Hi
people!
Come
minacciato eccomi di ritorno con una nuova ff!!! (evviva, evviva,
gioia,festa e gaudio su di noi….)
è
voce
fuoricampo assoldata in sostituzione della mia odiosa coscienza…
Stavolta
trattasi di una RuHana dove, tanto per non smentirmi mai, è Rukawa ad
essere “out of Character”…( machisenefrega!!!! No problem!!!!!! Sei
brava lo stesso!!!!!) è
solita adorabile vocina fuoricampo.
Cercate
di capirmi, io mi diverto così! ^^ (…allora
sei proprio messa male…)
ARGHHH!! E’ tornata … malefica creatura!!!!
E
dopo questa demenziale presentazione….
Permettetemi
di ricordarvi la solita storia dei disclaimers…
I
personaggi non sono miei (purtroppo), io non ci guadagno una lira (me
tapina), scrivo solo perché mi piace (povere voi!).
One
last thing before going…
Thank
you, Ria!!!!!!!!!
Feels like
Home
parte I
di Antares
E’
tutto così tremendamente assurdo.
Non
è da me comportarmi a questo modo, ma non posso farne a meno…
E’
come essere una falena calamitata irresistibilmente verso la luce…
Non
ci sono più pensieri razionali, né autocontrollo, né distacco.
Quando
lo guardo l’unica cosa che riesco a desiderare è di abbracciarlo, di
perdermi nel suo calore, di respirare il profumo della sua pelle.
Baka
kitsune!
Tanto
lo so che sono tutte fantasie, che la sola cosa che realmente voglio è,
in fondo, l’unica che non potrò mai avere…
Ma
non riesco a impedirmi di osservarlo, di imparare a memoria ogni suo
gesto, ogni suo movimento…
Non
c’è che questo a riscaldarmi, quando richiamo alla memoria le mille
espressioni del suo volto, a farmi compagnia nelle mie notti solitarie…
“Ehi,
Rukawa, Ti sei addormentato di nuovo???”
Il
mio cuore perde un battito, forse due, quando si rende conto che sei
proprio tu quello che si sta sbracciando davanti a me…
Ti
guardo, impassibile, sapendo bene che il mio viso non tradisce la
confusione che provo nel vederti così vicino a me.
Ti
fisso per alcuni secondi, neanche parlo, tanto lo so che tu non ti aspetti
che io lo faccia…
Già,
ho sempre lottato per mantenere questa espressione indifferente, per
lasciare che il muro costruito attorno al mio cuore si rafforzasse e
crescesse, solido e resistente a qualsiasi attacco.
Sono
sempre stato protetto, ma ora, tu…
D’improvviso
sorridi, il tuo solito ghigno ebete che mi fa presagire un’altra delle
tue sparate megalomani…
“Ah,
ho capito, sei rimasto di sasso di fronte alla mia immensa bravura…
Ah,ah,ah, hai finalmente compreso che non potrai mai battere il grande
genio del basket...”
Neanche
ti lascio finire.
“Do’hao”
mormoro, mentre ti volto le spalle e mi allontano per il campo.
E’
così difficile mantenere il controllo certe volte…
Anche
quando fai il cretino non riesco a non amar… Accidenti!!
Devo
smetterla!
Smetterla!!!!
Io
non amo nessuno, men che meno quell’idiota…
Si,
forse ce la farò a dimenticare, a seppellire i miei sentimenti sotto una
coperta di oblio indolore.
Ce
la puoi fare Kaede, ce la puoi fare, non sarà cosi difficile…
“Teme,
Kitsune!!!! Come osi ignorarmi quando ti parlo!!!!”
Ancora
la tua voce che mi insegue per la palestra.
Ancora
il mio cuore che perde un battito.
No,
non sarà difficile dimenticarti… sarà impossibile.
Gli
allenamenti sono finiti e mi incammino verso la mia bicicletta. Grugnisco
qualcosa che assomiglia (forse) ad un saluto..
Le
ultime risate dei miei compagni si spengono alle mie spalle, inghiottite
dal buio di questa fredda notte di gennaio.
