INTRO
Salve Ladies and
Gentlemen!!!!
Sono kirara_chan(l'avevo
già scritto...)...questa è la prima anzi primissima fic che scrivo in
vita mia, quindi vi prego siate clementi con me;____;
Va beh ora passo alle
spiegazioni e cioè...il primo capitolo sarà un pò...come
dire...strano...perchè privo di eventi eccezzionali quindi vi prego di
essere clementi per una seconda volta!
cmq è un' Hana-ru e
non una Ru-hana!
Allora...fammi pensare
cosa manca...ah si!
I personaggi di questa
storia non mi appartengono(OH FUKKI my love....)ma bensì sono del mitico
e assoluto Inoue sensei....se fossero miei....non risponderei delle mie
azioni....
Godetevi la storia!
Fatti un
giro parte
I di
Kirara-chan
Corre il secondo anno
di scuola superiore.
Erano nove anni fa,
dove ordunque, arriva il mio primo vero ricordo.
***FLASH BLACK****
Gli alberi quella
mattina erano secchi e le ultime due foglie che possedevano stavano ormai
cadendo da un ramo, le strade di Kyoto erano deserte e ricoperte
interamente da tappeti di foglie rosse, arancioni e delle volte anche
gialle che ostruivano il passaggio delle persone.
I palazzi erano tutti
semi-rovinati da varie sfregiature dovute alla caduta della pioggia.
Le finestre erano
chiuse dalle tapparelle, ormai, ricoperte da ragnatele e da insetti di
ogni tipo.
I parchi vicino alle
case, erano devastati da grandi firme fatte da ragazzi o teppisti, che
scorazzavano nella zona di notte, rompendo e sfasciando tutte le cose che
trovavano al loro passaggio.
E proprio li, in quel
parco ora si potevano udire e vedere una donna e un bambino.
La donna era alta, con
corpo equilibrato, grandi occhi color nocciola, degli strani capelli color
rosso carota, e un viso, anche se poco, smunto, ed era lì con quello che
probabilmente doveva essere suo figlio.
Li si poteva
riconoscere famigliari anche se non li si conoscevano, tutti e due capelli
rossi, tutti e due occhi castani, e soprattutto la stessa espressione
felice sul volto.
Ma felicità nel vero
senso della parola.
Felicità vera.
"Ehi mamma posso
prendere e portare con me quel fiore?"
"NO... Hanamichi!non
devi dire 'quel fiore'!si chiama 'ROSA' ricorda si chiama 'ROSA'!"
"ah si!...si
chiama 'ROLA'!!ho capito mamma!"
"ma no...non ROLA....ROSA!dai
prova a dirlo."
"ROSA"
"bravo amore della
mamma ce l'hai fatta!e ora ricorda quello che sto per dirti."
"ma io ricordo
anche se non me lo dici mamma!"
"ma certo lo so
che sai ricordare.... ma tieni per sempre in mente la cosa che sta per
dirti mamma ok?"
E senza attendere
risposta, la donna parlò:
"le rose possono
essere rosse, come quella che hai davanti, gialle e rosa.
Tuo nonno quando sposò
tua nonna,e tuo padre quando si dichiarò a me dissero:
...La rosa rossa
rappresenta l'amore che , in cuor mio, io provo per te o mia dolce anima
gemella.
La rosa gialla
rappresenta la gelosia che, ho provato, provo e proverò se qualcuno ti
guarderà con occhi che invaderanno la barriera creata dal mio cuore.
E la rosa color rosa
infine rappresenta me e te , quel che siamo stati
fino ad ora e la promessa di amarci anche se non durerà, anche se
la nostra fiducia cesserà, anche se il sesso svanirà, la promessa di
legare il nostro cuore l'uno all'altra, non il corpo....non la mente....ma
il cuore, ricorda mio piccolo fiore....il cuore.....
Bella è?"
"si si, ma mamma,
cos'è il sesso?"
"ahahah. quando
sarai più grande lo capirai."
"ma io voglio
capirlo adesso..."
