DISCLAIMER i personaggi sono tutti miei^^ NOTE questa è una delle prime
originali che scrivo...quindi commentate, ditemi se volete continuare a
leggerla o posso pure fare a meno di postarla :PPP ahhhhhhhh nn c'è niente
di soprannaturale qui...(no perkè mia amdre credeva ke uno dei personaggi
fosse un vampiro...ma NON è cosi^^)
Follia
di Mikako
Parte 5/?
TROVARSI
Jhoann osserva la schiena di Fabien allontanarsi e sembra che abbia visto un
fantasma, si stringe ad Alaistair circondandolo con le braccia forti,
annegando nel suo calore, sapeva che tornando in città avrebbe rivisto il
suo ex ragazzo ma non pensava così presto. Quello è Fabien, il fratello di
Syren. Syren, coi suoi morbidi capelli castano chiaro (beh è rimasto un po'
indietro N.d.Mika) e gli occhi profondi, sempre sottolineati dal Kajal, la
pelle candida e profumata. Dio quanto lo aveva amato. Lampi di lui gli
scorrono negli occhi, la sua voce, la sua espressione mentre cantava, il suo
cuore... nonostante tutti i suoi atteggiamenti disinvolti era
straordinariamente puro, come un bambino. E lui l'ha spezzato.
Andandosene così, senza dirgli nulla e portandosi dietro il ricordo della
sua voce e delle sue labbra. Gli erano entrate negli occhi, quelle due
immagini, come la percezione di una felicità assoluta e incondizionata. Se
le sarebbe portate dietro per sempre . Perché è così che ti frega la
vita, ti piglia quando hai ancora l'anima addormentata e ti semina dentro un
immagine, un odore o un suono, che poi non te lo togli più. E quella lì è
la felicità. Lo scopri dopo quando è troppo tardi. E già sei per sempre
un esule: a migliaia di chilometri da quel suono, da quel immagine, da lui.
Alla deriva.
Lontano da Syren. Nella testa solo l'orribile certezza della sofferenza che
provava in quel momento, quando era partito senza dire nulla. Quante volte
se n'era pentito...tante,troppe. Il viso ferito di Syren l'aveva
perseguitato tutte le notti, Forse sarebbe dovuto rimanere e affrontare con
lui tutto quello. Tutto quello che aveva dentro. Ma non ce l'aveva fatta.
Alaistair si scosta di colpo, come se solo in questo momento si fosse reso
conto di quello che sta facendo, delle braccia di Jhoann intorno a lui,
delle sue che ancora lo avvolgevano protettive. E il vuoto che sente ora,
ora che non ha più il ragazzo biondo fra le braccia, è insopportabile. Così
innegabilmente forte che d'impulso alza la mano e sfiora il livido che si è
appena formato su Jhoann, lieve, dolce.
Sa quanto può fare male. "sono Alaistair" dice sempre
accarezzandolo e lo sente rispondere "Io Jhoann" e il desiderio di
annegare ancora nei suoi occhi azzurri, profondi come il mare e puri
come il cielo è soffocante. Tanto da spaventarlo, da ritrarre la mano
all'improvviso e guardarlo smarrito, perché si sente così? Lo
desidera...ma non è solo questo, è dolcezza, è passione, è la sua
espressione tormentata, è tutto questo. Penetra dentro. *no...no! Sono
pazzo! Non posso innamorarmi adesso, non posso assolutamente...non ce la
faccio.* E Jhoann gli sorride, come se gli avesse letto nel pensiero e
volesse dirgli che va tutto bene, che capisce. Capisce che il solo pensiero
di uscire da se ridesta il suo demone personale: gli basta guardare
qualcuno che alza la mano per sentire il mondo ondeggiare e fiutare quel
tanfo di morte che di solito precede i suoi immotivati svenimenti.
Alaistair è lucidamente consapevole di avere l'anima lisa come una
ragnatela abbandonata. Uno sguardo -anche solo uno sguardo- la potrebbe
squarciare per sempre.