Cammino
lento, la carezza affilata del vento sulla pelle esposta del mio viso non
mi dà noia; cammino lento e solo… solo come sono stato per tutta la
vita.
Mio
padre, sempre lontano per lavoro,sempre troppo occupato dai suoi affari
per preoccuparsi di me.
Mia
madre, eternamente assillata da se stessa e dai suoi problemi, riflessa in
uno specchio per la maggior parte della giornata, a studiare il suo viso,
la sua linea, sicura dell’invidia che avrebbe suscitato tra le amiche
durante la festa della sera stessa.
Già…
feste, incontri, meeting di lavoro… tutte cose a cui il piccolo Kaede
non poteva partecipare; una carezza distratta, forse un bacio veloce, poi
la porta che si chiudeva e io nella mia stanza, ad ascoltare impaurito i
sussurri della casa vuota; chissà cosa penserebbero del freddo kitsune se
sapessero dei lunghi pianti disperati, dei singhiozzi tanto profondi che
facevano male al petto, mentre mi rannicchiavo sotto le coperte,
abbracciando le ginocchia alla ricerca di un pò di calore…
È
sconcertante pensare come quest’abitudine mi sia rimasta, anche se cerco
di liberarmene… ora non sono più un bambino, non ho più bisogno di una
carezza di mia madre per essere felice.
Ma
quando ero piccolo… K’so, avrei dato la mia vita per un sorriso, per
non sentirli più gridare, per non coprirmi le orecchie mentre loro si
urlavano a vicenda assurdi insulti…
No,
ora quelle ferite si sono cicatrizzate, non ho bisogno di nessuno.
Ora
ho il basket.
Non
ho bisogno di nessuno.
Sto
piangendo.
Maledizione!!!!
Sono
un bugiardo, uno stupido bugiardo se penso di volerla dare a bere a me
stesso.
Ho
sempre sognato affetto e comprensione, ho sempre desiderato amore… c’è
voluto Sakuragi per farmelo capire.
Sono
così stanco di fingere con lui, di insultarlo, di pestarlo… quando
invece vorrei dirgli arigatou per tutto quello che mi ha mostrato, per
tutto quello che ha fatto rinascere nella steppa arida del mio cuore.
Se
solo potessi parlargli… se solo riuscissi a mostrargli il vero me
stesso…
Dei
passi verso di me.
Mi
blocco.
Riconosco
il motivetto che fischietta colui che mi si sta avvicinando.
Ore
wa Tensai…
Sospiro…
è ora di rimettersi la maschera, le scie delle lacrime cancellate dalle
dita tremanti.
Autocontrollo,
Kaede, autocontrollo.
“Oi
volpastro, ti sei congelato?”
In
un certo senso…
Mi
arrivi vicino e mi fissi. Alzo gli occhi verso di te e mi è difficile non
deglutire, la bocca mi si fa improvvisamente secca.
Come
puoi farmi questo effetto, solo guardandomi?
Come
posso sentirmi così, solo guardandoti?
Mi
sembra che il tempo si sia fermato.
Rimaniamo
a fissarci per qualche istante, ma potrebbero benissimo essere ore… è
come se tutto si fosse dilatato, nella mia mente: lo spazio, il tempo, i
tuoi occhi…
Basta!
A fatica riprendo il controllo e sgancio il mio sguardo dal tuo, non
troppo in fretta da non notare che ti sei improvvisamente accigliato.
M***a!
Ritorno
a trafficare con il chiavistello della mia bici… apriti, stronzo, e
apriti!!!
Sembra
proprio che il freddo abbia congelato il meccanismo… panico… sento i
tuoi occhi che mi fissano, è come avere un laser puntato sulla schiena…
e adesso che faccio??? Mi accanisco contro il malefico lucchetto, ma
sembra che tutto congiuri per farmi fare una figura da idiota…
“Rukawa…”
Quasi
non ti sento, ma comunque faccio finta di niente; prima libero la mia bici
prima mi allontano da qui, da te…
“Rukawa…”
E’
inutile piattola, non ti sento, sei fuori dai miei pensieri (si, come no),
al momento la mia attenzione è tutta per questo congelato,
stramaledettissimo luc…
“Kaede.”
