Fino in
fondo
di
Erika
<Luca!> sento chiamare <Ehi, tutto ok?>
Emergo lentamente dal buio dell’incoscienza per tornare piano piano alla
realtà. Mi guardo intorno spaesato, ma, come intuendo il mio sgomento, tre
teste fanno subito capolino, fissandomi rassicuranti; sono Stefano il mio
migliore amico, Patty l’amore della mia vita e Julian…mi sento confuso…lui
è…ah, già lui si è trasferito nella nostra scuola agl’inizi di marzo.
<Bene credo! Ma…che ci faccio in infermeria?> è la mia risposta.
<Sei svenuto in bagno!> mi spiega Patty <Devi ringraziare Julian è lui che
ti ha portato qui. >
Lo faccio, invadente come al solito, mentre lui si limita a sorridermi,
riservato.
<Ascolta!> attira la mia attenzione Stefano <Ti ho messo l’autorizzazione
firmata dal preside nello zaino. Ha detto che se qualcuno viene a
prenderti puoi tornare a casa...>
<Ma da me non c’è nessuno a quest’ora…>
<Ti accompagno io! Tanto oggi sono entrato in ritardo e non ho ancora
giustificato!> s’intromette Julian
<Ma, il preside…>
<No problem. Ci penso io> mi rassicura Stefano
Annuisco.
Lui e Patty ci salutano tornando in classe mentre noi ci dirigiamo verso
casa mia.
Dopo dieci minuti siamo a destinazione.
<Dai, vieni su a bere qualcosa!> lo invito
<No guarda non mi sembra il caso tu stai male e…>
<Non fare lo scontroso come al solito.> lo rimprovero trascinandolo dentro
senza mezzi termini.
Questa volta non resiste.
<Aspettami in camera, prendo qualcosa da sgranocchiare e sono da te.>
Torno poco dopo carico di tutte le schifezze che sono riuscito a
racimolare e lo trovo seduto sul mio letto. E’ una scena a dir poco fuori
luogo, quasi assurda, ma in un certo senso coinvolgente.
<Serviti pure. Io mi cambio e ti raggiungo.>
Mi sorride.
Porto le mani alla t-shirt, quando velocissimi flash mi assalgono, vedo
tutto girare e mi aggrappo alla sedia della scrivania incapace di
sorreggermi da solo. Nel misto di confusione sento la presenza di Julian
dietro di me, mi volto troppo velocemente e questa volta l’unico appiglio
è lui. Lo fisso negli occhi che a poco a poco si dilatano alla stessa
velocità con cui la mia mente prende coscienza della verità e, ricordo:
Vedo, me in bagno…mi sono appena sistemato la maglia. Vedo Julian che mi
parla, poi si avvicina e mi bacia. Lo spingo via mandandolo a sbattere
contro il muro e mi faccio avanti minaccioso afferrandolo per il
colletto…in un attimo sono perso nei suoi occhi, fino in fondo, tanto da
non accorgermi che lo sto baciando a mia volta con tutta la passione del
caso…un barlume di lucidità…lo respingo di nuovo…resta lì a guardarmi
rosso in viso, eccitato…un senso di nausea misto a rabbia mi assale…voglio
colpirlo...protesta indicando verso di me…capisco, ora la sento…la mia
erezione preme contro i jeans…è davvero troppo…il buio.…
<Noi…>
<Si!> secco.
<Tu sei gay?>
Mi guarda con la faccia di chi sa quanto sia stupida la domanda, ma
annuisce lo stesso.
<E io? Lo sono…anch’io?>
<Non so risponderti! Solo tu puoi saperlo.>
<Tutto quello che so è che a me piaceva Patty e con lei l’intero genere
femminile. Poi tu arrivi a cambiare le regole.>
<Piaceva?> insinua <Io non voglio cambiare nessuna regola, sei tu quello
che parla al passato!>
<Non cercare di confondermi!>
<Io non confondo proprio nessuno!> poi, soffrendo <Ti ho solo confessato i
miei sentimenti.>
<Parlare, invece di saltarmi addosso?>
<Volevo farlo, poi… ti ho visto a torso nudo e… beh, lo sai…> si
giustifica rosso in volto
<Certo, ci puoi giurare che lo so!>
<Ma cosa credi! Pensi sia stato facile per me?> s’infervora <Hai idea di
cosa significhi questo per me? Ti rendi conto di quanta fiducia ti sto
dando!>
<Non so che farmene della tua fiducia! Per quanto ne so potevi essere in
bagno a farti una sega, hai sentito entrare qualcuno e hai deciso di farci
qualcosina…>
Sento la faccia schizzarmi di lato.
