La mia verità

di Afsaneh

*fic in gara al Concorso Original & Slash del FORUM YSAL

 

Il nostro primo incontro è stato profetico del rapporto che ci avrebbe legati, ma siamo stati talmente stupidi che non ce ne siamo mai resi conto.
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Ho detestato sin dal primo istante quella faccia di bronzo che ti portavi dietro e con cui mi rivolgesti un annoiato ed ironico "ah, sì?" quando ti feci notare che la gola in cui avevi appena ficcato la tua schifosissima lingua apparteneva al mio ragazzo. E quell'espressione non ti abbandonò nemmeno dopo che quasi mi ruppi la mano dandoti un pugno.
A prescindere da questo, non sapendo ancora in che modo, una parte di me ti volle subito nella mia vita. Il problema è stato il non riuscire a comprendere fino in fondo quali ne sarebbero state le conseguenze.
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All'inizio è stato puro idillio - come un po' tutte le storie, no? - e anche se a volte ci sono stati furiosi litigi tutto veniva dimenticato e perdonato con un abbraccio o con quelle due paroline cui tu hai sempre dato immenso valore. Lo sappiamo, l'inizio della fine è stato decidere di convivere: una casa - per quanto grande - non lo sarà mai abbastanza per accoglierci entrambi.
Abbiamo iniziato a scontrarci sin dal primo istante su tutto, anche, e forse soprattutto, sulle cose più stupide: il colore delle tende, la disposizione dei mobili, la suddivisione delle faccende domestiche. Eppure a noi - dopo - sembravano litigi talmente sciocchi e infantili che bastavano un bacio e una risata per dimenticarli.
Mai siamo stati tanto lungimiranti da riconoscerli, da dare loro il giusto peso... e alla fine si sono rivelati per ciò che erano: la punta dell'iceberg.
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Non siamo durati neanche sei mesi, allo scoccare della ventiduesima settima abbiamo ricevuto la nostra prima denuncia per disturbo della quiete pubblica. Vuoi sapere la verità? Io quel foglio ce l'ho ancora, incorniciato e appeso alla parete.
Il nostro problema è sempre e solo stato uno: non possiamo stare separati, ma insieme rischiamo di ammazzarci.
Ricordi i mille modi, tutti nostri, in cui ci siamo ritrovati? Le infinite lacrime versate, le promesse da marinaio scambiateci. Gli innumerevoli tradimenti perdonati, anche quando trovavi me e il mio amante di turno a rotolarci fra le lenzuola di quel letto, il nostro letto, per cui mi avevi fatto diventare matto.
Avremmo dovuto capire che non potevamo più stare insieme quando... sai che non ricordo più il motivo?... mi hai rotto il setto nasale. Ma dove avrei potuto trovare il coraggio di lasciarti, di renderti libero, di fronte alla tenerezza con cui ti occupasti di me, l'apprensione con la quale mi stringesti la mano mentre attendevamo il mio turno al pronto soccorso. Siamo davvero delle irrimediabili testacce dure. Non ci siamo lasciati neanche quando all'ennesima lite ti ruppi un braccio e tu mi feristi accidentalmente con un coltello da cucina.
Stupidi senza speranza che non si arrendevano di fronte all'evidenza. E' proprio vero che l'amore rende stupidi, perché altrimenti non saprei come giustificare il nostro continuo stare insieme a dispetto di tutto e tutti, anche di noi stessi.
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Ma alla fine l'hai fatto. Sei riuscito a concretizzare quelle minacce che mi urlavi contro quando litigavamo. Mi chiedo dove tu abbia trovato il coraggio necessario a farlo. Io, ne sono sicuro, non ne sarei mai stato in grado.
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Sai, tra le infinite cose che mi mancano di te, quella di cui più sento la mancanza? I tuoi esperimenti culinari. Sì, lo so, quando ne ero in grado te li ho sempre impediti - anche perché, ora lo puoi ammettere, non è che ciò che ti veniva fuori fosse sempre commestibile - però eri così carino con indosso quel grembiulino tutto trine e merletti che ti avevo regalato come sfida e che tu invece adoravi! E poi... a dispetto delle due lavande gastriche che ho dovuto subire, non potevo fare a meno di sentirmi lusingato al pensiero che tutto ciò che avevi cucinato era solo ed unicamente per me. Rivoglio solo per me la dolcezza con cui la mattina mi svegliavi per ricevere la tua dose giornaliera di baci prima di andare a lavorare.
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Mi manchi da impazzire...
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Ma non posso chiederti di tornare da me, non sarebbe giusto. Abbiamo avuto la nostra occasione e non siamo riusciti a coglierla come avremmo dovuto. E’ vero, la nostra incompatibilità caratteriale è alta, ma forse sforzandoci un po’ di più saremmo riusciti a farla funzionare questa nostra pazza storia. Oppure sono solo io che tento ancora di illudermi?
So che per entrambi ci saranno altre storie... ad essere onesti forse ho incontrato qualcuno... ma so anche che per lei lo scorrere del tempo non avrà mai effetti. Vorrei poterti promettere che non dimenticherò mai, qualunque cosa accada, tutto ciò che mi hai dato in questi due anni e il modo indescrivibile in cui riuscivi a farmi sentire, ma devo riconoscere l’ineluttabilità delle cose: è finita. Ed è quindi giunta l’ora di lasciarti andare.
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Addio.

