Decaduti
di
Ashlynx88
*fuori concorso [Concorso Original & Slash
del FORUM YSAL]
Gli uomini sono
così banali! Esisto da qualche centinaio di migliaia di anni e
non ho mai trovato creature più insignificanti di loro! No, insignificanti
non
è il termine esatto, inutili è più corretto: vivono la loro breve esistenza
lasciando che il tempo scorra, senza mai meravigliarsi di ciò che li
circonda,
di loro stessi. Sono gli esseri più straordinari del pianeta, eppure si
dimostrano così idioti e superficiali!
Io, che ho assistito al miracolo dell'evoluzione, conosco la grandezza
dell'esistenza loro e di tutte le altre creature. Al tempo, sono rimasto
attonito vedendo le prime cellule unirsi e formare dei minuscoli organismi,
ma
ancora di più lo sono stato ammirando i dinosauri. Mi hanno così affascinato
che li ho costantemente osservati fino a che non è arrivata la fine dei loro
giorni. Dopodiché ho guardato stupefatto la mutazione della scimmia ad
essere
umano e mi sono interessato alla sua storia. L'ho studiato, fino a che non
l'ho
capito.
Mi ha molto deluso.
Per colpa di questo mio sentimento apertamente contrario a ciò che Lui, il
Dio
di tutti i popoli, aveva creato con tanta cura, sono diventato ciò che sono.
Ero il più bello tra gli angeli, il più vicino al Signore, mentre adesso
sono
il padrone dei dannati.
Sono Satana, o almeno così mi chiamano: quegli esseri abbietti tanto cari al
Padre mi hanno dato almeno un migliaio di nomi nel corso dei secoli, così
tanti
che molti nemmeno li ricordo. Mi conoscono come Diavolo, Memnoch, Belzebù,
Angelo decaduto, Sommamente impuro, Figlio della perdizione, Piccolo
corno...potrei andare avanti per ore. Il mio preferito, però, è, e rimarrà
sempre, Lucifero. Suona meglio, è molto più tagliente.
Mi alzo dal mio giaciglio distogliendo lo sguardo dalle insulse attività
umane.
I miei dannati mi chiamano, posso sentire chiaramente il loro richiamo, il
loro
bisogno di ricevere un ordine. Persino le anime malvagie più vecchie e
potenti
sono ancora incerte e bisognose di una guida in questo mondo d'incubo. Non
mi
amano, ma hanno un estremo bisogno di me per non diventare deboli fiammelle,
per continuare ad esistere. Sorrido, rendendomi conto per l'ennesima volta
dell'immenso potere che esercito su di loro.
Avanzo nella permanente e familiare oscurità, assaporando il dolore e la
paura
dei dannati, mentre il mio sorriso diventa un ghigno spaventoso. Disprezzo
più
loro che gli uomini, se possibile.
Una luce abbagliante illumina la fine del passaggio che percorro. É una luce
antica, sacra, troppo mistica per i miei schiavi, abituati come sono al
freddo
del buio più fitto. Un bagliore simile non può che provenire da un essere
celeste, senza ombra di dubbio un angelo. Strizzo gli occhi, disabituato a
lumi
così intensi.
É la luce di Dio.
Mantenendo la sadica calma che mi contraddistingue, raggiungo la fonte di
tale
bagliore. Come avevo intuito, è un angelo. I suoi lucenti capelli dorati,
che
arrivano lisci a sfiorargli le spalle coprendogli delicatamente alcuni
tratti
del volto lucido, rendono ancora più brillante la sua figura, assieme alla
corta veste bianca e alle grandi alle linde. La sua pelle è diafana mentre
il
suo fisico appare instabile, debole, decisamente in contrasto con lo sguardo
deciso dei suoi grandi occhi castani.
I demoni che lo circondano- infime creature indegne anche solo di guardarlo-
non riescono ad avvicinarsi per catturarlo, eppure lui se ne sta immobile,
senza nemmeno tentare la fuga. Sembra molto provato, a dire il vero. Forse è
il
cuore malvagio di questo posto ad indebolirlo.
Si accorge della mia silenziosa presenza e volge il suo sguardo verso di me,
fissandomi dritto negli occhi con...astio? Non ricordo bene, gli angeli
possono
provare rancore?
<Tu!> mi incolpa.
Il suo tono tagliente non riesce a nascondere quella punta di dolcezza
tipicamente angelica.
