E così finalmente ho scritto una ff d’autore ^_^! A
dire il vero ne stavo già scrivendo una ma la devo sistemare perché è troppo
incasinata…
Così nell’attesa ho
composto la cosa più semplice e banale (ué, non esageriamo…) che potessi
scrivere, ci sono alcune cose che mi sono accadute e anche l’ambientazione non
è inventata.
Praticante diciamo che
mi sono parecchio ispirata alla realtà e l’ ho trasformata in una storia yaoi.
Comunque è una sorta di sfida, poiché in genere scrivo sempre cose tristi e
prive di alcuna speranza (non solo ff ma in generale), ho deciso di scrivere di
qualcuno che accetta le cose così come vengono, prendendone il lato
migliore^_____^. Dubito di essermi spiegata…Ma spero che vi piacerà, quindi
good reading!^.^
PS: Questa ff è
dedicata alle mie amiche, in particolare a Call, la mia musa ispiratrice^___^
Feel Good
and Nothing Else... di
Yu
Mi
sento bene, davvero molto bene.
Mentre
ti osservo si forma nella mia mente il pensiero che tu rappresenti la
stessa felicità.
La
perfezione.
Quando
tutto sembra andare nel modo giusto, anzi meglio.
Quando
tutti sembrano seguire un copione fatto apposta per farmi sentire bene.
Non
vedo anche una sola cosa sbagliata.
Non
sento nemmeno una frase sbagliata.
Nulla
è fuori luogo e tutto contribuisce ad accrescere il mio senso di
appagamento.
Non
hai mai l’impressione che nulla possa andare storto?
Anzi
la convinzione di sentirti bene per una semplice situazione momentanea,
che non vorresti finisse mai?
Di
sentirti bene e di essere felice, indipendentemente da ciò che potrebbe
succedere dopo?
Perché
questo è uno di quei momenti.
Come
se potesse essere così per sempre.
So
benissimo che finirà e dovrò tornare alla mia solita vita…
Ma
non ha importanza finché questo può durare.
Per
una volta sono contento di aver fatto la cosa sbagliata.
Sono
letteralmente scappato di casa per venire fin qui.
Due
giorni ci ho messo a decidermi, ovviamente lo sapevo da molto di più, ma
io mi ritrovo sempre a farmi un sacco di problemi solo all’ultimo.
§§§§§§
Dovevo chiederlo ai miei, sapevo che non me lo avrebbero mai permesso.
Non
ci ho nemmeno provato.
Ho
diciassette anni e loro pretendono di gestire la mia vita, eppure non
capiscono nulla di me.
Mi
sono svegliato alle 6.30, il suono del cellulare, un messaggio: ALLORA
VIENI? HAI DECISO?
Questo
non lo avevo di certo calcolato, pensavo ci avessi rinunciato, visto che
non mi facevo sentire da qualche giorno.
SI,
ASPETTAMI IN STAZIONE.
Non
avevo altra scelta, come potevo dirti di no? Purtroppo non ne sono mai
stato capace…
Ho
scritto un biglietto per i miei, ovviamente una grossa balla, e sono
uscito.
Sono
arrivato alla fermata dell’autobus, ero ancora troppo vicino a casa,
accompagnato da un’ansia tremenda.
Il
telefono squillava, i miei genitori, l’ ho spento.
Finalmente
è arrivato l’autobus…
Tre
quarti d’ora, molto più del solito, per arrivare in stazione…
Ero
in ritardo, il telefono spento, ora oltre all’ansia causatami dal miei,
c’era anche il timore che potessi andartene senza di me.
Sapevo
benissimo che dovevi andare a conoscere una ragazza della tua chat e che
saresti partito anche senza di me, nonostante avessi insistito tanto perché
io venissi…
Il
treno era alle 8.12, ormai doveva essere già partito…
Ecco…
La sensazione di essere uno stupido che ha fatto tutto per nulla, che mi
sarei beccato un sacco di parole per niente, mi stava appesantendo la
testa, avrei voluto addormentarmi per evitare tutti i problemi…
Tuttavia
mi rimaneva ancora l’insensata speranza che il treno fosse in ritardo.
