Disclaimer:

Tutti i personaggi di Slam Dunk sono di proprietà esclusiva di Inoue-sensei. Io mi permetto di utilizzarli semplicemente per scrivere delle storie (come in questo caso, decisamente assurde!) per il mio puro diletto e divertimento, naturalmente senza guadagnarci un soldo bucato... e vorrei anche vedere chi mi pagherebbe per ste robe!^^'

Mitchi&Sendoh: Noi, no di certo!! ¬.¬

Cioppys: Tse... Non avevo dubbi, ingrati che non siete altro...

Dediche :

Ai due pucci che tanto amo e adoro insieme... Buon SenMitSen Day a Tutti! *^__^*

Mitchi: Ma... Cioppys!! Il 14 Luglio è passato da ben cinque mesi!!!!! >.<

Cioppys: Lo so, lo so... Purtroppo non sono riuscita a finirla prima, e ci tenevo a utilizzare questa per il vostro giorno. E poi, doveva essere sì lunga, ma non COSI' lunga!! ...Ma, aspetta!°° Perchè mi sto giustificando? Oltre al fatto che a questa ci sto lavorando da cinque mesi (o meglio, da quasi sette!) ogni tre per due scrivo una Fan Fiction su di voi, quindi smettetela di fare i pignoli!! >.<

Sendoh: Sorvoleremo solo in un caso... e sai benissimo quale! ^__^

Cioppys: Hentai! ¬.¬

Note :

Altra storia, altra SenMit... o almeno così doveva essere! Infatti ho invertito sia il paring sia i ruoli dei protagonisti, in quanto quello che avevo assegnato inizialmente a Mitsui decisamente non gli era adatto, anche se sono stata indecisa fino all'ultimo... E' da tanto che non scrivevo una MitSen, quindi spero di non travisare i personaggi!^^' Inoltre vi avviso già da adesso che in questa fan fiction Sendoh non avrà quella vena hentai che invece ha di solito (o almeno per buona parte... poi vedrò^^)

La seguente fan fiction ha tratto molta ispirazione dal libro 'Il Dio del Fiume' di Wilburn Smith, che ringrazio calorosamente per aver scritto le avventure dello schiavo Taita. Non vedo l'ora di leggerne il seguito** il cui libro (ma guarda caso^^''') si intitola proprio 'Figli del Nilo'!

Ah, ultima cosa. Che i nomi giapponesi un po' stonino nel contesto ve ne accorgerete, ma quello che volevo aggiungere è che i personaggi (a parte qualche rara eccezione, tipo gli allenatori e altri i cui nomi sono meno conosciuti... o mi piacevano meno nel contesto^^''') vengono tutti chiamati per nome proprio, come se il cognome non l'avessero.

Buona Lettura!
 


Figli del Nilo

di Cioppys

Prologo

Lode a te, o Nilo, che esci dalla terra e giungi a far vivere l'Egitto!
Misterioso di natura, oscuro di giorno, lodato dai suoi seguaci.
Tu che irrighi le campagne, che sei creato da Ra per sostenere tutto il bestiame;
Tu che disseti il deserto, che è lontano dall'acqua;
La sua rugiada è acqua che cade dal cielo.
Voi tutti, lodate i nove Dei
E abbiate venerazione per la potenza che ha mostrato suo figlio,
Il Signore dell’Universo, colui che fa verdeggiare entrambe le rive.
Prospero è il tuo venire,
Prospero è il tuo venire, o Nilo,
Prospero è il tuo venire.
Tu che fai vivere gli uomini del suo bestiame e il suo bestiame della campagna!
Prospero è il tuo venire,
Prospero è il tuo venire, o Nilo.

*

All'orizzonte, un caldo sole iniziava ad affacciarsi sulle alte dune dorate, illuminando con i propri raggi le Terre Rosse che si estendevano da occidente ad oriente. Un'enorme distesa di sabbia, arida ed inospitale, tagliata in due parti dalle acque calme e scure del Nilo, che rendevano fertile e abitabile quella lunga striscia di Terra Nera segnata dal suo percorso. Proprio sulla riva orientale del grande fiume sorgeva l'antica città di Tebe, capitale del regno dell'Alto Egitto.

