Salve
a tutti! Questa è la prima fanfic che pubblico: io mi sono divertita a
scriverla, e spero che voi vi divertiate a leggerla!
Non
so se sia una HanaRu o una RuHana… Ho ancora le idee un po’ confuse!
Ricordo
che questi appetitosi fanciulli non mi appartengono (altrimenti starebbero
legati al mio letto con le catene ^_^) e che non ci guadagno nulla a
scrivere le stupidaggini che seguono!
Un
grazie a tutti quelli che avranno il fegato di arrivare fino alla fine e
un GRAZIE DI ESISTERE al mitico Inoue che ha creato l’amore della mia
vita, Rukawa!
Forever
Love
di Junda
Capitolo II
Un dubbio.
Una certezza
Erano
già due giorni che nevicava. La città era ricoperta da un manto candido
e appariva più bella che mai.
Hanamichi
e Mito camminavano un po’ indietro rispetto a Takamiya e gli altri:
“Sai
Hanamichi, stavo pensando che se secondo l’oroscopo indiano Rukawa
appartiene al segno dell’oca il suo compleanno dovrebbe essere in questi
giorni…”
Hanamichi
strinse la mascella, nervosamente:
“E
allora?”
“Bè
e allora direi che dovremmo scoprire quand’è esattamente e poi magari
fargli un regalo!”
Hanamichi
si voltò verso l’amico con le sopracciglia aggrottate:
“Ma
sei scemo?”
Mito
però era davvero convinto:
“Ma
scusa, la settimana scorsa ci ha pagato le birre ci ha ospitato a casa
sua, ci ha prestato i pigiami, il giorno dopo ci ha persino preparato una
colazione coi fiocchi. Ora tocca a noi essere gentili, no?”
“Che
strazio che sei! A me di quella volpe non me ne frega niente!”
Mito
alzò gli occhi al cielo con fare esasperato:
“E
smettila una buona volta di fare l’idiota! Tanto lo so che in fondo in
fondo gli vuoi bene!”
Hanamichi
lo afferrò per i capelli, piegandogli la testa all’indietro:
“Non
dire mai più una simile stronzata!”
“Ahi…
e mollami deficiente! E’ inutile che ricorri alla violenza, lo sai che
lo psicologo Yohei Mito non sbaglia mai! E comunque me la vedo per tutto
io, tu devi solo darmi i soldi!”
Erano
arrivati a scuola. Si affrettarono, rendendosi conto che erano come sempre
in ritardo e la discussione terminò lì.
Mentre
il professore spiegava la lezione Hanamichi non poté fare a meno di
pensare a Rukawa.
Erano
parecchi giorni ormai che ci pensava. Da quella notte in cui aveva dormito
a casa sua: ricordava ogni singolo momento di quella strana serata. Ma
soprattutto ricordava perfettamente il momento in cui gli aveva baciato il
collo. Ogni volta che rivedeva quell’immagine nella sua mente, si
sentiva inquieto. Stordito. Perché riusciva a sentire ancora
quell’odore. A percepire quel sapore. Stupidamente le sue guance si
colorivano a quel pensiero e doveva fare un grandissimo sforzo per tornare
ala realtà.
La
mattinata trascorse noiosa come sempre, tra una lezione e una verifica.
Finalmente
arrivò l’ora degli allenamenti.
Rukawa
si sentiva di nuovo bene da quando quella settimana di vacanza era
terminata. Aver ripreso la scuola e con essa i suoi famosi riposini sul
banco, ma soprattutto aver ricominciato ad allenarsi, avevano riempito
quel vuoto che si era andato espandendo in lui durante quei pochi giorni.
Certo
c’era stata quella bella
serata con Sakuragi e Mito. Si era divertito tantissimo, anche se aveva
fatto il possibile per non dimostrarlo. Quei due insieme erano uno spasso,
e anche se odiava ammetterlo, quella scimmia rossa aveva saputo rendere
allegro quel breve tempo trascorso in quel locale.
Ma
poi era successa quella strana cosa durante la notte. La mattina dopo
aveva anche creduto di aver sognato.
