Salve
a tutti! Questa è la prima fanfic che pubblico: io mi sono divertita a
scriverla, e spero che voi vi divertiate a leggerla!
Non
so se sia una HanaRu o una RuHana… Ho ancora le idee un po’ confuse!
Ricordo
che questi appetitosi fanciulli non mi appartengono (altrimenti starebbero
legati al mio letto con le catene ^_^) e che non ci guadagno nulla a
scrivere le stupidaggini che seguono!
Un
grazie a tutti quelli che avranno il fegato di arrivare fino alla fine e
un GRAZIE DI ESISTERE al mitico Inoue che ha creato l’amore della mia
vita, Rukawa!
Forever
Love
di Junda
Capitolo I
L'oroscopo
indiano
Faceva
freddo quella sera, probabilmente quella notte avrebbe nevicato: eppure
Rukawa se ne stava affacciato alla finestra, inspirando l’aria gelida di
dicembre. Osservava il cielo terso con aria pensierosa.
Sbuffò.
Quando
non giocava a basket si sentiva davvero inutile!
Avevano
avuto una settimana di vacanza; niente scuola, niente allenamenti.
Tutti
ne erano stati entusiasti, ma lui no. Perché non avrebbe avuto nulla da
fare in quei giorni, se non dormire. Guardare qualche partita di NBI col
satellite o magari ascoltare qualche nuovo cd.
Dopo
due giorni era già stufo.
Quella
sera aveva voglia di uscire, di fare qualcosa, di vedere un po’ di
gente. Anche se era un tipo solitario, a volte si rendeva conto di essere
davvero troppo solo.
Non
aveva amici. Dei suoi compagni di classe a stento ricordava i nomi. E i
ragazzi del basket….. bè non erano proprio degli amici. Con loro non
scambiava che poche parole.
Però
magari poteva uscire con qualcuno di loro.
Miyagi?……
ma no, gli avrebbe rotto le scatole col suo amore per Ayako.
Akagi?
….. il gorilla sembrava più uno zio che un amico con cui divertirsi.
Kogure?….
bè quel ragazzo, per quanto disponibile e comprensivo, gli avrebbe fatto
la paternale su qualcosa.
Mitsui?
… si, Mitsui era un tipo in gamba….. ma da quando era rientrato in
squadra i suoi genitori non lo lasciavano uscire la sera. Avevano paura
che ricominciasse con quelle brutte compagnie.
Sakuragi?…..
una smorfia di disgusto gli si dipinse sul volto. Uscire con
quell’idiota era impensabile. E poi lui aveva i suoi amichetti, quei
quattro pazzi scatenati che facevano più casino di un intero stadio.
“Ah!
Al diavolo! Uscirò da solo!” e così dicendo, si infilò la giacca a
vento e si mise una grossa sciarpa di lana al collo.
Camminava
con le mani affondate nelle tasche del giubbotto, osservando la gente
intorno a lui.
Le
coppiette che si tenevano per mano gli davano quasi fastidio. Ripensò a
tutte le galline che facevano il tifo per lui durante le partite, e scosse
la testa con veemenza.
*Che
schifo* pensò, scacciando subito quell’immagine dalla sua mente.
Quelli
che invidiava erano invece i gruppi di ragazzi che facevano casino. Si
davano pacche sulle spalle, ridevano, parlavano tutti insieme, cantavano a
squarciagola. Già. Quelli si che li invidiava.
Sospirò
per l’ennesima volta.
Decise
di entrare in un locale per bere qualcosa.
Non
appena mise piede nel posto che aveva scelto, il repentino cambio di
temperatura gli arrossò le guance solitamente pallide. Si guardò
intorno, cercando un tavolino libero. E lo trovò: era in disparte,
accanto alla grande vetrata che dava sul corso principale: lì non sarebbe
stato disturbato, e avrebbe anche potuto osservare la gente che camminava
per strada. Si sedette sulla panca di legno e si mise ad osservare il
menu…..
“Allora
che si fa? Torniamo a casa?” chiese Hanamichi, camminando a passi
strascicati.
