….non uccidetemi. Lo so
che è una mezza scemenza. Il fatto è che ultimamente vado spesso in
campagna, e non avendo niente da fare …. Bhe….invento.^^
E poi volevo avvertirvi
che in questa fic mi sono impersonata in Hanachan. La sua odissea con i
parenti di campagna io la vivo spesso. ç__ç
Vi posso anche dire che
molti avvenimenti narrati sono esperienze di vita vissuta. Povera me ç___ç!!
Ultima cosa…questa fic è
dedicata a tutele ragazze della fic, alle mie sorelle, alla mia mammina e
alle cugi. ^^
Ma in particolare la
vorrei dedicare alla mia cuginetta Pamchan che mi sostiene sempre ç__ç
grazie cugi….^^
Farm's Life parte
I
di Anny
-
Hanamichi!? Ehyyyy!!! Forza
vieni giù! Cosa stai facendo? E’ un ora che stai preparando le tue
valigie. –
-
Scendoooo! Mamma?! Dove sono i
miei calzini? –
-
Uff…dove vuoi che siano baka?
Stanno tutti nell’armadio. –
-
Oh… -
Una testa rossa fece
capolino dalla porta in cima alle scale. Un’espressione sconsolata sul
volto.
-
Che hai Hana? Non ci vuoi
proprio venire con me dagli zii? –
Il ragazzo sospirò
rumorosamente, poi fissò sua madre con sguardo più deciso.
-
Mamma! E’ logico che io non
voglia venire! Tuo fratello e sua moglie sono brave persone, ma…i loro due
fugli…. –
-
Lo so. Uff…non aggiungere altro.
Ma il fatto è che mi hanno invitato e io vorrei tanto passare un po’ di
tempo con mio fratello. Ti prego Hanachan! –
Sua madre lo guardava con
sguardo supplichevole come a voler dire: “E’ questione di vita o di morte! ”
-
Ma mamma….fossero solo quei due
scocciatori, no! Il fatto è che quella casa si trova in piena campagna. Lì
attorno non c’è niente! Nada! Nisba! Nessun segno di civiltà per chilometri.
Mi annoierò a morte. Cosa farò lì tutto da solo? –
Sua madre ci pensò su per
un attimo, poi i suoi occhi brillarono in modo diabolico. – E se portassi
Yohei con te? Potremmo inventare la balla che i suoi erano fuori e che lui
doveva rimanere ospite da noi, ma visto che dovevamo trasferirci da loro
abbiamo pensato di portarlo con noi. Non pensi sia una buona idea? –
Per un attimo la testa
del rosso girò vorticosamente come un satellite attorno al suo pianeta. Poi
si riprese e meditò qualche secondo. – Sarebbe una buona idea se solo i
genitori di Mito non fossero andati con tutta la famiglia alle terme, per la
golden week! Come anche gli altri dell’armata. Sono tutti in giro in
vacanza. –
Il volto di Rika si scurì
per qualche secondo. – E non c’è nessun tuo amico che è rimasto a casa? –
Hanamichi passò in
rassegna tutti i componenti della squadra, avrebbe potuto chiedere ad Akagi
di venire, ma poi li avrebbe seguiti anche Haruko, e sarebbe stato un
inferno con sua cugina sempre pronta a tirar sfrecciatine.
Meglio di no.
-
No mamma. Non c’è nessuno a cui
possa chiedere. –
-
Peccato. Sarebbe stata una buona
idea. –
-
Già… -
DING DONG
-
Il campanello! –
La giovane donna si
precipitò ad aprire. Chi poteva essere a quell’ora del mattino?
Aprì la porta e vide un
ragazzo fuori la porta.
-
‘Giorno. Ehm…c’è Hanamichi in
casa? –
Il ragazzo studiava la
donna e Rika faceva lo stesso. Annuì leggermente con la testa facendogli
segno di entrare.
Il ragazzo era davvero
attraente. Dei capelli corvini e abbastanza lunghi cadevano sulla fronte
fino a coprire gli occhi blu cobalto. La pelle diafana creava un forte
contrasto con i capelli scuri e il corpo snello sembrava sorreggere appena
un’altezza quasi pari a quella di Hanamichi.
Il tipo doveva essere
venuto di corsa perché era tutto sudato e sotto il braccio portava una palla
da basket colorata.
-
Mio figlio è in soggiorno. Entra
pure. –
-
Mammaaaa!? Chi è? –
La donna si scosse
definitivamente e gridò di rimando al figlio.
-
E’ un tuo amico! Vieni qui! –
Il rosso pantofolò
confuso fino all’ingresso. – Un mio amico? E chi…? –
La domanda gli morì in
gola. – Ah…ciao Rukawa. –
Gli sorrise
spontaneamente.
Invece l’altro annuì con
la testa. – Ciao. –
La signora Sakuragi
guardò con interesse i due. – Hanachan….chi è il tuo amico? –
Il ragazzo moro non battè
ciglio. Allungò la mano stringendo quella della signora e le sorrise
educatamente. – Piacere, Kaede Rukawa. –
Gli occhi di Rika si
spalancarono, poi sorrise a trentadue denti, proprio come faceva suo figlio.
Infine la donna allargò le braccia e le gettò al collo di Rukawa. – Ahh!
Come sono felice! Era da tanto che ti volevo conoscere Kaede! –
Questi ricambiò
l’abbraccio, un po’ spaesato. Non si era aspettato un tale sfoggiò di
affetto ed entusiasmo.
Intanto Hanamichi
sorrideva divertito quasi sbeffeggiando Kaede, che, nel frattempo era
arrossito visibilmente imbarazzato.
-
Mamma, molla la presa che
altrimenti me lo consumi. –
-
Quante storie per un abbraccio.
Che c’è? Sei geloso? –
I due litigavano sorridendo. Rika sapeva da
tempo della relazione di suo figlio con un ragazzo di nome Kaede Rukawa,
meglio conosciuto come la volpe malefica. Ma non si aspettava di vederselo
arrivare a quell’ora di mattina a casa. Se avesse saputo si sarebbe
sistemata meglio i capelli, e poi perché Hana non le aveva detto nulla?
-
Ehy kitsune? Che fai a casa mia
a quest’ora del mattino? –
-
Do’aho. Sono venuto a riportarti
i tuoi vestiti che mi hai prestato l’altra sera quando sono venuto qui. –
-
Venuto qui? –
I due ragazzi si
guardarono arrossendo come peperoni. La giovane genitrice li guardava
maliziosa, e con tono fintamente offeso: - Ma come? Io non sono a casa, e
voi vi date alla pazza gioia? –
Le facce dei due
divennero ancora più rosse.
Kaede stava per aprire
bocca e giustificare la sua gaffe in qualche modo…quando…
-
Trovato!! Kaede tu durante la
settimana vai da qualche parte? –
Il ragazzo scosse la
testa, non capendo nulla.