Ciò che ho scritto di noi è tutta una bugia
è la mia nostalgia
cresciuta sul ramo inaccessibile
è la mia sete
tirata su dal pozzo dei miei sogni
è il disegno
tracciato su un raggio di sole
Ciò che ho scritto di noi è tutta verità
è la tua grazia
cesta colma di frutti rovesciata sull'erba
è la tua assenza
quando divento l'ultima luce all'ultimo angolo della via
è la mia gelosia
quando corro di notte fra i treni con gli occhi bendati
è la mia felicità
fiume soleggiato che irrompe sulle dighe
Ciò che ho scritto di noi è tutta una bugia
Ciò che ho scritto di noi è tutta verità.



E' strano tornare a vivere da solo; avere tutti gli spazi per me solo, occupare tutti i cassetti - anche con un singolo calzino - per la sola soddisfazione di non lasciarne libero neanche uno. Mi diverto a dipingere ogni stanza con un colore diverso, decorando con stencil che ti farebbero sobbalzare per l'orrore della loro pacchianità.
Poi, una volta finita la giornata, mi affido al fedele microonde per riscaldare un pasto precotto e mangiarlo sul tappeto davanti il telegiornale.
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Faccio un sacco di cose che con te non facevo, cose che a te non sono mai interessate o che reputavi l'infantile capriccio di un moderno Peter Pan. Cose che amo e che avremmo potuto fare assieme come insieme facevamo ciò che tu amavi. Incontrarci a metà strada avrebbe potuto aiutarci a continuare, a vivere più tranquillamente (felicemente?) la nostra storia.
Stupido idiota.
Chi voglio prendere in giro?
Se me ne sono andato di certo non è stato perché non hai mai voluto farmi decorare la cucina con disegni aztechi e maya o perché non volevi venire con me alle convention di Star Trek.
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Mi manchi tanto che quasi ogni giorno, finito di lavorare, passo davanti quella che era la nostra casa. Talmente tante sono state le volte in cui sono stato tentato di suonare il campanello per farmi di nuovo accogliere da te che oramai non le conto più.
Ma non lo farò. Non posso tornare indietro. Se me ne sono andato è perché il tuo amore mi stava annullando.
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Forse pensi non l'avessi capito, ma sbagli. So meglio di chiunque altro quanto ami creare negli altri dipendenza psicologica ed io rappresentavo il tuo più grande successo. Mi sono quasi annullato per te. Per te ho messo a tacere ragione, orgoglio e sensatezza pur di rimanere al tuo fianco.
Io, per cui la fedeltà è l'unico principio morale degno di reale valore, sono passato sopra i tuoi innumerevoli e ingiustificati tradimenti.
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Ogni volta che litigavamo minacciavo di lasciarti, ma sapevamo entrambi che non l'avrei mai fatto; non sono mai stato quel genere di persona che compie atti nella foga del momento e di cui poi si può pentire. E così tu riuscivi a blandirmi, a farmi tornare al mio posto: adorante ai tuoi piedi.
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Non che tu non mi amassi, questo non l'ho mai pensato. Anzi, a volte ho avuto come l'impressione che non ti rendessi conto di ciò che facevi, ma è indubbio che la maggior parte delle volte godevi della mia espressione attonita e addolorata nel trovarti nel nostro letto con qualcuno che non fossi io.
Sono addirittura arrivato ad illudermi che i tuoi tradimenti fossero in realtà manifestazione di una paura nel creare legami vincolanti, ma una simile ipotesi è assolutamente ridicola: non sei contorto, sei semplicemente crudele.
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Una tazza di thè col latte, in sottofondo gli Helium Vola e con questa atmosfera ho fatto le valige. Nessuna scenata, nessun fondo di barile raschiato. Stavo lavorando in giardino ad innaffiare e senza alcun motivo sono entrato in casa, ho messo sul fuoco il bollitore dell'acqua, mi sono fatto una doccia indossando poi quella camicia di lino bianco col colletto alla coreana che ti piace tanto, ho preso la mia tazza preferita e con quel poco di latino che mi ricordavo sono andato dietro alla cantante iniziando a riempire i bagagli.
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Riflettendoci a posteriori credo che fossi arrivato ad un tale limite di sopportazione che non potevo fare altro. O me ne andavo o sarei impazzito sul serio e le nostre litigate domestiche avrebbero avuto un finale ben diverso.
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Sono sei mesi che vivo lontano da te. Sei mesi in cui sto pian piano riconquistando me stesso, i miei gusti, i miei amici, la mia volontà, la mia vita.
E per quell'amore che il mio cuore testardamente continua a portarti, non voglio dimenticare. Non dimenticherò nulla perché facendolo rischierei di ripetere gli stessi errori; ricordare è l'unico modo che ho per evitarli.
...
Addio.

Ciò che ho scritto di noi è tutta una bugia
è la mia nostalgia
cresciuta sul ramo inaccessibile
è la mia sete
tirata su dal pozzo dei miei sogni
è il disegno
tracciato su un raggio di sole
Ciò che ho scritto di noi è tutta verità
è la tua grazia
cesta colma di frutti rovesciata sull'erba
è la tua assenza
quando divento l'ultima luce all'ultimo angolo della via
è la mia gelosia
quando corro di notte fra i treni con gli occhi bendati
è la mia felicità
fiume soleggiato che irrompe sulle dighe
Ciò che ho scritto di noi è tutta una bugia
Ciò che ho scritto di noi è tutta verità.