Ma
era sicuro che fosse successo tutto realmente: Hanamichi era davvero
entrato in camera sua, e l’aveva guardato, e sfiorato e gli aveva
baciato il collo. E infine gli aveva pure rimboccato le coperte.
E
tutto questo era ridicolo.
Assurdo.
Incredibile.
Rukawa
non riusciva a trovare una spiegazione plausibile per quei gesti.
Avrebbe
anche voluto chiederlo direttamente a lui il motivo del suo comportamento.
Ma non era facile. Tra loro c’era quella specie di muro che gli impediva
di parlare in maniera normale. O insulti o niente.
E
poi in lui c’era una strana sensazione.
Il
timore che Hanamichi avesse avuto pietà di lui.
Un
ragazzo solo in un bar. Una casa vuota. Niente genitori. Niente amici.
Forse
tutto questo gli aveva fatto provare compassione e allora aveva agito in
quella maniera.
Se
fosse andata davvero così, lui avrebbe cominciato a odiarlo realmente.
Non sopportava che qualcuno potesse provare pena. Preferiva che lo
odiassero, anche che fosse del tutto indifferente al resto del mondo. Ma
la pietà no. Non avrebbe mai accettato una cosa simile.
I
giorni quindi erano trascorsi senza che i due si chiarissero.
Hanamichi
poi non sapeva che Rukawa si era accorto di tutto. Continuava a fare lo
spaccone come sempre, insultandolo con astio e sarcasmo, convinto di
essere l’unico a conoscere quell’attimo di debolezza che si era
concesso.
Rukawa
si stava cambiando nello spogliatoio col resto della squadra quando entrò
Hanamichi.
Il
rossino si ritrovò a fissare il collo bianco di Rukawa e il suo petto
nudo: in quei due giorni, da quando l’allenamento aveva ripreso, non si
era mai trovato nello stesso momento nello spogliatoio con Rukawa.
Ma
stavolta era arrivato nell’attimo esatto in cui il ragazzo si stava
spogliando.
Sentì
un certo calore diffondersi sul suo viso. Perché doveva essere così
idiota da arrossire alla vista di Rukawa semi nudo? Abbassò gli occhi,
fissandosi la punta delle scarpe.
“Sakuragi
datti una mossa.”
Gli
intimò Akagi, avviandosi in palestra. Poco dopo anche gli altri lo
seguirono e Hanamichi si ritrovò suo malgrado, solo con Rukawa.
Si
sentiva impacciato. E non sapeva cosa dire. Ma con sua grande sorpresa fu
proprio Rukawa a rompere il silenzio:
“Ehi…..”
Hanamichi
sollevò lo sguardo e incrociò gli occhi blu dell’altro. Occhi
profondi. Era così facile perdersi in quegli abissi blu.
“C...
che…. Che vuoi?” balbettò.
*Stupido.
Stupido. Stupido. Perché sono tanto imbarazzato? Devo riprendere il
controllo di me stesso, accidenti!*
Rukawa
si infilò la maglietta azzurra che usava per l’allenamento e poi mosse
qualche passo verso di lui: “Mi
sono accorto solo stamattina che hai lasciato i tuoi guanti a casa mia.”
Hanamichi
si rilassò.
I
guanti. Certo. E cosa credeva?
“Ah
si! Bè….. si tienili pure, tanto erano brutti e vecchi!”
Rukawa
sbatté le ciglia sorpreso.
Li
aveva provati e riprovati quella mattina. Li aveva anche annusati per
riconoscere l’odore di Sakuragi. E si era sentito un deficiente nel
farlo. E ora Hanamichi glieli regalava…..
“Effettivamente
fanno schifo!”
Lo
disse senza pensarci. Voleva solo spezzare quella tensione che si stava
creando tra loro e l’unico modo per farlo era stuzzicarlo un po’.
Hanamichi
infatti alzò la testa di scatto e lo fronteggiò con le mani sui fianchi
e un’aria di sfida sul volto: “Bada
a come parli volpino. Tutto ciò che appartiene al genio Sakuragi, va
trattato con cura!”
Rukawa
gli passò accanto ostentando indifferenza: “Si
si, come no. Piuttosto muoviti idiota. O cominciamo senza di te, non che
sia una gran perdita!”