Mito
alzò le spalle: “Magari possiamo andare a vedere un film, eh?”
In
quel momento passarono accanto alla vetrata oltre la quale sedeva Rukawa.
Mito lo scorse e bloccò Hanamichi per un braccio:
“Ehy
ma quello non è Rukawa?”
Hanamichi
si voltò verso l’amico con aria curiosa:
“La
volpe? Dove? Dove?”
Poi
lo vide, seduto a quel tavolino, intento a leggere il menu. Si avventò
contro il vetro, attaccandovisi come una ventosa.
Rukawa,
sentendosi osservato si voltò.
*Sakuragi?*
si chiese, osservando il naso e le labbra del rossino schiacciate contro
il vetro. Non riuscì a trattenere un ghigno lontanamente somigliante a
una risata!
Mito
intanto cercava di staccare Hanamichi dalla vetrata:
“Ma
si può sapere che combini? Perché tutto sto casino per Rukawa?”
Hanamichi
si girò verso l’amico con gli occhi fiammeggianti:
“Ma
ti rendi conto? Non solo me lo devo sorbire ogni santo giorno in palestra,
ora me lo ritrovo anche
qui!”
Mito
sorrise, divertito dalla faccia nervosa di Hanamichi.
“Ma
dai, andiamo a salutarlo piuttosto!”
E
così dicendo afferrò il rossino per il giubbotto e lo trascinò nel
locale. Quando arrivarono davanti al tavolo di Rukawa, Mito sfoderò un
sorriso gioviale e lo salutò:
“Ciao
Rukawa! Come va? Ti dispiace se ci sediamo con te?”
Rukawa,
con la sua solita aria indifferente, emise solo un “hn”.
“Ehi
Rukawa il mio amico ti ha salutato, la smetti di fare quegli stupidi
grugniti e ti metti a parlare come gli esseri umani?”
Gracchiò
Hanamichi sporgendosi contro il ragazzo. Ma questi non si scompose:
“Perché
dovrei, visto che ho davanti a me uno stupido scimmione?”
Mentre
Hanamichi arrossiva per la rabbia, Mito scoppiò a ridere divertito e
togliendosi il giubbotto, si sedette sulla panca di fronte a Rukawa.
“Dai
Hanamichi siediti che prendiamo qualcosa da bere.”
Hanamichi
cercò di calmarsi, e senza smettere di guardare torvamente il compagno di
squadra, sedette accanto a Mito.
“Rukawa
ma non è che stai aspettando una ragazza?” chiese Mito con aria
maliziosa.
Rukawa,
con aria impassibile, rispose: “Infatti. Ho un appuntamento con Haruko.”
Hanamichi
sbiancò. Sgranò gli occhi e poi si sporse sul tavolo afferrando Rukawa
per il maglione: “Brutto
bastardo, cosa pensi di fare con la mia Harukina?”
Rukawa
se lo scrollò di dosso come se fosse un insetto fastidioso e abbozzò una
smorfia, probabilmente un’altra specie di
sorriso:
“Idiota,
scherzavo.”
Mito
e Hanamichi si guardarono con aria allibita.
Rukawa
scherzava? Era davvero un evento.
I
tre ragazzi ordinarono tre birre e cominciarono a chiacchierare. Bè in
realtà Mito parlava, Hanamichi lanciava occhiatacce a Rukawa e questo
sfoderava tutta la sua indifferenza, sorseggiando svogliatamente la birra.
Poi
però le cose cominciarono a ingranare.
Mito
aveva cominciato a parlare di basket, anche se non ci capiva un bel
niente; però sapeva che solo in quel modo poteva stimolare un po’
Rukawa. E infatti, anche se non si dimostrò certo un conversatore
brillante, Rukawa riuscì a portare avanti un discorso e a mostrarsi
interessato all’argomento.
Hanamichi
lo osservava. Era strano vederlo con altri abiti che non fossero la divisa
scolastica o la tuta. Aveva un maglione di lana, a dolce vita, bianco. In
netto contrasto coi suoi capelli nerissimi. Sicuramente, vedendolo, Haruko
sarebbe arrossita. Hanamichi sbuffò innervosito da quel
pensiero…. Ordinò un’altra birra e fu imitato dagli altri due.