Un
sussurro.
La
tua mano sulla mia spalla, sento il calore attraverso i vestiti.
Non
sono più tanto sicuro che adesso sia solo il lucchetto della mia bici ad
essersi congelato.
Volto
piano il viso verso di te, mi limito ad inarcare un sopracciglio.
Quegli
occhi…
Mi
ritrovo a ringraziare Buddha per avermi donato una tale faccia di bronzo
da non permettere che tutto quello che provo per te mi si dipinga in viso.
Hai
tutta la mia attenzione Do’aho, qualunque cosa tu voglia dirmi, hai
tutta la mia attenzione.
Mentre
aspetto una strana vocina esulta nella mia testa, la sento urlare, mentre
trotterella da una parte all’altra della mia mente *ti ha chiamato per
nome, per nome*.
Si,
lo so.
*Non
volpino…*.
Lo
so.
*…o
baka kitsune…*.
Lo
so.
*…
o Rukawa…* .
Lo
so,dannazione, lo so!
*…
ma Kaede!!!*.
HO
CAPITO, NON SONO MICA SCEMO!!!
*EVVAI!!!!!!!!!*
Mentre
la mia piccola voce esaltata strilla e giubila, io continuo ad
aspettare…
“Kaede…”
Siiii?
“Come
diavolo speri di aprire il lucchetto della tua bici se giri la chiave al
contrario??”
NANI?????????????????????????
Non
so come faccio a reprimere l’impulso di scaraventarti addosso la mia
borsa da basket… Maledetto!!!
Ti
sei preso gioco di me, anche tu?
Scaccio
la tua mano dalla mia spalla e mi volto veloce, mentre sento il sangue
affluirmi al viso.
K’so.
In
due secondi libero la bici e sto per montare in sella quando finalmente
sento la tua risata.
“Ah,
ah, ah, che imbranato!!! Avresti dovuto vedere la faccia che hai
fatto…”
Ti
sei preso gioco di me.
Anche
tu.
Sembra
quasi che il gelo di gennaio mi sia entrato dentro… perché?
In
fondo lo sapevo, era logico che accadesse.
Vattene
da qui,Rukawa, prima di perdere anche l’ultima briciola di orgoglio che
ti è rimasta.
Ti
sento ancora ridere.
No,
è troppo, non ce la faccio, non ci riesco…
“Non
farlo mai più, mi hai capito?”
La
mia voce è un ringhio basso, soffocato.
Ora
è solo silenzio, un muro.
Lentamente
torno a guardarti, sembri confuso, forse leggermente in ansia.
E
io sono furioso. Tremendamente, assurdamente furioso.
“Non
osare mai più ridere di me…” la mia voce si spezza ”… non tu.”
Sento
la carezza umida delle lacrime sul viso. Ancora.
Al
diavolo!
Non
mi importa se mi stai guardando, non mi importa se pensi che io sia uno
stupido, chi se ne frega… non mi importa, non mi importa di te…
“NON
MI IMPORTA DI TE!!!!”
Mi
fissi sconvolto, lo sguardo sbarrato…
Logico.
Il
tuo peggior nemico, o almeno quello che tu consideri tale, sta piangendo
come un bambino propri davanti a te. Sta urlando, usando quella voce che
tu nemmeno credevi possedesse.
Lasciamo
perdere… meglio che io lasci perdere.
Salgo
sulla bici, e comincio a pedalare.
Voglio
andarmene da qui, il prima possibile…
Sono
stato uno sciocco, anche solo a permettere a quella stramaledettissima
idea di passarmi in testa, sono stato uno sciocco a pensare che forse, un
giorno, avrei almeno potuto chiamarti amico…
Me
lo sarei fatto bastare, giuro.
Pedalo
più in fretta, ancora e ancora, via da tutto, via da te.
FINE
1”
PARTE
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