Non sa tutto con precisione, non sa molte cose Jhoann... ma sa che
anche la sua anima è a un passo dallo spezzarsi. Lo era stato tante
volte in passato. Una continua sofferenza che lo dilaniava dentro, senza
motivo, c'era solo questa voglia di vivere e l'angoscia mortale, enorme, di
non sapere come. Voleva vivere di sensazioni, escludere idee,
concetti, emozioni, sentimenti. Così forse non avrebbe più sofferto. Così
forse quest'insostenibile insoddisfazione sarebbe svanita. E quando i suoi
amici gli fecero l'assurda proposta di attraversare l'Europa in autostop,
lui accettò. Gli parve un buon sistema per squarciare la sua anima
definitivamente. In fondo era solo un altro modo di correre in contro a un
treno in corsa. Non funzionò, comunque, nemmeno quello. Jhoann partì da
Torino esattamente un anno fa, senza salutare nessuno /la sua famiglia,
Syren /: ma il suo demone personale, inaspettatamente rimase a Torino.
Viaggiava e disegnava, i monumenti, le città e le persone che vedeva.
Ogni pietra era una parola. Sfogliava lentamente le pagine della
sua mente e copiava. Sulla superficie di quell'esercizio sordo si posarono a
poco a poco i fantasmi della sua mente, come polvere su un quieto
soprammobile di dubbio gusto. Attraverso l'Europa, fino in Olanda gli riuscì
di respirare la quiete.
"ti ha fatto male?"
"chi?"
"lui"
"non fisicamente"
e poi più niente.
Alaistair lo capisce perfettamente. Le percosse di suo padre non sono
niente, tutto quello che gli scatena dentro...quello è tutto. Sono
ancora vicini, tanto che possono sentire il calore dell'altro inebriarli,
ognuno con la sua sofferenza dentro, simile eppure diversa, qualcosa che
assomiglia alla follia.
"usciamo di qui" si alza, Jhoann, trascinandosi dietro Alaistair,
lo porta fuori, in città, in città, e mentre camminano immergendosi fra la
gente Alaistair ascolta il ragazzo biondo che racconta di come è immensa
una strada e di come è grande l'Europa. Racconta con voce lenta.
Infinita. Ma a un tratto si interrompe e voltandosi verso l'amico sussurra
"che faccia avevo?"
" quando?"
"quando mio padre mi ha dato quella sberla" riflette un attimo.
Quasi a voler catturare di nuovo quegli istanti "la faccia di uno
smarrito"
Lo sa Jhoann. Lo sa benissimo che faccia aveva. Quel pomeriggio con suo
padre e tutte le altre volte.
"ogni tanto penso che tutto questo fuggire da me non serva a nulla. A
volte penso che solo un ragazzo spaventato e perso come me può fare un
viaggio del genere. Sotto non c'è altro... lo capisci? È la magia di un
viaggio... sfiori le cose senza farti travolgere... stai in un posto e puoi
andare ovunque... sentirsi dentro e sentirsi fuori,
contemporaneamente. Se tu vuoi una cosa ma ne hai paura non hai che da
fuggire da essa...in questo modo esisterà solo nel tuo ricordo e tu sarai
al sicuro. Potrai andarle vicinissimo eppure rimanere al sicuro, non c'è
altro, Io viaggio per fuggire da me stesso, dai desideri, perché anche
questo è un modo di salvarci... nella strada, nella fatica, nelle
sensazioni, li dentro si rifugiano i desideri, al riparo della paura...per
non pensare. Lo capisci tu, tutto questo?"
Forse lo capisce tutto quello Alaistair. Pensa che anche lui avrebbe voluto
fuggire, ma non da se stesso, da suo padre. È pensa a tutte le volte in cui
ha avuto paura in vita sua e a quella che prova ancora adesso. Lo capisce,
tutto quello, in qualche modo deve averlo capito se alla fine invece di
rispondere dice, più semplicemente "sai una cosa Jhoann? Sono felice
di averti incontrato. E non perché ho bisogno di distrarmi o perché sei
bellissimo... non solo per quello... ma per come sei tu. Hai dei pensieri
vivi, reali, e dei desideri struggenti... ed è bello ascoltarti.
Veramente."
Per un attimo dimenticano tutto, i problemi, loro stessi, tutto.