-
Bene! Allora verrai con noi! –
……
-
Dove state andando? –
-
Mamma che dici? Lui non può
venire con noi! –
Rika scosse la testa
disperata. – Hana! Possibile che tu non abbia detto al tuo ragazzo che
questa mattina saremmo andato in campagna dagli zii? E poi che significa che
non può venire? –
Rukawa annuì al discorso
della donna, guardando il rosso con sguardo truce.
-
Mamma!!! Ma se a me l’hai detto
appena un’ora fa! Come dovevo dirglielo? E poi non può venire! Pensa se lo
zio o la zia scoprissero che è il mio ragazzo! –
-
Bhe….ma noi diremo che siete
amici. Come potrebbero scoprire ce c’è qualcosa di più tra voi? –
I due arrossirono
contemporaneamente. – Bhe, ….signora sa….ecco….si vede. –
La donna scosse la testa
sconsolata. – Bhe! Vorrà dire che starete attenti a non farvi scoprire!
Soffrirete un po’ magari, però è per il tuo bene Hanachan. Pensa…almeno così
non dovrai stare tutto il tempo con i tuoi cugini rompiscatole.
-
Ma… -
Il rosso non era ancora
del tutto deciso. Eppure si vedeva che mancava poco per cedere.
-
Ti prego do’aho. Posso venire
con voi? Che hai? Non mi vuoi con te? –
Kaede aveva assunto
un’espressione da cucciolo smarrito, Rika dovette ammettere che era davvero
carino così. Soprattutto era bravo a fare la parte del piccolo, tenero,
orsacchiotto bisognoso di coccole. Faceva davvero tenerezza.
Deve conoscere bene il
mio Hanachan. Il mio ragazzo ha davvero un cuore tenero, non resisterà mai a
quello sguardo.
-
Bhe…dopotutto si può fare. Certo
dovremo stare attenti ma… -
-
Grazie do’aho! –
Kaede gli era saltato
alla gola, stringendo entrambe le braccia al suo collo e baciandolo
appassionatamente, completamente dimentico della madre del ragazzo che li
guardava divertita.
-
Ehm…. –
I due si divisero.
Ricordandosi improvvisamente del loro pubblico.
-
Però…mamma, Kaede deve fare i
bagagli e noi siamo già in ritardo. Come facciamo? –
-
Non c’è problema Hana! –
Rukawa sorrise, uscì di
casa per qualche attimo per poi tornare subito dopo in casa con un borsone
sportivo pieno zeppo. – I miei vestiti sono già pronti! –
Sakuragi sgranò gli
occhi. Passò lo sguardo dal suo ragazzo che lo guardava sorridente, a sua
madre che tratteneva a stento le risate.
Poi…. – MALEDETTI!!! Era
già tutto deciso? –
Dopo tre ore circa erano
quasi arrivati e Hanamichi persisteva nel tenere il broncio e a fare
l’offeso. Sua madre si scusava di continuo fintamente dispiaciuta, mentre
Kaede lo lasciava cuocere nel suo brodo sorridendogli ogni qual volta il
rosso lo controllava dallo specchietto.
-
Ora basta! Come avete potuto
tramare alle mie spalle? E poi Kitsune!? Eri talmente sicuro di riuscire a
convincermi che ti sei perfino portato dietro le valigie già pronte?? –
-
Ora basta Hana. Te lo abbiamo
spiegato ormai cento volte! Ieri tua madre mi ha telefonato e ci siamo messi
d’accordo. E si, eravamo entrambi assolutamente certi che sarei riuscito a
convincerti. –
Il rosso non rispose. Si
udì soltanto un basso mugugnio, che durò per un’altra ora, cioè fino a
quando non furono arrivati a destinazione.
Kaede era impressionato.
Si erano fermati davanti ad una grande casa a due piani. Il cortile era
ampio, e nonostante fosse per la metà occupato da due grossi mezzi agricoli,
rimaneva ugualmente tantissimo spazio. Ai lati della casa si estendevano a
perdita d’occhi, campi di coltivati.
Sulla destra
dell’abitazione ergeva una piccola struttura di metallo, simile ad un gazebo
con sotto tavolo e sedie. Attorno ad i cavi metallici del gazebo
s’intrecciavano i rami di una vite. Le grandi foglie mascheravano i grossi
grappoli di uva bianca che pendevano qua e là.
Proprio davanti ad una
porticina secondaria sul davanti, era costruito un piccolo pozzo in mattoni.
Insolitamente, il pozzo in questione aveva una forma quadrata e non tonda.
Un piccolo secchio di legno stava poggiato sul bordo in posizione precaria.
Kaede si guardò attorno
in cerca di qualche abitante del posto. Nessuno era lì ad accoglierli. Solo
una gallina correva impaurita, seguita a ruota da un gattino dal folto pelo
rosso.
Quell’immagine fece
sorridere il moro. Il gattino di pochi mesi, buffoneggiava correndo, e
saltellando, dando i matti a quella povera bestiola pennuta.
-
Quel gatto ti somiglia proprio
do’aho. –
-
Hmm? Che gatto? –
Hanamichi si accorse solo
allora della palla di pelo che ora si stava dirigendo timoroso in loro
direzione. Alzò un sopracciglio ed aprì la portiera per prenderlo in
braccio.
Purtroppo il gatto non
doveva essere del suo stesso avviso, perché allontanò la grossa mano protesa
in sua direzione con la sua piccola zampina artigliata.
-
Ahio! Baka neko! –
-
Do’aho! Allora è vero che ti
somiglia. –
Kaede fece quello che
aveva fatto il suo ragazzo. Aprì la portiera e protese la mano candida verso
il micio; il quale dal canto suo, gli riserbò lo stesso trattamento che
aveva usato per Hanamichi.
Dalla mano di Rukawa
scorreva un minuscolo rivoletto di sangue. Hanamichi guardava la
microscopica scorticatura come se fosse una ferita letale, imprecando verso
il gatto, mentre la mano del moro rimaneva immobile nella stessa posizione,
anche dopo essere stato graffiato il ragazzo non aveva ritratto la mano.
Il micio guardò la mano
preoccupato, poi incrociò lo sguardo col suo proprietario.
Gli occhi del ragazzo lo
guardavano fissi, non dava alcun segno di voler abbassare lo sguardo. Non
cedeva al suo magnetismo, eppure il micio era convinto di essere abbastanza
spaventoso da intimorirlo.
Kaede non poté fare a
meno di sorridere di nuovo nel guardare il gatto. Dopo la diffidenza
iniziale, e la sfida di sguardi che lui stesso sembrava aver vinto (non sia
mai detto che Kaede Rukawa perde una sfida! Sia pure con un gatto! NdR
Megalomane -___- NdA), la pelliccia ambulante aveva preso a strofinare il
musetto sulla sua mano ancora protesa (ma non gli viene un crampo a stare
sempre così? NdA). Ora si era persino lasciato prendere in braccio dal
moretto.
