Ok, questa è la quinta fic del trio a delinquere. Non so ben dire chi avrà lo stomaco di continuare a seguirci, e soprattutto…chi avrà la pazienza di non chiamare la Neuro, ma comunque sia, questa fic è dedicata alla cara padrona Najka, della quale siamo rispettivamente il gufo e le gatte (oltre che le schiave tuttofare a tempo pieno -___-).

Tanti auguri di buon compleanno padroncina…noi ti vogliamo tanto bene ^_^

Il tutto nasce da un delirio di una festa di diciotto anni alquanto barbosa, che però ha avuto il grande merito di sobillare i (pochi) neuroni della gattina nera. Detto questo, auguriamo buona lettura.

 

 

 

 

Farewell Blues

 

 

by

 

      Il trio a delinquere ™

 

 

 

 

 

L’aria della sera pizzicava leggermente la pelle, mentre il vento sembrava essere lentamente calato, tanto da formare una bassa foschia di fumo tipica delle zone portuali. Voci indistinte, imprecazioni e passi in corsa: faceva tutto parte del folklore locale e gli avventori del nuovo raffinato locale aperto nelle vicinanze del molo 13 non facevano affatto caso all’atmosfera davvero molto stonata.

Quattro paia di piedi si muovevano ritmicamente verso l’entrata del piano bar; l’insegna illuminata da diversi faretti attirava lo sguardo sulle lettere “Farewell Blues” mentre il buttafuori all’entrata provocava l’effetto contrario, un effetto di repellenza per la precisione. Dall’alto della sua imponenza squadrava tutti i nuovi arrivati con occhi stretti e cattivi, in realtà si annoiava da morire e trovava perfidamente divertente spaventare i passanti.

I piedi di pocanzi si portarono con intrepida decisione davanti al buttafuori e scambiando due parole veloci, si fecero indirizzare in un’ala precisa del locale, quindi si diressero verso il bancone, continuando sempre a guardarsi intorno circospetti e incuriositi. Il buttafuori seguì il gruppetto d’uomini fino a quando non si fermò davanti al bancone vuoto. Vide i loro abiti e corrugò la fronte: non aveva mai visto qualcuno indossare abiti di così buona fattura con tanta trascuratezza, le giacche aperte, le cravatte allentate, le camicie fuori dai calzoni e le barbe incolte. Scosse la testa e riprese il suo lavoro d’intimidazione.

All’interno, il gruppetto ormai a suo agio nell’ambiente prese a muoversi in modo da attirare l’attenzione su stessi, dato che il posto sembrava abbandonato a parte un cameriere che da ormai una decina di minuti era fermo ad un tavolo a prendere l’ordinazione di un unico uomo in giacca e cravatta, con  un’inusuale pelle abbronzata e in fondo nella penombra, una coppietta in atteggiamenti affettuosi sembrava lavorare a maglia (non sembrava…STAVA lavorando a maglia NdTrio).

Dopo un salto dietro al bancone e un paio di sedie tirate a terra il cameriere, finalmente, pensò di doversi rimettere a lavoro. Lasciando con grande rammarico quello che sembrava essere il suo tavolo preferito, si diresse verso i nuovi avventori.

- Posso esservi utile in qualcosa? – Disse il ragazzo dai capelli lunghi, andando a sua volta dietro al bancone per scacciare il grassone che stava saccheggiando la riserva di noccioline. 

- Ehi babbuino, stiamo cercando il capo, digli che lo stiamo aspettando! – Il moretto che finora era stato in disparte fece sentire la sua voce, staccando la bocca dal bicchierino di liquore che aveva trafugato.

-E chi dovrei annunciare, di grazia? – Il cameriere non riusciva a far schiodare il grassone, e stava per perdere il sorriso di circostanza.

