Disclaimers: i personaggi di Saint Seiya non sono miei ma di un sacco di gente geniale. Io me ne approprio indegnamente per puro e semplice divertimento. Se decidete di farmi causa lo stesso, sappiate che lo fate anche voi per puro e semplice divertimento, perché non ho una lira da spremere.
Note: all'interno delle parentesi quadre comincia l'universo alternativo.
 


Il sogno della farfalla

di Petra

parte II


La sala da pranzo del S. George sembra uscita da una di quelle favole con le quali si rimbambiscono i bambini. Lampadari di cristallo, argenteria lucidata di fresco, marmi tirati a specchio e lusso a profusione.
Saori Kido siede a capotavola, Shun è di fronte a me e ho accanto Seiya e Shiryu, Hyoga sta seduto vicino a mio fratello. Lady Saori, cena in silenzio. Non ha fatto alcun commento sul mio ritardo e sembra totalmente immersa dentro preoccupazioni che nessuno di noi è in grado di comprendere. Gli altri invece trascinati dall'allegria di Seiya discutono animatamente della partita di oggi pomeriggio. Uno scambio di battute attira la mia attenzione.
"Stavamo vincendo e avremmo vinto" sta dicendo Shiryu
"Se non fosse stato per Ikki."
"Ma che dici?" ribatte Seiya " Se Ikki nemmeno giocava. Non è da te cercare certe scuse."
"Che c'entra! Volevo solo dire che se Ikki non si fosse messo a bruciare il suo cosmo, Shun non si sarebbe distratto. Lo sai anche tu che da quel momento non ne ha azzeccata una."
Guardo Shun che è arrossito fino alla punta dei capelli.
"Che storia è questa?" dice milady, che per l'occasione si è scossa dalle sue riflessioni, "Per quale motivo Ikki avrebbe dovuto bruciare il suo cosmo?"
Quei quattro fessi si  guardano in faccia, sembrano ragazzini colti a rubare la marmellata, poi gli occhi di tutti si puntano su di me.
"Scusatemi," dico, alzandomi in piedi, "Ho voglia di fare due passi prima di andare a dormire."
"IKKI!" Ho già raggiunto la veranda quando mio fratello mi si accosta.
"Ikki, non fare così, nessuno voleva rimproverarti di niente."
Mi volto a guardarlo. E' lievemente affannato a causa della corsa, i capelli scomposti e gli occhi brillanti di preoccupazione.

San Sebastiano legato all'albero del martirio..

Ma che diavolo vado pensando! Io non l'ho mai visto quel quadro. Quel quadro non esiste neppure. E' solo il prodotto di un sogno, probabilmente neanche quel poveraccio è mai esistito.
Shun è Andromeda, e come immagine di sacrificio basta e avanza.
"Non sono offeso, Shun," gli dico con la voce più neutra che riesco a tirare fuori, "Voglio solo fare due passi da solo, d'accordo?"
Lui mi guarda un momento con tristezza, ma poi sorride.
"Ma certo, certo che sono d'accordo. Che domande? Ci vediamo più tardi, Ikki, buona passeggiata."

E' una bella serata calda, l'aria profuma di gelsomino. Sta persino sorgendo uno spicchio di luna che spande una luce pallidissima. 
Non voglio pensare a quello che è successo oggi pomeriggio, sono troppo stanco e ho la testa in fumo.
Vorrei avere un interruttore nel profondo della mia mente per spegnere i pensieri  e godermi soltanto l'aria notturna e questa sensazione di assoluta pace. 
So che adesso non posso essere oggettivo, potrei starmene qui per ore ad analizzare punto per punto ogni stranezza del mio sogno. Ma in fondo a cosa servirebbe se non a rendermi ancora più inquieto?
Scommetto che domani alla luce del sole tutto sembrerà diverso e riderò di  queste preoccupazioni idiote.
Oh, ma insomma, un sogno è sempre un sogno, dopotutto! Immagini senza senso create dalla nostra mente, pure e semplici illusioni. Devo stare qui a ricordare a me stesso chi sono? Ho affrontato cose ben peggiori nella mia vita.

Scorgo le luci della villa spegnersi ad una ad una. I miei compagni stanno andando a dormire. Sono sicuro che tireranno fino al mattino senza un'ombra di agitazione. Come si dice in questi casi? Il sonno del giusto?
Benissimo, forse alla fine è questa la risposta.
Ognuno sogna quello che si merita.
Sorrido tra me a questa ultima geniale uscita. Ci godo da matti a tormentarmi da solo con questi vagoni di stronzate.
Ikki il masochista. Chi lo direbbe mai?
Sento le palpebre che mi bruciano. E' vero che ho dormito per ore oggi pomeriggio, ma non è certo quello il tipo di sonno che riposa.
Decido di avviarmi verso la villa.

