DISCLAIMERS i personaggi sono tutti nostri!!!Tutti tutti!!!!!
NOTE Niki, char e fede li gestisco io mentre Mika mamy...



Fiore nell'acqua

di Mikako e Parsifal

Parte 4/?


Quella notte Mikael lo sogna.
Sono in quella piccola radura, seduti sul cofano della macchina e guardano il panorama, parlando.
Quando Nikolas alza il viso per baciargli la guancia lui, invece di stringerlo a se per poi alzarsi in piedi ed allontanarsi da quelle labbra troppo vicine alle sue gli afferra il viso fra le mani e affonda in quella bocca umida, vellutata, mentre lo fa stendere sotto di se inchiodandolo con il suo peso.
Il freddo della notte non riesce a fermarli... lo prende li, su quella macchina, sotto le stelle, si sveglia nel momento dell'orgasmo, gridando dal piacere, con le mani completamente bagnate: è venuto come un ragazzino al suo primo sogno erotico.
Ed è proprio così che si sente.
La mattina dopo, immerso nella vasca ricolma di acqua calda ripensa al sogno e geme, insoddisfatto.
Perché si è allontanato da lui in quel modo?
Perché lo ha fatto andare via?
Non lo sa... o meglio si, stava per cedere, altro che assaggio di lui, ancora un attimo  e facevano l'amore e allora si che era a posto.
I suoi paletti così perfettamente piantati stavano per essere sradicati uno ad uno.
Da un ragazzo bellissimo che ha il potere di farlo sentire molle come gelatina.
Con un semplice sguardo.
"Semplice" pensa mentre passa lentamente la spugna sul torace..."Niki non ha nulla di semplice, è sensualità allo stato puro quel ragazzo" continua ad accarezzarsi con la spugna colma di schiuma, massaggiandosi delicatamente, la voce roca di Ligabue che gli penetra nella mente.
"E'una cosa puramente fisica" cerca di convincersi con forza, negandosi la tenerezza infinita della scorsa notte quando lo stringeva fra le braccia, mentre parlava dei suoi sogni, del suo futuro."E'più eccitante di qualsiasi ragazza io abbia mai conosciuto..." e intanto la spugna ha raggiunto il ventre, i fianchi e scivola giù fino all'inguine, tormentandolo lentamente,
"Quella lingua sulle mie dita mi ha fatto sciogliere lo voglio così tanto da star male..."
si ripete con forza che non c'è altro, non deve accelerare le cose con lui per questo...non ancora,e intanto la mano prende il posto della spugna accarezzando, imponendosi un ritmo sempre più veloce..."la sua bocca, le sue mani, il calore della sua pelle...Dio... se soltanto fosse qui con me"
accelera i suoi movimenti convulsamente, eccitato all'inverosimile, immaginando che sia la mano di Nikolas e non la sua che gli sta dando quel piacere così grande," Niki...si così...NIKI..." e la sua mente urla quel nome con forza, mentre i denti affondano nel labbro inferiore per impedirsi di gridare. 
Viene con liberazione,quasi con gratitudine, sentendosi più confuso che mai.
"; Due volte in poche ore,pensando al corpo meravigliosamente caldo di un ragazzo che è diventato la mia ossessione...Dio che follia, che assurda follia."
E quello stato di grazia mescolato con momenti di autentico panico continua fino a martedì,è riuscito a non fargli nemmeno uno squillo.Anche se non ha potuto fare a meno di sognarlo ogni notte.
Questo non gli ha impedito di prendere nove in Italiano e otto in matematica...di giorno il suo ferreo autocontrollo funziona meravigliosamente, è col buio che cominciano i guai. 
Come sabato sera la prima che vede è Charity.
Martedì alle due e mezza in punto è appoggiato alla porta della palestra e sta guardando con apparente indifferenza i ragazzi e le ragazze che arrivano un po'alla volta per il secondo appuntamento con il corso di teatro.
Nota quella chioma scura lunghissima anche a distanza, la sua voce poi è inconfondibile perfino da li.
Qualche passo più indietro c'è lui...gli occhiali da sole che coprono quegli occhi stupendi, una leggera giacca a vento aperta lascia intravedere una maglia bianca che cade morbidamente su dei pantaloni color ghiaccio...bellissimo.
