DISCLAIMERS i personaggi sono tutti mieiiiiiiiiii bwahahahahahahaha
Follia
parte VIII
di Mikako
SEDUTO IN RIVA AL FOSSO
La telefonata di Fabien lo tranquillizza, almeno Shadè è al sicuro...
ogni volta, succede ogni volta che papà li picchia, lei esce e gira per
la città per ritrovarsi forse.
O per perdersi definitivamente.
È una strana cosa quella che succede all'interno di Shadè perché la
verità è si vedono, e sentono, e toccano così tante cose... è
come se ci portassimo dentro un vecchio narratore che per tutto il tempo
continua a raccontarci una storia mai finita e ricca di particolari. Lui
racconta, non smette mai, è quella è la vita. Ala narratore che sta'
nelle viscere di Shadè forse si è rotto dentro qualcosa, forse qualche
dolore tutto suo gli ha messo addosso quella specie di stanchezza per cui
adesso riesce a raccontare solo più mozziconi di storie.
E tra uno e l'altro il silenzio.
Un narratore sconfitto da chissà quale ferita.
E nei suoi silenzi, che sono ammutolita emozione, riposano i buchi neri
nella mente di Shadè. Chissà.
Ci sono certi che lo chiamano angelo il narratore che sta' dentro di loro
e che gli racconta la vita. Chissà come sono le ali dell'angelo di Shadè.
Forse Fabien riuscirà a vederle.
Si lascia scivolare a terra, il dolore gli scoppia dentro l'anima con la
violenza di un esplosione, stavolta non è riuscito a toccare sua sorella,
è riuscito a difenderla ma a quale prezzo.
A quale prezzo.
Si tasta il polso gemendo, probabilmente è slogato e ha già vomitato
sangue una volta. Stringe gli occhi per non piangere, perché se solo
iniziasse non finirebbe più e le lacrime si trasformerebbero in lame di
cristallo che lacerano il cuore fino a strapparlo dal petto.
Jhoann.
Gli sembra così dolce ora quel nome, così agognato in una solitudine che
e in un silenzio che è morte e decomposizione, si rompe qualcosa dentro.
Ecco.
È stanco, così stanco... il lavoro, Shadè, suo padre, Jhoann. Jhoann...ha
usato ogni briciolo di forza per allontanarlo, per non vederlo almeno per
un po', si è perfino dato per malato al pub. Sa che non potrà fuggire in
eterno ma gli basta solo un po', un po' di tempo per toglierselo dalla
mente, come se si potesse. Come se il tempo si potesse fermare per
aspettarlo o correre e fuggire per risparmiargli questo dolore.
Come una pugnalata.
Le mani candide di lui,
i suoi capelli biondi che solleticano il volto stanco di Alistair e
l'eccitazione crescere.
No non può resistere lontano da lui, è superiore alle sue forze. Così
si alza piano cercando di non fare movimenti bruschi e prende in mano la
cornetta del telefono, quella sera andrà al lavoro ma ha bisogno di
vederlo un attimo da solo, anche mentre esce da casa, non importa ma ne ha
bisogno subito.
Dal diario di Jhoann Winckelman , 14 dicembre 1999
Sono stanco di vivere la vita per gli altri.
Ogni giorno non riesco a capire perché lo faccio.
Ogni giorno che passa mi sembra buttato al vento.
I miei giorni come polvere.
Voglio aprire un varco per la libertà.
Voglio avere il cuore. Voglio essere.
Essere o non essere? Chi sono io? Ogni valore è saltato. Che cosa chi ha
veramente valore? Risposta non c'è, caduta nel vento.
Chi siamo viviamo o ci lasciamo vivere?
Le ultime luci di un giorno ormai morente strappano brandelli di vita e di
eternità per rifletterle sul vetro porco dell'appartamento.
Il ragazzo biondo lancia uno sguardo alla strada e quasi cade dalla sedia
vedendo avvicinarsi una figura alta coi capelli neri avvolta in un
cappotto rosso cupo che scende fino ai piedi.
Alistair.
Ne è sicuro, lo riconoscerebbe fra mille! Si precipita alla porta
spalancandola e aspettandolo con il cuore in gola, quanto l'ha
desiderato!
Gli sembrava di soffocare,
la vita,
la sua vita,
stava di nuovo perdendo senso e lui un naufrago che cerca di contare gli
istanti che lo separano dalla vita o la morte,
cerca di capire se lottare per non affondare o lasciarsi andare
...sarebbe così dolce...
...così facile...
cos'è che lo tiene a galla? E trovandosi davanti gli occhi smarriti di
Alistair crede di intuire la risposta.
Fa una smorfia di disappunto notando i lividi su quel volto perfetto, un
livido molto recente e lo sguardo cade immediatamente sul polso sinistro.
"entra, cosa ti è successo?" con un tono lievemente ansioso e
preoccupato.
