Disclaimers: niente disclamer, ormai Saint Seiya mi appartiene di diritto. Peccato che nessuno è disposto a pagarmi una lira per questo capolavoro (si fa per dire, naturalmente).
Note: l'universo alternativo è tra parentesi quadre.


Il sogno della farfalla

di Petra

parte IV


[Nel silenzio assoluto della notte si ode solo il nostro respiro. Arles è seduto sul pavimento accanto a me, le gambe incrociate e le braccia abbandonate lungo le cosce. La maschera del suo volto luccica a tratti, illuminata dalla luce del lampione sulla strada.
"Avrei dovuto saperlo che era tutta opera tua," sussurro senza  ombra di ira. "Dopo tutto quello che è successo, riesci ancora ad influenzare la mia mente. Non mi piace ammetterlo ma in certe cose il tuo potere è ancora immenso."
La sua risata bassa e leggera risuona nella stanza.
"Sono desolato di doverti contraddire, una volta tanto che riconoscevi le mie capacità, ma stavolta temo che tu abbia fatto tutto da solo. Però non ti dispiace se ne approfitto, vero? Non riesco ancora a credere a tanta grazia.."
Con una mossa felina si alza in piedi e rimane sopra di me, un'ombra nera che mi sovrasta.
Scuoto la testa. "Stai cercando di farmi credere che tutto questo è reale? Ma davvero pensi che sia così stupido?"
"Reale, non è una parola che abbia molto senso. Voi umani siete tanto limitati in queste cose, per voi basta che una qualunque cosa appaia stabile alla percezione ed è già reale. Se è così semplice, tutto, anche se non è reale, può diventarlo. Basta solo che tu lo voglia davvero."
"Quello che voglio è svegliarmi da questo sogno ed è quello che farò."
Mi alzo in piedi a mia volta e comincio a richiamare il mio cosmo.
"Aspetta," dice lui, "Che fretta hai? Pensaci su ancora per un po'. Ricordi? Tra poco ci sarà un torneo. Tu ed io saremo di nuovo avversari, solo che stavolta tu potrai scegliere liberamente se vale la pena farmi a pezzi. In fondo in palio ci sarà solo la supremazia fra stupidissimi dojo. Qualunque cosa decida, la tua responsabilità sarà minima. Anzi, ti propongo un patto. Se mi batti al torneo ti faccio tornare indietro, alla tua vita di ogni giorno. Se invece perdi, rimani qui.. Sempre che tu nel frattempo non decida di voler rimanere in ogni caso."
Mi si avvicina tanto che i suoi capelli mi sfiorano il viso. Sento l'odore del suo corpo e vedo il sorriso fisso e crudele della sua maschera.
"Vedi? Ti faccio un altro regalo. Per la prima volta nella tua vita ti do la possibilità di decidere del tuo destino, del mio e..  soprattutto del suo," dice quest'ultima cosa accennando al letto, dove la sagoma di Shun si gira lentamente.
"Ecco, si è svegliato.. Adesso siete davvero soli, tu e lui. Sai che in fondo un po' ti invidio, è una creatura davvero bellissima.."


"Ikki, Ikki". Un tocco leggero sulla spalla e il mio nome sussurrato. Apro gli occhi e vedo accanto a me il volto di Shun. Mio fratello mi sta chiamando con una nota di ansia nella voce.
Per un attimo sono completamente disorientato. Mi guardo intorno cercando di mettere a fuoco gli oggetti. Questa non è la mia vecchia stanza al S.George, ma un posto squallido e nudo..
Fuori l'aria sta diventando chiara. La pioggia è cessata e il cielo appare completamente sgombro di nubi.
Non posso crederci, anche se mi sono svegliato continuo ad essere dentro quell'assurdo sogno.
Naturalmente, non dubito nemmeno per un attimo che sia opera di Arles. Ma stavolta è diverso, soprattutto perché non ho la più pallida idea di come fare per risvegliarmi.
E poi c'è questa parvenza di Shun. Vedo il suo volto e sento il suo respiro. È concreto, vero, come qualsiasi cosa in questa stanza e fuori da questa finestra.
"Ikki," anche la sua voce è così spaventosamente reale, "Scusami se ti ho svegliato, ma ti stavi agitando nel sonno. Mi sembrava che stessi avendo un incubo."
Lo guardo senza dire una sola parola. Rispondergli sarebbe come arrendersi ai trucchi di Arles.
Lui sembra imbarazzato sotto il mio sguardo muto. Si alza in piedi e torna a sedere sul quel letto sgangherato.
"Non sai come mi dispiaccia tutto questo. Ti sono piombato in casa e non ho fatto altro che darti fastidio. Ti ho persino rubato il letto. Guarda, sei costretto a dormire sul pavimento e senza nemmeno una coperta addosso. Devi essere completamente gelato."
La luce dell'esterno penetra, illuminando il suo volto e scavandolo di profonde ombre.
Continuo a tacere, fino a che il silenzio diventa insopportabile persino per me.
"Non ti preoccupare," dico alla fine, sentendo tutto il ridicolo di parlare con un'allucinazione, ma sotto quello sguardo intenso non posso fare a meno di rispondere, "Ci sono abituato. Non è che abbia sempre dormito su di un materasso."
"Ma io non voglio che tu dorma per terra per colpa mia, per piacere Ikki, non mi va affatto."
"Avanti, smettila," gli dico bruscamente, "dove vuoi che mi metta? Se non te ne sei accorto, ti informo che quello è l'unico letto."
"Allora vuol dire che dovremo dividercelo."
Guardo dubbioso quella specie di materasso con i piedi.
"E' troppo piccolo per due persone. Anzi, direi che è troppo piccolo anche per una persona sola.."
"Ci stringiamo.. avanti Ikki, se puoi dormire sul pavimento scommetto che puoi farlo anche in un letto stretto."
"Ma tu sei ferito e hai bisogno di stare comodo.."
Lo dico meccanicamente, senza la minima convinzione, come se recitassi una parte imparata a memoria. In fondo devo solo cercare contrastare Arles, nient'altro che tenere duro.
"Ikki, se non vieni a letto immediatamente ti giuro che mi alzo e mi metto a dormire anch'io sul pavimento. Conto fino a tre, uno, due.."
Conosco quel tono di voce. La prima volta che l'ho udito Shun non doveva avere più di cinque anni. Non lo usa spesso, ma quando lo fa significa che ha preso una decisione e nessuna forza al mondo gli farà cambiare idea.
Maledizione! Ecco che comincio già a ragionare come se tutto questo fosse reale. Ma in fondo è ancora più ridicolo stare a discutere tutta notte con l'ombra di un sogno. Perciò tanto vale assecondarlo. 
Vedo la sagoma di Shun spostarsi verso il muro per farmi posto. Con riluttanza mi sdraio al suo fianco. 
Lui alza la coperta e ci copre entrambi.