Finalmente
scendo dal pullman, le 8.15.
Nonostante
l’ovvia convinzione che il treno fosse partito, mi metto a correre a
perdifiato.
Entro
in stazione corro in biglietteria, compro il biglietto, binario 8, riesco
a sentire mentre mi allontano correndo verso le scale, ne salgo
velocemente delle altre.
Urto
alcune persone.
Mentre
salgo continuo a guardare in alto e vedo che la destinazione che compare
non è la mia.
Dannazione!
Lo sapevo, è troppo tardi.
Mi
fermo e prendo fiato, ormai privo di scopi per continuare, non mi ero
accorto di averlo trattenuto così a lungo.
Sto
per farmi assalire dalla disperazione.
Ora
so perché sono venuto fin qui…
Domani
parti per l’Uruguay, il posto in cui è nata tua madre, li ha una casa.
Due
mesi e mezzo…Quasi tre mesi senza di te.
Dovevamo
andare a divertirci assieme per quei quindici giorni prima della partenza,
ma, come al solito, alla fine io non ho potuto…
Ora
capisco anche perché insistevi tanto per oggi, in fondo ero stato io a
farti una testa così sul fatto che non ti avrei lasciato in pace fino al
giorno in cui dovevi partire…
Qualcuno,
che correva accanto a me, improvvisamente si gira sui suoi passi e corre
indietro giù per le scale.
Mi
afferra per un braccio e mi trascina.
-
Merda! Ho sbagliato binario!!! - impreca
Famigliare,
molto famigliare.
Sono
troppo stanco per reagire.
Mi
trascina su per altre scale dopodiché si ferma ed emette un sospiro di
sollievo.
-
Sai quasi non ci speravo più – esordisce allegro, quasi non lo sento,
tanto sono impegnato nel darmi mentalmente dello stupido – si può
sapere dove sei stato? – la domanda resta in sospeso, non sembra neanche
richiedere una risposta – Per fortuna che ti conosco e ho fatto in modo
di partire quando c’erano due treni, uno dopo l’altro. -
Finalmente
mi volto a fissarlo, le sue ultime parole mi hanno richiamato alla realtà.
Solo lui può dire una cosa simile…
-
Sai che sembri un tantino addormentato… - mi sorridi
Lunghi
e lisci capelli biondo scuro stretti in una coda che cade scomposta metà
sul petto e metà sulla schiena, occhi sorridenti del colore del
cioccolato più dolce, labbra né troppo carnose né troppo sottili,
perfette, incurvate in un sorriso aperto e cordiale.
Il
tuo solito modo di vestire, non hai fatto eccezioni neanche oggi, un
maglioncino nero con sopra una camicia pesante con le maniche tirate su,
pantaloni larghi, una mano in tasca e una che va a sistemare i capelli che
ti cadono davanti gli occhi.
Non
ci posso credere…Sei davvero tu.
-
Io…tu...il treno… - riesco a esprimere solo questo per la
sorpresa.
Scuoti
il capo sorridendo divertito.
-
Non cambierai mai…Non hai ascoltato neanche una parola – come al
solito capisci, anche quando avrei difficoltà a capirmi io stesso –
c’è un altro treno. – ti limiti a dire, stanco di dare spiegazioni
inutili.
-
Mi hai aspettato… - sussurro a testa bassa, mentre ti allontani per
controllare il tabellone.
Torni
tranquillamente continuando a sorridere – Perché non avrei dovuto? -
Come
al solito mi hai sentito, devi avere qualche potere extra sensoriale,
perché a mala pena mi sono sentito io…
Arriva
il treno e saliamo.
Ti
lasci letteralmente cadere sul sedile, stravaccato.
Mi
siedo a mia volta e mi lascio scivolare mollemente sullo schienale,
lasciando che la tensione accumulata si disperda.
I
tuoi capelli si spargono sullo schienale del sedile, adoro quei
capelli…Mi piace accarezzarli.
Mi
allungo e ne prendo una ciocca tra le dita, lo faccio sempre per cui non
fai una piega.
-
Posso farti una treccia? – ti chiedo osservando assorto la ciocca che
stringo tra le dita.