Solitamente
non bevevano alcolici. Ma essendo in vacanza, non c’era nessuno a far
loro la ramanzina!
“…
e quindi andrai in America! Secondo me ti faranno fare l’attore a
Holliwood quando ti vedranno!”
Hanamichi
ascoltò l’ultima frase del discorso di Mito.
“Ma
certo. L’attore di film horror!”
E
così dicendo si sbellicò dalle risate per la sua stessa battuta. Rukawa
gli piantò i suoi occhi gelidi addosso e ribatté:
“Se
è per questo tu sei perfetto per il pianeta delle scimmie!”
Prima
che Hanamichi potesse protestare, Mito stava già ridendo come un matto:
“Si,
si! insieme ad Akagi, Uozumi e Nobunaga!”
“Ehi
Yohei ti metti a spalleggiare questo volpino spelacchiato adesso? Mi
tradisci? Tu, il mio migliore amico?”
Ma
Mito non lo ascoltava neppure. Continuava a ridere pensando ai quattro
giocatori travestiti da scimmie!
Anche
Rukawa aveva un’espressione allegra: le guance e la punta del naso
arrossati, gli occhi brillanti, e le labbra atteggiate in un accenno di
sorriso. Era diverso dal solito Rukawa. Sembrava quasi felice.
Una
cameriera arrivò con un vassoio pieno di cioccolatini. Lo poggiò sul
tavolo spiegando:
“Ragazzi
questi sono offerti dalla casa. Sono i cioccolatini dell’oroscopo
indiano: prendetene uno corrispondente al vostro segno e dentro troverete
una piccola previsione per il futuro.”
I
tre ragazzi osservarono con aria perplessa il vassoio.
Poi
Hanamichi per primo allungò la mano e cercò il segno che corrispondesse
alla sua data di nascita:
“Ecco
qui! 1 aprile, l’ho trovato! Vediamo un po’… dunque per gli indiani
io sono un Falco! ….mmmmmm… interessante! Sentite qui cosa dice del
Falco *Passionale, istintivo, egocentrico*…”
Mito
ridacchiò:
“Già,
egocentrico senz’altro. Ma la previsione dov’è?”
Rukawa
che aveva scartato il suo cioccolatino, col segno dell’oca, rispose:
“E’
dentro. Sul mio c’è scritto NOTTE INFUOCATA CON UN FALCO!”
Mito
tossicchiò. Stava per fare qualche battutaccia ma la gomitata che
ricevette da Hanamichi nello stomaco lo fece tacere. Scartò il suo
cioccolatino, quello col segno del corvo, e lesse:
“GUAI
IN VISTA. FATE ATTENZIONE A UN LUPO! Che palle: secondo la data qui
riportata un Lupo potrebbe essere Takamiya. Speriamo non abbia combinato
qualcosa! Dai Hanamichi leggi il tuo…”
Hanamichi
spiegazzò la carta rossa del cioccolato e poi lesse:
“LA
PASSIONE DI UN’OCA VI TRAVOLGERA’.”
Mito
stavolta non poté trattenersi! Ridendo maliziosamente esclamò:
“Ragazzi
mi sa che stanotte finirete a letto insieme voi due!”
Hanamichi
avvampò. Il suo viso assunse un colorito paonazzo, mentre i suoi occhi si
accesero come fiamme:
“Stupido!
Non fare mai più queste battute idiote! Lui è un maschio. E poi è il
volpino. Ed è pure brutto!”
Rukawa
continuava a tacere.
Mito
invece sembrava divertito dalla reazione dell’amico: “Bè che sia
maschio si vede, ma che sia brutto, questo no, amico! Devi ammetterlo
anche tu che Rukawa è un gran pezzo di figo!”
Hanamichi
era sbalordito.
“Yohei
la vuoi piantare?”