-
Ehy! Perché da te si e da me no?
–
-
Semplicemente perché sono più
simpatico. –
Le urla isteriche di
Hanamichi furono interrotte da una squillante voce femminile.
Nessuno dei due ragazzi
si era accorto che mentre loro giocavano col gatto Rika era entrata nella
casa, e dalla stessa abitazione ora erano usciti un ragazzo e una ragazza.
La ragazza doveva avere
la loro stessa età, lunghi capelli castano chiaro scendevano giù fin oltre
le spalle, aveva gli occhi neri e il fisico ben modellato, sebbene fosse un
po’ bassina.
Il ragazzo era la
fotocopia perfetta della sorella. Un po’ più alto e con i capelli tagliati
corti.
La ragazza stava
salutando Hanamichi correndo ad abbracciarlo. – Hanachan!! Come stai? Ehy,
hai tagliato i capelli! Però non ti stanno tanto bene, sai? Ti preferivo
prima. Wow! Bella la macchina nuova! Ehy, ci avete messo tanto ad arrivare?
A che ora siete partiti? E chi è il ragazzo che sta giocando col gatto? Un
tuo amico? Perché non me lo presenti? Allora? Che aspetti?? –
In tutto questo Hanamichi
era appena riuscito a dire ciao e ad alzare la mano in segno di saluto. La
tempesta di domande senza alcun nesso logico, lo aveva investito in pieno, E
ora? Che fare?
-
Haru-chan? Basta! Lasciagli il
tempo di respirare almeno. Uff…ciao Hanamichi! –
Il ragazzo coi capelli
castano scuro protese la mano, stringendo quella del rosso. – Ciao Toshio!
E’ tanto che non ci si vede. Come stai? –
Il tipo fece un
sorrisetto sornione, guardano il rosso in senso di scherno. – Io bene. E tu?
Vedo che hai fatto qualche muscolo. Ma sei riuscito a superare il metro e
venti? Ahahah! –
Kaede alzò un
sopracciglio. Che significava? Il ragazzo non sembrava sarcastico. Che non
avesse mai visto il do’aho in piedi? Impossibile! E poi….quella battuta
sembrava un po’ cattiva.
Il moro guardò di
sottecchi i due ragazzi, anche la ragazzina sembrava partecipe. Fissava il
rosso con sguardo maligno e soddisfatto. Davvero una femmina fastidiosa.
Kaede passò a guardare il
suo koi. Per un attimo si era accigliato ora sorrideva.
Hanamichi che fin’ora era
sempre stato seduto si alzò in piedi sovrastando il cugino di almeno dieci
centimetri più basso.
Ora il rosso stava
parlando: - Bhe…giudica tu cugino. Penso di essermi messo un po’ più in
forze rispetto all’ultima volta che ci siamo visti. –
I due fratelli si
scambiarono uno sguardo di sorpresa. – Wow, Hanachan! Sei davvero cresciuto
in altezza. Come hai fatto? Ti sei appeso al soffitto a testa in giù? –
Il sorriso del rosso si
allargò ulteriormente, ma non rispose nulla. Sembrava già soddisfatto così.
-
Ehy! Allora? Chi è il tuo amico?
–
La ragazza strattonò il
cugino per la maglia, ansiosa di poter conoscere il nome dello sconosciuto
che fin’ora era rimasto a testa china, limitandosi ad ascoltare i loro
discorsi.
Hanamichi guardò Harumi.
La ragazza aveva spalancato i suoi grandi occhini in aspettativa.
-
Lui è il mio miglior amico. Si
chiama Kaede Rukawa. – Poi rivolgendosi al moro con un sorriso a trentadue
denti. – Kaede! Non fare il timido! Presentati ai miei parenti! –
-
Hn –
Il ragazzo pose
lentamente a terra il micio, che in realtà stava già scalpitando da un po’.
– Parla molto eh? – Osservò sua cugina, già lo aveva bollato come NOIOSO. Ma
presto avrebbe dovuto ricredersi pensò il rosso.
Il ragazzo moro come
capendo le intenzioni di Hanamichi, tese la mano direttamente alla ragazza,
e le riservò il solito trattamento che riservava a tutte le sue fan. –
Piacere. Kaede Rukawa, sono molto amico di Hanamichi. –
Gli occhi sgranati di
Harumi non lasciavano adito a malintesi. Era senza dubbio rimasta
impressionata dall’aspetto di Kaede. E forse anche Toshio, perché il ragazzo
continuava a fissare Rukawa.
Come se niente fosse
Kaede strinse la mano dell’altro ragazzo, mascherando abilmente l’ilarità.
Avrebbe potuto scoppiare a ridere da un momento all’altro, ma la sua
maschera di freddezza in questo caso gli stava tornando davvero utile.
Questa era senza ombra di
dubbio la più grande soddisfazione che si sarebbe preso con sua cugina.
Peccato che la poverina non avrebbe mai saputo che quel fantastico ragazzo
era già impegnato con lui.
In quel momento uscirono
di casa anche Rika e due signori sulla quarantina. L’uomo doveva essere alla
soglia dei cinquanta, ma nonostante tutto manteneva un aspetto giovane e
atletico, forse per via del lavoro nei campi. Di altezza non superava i
centosettantacinque centimetri. La pelle fortemente abbronzata faceva un
tutt’uno con i capelli castano scuro e gli occhi del medesimo colore.
Qualche capello bianco si faceva spazio tra la folta massa castana, eppure
non guastava per niente nell’insieme.
La donna al suo fianco
aveva un espressione posata, sembrava più vecchia dell’età che doveva avere
realmente, forse anche per via dei vestiti da lavoro che aveva indosso.
I capelli erano raccolti
in una corta coda che arrivava fino a sfiorare le spalle, mentre due vispi
occhi nocciola rivelavano una persona di buon carattere e animo gentile.
Anche la donna aveva la pelle abbronzata, e il fisico sviluppato.
Presto i due si
presentarono come i coniugi Ayano. L’uomo, Tatsuiko, era il fratello di Rika,
poi c’erano sua moglie Yukari, e i due figli. Il maggiore Toshio aveva
diciannove anni, mentre la ragazza, Harumi, ne aveva appena compiuti
diciassette, quindi era coetanea dei due giocatori dello Shohoku.
Dopo le presentazioni, la
comitiva appena riunitasi, entrò in casa. Rukawa osservava il mobilio molto
sobrio dell’abitazione. In effetti si trattava di una casa di campagna, ed
era anche costruita in stile occidentale, cosa strana per un edificio di
campagna. L’arredamento era stato curato con gusto, anche se in alcuni punti
poteva risultare abbastanza eccentrico, come ad esempio il grosso pesce
impagliato penzolante sul caminetto. Davvero stonato in un posto lontano a
silometri dal mare. In fondo però…erano pur sempre dei parenti del do’aho.