-
Certo che a volte ti vengono proprio delle idee strane… - alzo il volto
a guardarti sorpreso mi stai scrutando attentamente come a voler capire
che cosa sto pensando, poi ti rilassi e ti lasci scivolare ulteriormente
sul sedile – bah…se ti va. -
Mi
siedo dalla tua parte, seduto rivolto verso di te, con una gamba ripiegata
sul sedile e l’altra che cade dove dovrebbero stare entrambe.
A
pensarci bene è la prima volta che me lo permetti, devo avertelo chiesto
già un altro paio di volte, ma ti sei sempre limitato a rispondere con un
secco no, senza dare spiegazioni, ma tanto tu non dai mai spiegazioni per
nulla.
Ho
finito la treccia che ora ricade morbidamente davanti il tuo volto,
nonostante ciò non la scosti, e sono tornato a sedermi dalla mia parte,
sto osservando assorto la stazione che scorre via sempre più velocemente,
fino a scomparire del tutto, dall’altra parte del vetro, ovviamente per
evitare di osservare te...
-
Sono contento che alla fine tu sia riuscito a venire – affermi
sorridendo e fissandomi tranquillamente.
-
Già. – mi limito a ribattere voltandomi verso di te, ancora un po’
intontito.
-
Come hai fatto a convincere i tuoi? – mi chiedi continuando ad
osservarmi senza la minima pretesa
-
Non l’ ho fatto, me ne sono andato e basta. – dico, voltandomi
nuovamente ad osservare con aria vaga il paesaggio che passa al di là del
vetro, senza lasciare spazio a contraddizioni, ma sembra non ce ne sia
bisogno, con te non ce n’è mai bisogno.
Sorridi
– Sono davvero contento che tu sia venuto. – non dai il minimo peso al
mio comportamento, tutti cercano di farmi la paternale per qualsiasi cosa,
tu non ci pensi nemmeno, non mi giudichi mai... §§§§§
Meno
di un mese fa ti ho detto
-
Voglio morire – mentre appena scesi dall’autobus camminavamo verso
casa mia, era giugno ed ero davvero a pezzi, la scuola andava male,
rischiavo di essere bocciato, la mia vita andava male – ma non sono
capace di uccidermi da solo -
Continuando
a tenere la testa bassa sorrisi amaramente all’asfalto su cui stavamo
camminando.
-
Tu mi aiuteresti, se te lo chiedessi? – Ti chiesi con assoluta
naturalezza, nessuno voleva aiutarmi e io non ero abbastanza forte per
farlo, tutti tentavano di convincermi che era sbagliato, mi rimanevi solo
tu, sapevo che eri diverso dagli altri, che la maggior parte delle tue
idee erano simili alle mie.
-
No, ma se è quello che vuoi non tenterò di fermarti. – mi dicesti
mantenendo la tua aria serena.
<Resteresti
a guardare…> pensai <Non cercheresti di convincermi che non
devo…strano questa risposta mi sembra così giusta, ma mi rende molto
triste.>
Continuai
a sorridere amaramente alla strada grigia, sapevo che tu non avevi
concluso.
-
Però piangerei… – dicesti naturalmente, come al solito senza dare
spiegazioni, ma questa volta non ce n’era bisogno…
Un
ammonimento implicito in questa affermazione lasciata in sospeso,
preferiresti che io non lo facessi, ma non me lo imponi.
Sgranai
gli occhi e sollevai il capo a fissare lo sguardo nel tuo, i tuoi occhi
sorridevano dolcemente…
Dopo
alcuni istanti presi a fissare di fronte a me, erano proprio le uniche
parole che avrei voluto sentirmi dire. – Allora… - - Allora non lo farò.
- sorrisi a mia volta
Ti
voglio bene, me lo hai detto un paio di volte…
Io
non ho mai risposto.
Te
ne voglio, è ovvio.
Arrivi
tranquillamente una mattina mi saluti e me lo dici
-
Ti voglio bene. -
-
Perché? – Chiedo sorpreso arrossendo
-
Perché te ne voglio e volevo dirtelo. – Sorridi tranquillamente
-
Lo sai che sei strano… – ti sorrido ironizzando, per evitare di
continuare questa conversazione
Tu
sorridi ancora, il tuo sorriso è molto più vero del mio, io rido
sempre…Raramente sorrido.