Appoggiato con i gomiti alla balaustra di pietra di uno dei balconi del Palazzo del Sole, sede della corte del Faraone, stava un giovane uomo, i cui lucenti e lunghi capelli neri venivano sospinti da un leggero vento caldo che li faceva ondeggiare, così che le punte accarezzassero le larghe spalle. I suoi occhi, intenti a scrutare le rive del grande fiume sulle quali la gente della città si stava radunando, erano incorniciati da una lunga linea nera che proseguiva dall'angolo esterno dell'occhio stesso fino quasi all'orecchio, ricalcando i contorni e rendendo il suo sguardo ancora più marcato e deciso.
Egli portava ai piedi un paio di sandali in liste di cuoio, unite in un elaborato intreccio. Alla vita indossava un'ampia cintura in lucido cuoio, la cui funzione era di reggere il perizoma di lino finemente decorato in oro che lo copriva fino a poco sopra il ginocchio. Il petto e la schiena erano invece privi di indumenti. Appeso al collo, mediante un semplice cordone di cuoio, vi era un’elaborata collana tempestata di pietre: lapislazzuli e corniola, che rispettivamente rappresentavano l'azzurro del cielo e il sangue rosso della vita. Infine, attorcigliato a spirale sull'avambraccio destro, stava un elegante bracciale d'oro, pietra simbolo della carne delle divinità.

I raggi del sole arrivarono a sfiorare le prime case della città, per poi illuminare le acque nere del Nilo cariche di limo. Nonostante la Dea Iside non si fosse ancora manifestata con la fugace apparizione di Sirio sull'orizzonte orientale poco prima del tramonto, Akhet, la stagione dell'inondazione feconda del Grande Fiume, era iniziata.

Proprio quella mattina il Visir aveva mandato a svegliare suo padre per annunciargli il lieto evento. Ora, con lui e alcuni sacerdoti del tempio di Osiride, il Faraone si trovava al nilometro posto a sud della città di Tebe per prevedere l'entità della piena. Infatti, doveva essere 'giusta' poiché un'inondazione scarsa avrebbe portato siccità, mentre una troppo abbondante avrebbe fatto sì che lo straripamento violento delle acque rompesse gli argini costruiti, distruggendo campi e abitazioni. In entrambi i casi la popolazione sarebbe stata ridotta alla fame.

"Il tuo popolo, mio signore, è in giubilo. Acclamano a gran voce Hapi, ringraziandoli per la sua benevolenza e la prosperità che nuovamente ci dona" disse un uomo alle sue spalle. Poco più basso di lui, castano e con grandi occhi del colore della terra bagnata, era vestito con una lunga tunica di lino del colore dei turchesi. Ad accompagnarlo c'era, come sempre, il suo giovane apprendista.

"Secondo te che livello raggiungerà il fiume, Kiminobu? Sinceramente sono un po' preoccupato per l'inizio di questo fenomeno con così largo anticipo rispetto al solito" il moro alzò i gomiti dalla balaustra per voltarsi e guardare negli occhi il suo interlocutore "Non vorrei che quest'anno la piena fosse troppo impetuosa..."

"Il nostro giovane Principe forse non ha fiducia nei nostri amati Dei?"

Si chiese perchè avrebbe dovuto averne. L'anno precedente gli Dei non erano stati per nulla benevoli con i loro figli. Le acque del Nilo non avevano raggiunto un livello sufficiente a far sì che i campi di grano potessero splendere rigogliosi, e questo aveva non solo generato una pericolosa carestia negli ultimi mesi, creando malcontento tra la gente, ma aveva anche fatto in modo che le imposte da pagarsi annualmente al Faraone fossero una vera miseria, in quanto venivano calcolate sull'entità del raccolto stesso.

Evitò di rispondere alla domanda, tornando ad osservare le rive del fiume sempre più ricolme di gente. Si udivano le acclamazioni che elargivano a gran voce e da esse si poteva benissimo percepire la felicità per l'evento al quale stavano assistendo.