<Io> confermo dimostrando calma assoluta.
Muovo un passo verso di lui e i demoni si ritirano nei loro sudici buchi,
lasciandoci in un'apparente solitudine.
<Stai lontano da me, Satana!>
<Osi darmi ordini nel mio regno?>
<Esiste un solo luogo degno d'essere chiamato tale ed è il Regno dei Cieli!>
<E vieni a dirmelo tu, giovane angelo perso negli Inferi?>
<Se mi sono perso è solo a causa dei tuoi servi malefici, che mi hanno teso
una
trappola!>
<Non ha importanza. Adesso sei qua, lontano dal tuo Dio. Vedi di moderare il
linguaggio>
<La sua luce risplende in me anche in questo luogo di disperazione!>
Sorrido: è un povero illuso.
<Tu dici?>
Mi muovo verso di lui con sicurezza, già pregustando l'imminente
disorientamento che comparirà sul suo candido volto. Non indietreggia di un
passo, sentendosi sicuro della sua fede, continuando a fissarmi con quegli
occhi severi che non mostrano alcun tipo di timore nei miei confronti.
Allungo una mano verso di lui e la poso con finta gentilezza su una sua
morbida
guancia. Un fremito lo assale mentre la carezza del Diavolo svolge il suo
compito. La luce attorno a lui si attenua lentamente, fino a spegnersi
completamente. La chiarezza del suo essere si opacizza, non più riflettendo
il
Suo splendore.
Il suo sguardo muta e così anche il suo atteggiamento. Disorientato e
timoroso,
con occhi spalancati dalla sorpresa, mi guarda senza riuscire a capire.
<Ora sei solo> lo informo.
Si allontana dal mio tocco con uno scatto.
<Cosa mi hai fatto?> domanda quasi urlando, preso dalla paura.
<Non permetto alla Sua luce di risplendere in casa mia> spiego.
<Allora lasciami tornare da Lui!> suona simile ad una supplica.
Rido, spietato.
<Non c'è via che dall'Inferno porti al Paradiso!> mi giro e comincio
lentamente
ad andarmene <Rassegnati: diventerai un reietto come me!>
Rientro nella buia galleria che mi ha condotto qui, deciso a ritornare al
mio
covo e a lasciarlo preda dei miei schiavi. Voglio che si svaghino un po' con
lui. Dopotutto lo hanno condotto fino a qui, tra le mie grinfie: si meritano
un
premio!
Sono ormai lontano quando sento chiaro l'urlo del primo demone che lo
attacca...e che finisce irrimediabilmente al tappeto. Il mio malevolo
sorrido
si allarga: è belligerante per essere un angelo! Mi piace.
Siedo nel mio giaciglio, senza però prestare attenzione alle attività umane
e
alle anime che, in questo momento, stanno entrando all'inferno. Mi perdo tra
i
miei pensieri.
Una volta ero come quell'angelo: fiero e lucente come il sole, bianco, di
una
bellezza pura. Amavo Dio e tutti i suoi figli. Adesso il mio cuore non
conosce
più l'amore e la mia bellezza è oscura. La mia anima racchiude i peccati
umani
e viene da essi alimentata. Così sopravvivo in questo posto, solo e lontano
dalla mia originaria famiglia, come un figlio sbattuto fuori di casa dai
suoi
genitori. Quell'angelo, come me, presto si renderà conto che non potrà fare
altro che rassegnarsi e continuerà la sua esistenza al mio fianco.
Ammiro la mia immagine riflessa nel grande specchio poco distante. La vanità
è
un grave peccato, ma soddisfa il mio animo. Non mi stancherò mai di
guardarmi:
profondi e dannati occhi nerissimi in un volto sottile ed espressivo,
incorniciato da fluenti capelli neri, forti e sani, tagliati non troppo
corti e
mai in disordine e un corpo alto ed atletico, coperto da vesti nere come la
mia
anima, che fanno risaltare la mia pelle pallida come la luna. Io, come essa,
risalto nel buio del peccato. Le mie grandi ali, una volta le più bianche di
tutti, sono diventate completamente nere, in un trionfo di questo colore.
Non sono un essere divino, ma sono sempre il più bello!
Torno a posare lo sguardo nella grande voragine che mi permette di osservare
gli uomini. Con un lungo e profondo respiro libero la mente da ogni pensiero
e
mi immergo nel loro mondo, perdendomici come innumerevoli volte prima d'ora,
estraniandomi completamente dalla realtà che mi circonda.
