Ichigo Prima mia fic su PriPri! Il pairing è ArisadaxSakamoto *ç* Non credete anche voi che Arisada fosse stupendo da Principessa? (e non solo… lui è sempre stupendo!)
Un grazie fondamentale alla mia beta e alla mia gamma (scomparsa purtroppo), poiché senza di loro non ci sarebbe nulla di tutto ciò! (Non me le linciate però o.O)
For President
di Bads
“Oh signor Sakamoto salve!” “Signor Sakamoto!” Saluto tutti con un sorriso felice, e puntuali si coprono gli occhi abbagliati, indietreggiando di qualche passo. Cerco di non sospirare sconsolato, e mi dirigo come al solito verso l’associazione studentesca, da Arisada. Ormai mi vuole vedere tutti i giorni anche più volte al giorno. Lui si difende dicendo che è per la mia candidatura a presidente, che in realtà è una sua totale decisione, ma credo non sia solo per quello. Rabbrividisco e mi piazzo davanti alla porta, aspettando quasi che qualcuno mi spinga dentro la porta. Arisada è davvero una persona strana, oltre che schietta e imprevedibile, ormai mi sono smesso di chiedere cosa c’è tra noi. Praticamente ci diamo del lei a vicenda, anche se lui è dell’ultimo anno, ma questo lo fanno tutti in questa scuola, e credo non mi ci abituerò mai. Mi sono sempre chiesto quale fosse la vera ragione della sua insistenza a volermi presidente. Avrò forse carisma, Tooru continua a ripetermi che so gestire bene le situazioni, ma non ho le qualità necessarie per diventare presidente. Sospiro e mi decido ad aprire la porta. Koshino e Harue mi salutano gentilmente, ma stanno uscendo, così faccio solo in tempo a fare un cenno della mano che sono già spariti. “Ben arrivato signor Sakamoto!” dice Arisada, seduto sul divanetto davanti al tavolino della stanza. Ho sempre detto che si tratta sempre troppo bene. “Presidente Arisada…” dico gentilmente. Perché ho sempre l’impressione che mi sondi con quello sguardo malizioso? “Si segga qui…” Mi indica il posto vicino a lui, ha anche preparato del tè. Ringrazio e mi siedo, mi serve il tè e non smette una volta sola di guardarmi. Passano molti minuti, e il silenzio sceso tra noi si fa imbarazzante, ma probabilmente è solo una mia impressione, dato che Arisada sembra non accorgersene. Ormai sono talmente a disagio che mi tremano le mani, ma come posso controllarmi se continua a guardarmi così? E soprattutto, se sta così vicino! Sento il suo calore che sembra ustionarmi, e non mi ha ancora toccato per fortuna, credo che mi squaglierei all’istante. Forse è per questo che gira sempre col ventaglio… Scuoto la testa da queste scemenze e continuo a bere il mio tè. Vorrei chiedergli perché mi ha chiesto di venire qui, non ha ancora detto niente, continua solo a fissarmi, e io non riesco né a guardarlo, né a parlare. Mi chiede se sto bene, che sembro diverso. Oh certo, sto benissimo. Gli sorrido, non so se la mia voce possa essere affidabile al momento. Non vorrei prorompere con una voce rotta, o peggio, sembra già abbastanza su di giri. Dopo qualche altro minuto di silenzio cerco di riprendermi. “Koshino… e Harue sembravano andare di fretta…” Continua a guardarmi ma non risponde. “Dovevano… andare da qualche parte?” E continua, silenzio assoluto. Beh, almeno potrebbe provare a parlarmi, sono talmente imbarazzato che potrebbe mettermi a mio agio. “Ti interessa davvero?” Si sta avvicinando, credo di non poter resistere a lungo. Lo guardo leggermente arrossato mentre si avvicina, limitando lo spazio tra noi di meno di una briciola. Sento davvero il suo calore adesso, è caldo e profuma in modo piacevole, sembra bollente, o forse sono io che sto andando a fuoco, e non ne capisco il motivo. È solo Arisada, è solo il presidente dell’associazione scolastica, e le sue labbra sono a un millimetro dalle mie… NO! È solo un mio sempai, anche se mi da del lei, ma è per l’influenza di mio fratello! Credo che una confusione mentale così non l’abbia mai avuta, e non è solo la sua vicinanza, ma il solo pensare a lui. Quando mi ha fatto dire di andare nella sede mi sentivo già così, e adesso non è che sempre