Quindi qualche stranezza era giustificata.
Kaede si scosse un
attimo, guardò di nuovo il caminetto. Possibile? Era acceso. Con quel caldo?
Scosse la testa. Le
abitudini di questa gente dovevano essere davvero strane. Poi continuò con
la sua ispezione. Vide Hanamichi al suo fianco sbuffare esasperato, cosa
stava succedendo? La madre del rosso era sparita con sua cognata e sua
nipote nella cucina. Ora erano rimasti solo Tatsuiko (aveva detto di voler
essere chiamato così da Kaede) e Toshio.
-
Allora ragazzi? Le donne sono
andate a prepararci il pranzo, ormai è quasi ora di mangiare e penso voi due
siate affamati. Adesso vi accompagno nella vostra stanza, così vi potete
mettere a nuovo ok? –
Hanamichi sorrise a suo
zio ringraziandolo e seguendolo insieme a Kaede per quel dedalo di corridoi.
Da dietro Toshio faceva ogni tanto qualche commento sulle affermazioni di
suo padre, che sembrava non dar peso al costante sfottò del figlio.
Hanamichi sorrise
tristemente, con espressione quasi nostalgica si ricordò di quando anche lui
faceva lo stesso con suo padre.
Ben presto arrivarono
alla stanza designata. La porta si aprì rivelando una stanza degli ospiti
molto accogliente. Un grosso letto a due piazze padroneggiava al centro
delle quattro mura. Un grosso armadio di noce si poggiava a fianco del
letto. Mentre dalla finestra aperta entrava un leggero venticello che faceva
svolazzare le tendine color panna, in tinta col copriletto.
Kaede si ritrovò ad
ammirare la perfezione con cui era stato rifatto il letto, sembrava l’opera
di un ingegnere, neanche avessero usato metro e livella. Poi un pensiero
meno casto attraversò il suo cervello…e si guardò Hanamichi; il quale stava
già arrossendo per conto suo.
-
Kaede, spero tu non abbia
problemi a dormire con mio cugino. So bene che non è propriamente
silenzioso….quando dorme. Hehe! –
Il rossino saltò come un
gatto. – Che significa? –
Anche Rukawa questa volta
si concesse di sorridere davanti a degli estranei, dovette ammettere di aver
sperimentato personalmente il dormire con Hanachan, e in effetti il ragazzo
non aveva propriamente il sonno leggero, a letto era alquanto….rumoroso…..soprattutto
durante certe attività…..
Toshio e suo padre
lasciarono i ragazzi in stanza, facendo in modo che potessero mettere a loro
agio.
In effetti non appena la
porta si fu chiusa, Hanamichi corse in bagno, chiudendo a chiave la porta ed
emettendo un sonoro sospiro di sollievo.
Sulla testa di Kaede si
formò un enorme gocciole di sudore….- Se avevi bisogno del bagno, bastava
che lo dicessi… -
Non aveva nemmeno visto
la porta del bagno, sapientemente nascosta dall’armadio a muro.
Il rosso uscì poco dopo,
trovando Kaede che sistemava i vestiti in un cassetto. Poi armeggiò qualche
secondo con la valigia che si era portato dietro e quando ne trasse fuori
dei vestiti puliti, parlò rivolgendosi a Kaede.
-
Ti spiace se uso il bagno per
primo? –
Il moro lo guardò fisso
qualche secondo, poi scosse la testa.
Sakuragi era ancora
dubbioso, cosa significava quello sguardo? Si girò ugualmente su se stesso
entrando in bagno.
Un ghigno malizioso
increspò le labbra di Rukawa, che bisbigliò tra sé. – Do’aho…che differenza
fa se entri per primo nel bagno? Tanto lo usiamo insieme no? –
Così dicendo entrò dove
il do’aho stava già sguazzando nell’acqua.
No…correzione….non stava
nell’acqua. L’acqua scorreva dalla doccia, mentre lui sedeva sul bordo della
vasca con le gambe sotto il getto apparentemente freddo.
Hanamichi si girò
arrossendo.
-
Ehy do’aho? Non fai la doccia? –
Aveva girato la chiave
nella serratura, ora stava togliendo i vestiti bagnati di sudore, rimanendo
nudo a centro stanza.
-
Baka
kitsune. Vieni qui! Ti faccio vedere io perchè
non faccio la doccia. –
-
Hn? –
Kaede s’avvicinò curioso.
Sentì la mano del rosso afferrare la sua, e piazzarla giusto al centro del
getto d’acqua.
Un brivido di freddo
attraversò la sua schiena, tremò per qualche istante tirando via la mano
dall’acqua gelida.
-
Co-come si fa a lavarsi con
quest’acqua? –
Subito le mani del suo
ragazzo raggiunsero la sua schiena. La sfregavano dolcemente riscaldandolo,
e portandolo più vicino al suo corpo caldo.
Il dolce tepore emanato
dal corpo di Hanamichi calmò il moro, che si sedette sulle gambe del rossino.
Si strinse al petto
dell’altro, mentre affondava coraggiosamente le gambe nel liquido
ghiacciato.
-
Ma…perché non apri l’acqua
calda? –
-
E’ già aperta. Uff.… -
-
Oddio….e io che volevo
rilassarmi un po’…come si fa a non morire assiderati? Non mi sorprenderei di
vedere nella vasca stalattiti e stalagmiti. –
I due rimasero nella
stessa posizione per ancora un paio di minuti, poi Hanamichi prese la doccia
tra le mani, e cominciò a spruzzare i loro corpi. Ben presto si abituarono
alla temperatura e poterono lavarsi.
Uscirono dal bagno più
stanchi di prima, si gettarono sul letto entrambi ancora bagnati. Hanamichi
era del tutto nudo, mentre Kaede si era coperto appena i fianchi con un
asciugamano. Prese il piccolo panno di spugna morbida, e cominciò a
strofinare i suoi capelli, poi sedendosi a cavallo sul petto dell’altro,
fece lo stesso con i suoi capelli, ma molto più lentamente e fissandosi
negli occhi. Sorridendo entrambi.
Hanamichi si lasciò
andare alla dolce carezza, abbracciando mollemente la vita del moro, e
sentendo sotto di sé la freschezza delle lenzuola di cotone che piano piano
si andavano scaldando sotto il calore del suo corpo.
-
Hanachan….che significa quel che
ti ha detto tuo cugino appena siamo arrivati? –
-
Hn? – Si riscosse leggermente
dal dolce torpore.
-
Si, quando ha fatto quello
strano riferimento alla tua altezza. –
-
Ah….bhe….prometti di non ridere.