<Il fatto che sia gay non fa per forza di me un pervertito. Io…> fa una
pausa <…sono innamorato di te…>
Lo colpisco a mia volta:
<Non me ne frega un cazzo se sei innamorato o vuoi farti una trombata e
via! Io rivoglio solo la mia normalità, maledetto finocchio.>
I suoi occhi si spalancano, ancora più profondi, per contrarsi subito dopo
in una smorfia dolorosa:
<Mia madre ha ragione, sono un mostro.> scuote la testa sconsolato <Mi
sono innamorato di te perché eri così dolce e guarda come ti ho ridotto!>
i singhiozzi lo stroncano.
Afferra lo zaino e mi guarda, triste:
<Tutto quello che tocco si trasforma in merda.> un pugno contro il muro
<In me non ci sarà mai nulla di puro. Sono sporco dentro.>
E’ distrutto.
<Ti prego solo di perdonarmi e di dimenticarti di me se puoi.> poi, come
per tranquillizzarmi <Sappi che è tutta colpa mia tu non hai fatto nulla
di male. Ti sei trovato in una situazione assurda e hai reagito d’istinto.
Sono io che non ho capito…pensavo…> si blocca mordendosi la lingua
<Cosa credevi!> chiedo concitato.
<Nulla! Ciao.> si affretta verso la porta
Lo trattengo per un braccio.
<Se fai così m’illudo. Ti prego, lasciami andare…>
Non lo ascolto.
<Se continui così, potrei non rispondere più di me. E’ così difficile da
capire.> mi urla contro
Mollo la presa all’istante.
<Ti faccio proprio schifo…>
Lacrime.
Mi lascia solo.
Sento la serratura scattare.
"<Ora…" penso, subito ribellandomi "Ora un bel niente!"
Però le sue ultime parole non mi abbandonano. Fino all’ultimo ha cercato
di salvarmi prendendosi tutta la colpa e io…sono rimasto a guardarlo
piangere senza fare nulla.
L’ho abbandonato.
Mi rivolto contro me stesso: cosa me ne frega, poi.
Ma non mi lascia. I suoi occhi! Quei suoi maledetti occhi di ghiaccio,
tanto intensi che sembrano bruciare.
"Basta! lasciami in pace!" quasi piango "a chi voglio darla a bere"
Uno schianto dentro.
"Cosa…" poi mi rammento le sue ultime parole "…sono io che non ho
capito…pensavo…"
Schizzo dal letto e mi catapulto al telefono, dopo cinque minuti sono in
strada.
Credo di non avere mai corso tanto velocemente in vita mia.
Abita al pian terreno.
Suono.
<Si!> risponde al citofono.
<Sono Luca!>
Un momento di esitazione, poi il clack della serratura.
Mi fiondo su per i quattro gradini dell’ingresso come un pazzo rischiando
di travolgerlo.
<Luca, sei davvero tu?> gli si spezza la voce
Quando lo vedo il mio volto si rasserena e senza freni lo abbraccio più
forte che posso.
Si perde per un attimo poi, rinsavito almeno lui:
<Luca sei matto. Lasciami, siamo sul pianerottolo… i vicini potrebbero…>
Sono totalmente assente.
Poiché non gli do retta, mi solleva di peso portandomi dentro.
Sento la porta chiudersi.
<Luca!> mi chiama, ma non gli rispondo tenendo la testa affondata nel suo
collo <Luca!>
<Ti prego tienimi così per un po’, ho bisogno di non pensare. Ma se ti da
fastidio…>
< Fastidio! Allora sei scemo! Vorrei sapere con chi ho parlato fino a
un’ora fa!> dice stizzito.