Questo letto è davvero minuscolo e per quanto mi sforzi di mantenermi sul bordo non posso fare a meno di aderire con tutto il lato sinistro a Shun.
E i ricordi mi precipitano addosso come la piena inarrestabile di un torrente. Quando eravamo all'istituto mio fratello aspettava sempre che le luci si fossero spente per sgattaiolare nella mia stanza ed infilarsi nel mio letto. Finiva che dormivamo tutta la notte avvolti nel nostro reciproco calore. 
Ma questo accadeva tanto tempo fa. Tutto quello che è successo in seguito, gli anni della separazione, il mio tradimento, e poi la guerra contro Arles.. troppe cose sono cambiate.
Il fatto è che per anni Shun è stato tutto il mio mondo e tutta la mia capacità d'amare si è concentrata unicamente sulla sua persona. E anche lui si è sempre affidato a me con un abbandono ed una fiducia assoluta. Persino quando le cose sembravano volgere al peggio, non ha mai dubitato di me.  
Mi accorgo adesso di aver dato per scontato che la sua dipendenza sarebbe durata per sempre. Invece, dopo la battaglia contro Arles la mia certezza si è incrinata.

Mi costa ammetterlo, ma mio fratello non è più il bambino che correva da me con le lacrime agli occhi ad ogni minima difficoltà. Ha sempre meno bisogno della mia guida e sempre meno bisogno di me.
Mi chiedo se tutta l'inquietudine, il cattivo umore e la rabbia covata in  questo ultimo mese non nasca dal timore di perderlo una volta per tutte.

