli piaccio, o qualcosa di simile…

 

Anche a me piacciono i ragazzi, ebbene si. Ecco perché continuavo a provarci con le ragazze: così ero sicuro che non ci sarebbero stati legami,  e intanto mantenevo la mia immagine di sfigato.

 

Qui i miei capelli rossi non danno fastidio, anzi c’è stata una tipa che mi ha detto che secondo lei chi ha i capelli rosso fuoco come me “fa fuoco e fiamme anche a letto!!! È una cosa genetica!!!Dai, fammi vedere” ecc ecc…

 

Seducente nuova sensazione di un potere mai sperimentato.

 

Ma ancora adesso non ho trovato chi voglio,o meglio non sono ancora in grado di volere con l’intensità che mi farebbe dimenticare la mia paura di legarmi. Credo.

 

Nick mi passa una mano davanti agli occhi, noto il suo sguardo e non solo il suo, beh sono un ragazzo desiderato!

“Tutto ok Nick, piuttosto ho sete, beviamo qualcosa?”

Ordino un Martini rosso e sorrido al barista del campus, Alex, che tanto per cambiare non mi fa pagare, sperando che io ricambi il favore in altro modo. Strano come stasera sia tutto ovattato, come se mi fossi ritirato in me stesso e vedessi tutto come attraverso uno scafandro, lo scafandro del mio corpo che qui considerano così desiderabile…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Notte. È presto, ma la luce di un camion mi sveglia; dovrebbe essere l’ora giusta per chiamare in Giappone….Ma si, chiamiamo Mito.

 

“Moshi moshi”

 

“Sono Sakuragi”come mi sento strano…e un po’ in imbarazzo: presentarsi per cognome al mio migliore amico…

 

“Hana? Ehi…”Beh, pare che l’imbarazzo sia reciproco…

 

“Come va? Ti ho svegliato? Non sono sicuro delle ore in Giappone,ma comunque il tensai…eh…”Oddio cos’è che dicevo? Non mi ricordo più come fare le sparate! Che imbarazzo…

 

“Non temere, ho cenato da poco, tutto bene! Ah, oggi ho provato a chiamarti per dirti che i ragazzi hanno fatto una rimpatriata, e hanno deciso di fare un giro negli USA!”

 

“Ma sono matti?Perchè?”

 

“Alcuni del Ryonan vogliono andare a trovare Sendo…” sto già per ribattere che non è esattamente a New York, Miami non è proprio a due minuti…e poi vorrei sapere che c’entro io, da quando hanno scelto lui anziché Rukawa per la borsa di studio il Ryonan è stato oggetto di odio collettivo da parte di tutti gli ex dello Shohoku…quando

 

“…e soprattutto volevamo venire a trovare il capitano che ha portato la squadra in testa a tutto il Giappone!”(ebbene sì, il capitano al terzo anno è Hana, non Rukawa ^_^ndAkemi)

 

“’Volevamo’…vieni anche tu?”Mantengo un tono neutro mentre mi appoggio al muro, investito da una cascata di emozioni e ricordi che non credevo mi appartenessero ancora… sento nostalgia, una forte nostalgia per non aver vissuto con più intensità quel che mi era stato dato e ormai è perso…mi metterei a piangere…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La telefonata mi ha rivoluzionato le giornate: i ragazzi arriveranno tra poche ore, staranno al college come visitor students per non ho capito quanto…potere delle conoscenze di Anzai…a saperlo non mi sarei fatto tutta quella fatica per entrare in questa università con le mie sole forze!