Non può fare a meno di pensare che forse si è vestito così per lui e una miriade di farfalle si alza in volo nel suo stomaco.
Come sempre scollega il cervello, incurante di tutti gli altri si avvicina ai due fratelli ignorano completamente Charity, allunga un braccio verso il suo viso e gli toglie gli occhiali da sole.
- Non farlo mai più...è un delitto nascondere due occhi come questi.- dice a voce abbastanza alta da essere udita da tutte le sue fan che ammutoliscono immediatamente, lanciando occhiate assassine a Nikolas il quale, perso negli occhi d'inchiostro di Mikael, neanche le nota.
Perso nei suoi occhi, e nella linea decisa della mascella, nella bocca morbida, nella sua forza, nel suo cuore, nella sua anima.
Perso in lui.
- Gli occhi sono suoi e lui ci fa quel cavolo che gli pare!- Charity.
- Carità stai zitta:-
Quanto basta per decretare la sua condanna a morte, dopo due respironi profondi per prendere fiato strilla: - FINISCILA! NON MI IMPORTA SE SEI SESSUALMENTE FRUSTRATO...IO HO UN NOME! E NESSUNO MI DECE COSA DEVO FARE SE NON VUOLE MORIRE FRA ATROCI TORMENTI !-
Si blocca di colpo("ma non respira mai?") guardando Nikolas e passandosi una mano sulla bocca, muore fra atroci tormenti, Dio che stupida era stata! 
Per un attimo vede lo sguardo di Niki incupirsi e la sofferenza che vi scorge è insostenibile, perfino per lei. 
Il ragazzo non apre bocca, soltanto chiude un attimo gli occhi stringendo i pugni, / li chiude  anche se il ricordo di quel dolore resta nella loro mente, la perfora, più forte di un urlo, più forte di qualsiasi altra cosa.
E per tutta la vita, chiudendo gli occhi potranno rivederlo, quello sguardo ricolmo di sentimenti ed emozioni così strazianti da non riuscire a sopportarlo /
Poi entra nella palestra dove provano sparendo negli spogliatoi. 
- Merda!- sbotta Char,perché deve essere così dannatamente sensibile a tutto!-
Senza rendersi conto che Mikael è li. Gli occhi e le orecchie bene aperte per non lasciarsi sfuggire nulla, non uno sguardo, non una parola, non una sfumatura...soprattutto le sfumature. 
La ragazza gli lancia uno sguardo stile "non chiedermi nulla o ti ammazzo"poi segue il fratello, i capelli neri che paiono una cascata di acqua scura che l'avvolge, giocando col suo corpo. 
Sembra che qualcuno gli abbia staccato la spina.
I capelli scuri che gli coprono completamente il volto, il corpo quasi ripiegato su se stesso, e la mente che sfugge.
Da li, dal mondo, da sua madre, da Mikael, dai problemi. 
Si è vestito così solo per lui.
Sa che sta sbagliando a comportarsi in quel modo, a chiudersi in se, a prendere ogni parola, ogni riferimento come una stilettata, lo sa ma le parole della sorella sono state come una doccia fredda, un brusco ritorno alla realtà.
Per un attimo Mika gli aveva fatto dimenticare tutto, ma non poteva durare.
Il suo cuore era fragile.
E per tenerlo assieme è necessaria tutta la forza possibile.
La voce di Irene penetra nel suo nulla, lacerandolo, infangandolo, - adesso cominciamo con la camminata, state fermi, immobili, senza pensare a nulla, posizione neutra.- e il corpo che agogna l'immobilità, creando una bolla di niente, i pensieri sfilano via, come i cocci di un mondo fatto a pezzi, perennemente in fuga, sminuzzato in migliaia di immagini lunghe un istante, strappato via da una forza invisibile, lo sguardo vacuo e le spalle sconfitte.
- Ecco - un sussurro nel silenzio - adesso continuate a camminare, piano, immaginate la forza della vostra camminata da 0 a 100. Voi ora siete a 0, dovete arrivare a cento, ma lentamente. Lentamente. Occupate tutta la stanza, ogni spazio e soprattutto...- \il silenzio
Come un vaso di cristallo.