–
-
Hn? –
-
Prometti?! –
-
Ok, promesso. Allora? –
-
Bhe…l’ultima volta che ci siamo
visti è stato quattro anni fa, e io quattro anni fa ero alto più o meno
venti centimetri in meno. Ci credi? -
Kaede lo guardò per
qualche secondo, poi sospirò. – Ho capito perché non ti sono simpatici i
tuoi cugini. –
-
Hm, sono davvero perfidi.
Soprattutto lei. E’ praticamente il Rukawa shitenai racchiuso tutto in
un’unica persona. –
-
Allora devo stare attento.
Potrebbe saltarmi al collo da un momento all’altro. –
Il moro si prendeva
visibilmente gioco del compagno, facendo leva sulla sua infinita gelosia.
-
Ah, ridi. Io intanto ho visto
come ti guardava! E non solo lei! Passi per la zia! Ma anche Toshio…. –
-
Paranoico. Ma ti pare possibile?
–
-
SI! –
-
Uff…-
Avrebbero comodamente
continuato in eterno a sbeffeggiarsi, se non fossero stati interrotti dalla
voce di Rika, che chiamava a raccolta tutti per il pranzo.
Durante il pomeriggio, i
ragazzi ebbero la libera uscita e poterono fare un giro attorno alla zona.
Toshio e sua sorella si
offrirono volontari nell’accompagnare i due ospiti durante il giro di
ricognizione; Hanamichi non fu entusiasta all’idea ma decise di lasciar
correre, dopotutto avevano un’intera settimana per stare soli.
I quattro scesero giù per
la strada e continuando per circa trecento metri trovarono un’altra
abitazione, in stile tradizionale. Poi dopo una curva, si cominciò a
scorgere un piccolo agglomerato di case.
-
Quello è il villaggio. Non è
molto grande, ma se avete bisogno di qualcosa lì potete trovare tutto ciò
che vi serve. –
Kaede continuava a
fissare le case dal finestrino della macchina, passarono velocemente davanti
ad un tempio scintoista, e una serie di negozi. Infine si fermarono ad una
pompa di benzina per fare rifornimento.
-
Harumi, c’è una scuola superiore
nel villaggio? –
-
Hn? Certo. Il liceo Kandagawa,
quello che frequento anche io, perhè? –
-
Hn, niente. –
Hanamichi guardava
intento il viso dell’altro ragazzo non capendo il significato di quella
domanda.
Poco dopo ripartirono e
Toshio che stava alla guida, mostrò loro il boschetto vicino e poi tornarono
a casa. Sul tragitto di ritorno, videro una macchina entrare nella casa
vicina alla loro. Qualcuno si era appena fermato nel cortile.
Appena tornati a casa
trovarono lo zio ad accoglierli. Stava uscendo di casa con un forcone tra le
mani. Si era cambiato d’abito ed ora indossava dei vestiti molto logori e
sporchi, le gambe fino al ginocchio erano fasciate da rozzi stivali di
plastica, mentre sulla testa era poggiato un cappellino con la scritta
“Basketball is cool!”
Kaede sorrise leggendo la
scritta sul berretto dell’uomo. Pensò per un attimo di dover cercare in
paese quello stesso cappello e poi saluto con un cenno della testa.
Lo zio gli sorrise. Poi
parlò: - Ragazzi, che ne dite di darmi una mano? L’aiuto di tre giovani
aitanti come voi mi sarebbe molto utile. –
-
Che devi fare papà? –
-
Oh, dovrei soltanto innaffiare i
campi, sapete, l’erogatore automatico è fuori uso, e per via di questo caldo
l’acqua scarseggia, ma il consorzio locale ci ha messo a disposizione
dell’acqua, fornendola ai diversi contribuenti e dividendo per settori
l’erogazione giornaliera. –
I ragazzi sbiancarono.
Harumi si era già defilata. Era stata molto silenziosa. Lo zio sorrideva
loro sicuro di aver trovato chi potesse aiutarli.
Kaede e Hanamichi
pallidissimi guardarono la distesa immensa di campi coltivati.
-
Ehm….papà….io avrei un impegno.
Ecco….devo….si devo portare l’auto dal meccanico. Vedi, il fatto è
che….si….ha …. La cinghia del motore si è consumata e devo farla cambiare. –
Neanche dieci secondi
dopo Toshio era già saltato nell’auto, sgommando a tutta birra fuori di
casa. Ora erano rimasti solo i due poveretti. Lo zio li guardava speranzoso,
ad Hanamichi quello stesso sguardo ricordava un po’ quello che gli aveva
rivolto la mattina Kaede.
Inutile dire che poco
dopo stavano lavorando tutti e tre nei campi. Tatsuiko teneva un tubo
dell’acqua da una parte del campo, mentre la metà opposta era stata affidata
agli altri due.
Appena due ore dopo il
lavoro era stato completato e i ragazzi tornarono a casa. Barcollavano
leggermente, non si reggevano bene sulle gambe, sembrava di aver giocato due
partite di campionato una dopo l’altra.
Come se non bastasse, la
cena fu a dir poco ammorbante. Durante tutto il pasto lo zio aveva
continuato a discutere con Rika delle idee politiche poco cristalline di
alcuni uomini del governo. La povera donna che non si intendeva granché di
politica fu costretta ad annuire tutto il tempo al discorso del fratello,
fin quando il suo carattere prese il sopravvento e non cominciò a litigare
con l’uomo. Ovviamente tutto finì lì. Era stato tutto risolto in un paio di
risate e la promessa di Tatsuiko di non parlare più di politica.
Dopo essersi ristabiliti,
o in parte, Hana e Kaede si avviarono verso la loro stanza, dove Kaede
afferrò velocemente un piccolo zaino blu che si era portato, e poi riscese
le scale tirandosi dietro una confusa testa rossa.
-
Ehy! Kaede dove stiamo andando?
–
-
Lo so io dove andiamo! Ora,
silenzio. –
Arrivarono giù alle scale
e Kaede parlò un momento con la signora Yukari. – Oh, si certo Kaede. Però
ne abbiamo solo una. Come farete? –
-
Non si preoccupi. Va bene lo
stesso. –
Così dicendo uscirono
tutti e tre, Yukari che intanto era andata a prendere delle chiavi. – Ecco,
la bicicletta sta qui dentro. – Aprì una porticina sotto le scale.
Hanamichi si chiedeva
cosa ci dovessero fare loro con una bici. – Grazie signora. –
La bicicletta fu
trasportata fuori, e Kaede vi salì sopra. – Allora do’aho! Cosa aspetti a
salire? –
Hanamichi era sbiancato.
– Gu-guidi tu? –
La fronte di Kaede si
corrugò un attimo. – Che vuoi dire? Non ti fidi di me? –
-
Di te mi fido. E’ solo che sono
fin troppo bene quanto spesso tu ti addormenti su quella roba. –
-
Solo per questo? –
-
SI! E non mi sembra poco! –
-
Uff…allora portala tu! –
Kaede scese dalla sella,
per far salire il rosso, e poi si mise in piedi dietro.