Un ragazzo magro e decisamente bruttino coi capelli biondi scambiati, afferrò il suo papillon e alitandogli sul viso gli disse:

- Digli che sono gli uomini del clan Rukawa a volerlo.-

Vedendosi minacciato, scostò con estrema pazienza (praticamente le vene stavano per scoppiare e nel suo cervello aveva cominciato a elencare una serie di possibili torture) la mano intrusa, allontanandosi poi a passo sostenuto. Il cameriere spalancò le porte stile far-west (se mai mi ricorderò come si chiamano, correggerò -___-‘’) delle cucine e sparì all’interno. Il gruppetto di yakuza ne approfittò per osservare meglio il locale che entro pochi minuti sarebbe entrato a far parte del ‘protettorato’ dei Rukawa.

In effetti si trattava di un locale fuori dal comune. Le pareti erano trasparenti e il muro sembrava essere pieno d’acqua… con colorati pesci tropicali che nuotavano placidamente. Sembrava essere circondati da un immenso acquario, dopotutto l’idea di prendere un caffè con l’illusione di essere in fondo al mare aveva un suo fascino. I tavolini erano disposti in modo da creare un minimo di intimità ai clienti, sulla sinistra c’erano un paio di scalini che portavano alla pista da ballo dove il pavimento era formato da lucide mattonelle nere. In un angolo della pista era stato sistemato un pianoforte della coda lunga, era stato lucidato e attendeva che qualcuno sfiorasse i suoi tasti per dar vita a meravigliose melodie che si sarebbero ben accompagnate con l’atmosfera del locale.

Le porte della cucina di aprirono di nuovo, il cameriere ritornò dietro al bancone preceduto dal un paffuto vecchietto dalla faccia tonda e tutto vestito di bianco. Sembrava la versione sbiancata di Babbo Natale.

-Ohohohohoh… cosa posso fare per voi?- chiese il vecchietto, aggiustandosi gli occhiali che erano scivolati sul naso.

Il moretto che a quanto sembrava era il capo del gruppetto, appoggiò un gomito sul bancone e si avvicinò al nonnino con aria complice.

-Noi siamo gli uomini del clan Rukawa. Questa zona appartiene a noi e sono certo che abbiate capito a volo cosa vogliamo!-

- Ohohohoh- il vecchietto continuò a ridere –Non so di cosa state parlando ma comunque avete preso un granchio… io non sono il proprietario.-

- Ouè Nonnscio! Non prendesci in sgiro!- Esclamò il grassone sputacchiando pezzetti di patatine e noccioline tutto intorno. Inghiottì il boccone. –Se non sei il proprietario, chi cappero sei, eh?- aggiunse adornando la frase con la faccia più truce che era in grado di fare.

-Mai sentito parlare del Maitre?- sbuffò scocciato il cameriere alle spalle del vecchietto.

-Metreche?- chiesero in coro gli yakuza.

-Il capo sala!- esclamò il ragazzo, stupito da tanta ignoranza.

-ahh…ora è tutto chiaro… - commentò il giovane con i baffi.

-davvero?- chiese incredulo il grassone, ricevendo una calcio negli stinchi dal biondino.

-Insomma basta!- ordinò il moretto ai suoi tre compari che erano pronti ad azzuffarsi, poi si rivolse al vecchietto che continuava a guardarli con un sorriso benevola. Cosa che faceva innervosire ancora di più il capo gruppo. – In pratica mi state dicendo che il proprietario di questo posto non si trova qui…-

-Esatto… è fuori alla ricerca di un barista adatto a questo locale, tuttavia come ho già detto, potete dire a me se volete.-

I quattro ragazzi si scambiarono un breve sguardo, il vecchietto non aveva capito l’allusione di prima, non aveva battuto ciglio quando li aveva visti e aveva continuato a sorridere e ridacchiare il suo ‘ohohoh’ per tutto il tempo, inoltre sembrava un po’ tocco… Non era il caso di parlare con lui di cose di estrema importanza e delicatezza.

-Vogliamo parlare direttamente con il proprietario, ma visto che non c’è, torneremo un'altra volta. Ditegli di rimanere nei paragi, la prossima volta non ce ne andremo così bonariamente!- minacciò il capo uscendo dal locale. I suoi compari lo seguirono eccetto uno, che era intento a fare razzia della dispensa sotto il bancone. Erano quasi giunti alla porta quando il biondino si accorse del compare mancante, ritornò al bancone e alzato per la collottola il grassone lo aiutò ad uscire dal locale, prendendolo gentilmente a calci.