-
Se è per questo, anche tu! – mi sbeffeggi.
Questi
pensieri accompagnano il mio viaggio in treno… Accompagnano l’arrivo a
casa della tua nuova amica, molto carina, è più grande di noi di un anno
e ha la macchina, ci è anche venuta a prendere…
Accompagnano
il tempo passato chiacchierando, in fondo è simpatica, molto simpatica,
davvero, una ragazza ideale…
Le
piaci e molto anche, ma è ovvio, tu piaci a tutti, per il tuo aspetto,
per il tuo carattere.
Io
non mi reputo poi così male, ma la gente mi considera una specie di
pazzo…Il mio carattere è troppo assurdo, il mio ego troppo contorto,
perché qualcuno riesca a comprendermi e a sopportarmi.
Hai
capelli lunghi, io corti, mentre parliamo tranquillamente, la ragazza dice
che le piacciono i ragazzi coi capelli lunghi.
Mi
da fastidio, molto, non so se sono geloso del fatto che le piaccia tu o
soltanto geloso di te…
Tu,
glielo hai già detto, ma ribadisci tranquillamente di amare qualcun
altro.
Adesso
mi hai sorpreso non pensavo che avessi intuito, la sua allusione…
A
volte sembri troppo ingenuo o disattento per capire certe cose, in realtà
sei solo sincero, puoi offendere o ferire qualcuno senza rendertene conto
soltanto con qualche parola.
Io
ci sono abituato, ti conosco, ma la ragazza sembra rimanerci male, non te
né accorgi o semplicemente lo ignori.
Mentre
prepariamo il pranzo, io e la tua amica, a cui sembro stare abbastanza
simpatico, almeno per ora, cominciamo a scherzare, prendendoti un po’ in
giro.
In
fondo stai cucinando e apparecchiando la tavola, proprio come una brava
casalinga.
So
che dipende solo dal fatto che i tuoi sono divorziati, tuo padre si è
risposato e tua madre lavorando tutto il giorno nel suo negozio non è mai
a casa.
La
sera in particolare non c’è mai nessuno quindi hai dovuto imparare ad
arrangiarti. Sai fare persino le crêpes…
Alla
fine, facendomi trasportare dalle battutine della ragazza, mi avvicino e
ti prendo per schioccarti un bacio sulla guancia e dirti un ‘oh, mammina,
come sei brava!’.
Ma
tu appena ti prendo per la vita da dietro, facendo commenti e seminando
imprecazioni contro di me, ti volti…Il tuo volto viene a trovarsi di
fronte al mio, la tua bocca di fronte alla mia. Non faccio in tempo a
fermarmi.
Le
mie labbra finiscono sulle tue, così morbide e dolci, che peraltro sono
socchiuse, sono così tentato...ma il pensiero di quale sarebbe la tua
reazione mi trattiene.
Hai
gli occhi spalancati, probabilmente quanto lo sono anche i miei.
Il
profumo di balsamo dei tuoi lunghi e morbidi capelli biondo scuro per un
attimo si mischia a quello dell’aria, il mio cuore batte
all’impazzata.
Ci
allontaniamo, la tua espressione piuttosto shockata non mi piace per
niente, io sono piuttosto imbarazzato, di sicuro sono arrossito.
A
me non sarebbe affatto dispiaciuto continuare… Merda!
La
ragazza invece non fa una piega continuando a osservarci divertita e a
preparare la tavola sorridente.
-
Che cavolo fai?! – esclami, non riesco a decifrare i tuoi sentimenti,
non ti ho mai visto quell’espressione…Non sei seriamente arrabbiato,
ma, visto che non te lo aspettavi, sembra quasi come se io ti avessi
tradito – Mi hai baciato!Ma tu guarda questo…Lo sapevo che eri strano
ma non pensavo così tanto.. – dici mezzo sulla difensiva
La
butto sul ridere, come mio solito, visto che mi sento in colpa, ma in
fondo non l’ ho fatto apposta.