Partirono, scendendo
verso il paese. – Allora! Si può sapere dove andiamo? –
-
Ma è logico! Andiamo a comprare
un canestro da mettere a casa! –
-
Cosa?? –
-
Si, e poi mi sono portato la
palla nel caso che trovassimo la scuola ancora aperta, anche se ne dubito
visto che è vacanza. –
-
Oh… va bene. –
Il mattino dopo Toshio fu
svegliato da un rumore in lontananza. Era un suono costante che echeggiava
leggermente a causa del silenzio più completo in cui erano immersi. Per
pochi secondi il rumore cessò, poi riprese, leggermente diverso. Questo qui
era più incostante, a volte veloce, poi quasi del tutto fermo.
Il ragazzo si alzò dal
letto sbadigliando. Ormai non sarebbe più riuscito ad addormentarsi. Fece
una doccia veloce, si affacciò dalla finestra del bagno cercando di capire
cosa stesse producendo quel suono, ma non riuscì ugualmente a capire.
Scese le scale salutando
sua sorella che in quel momento stava facendo colazione.
-
Ehy Haru! Tu sai cos’è questo
rumore? –
-
Rumore? –
La ragazza si zittì per
ascoltare meglio. Da quel lato della casa non arrivava nessun suono.
-
Bhe…è uno strano rumore. Mi ha
addirittura svegliato. –
-
Davvero? Andiamo fuori a vedere.
Magari è solo papà che prende a martellate qualcosa. –
La ragazza si alzò
seguita dal fratello. Appena fuori salutarono la madre che stava dando il
becchime alle galline, poi videro loro padre salutarli dai campi.
-
Hai ragione Toshi-chan! Viene da
dietro la casa. –
Si avviarono sempre più
curiosi per scoprire cosa fosse. Il suono era sempre più forte, e ora si era
notevolmente velocizzato.
Voltarono l’angolo
trovandosi faccia a faccia con una scena sorprendente.
Kaede era sospeso a
mezz’aria, i capelli svolazzavano qua e là mentre una palla era poggiata
nella sua mano. Improvvisamente con un movimento secco del polso, schiacciò
la sfera nel canestro appeso precariamente al muro.
-
Kitsune!!!! Ti avevo detto di
non schiacciar troppo forte! Quel coso sta appeso al muro solo per carità
divina!! –
-
Do’aho! Non posso farci niente
se tu sei troppo scarso e ti fai superare in questo modo. –
-
COS..IO non sono un DO’AHO!!!
Non offendere il grande TENSAI!!! –
-
Do’aho…. –
Neanche due secondi dopo
stavano già con le mani alla gola, cercando di strangolarsi.
Toshio si girò
agitatissimo verso sua sorella, cercando in lei una soluzione per dividerli,
ma vide solo la ragazza creare una pozzanghera con la saliva e guardare
trasognata Rukawa con gli occhi a forma di cuore (mi ricorda qualcuno…..NdA).
Si voltò di nuovo verso i
due ragazzi, se le davano ancora.
Stava per tirarsi in
mezzo a quei due, quando sentì una mano che gli si poggiava sulla spalla.
-
ZIA!!! Meno male che sei qui!
Hanamichi e Rukawa si stanno scannando! Fermali tu, a te daranno ascolto! –
-
Naaaa! E’ inutile. Lo fanno
tutti i giorni. Non succederà niente di male. –
E con questo si girò
verso sua cognata, sventolando una mano per farsi notare.
Il nipote rimase
allibito, passava lo sguardo tra i due che si dimenavano (ehy!! Guardate che
questa non è una lemon!!! Almeno non ancora…..NdA) a terra, e sua sorella
che continuava a sbavare come un San Bernardo.
Il resto della giornata
passò velocemente per tutti. Cioè…per tutti tranne che per Kaede e Hana, che
si erano offerti molto spontaneamente di strigliare i cavalli nella stalla.
Dopo essere quasi stato
atterrato dal calcio di un cavallo, a cui stava facendo il contropelo, Kaede
si mise a sedere su di uno steccato al centro della stalla.
-
ma è mai possibile che tra tanta
gente sempre noi dobbiamo andarci di mezzo? I tuoi cugini non fanno nulla?
Forse non se ne sono accorti, ma così facendo manteniamo anche loro. –
Il rosso non si scompose minimamente. Sospirò
rassegnato. – Ragione numero due per odiare i cuginetti. -
-
Hn…. –
-
Pensa che ora sono migliorati.
Quando eravamo piccoli Toshio mi faceva sempre brutti scherzi. Mentre Harumi
continua a sfottere conoscendo le mie…..disavventure amorose. –
-
E come ne è venuta a conoscenza?
–
-
Mia madre…. –
-
Ah… -
Il moro riprese a
spazzolare il quadrupede di poco prima, stando questa volta molto attento
alle traiettorie compiute dalla sua spatola.
-
Come mai si comportano così con
te? –
-
Chi? –
-
Do’aho…i tuoi cugini! –
-
Baka kitsune. Hmm....penso sia
odio a pelle. E’ sempre stato così. –
-
Non è che hai detto qualche
cavolata e loro se la sono presa? –
-
NO!! –
Questa volta fu il turno del rosso di mettersi
a sedere sconsolato. – Non capisco proprio la ragione di tanto disprezzo.
Kaede….tu pensi davvero che io sia tanto insopportabile? –
Hanamichi aveva un’espressione molto triste. –
A volte si. –
Kaede si pentì subito di aver scherzato in
quel frangente. Hanamichi gli aveva rivolto uno sguardo abbattuto, sembrava
sul punto di scoppiare in lacrime.
Tentò subito di correggersi, ma non gli venne
nulla che potesse tirargli su il morale. Un’altra battuta, o il solito do’aho
sarebbero serviti a scuoterlo, ma conoscendolo, Hanamichi avrebbe continuato
a tenersi tutto dentro, sorridendo per mascherare la tristezza.
Kaede si sedette vicino al suo ragazzo.
Continuando a fissare lo spazio davanti a sé, ispirò quanta più aria poteva,
storcendo il naso al cattivo odore.
- A volte sei proprio un do’aho Hanamichi. Ma
io ti adoro così come sei, e non mi importa cosa pensano gli altri di te.
Anzi…. -
Il rossino aveva
un’espressione molto confusa: - …anzi…preferisco che pensino male di te.