Li vedo nascere, crescere e morire. Li osservo in ogni momento della loro
vita,
assistendo agli ovvi mutamenti della loro esistenza. Le loro vite mi
scorrono
davanti come se fossero dei film, di serie B naturalmente, senza
trasmettermi
alcun sentimento. Un ragazzo al suo primo appuntamento, un uomo che mantiene
la
sua famiglia, un vecchio solo sul letto di morte. Il suo ultimo respiro. E
da
capo, in eterno. Questa volta è una ragazza, ma sono così tanti che seguirli
tutti è impossibile.
Il tempo passa velocemente, non me ne rendo neppure conto. Dopotutto, però,
non
ha importanza: quando si è immortali il tempo non ha significato. Quanti
anni
possono essere passati? Ottanta? Novanta? Di più non penso, i miei muscoli
non
sono nemmeno intorpiditi. Però è così noioso!
<Lucifero!>
L'urlo mi scuote dai miei pensieri riportandomi all'Inferno. Sospiro: era
naturale che venisse qualche scocciatore a disturbarmi!
Alzo lo sguardo e lo poso sulla figura maschile all'entrata.
<Finalmente ho trovato la tua tana!>
<Complimenti, angelo> rispondo in un mezzo sorriso.
<Il mio nome è Elia, dannato!>
<Qual buon vento ti porta da me, Elia?>
<Vento d'ira e tempesta! Ho vagato per tutti gli Inferi per trovarti!>
<E cosa vuoi, di grazia?>
<Tornare dal mio Signore!>
Gli rido in faccia.
<Spiacente, non faccio miracoli>
Mi alzo in piedi e mi avvicino alla sua bella figura.
<Dovrai restare qui per sempre> ribadisco.
<Non penso proprio!>
<Non hai altra scelta> faccio spallucce.
Posso leggere chiaramente la rabbia nei suoi occhi e sentire la sua anima
riempirsi d'odio. É bastato così poco tempo perché il male lo conquistasse!
Nemmeno se ne rende conto, ma molto presto sarà mio, completamente mio!
<Io, invece, penso di sì! Penso che tu sappia come...>
<No, non lo so, ma anche se lo sapessi di certo non te lo direi>
<Ti odio!>
<Grazie, mi rendi felice>
Increspo le labbra in un sorriso.
<Bastardo!>
L'esasperazione mista a rabbia lo spingono a colpirmi con un pugno in pieno
viso. Mi lascio cadere a terra di schiena e lui, perdendo l'equilibrio, mi
precipita addosso. Adesso il suo volto arrabbiato è a pochi centimetri dal
mio.
La sua bellezza è devastante.
<Non sei per niente angelico, sai?> dico senza cercare di togliermelo di
dosso,
dato che la sua vicinanza non mi dispiace affatto.
<E indovina di chi è la colpa!> ribatte pronto.
Scuoto lentamente il capo.
<Eri così anche prima di conoscermi, non negarlo>
Si zittisce, riconoscendo che ho ragione. É il momento d'agire.
Per la seconda volta allungo una mano verso di lui e la immergo con una
strana
dolcezza tra i suo soffici capelli. Sobbalza, ma non si sposta, né distoglie
lo
sguardo. Con gesti simili a carezze gli sposto alcuni ciuffi dorati dal
volto.
<Riesco a leggere nel tuo cuore, Elia. Sento la tua rabbia e anche la paura>
dico con voce che nemmeno sembra appartenermi <Mi odi, adesso, lo so bene,
ma
non mi dispiace affatto>
<Che stai cercando di dire, Satana?> chiede incuriosito.
<La tua anima si è oscurata, caro. Non sei più candido come prima>
<No...> lievemente cerca di negare l'evidenza.
<Le tue ali grigie ne sono la prova tangibile>
Volta la testa di scatto per controllarle. Quando torna a guardarmi il suo
sguardo è smarrito e trema leggermente. Quello che gli sta succedendo lo
spaventa, è naturale.
Ahh, adoro avere ragione!
<Perché?> domanda colle lacrime agli occhi.
<Bè, gli uomini agiscono in modo particolare quando dimostrano il loro
affetto
per qualcuno. Io non sono un uomo, né ti voglio bene, ma, per una volta,
voglio
comportarmi come uno degli esseri che gli angeli tanto amano. Ho voluto
trattenerti qui per un unico motivo: mi piaci>
<Non è possibile!> sbotta confuso.