peggio! Mi prende una mano e la stringe nella sua, portando l’altro braccio dietro di me, sulla testata del divano. Credo che si sia accorto di quanto sto sudando, le mie mani devono essere tutte appiccicose, che vergogna! "A-arisada…” Non dice niente, eppure di solito è così prolisso, oggi deve avere qualcosa che non và, forse ha la febbre, forse ha altri pensieri per la testa… forse… Perché la sua mano sulla mia schiena mi fa solo rabbrividire? Perché sento questo peso nel petto? Sono proprio uno stupido, che ci fa la sua mano sulla mia schiena?! Questi pensieri però non aiutano, mi sento malissimo e non capisco perché. È per il ribrezzo certo! È un uomo, è il mio sempai, è un maschio! Però non mi sono mai fatto problemi di questo tipo… insomma… È una scuola maschile, con la storia delle principesse e con tutti questi desideri inespressi si guardano tutti con interesse, poi Arisada… non è niente male. Non stento a credere che una volta era una principessa come Tooru, adesso è splendido. Chissà com’era, vestito con un furisode… Scuoto ancora la testa, perché oggi mi rifiuto di pensare razionalmente? “Qualcosa non va?” mi chiede, fin troppo apprensivo. So che mi sta quasi prendendo in giro, non perché si vuole divertire certo, ma questa domanda è un po’ fuori posto, come se lui non stesse facendo nulla per mettermi in imbarazzo. “Arisada…” cerco di dire di nuovo, ma lui mi stringe a sé. Sembra aspettare qualche mio cenno, che però non arriva, a parte un deglutire un po’ troppo rumoroso, così mi bacia. In effetti mi ritrovo a pensare che era prevedibile, ma è come se avessi cercato di scartare questa probabilità fino all’ultimo. Tanto una parte di me sapeva già come sarebbe andata a finire. Chiudo gli occhi e lo lascio fare, improvvisamente mi sento restio ad ogni tipo di pudore. Non voglio allontanarlo, non so neanche dove sono le mie mani, come sono fatte, perché esistono. Esistono solo le sue labbra sulle mie, una mano che mi stringe a lui, l’altra che mi accarezza il palmo. Gemo involontariamente e mi ritrovo ad aprire la bocca alla sua lingua, tutto mi sembra così strano adesso, sento i muscoli cedere e scivolo sul divanetto, sdraiandomi. Arisada si stacca da me un attimo, mi sorride con il suo solito modo, tra il malizioso e il soddisfatto, come uno che ha appena ottenuto quello che vuole. Cerco di sorridere ma non mi viene, spero solo di non aver fatto una smorfia, mi è piaciuto quello che ha fatto, vorrei lo rifacesse. Così tento di avvicinarmi alle sue labbra, ma allontana il viso. Si solleva e mi aiuta ad alzarmi. “Akira…” dice sempre sorridendo: “Devi assolutamente prendere tu il mio posto come presidente” … Credo di aver capito male… Innanzitutto e soprattutto perché si è preso la confidenza di chiamarmi per nome, e arrossisco. Ma tutto questo era solo una manovra per candidarmi? “Si, non capisci? Ti aiuterei io, potrei consigliarti, ci frequenteremo e saremo un’ottima squadra!” Ecco, così quadra meglio. Gli sorrido finalmente, anche se il rossore non accenna a diminuire. Vorrei chiedergli perché l’ha fatto, ma ho paura che la risposta sia quella che mi ha già dato. Arisada è un grande leader, un perfetto presidente dell’associazione scolastica, anche se eccentrico e un po’ fuori dal comune, e non è affatto un brutto ragazzo. Però è tipo da queste sparate, forse proprio perché ha un carattere indefinibile, a volte non lo capisco proprio. Forse è per questo che negli ultimi giorni mi stava sempre addosso. Non so cosa pensare, se voleva la mia compagnia perché gli piaccio, oppure solo per convincermi a fare il presidente. Oppure per entrambe le cose, dato che vuole che diventi presidente per stare vicino a lui. Oppure vuole che mi affezioni così sarei obbligato a ricoprire la carica. Non ce la faccio più a pensare così! Non sono mai stato un tipo impetuoso o istintivo, preferisco pensare bene prima di fare una cosa, ma tutta questa confusione non farà che peggiorare le cose. Così mi volto verso di lui, che ancora non la smette di guardarmi con quel