Che colore ha il cristallo?
Tutti o nessuno?\
 -muovetevi insieme, contemporaneamente. Non guardatevi, con lo sguardo tracciate il percorso che volete fare e lasciate che il corpo lo segua.-
Sente gli altri, la loro energia, la loro potenza come un qualcosa di palpabile eppure segreto.
Un segreto dolcissimo.
Piano cominciano a muoversi, devono ripartire una decina di volte ma alla fine ce la fanno.
Alla fine si sentono tutti.
E mentre aumentano progressivamente la velocità giunge nuovamente la voce di Irene - Adesso guardatevi negli occhi. Guardatevi e poi abbracciatavi o accarezzatevi, o semplicemente sorridetevi.-
E il mondo prende nuovamente forma.
Gli occhi di Charity, come un bosco in estate, e la sua carezza gentile sulla guancia "ti voglio bene "ha detto il suo sguardo.
L'abbraccio dei suoi compagni, breve fuggevole calore. Poi Mikael.
Il suo sguardo bruciante, nero come la notte e le sue braccia accoglienti, preme il viso contro il suo collo, lasciandosi andare, come una bambola di pezza. 
Gli occhi verdi di sua madre, prima intensi come i suoi, ora acquosi e stanchi.
Lo stringe convulsamente, ha bisogno del suo calore, ha bisogno di vita, sente le mani percorrergli la schiena e rabbrividisce involontariamente.
La voce stizzita di suo padre, i suoi silenzi.
Infila le mani nei capelli di Mikael, accarezzando la nuca e giocando con i ciuffi che sporgono disordinatamente da tutte le parti, ne ha un bisogno così grande, di qualcuno che lo stringa e che gli faccia dimenticare tutto, di un corpo e di un'anima amata che abbracciandolo gli dica che va tutto bene anche se non e vero. Anche se si sente spezzare.
Anche.
Ne ha bisogno.
Ha bisogno di Mikael.
Lentamente si staccano, ma non si perdono di vista un attimo, il corpo pieno di lui e la mente che finalmente ha ritrovato un po' di pace.
Appena escono la sera li avvolge, col suo fresco profumo, i suoi suoni ovattai, le strade e sulle strade macchine come ferite che infrangono il grigiore dell'asfalto.
Charity sta parlando con una sua amica, mentre Mika e Niki restano indietro.
- Come stai?- il tono preoccupato di Mikael,Nikolas scuote la testa, come spiegargli? Come glielo dici, a un ragazzo così, che si sente in mezzo a una tempesta, con brevi momenti di calma e altri in cui le onde lo sconquassano?
Che la sua famiglia sta andando a pezzi e se lui prova a stringere le mani per trattenerli non può fare altro che ferirsi?
Che non vuole stare solo?
Che sono due settimane che non vede sua madre e che gli manca da morire, che è una settimana che non vede suo padre ma è come se non lo vedesse da un anno, da quando sua mamma si è ammalata, che quando Char ha parlato di morte la parola gli ha ricordato, senza possibilità di scampo o appello, la fine inesorabile a cui va incontro sua madre?
Tutto questo e molto altro ancora.
Così poi dici qualcosa ma è una miseria.
- Non voglio perdere i miei genitori - e Mikael sa che non dirà niente altro perché le emozioni provate da Niki sono troppo sconvolgenti per non scoppiare a pingere nel momento in cui provi a dirle.
E in fondo lo capisce perfettamente.
Lui, che i suoi li ha già persi.
- Tu come stai?- la voce di Niki, bassa e segreta, va a scavargli dentro, - male- il tono secco, - come mai?- gli scava dentro aprendo porte che lui pensava ormai chiuse, che non voleva riaprire.
Non può fare a meno di rispondere -problemi miei -
Si pente immediatamente di quello che ha detto e soprattutto del tono duro, se ne pente appena vede lo sguardo di Niki incupirsi e le sue spalle abbassarsi
- scusami piccolo, ma questo non è il momento o il luogo adatto per parlare di me.
Nikolas china la testa, deluso, e Mikael non riesce a sopportarlo. 