Rukawa
in quel momento si alzò e cominciò a mettersi il giubbotto e a
sistemarsi la sciarpa intorno al collo: “Credo
che si sia fatto tardi. Andiamo?”
Poi,
senza attendere risposta si avviò alla cassa e pagò l’intero conto
della serata.
Quando
uscì dal locale, l’aria fredda lo colpì in pieno volto come uno
schiaffo. Dopo qualche passo si sentì chiamare da Mito: “Rukawa
aspetta. Ma perché hai pagato tu anche per noi?”
Hanamichi
aveva lo sguardo basso. Non aveva nessunissima voglia di ringraziarlo.
Rukawa
alzò le spalle con indifferenza:
“Mi
avete tenuto compagnia e mi sono divertito. Volevo ringraziarvi a modo
mio.”
Hanamichi
sgranò gli occhi.
Rukawa
che ammetteva di essersi divertito con lui. Che diceva di volerli
ringraziare e che pagava il conto! Ma era forse impazzito? Le due lattine
di birra che si era scolato gli avevano forse dato alla testa?
“Hanamichi
mi ascolti?“
Mito
lo stava scuotendo per un braccio:
“Ma
a che diavolo stai pensando? Guarda che abbiamo perso anche l’ultimo
treno: hai visto che ore sono?”
Hanamichi
guardò l’orologio che gli mostrava l’amico e strabuzzò gli occhi:
“Cosa?
È mezzanotte! Mia madre mi ammazza! Presto dobbiamo sbrigarci…..”
Cominciò
a camminare con lunghe falcate, ma Mito lo raggiunse e lo tirò per il
giubbotto facendolo barcollare all’indietro:
“Dove
credi di andare a piedi? Arriveremmo a casa a notte inoltrata…..”
Rukawa
si era avvicinato ai due e con la sua voce profonda aveva proposto:
“Potete venire da me. Abito a 10 minuti da qui, poi da lì
potrete telefonare a casa per avvisare…”
Hanamichi
si sentiva confuso. Non si sarebbe mai sognato di dover andare a casa del
volpino, ma non c’erano altre soluzioni e inoltre Mito aveva già
accettato l’invito con entusiasmo.
La
casa di Rukawa era in realtà una villa a due piani, circondata da un
cancello bianco e da un giardino rigoglioso.
L’interno
era ammobiliato con eleganza e con mobili dal design moderno.
“Caspita
che bella casa! Complimenti a chi l’ha arredata!” esclamò Mito
guardandosi intorno.
Rukawa
con voce atona rispose: “Allora falli all’architetto i complimenti.”
Mito
fu colpito da quella risposta acida. Certo Rukawa non era un campione di
simpatia, ma per tutta la sera non gli aveva mai parlato in tono così
acido. Comunque decise di non farci caso. E continuò con i suoi commenti:
“Questa
casa è enorme! Ma in quanti ci vivete?”
Rukawa,
sempre senza far trasparire alcuna emozione dalla voce, spiegò: “Ci
vivo da solo.”
Hanamichi
e Mito si guardarono costernati.
Come
mai un ragazzino di quell’età viveva da solo in una casa simile?
Dov’erano i suoi genitori? Prima che Mito potesse porgli altre domande,
Rukawa li condusse al telefono: “Se
volete avvisare i vostri genitori fate pure. Io salgo a prepararvi i
letti.”
Dopo
aver chiamato a casa, i due ragazzi salirono al piano superiore. Rukawa in
quel momento stava uscendo da una delle camere che costeggiavano lo
stretto corridoio: “Venite.”
ordinò.
I
due lo seguirono e appena entrati nella camera, notarono che erano stati
sistemati due futon e su ognuno di essi c’era un pigiama ben piegato.
“Mito
il tuo pigiama ti starà un po’ grande. Sono entrambi della mia taglia,
ma non li ho mai usati. Io vado a dormire, voi fate pure quello che vi
pare. Se volete giù c’è la sala Tv con alcuni dvd. E se avete fame il
frigo è pieno! Buonanotte ragazzi.”
Così
dicendo si richiuse la porta alle spalle e se ne andò.