"Ikki," la sua voce mi scuote dai miei pensieri.
"Sì?"
"Per quello che è successo poco fa.. prima che mi addormentassi.. non credi che dovremmo parlarne.." 
No, nemmeno per idea, questo proprio no!
"Non è successo niente, Shun, e non c'è niente da discutere. Ti farebbe bene cercare di dormire, invece."
"Cercare di dormire? Sai, A volte ho l'impressione di aver dormito per tutta la vita e di aver cominciato a svegliarmi solo dopo che ho incontrato te.."
"Shun.." cerco di protestare.
"Lo so che adesso tu pensi il peggio possibile di me," continua lui noncurante del  mio tentativo di farlo tacere, "Per questo devo parlare con te, perché non voglio che mi consideri un.. uno che fa certe cose con chiunque."
"Io non sto pensando a niente del genere, perciò puoi risparmiare il fiato."
"Ma sei arrabbiato con me. E non dire di no, è da quando ti sei svegliato che ti comporti come se mi odiassi."
"Io non ti odio, se è di questo che hai paura puoi anche stare tranquillo. Sono  soltanto un po' stanco e vorrei riposare.."
"S - scusami, ma preferirei davvero che mi ascoltassi e poi potrai fare quello che ti pare. Dormire fino a dopodomani o anche scaraventarmi giù per le scale se ti va. Ma prima ascoltami per piacere."
Sospiro vistosamente.
"Avanti," dico con un tono tutt'altro che invitante.
Tace per qualche momento, ed io  spero con tutte le mie forze che qualunque cosa voglia dirmi quest'ombra di Shun, abbia già cambiato idea. Ma prima che possa convincermene troppo, lui riprende.
"Sei la prima persona in assoluto che io abbia mai baciato," dice timidamente, "E sei anche la prima persona in assoluto che io abbia mai desiderato baciare."
"Shun.."
"Mi sei piaciuto fin dalla prima volta che ti ho visto. Tu magari nemmeno te lo ricordi quando è stato. Ma io sì. Fin troppo bene. È stato durante il torneo che hai interrotto," ridacchia. "Ti sembrerò un perfetto idiota a sentimi dire questo, ma non puoi nemmeno saperlo quanto eri bello, quando hai fatto quella tua entrata ad effetto. Ricordo di aver pensato che sicuramente ti piaceva tanto fare colpo con simili trovate. Ma nello stesso tempo ho sentito che da quel momento non ci saresti stato che tu. È una cosa che non dimenticherò mai. Per me è stato come se ti avessi aspettato da sempre.. "
< Smettila, per favore, smettila>, la mia mente sembra capace solo di pensare queste poche parole e continua ripeterle come un mantra.
"E' difficile da spiegare, ma vorrei che mi credessi. Per un attimo i nostri occhi si sono incrociati.. non credo che tu mi abbia notato, però, eri impegnato in ben altro.. ma per me è stato come se il mondo intero si fosse fermato.. Tutti  urlavano, mio fratello cercava di scuotermi e di spingermi ad inseguirti, ma io non riuscivo a far altro che rimanere lì come un salame a fissarti a bocca aperta."
"Shun..".
"È da allora che lo so, con una certezza assoluta, che ci sarebbe stata una notte come questa tra noi. A costo di farmi prendere a schiaffi da te, doveva esserci.."
È troppo. Mi alzo dal letto e mi metto seduto voltandogli le spalle. Il pavimento freddo sotto i miei piedi mi aiuta a schiarirmi le idee. Solo per un momento però, perché immediatamente sento il letto cigolare e le sue braccia avvolgermi la vita, mentre la sua testa si annida sulla mia spalla. Mi irrigidisco, ma non faccio un solo gesto per allontanarlo.
"Non mi importa delle conseguenze, non mi importa nemmeno se per te non significherà niente.. ma voglio stare insieme a te stanotte.."
"Shun.."
"Poco fa quando mi hai baciato è stato.. meraviglioso. Ho sentito che anche tu mi desideravi. Se non è più così, se ci hai ripensato, non hai che da dirmelo, ed io.. ed io.. non so.. ma almeno dimmelo chiaro e tondo."
Chiaro e tondo, appunto. Non ho che da dirglielo chiaro e tondo. Ed è quello che farò. Adesso lo afferrerò per i polsi, costringendolo a staccare le braccia dalla mia vita, poi mi volterò, lo guarderò dritto in faccia e gli dirò di smetterla con questa storia ridicola.
Devo farlo, non posso assolutamente permettere all'illusione di Arles di avere un simile potere su di me.
Prendo un profondo respiro e mi decido.
Gli afferrò i polsi e glieli stringo con forza. Subito avverto la sensazione di calore sotto le mie dita. Lo sento addirittura sobbalzare per il dolore improvviso. 
Mi volto verso di lui, lo guardo dritto negli occhi e.. lo stringo forte tra le braccia, cercando le sue labbra.

<Non credere di aver vinto Arles. Questa è solo una tregua. Faremo i conti lo stesso noi due, non t'illudere,> penso, ed è l'ultima cosa coerente che mi passa nella mente prima di annegare dentro la bocca di Shun.

È un bacio disperato nel quale scarico tutta la tensione e la frustrazione di anni. Succhio con forza le sue labbra, i suoi denti, la sua lingua, dandogli a stento il tempo di ricambiarmi. Le mie mani sembrano divorate da una febbre convulsa. Gli accarezzo il viso, i capelli, il collo, poi scendo sul torace a cercare l'orlo della maglietta, dolorosamente consapevole della sua pelle nuda sotto l'indumento leggero.
Gliela sfilo dalla testa e finalmente posso sentire tutto il suo calore sotto le mie mani. Raggiungo i suoi capezzoli e comincio a tormentarli con forza. Li sento subito turgidi sotto le mie dita e questo rischia di farmi perdere completamente la testa.
L'unica cosa di cui sento il bisogno in questo momento è penetrare in lui e possederlo con tutta la forza e la disperazione di cui sono capace.

Ma no, mi dico, in un lampo di consapevolezza, non ancora, non così veloce. Se davvero debbo perdermi in questa trappola, lo farò prendendomi tutto il tempo del mondo. Darò a quest'ombra di Shun tutto il piacere che ho sempre desiderato dare a mio fratello.