-Pazzi… oggigiorno sono tutti pazzi!- borbottò sotto voce il cameriere ritornando ad occuparsi del tavolo in cui sedeva il distinto signore in giacca e cravatta. Il vecchietto invece era in piena crisi da riso…

 

 

I giorni erano passati ma l’atmosfera nella zona portuale della città era sempre la stessa. Il Farewell Blues stava diventando un locale rinomato e i clienti stavano rapidamente aumentando. In parte era merito del nuovo barista che il proprietario del locale aveva scovato nel suo vagabondare nei sobborghi. L’aveva trovato in una bettola che litigava con un cliente che aveva allungato troppo le mani. Appena l’aveva visto, aveva immediatamente deciso di assumerlo. L’aveva ripulito per bene e il suo presentimento si era dimostrato perfettamente fondato. Kenji Fujima era un bellissimo ragazzo dal viso liscio, le guance rosee, grandi occhi verdi, labbra ben delineate e lucidi capelli castani. Inoltre si era dimostrato essere un abile barista, capace di miscelare rapidamente e senza esitazione qualsiasi tipo di cocktail.

Hanamichi Sakuragi, proprietario del Farewell Blues era fiero di se stesso per aver trovato un simile talento. Non che dubitasse delle sue doti di scopritore di talenti! Lui era un genio in questo, solo non si aspettava di aver trovato un talento simile… avrebbe aumentato di molto le sue entrate.

Il buttafuori osservò con uno sguardo feroce due individui che si apprestavano a entrare nel locale. Uno era alto quasi quanto lui, e già questo era un evento straordinario visto che lui era alto due metri. Era un uomo abbastanza distinto, con un completo gessato, la cravatta cremisi legata in un elaborato nodo e fermata dal fermacravatta rigorosamente d’oro e occhiali scuri nonostante fosse passata da un pezzo l’ora di cena. I capelli neri erano mantenuti alzati da una buona dose di gel extraforte e ultraresistente, tanto che la pettinatura sfidava tutte le leggi conosciute sulla gravità. L’altro uomo, nella sua semplicità, era ancora più strano. Non arrivava neanche alla spalla dell’altro, tanto che per stare al suo passo doveva praticamente trotterellargli dietro. Indossava un abito grigio da comune impiegato, aveva una matita sull’orecchio sinistro mentre in mano aveva una penna a scatto che faceva continuamente ticchettare e un taccuino che sfogliava, fornendo all’altro uomo alcune informazioni.

-Così questo è il locale in cui quegli idioti non sono riusciti a farsi pagare il pizzo.- commentò l’uomo alto entrando nel locale. Alzò la mano per abbassare leggermente gli occhiali, osservando meglio il locale.

-Allora Sendo-san, stando ai miei appunti, il proprietario è un certo Hanamichi Sakuragi, alto 189.2 cm, peso ancora sconosciuto ma penso che in un paio di giorni riuscirò a saperlo. Capelli rossi e occhi castani. Cresciuto a Kanagawa, appena arrivato a Tokyo ha aperto un piccolo locale con il nostalgico nome di Farewell Blues. In breve tempo la fama del locale è andata aumentando; frequentato da molti personaggi famosi tra cui anche il magistrato Shinichi Maki- fece una pausa per guardarsi intorno e per riprendere fiato. –Infatti eccolo seduto in quel tavolo d’angolo. Non abbiamo informazioni su come si sia procurato i soldi per aprire il locale, né notizie sulla loro probabile provenienza. Nel locale lavorano attualmente un cameriere, Nobunaga Kyota. Il maitre Anzai, già noto nell’ambiente per le sue ottime doti, nonostante l’età non più giovanile, gestisce il locale in caso d’assenza di Sakuragi-san.-

-Hikoichi… stacca la spina della mitraglietta!- esclamò improvvisamente Sendoh, roteando gli occhi dietro gli occhiali. –Già ho sentito queste informazioni almeno due volte durante il tragitto dal molo 1 al molo 10-

-Oh beh, volevo essere solo sicuro che avevate memorizzato tutte le informazioni…-

-Non sono ancora così vecchio da dimenticarmi le cose che mi dicono neppure cinque minuti prima…- Sbuffò Sendoh guardandosi intorno alla ricerca del cameriere o magari, se era fortunato, direttamente del proprietario, che come gli aveva gentilmente ricordato per la terza volta il contabile del clan dei Rukawa, aveva i capelli rossi e quindi difficilmente passava inosservato. Nell’angolo destinato alla sala da ballo un pianista strimpellava sul pianoforte, distruggendo ogni singola nota di ‘Per Elisa’ di Ludwing Van Beethoven.

