Preludio di una notte d'amore

di Ashlynx88

*fic in gara al Concorso Original & Slash del FORUM YSAL

 

Resto immobile al centro del Pala Lottomatica, solo con me stesso e i miei freschi ricordi, ascoltando il boato del silenzio. Esattamente ventiquattr'ore fa ho vinto coi miei compagni il titolo di Campioni d'Europa. Sento ancora addosso la tensione della partita, la sicurezza di potercela fare, le speranze dell'allenatore e di tutti i suoi assistenti. Le urla del pubblico e il mio nome, scritto nei cartelloni e urlato dai tifosi, mi rimbombano ossessionatamente nella mente. Nel silenzio, così irreale ed incrollabile di questo tempio, vedo, come in un miraggio, le azioni più importanti della partita, quelle che mi hanno fatto sentire il re del mondo, che hanno fatto applaudire scatenati gli spettatori e urlare di gioia i miei compagni.
Una ricezione di Corsano, la mia alzata perfetta che coglie impreparato il muro russo, Alberto che schiaccia. Il braccio quasi non si vede dalla velocità del movimento. La palla colpisce violenta il pavimento arancione nel campo avversario. Punto.
Azione russa. Alberto è solo a muro. Salta deciso. La palla colpisce le sue braccia ben posizionate e alte, poi cade a terra senza passare la rete. Punto.
Servizio nostro. É il turno dello schiacciatore del Treviso dagli occhi azzurri. Si alza la palla perfettamente. Esegue la rincorsa con velocità e decisone. Colpisce la sfera alta e le imprime tutta la forza che può. Gli avversari nemmeno la vedono. Ace.
Il suo sguardo, emozionato e fiero, coglie il mio. Sorride di gioia e di soddisfazione. In un attimo sento il mondo sciogliermisi sotto i piedi.
Lui è la mia gioia maggiore.
Il rimbombo di alcuni passi leggeri e regolari mi giunge chiaro alle orecchie. Non mi volto: conosco questa camminata. Si ferma a pochi metri da me e il silenzio torna a regnare, almeno fino a quando non lo interrompo colla mia voce.
<Ci pensi, Alberto?>
<A cosa?>
<Che siamo i migliori d'Europa>
Annuisce e sento una nota di felicità nella sua voce.
<É fantastico> concorda.
Mi volto verso di lui e mi specchio nei suoi occhi cristallini.
<Sapevo che ti avrei trovato qui> dice.
<E tu? Come mai non sei a festeggiare con la tua famiglia?>
Scuote le spalle.
<Volevo stare con qualcuno che potesse realmente capire il mio stato d'animo>
Lo guardo interrogativo, non capendo cosa provi.
<Sono triste> spiega
<Triste?>
Annuisce convinto.
<Perché è tutto finito>
Finalmente capisco. In questi ultimi mesi siamo stati una squadra molto unita. Eravamo sempre insieme tra ritiro, allenamenti e partite e tornare alla vita normale non è mai piacevole.
<Non ci vedremo più ogni giorno come prima> continua.
Sorrido.
<Vorrà dire che ci faremo bastare le occasioni che avremo> dico calmo.
Colmo il vuoto che c'è tra di noi e appoggio la mia mano destra sul suo volto, in una carezza. Mi sorride dolcemente di rimando.
<Mi dispiace> dice parlando piano <lo sai che ti amo, ma ho una famiglia, devo prendermi cura di loro>
<Lo so e lo sapevo anche quando, tre anni fa, ho deciso d'essere il tuo amante>
Lo bacio teneramente sul dorso della mano.
<Perciò, vedi, accetto che tu non possa stare sempre con me e devi farlo anche tu. Smettila di torturarti inutilmente. Il nostro amore è forte, non finirà mai, anche se staremo divisi. Ti amerò, sempre e comunque>
Mi sorride rasserenandosi. Una volta mi ha rivelato che ho il potere, quasi inconscio, di risollevarlo in qualunque situazione. Qualsiasi cosa possa capitare, basta una mia parola detta con questo tono amorevole e, forse, un po' troppo smielato, per mettere tutto a posto: è incredibile, ma è vero e, quanto succede, mi sento l'uomo più felice del mondo.
<Uhm...che romantico che sei oggi. Cos'hai in mente?>
Il suo tono è cambiato completamente, adesso sembra leggermente sospettoso. Gli sorrido, questa volta esattamente come quando, da bambino, mia mamma mi beccava mentre combinavo qualche marachella.
<Io? Niente! Sono così di natura, lo sai!>
<No, non è vero: a questo punto, normalmente, al posto del baciamano, mi avresti preso e toccato chissà dove!>
<Credi che non sappia essere galante!?> lo dico in tono sdegnato, ma la mia espressione tradisce lo scherzo.
<Al contrario, credo che tu sappia esserlo, ma che non voglia farlo!>
Faccio spallucce.
<Hai perfettamente ragione!> affermo <Voglio toccarti e voglio farlo senza dover prima chiedere il permesso!>
<Sei maleducato>
<Però ti piaccio>
<Dimostramelo!>
<Ti accontento subito>
Lo attiro a me, circondandogli la vita con un braccio, e lo bacio. Introduco la lingua dentro la sua bocca, muovendola esattamente come gli piace. Gli mordicchio leggermente un labbro, poi lo lecco e accarezzo la sua lingua fuori dalla bocca.