-
Insomma tutte ‘ste storie per un bacio, che vuoi che sia! – sghignazzo
fingendomi divertito, in parte lo sono…
La
ragazza sorride a sua volta – Già! E’ solo un bacio! –
Sembri
averci creduto, per fortuna che è intervenuta lei…
–
Anzi, se vuoi, lo faccio anch’io! – aggiunge ancora più divertita
<Questa
avrebbe anche potuto risparmiarsela…> penso seccato
Sorridi,
restando però ancora abbastanza intontito, ma la tua risposta mi fa
sentire meglio – No, grazie, è abbastanza per oggi. -
-
Peccato, sarà per un’altra volta… – continua lei sorridendo per
niente demoralizzata.
Io
probabilmente ci sarei rimasto male, è davvero una ragazza decisa, ma tu
lo sei sicuramente molto di più.
Riaccendo
il telefono.
Verso
sera squilla. Ancora i miei genitori…
Non
voglio rispondere, non me la sento ancora di affrontarli, ma devo. Dopo un
po’ di casino, scopro che sanno che non sono dove avevo scritto. La mia
amica, se così si può ancora definire, che doveva coprirmi ha smesso di
farlo, anzi ha letteralmente chiamato i miei dicendogli che avrebbero
dovuto punirmi per il mio comportamento. Quello che è stato il mio
migliore amico, con cui ora pensavo, con mia somma gioia, di aver
riallacciato i rapporti, gli ha perfino detto che sembro furbo, ma in
realtà sono uno stupido.
Ti
ho fatto dire che non sono con te.
Hanno
minacciato varie cose, anche di chiamare i carabinieri.
Sembri
insofferente, ti stai stancando di perdere tempo, so che preferisci
affrontare i problemi subito come vengono.
Richiamano,
io non ho intenzione di rispondere, ma tu mi afferri il telefono di mano e
rispondi con decisione.
-
E’ qui a ******. Con me. – dici, mio padre ti sommerge di insulti,
dice che sei un bugiardo di farmi tornare subito indietro e che non dovrai
più farti vedere né chiamare per il resto della tua vita.
Mentre
ascolti quello che dice sorridi ironicamente.
Le
lacrime cominciano a scendermi dagli occhi, la ragazza mi abbraccia.
Mi
sento uno stupido, un debole, ma forse lo sono, anche se apparentemente
non sembra. Non potrò più vederti, né sentirti, almeno fino ai diciotto
anni…
No,
non è possibile…Ma conosco i miei genitori, quando decidono una cosa la
mantengono, sempre.
Afferrò
il telefono e prendo a discutere, prima con mio padre, poi con mia madre,
praticamente urlo, che è colpa mia, che sono io quello che ha mentito e
un sacco di altre cose… La risposta di mia madre – Ma tu sei mio
figlio, non posso farci nulla, invece lui non doveva mentire! – che
stupida…
Alla
fine mio padre mi dice che non ti potrò vedere almeno fino a settembre,
poi di tornare a casa subito e riaggancia, non ho risolto nulla. Andiamo
alla stessa scuola, intendeva quello…
Ma
tu la prendi in maniera diversa
-
Che scemi, domani parto, tornerò solo a settembre – sorridi
ironicamente.
Dopo
essermi un po’ calmato voglio chiamare la mia amica, potrebbe essere
preoccupata.
Ma
tu mi guardi trucemente – Vuoi chiamare quella scema!? Per colpa sua ora
i tuoi mi odiano! -
Questa
volta non ti capisco, in realtà è solo colpa mia, dovevo saperlo, lei è
una santarellina, vista l’ora avrà cominciato a preoccuparsi. Non mi va
giù quella cosa della punizione…ma odio trattare male la gente,
soprattutto se sono miei amici, possono farmi qualunque cosa, alla fine
penserò sempre che sia colpa mia, che dipenda da qualcosa che ho fatto
io.
So
che è sbagliato…Ma la vita mi ha insegnato a comportarmi così.
Mi
prendi il telefono e me lo butti nello zaino. – Andiamo – ordini
irritato.