Hanamichi
si avvicinò ad un futon e prese in mano il pigiama blu notte depositato
sul cuscino. Era di un tessuto morbido e profumava.
Era
davvero sorpreso dall’atteggiamento del volpino. Adesso gli prestava
anche il suo pigiama!
Mito
si era sdraiato sul letto con le mani incrociate dietro la nuca.
“Dai
cambiamoci e mettiamoci a letto!”
Propose,
guardandosi intorno e ammirando gli splendidi quadri alle pareti.
Poco
dopo i due giacevano nei rispettivi futon.
“Yohei,
che ne pensi?” chiese Hanamichi con un filo di voce. Non voleva che
attraverso le sottili pareti delle camera Rukawa ascoltasse le sue parole.
“Che
ne penso di cosa?”
“Ma
si, di Rukawa. Del suo comportamento di stasera. Non lo trovi strano?”
“No.
Cioè non ci voleva tanto a capire che in realtà lui non è quello che
sembra.”
“Eh?
Ma cosa intendi dire?”
“Andiamo
Hanamichi, non crederai davvero che Rukawa sia quella specie di iceberg
che vuol apparire.”
“Bè
si…”
“Caspita
quanto sei tardo! Ma non può esistere un ragazzo di 16 anni che non provi
mai nessun tipo d’emozione e che rimanga sempre indifferente a tutto.”
“Ma
lui è così…”
“Ma
allora non vuoi capire? Quella di Rukawa è tutta scena. Sicuramente in
realtà è una persona triste e sola.”
“Triste?
La volpe? Secondo me è solo un brutto e arrogante presuntuoso.”
“Ma
per piacere! Non so precisamente perché, ma sono sicuro che abbia
sofferto molto e che ora quella maschera di freddezza che porta gli serve
quasi come una protezione!”
“Ma…
Yohei… cosa dici?”
“Hanamichi
ma non hai notato com’era sereno stasera?”
“Si…
no… cioè…..”
“Credo
proprio che sia stato davvero felice di aver passato la serata con noi.”
“Ma
non dire cazzate! Lo sai che mi odia!”
“No
che non ti odia!”
“E
invece si. Non fa che darmi dell’idiota e dirmi che sono una
schiappa!”
“Ascoltami
bene. Tu sei l’unica persona a cui Rukawa si senta legato….”
Hanamichi
scattò a sedere sorpreso e guardò Mito nella penombra:
“Ma
che vai blaterando?”
“E
invece è così. Se ci pensi sei l’unico con cui lui riesca a
comunicare. Certo state sempre ad azzuffarvi e a insultarvi, ma comunque
lui parla solo con te e guarda solo te. Non credo che lui pensi davvero
che tu sia una schiappa. Anzi quando in partita ti vede giù di tono ti
viene sempre a stuzzicare, perché sa che tu reagisci alle sue
provocazioni. Con gli altri si limita a dire buongiorno e buonasera. Io
credo che lui ammiri molto il tuo entusiasmo e la tua verve. Insomma credo
che, anche se in modo un po’ insolito, tu lo faccia sentire vivo!”
Hanamichi
era muto. Sentiva la voce di Mito entrargli nelle orecchie, fargli
crollare tutte quelle certezze che aveva avuto fino a quel momento. Rukawa
lo odiava: aveva sempre pensato questo. Ne era convinto. E lui odiava
Rukawa…
Quasi
leggendogli nel pensiero, Mito continuò: “E se dobbiamo dirla tutta
caro il mio Hanamichi, neppure tu lo odi così tanto poi!”
“Non
è vero…. Io… lui è ….. e poi Haruko…..”
“Lascia
stare Haruko adesso. Rukawa è più bravo di te, è più bello di te e
tutte le ragazze gli muoiono dietro mentre tu sei il re degli sfigati!”
“Grazie
tante….”
“Vabbè
sono dati di fatto. Comunque, nonostante questo, si vede che è grazie a
lui se ti senti sempre stimolato a far meglio e gli allenamenti sono
divertenti perché c’è lui da sfottere. Pensa se andrà davvero in
America, non pensi che ti mancherà?”