Così rallento i movimenti e ricomincio ad accarezzarlo lungo le cosce, con una dolcezza estenuante. Il suo corpo reagisce immediatamente a questo cambiamento di ritmo, tendendosi con forza, mentre la sua gola comincia ad emettere un suono rauco, spaventosamente eccitante.
Lo afferro per la vita lo ribalto su di me,  faccia a faccia. Lui è costretto a tenere la mani puntante contro il cuscino per non schiacciarmi. Avvicino il mio volto e gli sfioro le labbra con le mie. Piano, molto piano. Intanto faccio in modo che apra le gambe e che si metta a cavalcioni sul mio bacino. Circondo il suo viso con le mani e affondo di più nella sua bocca, stimolandolo a rispondere. Lui apre immediatamente le labbra e sento già la sua lingua che cerca la mia. Allora mi tiro indietro, e affondo di nuovo, e di nuovo mi ritraggo, in un gioco estenuante che lo fa gemere per la frustrazione.
Intanto le mie mani accarezzano il suo sedere sotto la morbida stoffa dei boxer. Lo sento mugolare di piacere e torno a baciarlo, accarezzandogli la lingua con la mia. Sta cominciando a muoversi contro di me, strusciandosi contro il mio sesso, ma lo blocco, tenendolo fermo in una morsa di ferro.
Non ancora, non così veloce, Shun..
Alzo lo sguardo su di lui e lo vedo con il dorso inarcato e gli occhi serrati, le labbra appena socchiuse, è talmente provocante che devo fare uno sforzo per non venire solo guardandolo.
Baciandolo lungo il collo e il petto, comincio a scivolare sotto di lui, fino a raggiungere il suo inguine. Sento la sua erezione tendere la stoffa dei boxer e ci appoggio sopra la bocca, sfiorandola piano con la lingua. Lui lancia un piccolo urlo spezzato e il suo respiro si fa talmente affannoso che temo stia per sentirsi male.
"I - Ikki, ti prego," dice tra i singulti, "Non co-sì, io non - non resisto."
Mi dispiace Shun, ma non ancora, non così veloce..
Lo spingo di nuovo con tutta la forza delle mie braccia e lo rimetto supino sul letto e prima che possa fare una sola mossa gli afferro i polsi e gli blocco le braccia sopra la testa. Scendo ancora una volta sul suo corpo, tracciando la superficie della sua pelle con la lingua. Mi fermo su un suo capezzolo afferrandolo con tutta la bocca e succhiandolo con forza, mentre contemporaneamente inizio a leccarlo con piccoli movimenti circolari.
A questo punto sento il suo corpo abbandonarsi sotto di me, come se non avesse più la forza di reagire alle mie carezze, solo di sospirare e mugolare piano, mentre i suoi movimenti diventano sempre più languidi ed estenuati.

Mio dio, Shun, come mi piace il sapore della tua pelle, starei tutta la vita ad assaporare questo tuo gusto di latte e miele, e prolungherei questo tormento all'infinito, solo per il piacere di sentirti gemere così, piano sotto di me, per sentirti dimenare eccitato contro il mio corpo e sfiorare questa seta calda sotto cui palpita la tua carne.

"Ik- ikki," ancora il mio nome sussurrato nel silenzio come una preghiera disperata, le sue mani si artigliano dentro le mie con una tensione spaventosa.
"Non res- sisto, ti pre-go.."
Va bene, d'accordo, Shun, adesso..
Lascio i suoi polsi e scendo ad accarezzargli il corpo, mi fermo sull'elastico dei boxer e li abbasso lungo le cosce. Shun mi asseconda inarcando la schiena, mentre le sue mani mi accarezzano i capelli.
Mi inginocchio sul letto e sollevo le sue gambe divaricandole. Lo attiro contro di me sollevandogli il bacino e contemporaneamente mi chino su di lui. La sua erezione è a pochi centimetri dal mio volto, mi abbasso ancora e comincio ad accarezzarla con la lingua, avanti ed indietro, dalla punta alla base.
Sento solo un urlo soffocato, ma non alzo la testa per guardalo. Continuo, invece, ad andare su e giù lungo il suo uccello e quando le sue gambe si stringono spasmodiche intorno al mio corpo capisco che è il momento. Lo prendo completamente in bocca succhiando con forza e immediatamente viene dentro di me con un'unica spinta violenta.

Dopo, si abbandona esausto all'indietro, con gli occhi chiusi contro il cuscino. Io rimango su di lui a contemplare il suo volto arrossato dal piacere, aspettando che riprenda fiato. Pian piano i suoi singulti si calmano e riapre gli occhi. Appena mi mette a fuoco sorride con una tale invitante dolcezza che le ossa mi si sciolgono. 
"Vai avanti," mi sussurra, sollevando una mano ad accarezzarmi il volto. Ed io sono solo capace di annuire, come un perfetto idiota.
Mi accorgo che sono ancora completamente vestito. Mi libero della maglietta e dei pantaloni con fretta convulsa e finalmente sono su di lui, mi sistemo bene intorno al suo corpo e scendo lento sulla sua bocca, ritrovando la dolcezza della sua lingua. Le sue mani intanto mi liberano del mio ultimo indumento e restiamo per un po' fermi così, ad assaporare per la prima volta il calore della nostra nudità.
Prendo a strusciare la mia coscia contro il suo inguine fino a farlo diventare di nuovo duro. Poi gli sollevo di nuovo le  gambe e le poggio sulle mie spalle e comincio a penetrare in lui il più lentamente possibile, ma anche in questo modo, il suo volto cambia espressione. Una smorfia di dolore gli contorce i lineamenti. Vedo i suoi denti stringersi sulle labbra per soffocare un urlo.
Allora mi fermo e ricomincio ad accarezzarlo piano.
Prima circondo con le dita i suoi capezzoli, fino a farli vibrare, poi scendo lungo il suo busto e raggiungo il suo uccello. Lo prendo delicatamente in mano e comincio a masturbarlo, andando su e giù lungo l'asta. Shun si rilassa ed un gemito di piacere gli sfugge dalle labbra. Subito aumento il ritmo della mano e questo lo fa godere ancora di più. Ne approfitto per entrare del tutto dentro il suo corpo, e stavolta lui urla davvero, mentre con le mani puntate contro le mie braccia tenta di respingermi indietro con una specie di furia cieca.
"Shun.. stai calmo.." sussurro, cercando la sua bocca. "Rilassati, vedrai che farà meno male, d'ora in poi."
Riesce solo ad annuire, mentre un singhiozzo gli sfugge dalle labbra serrate. Continuo a pompare con la mano, tentando di distrarlo e mi muovo piano dentro di lui. Soffre ancora, ma mi pare che i suoi movimenti siano meno convulsi e che i suoi muscoli stiano cominciando ad accettarmi.
Mi tiro indietro col bacino e poi spingo ancora avanti, e subito il piacere della sua carne, stretta intorno al mio uccello, mi attanaglia l'inguine come una scarica elettrica, che si propaga per tutti i nervi.
Mi accorgo di aver pensato finora solo a fare godere Shun e di non essermi minimamente preoccupato di me stesso. Ma adesso comincio ad avvertire tutta una serie indescrivibile di sensazioni attraversarmi il corpo  fino al cervello.
Capisco che non riuscirò a controllarmi ancora a lungo. Ed infatti, perdo la nozione del tempo e del corpo che è steso sotto di me, e per i secondi successivi ciò che resiste è solo il desiderio di spingere dentro quest'anello di carne e di annegare dentro quest'orda di assoluto piacere.
I miei movimenti diventano sempre più veloci e con una gioia indescrivibile mi accorgo che Shun mi asseconda, inarcando il bacino avanti ed indietro e accompagnandosi con piccoli mugolii scomposti.
Questo è davvero troppo per me. Mi lascio andare completamente, ad occhi chiusi, col buio che esplode dentro la mia testa.
Con un ultimo lungo gemito, vengo dentro di lui, e immediatamente, un'ondata di calore sul mio ventre mi assicura che anche Shun ha raggiunto l'orgasmo. 
Resto per un lungo momento fermo, rigido su di lui, mentre il mio corpo si svuota completamente, e poi, ansimando forte, crollo sul letto trascinandomelo dietro.