Si ferma improvvisamente afferrandolo per le spalle.
Appena ce l'ha davanti lo guarda negli occhi e nel vedere tutta quella sofferenza sente un tuffo al cuore.
Vorrebbe essere capace di cancellarla con un gesto soltanto.
E vedere di nuovo il sorriso in quei laghi meravigliosi.
O la passione.
- Non ora Niki,sarò anche un bastardo insensibile ma non posso parlarti di me qui, in mezzo alla strada, tra tutta questa gente.-
Nikolas capisce,capisce benissimo ma il tono secco usato prima gli aveva fatto così male...come una porta sbattuta in faccia un secondo dopo che eri riuscito ad aprirla.
Fa cenno di si con la testa, non si fida della sua voce, potrebbe commettere una pazzia e spezzarsi da un momento all'altro, scoppiando a piangere come un bambino.
Ma Mikael sembra capirlo, lo scruta in silenzio ancora un  attimo, fermi sul marciapiede con la gente che li sfiora, indifferenti a tutto ciò che non sono loro due.
Poi la voce bassa di Mikael si alza tra loro e sembra una carezza: - Domani vieni a pranzo con me. Andiamo al castello, devo disegnare e quel luogo è la mia fonte d'ispirazione.-
Alza la mano dalla sua spalla e gli sfiora una guancia in un tocco così dolce da farlo sciogliere.
Appoggia il viso in quelle dita delicate e morbide,dita d'artista.
- Va bene -Mika sorride piano in risposta, un sorriso pigro, irresistibile.
-  Lo sai che non riesco a dirti di no...- e Mikael sa,oltre ogni logico pensiero, che è così anche per lui.

13.10, suona la campana dell'istituto d'arte e i ragazzi si riversano nei corridoi con sollievo, facendo più confusione possibile. 
Anche Nikolas esce insieme agli altri, lo zaino in spalla e un'espressione quasi felice negli occhi.
Per la prima volta in quell'ultimo anno non esce per ultimo con il desiderio di andare ovunque fuorché  a casa sua.
In quella casa fredda. Vuota.
Adesso c'è qualcuno che lo aspetta e nemmeno lo scetticismo di sua sorella è servito a smorzare il suo entusiasmo.
La sua eccitazione.
Mikael lo vede immediatamente e tutte quelle ore passate a chiedersi se fa bene a confidarsi con lui spariscono immediatamente, sostituite da un'eccitazione che sale sempre più mentre nota come gli sta bene quella camicia nera, risalta sulla sua pelle bianca facendolo sembrare irresistibile ai suoi occhi.
E non solo ai suoi...parecchie teste si voltano al suo passaggio... non necessariamente femminili.
E lui si riscopre infastidito.
Non si ferma ad analizzarsi, è stufo di cercare un motivo al suo comportamento, ai suoi pensieri.
Si concederà questo pomeriggio con Nikolas.
E al diavolo la sua mente contorta.
Al resto penserà dopo.
Si fermano in un bar per comperare dei panini e due birre, appena giunti sul piazzale del castello si siedono sul muretto, lo sguardo rivolto al panorama stupendo che si offre ai loro occhi. 
Nikolas si dimentica di mangiare e se ne sta li, con gli occhi spalancati e un sorriso luminoso sul viso.
I colori.
Il verde degli alberi, il rosso e il marrone dei tetti, il bianco, il beige, il giallo delle case, le macchine: macchie colorate che sfrecciano, si infilano, si fermano negli ingorghi, in coda ai semafori.
Le aiuole multicolori, la gente che cammina sui marciapiedi.
E poi Piazza 1° Maggio, il Santuario sepolto dal verde, il Duomo, Piazza Libertà con la Loggia.
E i viali alberati che portano in periferia.
Le colline e infine le montagne che la circondano, proteggendola.
- E'stupendo- mormora Nikolas incantato.
- Non ci crederai ma sono almeno 10 anni che non salgo qua sopra. Sapevo che il panorama è bello ma non mi sono mai preso il tempo necessario per venire fin qui e guardarlo. Guardarlo veramente.-
Mikael sorride di rimando ma non risponde.
Non è necessario.
Anche a lui è capitata la stessa cosa.