“Che
cosa hai detto?”
Ma
Rukawa era già uscito sbattendo la porta.
Hanamichi
si lasciò andare contro la parete. Stava impazzendo: non c’erano altre
spiegazioni. Se stare solo con Rukawa gli provocava un così forte
imbarazzo, allora era diventato matto davvero.
Si
fece forza e si diresse in palestra.
Neppure
si accorse di Haruko che lo salutava.
Gli
altri stavano già correndo intorno al campo, seguendo il capitano.
Hanamichi si unì al gruppo, ma il suo sguardo finiva inevitabilmente su
quel caschetto nero che svolazzava ad ogni sgambettata.
*Sono
un imbecille. E lui è uno stupido arrogante. Questione archiviata*
cercava di autoconvincersi. Di rimproverarsi. Di tornare coi piedi per
terra e riprendere la sua vita così com’era prima del suo incontro
fortuito con Rukawa in quel pub.
Ma
Rukawa era lì: correva come un felino, elegante e sinuoso. Aveva gli
occhi fissi sul pallone, i capelli che gli si attaccavano sulla fronte. E
le braccia lunghe e muscolose, si tendevano per tirare. Le gambe
leggermente piegate erano pronte a scattare. Il petto si sollevava
regolare al ritmo del respiro accelerato. E poi il collo: lungo, elegante,
candido. Un cigno. E lui lo aveva baciato……. Per un istante le sue
labbra si erano posate su quella pelle bianca come una piuma
d’angelo….
“Hanamichi?
Sei in stato catalettico?”
La
voce squillante di Ayako lo riportò alla realtà. Ma ancor di più il
ventaglio che lo colpiva sulla testa: “Ahia!
Ayako sei cattiva!”
Si
lagnò con quella vocina da cartone animato che tirava fuori per suscitare
un po’ di pietà!
La
ragazza però non si fece commuovere e gli assestò un bel calcio nel
sedere:
“Che
diavolo ci fai imbambolato a bordo campo? Muoviti, cerca di levare la
palla a Rukawa……. Vai, sciò, sciò!”
“Maledetta...”
mormorò tra i denti Sakuragi, massaggiandosi il sedere dolorante. Ma una
nuova ventagliata lo colpì alla nuca: “Cosa
hai detto? Brutto cafone!”
Prima
di beccarsi altri colpi, Hanamichi si mise a correre e raggiunse il centro
campo.
Rukawa
palleggiava, mentre col braccio sinistro si asciugava il sudore con la
fascia di spugna nera che portava costantemente durante allenamenti e
partite.
Hanamichi
gli si parò davanti con aria minacciosa.
Era
stanco di sentirsi in soggezione davanti a quell’idiota. Quella
situazione stava davvero diventando stressante e voleva che le cose
tornassero come prima.
Quindi
lo avrebbe affrontato.
“Fatti
sotto….. ti faccio vedere io chi è il genio del basket…..”
“Hn…”
Rukawa
lo scartò facilmente con una finta perfetta e andò dritto a canestro.
Poi si voltò verso di lui con uno scintillio di trionfo negli occhi:
“Sei
la solita schiappa!”
Hanamichi
era furente. Come osava quella sottospecie di cadavere parlargli in quel
modo?
“Maledetto,
ora ti faccio vedere con chi hai a che fare…..”
Prima
che gli altri potessero intervenire, Hanamichi si era gettato contro
Rukawa colpendolo alla mascella con un pugno violento. Rukawa non se ne
stette con le mani in mano. Reagì con altrettanto ardore e presto si
ritrovarono per terra, rotolandosi sul parquet e colpendosi con foga.
Ma
ogni volta che le sue nocche si scontravano col viso di Rukawa, Hanamichi
non poteva fare a meno di sentire i soliti brividi lungo la schiena. E
continuò a picchiarlo soprattutto perché era l’unico modo che aveva
per toccarlo, per avere ancora un contatto con la sua pelle morbida.