"sei troppo
piccolo bambino mio...e ora giurami che imparerai questa frase a
memoria!!"
"ma è troppo
complicata, mamma!"
"ma il mio bambino
è un genio!la imparerai se ti impegni!giuramelo!"
"....lo
giuro...."
"bravo...vieni qua
fatti abbracciare....Ah hana-chan!"
"che c'è
mamma?"
"ti voglio
bene"
"Anch'io ti voglio
bene mamma!"
****
-Ora del decesso:13.25-
Era un ospedale, pareti
,anche se rovinate, bianche, Sedie bianche, lettini bianchi, pavimento,
anche se sporcato dai passi, bianco.
Tutto era bianco e
rovinato, rieccheggiava da ogni parte l'odore di medicine , forse ogni
tanto in quei corridoi bianco spento si poteva vedere un chiarissimo
cartellino con sopra scritto dei numeri in nero, se no, solitamente erano
stati staccati e buttati per terra capovolti.
Si vedevano dei grossi
pali di metallo che avevano attaccati due o tre sacchette di flebo che
conteneva sangue da una parte o erano vuote da un'altra.
Si sentivano delle
grida di persone, grida di ogni tipo, di dottori, di persone e anche di
pazienti a volte, che urlavano frasi di ogni tipo.
Ora davanti a me un
dottore stava gridando frasi a vanvera, frasi che non capivo, vedevo solo
mio padre piangere e mia madre dormire, non capivo cosa volessero da me.
"stai tranquillo
ragazzino vedrai che riuscirai a cavartela anche da solo ormai sei un
ometto no?"
Il dottore e
l'infermiera mi sorridevano e mi parlavano dolcemente ma io non capivo,
cosa volevano da me? cosa significavano quelle frasi senza senso?cosa
volevano farmi capire?
"mi dispiace
bambino mio."
Ora era una dottoressa
che mi parlava, aveva i capelli neri, mossi e legati in un mollettone, due
bellissimi occhi azzurri che però erano svalutati da due grosse occhiaie,
mi stava sorridendo con dolcezza non come gli altri, e mi abbracciò,
dicendomi:
"Anch'io ho un
bambino, ma so che ormai è abbastanza grande per cavarsela da solo, sai
piccolino....gli piace giocare a basket al mio tesoro e scommetto che
piace anche a te, considerando la tua altezza....chissà quanto sei
alto!"
Mi sorrideva sempre, ma
avvenne un cambiamento nei suoi occhi, divennero tristi e da essi iniziarono
a scorrere delle lacrime, la sua voce era roca e spezzata.
"stai tranquillo
andrà tutto bene anche senza la tua mamma...."
"ma cosa stai
dicendo signora, la mamma è qui davanti a me e sta dormendo!"
"no, devi sapere
che la mamma continuerà a dormire...non ti parlerà mai più..."
"ma va, se mamma
dorme prima o poi si sveglia no?"
"no, non tornerà
più, è andata via..."
"ma se è qui
davanti a me non è andata via."
"HANAMICHI QUANTO
SEI OTTUSO!!LA MAMMA E' MORTA LO VUOI CAPIRE!?NON TORNERA' MAI PIU', NON
POTRAI MAI PIU' PARLARLE!!MAI MAI MAI PIU'!"
Questa volta era mio
padre che mi aveva parlato, o meglio dire urlato, in faccia la verità,
quella stramaledetta verità.
Mamma era morta.
Non sarebbe tornata.
Me l'aveva sbattuta in
faccia la dura realtà di quel momento.
Ma io non ci credevo.
Non volevo crederci.
Se avrei pianto avrei
messo fine anche a quel poco di vita che era rimasta in me, con la prima
lacrima che avrei versato a suo ricordo, la sua immagine vitale che mi
parlava sarebbe scomparsa.
Così promisi a me
stesso di non piangere per lei, di tenermi stretto nel cuore quel suo
ultimo ricordo, che sarebbe scomparso al mio primo segno di pianto.