Appena giungo in vista della veranda vedo, alla luce della luna, le sagome nere di due persone. Sono talmente immerse nella loro conversazione da non notare la mia presenza. La cosa non mi stupisce, con una serata come questa è normale che qualche tiratardi ne approfitti per scambiare delle confidenze prima di andare a dormire.
Ma ancora prima di mettere piede sulla veranda so già chi sono le persone che si godono la brezza di fine estate e la cosa  assume tutt'altro aspetto.
"Ikki!" la voce di mio fratello ha una nota di contentezza.
"Stavi prendendo il fresco, Shun?" dico io con tutta la freddezza di cui sono capace.
"No.. io.. veramente, ti stavo aspettando."
"Non capisco perché" ribatto, "Non ti avevo detto che avrei fatto solo due passi?"
Lui non risponde.
"E tu Hyoga? Anche tu mi stavi aspettando?" Il sarcasmo nella mia voce stona persino alla mie orecchie.
Un fruscio vicino a me mi fa capire che mio fratello si è mosso. Mi pare quasi di poter toccare il suo imbarazzo.
"No" dice la voce di Hyoga seccamente "Stavo solo facendo compagnia a Shun."
"Bravo! Davvero gentile da parte tua. Ora però sonotornato, quindi mi sa che Shun può andarsene tranquillamente a letto. Giusto Shun?"
"Sì," dice lui esitante.
"Bene. E tu Hyoga puoi anche restare a fare compagnia ai grilli se ti va."
Sento il livello d'energia del cosmo di Hyoga che aumenta e non posso fare a meno di riderne dentro di me.
Mi dirigo verso la porta d'ingresso, ma mi accorgo che Shun non mi sta seguendo. Allora mi volto indietro e aspetto. Appena qualche secondo dopo lui mi è già accanto. Insieme saliamo le scale, soffusamente illuminate, e ci fermiamo di fronte alle porte dellenostre stanze.
"Non so se mi va tutta questa tua intimità con Hyoga" gli dico senza preavviso.
E' troppo buio per vedere l'espressione del suo viso, ma non ho bisogno di luce per avvertire le sue emozioni.
"Non capisco proprio perché, Ikki, dopo tutto quello che abbiamo passato mi sembra normale essere più vicini."
Come no! Ma tutte quelle cose le hai passate anche assieme a Seiya e a Shiryu, solo che loro due sono andati a letto stasera. Non sono rimasti a farti compagnia sotto la luna.
"Lo dico per te, Shun." La mia voce ha una involontaria nota di durezza. "Non vorrei che ci restassi male se..".
"Se, cosa?"
Sospiro. "Shun, tu lo sai come è fatta la gente. Quante volte hai dovuto ricrederti sulle persone? Vorrei che non restassi deluso, tutto qui."
"Hyoga è diverso, lui è un vero amico." Mi dice, ma il suo tono è tutt'altro che convinto.
Comincio a sentire un senso di disgusto verso me stesso per tutta questa assurda commedia che sto imbastendo. Con quale diritto sto qui a metterlo inguardia contro i falsi amici, quando io per primo l'ho tradito. E non mi riferisco solo alla mia alleanza conArles. Anche oggi pomeriggio ho sperato che non fosse mio fratello. Se Shun conoscesse solo uno dei miei pensieri che ho fatto oggi su di lui gli si spaccherebbe il cuore. È davvero necessaria tutta questa crudeltà?
"Buona notte, Shun. Non ci pensare, d'accordo? Lo sai che sono paranoico." Paranoico, sadico, masochista.. un'intera clinica di malattie mentali. E adesso soffro persino di allucinazioni. Ma che spasso!
"Buona notte, Ikki" dice lui, rasserenato.
Aspetto finché non scompare nella sua stanza, poi apro la porta ed entro. Mi accoglie una gradevole oscurità.

***

Figuriamoci se riesco a chiudere occhio. Una nottata d'inferno, con un unico pensiero che continua a rigirarmi dentro la mente. E' l'immagine vivida e a colori di quel maledetto quadro. Il fatto è che, a  rifletterci bene, tutto quello che riguarda il mio sogno può essere tranquillamente spiegato come risultato dei pensieri che stavo facendo prima di addormentarmi. È anche chiaro che non ho fatto altro che rielaborato tutte le mie esperienze dei mesi scorsi, soprattutto il mio rapporto con Arles e con i Bronze, nient'altro che questo, anche se il risultato è stato un guazzabuglio con una parvenza di senso. Ma quel dipinto è troppo distante da ogni mia normale cognizione. Non sembra neanche appartenere alla mia vita. Sta lì il mistero di tutta questa storia. Come avrò fatto ad inventarmi di sana pianta una cosa simile?