Sono esausto, e nello stesso tempo vorrei saltare per la felicità, perché nemmeno nella mia più sfrenata fantasia avrei mai creduto che potesse essere così fare l'amore con Shun.
Mi volto verso di lui che si è  già accoccolato contro il mio petto e lo stringo con forza contro di me, con l'impressione assurda che neanche a stritolarlo tra le mie mani, potrei appagare questa fame che ho di sentirlo dentro la mia carne.
Il sole, ormai sorto, entra dalla finestra e illumina la sua pelle tingendola d'oro. Alla luce dell'alba vedo sul suo viso un'espressione completamente abbandonata, e così sensuale, nelle labbra appena dischiuse e negli occhi appannati, ombrati dalle ciglia umide.
Lui si stira fino a raggiungere il mio orecchio e scostando una ciocca di capelli bagnati di sudore, mi sussurra dentro: "Ti amo.".
Poi si distende di nuovo con le braccia allacciate intorno al mio collo. Si rilassa dentro il mio corpo, ad occhi chiusi, con un sospiro felice.
Sono solo capace di annuire e non so nemmeno se lui riesce a vedere il mio gesto. Ma non importa, lo so che tanto capisce lo stesso.
Chiudo gli occhi a mia volta e mi addormento, con un'unica assoluta certezza. Che quando mi sveglierò da questo sogno, dovrò ricordarmi tutto, ogni singola sensazione, perché questo dovrà bastarmi per il resto della mia intera vita.

*********

Mi sento un perfetto idiota a starmene qui, appoggiato a quest'albero, sul ciglio della strada ad aspettare. 
Mi pare di essere uno di quei maniaci che si appostano vicino alle scuole, per spiare l'uscita delle ragazze in minigonna.
Be', non è che le mie intenzioni siano molto diverse.
L'unica differenza è che io invece sto aspettando l'uscita di un ragazzo. Che per inciso è il ragazzo più bello e sexy sulla faccia della terra, e per questo non credo che sarà molto difficile individuarlo in mezzo a questa massa di ragazzini goffi e brufolosi.
Infatti, lo vedo subito appena esce dal cancello del cortile, circondato da un codazzo di fanciulle in fiore che lo guardano adoranti. Scambia con loro delle frasi ed ogni tanto ride arrossendo e piegando di lato quella sua testa verde, come un uccellino che tuba, o un gatto che fa le fusa..
Stringo i pungi. Non avevo idea che sapesse flirtare in questo modo indecoroso. Mi sa che dovrò fargli un discorsetto a proposito.
Nel frattempo, mi limito ad attirare la sua attenzione alzando e agitando un braccio. Lui mi nota immediatamente e un enorme sorriso si stampa sul suo volto. Si libera velocemente delle ammiratrici e corre verso di me.
"Ikki, cosa ci fai qui?" mi dice, col volto acceso dalla sorpresa e dal piacere.
"Passavo da queste parti e ho pensato di aspettarti.. non so magari ti andava di pranzare insieme," il suo volto si fa perplesso, "Certo se non puoi.."
Lui ci pensa su un momento.
"Fammi telefonare a casa," dice subito.