<Con un’altra persona.>
Lo sento irrigidirsi:
<Forse è meglio se andiamo in camera mia.> suggerisce <Luca…spostati solo
un minuto, il tempo di arrivare di là.>
<No!>
<Ok!> rassegnato mi tira su e, portatomi nella sua stanza, accomoda
entrambi su di un grosso tappeto.
Nessuno parla.
Restiamo accoccolati uno nelle braccia dell’altro.
Poi alla fine mi decido e alzo su di lui uno sguardo a dir poco euforico,
ma quando incontro i suoi occhi sono tutt’altro che felici, anzi sembrano
sofferenti.
<Che c’è?> domando
<Sei tu quello che è corso a casa mia come una furia, tocca a te parlare!>
Il suo tono è così distaccato, ora.
Mi ferisce; non sembra più la persona di poco prima.
Respiro profondamente, poi comincio il mio monologo cercando un po’ di
coraggio in lui, ma è tutto inutile.
Non si sbilancia!
Dovrò cavarmela da solo.
<Da quando sei andato via non ho fatto altro che pensare a quello che è
successo e…>
<Pessima mossa! Ti avevo avvisato di dimenticare…>
<Facile a dirsi, dopo quello che mi hai detto!>
<Fatto, vorrai dire?> si fa del male
<No, detto, te l’assicuro!> mi fermo a prendere fiato mentre lui mi guarda
sempre più attento <Il tuo discorso; all’inizio pensavo che assumerti
tutta la responsabilità fosse il tuo modo di porre rimedio a ciò che era
accaduto, ma mi sbagliavo. Tu volevi salvarmi. Hai pensato che accettare
quella verità per me fosse impossibile e hai preferito nascondermela, hai
preferito soffrire al mio posto. Scusa, sono un cretino l’ho capito solo
ora.>
Nessuna reazione!
"Che non mi sia spiegato bene?" penso turbato poi facendomi forza
"Calmati, non essere ansioso e parla tranquillamente lui ti capisce."
continuo <Mentre pensavo, tutti questi ragionamenti mi hanno chiarito le
idee e alcune cose mi appaiono per ciò che sono realmente: a cominciare da
Patty.> deglutisco <Sono ormai tre anni che le sto dietro senza concludere
nulla, rimandando sempre ogni decisione a domani. La verità è che non
l’amo affatto: lei è… il mio capro espiatorio. Solo questo. Fingo di
amarla sopra ogni altra cosa…anzi, per essere più credibile, non
m’interesso a nessun’altra ragazza che non sia lei solo per nascondere
che, in realtà, non me ne interessa nessuna.>
<E te ne sei accorto, oggi! Così! Di colpo…l’illuminazione?> scatta Julian
Le sue parole mi feriscono.
<Perché fai così. Credevo, saresti stato felice di…>
<E, infatti, lo sono!> confessa <Ma non credo a questi repentini cambi
d’opinione!>
<Non ho cambiato opinione, solo… la nascondevo. Tu te ne sei accorto prima
di me…>
<Ciò non significa che sia giusto!>
E’ una pugnalata.
<Perché fai così? Sei ancora arrabbiato per prima. Scusami, dovevo
abituarmi all’idea.> mi avvicino sfiorandolo con la mano.
Si ritrae.
Lo guardo senza parole.
Mi alzo.
<Ho capito, scusami! Dimentica quello che ti ho detto. Ci si vede.>
Esco dalla stanza.
Davanti alla porta mi volto, spero di vederlo arrivare.
Nulla.
Afferro la maniglia, sto per uscire, poi la rabbia mi assale.
"Dice di amarmi, sconvolge la mia vita, io gli confesso il mio amore e lui
per tutta risposta se ne sta lì a sentenziare su un mare di cazzate?"
NO!
Torno indietro spalanco la porta e gli urlo dietro:
<Sei uno stronzo! Ti confesso il mio amore e tu...> le parole mi muoiono
in gola.