È lì, bellissimo coi capelli biondi spettinati e addosso solo un
maglione enorme che lo copre fino a metà coscia e lascia scoperta un
spalla, ha arrotolato le maniche ed è scalzo.
Una visione da sogno quasi.
E ad Alistair mette un terrore addosso incredibile, che cazzo sta' facendo
li? Ha telefonato al locale e ha messo su un casino pazzesco per farsi
dare l'indirizzo di Jhoann, per nn parlare della fatica per trovare la
via! Avrà chiesto a mezzo mondo come minimo.
Ma ora... ora che è li vorrebbe solo fuggire, non ce la fa, non ce la fa
a guardarlo e basta ha troppa voglia di lui, lo lacera, darebbe qualsiasi
cosa per toccarlo ancora.
Non risponde alla sua domanda, cosa dovrebbe dire del resto?
Lo guarda in silenzio con gli occhi verdi persi e un espressione di
assoluta confusione in viso.
La maschera è calata.
Non più indifferenza, non più fughe per non affrontarlo, ora Alistair è
li davanti a lui, che si stringe addosso il cappotto e lo guarda smarrito.
Che cosa gli è successo? Chi si è azzardato a toccarlo? Chi l'ha ridotto
così ?
Si fa da parte per lasciarlo passare e quando è dentro gli toglie la
giacca rivelando un maglione aderente nero e dei jeans consumati in più
punti, è stupendo con quell'aria da angelo decaduto addosso.
Lo riempie di piccole attenzioni sempre senza parlare e alla fine riesce a
metterlo a suo agio e farlo sedere sul letto visto che i divani non
esistono a casa sua. Ci sono solo due stanze e il bagno, una stanza dove
dorme e mangia e l'altra dove dipinge. Si siede lentamente accanto a
lui, gli ha preso del ghiaccio e imprecando sottovoce glielo posa sul
polso, non gli dirà mai chi è stato a farlo. Lo sa. Ma avrebbe voglia di
stringerlo a se e non lasciarlo più andare . Così. Proteggerlo
forse.
Prende un cubetto di ghiaccio con l'altra mano e lo fa risalire lentamente
fino al suo viso, lo vede rabbrividire leggermente quando sfiora le sue
labbra e li ferma, per un attimo, nella più piccola carezza del mondo
prima di posarsi sopra il livido strappandogli una smorfia. Restano così,
vicini da poter sentire il cuore battere all'unisono e unire i respiri in
un'unica danza, calmo quello di Jhoann, leggermente affannato quello di
Alistair.
Alistair che sente quel calore incredibile salirgli dentro, lo desidera,
come non ha desiderato nient'altro. Gli sembra così pesante la testa ora,
così maledettamente difficile allontanarsi... ma perché poi dovrebbe
farlo?
Perché? Reclina la testa fino ad appoggiarla sulla spalla di Jhoann e
rimane così, a godersi la pelle vellutata del ragazzo e le lievi carezze
che questi gli posa sul capo, acquietano il suo dolore.
"Sai, il problema è che abbiamo tante strade intorno e nessuna
dentro" si scioglie, Jhoann, dal corpo di Alistair e preme il
tasto play di uno stereo che ha visto tempi migliori, la voce di Ligabue
si spande per la stanza.
Sorride lievemente mentre le note di 'seduto in riva al fosso si
accendono, una canzone perfetta per loro due, seduti sull'orlo del mondo,
sperduti, spersi, ascoltando il silenzio, lontani da tutto e lontani dalla
frenesia del vivere. C'è solo quell'attimo sospeso nel nulla. In un certo
senso è come se loro due si fossero conosciuti proprio li, in riva a
quell'eterno fosso, due anime perse che cercano rifugio dal mondo.
"Se sotto il cielo c'è qualcosa di speciale passerà di qui prima o
poi" sussurra sulle note che segnano l'inizio della canzone. C'erano
tante cose da fare, da vedere, da vivere, ma ora come ora seduti lì, è
come se la memoria si perdesse, e restassero loro due e basta.
Torna da Alistair e gli toglie il ghiaccio dal polso prendendoglielo in
mano e alzandolo come se volesse invitarlo a ballare. "basta che si
sbrighi a passare" Risponde il ragazzo sorridendo mentre si alza in
piedi lasciando il polso fra le sue mani, gli fa sempre male ma quasi non
lo sente. Jhoann sorride di rimando circondandogli il collo con le braccia
ma senza avvicinarsi, non vuole spaventarlo, non vuole che se ne vada. Non
pensava di poter amare di nuovo qualcuno dopo Syren e in verità non è
nemmeno sicuro che sia amore. È scappato da Syren perché lo amava troppo
in un modo che faceva soffocare il resto, si è spaventato e ha sentito la
vita sfuggirgli fra le dita, non sapeva più cosa voleva e dove stava
andando.