Rukawa
dal canto suo si sentiva pieno d’ardore. Non gli importava di provare
dolore, sapeva solo che era piacevole sentire il corpo del compagno sopra
il suo. E pur di provare ancora quella sensazione era disposto a beccarsi
tutti i pugni necessari.
“Ma
siete impazziti? Adesso avete davvero toccato il fondo…. Stupide
matricole che non siete altro. Adesso ve ne andate nello spogliatoio e ci
rimanete fino a che noi finiamo di allenarci. Guai a voi se vi picchiate e
guai a voi se tentate di sgattaiolare via. Per almeno un’ora dovete
stare insieme in maniera civile. Chiaro?”
Akagi
era davvero fuori di sé.
I
suoi occhi erano furiosi e se non ci fosse stato l’allenatore Anzai
presente, era sicuro che li avrebbe scaraventati fuori dalla palestra a
calci nel sedere.
Hanamichi
e Rukawa si avviarono mestamente verso lo spogliatoio, guardandosi in
cagnesco. Kogure li osservava con aria fin troppo preoccupata, mentre
Mitsui e Miyagi ridacchiavano divertiti.
“Avanti
voi altri, muovete quelle gambe…” tuonò Akagi rivolto al resto della
squadra.
Hanamichi
sbuffava come un toro. Camminando avanti e indietro per la piccola stanza
adibita a spogliatoio, borbottando tra sé insulti rivolti un po’ a
tutti.
“La
pianti?” gli disse Rukawa spogliandosi.
Quando
Hanamichi alzò gli occhi per rispondergli, le parole gli morirono in
gola.
Rukawa
se ne stava fermo davanti a lui, con una mano su un fianco e mollemente
adagiato su una gamba, coperto solo da uno slip.
Non
che Hanamichi di solito fosse imbarazzato di fronte alla nudità dei
compagni, ma trovarselo lì, così bello, e senza nessun altro intorno,
gli provocò una reazione inaspettata: trattenne il fiato, fissando
insistentemente il petto glabro dell’altro, con il viso congestionato
dall’imbarazzo.
“Che
cos’hai da fissare?”
“Nnnnien….niente….
io.. tu…..insomma…… copriti, maledizione. Sei indecente!”
Rukawa
si accigliò.
Da
quando un giocatore che dopo l’allenamento si accinge a fare la doccia
era indecente?
“E
perché mai?”
Hanamichi
era in tilt. I suoi occhi si stavano cibando di quel corpo statuario come
carnivori affamati che si avventano sulla preda. Non riusciva a
distogliere lo sguardo.
Quei
capezzoli rosa, quell’addome scolpito. E le spalle così larghe. Le
gambe lunghe, su cui si distinguevano i nervi ancora tesi per lo sforzo. E
poi…… poi lo slip…… anche se copriva tutto era pur sempre di un
tessuto leggero e faceva chiaramente intravedere cosa nascondeva.
“Rrrru
…. Rukawa…..”
Balbettava
ormai. Non aveva nessun contegno.
Era
eccitato. Stramaledettamente eccitato!
Rukawa
lo guardava in attesa che continuasse, ma sembrava che Hanamichi in quel
momento sapesse pronunciare solo il suo nome.
Gli
si avvicinò, incuriosito.
Non
aveva mai visto Sakuragi così stravolto. Gli mise una mano su una spalla:
“Ma
si può sapere che diavolo hai?”
Anche
se aveva tentato di usare un tono burbero, dalla sua voce traspariva
comunque una sorta di preoccupazione mista a turbamento.
Hanamichi
a quel contatto si irrigidì: “Non
toccarmi…..” gli intimò. E voltò la testa dall’altra parte, ma
Rukawa, impaziente di capirci qualcosa, lo afferrò per il mento e lo
costrinse a voltarsi. Il viso di Hanamichi era ormai paonazzo e le sue
labbra erano scosse da un tremito.
I
loro volti erano a pochi centimetri di distanza.
E
Hanamichi non resistette. Si sporse leggermente in avanti e sfiorò le
labbra di Rukawa con le proprie.
Ma
fu solo un istante.
La
porta si spalancò e Mitsui e Miyagi fecero irruzione nello spogliatoio
con aria mesta: “Il
gorilla ha cacciato anche noi! Oggi non è proprio aria!”