Il pianto depura, il
pianto esprime emozioni, il pianto è la vita, il pianto è la felicità,
il pianto è l'umanità, il pianto ti libera dalle sofferenze più grandi e
dai pesi più grossi, e se piangi non sei nel torto, credimi, chi piange è
umano, e chi non lo fa è il debole.... così mi diceva la
mamma.
Me lo ripeteva quando
io ero triste e quando mi facevo male....
Ed per questo che mi
sono promesso, all'età di otto anni, di non piangere mai per lei, se no
rischierò di perdere anche quel piccolo peso che è il suo ricordo.
Mio padre mi prese la
mano per portarmi via, ma io me ne liberai e mi diressi al letto dove
c'era lei, gli sussurrai un ultima frase:
"sei stata la mia
mamma, mi hai cresciuto e amato come nessuno sarebbe mai riuscito a fare,
non ti dimenticherò mai, ti voglio bene ..."
E in quel momento gli
toccai la mano che era posata sul suo petto.
Era fredda come la
neve, ed era senza vita, non si muoveva, non mi accarezzava come sempre,
era ferma.
In quel momento sentii
veramente la voglia di piangere.
Ma non lo feci, era una
promessa e ero determinato a mantenerla, mi accasciai un'ultima volta
vicino al suo viso e gli diedi un bacio sulla fronte, fredda anch'essa.
"che scena da
film, ma ora andiamo a casa eroe!"
Mio padre mi disse
questa frase con voce semi-arrabbiata, mi prese la mano e di forza mi portò
fuori dall'ospedale.Sembrava quasi che per lui la colpa della sua morte
fosse mia.
Da quel giorno non mi
parlò più, non mi diceva neanche 'bentornato'.
Era musone e se ne
stava sempre per i fatti suoi, mi resi conto che passai da un affetto
famigliare che tutti avrebbero invidiato a non aver neanche la benchè
minima considerazione da parte del padre.
Ero senza affetto e mi
sentivo triste da morire.
Ma un giorno incontrai
dei teppisti al parco davanti a casa mia, ci menammo molto pesantemente, e
devo dire che per la prima volta da un pò di tempo mi divertii
Tornai a casa e mio
padre mi accusò di essere diventato PERICOLOSO e VANDALO, così andò
avanti per due o tre mesi e alla fine, una notte mentre tornavo tutto
malconcio, mio padre urlò:
"BASTA!IO NON NE
POSSO PIU' DI VIVERE IN QUESTA CITTA' DI TEPPISTI!DOMANI CERCHERO' UNA
CASA IN UN ALTRA CITTA' E CI TRASFERIREMO APPENA POTREMO!"
La presi come uno
scherzo.
Ma arrivò il giorno in
cui dovetti fare le valigie e dire addio alla mia vecchia casa.
Ci trasferimmo a
Kanagawa, facevo le elementari a quel tempo.
Per i primi mesi non
conoscevo nessuno.
Poi iniziai a fare a
botte anche lì.
Così un giorno quattro
ragazzini della mia età tentarono di aggredirmi.
Erano uno grasso e con
gli occhiali, due magri, coi capelli neri tutti ingellati all'indietro e
un'altro, l'ultimo, era semi-ossuto e aveva i capelli biondi e ricci.
Nella scuola tutti li
conoscevano e tutti avevano paura di loro.
Si facevano chiamare
"L'armata Mito".
Dei miei compagni di
classe mi consigliarono di tenermeli lontano e così feci fino ad allora.
Quando si piazzarono
davanti a me e iniziarono ad alzar le mani.
Ne presi uno, quello
grasso, gli tirai un calcio, lui cadde a terra.
Gli altri tre si
arrabbiarono e mi vennero addosso, ricevetti un pugno sulla bocca, un
calcio sulla pancia e sugli stinchi.
Ma niente.
Erano mosche, non mi
facevano male, anzi mi facevano il solletico.
Erano delle merde in
confronto ai teppisti di Kyoto.
Presi il biondo, gli
tirai un cazzoto e cadde a terra, presi il moro, gli tirai una testata e
anch'esso cadde a terra.