Julian è di fronte a me accasciato contro il bordo del letto con gli occhi
lucidi che mi sorride triste.
Mi guarda esausto:
<Scusa, sono uno cretino! Ho voluto metterti alla prova, per capire se
quello che affermavi era la verità o solo l’impulso del momento.> confessa
<Temevo non tornassi più. Stavo quasi per impazzire.>
Il suo dolore è così manifesto che mi strazia dentro. Nulla ha più
importanza, ora; la mia sola preoccupazione, è di stringerlo fra le
braccia e consolarlo.
Così facendo m’insinuo tra le sue ginocchia e comincio a baciarlo
stuzzicandogli le labbra con le mie, ma quando cerco un bacio più intimo,
lui si ritrae.
<Perché?> chiedo incerto
<Sei assolutamente convinto della decisione che hai preso?> mi guarda
<Fino in fondo?>
Arrossisco uniformemente su tutta la faccia.
<Ma sei scemo…che domande fai…sono cose che vengono da sole queste…>
<Devo essere sicuro!>
<Ma…>
<Ho bisogno di sapere che dopo non mi odierai!> mi spiega.
Sorrido:
<Sta tranquillo lo voglio anch’io!>
Liberato da quel peso mi trascina sul letto cominciando a baciarmi con un
desiderio quasi spasmodico.
<Ehi, un po’ di delicatezza, che diamine!> tento di dire nei rari momenti
in cui mi lascia respirare.
<Perdonami, non volevo essere precipitoso, ma…> sospira <Ti aspettavo da
così tanto tempo che ora… non so come…>
Queste parole hanno un effetto erotico su di me totalmente imprevisto e
sconsiderato.
E’ come se tutto il mio essere si trasformasse, scosso da una scarica
elettrica che, fluida, mi scorre nelle vene scollegando il cervello dal
corpo, ormai solo l’istinto reagisce coscientemente.
Si solleva sulle ginocchia e prende a fissarmi. Sento il mio corpo
rilassarsi all’ombra dei suoi occhi e, reclinando la testa all’indietro
con fare sensuale, l’invito inconsciamente.
Tutto ciò lo eccita.
Senza che me ne renda conto le sue mani raggiungono l’orlo della mia
t-shirt e, con un unico fluido movimento, la sfila lasciandomi a torso
nudo. Quasi timidamente mi sfiora un capezzolo afferrandolo, poi, con le
labbra. Inizia a tormentarlo con metodo, succhiando e mordendo in
un’estasi di piacere e dolore che mi pervade, come un brivido pungente,
per tutto il corpo, andando a concentrarsi nel mio inguine, inturgidendolo.
Se ne accorge:
<Il trattamento è di tuo gusto a quanto pare?>
Come risposta i mie sospiri, si fanno più assillanti. Senza rendermene
conto afferro il suo viso portandolo verso di me. Voglio che quella
tortura elettrizzante continui.
<Calma piccolo! Sono io a condurre il gioco!> s’impone, inchiodandomi le
braccia al cuscino.
Mi tiene così per un tempo che mi sembra infinito, poi d’improvviso mi
solleva quel tanto che basta a spogliarmi del tutto, spingendomi, poi,
nuovamente sotto di lui vestito ormai solo dei miei boxer.
Fa lo stesso anche lui, restando nudo ad aspettare paziente, lasciandomi
prendere tempo, anche se non credo di averne veramente bisogno perché i
miei occhi, rapiti da quel corpo, non mi permettono più di tornare
indietro.
<Sei sicuro?> mi chiede sottoponendomi ad una straziante attesa.
<Fino in fondo!> sospiro
<E’ l’ultima remora, che ti concedo! Da adesso in avanti voglio solo
goderti.>
Mi perdo nei suoi occhi prepotenti, sfavillanti di un fuoco gelido, che mi
brucia come fosse lava.
Lo guardo supplice.
Implorante.
Con le labbra lucide e gonfie di desiderio.
Più la sua indecisione si fa lunga, più nei miei occhi si accende una
preghiera.