Così non c’è rischio che ti portino via da me! –
Hanamichi tentò di aprire
la bocca per parlare, ma fu preceduto. – Lo so che è un modo di pensare da
egoista, ma … non posso farci niente. Sono contento ogni volta che la gente
guarda solo il tuo lato esteriore; tirò un sospiro di sollievo quando le
ragazze guardano me, ignorandoti, senza vedere quanto tu in realtà sei più
attraente di me. Gioisco vedendo i tuoi amici schernirti per il tuo brutto
carattere, se ti odiassero sarei al settimo cielo perché tu allora saresti
solo, unicamente mio. Voglio essere il tuo mondo e me ne vergogno perché so
bene di non meritarti. –
Il moro s’interruppe
momentaneamente. Aveva paura di guardare il volto del suo amato. Paura di
scorgere disprezzo negli occhi che tanto amava e in cui sognava di
specchiarsi per il resto della vita.
Si fece coraggio. Guardò
Hanamichi. Il ragazzo aveva chiuso gli occhi, e aveva stretto i pugni in una
morsa. I muscoli si tendevano e tutto il corpo tremava.
Dal viso calato, Kaede
poté scorgere una lacrima solitaria rotolare giù fino al collo.
Ecco. Sono un bastardo.
L’ho fatto piangere! Sto sempre zitto, non potevo tacere anche questa
volta?!
Improvvisamente gli occhi
del rosso si spalancarono.
Un pugno si levò a
mezz’aria, colpendo il bel ragazzo moro sulla mascella.
Non aveva neppure tentato
di schivarlo, sapeva di meritarselo. Ma non aveva combattuto la tentazione
di serrare le palpebre per la paura.
Cadde all’indietro sulla
paglia. Il cavallo più vicino nitrì mentre si allontanava leggermente.
Kaede non voleva riaprire
gli occhi. Era terrorizzato all’idea che il rossino lo stesse odiando in
questo momento.
Tremava leggermente,
cercando freneticamente di non scoppiare in lacrime. Se ora gli avesse fatto
pietà sarebbe stato troppo.
Aspettava immobile un
altro pugno, o una scarica di calci, ma sentì qualcosa di bagnato cadere
sulle sue ciglia. Poi…qualcosa di caldo e umido sfiorare in più punti, la
sua mascella, dove la faceva più male, infine aprendo gli occhi vide
Hanamichi in lacrime, che tentava di sorridergli, e si abbassava per
baciargli le labbra.
Si lasciò andare a quella
meravigliosa sensazione. Le braccia del suo ragazzo ora lo stringevano al
suo petto, che sussultava leggermente a causa del pianto.
-
Scusa Kaede! Ti amo tanto, e ….
Sono io che non ti merito. Non il contrario. Tu sei la più perfetta delle
creature. –
Il moro sospirò di gioia,
ora anche lui poteva concedersi di lasciar trapelare delle emozioni,
dopotutto avrebbe voluto ribattere ad Hanamichi e dirgli che era davvero lui
a non meritare di stare accanto alla testa rossa, ma ora non aveva la forza
di contraddirlo ulteriormente. Se anche fosse entrato qualcuno in quel
momento, vedendoli e scoprendo tutto, bhe….al diavolo! Gli avrebbe
sbandierato tutto in faccia, sfidandolo a dire qualunque cosa avesse in
contrario al loro amore.
(Quasi quasi faccio
veramente entrare qualcuno….. NdA^^)
Al momento del pranzo, in
molti notarono gli occhi rossi di Hanamichi. La zia si avvicinò al nipote
alto quasi il doppio, gli chiese cosa lo avesse fatto piangere.
Il ragazzo non sapeva che
dire. Rukawa si stava allarmando, guardo Rika che doveva aver già capito,
perché s’inventò la scusa che Hanamichi era allergico al fieno e che il solo
contatto gli faceva lacrimare gli occhi.
-
Ah, cugino! Pensavo che ti fossi
commosso, vedendo i poveri cavalli soffrire sotto le tue cure. –
-
Già….Toshio, ricordi che quando
eravamo piccoli Hanachan si mise a piangere per qualcosa del genere? –
- Oh..si Haruchan! Hai
ragione! Fu quando un cavallo perse uno zoccolo e lui credeva che si fosse
rotta una gamba. Ricordo che pianse fin quando lo zio non lo rassicurò,
andarono persino dal veterinario perché Hanamichi non credeva che con uno
zoccolo nuovo il cavallo sarebbe tornato a posto. –
(-___- NdA)
I due fratelli
scoppiarono a ridere, dando pacche sulle spalle al povero Hanamichi che
fingeva di divertirsi.
Sarebbe finita lì se
Harumi non avesse aggiunto qualcosa.
-
Povero zio! Come poteva
sopportare una tale peste? –
La ragazza smise di
ridere momentaneamente, guardava soddisfatta suo cugino, che nel frattempo
era sbiancato insieme a Rika e Kaede.
-
HARUMI! Non dovresti dire certe
cose! –
-
Perché scus…ohhh, Hanamichi! Mi
dispiace davvero!! Non ci avevo pensato. –
Kaede e Rika avevano
paura che il rosso s’infuriasse o si mettesse a piangere lì davanti a tutti,
invece sorrise a sua cugina rassicurandola.
-
Ahah! Non preoccuparti! So che
non l’hai fatto a posta. –
Harumi sospirò
rassicurata, ma in realtà si mordeva le guance, irritata dal comportamento
bonario del cugino. Che non gliene importasse sul serio?
Guardò Toshio in cerca di
risposte, ma il ragazzo di poco più alto si limitò ad alzare le spalle
rassegnato.
Durante il pranzo non si
sentì volare una mosca. La sfuriata del giorno precedente aveva intimorito
un po’ tutti, perciò era alquanto imbarazzante iniziare un discorso.
Kaede ne era felice. Lui
amava profondamente il silenzio, ma d’altro canto sapeva che questa non era
una situazione delle migliori.
Con la coda dell’occhio
guardò Hanamichi, il rosso mangiava con la testa china sul piatto, e senza
emettere un solo suono.
Il moro si preoccupò, non
era normale vedere in quello stato il ragazzo di solito tanto vivace. Era
preoccupante.
Kaede sapeva la ragione
di quello strano silenzio. Sapeva che era tutto dovuto alla cacciata di
Harumi e che anche non dandolo a vedere, ne aveva risentito parecchio.
Perciò Kaede prese una decisione, e fece qualcosa di molto inusuale, almeno
per Kaede Rukawa.
Iniziò un discorso…..
-
Hanamichi….una volta tornati a
Kanagawa ti va di contattare i sempai Akagi e Kogure? Potremmo organizzare
un tre contro tre, io tu e Miyagi contro i più anziani. –
In realtà non gli
importava un fico secco di quella partita. Non sapeva neanche da dove gli
era uscita una proposta del genere, ma in fondo sapeva che il suo ragazzo
sentiva la loro mancanza e che aveva tanta voglia di rivederli.
Il rosso annuì: -
Potremmo addirittura organizzare uno Shohoku – Ryonan, con le squadre del
vecchio anno s’intende, tanto Akira e Hiroaki non faranno obiezioni. Che ne
dici? –
Il rosso annuì di nuovo e
Kaede gli sorrise.