Ne era rimasto uno, che
sorrise impaurito e disse:
"ca-ca-cavolo, sei
il primo che ci batte! Io sono Yohei Mito, piacere!"
"Hanamichi
Sakuragi...il genio!"
"sei
forte..."disse il ragazzino grasso rialzandosi.
"e già..."dissero
gli altri due facendo la medesima azione del precedente."noi tre
siamo:Noma, il moro, Okusu il biondo e Takamiya il ciccione."
"A CHI
CICCIONE?!sono solo un pò robusto ecco tutto..."
"si si va beh,
senti ehm....Sakuragi...ti andrebbe di unirti a noi?sai sei veramente
forte per la nostra età!!ci potresti aiutare...sempre se ti va."
"ma si, mi unirò
a voi, ho proprio voglia di fare a botte con qualcuno!"
E così nacque
"l'armata Sakuragi".
Tra i quattro feci più
amicizia con uno in particolare.
Ci capivamo a vicenda,
eravamo degli amici fedelissimi.
Quel ragazzino mi
consolava quando piangevo per via della morte di mio padre.
Quel ragazzino mi
capiva e mi era fedele nell'amicizia.
Quel ragazzino si
chiamava Yohei.
Yohei Mito.
Il mio migliore amico.
****FINE FLASH BACK****
Era una giornata di
sole, che brillava e illuminava ogni parte
di kanagawa, gli alberi erano verdi e le foglie si muovevano in
direzione del vento, le strade della zona centrale erano affollate e i
negozi erano pieni di gente che andava e veniva.
"COME NON POTETE
PAGARLE?!"
Un uomo dalla mezza età
stava gridando nel bel mezzo di un negozio di abbigliamenti sportivi, dove
un ragazzo dai capelli rossi aveva indosso una maglia dell'NBA con sopra
scritto 'chicago Bulls' ed era circondato da altri quattro ragazzi
dall'aria poco rassicurante.
"ehm...vede
abbiamo solo questi soldi per pagare quella maglietta ma se vuole possiamo
ridargl...."
La voce di Yohei fu
spezzata dalle urla di Hanamichi che rideva quasi a crepapelle.
"Beh ti accontenti
vecchio decrepito con le rughe!!io la maglia me la tengo!"
"CHE COSA?COME TI
PERMETTI RAGAZZINO! RIDAMMI QUELLA MAGLIA!"
"See...come no, il
tensai non ridà niente a nessuno.Stai fresco mio caro!"
"ARGHHHHH....MALEDETTO!!!"
Il padrone del negozio
iniziò a rincorrere hanamichi con in mano una palla da calcio firmata da
un giocatore famoso, dopo un po si fermò e chiamo i rinforzi, che erano
costituiti da suo figlio 'Geraldo', un armadio a quattro ante, sua moglie
'konastu' una cosidetta palla di grasso con i vestiti addosso e suo
fratello 'Cislappenzio' un'uomo anch'esso sulla mezza età con dei muscoli
da paura.
Erano in quattro contro
cinque:ma l'armata sakuragi era disarmata mentre il padrone del negozio
aveva in mano una palla, sua moglie un mestolo da cucina, suo figlio un'
appendino e suo fratello un peso da 50kg!
Potevano dirlo erano
spacciati!
"presto ragazzi
diamocela a gambe"disse Okuso mentre schivava un pallone che gli
sfiorò la faccia
"ragazzi...ehi
ragazzi....RAGAZZI!!"
"CHE VUOI
NOMA?!"ribattè Hanamichi intento a fregare nel guardaroba più cose
che poteva prima di scappare.
"diamocela a
gambe!"urlò Yohei che cercava di trattenere quel gigante del
propietario mentre stava per aggredirlo.
"VIA DI QUI O CI
SCANNANO!TAKAMIYA! MUOVITI PALLA DI LARDO!"
"come mi hai
chiamato stupido scemo dai capelli rossi! ti faccio vedere io!"