Quasi tutti i tavoli erano occupati, il cameriere si destreggiava con disinvoltura tra un cliente e l’altro mentre dietro al bancone c’era un giovane dai capelli castani e grandi occhi verdi.

-Di un po’ Hichoichi, che mi dici del barista? Chi è?-

-Barista?- ripeté lentamente il contabile, prima di sfogliare furiosamente il taccuino. –Oh!- esclamò dopo qualche secondo inorridito. –Non ho alcuna informazione su di lui!-

-Poco male, scopriremo subito il suo nome.- disse con fare pratico Sendoh avvicinandosi al bancone.

-Cosa desiderate?- chiese immediatamente il barista, asciugando un lungo bicchiere di vetro prima di rimetterlo al suo posto.

-Sapere il tuo nome.-

Il barista lo squadrò per qualche secondo, rimangiandosi mentalmente la risposta poco garbata che gli era venuta in mente. –Fujima.-

-Fujima…- ripeté lentamente Sendoh. –E poi?-

-Per ora credo che Fujima sia più che sufficiente… e se sta tentando di rimorchiarmi, devo avvertirla che sta perdendo tempo. Odio i tipi come lei.- affermò fissandolo con uno sguardo di sfida. –Se non ha nulla da ordinare può anche tornarsene da dove è venuto. Io qui sto lavorando e lei intralcia il mio lavoro.- concluse, prendendo un altro bicchiere appena lavato e asciugandolo con minuziosa attenzione.

-Wow che lingua tagliente. Lo sai che non si dovrebbe parlare così ad un potenziale cliente?!

-Espressione più che appropriata,potenziale’, questo vuol dire che non lo è ancora, e se non ha intenzione di diventarlo, sarebbe così gentile da togliersi dalle.. di lasciarmi in pace?

- Ok, quindi la situazione migliorerebbe se ti ordinassi un… Pina Colada e un… - Sendoh guardò il contabile. - un succo d’arancia rossa andrà bene per lui…-

Hikoichi arrossì, purtroppo tutti sapevano che non era in grado di reggere l’alcol.

Fujima si mosse rapidamente miscelando succo d’ananas, rhum e sciroppo di noce di cocco, guarnì il bicchiere con piccoli stuzzicadenti colorati e con decorazioni fatte con il guscio delle noci di cocco mentre decorò il bicchiere del succo con una fetta di arancia.

Sendoh sorseggiò la sua Pina Colada ed effettivamente era una dei migliori cocktail che avesse mai bevuto.

- Fujima-kun, ho una domanda da farti. Dov’è il proprietario del locale? Sakuragi-san?-

Il barista si grattò il mento pensieroso.

Se ricordo bene dovrebbe essere dalle parti di Hokinawa al momento, alla ricerca di un cuoco… sa al momento è Anzai-san che si occupa della cucina, ma non è quello il suo ruolo.

Sendoh si morse il labbro, riflettendo.

- Sendoh-san, senza Sakuragi-san è perfettamente inutile la nostra presenza qui. – commentò il contabile posando il bicchiere vuoto sul bancone.

Sendoh diede uno scappellotto a Hichoichi.

–Lo so benissimo anche io, non c’è bisogno di ricordarmelo! Piuttosto quando è previsto il suo ritorno?

Il barista si strinse nelle spalle.

 –Nessuno di noi lo sa. Sakuragi-kun tornerà solo quando avrà trovato un cuoco che soddisfi appieno le sue condizioni.

In quel momento il cameriere arrivò al bancone e allungò un foglietto al barista.