Alle prime luci dell'alba stanco di litigare con la ridda di pensieri che mi si affollano nel cervello, scalcio via le lenzuola e mi alzo.
Mi faccio una doccia veloce ed indosso i miei vestiti.
Poi scendo al piano di sotto diretto verso la cucina.
Tanto vale che faccia colazione e che occupi  il resto della mattinata con un po' allenamento. Tutta questa inattività non giova molto alla mia forma fisica.
Improvvisamente mi salta in testa un'idea pazzesca. È tremendamente stupida e prova in maniera definitiva
che sto diventando pazzo. Ma io sono abituato a seguire sempre i miei impulsi, per cui  cambio velocemente direzione e mi avvio verso la grande biblioteca della villa.
Da bambino odiavo quel posto e anche adesso continuo ad associarlo a noiosissimi giorni d'inverno, trascorsi in mezzo all'odore della polvere e della carta ammuffita. E questa è sempre stata per me una ragione sufficiente per evitare persino di passare davanti alla porta. Ma è una specie di nemesi che le cose che più odi prima o poi debbano finire per tornarti utili.

Spingo la pesante porta di legno massiccio e mi ritrovo nella penombra ovattata di un'immensa sala dal soffitto altissimo. Il sole penetra dalle persiane, facendo brillare la polvere sospesa nell'aria. Il silenzio assoluto crea un'atmosfera ovattata, e il mio passo rimbomba pesantemente nella totale assenza di suoni, con un'eco da film horror.
Mi affido alla memoria per trovare la sezione dedicata alla storia dell'arte, e fin qui  niente di complicato. Ma poi come andare avanti? Ci saranno almeno un migliaio di volumi  dedicati solo alla pittura.
Maledizione! Secondo la mia splendida intelligenza, come diavolo si fa a trovare, in mezzo a tutto questo, una cosa che forse nemmeno esiste.
Calma.. ragioniamo! Quello che mi serve è un'enciclopedia e soprattutto qualcosa che abbia moltefotografie.
Noto una lunga fila di grossi tomi rilegati allo stesso modo. In rilievo sul dorso c'è scritto in caratteri dorati: Storia Universale dell'Arte. Con le stesse lettere d'oro, ma più in piccolo, leggo altre indicazioni, come Arte Primitiva o Arte Egizia. Scorro velocemente i titoli, spostandomi lungo il corridoio che separa gli scaffali ed infine mi fermo davanti ad un gruppo di volumi che portano impressa la dicitura: Arte Italiana. Sono almeno cinque e coprono un arco di tempo di un bel po' di secoli. Scarto il primo e l'ultimo, prendo i tre volumi centrali e li trasporto verso uno degli scrittoi di noce.
Mi siedo, e rimango a fissare per un po' i libri chiusi, mentre mi assale la percezione della mia enorme stupidità. Che cosa sto cercando di dimostrare?
Se anche finissi per trovare quel dipinto, che cosa dovrebbe mai significare? In fondo potrei aver visto benissimo quel quadro, forse potrei anche averlo studiato ai tempi della scuola ed essermene dimenticato. Si sa che nei sogni riaffiorano molte cose sepolte nel fondo della coscienza. La cosa più ovvia  sarebbe lasciar perdere e dimenticare tutto quanto. Non è normale essere ossessionati fino a questo punto da un sogno. Se a tutti i miei guai devo anche aggiungere il timore di diventare pazzo.. 
Ma la curiosità è più forte di ogni ragionamento. Così apro il primo volume ed inizio a scorrere l'indice delle tavole. Una cosa almeno la scopro subito. S. Sebastiano esiste e sembra essere il soggetto di parecchi quadri.
Un'ora dopo sono ancora qui, impelagato fino ai capelli in questa fatica assurda. Nel frattempo sono arrivato alla fine del primo e del secondo volume senza essere venuto a capo di niente. A questo punto sono stanchissimo e mi fa anche male il fondo schiena a forza di stare seduto. Non ci sono abituato, non è proprio nel mio stile restare ore a fissare degli stupidi libri.
Passo al terzo volume, ripromettendomi che se non lo trovo qui, smetto di cercare e vado a farmi visitare da uno psichiatra.
Certo ho trovato parecchi quadri che trattano quel soggetto, ma nessuna delle raffigurazioni corrisponde (e ogni volta non so se essere deluso o se rallegrarmi.)
Uno degli ultimi è di un autore dal nome stravagante: Giovanni Antonio Bazzi detto il Sodoma, leggo divertito. Non sono una persona colta, però cosa significa sodoma lo so persino io. Possibile che questo tipo sia passato alla storia con un simile soprannome? Continuo a ridacchiare sottovoce anche mentre sfoglio il libro alla ricerca della pagina. Ma ad un certo smetto, decisamente, di ridere.

In un paesaggio dolcissimo campeggia un albero rigoglioso. Ad esso è legato un giovane dal corpo perfetto. Una delle frecce gli attraversa la gola da parte a parte, trapassando quella carne bianca, tenera come il burro. Il volto, sollevato verso l'alto ad accogliere la corona portata in volo da un angelo, è solo lievemente malinconico, come se il ragazzo osservasse il suo supplizio da dietro un velo di composta tristezza..

Chiudo il volume di colpo e rimango fermo a fissare il dorso arabescato, con la mente incapace di un qualsiasi pensiero coerente.
Non è che sia proprio una sorpresa, in un certo senso è come se lo avessi sempre saputo che l'avrei trovato. 
Forse è per questo che non provo nessuna emozione particolare. Né sgomento, né paura, né altro ancora.. la mia mente è completamene bianca.
Mi alzo  con calma e con pochi misurati passi raggiungo la porta.