Il ristorante non è di lusso, ma si trova in un posto lontano da quelli di solito frequentati dai Bronze ed è intimo. È un ristorante giapponese, di stampo tradizionale. Vengo sempre qui quando ho voglia di tornare alle mie radici, o per meglio dire, so che ci viene l'altro Ikki.
È bizzarro avere i ricordi di un altro in testa ed essere costretti contemporaneamente ad affrontare i propri. È come essere affetti da una consapevole forma di schizofrenia. Il peggio però è doversi comportare sempre nella maniera più appropriata, per non attirare sospetti e soprattutto per non finire dentro una camicia di forza.
Ormai sono giorni che sono in questa situazione. Come ha detto Arles tutto ciò è diventato permanente e l'illusione è talmente perfetta che comincio ad adattarmi a questa nuova condizione, come se fosse da sempre la mia unica realtà. Anzi, mi capita sempre più spesso, ormai, di considerare quell'altra vita come una specie di sogno..

Sediamo entrambi sulle ginocchia, accoccolati sul pavimento e praticamente divoriamo enormi porzioni di o-nigiri e norimaki.
Shun non è abituato a questo tipo di cibo, eppure sembra apprezzarlo, così come non sembra per niente infastidito dal dover rimanere a lungo seduto sui talloni.
Mangiamo chiacchierando allegramente.. cioè lui chiacchiera allegramente, io per lo più ascolto, sorridendo a tratti, e rispondendo alle domande dirette con monosillabi, non so fino a che punto appropriati.
Eppure sto bene, sono tranquillo e a mio agio.
Ed in fondo perché no? Visto che non ho la più pallida idea di come uscire da questa situazione, allora tanto vale che me la goda fino in fondo.
Certo, potrei andare in cerca di Arles e costringerlo con la forza a far cessare tutto questo, ma in fondo che male c'è nell'assaporarsi una piccola vacanza. Fra poco ci sarà il torneo e allora farò in modo di fargliela pagare..

Mi accorgo ad un tratto che Shun mi ha fatto una domanda che non ho capito.
"Scusami," gli dico, "vuoi ripetere?"
Lui mi guarda con un leggero sorriso sulle labbra.
"Cosa c'è che non va?" mi chiede gentilmente.
"Cosa ci deve essere?"
"Sei così distratto, non stai ascoltando nemmeno un decimo di quello che dico. Se ti sto annoiando non hai che da dirmelo e smetto subito di parlare," sorride di nuovo e una luce maliziosa gli si è accesa dentro gli occhi.
"Non mi annoio, non è questo," gli dico, "stavo solo pensando al torneo."
Il suo sguardo si incupisce immediatamente. Abbassa gli occhi e comincia a giocherellare col tovagliolo. 
"Shun, se non te la senti di partecipare, basta solo che tu lo dica, in fondo non c'è in palio il futuro della terra."
Alza il volto e mi guarda dritto in faccia.
"Hyoga ci tiene molto," dice piano.
"Ah be', allora, il discorso è chiuso," ribatto con ironia. Lui scuote la testa, e poi la abbassa di nuovo verso il pavimento.
"Cerca di capire," sussurra, "Lui è mio fratello. Per anni siamo stati tutto l'uno per l'altro. Quando è morta nostra madre e siamo rimasti soli è stato lui a prendersi cura di me. Non voglio deluderlo."
"Non sapevo che foste orfani,", cambio discorso per ingannare l'assurda fitta di gelosia che per un attimo mi ha attanagliato le viscere.
"Cosa dici?" Shun mi guarda stupito, "Lo sai benissimo che tutti i Bronze lo sono. Il nonno di lady Saori ha creato i Saint per aiutare i ragazzi orfani."
"E' vero," ammetto, "Ma tu parli sempre di una casa. E poi hai chiamato una donna poco fa al telefono."
Annuisce. "Siamo in affidamento presso una famiglia. Sono delle brave persone, spero davvero che finiscano per adottarci, anche se fra due anni Hyoga sarà maggiorenne e allora, magari non è che per lui abbia molto senso. "
Tace per un attimo e i suoi occhi sembrano perdersi dietro ai ricordi.
"Abbiamo avuto diverse possibilità di essere adottati prima di adesso. Le persone si interessano sempre a noi, quando eravamo in istituto. Un po' perché erano impietositi dalla nostro caso, un po' perché.. be' eravamo entrambi dei bei bambini.. credo. La gente è piuttosto sensibile a certe cose."
"E perché alla fine nessuno lo ha fatto?"
Shun sospira, ma poi sorride. "Hyoga è sempre riuscito a far cambiare idea a tutti quanti. Era sempre la stessa storia, riusciva a combinare qualcosa per farli scappare a gambe levate. E lo faceva apposta, sai? Finiva che quei poveretti volevano solamente me, ma gli psicologi dicevano che non era nemmeno da pensare di separarci. Così non siamo mai riusciti a trovare una famiglia."
"Ti è mancata molto?" chiedo.
"Alle volte sì. Ma non gliene faccio una colpa. A Hyoga intendo. Lui è fatto così, è il suo carattere, non è facile per lui adattarsi. E poi Hyoga ha conosciuto bene nostra madre e l'amava molto, io invece me la ricordo a stento, è logico che per me le cose fossero più facili."
Che strana sensazione sto provando. È come se a causa delle parole di questo Shun mi si rivelassero aspetti di mio fratello ai quali non avevo mai pensato. E questo mi sgomenta. Mi chiedo quante cose lui non mi ha mai detto per non ferirmi, quanti desideri e dolori ha mi ha tenuto nascosti, per non urtare il mio egoismo. Comincio davvero a chiedermi fino a che punto conosco il mio Shun.