Dividono una delle due birre e poi si mettono a disegnare, ognuno dei due assorto sul proprio block notes, uniti da un silenzio complice, discreto, fatto dai movimenti leggeri delle matite sui fogli, della gente che passa accanto a loro, troppo poca perché possa disturbarli.
Dal rumore del vento fra gli alberi e dei loro respiri vicini, calmi. 
Mikael non si è mai sentito così sereno e in pace con se stesso come in questo momento, qui con un ragazzo dagli occhi profondi come il mare, dalle mani leggere come ali di una farfalla, dal cuore grande come il mondo intero.
Nikolas non gli chiede niente, forse oggi gli parlerà, forse no, a questo punto non importa.
A questo punto non gli importa più.
Sta così bene con lui in questo momento che se il mondo finisse adesso non avrebbe nessun rimpianto.
Nemmeno uno.
Alza un attimo gli occhi e lo guarda"...bè... forse uno si" pensa con desiderio guardandogli la bocca.
-A casa mia riesco a studiare perfettamente ma non c'è verso di disegnare.
Mia madre fa sparire ogni ispirazione dalla mia mente. Mi prosciuga completamente.-
La sua voce è tranquilla e pacata, come se parlasse del tempo. Ma Nikolas sa quanto gli costi tirare fuori i suoi problemi, parlarne a voce alta, così diventano reali, veri, come dei mostri pronti a divorarti.
- Sei anni fa ho scoperto che mio padre l'ha tradita. Una maledetta avventura durata poche settimane...da quella volta mia madre  ha condannato tutti noi all'inferno. Non ha mai dimenticato. Non riuscirà mai a dimenticare. E riversa fiumi di rancore e di odio su mio padre che subisce in silenzio. Senza aprire bocca. Senza difendersi.
Cosa che la fa andare ancora di più in bestia.-
Alza la testa e lo guarda, gli occhi di Nikolas non lo lasciano un istante, enormi nel viso pallido, attenti come non mai a cogliere anche quello che non dice. 
- all'inizio avrei voluto ucciderlo con le mie mani. Ha tradito mia madre. MIA MADRE.
Lei, con i suoi silenzi, i suoi capelli lunghi e i vestiti col pizzo. 
Sembrava una bambolina, sempre dolce, comprensiva, bellissima.- La mente si perde in un ricordo lontano.
Scava nei suoi ricordi cercando il volto caro di colei che cullava i suoi sogni e ascoltava le sue paure.
- Ma poi...poi tutta la sua dolcezza è sparita. Inghiottita da un mostro chiamato gelosia. Che ha divorato il suo cuore colmandolo di un odio senza fine. Non guarda più nemmeno i suoi due figli. Per lei noi non esistiamo più, ci sono soltanto loro due. E tutto il resto sparisce.
Economicamente mi danno tutto.
Perfino la macchina per uscire quando ne ho voglia. Per il resto io e Stefan non esistiamo.
E' come se non ci fossimo.-
E all'improvviso il suo sguardo si fa duro, così come la sua voce.
- Adesso non riesco più a guardarla in faccia, non doveva ridurre così mio padre, calpestandogli la sua dignità, il suo amor proprio. Non gli permette di andar via, vuole ricordargli sempre, ogni giorno della sua vita il suo tradimento.
E lui non si ribella. Ingoia tutto e rimane.-
Alza il viso per guardare il cielo, è così azzurro e limpido da sembrare preso di peso da una cartolina.
Non credeva di riuscirci, non pensava veramente di riuscire a dirgli tutto, tutta l'amarezza, il dolore e l'angoscia che gli graffiano l'anima giorno dopo giorno.
Volta la testa verso Nikolas, ha gli occhi lucidi ma non apre bocca, non gli dà consigli non richiesti né gli offre pietà a buon mercato.
Si è semplicemente commosso.
In silenzio.
Senza dire una sola parola.
- Dammi quella birra va, non ho mai parlato così tanto in vita mia, ci volevi tu per sciogliermi in questo modo- ed è ricompensato dal suo sorriso dolcissimo.
Apre la lattina e beve alcuni sorsi con avidità, la testa all'indietro e la gola irresistibilmente scoperta.