Kiminobu si avvicinò a lui, affiancandolo, mentre l'apprendista Hikoichi chiese il permesso al maestro per andare a prendere fogli di papiro e pennelli, visto che sentiva la necessita di 'prendere appunti' su quella giornata di festa, da cui poi scrivere una futura ode al Nilo e alla divinità che lo rappresentava, Hapi. Appena questo gli fu accordato, sparì oltre la porta che collegava il balcone con il corridoio interno del palazzo.

"Decisamente un ragazzo con molta voglia di apprendere..." commentò il Principe.

"Si, anche troppa, direi!" sorrise divertito l'altro "Fosse per lui si annoterebbe qualsiasi cosa sui suoi papiri! Sarebbe capace di scriverne miglia e miglia senza mai stancarsi!"

"L'idea di dover far costruire un intero palazzo appositamente per conservare i suoi scritti non mi esalta molto..."

I due si guardarono negli occhi pensando alla stessa immagine: un palazzo straripante di papiri, i cui rotoli uscivano dalle porte e dalle finestre. Scoppiarono entrambi a ridere.

"E' ora che il Principe si prepari alla cerimonia" disse Kiminobu appena riacquistò la propria postura "Un giorno che sarà ancor più di festa per il gioioso evento... Non penso che sia un caso che l'inondazione feconda abbia avuto inizio proprio il giorno del vostro compleanno, mio signore..."

"Tu dici?" il moro non era molto convinto che ciò potesse essere correlato a lui "Comunque c'è ancora tempo per i preparativi" concluse, concentrandosi nuovamente sulle rive del Grande Fiume, dove ormai non c'era più posto per nessuno e gli inni di gioia erano saliti di volume rispetto a prima.

"Allora, con il vostro permesso, mi congedo. Il mio regalo attende di essere completato con gli ultimi accorgimenti che sono stati ispirati da questa magnifica mattina"

"Aspetterò con molta impazienza l'ora in cui canterete per me" disse il Principe, e con un cenno della mano concesse il permesso allo Scriba Reale di allontanarsi.

Rimasto solo, rivolse nuovamente la sua attenzione al fiume. Diverse persone erano ora a bagno nelle acque scure, spruzzandosi l'un l'altro con gioia.

Sorrise. Era bello osservare il proprio popolo felice e festante...

*

Nella lussuosa camera da bagno situata a fianco della sua stanza da letto, il Principe stava completando i preparativi per la cerimonia del suo diciottesimo compleanno. Era immerso in una grande vasca rivestita da piastrelle di pietra, nella quale due schiavi versavano l'acqua appena riscaldata presa direttamente dal fiume Nilo. Tre ancelle, invece, si occupavano di lavarlo, sfregando la pelle del suo corpo con oli elaborati con grassi animali e vegetali, al fine di proteggerla dagli effetti nocivi del sole e del vento secco. Naturalmente non furono trascurati i capelli, che vennero lavati con molta cura.
Una volta uscito dalla vasca, le schiave lo asciugarono con dei teli di lino e di lana, per poi cospargergli sia il corpo che i capelli con una delicata essenza di narciso. Infine, venne nuovamente truccato e rivestito e sul capo, come riconoscimento della sua appartenenza alla famiglia reale, gli venne collocato un diadema sul quale era arrotolato un ureo d'oro, chiamato anche 'l'occhio di Ra', dalla forma di un serpente.

Una volta pronto, uscì dalle proprie stanze e si incamminò verso la piazza principale, situata poco fuori dal palazzo, dove si sarebbe tenuta la cerimonia. Vi giunse appena in tempo. Il Faraone suo padre stava arrivando.

Velocemente, prese posto in piedi accanto al trono, il quale era sistemato in modo che il capo del sovrano fosse situato più in alto degli altri. Al suo fianco si trovava suo fratello minore Ryota, vestito anche lui solamente con i sandali e il perizoma cerimoniale. Sul petto nudo portava una collana meno elaborata della sua, ma comunque appariscente. Al contrario, non indossava nessun tipo di corona.