Dopo aver pranzato paghiamo il conto e usciamo dal locale. Nessuno di noi ha ancora intenzione di separarsi dall'altro e così cominciamo a passeggiare per le strade della città.
Nelle prime ore del pomeriggio Nuova Luxor perde un po' di quella frenesia caotica tipica di altre ore del giorno, perciò è molto piacevole andare a zonzo senza una meta precisa.
Camminiamo per un bel po', godendoci il sole di primavera, attraversando incroci e piazze, e fermandoci davanti alle vetrine dei negozi a commentare la merce esposta. Ma la vera intenzione è quella di assaporare la nostra reciproca compagnia e si vede soprattutto da come creiamo le occasioni di lievi contatti fisici tra di noi. I nostri gomiti che si toccano più o meno inavvertitamente, la sua mano che si poggia sulla mia spalla, per attirare la mia attenzione, e altre cose così, mi comunicano una serie emozioni strane, eccitanti e nello stesso tempo straordinariamente appagamenti.

Alla fine, senza accorgercene arriviamo in vista del mare. Il vento di maggio increspa lievemente la superficie, ricoprendola di schiuma bianca. I gabbiani solcano il cielo azzurro con i loro voli acrobatici e tracciando lunghe traiettorie oblique si lanciano verso l'acqua.
"Scendiamo?" mi dice Shun indicando la spiaggia.
Annuisco senza dire una parola.
Ci fermiamo solo un attimo per toglierci le scarpe e poi saltiamo dalla banchina di cemento, affondando i piedi nudi nella sabbia umida. Arriviamo sul limite del bagnasciuga e Shun si guarda intorno in cerca di una pietra. Ne trova una e la lancia abilmente. La pietra si immerge di taglio sulla superficie elastica e rimbalza.
"Uno, due, tre, quattro... però niente male," esclama divertito, "vediamo se sei capace di fare di meglio." 
Guardo incerto prima lui poi il mare.
"Avanti," mi incoraggia lui, "ti  sfido."
Raccolgo una piccola pietra da terra e la lancio cercando goffamente di imitarlo, ma essa piomba in acqua con un tonfo secco.
Shun per poco non si rotola a terra dalle risate.
"Ma che fai?" esclama, "Sembra che tu non abbia la minima idea di come si fa. Prima di tutto devi scegliere la pietra adatta. Deve essere piatta e liscia, come questa, vedi? E poi devi tirarla così," si china agilmente sul fianco sinistro e solleva il braccio destro,  rimane per qualche secondo sospeso, come se stesse saggiando il vento e poi lancia la pietruzza, tracciando un arco piatto e stretto. Il sasso rimbalza cinque volte.
"Hai visto?" dice orgoglioso.
"Va bene, ho capito, guardami ora."
Ne trovo una bianca e levigata, mi metto in posizione e faccio esattamente come mi ha mostrato lui. Il tonfo stavolta è ancora più secco. Rimango di stucco a guardare l'acqua che si apre e la pietra che affonda ignominiosamente. Shun stavolta non tenta di trattenersi. Ride talmente tanto che è costretto a sedersi sulla sabbia.
"Oh, smettila," gli dico, "Non mi pare il caso di farla così lunga, è solo uno stupido gioco."
Ma lui continua inarrestabile e allora mi arrabbio.
"Ma insomma," gli dico bruscamente, "La finisci di comportarti come un ragazzino?"
Lui tace per un momento, con le labbra serrate come a volersi trattenere a forza, ma poi mi guarda in faccia e scoppia di nuovo a ridere.
"Ah, va bene, allora ti faccio smettere io!"
Mi inginocchio accanto a lui e gli afferro i polsi, spingendolo all'indietro. Shun tenta di divincolarsi, ma il riso gli toglie le forze e dopo una breve lotta l'ho già intrappolato, supino, con le braccia prigioniere sopra la testa. Neanche questo trattamento però serve a farlo smettere. Ride con la bocca aperta, mostrando i denti bianchi, il volto arrossato e gli occhi socchiusi da cui cominciano a scendere due lacrime luminose.
È da perdere la testa. Non mi fermo nemmeno un attimo a considerare che qualcuno ci possa vedere. Mi chino sulle sue guance morbide e lecco via una delle due lacrime. A questo punto lui cessa di ridere e il suo corpo si irrigidisce di colpo. Allora con le labbra traccio un sentiero di baci umidi lungo la sua gota, fino a raggiungere l'angolo delle sue labbra. Mi soffermo lì per un momento, assaporando con la lingua quel contorno delizioso. Ma lui, sotto la mia stimolazione, ha già aperto le bocca e la sua lingua cerca la mia. In un attimo siamo incollati l'uno all'altro in un bacio profondo ed intimo.
Gli lascio i polsi per afferrargli il volto e per permettergli di avvinghiarsi a me con tutt'e due le braccia strette intorno alla vita. 
Dopo un po', senza fiato (e prima che le cose di mettano al peggio), ci sediamo sulla sabbia. Io apro le gambe e Shun si accoccola dentro di esse, voltandomi la schiena e appoggiandosi con il dorso contro il mio petto. Ne approfitto per mordergli delicatamente il lobo dell'orecchio e poi gli sussurro dentro.
"Dormi da me stanotte?"
Lui tace evidentemente combattuto.
"Se ti crea problemi a casa, possiamo rimandare," gli dico in uno slancio di generosità totalmente ipocrita, visto che sono già pronto a prendermela a morte se mi dice di no.
"I problemi li risolvo," afferma, invece, con voce decisa. Mi si stampa sul volto un sorriso che ci scommetto mi dà un'aria completamente idiota. È una fortuna che lui non possa vedermi.
Subito, a mo' di ringraziamento, lo costringo a girare la testa e ad appoggiare la nuca  sulla mia spalla, per affondare di nuovo nelle sue labbra.
Rimaniamo sulla spiaggia a baciarci, a coccolarci e a parlare fino al tramonto. Incuranti degli sguardi dei rari passanti, immersi nel nostro mondo perfetto.
Irraggiungibili.