I
due non si erano accorti di quello che stava succedendo in quella stanza.
Hanamichi,
sentendo la porta aprirsi, si era ritratto sconvolto.
Rukawa
invece, completamente spiazzato da quanto era successo, era rimasto
immobile, con aria shockata.
“Ma
voi due non è che vi stavate massacrando?”
Chiese
Mitsui mentre si slacciava le scarpe e poi le gettava lontano con un
calcio.
Nessuno
dei due rispose.
“Ehy
che avete? Cosa ci state nascondendo?”
Si
intromise Miyagi.
Rukawa
si voltò di spalle e poi si infilò in una delle docce. Mentre Hanamichi
fissava il muro con aria affranta.
Ma
in che razza di guaio si era andato a cacciare?
Mitsui
lo guardò con aria perplessa.
“Hanamichi
ma che diavolo ti ha fatto Rukawa?”
Hanamichi
sussultò.
*Mi
ha stregato! Mi ha affascinato. Mi ha fatto perdere completamente la
testa.*
Cercò
di ricomporsi e, quando fu sicuro di avere la sua solita espressione
allegra, si voltò verso il senpai: “Ti
pare che quel volpino spelacchiato possa fare qualcosa al grande genio?”
Miyagi
e Mitsui ridacchiarono, rassicurati da quella risposta.
Era
tutto nella norma!
Mitsui
s’infilò sotto una delle altre 5 docce. Mentre si insaponava
canticchiando, si voltò alla sua destra e si accorse che Rukawa se ne
stava immobile, sotto il getto dell’acqua, con gli occhi fissi sul
pavimento e la mascella serrata.
“Rukawa,
ti senti male?” chiese preoccupato.
Rukawa
per un attimo sembrò non averlo neppure sentito. Poi alzò gli occhi
verso di lui, rivelando uno sguardo quasi impaurito, e scosse la testa: “Sto
bene…. Credo.”
Velocemente
uscì dalla doccia, si asciugò e si rivestì. Poi come un lampo schizzò
via.
Hanamichi
per tutto il tempo era rimasto seduto sulla panca, con aria pensosa.
Non
riusciva a spiegarselo quel gesto assurdo e ridicolo. Non capiva come
avesse potuto agire così. Baciarlo. Eccitarsi guardando il suo corpo.
Infiammarsi per un lieve contatto. No, non aveva una spiegazione per tutto
quello. Nessuna risposta razionale.
Solo
una gran confusione.
E
un dubbio. Un terribile dubbio che si insinuava in lui. Lento ma
inesorabile.
*Mi
piace.*
Terribile.
*Mi
piace Rukawa.*
Una
certezza.
In
questo capitolo non ci sono note!
Se
non che Rukawa è l’essere più meraviglioso del mondo ^______^
Junda-
allora siete contenti? Questa volta vi siete pure baciati!
Ru
– e quello sarebbe un bacio? Scusa ma la lingua?
Hana
– a me è piaciuto!
Ru
- sei il solito bamboccio!
Hana
- ehy come osi? Io sono io il genio….
Ru
– si, certo! Un genio che non è capace neanche di baciare!
Junda-
su, state buoni. come vedi le acque si smuovono, Ru.
Ru
– di questo passo nel capitolo 230 forse riusciremo a combinare
qualcosa!
Junda-
ma un po’ di romanticismo, no eh?
Hana
– è vero…. Io sono tanto romantico!
Ru
– uffa! Che stress! Per me potevi ridurre tutto ad un unico capitolo in
cui facciamo l’amore! Più romantico di così!
Hana
– oh! Che bello quando dici “facciamo l’amore”……
Ru
– dai Hana vieni qui che lo facciamo sul serio!
Junda
– ma ancora? Ma la volete finire?
Ru
– se tu non ti decidi a inserire certe scene nella fanfic, dobbiamo
almeno farle fuori scena!
Junda
– mi arrendo! Meglio che mi metta a scrivere il seguito…..
Ru
– e vedi di essere più esplicita!
Junda
– non te ne eri andato in camera da letto? Smamma! Devo concentrarmi!
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