Prima dell'ingresso di suo padre, fece in tempo ad osservare di sfuggita la piazza che aveva davanti a sè: era un'enorme distesa di gente. Si stupì per quella partecipazione così massiva degli abitanti di Tebe alla cerimonia in suo onore.

"Il Dio Dinastico Taoka, primo del suo nome, Figlio di Ra, Sovrano dell'Alto Egitto, Sostegno del Reame..." le parole dell'annunciatore si disperdevano per tutta la piazza, mentre il sovrano faceva il suo ingresso.

Come un'enorme onda, tutti i sudditi presenti si voltarono verso l'entrata da cui giunse il Faraone. Acclamazioni al suo indirizzo si levarono dalla piazza, mentre si apprestava ad accomodarsi sul trono.

Suo padre indossava un perizoma di lino pregiato, ornato da ampie cuciture del colore dell'oro e decorato con motivi simbolici. Ai piedi calzava un paio di sandali a punta e con il tacco rialzato, laminati d'oro; sulle cui suole si intravedeva il disegno dei prigionieri, per simboleggiare che il Faraone 'calpestava' i propri nemici. Il viso era perfettamente truccato e sul capo portava una parrucca arricciata, che aderiva alla testa. Sopra questa spiccava il Khedyet, la conica corona bianca dell'Alto Egitto, segno del suo potere divino insieme al flagello e il bastone pastorale ricurvo, che reggeva rispettivamente nella mando destra e in quella sinistra.

"Popolo d'Egitto!" il Faraone si alzò dal trono e fece scorrere il suo sguardo sui sudditi sotto di sè "Questo è un felice giorno di festa! Oggi Hapi ha dato inizio ad un anno di grande prosperità per la nostra terra, concedendoci una fertile inondazione che, dalle previsioni, sarà in grado di ridare vita e forza all'Egitto!"

"O Hapi!" urlò il popolo. Con un cenno della mano Taoka li zittì.

"Quello che più mi aggrada è che tale eccezionale evento si sia verificato proprio in concomitanza con il diciottesimo compleanno del vostro futuro Faraone, il Principe Hisashi"

"Lunga vita al Principe Hisashi!" fecero eco alcune persone.

"Per me questo rappresenta la consacrazione degli Dei su mio figlio, il quale sarà sicuramente un grande Faraone, così grande che i nostri discendenti lo ricorderanno per l'eternità!"

Appena le esaltazioni della gente rivolte a lui, suo padre e gli dei si placarono, la cerimonia dei festeggiamenti per il compleanno del Principe ebbe inizio.

Furono in molti a presentarsi dinnanzi a lui, portando ogni sorta di doni, la cui provenienza si estendeva anche oltre i confini dell'Egitto. Questo, ad esempio, accadde con il nobile Fukuda, grande commerciante con l'oriente, che gli offrì pregiate sete da lì importate, stupendo Hisashi con la naturale delicatezza di quel tessuto dai colori sgargianti. Molti dei regali erano invece monili d'oro e d'argento: il più pregiato fu offerto dal nobile Hiroaki, il miglior maestro orafo di Tebe, che portò in dono al Principe un magnifico pettorale d'oro incastonato da numerose pietre preziose. Un altro regalo, che fu molto apprezzato dal Principe, fu quello del nobile Kenji, comandante supremo dell'esercito con il nome di Grande Leone d'Egitto. Egli gli offrì una splendida spada dalla lama azzurrina di un resistente metallo proveniente dalle regioni della Nubia, a cui aveva attribuito il nome di Taita.

"Se Sua Maestà lo permette, anch'io vorrei offrire un dono al Principe"

Kiminobu attese un cenno del capo di Taoka prima di portarsi ai piedi del trono, dove si inginocchiò per toccare per tre volte il terreno con la propria fronte, in segno di saluto e sottomissione al sovrano.