Appena il sole comincia a calare sul mare Shun si appoggia più comodamente contro il mio petto e guarda davanti a sé la traccia dell'orizzonte arrossato.
"Andiamo via?" gli chiedo, senza tentare di nascondere la mia impazienza.
Lui scuote la testa.
"Ancora un attimo," dice, "Voglio vedere il tramonto."
Sbuffo, leggermente frustrato. "Perché sei così romantico?" gli chiedo con una voce drammaticamente rassegnata.
"Che stai dicendo? Guarda che non c'è niente di romantico in un tramonto. Quelli che lo trovano sentimentale è perché gli hanno solo dato un'occhiata di sfuggita. Vedono il cielo colorarsi di rosa e pensano: 'Ma che bello che è. E noi quanto siamo sensibili ad averlo notato', e poi se ne vanno a sbrigare le loro faccende. Ma non è così che si guarda tramontare il sole."
"Ah no? E com'è che si guarda, allora?" chiedo e non posso fare a meno di metterci una nota d'ironia nella mia voce, ma lui non raccoglie e rimane serissimo.
"Si guarda fino a quando l'ultimo raggio non è scomparso. Solo allora si capisce.."
"Si capisce cosa?"
"Che non c'è proprio niente di romantico," ripete lui, "e che invece è terribile."
"Terribile?!?!"
Lui fa cenno di sì e tace.
Rimaniamo in silenzio a guardare il sole scendere lentamente nel mare color rubino. Pian piano scompare dentro la linea dell'orizzonte, finché l'ultimo raggio viene inghiottito senza pietà e si spegne completamente, lasciando solo una  traccia sanguinante. Da est cominciano a calare le prime ombre.
Sento Shun rabbrividire tra le mie braccia e la consapevolezza della fragilità dei nostri  corpi, mi colpisce all'improvviso come una mazzata. Affondo il volto nei suoi capelli e respiro piano il suo calore.

Ancora prima di arrivare nel mio appartamento ho già preso la mia decisione.

A letto, con Shun che dorme con la testa appoggiata sul mio petto, ascolto il suo respiro tranquillo, avvolto nel calore del suo corpo.
So con assoluta certezza che non sono mai stato così felice in tutta la mia vita.
Stanotte abbiamo fatto di nuovo l'amore con trasporto e tenerezza, abbandonandoci completamene ai nostri corpi e alle nostre emozioni.
Mi sento diverso quando lo stringo tra le braccia ed entro in lui. Tutto diventa chiaro e trasparente, e persino la mia esistenza sembra acquistare un senso. 
Forse tutta la nostra sofferenza non è stata che un sogno, un sogno che doveva prepararci ad assaporare questa pace assoluta.
Niente più timore, niente più dolore, niente.. Ho deciso che non deve finire.
Lo so che questa è solo un'illusione di Arles, e so che i suoi piani non possono che nascondere un'ennesima carognata. Certo, sapessi di cosa si tratta sarei più tranquillo.. ma al diavolo! Ho deciso che non m'importa. Se davvero lui può assicurami che durerà per tutta la vita, io da questo sogno non mi voglio più svegliare.
In fondo quanto ci rimane a me e a Shun? Un anno o un secolo, è sempre troppo poco. Appena il tempo di un battito di ciglia e sarà già tutto finito.
Ma almeno fin quando sarà in mio potere ho deciso che durerà.]

Fine IV parte

Coscienza di Petra: Sap, lemon, sap, lemon, sap, sap. Un'intera parte sprecata tra Sap e lemon, ma ti pare il caso? Questa tua fic è completamente sbilanciata. Scommetto che la prossima sarà tutta avventura e seghe mentali.
Petra: uffa, che ci posso fare se mi sta venendo così. 
Coscienza: ti sta venendo uno schifo, se vuoi il mio parere.
Petra: veramente non te l'ho chiesto.. comunque, cosa dovrei fare secondo te, smettere?
Coscienza: sì, ti piacerebbe, non è vero? Scansafatiche che non sei altro. Ma oramai ti sei presa un impegno e lo devi mantenere, se non altro per quei pochi che sopportano stoicamente queste tue assurde fesserie. Vai a lavorare sulla quinta parte, piuttosto, che fa più schifo di questa. E smettila di stare sdraiata al sole che poi ti lamenti dei mal di testa..
Petra: ma che strazio... ma proprio a me dovevi capitare... ma non esiste un'operazione chirurgica per l'estrazione della coscienza???? Non potevano togliermi te, invece delle tonsille????

... e la lite continua...



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