"si si dopo!ora
corri!"
I cinque ragazzi
corsero verso l'uscita del negozio, nella fretta della fuga, non aprirono
nemmeno la porta di legno, che si spaccò contro la faccia di hanamichi e
in un tonfo cadde a terra.
Uno dopo l'altro
uscirono dal negozio inseguiti a ruota dai quattro proprietari.
"Dobbiamo trovare
una via di fuga!"
"ehi...ehi...ehi...guarda
là la nostra salvezza! presto corri !"
Noma aveva appena indicato il camioncino degli spurghi ed era intento ad
aggrapparsi sopra di
esso.
"MA CHE SCHIFO!tu
vuoi salire li sopra!?"
"Se vuoi tornare a
casa ti conviene fare come dico io!!a ecco ci sto arrivando!"
In un balzo Noma si
aggrappò al tubo puzzolente degli spurghi e dopo di lui anche gli altri
quattro scemi.
Mentre seminavano il
proprietario e la sua combriccola di scimmioni, hanamichi iniziò a
lamentarsi come una pentola di patate:
"MA CAVOLO!la
maglietta nuova e le scarpe nuove!poi puzzeranno!con quello che le ho
pagate!"
"hanamichi!tu non
le hai pagate!scemo!!"
"MA PUZZERANNO DI
FOGNA!!"
"Idiota!le
porterai in lavanderia!che ti ci vuole!!"
"me li dai tu i
soldi!?sai io lavoro! non guadagno parlando!!"
"Ma dai che non ti
costa niente!!tirchio!!"
"EHI DEFICIENTI! si
scende! li abbiamo seminati!"
I cinque ragazzi dalle
sembianze minacciose scesero dal camion degli spurghi e uno alla volta
inziarono ad avviarsi verso le proprio case.
"cavolo! oggi è
stata l'unica volta in cui io sia riuscito a portar via da un negozio
qualcosa di accettabile..."
"BEh col carattere
che ti ritrovi ogni volta ti metti a discutere e finisce sempre
male...."
"ha ragione Yohei!stai
sempre a parlare."
"il TENSAI può
parlare quanto vuole avete capito!!?stupidi stolti,AHAAHAHA"
"stendiamo un velo
pietoso...."
"ragazzi Noi
giriamo..."
"ciao Okuso, ciao
GRASSONE, ciao Noma!"
"Grassone sarai
tu, hanamichi!"
"si si, ragazzi
ciao...."
Rimasero solo Yohei e
il rossino a percorrere quella strada semi-vuota, per tornare a casa.
"hei Hanamichi ti
interessa ancora haruko-kun?"
"CHE COSA?!"
FINE PRIMO CAPITOLO
Kirara_chan:FINITO! il
primo capitolo della mia prima fic!evviva!!
Rukawa:ma io non
compaio.....
Hana_chan:già è
vero...e non lo penso neanche una volta...mi viene il dubbio che invece di
una hana-ru sia una hana-yohei....
Kirara:stai tranqui!no
problem tutto nel prossimo episodio!
Rukawa:non
tirartela....
Kirara:COSA HAI
DETTO??!!!ora vedi cosa ti faccio....ti metto insieme a sendo(sorrisetto
demoniaco sulle labbra)
Hana-chan:ma dai kirara!stava
solo scherzando!VERO RUKAWA?(faccia di chi dice dì-di-si-o-ti-ammazzo-)
Rukawa:NO
Kirara_chan:Odioso
volpino sotto sviluppato!
Rukawa:dicevi?(avvicinatosi
e mostrando fiero la sua altezza e indicando con le mani il mezzo delle
gambe)
Kirara_chan:GRRRR
MALEDETTO ORA ti metto con UOZUMI!
Rukawa&hana:BLEAHHHH
Kirara_chan:AHAHAHA
DOVETE AVERE RISPETTO PER LA VOSTRA REGINA AHAHAHA
Ah dimenticavo....dal prossimo
capitolo non ci sarà più la voce narratrice ma bensi i pensieri di
hanamichi.....
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