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[I movimenti del corpo di Shun erano leggeri e agili, senza la minima sbavatura. La coreografia di una danza, più che un combattimento all'arma bianca. Le sue braccia mulinavano con assoluto tempismo, tanto che era quasi impossibile seguire la traccia delle catene che solcavano l'aria sibilando.
Ikki lo osservava sbalordito. Aveva ancora addosso i leggeri pantaloncini e i guantoni da boxer con i quali si era riscaldato i muscoli, per  non più di dieci minuti, come gli avevano ordinato i medici. E ora, ancora leggermente ansante, se ne stava seduto ai bordi del ring ad osservare il combattimento tra Shun e un bruto enorme di nome Geki.
Quando li aveva visti salire sulla pedana aveva pensato che quel Geki avrebbe fatto a pezzetti il ragazzo dai capelli verdi ed invece, Shun aveva immediatamente preso le redini dell'incontro e stava facendo passare un brutto quarto d'ora al Saint dell'Orsa.
"Scommetto che non credi ai tuoi occhi." Disse Seiya accanto a lui.
"Sì," confermò Ikki "Devo dire che fa un po' impressione."
"E' esattamente la stessa cosa che ho pensato io la prima volta che l'ho visto combattere. È  vero che ha l'aspetto di una damina di porcellana, ma in realtà è piuttosto pericoloso con quegli affari. Aggiungici  il fatto che i suoi avversari tendono a sottovalutarlo e capisci perché il più delle volte ci si ritrova al tappeto senza nemmeno sapere come."
Ikki lanciò un'occhiata in tralice al ragazzo seduto al suo fianco. Intendeva forse dire che Shun lo aveva battuto? Possibile? Ikki conosceva il modo di combattere di Seiya e sapeva che non era il tipo da lasciarsi mettere sotto da un paio di catene maneggiate con destrezza. Comunque sarebbe stato indelicato approfondire la questione, perciò non chiese niente e lasciò che la sua attenzione tornasse a concentrarsi sul ring.
Intanto era finito il quarto round, col risultato che Geki non era riuscito ad avvicinarsi una sola volta a Shun e adesso sembrava sull'orlo di crollare per la stanchezza, mentre l'altro, fresco come una rosa di maggio, appariva solo appena appena scarmigliato.
In quel momento, con le gote lievemente arrossate e l'espressione concentrata che gli incupiva gli occhi, era di una bellezza impressionante.
"Ti arrabbi se ti chiedo una cosa?" chiese improvvisamente Seiya.
Ikki sobbalzò. Fissò sul Giapponese uno sguardo atterrito. Che diavolo voleva da lui?
"Mi piacerebbe veramente sapere cosa è successo esattamente l'altra sera?" continuò il ragazzo senza aspettare che l'altro gli desse il permesso di parlare.
Ikki assurdamente sentì tutte le fibre del suo corpo rilassarsi. Niente paura, Seiya era solo preoccupato per la sua salute, non voleva chiedergli altro. E in fondo cos'altro poteva mai volere da lui?
"Sono svenuto, tutto qui."
"Sì, questo lo so," annuì il ragazzo "Ma mi piacerebbe capire il perché. Shun era terrorizzato quando ce l'ha raccontato. Ha detto che stavate parlando tranquillamente, quando tu sei diventato pallido come un morto, hai fatto una faccia spaventosa  e  sei crollato."
Ikki, guardò fisso davanti a sé. Cosa poteva dire? Non è che fosse facile spiegare ciò  che aveva provato, inoltre il ricordo di quelle strane sensazioni stava già cominciando a svanire dalla sua memoria.
"Ho sentito un forte dolore in fondo allo stomaco e poi il mondo è diventato nero. Tutto qui."
"Hum. Ma i medici cos'hanno detto?"
"Lo sai benissimo. Li hai sentiti no? La diagnosi è che sono sano come un pesce, anzi come un pescecane, come ha precisato Hyoga."
Seiya sorrise ricordando la battuta che li aveva fatti ridere tutti e che per una volta era servita ad alleggerire l'atmosfera.
"Smettila di preoccuparti Seiya, lo sai che i dottori di lady Saori mi hanno rigirato da capo a piedi. Guarda qua ho più buchi che anima."
Disse ridacchiando e mostrò il braccio muscoloso su cui risaltavano alcuni piccoli lividi evidentemente provocati da aghi.
"E non sto a raccontarti della gastroscopia e delle tac. Certo, è pure vero che quando hanno cominciato a parlare di colonscopia  ho dato di matto. Che cavolo! Uno non ha neanche il diritto di svenire per i fatti suoi, senza che la gente cominci a frugargli le parti intime."
Risero insieme, sinceramente divertiti al ricordo di quello che era stato capace di fare Ikki in ospedale, quando qualche imprudente gli aveva spiegato cos'era una colonscopia.
Mentre parlavano l'incontro era ricominciato, ma solo pro forma. Oramai si vedeva ad occhio nudo che Genki era cotto.
"Ma perché diavolo non affonda?" disse Ikki, con stizza. "Poteva già mandarlo a tappeto nel round precedente. Si può sapere cosa sta aspettando?" 
Seiya si strinse nelle spalle. "E' sempre così," disse "Sembra che Shun abbia paua di fare del male al suo avversario. Ha perso un bel po' d'incontri per questo motivo. Non sempre paga aspettare che la persona che ti sta di fronte crolli da sé."
Ikki si succhiò il labbro inferiore. Quel ragazzino era davvero incredibile!
<Certo che non paga.> pensò <Sicuramente non paga con un Gold. Se aspetta che uno di loro si stanchi, può stare fresco. Quello lo impacchetta con quelle sue catene prima ancora che se ne accorga e gli fa sopra un bel fiocchetto, per giunta. Peccato perché sembra uno dei pochi ad avere qualche possibilità.>
Scosse la testa, ma decise di tenersi per sé quelle riflessioni. La situazione era già abbastanza difficile senza che lui ci rigirasse continuamente il coltello.
"Va bene," disse invece, "Vado a farmi la doccia, tanto oramai è chiaro come andrà a finire. Ah! avverti milady che questo è l'ultimo giorno che faccio il bravo. Da domani comincio ad allenarmi anch'io a pieno ritmo."
Seiya lo guardò come se stesse per dire qualcosa, ma poi annuì semplicemente, con aria rassegnata.