"In questi giorni" iniziò a parlare lo scriba "Ho composto un'ode per rimembrare le valorose gesta del Principe durante la rituale caccia degli ippopotami, dove ha messo in pericolo la sua stessa vita al fine di salvare quella del Primo Ufficiale Toru"

Molte furono le acclamazioni indirizzate a Hisashi, la cui eroicità quel giorno si era propagata per tutta Tebe a macchia d'olio. Nel giro di poche ore ogni cittadino era venuto a conoscenza di quanto era successo durante la caccia, svoltasi nelle acque a sud, oltre i confini della città. Della furia di un ippopotamo, ferito da un arpione, che con violenza aveva capovolto una delle piccole imbarcazioni, i cui occupanti erano finiti in acqua. Della pericolosità mortale con cui lo stesso pachiderma aveva iniziato a caricare Toru, colui che era stato scaraventato più vicino all'animale. Del tuffo in acqua del Principe, imbarcato su una nave che si trovava lì appresso, che con un semplice pugnale era riuscito a ferire la bestia solamente di striscio, ma quanto era bastato affinchè questa avesse un attimo di pausa, attimo che gli era stato fatale, essendo stata colpita proprio in quel momento della veloce freccia scagliata dal possente arco di Kenji.

"I miei ringraziamenti, Principe, non saranno mai abbastanza" il Grande Leone d'Egitto prese la parola, inginocchiandosi davanti al trono "Non avete salvato la vita solo ad un mio valoroso ufficiale, ma anche ad un mio molto caro amico"

"Vi ricordo che è stata la vostra freccia ad uccidere l'animale e non il mio pugnale..."

"E' vero, ma la mia freccia non sarebbe mai giunta in tempo senza il vostro intervento. Siete molto valoroso, e il solo degno di essere il figlio del Divino Faraone"

Con un semplice cenno del capo Hisashi congedò Kenji, mentre sulle sue labbra sottili si allargava un piccolo sorriso, non solo perchè compiaciuto dal complimento ricevuto, ma soprattutto perchè conosceva bene il sentimento profondo che legava il Grande Leone d'Egitto al suo Primo Ufficiale.

Appena Kiminobu ricevette il permesso di continuare con il suo omaggio nei confronti del Principe, si sistemò in piedi davanti al trono, portando dietro la schiena le mani, nelle quali stringeva un rotolo di papiro. E iniziò il suo canto. Soave e armonioso, dolce e carezzevole, come il fresco e naturale vento che spira durante la notte nel deserto. Una delicata melodia il cui creatore cantava con voce di un incantevole usignolo. E ascoltarlo fu un autentico piacere.

"La tua voce è ineguagliabile, Kiminobu" disse Hisashi alla fine dell'esibizione dello scriba, ricevendo dalle sue mani il papiro con la composizione canora "Il tuo è davvero un particolare omaggio. Ti ringrazio"

"E' stato un immenso piacere per me, mio Principe" con un leggero inchino, Kiminobu si allontanò.

A questo punto fu Taoka ad alzarsi in piedi, e con un cenno chiamò a sè uno schiavo. Questi lo raggiunse al suo fianco, tenendo la testa leggermente china in avanti, in segno di ossequio. Sulle mani portava un raffinato cuscino rosso come il fuoco, dove era appoggiato un oggetto che Hisashi al momento non riconobbe.

"Anch'io oggi vorrei fare un dono a mio figlio, insignendolo con l'Oro del Valore, per la prodezza compiuta salvando la vita al Primo Ufficiale" Taoka si avvicinò al suo ragazzo e gli fece scivolare il pesante monile d'oro intorno al collo.

"Sono onorato di ricevere un tale dono da te, padre" disse il Principe, appena trovò le giuste parole per ringraziare il Faraone "Mai omaggio più bello potevi farmi"

Acclamazioni, della durata di diversi minuti si levarono dalla folla all'indirizzo di entrambi. Quando finalmente scemarono, un ragazzo poco più giovane del Principe si fece avanti.

Hisashi lo osservò. Nonostante avesse due anni in meno di lui, era più alto di alcuni centimetri. Dalla folta capigliatura corvina, aveva due occhi del colore del ghiaccio e una pelle candida come il riflesso della luna, caratteristiche decisamente inusuali per un egiziano, ma non per un'orientale. Infatti il giovane Visir assomigliava molto alla madre, proveniente dalle terre asiatiche.

"Il Faraone si dimentica forse di me?" disse lui.