Introduco agilmente una mano sotto la sua maglietta e, ripentendo un gesto ormai conosciuto, gli afferro con un due dita un capezzolo e lo stringo piano.
Sento Alberto gemere, già visibilmente eccitato, forse anche a causa della forte emozione d'essere il numero uno in Europa.
Sposto lentamente le labbra sul suo orecchio sinistro, mordicchiandogli e leccandogli il padiglione. Sento il suo corpo vibrare d'eccitazione. Divertito e soddisfatto del risultato, gli soffio all'interno dell'orecchio e, ancora, lo sento scuotersi da un brivido.
<Allora?> chiedo staccandomi sadicamente dal suo corpo.
<Stronzo...>
<Grazie, amore>
Mi volto e, muovendo qualche piccolo passo, fingo d'andarmene.
<Dato che mi hai offeso> gli spiego fingendomi offeso <non vedo perché dovrei rimanere, soprattutto dopo tutte le belle frasi piene d'amore che ti ho detto prima>
Mi dirigo verso l'uscita salutandolo con un gesto della mano, mentre internamente mi chiedo quanto tempo gli ci vorrà per capire che lo sto prendendo in giro.
Percorro appena tre metri prima che le sue forti braccia mi circondino la vita. Si appoggia delicatamente alla mia schiena, riempiendomi del suo calore. Sento il suo corpo stretto al mio, quasi incollato, e le sue seducenti labbra vicine al mio orecchio sinistro.
<Dai, stupido, non andartene. Resta qui, resta con me>
La sua voce bassa, quasi un sussurro, mi fa correre piacevolmente dei brividi lungo la schiena.
Mi rigiro nel suo caldo abbraccio, ritrovandomi a specchiarmi nei suoi splendidi occhi di cielo.
<Perché?> ho ancora voglia di giocare.
Per tutta risposta mi bacia. Le sue labbra sono tenere ed affettuose sulle mie.
<Lo sai il perché> dice poi.
<Sì, ma mi piace sentirtelo dire> ribatto sorridendo.
Questa volta sono io a baciare lui. Avvolgo la sua bocca con la mia e catturo la sua lingua per un breve, ma intenso, contatto.
Quando ci stacchiamo, ancora occhi negli occhi, le mie mani rimangono ferme sotto la stoffa della sua maglietta, intente ad accarezzargli lievemente, come se il suo corpo fosse cristallo, i fianchi.
<Perché ti amo> risponde sicuro.
Mi poso nuovamente sul suo collo, premiandolo con una serie di leggeri baci.
Il mio Alberto ha un così buon sapore! Vorrei poterlo baciare sempre e non smettere mai. Vorrei che nulla potesse tenerci lontani.
Le note di Basket Case dei Green Day riempiono l'aria attorno a noi.
Sbuffo e mi stacco irritato da lui, afferrando il telefono da una tasca della giacca.
<Chi è?> mi chiede.
<Cernic>
<Dai, rispondi: ci starà cercando> mi incita sospirando, anche lui giustamente seccato per l'interruzione.
Faccio scorrere lo sguardo dal display del cellulare al suo volto accigliato. Non ho per niente voglia di rispondere al telefono e parlare con qualcun altro, soprattutto dato che so che lui non apprezzerebbe.
<Ci metto solo due secondi> dico.
Rispondo al telefono e la voce esuberante del nostro compagno di squadra mi entra prepotentemente nelle orecchie.
<Si può sapere dove sei? Ti stai perdendo tutto il divertimento!> dice subito.
<Mi spiace, di agli altri che né io né Vale verremo a festeggiare con voi> rispondo frettolosamente.
<Cosa? Perché?>
<Ci vediamo domani. Salutami tutti>
<Ehi, aspetta! Che stai...>
Concludo la telefonala e spengo definitivamente il cellulare.
<Ti rendi conto d'essere stato esageratamente freddo ed evasivo? Si starà chiedendo se nascondi qualcosa> mi domanda avvicinandosi.
<Sì, ma non avevo voglia di stare al telefono: ho altri programmi per la serata>
<Tipo?>
<Bè, pensavo ad una cenetta romantica e ad un dopocena di tutto rispetto>
<E se io avessi altri programmi?>
Lo afferro per un braccio, facendo cozzare i nostri corpi.
<Mi spiace, ma sarai costretto a rimandarli>
<Anche se questi altri programmi escludessero solamente la cenetta?>
Mi spiazza. Non era lui quello a cui piaceva il romanticismo?
<Hai capito bene. Questa sera voglio fare l'amore con te, nient'altro>
Sorrido pregustando il momento.
<E hai già pensato ad un luogo adatto?> domando.
<Bè, i ragazzi staranno fuori fino a domani mattina, perciò le camere all'hotel saranno libere per tutta la notte>
Lo bacio.
<Allora, che stiamo aspettando? Andiamo, ho la macchina nel parcheggio>
Ci dirigiamo verso l'uscita dello stabile.
Il sorriso che illumina il volto di Valerio è bellissimo, è un sole che mi scalda il cuore.
Complice la solitudine, gli afferro la mano e proseguiamo, intimamente legati dalle nostre dita intrecciate, esternazione di ciò che le nostre anime gridano gioiose: ci amiamo.