La
tua amica ci riporta in stazione, si avvicina la fine…
Dopo
un sacco di tempo sprecato in saluti, che ci causa anche la perdita del
treno, ci apprestiamo ad andare.
Ma
tanto quello dopo è tra quasi un’ora…Alle 21.40.
Calcolando
che sono partito alle 7 del mattino, senza dire nulla, è piuttosto
tardi…Per non parlare dell’ora a cui arriverò a casa.
Per
fortuna sei ritornato calmo e sorridente come sempre.
Cominciamo
a parlare come al solito, seduti aspettando il treno.
Il
viaggio è tranquillo continuiamo a parlare di cavolate.
Siamo
arrivati alla stazione, io devo prendere l’autobus, tu un altro treno.
Scendiamo e ti accompagno fino al binario in cui devi prendere il treno.
Non
dico nulla. Nemmeno tu dici niente.
Il
treno arriva, mi saluti.
Qualcosa
tipo ci vediamo a settembre.
-
Vorrei venire in Uruguay con te. – sussurro, perso nei miei cupi
pensieri
Sorridi
tranquillamente – Vieni – osservandomi, ti limiti a rispondermi come
se la mia fosse stata una domanda.
Sento
lacrime calde scorrermi sul viso.
Sto
di nuovo piangendo, assurdo, sono davvero un debole…non piango mai,
soprattutto evito di farlo davanti a qualcuno altro eppure oggi l’ ho
fatto addirittura di fronte a una persona che non conoscevo
nemmeno…
Sento
che stai per allontanarti…Ti prendo e ti abbraccio forte continuando a
piangere. Stringo la stoffa della tua maglia e stringo te ancora più
forte.
Ricambi
il mio abbraccio.
-
Mi mancherai…Ti voglio bene. -
Dico
calmandomi.
-
Anche tu. Anch’io te ne voglio. -
Mi
dai piano un paio di baci leggeri sulle guance e mi lasci per salire sul
treno, prima che parta senza di te.
Ti
giri sulla porta e resti a fissarmi salutandomi sorridente.
-
Spero che andrà bene con i tuoi. Se posso ti chiamo. – dici ad alta
voce
La
porta si chiude e il mio cuore si stringe.
Ti
saluto anch’io.
Il
treno parte, mi volto e comincio a correre fuori verso la fermata
dell’autobus, per non piangere stupidamente un’altra volta.
Solo
due mesi…
Solo
due mesi…
Solo
due mesi…
Adesso
devo affrontare i miei.
Non
ha importanza io non sono più qui.
E’
come se fossi stato svuotato della mia anima, non mi interessa di nulla.
Qualunque
cosa i miei genitori possano dire, io non la sentirò.
Questa
giornata nonostante tutto è stata meravigliosa…Sarà un bellissimo
ricordo.
Qualunque
prezzo vale la pena per un ricordo tanto bello, forse sarà stata
l’atmosfera sognante per tutto il tempo o forse quell’assaggio di
indipendenza, capacità di scegliere da soli e di fare ciò che si vuole,
come se all’improvviso fossi stato scaraventato nel mio futuro e
soprattutto tu fossi ancora li a condividerlo con me.
Per
quando non ci vedremo più e io mi ricorderò di te, questa giornata ci
sarà e sarà uno dei ricordi che mi faranno pensare a quanto bella fosse
in realtà la mia vita finché potevo avere te come parte di essa.
* owari * ma
sarà davvero la fine?
Beh? Vi è piaciuta? Daaaiiii…ditemi
di si;P
Quella cosa del
suicidio me l’ ha detta una mia amica ^___^, non è un tesoro?
Ciaaaaoooooo
Callucciaaaaaaaaaaaa!!!
Il titolo è anche
un’ottima filosofia di vita^.^
Forse la continuerò,
ma prima voglio i commenti…Tradotto: se mi dite di continuarla, io la
continuo, altrimenti finisce qua…
Anche se mi dite che
fa schifo la continuo…basta che mi dite qualcosa^^
Ok,
bye and see we soon! ^___________________^
- forse la continuo
anche se non mi dite un tubo…Mi piace troppoooooo^^
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