"Non oserei mai farti questo torto, Kaede" con un gesto, il Faraone fece capire al suo primo consigliere di farsi avanti "Suppongo che anche tu voglia rendere omaggio a mio figlio con un dono"

"Naturalmente, Maestà"

Kaede chiamò a raccolta Takenori, un uomo dalla corporatura massiccia e dalla scura pelle, che fungeva da sua personale guardia del corpo, il quale giunse accompagnando un'altra persona.

Hisashi fissò l'alto ragazzo che venne portato al suo cospetto. Immediatamente fu colpito dalla sua strana pettinatura: folti capelli neri sollevati verso l'alto contro ogni legge di gravità; essi erano uniti tra loro in piccole punte da un particolare olio profumato, la cui essenza di violetta giungeva fino alle sue narici. I suoi occhi erano molto simili a quelli di Kaede per colore, ma altrettanto diversi per taglio ed espressione, e risaltavano ancor di più grazie ad un lieve linea nera che ne ornava i contorni. Anche la sua pelle era candida, ma di una tonalità leggermente più scura. Inoltre aveva un corpo snello e proporzionato; l'unico indumento che lo copriva era costituito da un perizoma di lino azzurro, senza la copertura esterna, così che si potessero intravedere le cosce muscolose fino all'anca.

Anche lui, come gli altri, si fermò davanti al trono per inginocchiarsi. Una volta in piedi, fece scorrere lo sguardo sulle persone che componevano la corte del Faraone. Quando questo giunse sul Principe, si fermò. E i loro occhi si incatenarono l'uno all'altro.

Una strana sensazione pervase l'animo di Hisashi, che si sentì stranamente attratto da quella persona a lui così sconosciuta. Mentalmente si chiese perchè non riuscisse a distogliere lo sguardo da quel ragazzo, spezzando in quel modo il filo invisibile che lo legava a quelle pupille simili a due splendidi lapislazzuli.

"Principe, questo è il dono che io vi porto" disse Kaede indicando proprio il giovane al suo fianco "Uno schiavo, il migliore, allevato personalmente dal mio defunto padre..."

"Visir" intervenne Taoka "Voi mi deludete. Vi ricordo che io sono il Faraone, e la mia famiglia ha già a disposizione tutti gli schiavi e i servi che gli possano mai servire. Non mi sembra che questo giovane abbia qualche dote in particolare..."

"Che gli Dei possano mai perdonare la mia insolenza, ma voi vi sbagliate..."

Alle parole di Kaede, un mormorio si levò dalla folla. Contestare un'affermazione del Faraone, la cui discendenza era divina, veniva considerato un vero e proprio oltraggio. In più, farlo in pubblico, davanti al popolo d'Egitto, era stato per il Visir un grave errore.

"Sapevo che, come vostro padre, siete una persona alquanto audace, ma a differenza di lui siete anche insolente e impudente, oltre che stupido. Dovreste sapere benissimo che cosa potrebbe accadervi per aver fatto una tale affermazione..." si passò l'indice sulla gola.

Kaede alzò gli occhi verso il Faraone, il quale iniziò ad essere turbato dallo sguardo fermo e deciso del ragazzo. In effetti, il Visir aveva la capacità di mettere in soggezione chi gli stesse intorno, e non era nemmeno la prima volta, da quando aveva occupato il posto del defunto padre come primo consigliere, che riusciva a scuotere il sovrano.

"Mio Faraone, Akira non è un semplice schiavo" disse Kaede socchiudendo gli occhi, tranquillo "Come vi ho detto è stato allevato personalmente da mio padre, che gli ha insegnato ogni più importante arte: dalla medicina all'astrologia, dall'economia alle strategie di guerra, dalla tessitura alla scrittura. Non volevo di certo offendere il discendente degli Dei con le mie parole, ma fargli capire che il mio dono può essere molto utile a vostro figlio, più di quanto non pensiate. Egli inoltre sarà un ottimo sostituto per Anzai, il suo precedente schiavo personale, che proprio quest'inverno ha compiuto il suo viaggio verso l'aldilà"