<Perché no? Io non amo, è vero, ma tu mi interessi e il mio fisico si scuote
di
fronte a te>
<Eh?> sembra sul serio non capire.
<Sei veramente ingenuo!> esclamo esasperato.
Forzo la presa sulla sua nuca e avvicino i nostri volti fintantoché le
nostre
bocche si sfiorano. Sobbalza di nuovo, sorpreso e confuso.
<Stai buono> sussurro.
Colla mia vellutata lingua gli lecco le labbra, per poi succhiarle con finta
dolcezza e mordicchiarle avidamente, fino a udire i suoi primi e lievi
gemiti.
Incoraggiato da questi suoni rochi, muovo la lingua all'interno della sua
bocca, andando ad accarezzare la sua.
Le sue mani si artigliano a me ed esercitano una piccola resistenza, prima
di
arrendersi completamente. Sorprendendomi, mi stringe a sé e ricambia il mio
bacio.
É in questo momento che in lui avviene il mutamento più profondo e la sua
anima
si annerisce di colpo. Nel momento in cui cede alle mie tentazioni, smette
di
essere una creatura di luce. Niente del suo spirito, d'ora in poi, ricorderà
l'angelo che era.
Esulto interiormente: è mio!
Ci allontaniamo di pochi centimetri e osservo la mia creatura: ali nere e
sguardo di fuoco, magnetico. Non potrebbe essere più bello.
<Ti sei dannato> dico.
Con un movimento fluido della mano si allontana i capelli dal viso.
<Ti dirò, Lu, non è che mi dispiaccia molto, dopotutto>
Anche la sua voce è mutata: è così bassa e maliziosa che mi riempie di
brividi.
Il suo sorriso non ha più nulla d'innocente ed il suo corpo è sexy sopra di
me.
<Sono felice che tu abbia apprezzato il bacio del Diavolo> continuo.
<Non poteva essere altrimenti>
Si abbassa sinuosamente posando le sue labbra calde sul mio collo. Lo lascio
fare, abbandonandomi al piacere dei sensi come un comune mortale. L'idea di
essere simile agli umani mi disgusta, ma è solo un attimo: le sue mani
scendono
lungo il mio torace sfiorandomi la pelle, mentre la sua lingua, lenta e
sensuale, mi tortura il lobo sinistro, distraendomi.
Una sua mano scende ancora, infilandosi con grazia dentro la mia veste.
Sussulto quando afferra con forza il mio sesso duro e, per alcuni secondi,
tutto intorno a me gira.
<Allora, Satty, ti piace?> domanda soffiandomi nell'orecchio.
<Tu che ne pensi?> ribatto in un sussurro forzato <E non chiamarmi Satty!>
Avverto la sua soddisfazione e la sua mano, come guidata dai miei desideri,
mi
accarezza con più velocità stringendo con vigore la mia erezione, facendomi
quasi male. Sommerso dallo sconvolgente piacere che sento, inclino la testa
all'indietro e inarco la schiena. In un flash mi vedo godere allo stesso
modo
degli uomini che ho osservato tramite la voragine, per la prima volta
durante
la mia intera esistenza.
Le sue labbra catturano le mie e la sua lingua si insinua tra esse.
Muove il suo corpo sopra di me talmente sensualmente che sto per impazzire,
sentendomi toccare in punti che mai avrei immaginato fossero così
dannatamente
sensibili.
Chiamo il suo nome in un urlo soffocato mentre tutto il piacere si concentra
straziante in un unico punto e, irruento, esplode fuori da me. Piacevolmente
dilaniato mi accascio al suolo.
Mi passa una mano tra i capelli e si distende come addormentato su di me. La
sua mano abbandona il mio sesso lasciandomi uno spiacevole senso di vuoto.
<Mio creatore> mormora.
<Dimmi...>
<Noi due non ci ameremo mai, ma ho intenzione di starti accanto per
l'eternità>
<Hai idea di quanto sia lunga?>
<Abbastanza per provare tutti i giochini erotici che mi frullano in testa>
<Non vedo l'ora, angelo!>
Circondo il suo magnetico corpo con entrambe le braccia e, insieme,
rimaniamo
immobili aspettando che il tempo che passa cancelli i ricordi delle nostre
passate e sacre vie solitarie.
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