Appena fu dentro lo spogliatoio della palestra Ikki si tolse velocemente i vestiti ed entrò subito nella doccia, godendosi a lungo la sensazione dell'acqua fredda sulla pelle nuda. Pochi minuti dopo, mentre si stava ancora asciugando, alcuni Bronze entrarono dello saletta.
Quasi non si accorsero di lui, tanto erano immersi nei loro commenti sugli incontri d'allenamento. Tutti tranne Shun che sembrava, come al solito, perduto in qualche sua personale fantasia.
Appena entrò nella stanza bassa e umida il ragazzo dai capelli verdi puntò lo sguardo su di lui e subito lo distolse arrossendo. Ikki si rese conto di essere praticamente nudo sotto gli occhi di tutti. Ma non c'era niente di anormale in questo, era la regola rimanere senza vestiti in uno spogliatoio e dopotutto si trovava tra ragazzi. Shun però aveva smesso di guardarlo, come se ci fosse qualcosa di male nella sua nudità, e subito dopo si era ritirato in un angolo appartato. Lì aveva cominciato a spogliarsi velocemente, con piccoli movimenti impacciati. Strano, non era da lui comportarsi in maniera tanto goffa.
Shun era sempre così fluido ed elegante, qualunque cosa stesse facendo. Se era una reazione dettata dal pudore era meglio fargli sapere che in quel modo finiva solo per attirare molto di più l'attenzione. O per lo meno l'attenzione di Ikki.
Il ragazzo bruno lo vide liberarsi degli indumenti, scoprendo la pelle bianca e sottile. La sua ossatura era delicata, ma nell'insieme dava un'impressione di soda snellezza. Il busto era flessuoso, e cesellato dai leggeri muscoli in rilievo dell'addome, e anche le gambe apparivano affusolate, ma nello stesso tempo salde. Ogni centimetro del suo corpo era modellato e proporzionato in maniera mirabile. Semplicemente perfetto.
Quando si alzò in piedi Ikki lo vide coprirsi le parti intime con un piccolo asciugamano, sotto al quale si tendeva la curva morbida del suo sedere, cosicché,  in qualche modo, quella precauzione servì solo a farlo apparire molto più nudo e provocante. Un attimo prima di entrare nella doccia, si tolse con un movimento veloce il panno bianco stretto intorno alla vita e lo appese ad uno dei ganci accanto al box. Poi sparì all'interno.
Ikki prese a tamponarsi i capelli, con la testa rovesciata verso il pavimento. Quando sollevò lo sguardo si accorse che Shun aveva tirato fuori un braccio dalla doccia e stava cercando a tentoni la tovaglia appesa al gancio. Tentativo inutile, però, perché il piccolo quadrato di stoffa era, nel frattempo, scivolato per terra. Ikki si alzò e si diresse verso l'asciugamano. Si chinò, lo raccolse dal pavimento e lo porse al ragazzo dai capelli verdi. Shun, che proprio in quel momento si era deciso ad uscire fuori,  si ritrovò faccia a faccia con Ikki completamente nudo. Per la sorpresa rimase fermo a guardarlo, mentre l'altro lo fissava senza alcuna remora.
Be', se ancora Ikki avesse avuto qualche dubbio sul sesso di Shun, adesso non poteva che convincersi definitivamente. Maschile, decisamente, e nemmeno piccolo, tutto sommato. Sollevò lo sguardo verso il suo volto e si accorse che Shun era arrossito violentemente sotto il suo esame. Paonazzo, allungò una mano per prendere la tovaglia che Ikki gli stava porgendo, ma quello, senza nemmeno sapere bene perché, la tirò via e Shun rimase sospeso nel vuoto, pericolosamente sbilanciato. Per evitare di cadere dovette aggrapparsi alle braccia di Ikki e il ragazzo bruno istintivamente lo sostenne per la vita. Rimasero fermi, praticamente l'uno nelle braccia dell'altro, a guardarsi in viso, attoniti. Ikki avvertì sotto le mani quella pelle morbida e ancora umida. Pensò che aveva la stessa consistenza del velluto, liscia e perfettamente tesa, e sentì una carica di calore irradiarsi su per le punte delle dita fino al cervello.
Il viso di Shun, a pochi centimetri dal suo, era di una luminosità irreale. Ciocche di capelli scurite dall'acqua gli si erano appiccicate sulla fronte. Ikki alzò la mano e glieli scostò gentilmente. Vide i suoi occhi spalancarsi per lo stupore e le labbra schiudersi. Un leggero affanno gli alzava e abbassava ritmicamente il petto. Il ragazzo bruno si chinò leggermente in avanti, stringendo più forte le mani intorno a quella vita sottile.
"I- Ikki..!" sussurrò il ragazzo, con un tono di voce talmente allarmato che Ikki tornò di colpo alla realtà. Che diavolo stava facendo! Non stava cercando di baciare un uomo, vero? Non, soprattutto, davanti a tutti?
Lo lasciò andare di colpo e Shun oscillò per un momento, quasi di nuovo sul punto di cadere, ma si riprese e stavolta senza bisogno di alcun aiuto. 
Ikki si guardò intorno atterrito che qualcuno avesse potuto accorgersi di cosa stava per succedere.
Fortunatamente proprio allora lo spogliatoio sembrava in preda ad un caos assoluto. Oramai tutti i Bronze avevano terminato gli allenamenti e si affollavano dentro la stanza, vociando e scherzando, in un baccano incredibile. Cercò in particolare una capigliatura bionda e si accorse che Hyoga, intento a parlare con Seiya, volgeva la schiena sia a lui che a suo fratello. Ikki respirò di sollievo. Poi i suoi occhi tornarono su Shun. Il ragazzo si era  allontanato di qualche passo e aveva cominciato a vestirsi. A sua volta raggiunse la sua roba abbandonata su una delle panche di legno e prese ad imitarlo. Quando Shun si fu completamente rivestito si diresse verso la porta d'uscita. Appoggiò la mano sulla maniglia e poi si fermò, voltandosi indietro. I suoi occhi iniziarono ad esplorare la stanza come in cerca di qualcosa e appena si posarono su Ikki sembrarono addirittura cambiare di colore, mentre  le sue labbra si inarcarono in un sorriso incredibile.
Accadde in un attimo appena, ma per il Saint della Fenice fu come ricevere una fucilata in pieno petto. 
Un sorriso come quello esprimeva tutta la felicità di una lunga  attesa e una sorta di abbandono fiducioso.
Era una promessa ed al tempo stesso un appuntamento.
Il ragazzo bruno ansimò sentendo la  stoffa della tuta tendersi sotto la pressione dell'inguine.
Ma Shun girò la maniglia e in un attimo svanì  oltre la porta.]