"sai cosa diceva mia madre dei Demoni?" la voce di Alistair lo
raggiunge mischiandosi a quella calda e roca di Liga, lo guarda dolcemente
rilassandosi fra le sue braccia e accarezzandogli la nuca, i capelli
biondi, setosi e sottili, lo voce arrochita dal desiderio che si può
leggere in ogni fibra del suo essere "cosa?" sorride, il ragazzo
dai capelli neri, sorride in quel modo particolare che è sognare un
bellissimo sogno e rimandare il risveglio il più possibile
"Che sono Angeli andati a male. Però bellissimi "
"è questo che siamo noi?"
"è questo che è la vita"
La canzone finisce e un'altra prende il suo posto, gli occhi di Jhoann si
accendono, avvicina la bocca all'orecchio sussurrando
"come vedi son qua,
monta su,
non ci avranno finché questo cuore non creperà di ruggine di botte o
d'età,
c'è una notte tiepida e un vecchio blues da fare insieme,
in qualche posto accosterò
quella la sarà la nostra casa
ma credo che
meriti di più
ma intanto son qua io e ti offro di ballarci su
è una canzone di cent'anni almeno...
urlando contro il cielo!!!"
Alistair rabbrividisce girando il volto di scatto e baciandolo quasi con
rabbia, l'ha desiderato con tutte le sue forze e ora si sente perdere,
sente lo stupore di Jhoann e il piacere lo assale nuovamente, come quella
notte, annebbiandogli la mente e la capacità di ragionare, gli afferra i
capelli muovendo la lingua con foga, cercando quella di lui e
strusciandosi sul suo corpo, sensuale, le paure scacciate da quella danza
bellissima e da Jhoann che lo prende in braccio facendosi circondare
la vita con le gambe e appoggiandogli la schiena al muro, era nell'aria da
quando è entrato in casa, da quando l'ha visto la prima volta, e adesso
scopre che non ha mai voluto altro.
Se solo potesse rimanere li in eterno, baciarlo, lasciarlo baciare,
sentire l'erezione crescere e strusciare contro quella di Jhoann, con la
mente persa dietro al piacere, non capisce più nulla sa solo che ne vuole
di più, inebriato da lui e da tutte le sensazioni che prova.
Si staccano ansimando, appoggiandosi l'uno all'altro guancia contro
guancia e la lingua di Jhoann scivola sulla gola candida, offertagli con
un gemito a stento trattenuto, sa che dovrebbe fermarsi, andare avanti con
calma lasciando ad Alistair tutto il tempo che vuole ma non ce la fa.
È acceso ormai e nulla al mondo potrebbe fermarlo.
Ma non ha fatto i conti con Argento che abbaia chiedendo di entrare. Appoggia
la testa al muro sospirando, quel cavolo di cane doveva arrivare proprio
ora? Guarda gli occhi annebbiati di Alistair, le labbra socchiuse, il
respiro affannato, vorrebbe baciarlo di nuovo, continuare quel che hanno
iniziato ma sa che Argento è capace di abbaiare tutta la notte se
necessario, fino a far scendere tutto il condominio e non è il caso...
così lo posa a terra trattenendo un grido di frustrazione, la sua
eccitazione è nascosta dall'enormità del maglione ma sente che se solo
la sfiora viene nei boxer come un ragazzino. Accidenti anche al cane ecco!
Spalanca la porta ringhiando un "piantala" quando si ricorda che
Argento è molto 'espansivo' con chiunque gli sia simpatico... ed è
meglio non pensare a com'è con chi non ritiene degno della sua amicizia,
così si volta di scatto verso Alistair che è scivolato a terra e lo
guarda stordito, cerca di avvisarlo ma Argento gli si butta addosso
leccandolo da tutte le parti e lui fa solo in tempo a notare il suo
sguardo terrorizzato, d'altronde un cane lupo completamente bianco con il
pelo lungo e lucido che ti salta addosso incute un certo timore.
Ridacchia ripensando alle lotte fra lui e Syren, già, Syren. Si passa la
mano nei capelli correndo a salvare Alistair, dovrebbe parlargli. Lo sa
che prima o poi deve farlo mentre solleva Alistair ordinando
ad Argento di smetterla riflette sul fatto che stasera è il momento
giusto.
È sabato e Syren suona al pub.
Stringe a se Alistair e sogghigna sentendo un rigonfiamento pulsare
costretto dalla stoffa dei jeans, dunque neanche lui è messo meglio. Lo
tiene abbracciato e sent il solleticare dei capelli neri del ragazzo
mentre questi appoggia la testa nell'incavo del suo collo sospirando
"stasera resta qui mentre io vado al lavoro, prenditi ancora un
giorno di malattia"
Non vuole che veda mentre parla con Syren
"perché?"
la sua domanda soffiata nella pelle "devo parlare con una
persona"
baciandogli i capelli
"e poi con quel polso non faresti molto"
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