Quando porge quel che resta della birra a Nikolas scopre i suoi occhi profondi che lo stanno guardando, non più lucidi e commossi... 
oh no...sono così grandi e pieni di passione...di desiderio, Niki afferra la lattina e se la porta alla bocca, sempre senza smettere di fissarlo fa scivolare il liquido amaro lungo la gola.
Alcune gocce scivolano dalle sue labbra sul mento e Mikael le guarda affascinato.
Allunga una mano e, con il dito, le segue per portarsele poi alla bocca.
Gli toglie la lattina con i sensi sconvolti da quello che sta per fare, passa le dita sulle sue labbra come per raccogliere tutta la birra rimasta e se la porta di nuovo alla bocca, succhiandole. 
Nikolas rimane immobile, il cuore che batte nel petto così forte da fargli male.
Smette quasi di respirare, fino a quando Mikael sostituisce le dita con la sua bocca.
Allora il suo cervello riprende a funzionare e, con un gemito schiude le labbra per lasciare libero accesso alla lingua calda e vellutata di Mikael.
Che prende ad accarezzarlo lentamente, assaporandolo attimo dopo attimo, esplorandolo con calma, in profondità.
Una mano si insinua sotto la camicia per toccare quella pelle calda e morbida l'altra sulla sua guancia, accarezzando, sostenendo quasi il suo viso bellissimo.
Si staccano un attimo per riprendere fiato, uno sguardo penetrante...e Nikolas che perde completamente la testa.
Non gli basta la sua dolcezza,vuole di più... adesso vuole tutto.
Con un gemito gli passa le mani dietro il collo e affonda nella sua bocca, cercando la sua lingua, sfidandola, intrecciandola alla sua. 
Portandolo alla follia.
Mikael se lo ritrova seduto sulle gambe, il torace premuto contro il suo, le mani nei capelli che stringono, tirandoli quasi, in preda alla passione più profonda.
Il suo calore è così grande da incendiarlo immediatamente. 
Sente la sua eccitazione superare i limiti di guardia, lo sommerge improvvisamente e lui non capisce più niente.
Non sa chi è ne dov'è...sa soltanto che lo vuole...vuole fondersi in lui, sentirlo così forte da non distinguere dove finisce uno e comincia l'altro.
Scivola con la bocca lungo il suo collo e sente Nikolas ondeggiare sopra di lui con frenesia, gli occhi chiusi e la bocca aperta per respirare il più velocemente possibile, più ossigeno... ancora di più.
Cos'è che penetra nella passione che avvolge i due ragazzi fermandoli?
Mikael non saprebbe dirlo, sa soltanto che la pazzia di quello che stanno facendo lo colpisce improvvisamente.
Sono seduti per terra, appoggiati a un muretto e si stanno baciando con una frenesia impossibile da descrivere.
Affamati l'uno dell'altro.
E'vero, lo vuole...vuole di più...vuole tutto di lui.
E questo lo spaventa.
L'enormità di quello che sta provando per quel ragazzo abbracciato a lui lo colpisce in pieno facendolo vacillare.
Si alza improvvisamente e Nikolas cade,lo guarda con il respiro affannato, le mani che tramano, le gambe che si rifiutano di sostenerlo...e lo vede li a terra, la camicia sbottonota da lui un attimo fa, i capelli spettinati, le labbra gonfie per il bacio che si sono appena scambiati,ancora umide.
E gli occhi...Dio... quegli occhi stupendi che sembrano divorarlo.
" Lo amo...no, sono impazzito.. non è possibile, non posso...non ancora..."infiniti flash gli esplodono nella mente.
Le urla di sua madre, i suoi pianti, i silenzi di suo padre e il suo dolore.
Ha rinchiuso tutto per non soffrire più, come può Nikolas aver ridotto tutto in briciole in una settimana soltanto?
Si volta e se ne va correndo...inciampa sul suo zaino e soltanto per questo si china a raccoglierlo.
Scappa con lo sguardo bruciante di Nikolas che non gli lascia via di fuga.
Lo ritroverà, ne è certo.
E lui non può farci nulla.
Perché lo vuole anche lui, come non ha mai voluto nient'altro in vita sua.



 
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