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Un rumore continuo, assordante mi penetra nel cervello. Vorrei che smettesse, vorrei davvero che smettesse una volta per sempre. Perché tutti si divertono tanto a torturarmi?
"Ikki, ti prego apri!"
Quella voce.. ma perché non mi lascia in pace?
Il rumore continua, insistente, insopportabile, tanto che alla fine mi costringe ad aprire gli occhi. Pian
piano gli oggetti assumono contorni familiari.
Qualcuno sta evidentemente tentando di buttare giù la porta della mia stanza.
"IKKI, COMINCIO DAVVERO AD AVERE PAURA!"
"DAI NON FARE LO STRONZO, APRI, ACCIDENTI A TE!"
Questa è indubbiamente la voce di Seiya. Ma che diavolo sta succedendo?
Mi alzo dal letto ancora intontito e apro la porta.
Sono tutti nel corridoio, i Saint al gran completo, lady Saori e persino quel coglione di Tatsumi.
"Si può sapere che diavolo vi prende?" Dico sbalordito.
"Cosa prende a noi??!?! Tu piuttosto! Sono ore che cerchiamo di farti uscire da qua dentro. Che cavolo stavi facendo?" Seiya è paonazzo, ma la sua faccia è niente in confronto a quella di Shun.
"Stavo solo dormendo. Cos'è proibito adesso?"
"Ikki, sono le quattro del pomeriggio. È da ieri sera che sei scomparso."
Le quattro del pomeriggio..? Mi guardo attorno meravigliato, la sveglia sulla scrivania segna in effetti le quattro e anche il sole  fuori dalla finestra ha quella tipica luce di un primo pomeriggio estivo.
Ma che giorno è?
Noto che sono perfettamente pulito e vestito normalmente, segno che devo  essermi alzato dal letto e devo aver fatto persino la doccia.
Improvvisamente mi torna in mente ogni cosa. La sveglia all'alba, la visita in biblioteca, la ricerca..
Dopo aver trovato la fotografia di quel quadro sono tornato in camera per riflettere con calma su tutta quella situazione ed invece devo essermi addormentato senza nemmeno accorgermene.