Il nome di Anzai riscosse un Hisashi ancora infisso sugli occhi di Akira, che venne travolto da una miriade di ricordi. Essi riguardavano soprattutto la sua infanzia, nella quale Anzai era stato una presenza fissa della sua vita, tanto che l'affetto che provava nei confronti dello schiavo era addirittura superiore a quello per il Faraone suo padre. Anzai gli aveva insegnato tutto quello che sapeva sulla vita, sull'Egitto e sui loro Dei; aveva condiviso con lui le risa nei momenti di gioia e le lacrime nei momenti di dolore, durante i quali l'aveva consolato e incoraggiato ad andare avanti, perchè lui era il figlio del Faraone, il futuro sovrano dell'Alto Egitto.

Socchiuse gli occhi e abbassò leggermente il capo, concentrandosi su qualsiasi altra cosa potesse venirgli in mente. Voleva allontanare i tristi pensieri di morte che lo stavano per assillare nuovamente; pensieri dolorosi e frustranti, causati dall'amarezza di aver assistito al lento declino di Anzai senza alcuna possibilità di salvarlo...

"Per me sarebbe un grande onore servire il figlio del Divino Faraone..."

La voce seducente e vellutata che gli giunse alle orecchie gli scaldò il cuore, come un abbraccio ricolmo di affetto e di amore sincero. Hisashi tornò ad osservare ai piedi dei tre scalini che dividevano il trono dal selciato, sul quale sostavano Kaede e Akira. Proprio quest'ultimo stava parlando, ma i suoi occhi non erano rivolti in direzione del Faraone. Era lui che stava fissando.

"...E se mai non fossi all'altezza di tale compito, sarei disposto a pagare con la vita la mia stessa inettitudine"

Concluso il suo discorso, Akira volse lo sguardo verso suo padre. Anche Hisashi fece lo stesso, stupendosi nel trovarlo decisamente compiaciuto e sorridente dall'intervento dello schiavo, nonostante questo l'avesse fatto senza il suo permesso.

"Tale padrone, tale schiavo..." sussurrò Taoka "E va bene. Se mio figlio vorrà, il tuo dono è ben accetto Kaede"

Hisashi tornò nuovamente a fissare i due pozzi azzurri dello schiavo, affrettandosi a dire che l'omaggio era più che gradito.

Fu così che la cerimonia si concluse, con un banale incontro tra due persone, un incontro considerato ordinario, tra uno schiavo e il suo nuovo padrone. Ma quell'incontro, normalmente così abituale, era avvenuto tra due persone particolari, caratterizzate da una notevole personalità e da un immenso orgoglio, da un pronta schiettezza e da un forte istinto. Un incontro che, senza saperlo, avrebbe cambiato non solo le vite di entrambi, ma anche il futuro dell'Egitto stesso.

Fine Prologo


*Owari Prologo*

Mitchi: Cioppys... Sbaglio o all'inizio avevi detto che hai invertito i nostri ruoli?

Cioppys: Si, e allora?

Mitchi: Quindi lo schiavo avrei dovuto essere io!°°

Cioppys: Vedo che i muscoli del cervello non si sono ancora atrofizzati...

Mitchi: Ma come hai potuto anche solo pensare una cosa del genere!! Io, Hisashi Mitsui... uno schiavo?! >.<

Cioppys: Uff... Possibile che tu abbia sempre qualcosa di cui lamentarti!?

Mitchi: Certo! Mai una volta che ne fai una giusta!

Cioppys: Ma i ruoli li ho invertiti! Ora sei il Principe, pure ereditario! Si può sapere che cosa c'è che non va adesso?! =.=

Mitchi: Questo!! °///°

Sendoh: Hisashi! Mio signore! Sono il tuo schiavo! Fammi tutto quello che vuoi!! *ççç*

Cioppys: Ehm^^'... Comunque non ti preoccupare Hisashi, in questa fan fiction Akira è decisamente tranquillo (o almeno spero!^^')

Mitchi: Glielo volete spiegare voi che se scrive i pensieri li leggo?! =.=




[Betareading by Hennè Production]




Continua...


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