Si perdono uno nell'anima dell'altro.
Ed è incredibile perché è la prima volta che entrambi si confidano in
questo modo, che parlano così. La prima volta.
L'orribile casa rosa strappa a Shadè una smorfia disgustata...
offende oltremodo il suo senso estetico. La voglia di fuggire è fortissima,
scappare, cercare di mettere in salvo gli ultimi brandelli della sua anima.
È confusa. Vede delle cose, persone, voci...strane, sente la sua mente
andare in pezzi e resistere a quell'orribile disgregazione di se è pura
utopia. Ma ha promesso ad Alaistair che avrebbe tentato, così adesso
allunga la mano, prima inizia prima finisce questa tortura, prima può
tornare nel suo mondo di sogno, prima che lei possa avere il tempo di
suonare, la porta si spalanca e una voce dolce e chiara la saluta "
ciao Shadè... entra!
Ho pensato che il campanello potesse spaventarti" Si stringe le braccia
intorno al corpo, quasi per proteggersi dal freddo tremendo di quella
giornata, sembra che debba spazzare via i pensieri, i sentimenti, ogni cosa.
Si passa le mani nei capelli e guarda Fabien, ma non negli occhi. Potevano
quasi sentirlo. L'assoluta certezza che qualcosa sta per cambiare nelle loro
anime, tutta quella sofferenza, quel dolore incredibile e la certezza che è
tutta un illusione, dove l'avrebbero portata?
È tuttavia, se ad esempio si potesse nello stesso istante,
contemporaneamente /se si potesse stringere un ramo ghiacciato nella mano,
veder volare un tarlo, toccare del muschio. Baciare le labbra di Shadè,
aprire una lettera aspettata da anni, guardarsi allo specchio, posare la
testa sul cuscino, ricordare un nome dimenticato, leggere l'ultima frase di
un libro, sentire un grido, toccare una ragnatela, accorgersi che qualcuno
ti chiama, farsi scappare dalle mani un vaso di cristallo.
Tirarsi le coperte fin sopra la testa, perdonare qualcuno mai perdonato...
Così. Perché forse era scritto che dovessero succedere quelle cose in
processione, prima che arrivasse quel momento, prima che Shadè andasse da
Fabien. Una in fila all'altra ma anche un po' una dentro l'altra. Stipate
nella vita. La morte della madre di Shadè e Alaistair, le lacrime vere e
quelle false, Jhoann e Syren, Syren e Jhoann, gli occhi di suo padre, la
nostalgia di come parlava la madre di Shadè, l'odio scivolato a tradimento
nella testa, gli anni uno dopo l'altro, la mano del padre su di se, piccoli
miracoli, aspettare che passi, ricordarsi di quando Syren andava da
lui a giocare e a ridere. Syren che se andava distrutto, le debolezze e le
vendette, la forza di Fabien nell'andare da suo fratello e tirarlo fuori da
tutto quello, la follia di Shadè. Un sacco di roba. Come una lunga attesa.
Sembrava che non dovesse più finire, e forse non sarebbe mai finita se alla
fine Shadè anziché scappare da Fabien non fosse entrata in casa, in un
silenzio che era quasi poesia e morte e vita. Forse anche lei sta cercando
un sistema per salvarsi. Pero nonostante tutto sente la paura, /tremenda
paura, viscida e insinuante/ che si nutre di lei. Come un mostro assetato di
orrore. E la situazione non migliora di certo quando vede un pazzo esaltato
correre incontro a Fabien e abbracciandolo sussurrare "mi tradisci così?"
gli occhi le si spalancano in un viso già pallido di suo che per
l'occasione sbianca ancora di più, lo sguardo passa dai capelli
multicolorati all'abbigliamento così aderente che non è che si intuisce
tutto...si vede proprio tutto! Un moto di ammirazione passa come un lampo
nell'anima...in fondo anche lei avrebbe voluto essere così. Invece sente
che si sta perdendo. Non sa più cosa è vero e cosa no, non sa come reagire
alle cose...tutto le fa paura. Anche un rumore troppo forte se la potrebbe
portare via e a lei non dispiacerebbe. Se solo ne avesse il coraggio. Se
solo l'avessero lasciata in pace. Fabien allontana il fratello mormorando
fra i denti " non è il momento razza di pazzo esaltato che non sei
altro" sempre restando appiccicato a lui, Syren si volta fino a
guardare negli occhi Shadè, gli occhi neri come un mondo senza sogni, pare
vogliano divorare il piccolo viso, occhi da bambina eppure da donna. Occhi
impauriti che scappano cercando per la stanza un appiglio per non guardarlo.