Temo di non possedere più una dignità e questo fa scattare in lui la molla
della perversione:
<Voglio che mi preghi!> insinua <Voglio vedere fino a che punto riesci a
spingerti pur di avere un po’ del mio calore. Coraggio Luca mostrami
quanto puoi resistere!> mi sfida.
Fremo, sofferente.
<Implorami!> sibila ancora più prepotentemente nella mia testa e questa
volta lo accontento, perché con dolcezza, le mani protese verso di lui,
accenno soltanto:
<Ti prego…>
Non sa più resistere.
Con brutalità mi afferra per i capelli baciandomi avido.
E’ più alto e forse più forte e, in questo momento, sono solo un
cucciolotto di peluche, tutto morbido e tenero, sotto di lui.
<Bene, è esattamente così che ti voglio!> poi crudele: <E tu mi desideri?>
Singhiozzo, cercando di fargli intendere quanto la sua domanda sia
stupida.
<Rispondi?> mi dice tra i denti
<Si!>
<E sia!>
Senza mezzi termini affonda i denti nel mio collo.
Un brivido improvviso mi scuote.
Lui, intanto, incurante, comincia a succhiare ruotando la lingua intorno
alle sue labbra. Quel misto di dolore e piacere sembra catapultarmi in
un’orgia di sensazioni che non mi permettono più di tenere sotto controllo
i miei gemiti.
<Ju…Julian,… fermati!> balbetto
Mi lascia, ma i suoi occhi indemoniati non mi danno scampo.
Respiro affannosamente fissandolo intimorito dal suo comportamento, ma al
tempo stesso, l’invito malizioso, curioso di vedere fino a che punto si
spingerà.
Provo a prendere un minimo d’iniziativa. Mi giro verso le sue mani
poggiate accanto al mio viso e, sollevando un dito con la lingua, lo
accolgo dentro la bocca succhiando languidamente. Vedere le mie labbra
salire e scendere, morbide e invitanti, gli fa perdere il controllo. Mi
gira bruscamente sopra di se a cavalcioni e mi ordina:
<Muoviti avanti e indietro.> iniziando lui stesso a spingermi sui fianchi.
Gli obbedisco senza ritegno e inizio a strusciarmi sulla sua erezione
procurando ad entrambi spasmi di piacere davvero stuzzicanti. Mi muovo
sempre più freneticamente eccitato oltre ogni dire dal calore generato dai
nostri corpi e dall’odore del sesso che ci pervade. Andrei avanti
all’infinito, ma lui ritiene che questo giochino estenuante abbia
soddisfatto entrambi e, sordo ai miei desideri, mi adagia accanto a se
accarezzandomi i capelli.
"Com’è dolce, ora!" penso.
Incoraggiato da quel barlume d'affetto prendo a leccargli le labbra tutt’intorno
fino a culminare in un nuovo bacio più intimo e profondo che pare
eccitarlo ancora di più perché, afferrato l’elastico dei boxer me li sfila
con urgenza.
Un senso di vergogna mi assale ma non mi lascia il tempo di pensare
perché, aggiungendo altro piacere, chiude la mano sulla mia erezione
massaggiando minuziosamente. Senza più ritegno comincio a godere
sfrenatamente salendo e scendendo, assecondando il suo ritmo con i miei
fianchi.
Sento il mio torace contrarsi.
<Eh, no mio caro, non ti lascio finire così presto!>
Si separa da me.
I miei occhi s’incupiscono, ma li ignora e, afferrandomi, per i capelli mi
stringe ancora più a se, spingendo la lingua quanto più gli è possibile
dentro la mia bocca senza sentimento, né dolcezza.
Sono alla sua totale mercé; un fascio di nervi e piacere concentrato nelle
sue sapienti mani.
Sublime!
Comincia a fare l’amore con la mia bocca.
Sono frastornato; il suo impeto mi coinvolge completamente, eccitandomi,
arrivando quasi a soffocarmi; reagisco graffiandogli una spalla.
Istintivamente si ritrae, guardandomi divertito, poi riavvicinatosi, mi
morde!