Per
qualche secondo Hanamichi rimase in silenzio. Poi mormorò:
“Forse….”
Mito
sospirò, felice di avergli strappato una piccola confessione. Poi lo
incalzò: “E poi se davvero lo odiassi, non lo avresti guardato in quel
modo per tutta la sera….”
“Cosa
vuoi insinuare?”
“Ma
si, guarda che ti ho visto sai? Lo sbirciavi con la coda dell’occhio,
con uno sguardo incuriosito. Non era uno sguardo astioso. Anzi, sembrava
che ti piacesse vederlo con quella specie di sorriso che gli aleggiava sul
volto.”
“Stronzate…..”
“Eddai
Hanamichi perché vuoi fare il burbero a tutti i costi? Rukawa, nonostante
i suoi modi, è un bravo ragazzo. Che c’è di male se ti sei divertito
stasera insieme a lui?”
Hanamichi
sbuffò.
Odiava
ammettere che qualcun altro avesse ragione, soprattutto su una cosa come
quella. Grugnì qualcosa di indecifrabile infilò la testa sotto la
coperta. Mito lo osservò con aria affettuosa:
“Meglio
metterci a dormire. Mi sono stufato di fare lo psicologo da quattro soldi!
‘Buonanotte Hanamichi!”
Hanamichi
per più di due ore continuò a rigirarsi nel futon inquieto. Ripensava in
continuazione a tutto quello che gli aveva detto Mito. Al fatto che Rukawa
in realtà fosse triste e solo e che non lo odiasse come faceva credere.
Ripensò a quella casa silenziosa, al pigiama che indossava, al naso
arrossato di Rukawa mentre camminavano al freddo della sera.
Si
alzò di scatto per andare in bagno.
Si
avventurò per il lungo corridoio alla ricerca della stanza da bagno.
Aprì
un paio di porte, senza trovare quella giusta.
Quando
aprì la terza porta nel corridoio si accorse che quella era la camera di
Rukawa.
Nella
penombra si vedeva chiaramente la sua sagoma distesa nel letto. Dormiva
supino, coperto per metà da un piumone colorato.
Hanamichi
si avvicinò silenziosamente al letto e si mise ad osservarlo.
Guardò
i ciuffi neri di capelli che si spargevano scompostamente sul cuscino. E
poi le lunghe ciglia scure che accarezzavano appena le guance pallide. La
bocca era socchiusa, in un atteggiamento imbronciato. Aveva una mano
posata sullo stomaco: Hanamichi si accorse di quanto fossero belle le mani
di Rukawa. Sottili, dalle lunghe dita affusolate, simili a quelle di un
pianista. Non aveva mai fatto caso alle sue mani.
Poi
tornò a fissare il suo viso.
Senza
sapere perché si accovacciò accanto al letto per guardarlo meglio.
Sembrava così tranquillo. Ma anche indifeso…. Quasi un bambino.
La
maglia del pigiama aveva i primi tre bottoni slacciati, cosicché era
perfettamente visibile il lungo collo e parte del petto.
Sulla
gola si scorgeva una vena pulsare. Hanamichi ne era ipnotizzato.
Continuava a fissare la pelle setosa e candida di Rukawa, incapace di
distogliere lo sguardo.
E
sempre seguendo un impulso improvviso, si sporse verso di lui e posò
timidamente le labbra su quella vena.
La
pelle di Rukawa era fresca e aveva un leggero odore di muschio. Hanamichi
sentì uno strano brivido percorrergli la schiena. Rimase per pochi
secondi immobile, assaporando il profumo e il sapore dolciastro di quel
corpo. Poi Rukawa si mosse e lui si risvegliò da quello strano torpore in
cui era caduto.
Si
allontanò di scatto. *Che diavolo sto facendo?*
Rukawa
però non si svegliò. Si voltò di spalle, continuando a dormire
indisturbato. Hanamichi si lasciò cadere per terra e sospirò. Che cosa
avrebbe pensato il volpino trovandolo con la bocca attaccata al suo collo
come un vampiro?