Tutti a tavola rimasero
sconvolti nel vederlo sorridere tanto apertamente. Non era difficile da
capire che il moro non era affatto abituato a tali dimostrazioni.
Harumi intanto aveva
riassunto l’espressione persa e gli occhi a cuore tanto familiare alle
ragazze del Rukawa Shitenai.
Mentre Toshio aveva
spalancato la bocca, fissando Rukawa.
Ben presto una
conversazione prese spazio e ola tavola si rianimò, inaspettatamente a
dirigere il discorso fu proprio Kaede che informò tutti della squadra e del
campionato di quest’anno. Il ragazzo ebbe un eccesso d’orgoglio nel dire una
cosa in particolare però.
Rivolgendosi a tutti, ma
fissando in particolare la ragazzina alla sua destra, Kaede enfatizzò
duramente sul fatto che Hanamichi era un giocatore effettivo, e anche di
gran talento.
Più tardi, tutti andarono
a riposare. E per almeno un’ora nessuno uscì dalla propria stanza. I due
ragazzi furono i primi a raggiungere il piano inferiore ed a raggiungere il
canestro abbandonato la mattina.
Arrivati lì, si accorsero
che il cerchio era ancora pericolosamente in piedi anche se aveva tutta
l’aria di poter cadere al primo soffio di vento.
Nonostante tutto
cominciarono impavidamente a giocare, svegliando nuovamente Toshio.
Ben presto tutti si erano
alzati. Il pomeriggio sembrava essere molto soleggiato, perciò i padroni di
casa con Rika decisero di prendere una tazza di thè in veranda, mentre
osservavano i due ragazzi intenti nel gioco.
Nel frattempo per Harumi
e Toshio era arrivata una visita.
-
Ehy!
Toshio! Harumi! Come state?? Siete contenti di
vederemi? –
Un ragazzo più alto di
Hanamichi, con dei capelli antigravitazionali e un sorriso luminoso come il
sole, entrò nel cortile della fattoria sbracciandosi e salutando i ragazzi.
-
Akira! Da quando sei arrivato??
–
Harumi corse ad
abbracciare il ragazzo, mentre suo fratello stringeva la mano ad Akira
Sendoh un loro vicino di casa.
I genitori del capitano
della squadra di pallacanestro del Ryonan, due anni prima avevano comprato
la casa vicina, proprio in fondo alla salita. A differenza degli Ayano però,
loro la usavano solo durante i periodi di vacanza per rilassarsi.
In realtà Akira si
annoiava a morte in quel posto, perciò per lui incontrare due ragazzi della
sua età o poco più, era stato una salvezza.
Aveva fatto subito
amicizia con i due fratelli, pur trovandoli a volte…come dire…strani. O
forse non li conosceva abbastanza. In fondo però non si poteva lamentare.
Erano due brave persone, anche se Harumi spesso si rivelava un po’
appiccicosa.
-
Sono arrivato ieri. Ma voi cosa
mi dite? Avete voglia di fare una passeggiata qui intorno? –
-
Certo! Però… -
Harumi guardò suo
fratello indecisa, - …forse dovremmo avvertire anche Hana e il suo amico. –
Toshio annuì, - Andiamo a
chiamarli? –
La ragazza acconsentì,
cominciando a trascinare Akira.
Dal canto suo il ragazzo
sorridente chiese dubbioso. – Chi è Hana? –
-
Mio cugino! C’è anche un suo
amico, stanno giocando lì dietro. –
Akira sbiancò.
No! Basta! Anche qui? Non
ce la faccio più a sopportare bambini che piangono! Non basta mio nipote che
piange ventiquattro ore su ventiquattro. E se giocano….vuol dire che sono
piccoli no?
-
Ma….sono MOLTO piccoli? –
-
Piccoli? No…hanno la stessa età
di Harumi….ti da fastidio se vengono con noi? –
Sendoh tirò un sospiro di
sollievo.
Non sono mocciosi! Grazie
Kami!!
Poi si riscosse nel
sentire un suono per lui molto familiare.
-
Ma….questo rumore…. –
Harumi sbuffò scocciata. – Lo so! E’
snervante! Mi fa accapponare la pelle. Non lo sopporto proprio. –
Sendoh alzò un sopracciglio.
Quel rumore non poteva essere confuso con
altri.
Poi voltò l’angolo, vide due ragazzi che si
contendevano una sfera. Il ragazzo rosso che teneva la palla improvvisamente
scattò di lato e tirò a canestro da lontano. La palla s’insaccò nel
canestro, e se atterra ci fosse stata una linea, quel tiro sarebbe stato da
tre punti.
-
Wow!
Hana-kun! Non sapevo fossi tanto migliorato nei
tiri da tre! Tutto merito di Mitsui eh? –
Tutti si girarono a
guardarlo; anche se per diverse ragioni.
Ma si conoscono!?
I due fratelli passavano
lo sguardo, visibilmente confusi, tra Hanamichi e Sendoh.
-
A-akira? Che fai qui? –
Kaede alzò un
sopracciglio, Hana puntò il dito verso l’amico, spalancando la bocca e Akira
scoppiò a ridere, facendo capire tra una risata e l’altra: - E chi lo
immaginava…che tu fossi il cugino dei miei amici?! –
Poco dopo Akira si era
ripreso e dopo le dovute spiegazioni, aveva invitato i due ragazzi a
scendere fino in paese per prendere qualcosa al bar. E aggiungendo che forse
più tardi avrebbero potuto giocare a basket insieme.
Per tutto il tempo Toshio,
ma soprattutto Harumi si sentirono esclusi dalla conversazione. I tre di
Kanagawa discorrevano affabilmente di amici comuni o dello sport preferito,
ignorando completamente gli altri due.
Dentro di sé, la piccola
Harumi bolliva di rabbia e si rodeva il fegato. Inveiva mentalmente contro
il povero cugino, meditando una vendetta.
Povero Hanamichi!
Vedrai…la cosa non finisce qui….te la farò pagare….per colpa tua vengo
ignorata da entrambi i ragazzi che mi piacciono. Goditi questo momento di
vittoria, perché dopo sarò io a divertirmi…..
Fine Capitolo 1
Anny – (si va a
nascondere)
Kaede – Ma che fa? -____-
Hana – DOV’è?? Se la
trovo la spiezzo in due!! Perché ci vado sempre di mezzo io??
Anny – (piazza un
ologramma di se stessa davanti al pc! Poi si sente una voce registrata
parlare.)
Sto scrivendo! Sto
scrivendo! Non ti preoccupare.
Hana – (si siede lì
vicino) Bene! Io starò qui finchè non avrai finito!
Anny – (Sghignazza)
Kaede – Do’aho… -__-
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