 

Mi lascio alla carezza di Nick mentre aspettiamo con altri nostri amici all’aeroporto. Forse potrei stare davvero con lui: comprensivo, dolce, bello e intelligente, discreto…un cucciolo che aspetta fedelmente a casa. Ma a me non sono mai piaciuti i cuccioli. Dare senza ricevere, ricevere senza dare…no. Non mi piacciono i legami, ma nemmeno potrei tollerare uno che si lega a me senza che accada il contrario…

 

Sul tabellone degli arrivi compare il loro volo…forse tra un’ora ce ne potremo andare da qui. Sono stanco, anche se adoro i luoghi così: porti, stazioni, aeroporti, la sottile atmosfera di instabilità…come  me, come un continuo,nuovo mattino. Fosforo…accidenti non ho finito di studiare Frege! Che palle!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Arrivano mentre seduto sulle poltroncine sorseggio un cappuccino in un grosso bicchiere di carta. Nick  è accanto a me,ci sono anche Ayumi (qualcuno che sa il Giapponese, non so se quelli là hanno studiato!) e alcuni altri.

 

Scena da film, sento aprirsi le porte automatiche, alzo gli occhi e una bella hostess fa strada ai passeggeri intontiti dal lungo volo, con i bagagli sui carrelli. Arrivano proprio di fronte a me, stupiti e spaesati con una faccia così simile a quella del Sakuragi che loro conoscono! Mi viene da ridere e lo faccio a bassa voce. Nick e altri si girano e mi guardano…estasiati?Beh,non rido spesso, ora, ma non sono certo un musone! Li guardo dimenticando per un attimo i giapponesi, che si sono fermati a poca distanza tutti vicini, come a farsi coraggio…

Poi poso uno sguardo tranquillo e neutro su di loro, i miei ex compagni, ex amici, ex…solo ‘ex’ per tutti loro? Forse in questi giorni lo capirò meglio.

 

Yohei, Akagi, Mitsui, Miyagi, due che facevano il primo anno quando ero capitano, Ayako, Haruko (ma non è della squadra! Ah già, era la seconda manager…l’ultima vittima delle mie follie da “sono un puro e innocente ragazzo alla sua prima cotta e pure un po’ scemo”), Rukawa che mi guarda storto, come a invidiarmi per il mio essere qui stabilmente, credo, alcuni del Ryonan di allora di cui ho dimenticato i nomi…

 

Sono tutti un po’ cambiati: Ayako è una bella donna ora,capelli corti e vestiti eleganti, Akagi continua a ricordarmi un gorilla, Yohei ha una incredibile faccia da impiegato, non me lo sarei aspettato, e lo stesso vale per Mitsui: sono molto più inquadrati rispetto ai miei ricordi…Rukawa è più alto e ha un corpo più robusto, ma sempre scattante: è bello, e mi rendo conto che quei sentimenti che credevo aver soffocato forse sono nati eccome!  Infine guardo Haruko e OMIODDIOIRASTA!!!SEMBRAUNMACACOOOO…come dire … uno stile afro per la sorella del gori…oh my god…

 

Scoppio a ridere della mia solita(nuova)risata bassa alzandomi e andando loro incontro….mentre la risata si spegne vedo sorrisi imbarazzati…tutti sorridono, anche Rukawa,di un riso un po’ forzato… forse si chiedono chi hanno davanti.

 

Sfoggio il mio miglior accento newyorkese nel dar loro il benvenuto nel nuovo mondo…nuovo in tutti i sensi, penso, e rido di nuovo…

 

“Welcome to the States!”

 

 

 

 

 

 

Fine prima parte…

 

 

Allora: i personaggi sono di chi di dovere, tranne gli americani, Ayumi invece è liberamente ispirata a un personaggio di “Kimi wa Pet” di cui ora non ricordo il nome, anch’esso di proprietà di chi deve,  il prof. A.* invece esiste e mi ha tenuto davvero un corso di logica, anche se io non vado alla Columbia ^__^;;; Non metto il nome intero perché temo che si offenda, non essendo stato interpellato…

Il tutto è parecchio autobiografico, e suppongo i personaggi siano ooc, ma ho sempre pensato che Hana non si meritasse di fare sempre la figura dello scemo…spero non sia troppo tragico questo cambiamento…

 

Kiss a tutti in particolare a Mel, che ha letto in anteprima e ha corretto i bachi in banchi, ad Akane-chan, a Hymeko, a tutte le ragazze che ho visto alla cartoomics senza avere il coraggio di farmi vedere da loro ^_^;

 

Akemi