Si avvicina a lei sotto la sorveglianza di Fabien e fermandosi a 20 cm dice
a bassa voce /in modo che lei non si spaventi e il suono delle parole non
rimbombi nell'aria come uno sparo/ " io sono l'amante di quel
bellissimo ragazzo che ti aperto la porta...perciò se vuoi fare sesso
con lui devi prima chiedere a me!" no. Era troppo vicino.
Perché le faceva così paura il fatto che un uomo le si avvicinasse?
Perché ogni volta che pensava a suo padre si sentiva come frantumare?
Corse a proteggersi dietro Fabien, proprio dietro di lui, in una muta
richiesta d'aiuto.
Sa che non deve toccarla, che nessuno deve farlo. E istintivamente allarga
le braccia per celarla alla vista di Syren e con un'occhiata supplichevole
sibila "vattene per favore" lo sguardo che gli lancia il ragazzo
è tutto fuorché rassicurante...però almeno raggiunge lo scopo! La vista
della ragazza gli ha procurato un tuffo al cuore come sempre, ma sa di dover
andare piano con lei, con tutta la dolcezza di cui dispone. La conduce nel
salotto elegante e la fa accomodare su una sedia " io metto su un po'
di musica" piano, per non spezzare il silenzio che si è creato,
preferirebbe parlare ma sa che lei non ne è in grado... così riempie il
silenzio, altrimenti imbarazzante, con le note dolci e malinconiche del
'notturno' di Chopin. " mio fratello non sopporta sta musica" dice
ridendo " ma io l'adoro...se ti piace qualcos'altro dimmelo pure"
la guarda un attimo aspettando una risposta che sa non arriverà, poi si
dirige anche lui verso il tavolo per iniziare a spiegarle qualcosa di
storia.
Non parla per tutto il tempo ma rimane incantata dal suono caldo della voce
di Fabien, con lui tutto, anche le cose più banali, diventa bello.
Trasportata in un altro mondo, non importa se più brutto o più bello
del suo, basta che sia diverso. È la prima volta che prova una sensazione
del genere, si sente avvolta da un tenero abbraccio...senza che Faben abbia
mosso un dito. È la prima volta che allunga la mano verso un ragazzo / che
non sia Alaistair/ e con un gesto quasi pigro e struggente gli sistema i
capelli sfuggiti alla coda dietro l'orecchio. Sente la pelle del ragazzo
rabbrividire al contatto delle sue dita e la voce si spegne in un mormorio
roco, fantastici capelli setosi e morbidi, ha una voglia matta di affondarci
la mano e sciogliere la coda che li imprigiona, ma improvvisamente tutto
quel desiderio la spaventa. Lei non ha mai provato una cosa simile per
nessuno. Quel brivido che gli percorre il corpo e la vista del viso
bellissimo di Fabien che la stordisce, cosa significa? Ritira la mano
di scatto, è stata bene con lui, il suo continuo parlare non l'ha
infastidita come avrebbe fatto con chiunque e l'espressione rapita del viso
le ha fatto capire che lui crede davvero a quello che dice, è stato
catturato quanto lei dalle sue stesse parole, ammaliato, dalla musica e da
loro, dalla tremenda nostalgia che il pianoforte di Chopin suscita, quasi li
risucchi in un territorio fatto solo di sogni e dai suoni ovattati e dolci
che solo la nascita di una stella può provocare. La voce dolcissima di
Fabien " è tardi tuo fratello sarà in pensiero, vuoi che ti
accompagni?" scuote la testa lievemente, non ha paura di quello che c'è
fuori, solamente di quello che si cela all'interno di lei.
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