Subito il sapore metallico del sangue impregna la mia bocca; lo sento
scorrere lungo le labbra e poi giù verso il mento sgorgando dal taglio
fresco.
Quella vista lo manda in paranoia; mi afferra costringendomi in ginocchio
dinnanzi a lui e sedutosi, divarica le gambe, dirigendo la mia testa verso
il suo inguine. Senza mezzi termini penetra la mia bocca con il suo sesso
<Succhia!> m’impone muovendo la mia testa su e giù, affondando fin quasi
alla gola. Faccio quel che mi dice cominciando a succhiare, sporcandolo di
sangue, torturando la mia ferita oltremodo. Ad un tratto i suoi movimenti
si fanno più frenetici e, un attimo prima del culmine, mi allontana da lui
godendo fisso nei miei occhi.
Lo guardo spaesato.
<Non preoccuparti anche se vengo non mi si ammoscia facilmente!>
<Che vuoi dire?>
<Che adesso tocca a te… poi vediamo di concludere in bellezza!>
Mi sento svenire, ma non ho tempo di riflettere perché lui m’infila due
dita in bocca giocando con la mia lingua finché non sono cosparse di
saliva. Poi, insinuandosi tra le cosce, racchiude il mio sesso tra le sue
labbra e, con le dita scivola dentro di me.
Non so se godere o piangere.
I miei gemiti sono scomposti, sconquassati da quel duplice piacere. Va
avanti per un po’.
<Sto per…venire…Juli…> cerco di avvertirlo, ma lui non ne vuole sapere e,
mio malgrado, finisco per venirgli in bocca.
Deglutisce.
<Io…scusa!.>
<E di che!> poi, mostrandomi un tubetto di crema, mi chiede <Fino in
fondo?>
<Si!> anche se ho un po’ paura.
Lubrifica entrambi, poi, divaricandomi le gambe, preme contro di me e
lentamente mi penetra. Scivola dentro a scatti, fino in fondo, gelido e
infuocato allo stesso tempo. Mi aggrappo a lui mordendogli una spalla,
sfogando così il dolore. Restiamo immobili per un attimo, poi,
delicatamente mi fa adagiare sul letto.
Lo guardo impaurito.
<Tranquillo, mi muovo quando decidi tu.>
<OK, fa piano!>
<Potrei mai farti del male?!>
Sorrido.
All’inizio è un vero tormento brucia dannatamente e mi sembra d’essere
pieno fino a scoppiare. Accelera il ritmo e con esso il mio dolore.
<Ti prego…> supplico
<Resisti, amore mio, vedrai che poi andrà meglio.>
La sua dolcezza mi permette di sopportare e da lì a poco comincio a godere
come un forsennato. Mi protendo verso di lui spingendo contro i suoi
fianchi con urgenza, imponendogli il mio ritmo. Lui lo accetta e mi porta
all’orgasmo.
<Forza vieni! Voglio sentirti!> gli dico
S’inarca contro di me; lo sento scivolarmi dentro morbido e caldo.
Siamo ancora avvinghiati cercando di prendere fiato, quando lui mi chiede:
<Tutto, ok? Ti fa male da qualche parte?>
<Beh, brucia un po’, ma sto bene!>
Sorride:
<Ti ho spaventato non è vero?>
<Un po’, all’inizio, ma poi mi piaceva essere guidato, essendo la prima
volta mi rassicurava.>
Ruba un bacio alle mie labbra sussurrando:
<Bada che la prossima volta non ti lascerò andare così presto.> sorride
<Perché ci sarà una prossima volta, vero?>
<Solo una, "prossima volta"?> chiedo facendo il broncio.
Ci guardiamo scoppiando a ridere.
<Piccolo demonio tentatore ti piace stuzzicarmi. Potresti pentirtene,
sai!>
<Mai, mi fido di te.>
I suoi gelidi occhi si scaldano ancora.
<Dormiamo un po’?>
Annuisco stringendomi a lui.
In una notte senza stelle ci sei tu figlia di Sirio ad illuminare Morfeo.
Yue (Andrea)
Vai all'Archivio
Fan Fictions |
Vai all'Archivio Original
Fictions
|
|