E quel maledetto sogno è tornato..

"Se ho dormito fino alle quattro del pomeriggio, vuol dire che avevo bisogno di dormire fino alle quattro del pomeriggio" dico furioso, "Uno potrà anche farsi i fatti suoi qui dentro senza essere trattato perennemente come un moccioso da tenere a balia, o no?"
Li vedo irrigidirsi di colpo tutti quanti. Tatsumi è già pronto a dire qualcosa, ma lady Saori lo blocca.
"Eravamo soltanto preoccupati per te," dice con calma "Non avevamo intenzione di disturbarti. Quando ti sarai svegliato del tutto, scendi in cucina e chiedi che ti preparino qualcosa da mangiare. Nessuno qui è obbligato a rispettare orari di sorta."
Con la stessa calma, si volta indietro e se ne va.
Tatsumi mi rivolge un'ultima occhiata feroce, ma poi segue la sua padrona da quel cane fedele che è, e senza fare il minimo commento.
"Sedici ore di sonno," dice Seiya con leggerezza, "Che diavolo avrai mai fatto ieri sera, lo sai solo tu." Mi strizza l'occhio e se ne va, seguito a ruota Shiryu.
Rimango sulla soglia della mia stanza con  Shun e Hyoga. Ma Seiya si volta indietro. "Hyoga, che ne diresti di una sfida a Final Fantasy?"
"Cosa?" fa l'idiota.
"Ti prego, Hyoga, va' con loro." Dice Shun con tono sommesso, stringendogli gentilmente il braccio.
La luce della comprensione illumina finalmente gli occhi del Russo. Annuisce e se ne va senza dire una parola.
Mio fratello ed io adesso siamo soli, anche se avrei preferito che se fosse andato insieme agli altri.
"Hai intenzione di sbattermi la porta in faccia, o posso entrare un momento?" mi chiede lievemente ironico.
Mi sposto con riluttanza dalla soglia e  lui scivola dentro con la solita leggerezza.
Entro a mia volta, chiudendo la porta alle mie spalle e mi siedo sul letto, rassegnato a sorbirmi il suo interrogatorio.
"Ikki ma cosa ti succede? Sei sicuro di stare bene?"
Ecco, non mi dà nemmeno il tempo di riordinare  le idee che le domande sono già partite a raffica.
"Perché non dovrei?" dico cercando di mettere nelle mie parole più indifferenza possibile, ma il tono della mia voce è completamente sbagliato.
"Non è da te dormire tanto. Anche ieri, per esempio, non mi ricordo che avessi l'abitudine di addormentarti il pomeriggio e il fatto che stamattina non ti sei svegliato.."
"Stanotte non ho chiuso occhio,  mi sono addormentato solo stamattina. Dovevano essere le otto circa, quindi non è vero che ho dormiti per sedici ore." Dico, cercando di tagliare corto.
"Perché non sei riuscito a dormire?" gli occhi di Shun sono spalancati per l'angoscia. "C'è qualcosa che ti preoccupa?"
"No," dico con voce esitante.
"Ikki, se c'è qualcosa che non va..."
Sospiro. Sono stanco come se invece di dormire per ore avessi.. avessi.. vissuto un'altra esistenza?
E' ridicolo. Ogni pensiero che mi  passa nella mente da due giorni a questa parte è ridicolo e io sono davvero all'esasperazione. Shun sta aspettando che io dica qualcosa e qualunque cosa gli raccontassi adesso lui mi crederebbe. Sono suo fratello dopotutto. Lui mi vuole bene, chi meglio di lui? E se questa storia dovesse diventare ancora più grave, di chi altri potrei fidarmi?
"Faccio degli strani sogni, Shun." Dico con voce stanca.
"Sogni?"
Mi alzo in piedi e comincio a camminare per la stanza.
"Sì, sogni. Sembrano veri, ma sono solo sogni. Non ha nessuna importanza se il quadro esiste per davvero. Affanculo quel maledetto quadro.. e poi che me ne frega se sembra tutto così coerente. Io so benissimo chi sono. Sono Ikki della Fenice e tu sei Shun di Andromeda, ricordo ogni particolare della mia vita. Ricordo l'Isola della Regina Nera e ricordo l'orfanotrofio, quel pazzo da catena di Guilty e anche Arles. Ricordo cosa mi hanno fatto e cosa ho fatto a loro. Tutte  queste cose non possono essere solo nella mia mente, io le ho vissute, sono reali. Sono  reali.. SHUN?"
"C- cosa?" chiede lui timidamente.
"Noi abbiamo già combattuto contro Arles, giusto? Noi lo abbiamo sconfitto e al Grande Tempio, non su un ring di un torneo qualsiasi."
"I - Ikki..."
"Mi ricordo tutto perfettamente. La freccia di Arles contro lady Saori.. Ah ecco, lady Saori.. io lo so che lei è Atena.. non è una miliardaria qualsiasi.. e suo nonno, non è stato mica lui ad inventare i Saint.. i Saint.. i Saint sono antichi come il mondo. Io lo so, è questo che mi hanno rivelato.. non posso essermi sognato tutto quanto.."
"Ikki.. senti.."
"Anche adesso se mi do un pizzicotto sento dolore. Vedi? Dai prova anche tu. Forza Shun dammi uno schiaffo. Fammi sentire che non sto sognando.. Io lo so che non sto sognando.."
"IKKI, SMETTILA!"
Mi blocco scioccato. Il volto di mio fratello è rigato di lacrime, i suoi occhi fissi su di me, sono spalancati per il terrore.
Smetto di camminare e lentamente mi risiedo sul letto.