sorriso, né di togliere quella mano dalla mia schiena. “Hai qualcosa da dirmi?” Beh, non saprei. Secondo lui mi faccio baciare così a buon mercato e non chiedo spiegazioni? O soprattutto non gli chiedo cos’ha intenzione di fare adesso? Se lasciarmi qui così con mille pensieri o decidersi a fare qualcosa? Devo aver fatto una faccia molto buffa, perché si mette a ridere e mi stringe nuovamente a sé. Sollevo la tazza di tè per evitare di versagliela addosso, mentre mi spalanca le gambe e mi fa sedere a cavalcioni su di lui. Credo che mai più arrossirò più di oggi. Sento il cavallo dei suoi pantaloni gonfio sotto di me, forse anche io sono nelle stesse condizioni, perché sorride al suo solito modo. Oppure quel sorriso non lascia mai il suo volto, probabile anche questo. Comincia a baciarmi il collo, ma le mie mani sono ancora sollevate sopra la mia testa, e non so come risolvere. “Arisada… il tè…” dico quando comincia a slacciarmi la divisa scolastica, così mi prende la tazza tra le mani, stringendo le mie dita, e la scaraventa lontano. Lo guardo allibito, ma non mi permette di abbassarle braccia che mi sfila i vestiti, lasciandomi a petto nudo. "A… a…” Bene, non riesco neanche a pronunciare il suo nome, talmente sono sconvolto. Lui ovviamente non se ne accorge, ma a questo punto credo che non ci faccia caso, o che non gli importi. Chissà perché non riesco ad incolparlo di niente. Sono a disagio però così davanti a lui, cerco di coprirmi il petto ma me lo proibisce, prendendomi le braccia e cominciando a leccarmi. Oddio credo di stare per impazzire. Per oggi forse stiamo un po’ esagerando, ma come glielo dico?! Gli dovrei chiedere di fermarsi, ma è un mio sempai, è il presidente Arisada, con che faccia gli chiedo di smetterla? E poi, perché dovrei chiedergli di smetterla? Ok, credo che per oggi abbia già pensato abbastanza. “Hai una faccia buffissima” mi dice, ridendo. Io non rispondo, cercando di capire a cosa allude la sua mano finita chissà come sul mio sedere. Mi aggrappo alle sue spalle e gemo, sono eccitato, e il contatto con lui non aiuta. Poi mi solleva per le natiche, e comincia a sbottonarmi i pantaloni. Lui però è ancora vestito, quanto vorrei anche io spogliarlo, ma non ho il coraggio! Provo a mettergli la mano sul colletto della divisa, lui non si cura di me, così comincio a sbottonarlo, mentre mi toglie i pantaloni. Le sue successive mosse mi proibiscono di pensare persino alla sua divisa. Non pensavo che gli piacessero i ragazzi, ma per come mi tiene tra le sue mani e come mi tocca, sembra proprio divertirsi, e ciò fa piacere anche a me. Forse, tra i due quello che si diverte di più sono io. E vorrei ben dire. Chiama un paio di volte il mio nome, ma non riesco a rispondere, forse non lo sento neanche, la sua voce è reale? Così, mi prende una mano e la porta sui suoi pantaloni, abbasso lo sguardo e prendo a sbottonarli, togliendo i bottoni dalle asole, tirando giù la zip, infilando una mano sotto le sue mutande. Non ho mai fatto nulla del genere, così mi lascio guidare da quello che fa lui a me, e lo ripeto, spero di non sbagliare qualcosa. “Akiraaaa…” geme nel mio orecchio. Ok, forse sta anche andando bene. All’improvviso aumenta il ritmo, e mi aggrappo alla testata del divano per non cadere all’indietro, dopo aver inarcato la schiena. Involontariamente aumento il ritmo anche io, e la stanza si riempie dei nostri gemiti, e del nostro odore. Ovviamente vengo prima io, soffocando un grido, e mi riverso sulla sua divisa. Cado di lato sul divano, cercando di respirare, la mia mano ancora su di lui, bollente. Non riesco più a muovermi, così Arisada prende la mia mano e mi aiuta. Mi sembra infinito il tempo che passa prima che venga, ho il polso slogato da tutto questo movimento.
Arrossisco, ma a cosa sto pensando ancora?! “Grazie, Akira” mi dice solo, dandomi un bacio sulla guancia: “Del favore che mi hai fatto” Beh, se è solo per questo, potrei voler presto fargli molti altri favori, di ogni tipo…
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