Si
rialzò e stava per andar via, quando si voltò ancora una volta a
guardarlo. La coperta era completamente caduta sul pavimento e la maglia
del pigiama si era sollevata, scoprendogli la schiena.
Hanamichi
si ritrovò morbosamente attratto da quel pezzo di pelle scoperto. Non
capiva il perché di quella strana reazione, ma sentiva il desiderio di
accarezzarlo.
Tornò
indietro e allungò una mano tremante fino a sfiorare il corpo di Rukawa.
Di nuovo un brivido. Anzi una cascata di brividi. Ne fu quasi spaventato:
ritrasse la mano e la guardò come se fosse un elemento estraneo al suo
corpo. Non capiva. Non riusciva a capire quello che gli stava succedendo.
Scosse
la testa e strinse i pugni *Calmo. Devo stare calmo. Sono solo assonnato e
confuso per tutte quelle idiozie che ha detto Yohei.* Cercò di
rassicurarsi.
Inspirò
profondamente. Quando fu più lucido tirò giù il la maglietta di Rukawa,
coprendogli la schiena e poi gli rimise addosso la coperta, con fare
premuroso.
Poi
uscì.
Quando
si rese conto di essere solo, Rukawa aprì gli occhi.
Si
sfiorò il collo con un dito nel punto in cui Hanamichi l’aveva baciato.
Perché
aveva finto di dormire anziché colpirlo con un bel pugno? E perché si
sentiva turbato? Si rese conto di avere anche una mezza erezione e questo
lo spaventò… premette il viso contro il cuscino e soffocò un urlo di
frustrazione!
NOTE
L’oroscopo
indiano (riferito ai pellerossa, non all’India!) non l’ho inventato io
(altrimenti non avrei mai affibbiato al Mio Rukawa il segno di un animale
così stupido come l’oca.) ma esiste davvero. E tra l’altro le
caratteristiche dei segni sono abbastanza azzeccate per Rukawa ed
Hanamichi:
oca:
decisione, tenacia, ambizione, serietà. A volte sono poco comunicativi
(ma va?)
falco:
passionalità, istintività, romanticismo (come scordare “oh, Harukina
mia!”) egocentrismo (chi Hanamichi? Nooooooooooo………)
Il
segno di Mito me lo sono inventato perché non so quand’è nato. Io ho
immaginato che nel nostro oroscopo fosse una bilancia (il segno della
giustizia no?) e quindi corrisponderebbe al corvo, e cioè: socievolezza,
diplomazia, allegria; mi sembra che si adatti bene, no?
Bè,
questo è tutto!
Se
qualcuno fosse interessato ad avere tutto lo schemino dell’oroscopo può
andare a cercarselo! Ah ah! Scherzo! Potete scrivermi a questa mail
HYPERLINK "mailto:junda00@libero.it" junda00@libero.it
ho
anche quello cinese e quello celtico!
PS:
In realtà io di oroscopi non ne capisco un bel niente! ^______^
Junda
– bè ragazzi che ne dite?
Hana
– si, mi piace….
Ru
– idiota. Non c’è neanche una scena lemon….
Junda
– ma che vuoi? Siamo ancora al primo capitolo!
Hana
– ma Ru non ti è piaciuto quando ti ho baciato il collo di notte?
Ru
– hn……… se poi fossi andato un po’ oltre sarebbe stato meglio!
Hana
– ma io sono timido…
Junda
– ora basta, la fic è mia e decido io!
Ru
– se non ti muovi a scrivere qualcosa di più concreto me ne vado e al
mio posto ci metti la Nobuscimmia!
Hana
– cosa?????? No, ti prego Ru, non mi lasciare…. Ti prometto che ora
convinco l’autrice a scrivere che …..
Junda
– non si parla nell’orecchio, maleducati! Non sta bene!
Ru
– vieni Hana spiegami meglio cosa intendi …….
Junda
– Mi ignorano! Uffa! Allora, la piantate di fare i pomicioni? Nella mia
fic siete dei casti e ingenui fanciulli……..
non mi ascoltano proprio T_T
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