"Forse.. forse.. è meglio che tu veda un dottore." Lo dice cercando di mantenere la calma e trattenendo a stento i singhiozzi.
Allora faccio l'unica cosa che devo, anche adesso come sempre, sono costretto a fare l'unica cosa necessaria.
Allargo le braccia e lui corre a rifugiarsi dentro il mio abbraccio. Si appoggia al mio petto e singhiozza liberamente.
"Sei un vero idiota." Gli dico con tenerezza. Lui solleva lo sguardo e lo fissa nei miei occhi. "Non ti rendi mai conto quando ti si prende in giro. Sempre così anche quando eri un bambino, abboccavi ad ogni amo."
"Che vuoi dire?"
"Stavo solo scherzando. È vero, ho avuto un incubo stanotte. Solo uno stupido incubo e poi non sono più riuscito ad addormentarmi. Ho passato la notte completamente in bianco. Sai, non credo di aver ancora del tutto recuperato le forze dopo la guerra al Grande Tempio. Ma credo che sia normale, tutti quanti abbiamo vissuto delle esperienze terribili. Dopotutto sono pur sempre un essere umano. Forse dormo un po' più del solito ultimamente, ma che importanza ha, non trovi? Evidentemente il mio organismo ha bisogno di recuperare l'energia perduta."
Mi guarda dubbioso. Le lacrime tremano ancora dentro i suoi occhi. Lo odio quando piange. Lo odio per come mi fa sentire. Come se fossi responsabile di ogni nefandezza di questo mondo.
"Ma quelle cose che hai detto poco fa?"
"Te l'ho detto, stavo scherzando. Cioè, non del tutto, ammetto che sono ancora un po' confuso. Dormire tante ore ti mette un sacco di idee strane per la testa. Ma ho anche esagerato, avevi un'aria così buffa, non sono riuscito a resistere."
"Ikki, non è stato uno scherzo divertente." Dice con aria desolata.
"Perché, ti risulta che io abbia mai avuto un gran senso dell'umorismo? I miei scherzi sono come me, goffi e grossolani."
"Ma cosa dici.." il suo tono è tra l'incerto e l'indignato.
"Senti non ci pensare più, d'accordo? Hai un fratello idiota, che vuoi farci? Devi fartene una ragione, prima o poi.."
"Ikki.." Shun mi abbraccia più forte, seppellendo il volto nell'incavo della mia spalla. Un forte calore mi sale dal profondo dello stomaco. Il profumo della sua pelle mi provoca un senso di stordimento e questi suoi capelli che mi accarezzano il viso, così dannatamente morbidi..
Le emozioni del sogno sono ancora troppo vivide dentro di me, perché possa controllare le mie reazioni, mentre Shun mi si struscia addosso in questo modo. 
Come sarebbe facile, adesso. Basterebbe un unico movimento per rovesciarlo disteso sul letto e baciare ogni centimetro di questo suo viso delizioso e penetrare in questa sua bocca, che sento alitare contro il mio collo. Sarebbe facile spogliarlo piano, e scoprire lentamente questa sua pelle di seta e poi percorrere con la lingua la linea delle sue costole e..
Mi stacco da lui il più gentilmente possibile e mi alzo in piedi. Raggiungo la finestra e guardo fuori.
"Accidenti, come si è fatto tardi!" Dico, scostando la tendina. "Shun, perché non raggiungi gli altri. Io adesso mi faccio una doccia e poi scendo giù a mangiare qualcosa."
Non vedo il suo volto mentre gli dico queste idiozie.
"Va bene, come vuoi. Ci vediamo dopo, allora," dice con una nota di forzata allegria nella voce.
Sento il fruscio del suo corpo che si alza dal mio letto, la porta che si richiude dietro le sue spalle e i suoi passi che si allontanano nel corridoio. Solo allora mi volto indietro a guardare la stanza vuota. E per un momento i miei occhi incontrano la mia immagine riflessa nello specchio del grande armadio.
Riesco a terrorizzare persino me stesso per l'espressione di pura rabbia che scorgo sul mio viso.






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