–Kenji! Un Angelo Azzurro, un Bloody Mary e una porzione di torta al cioccolato… e per favore, se ne hai l’occasione, avvelena quel pianista da quattro soldi, sta torturando il mio delicato udito e quello di tutti i clienti!-

Veloce com’era arrivato il cameriere sgusciò via, per prendere nuove ordinazioni.

Fujima si scusò con loro e raggiunse le porte della cucina dove passò l’ordine della torta al vecchietto che all’interno sembrava divertirsi con la crema al cioccolato. Il barista si accigliò qualche secondo, poi scosse la testa e tornò dai due yakuza, iniziando a preparare i due cocktail che erano stati ordinati.

-Allora Kenji-kun, - Fujima gli lanciò un occhiata storta. –Noi ti lasciamo al tuo lavoro, ma avrei un favore da chiederti. Appena torna Sakuragi-kun vorrei che gli dicessi che gli uomini di Rukawa vogliono parlare con lui. Noi torneremo tra un paio di giorni… - Sendoh lanciò uno sguardo al pianoforte, dove il ragazzo che si spacciava per pianista, aveva appena sbagliato tutta una serie d’accordi. –Vi consiglio davvero di cambiare il ragazzo al piano…- aggiunse.

-Spero che sia cambiato al più presto anche io… -commentò serafico il barista.

Sendoh e Hikoichi uscirono dal locale seguiti dallo sguardo vigile del buttafuori a cui tutto quel via vai di soggetti strani sembrava leggermente sospetto.

 

 

Qualche sera più tardi Sendoh percorse di nuovo la strada ormai familiare che dal porto conduceva al Farewell Blues. La fila per entrare nel locale era sempre più lunga, in proporzione alla fama sempre maggiore che stava ottenendo il locale. Sembrava che il nuovo cuoco fosse un genio della cucina la cui specialità era il sushi. 

 

 

Passò qualche giorno, che i membri del clan Rukawa si presentarono di nuovo al Farewell Blues. Questa volta la combriccola però era aumentata. Oltre ai soliti Sendoh e Hikoichi, c’era anche un altro uomo, un po’ più basso di Sendoh, con corti capelli neri e una cicatrice sul mento. La maglietta senza maniche, lasciava intravedere un enorme tatuaggio a forma di drago colorato, che aveva tutta l’aria di espandersi per tutta la schiena. Sull’altra spalla portava appoggiata una camicia azzurra a maniche lunghe, che pendeva fino alla vita.

Akagi, il buttafuori, li guardò nuovamente sorpreso, bloccandoli però sull’uscio.

-Questo è un locale per bene, deve per lo meno mettersi la camicia lei. – Questa frase ebbe il potere di far innervosire l’uomo tatuato, e solo l’intervento di Sendoh, poté calmare le acque.

-Calmati Hisashi, non siamo venuti qui per creare scompiglio. –

Dopo una lunga occhiata tra i due, Mitsui sbuffò e s’infilò la camicia. Dopo di che poterono accedere al locale.

Una volta entrati, si resero subito conto che le cose non erano molto cambiate. Fujima era ancora al bancone e Kiyota continuava a lanciare occhiatacce al pianista, che sudava freddo, visibilmente.

-Buonasera Fujima. –

Avvicinatisi al bancone, avevano fatto cenno al barista, che seppur scocciato, si era avvicinato agli yakuza.

- ‘ sera. Vedo che siete aumentati dalla volta scorsa. –

- Già. Questo è il mio amico Mitsui.- Sendoh pronunciò quest’ ultima frase sorridendo, mentre passava un braccio intorno alla spalla di Mitsui, che dal canto suo, seppur non scostandosi, roteò gli occhi esasperato; poi si rivolse a Fujima. –Dov’è il tuo capo? -

-Sakuragi? Mi spiace. E’ fuori dal paese al momento. Doveva ingaggiare dei musicisti per il locale, e sapete…vuole sempre il meglio. –

-Ancora?!-

Mitsui sbatté un pugno sul bancone, ma subito Hikoichi, rimasto in silenzio (stranamente) finora, prese la parola.

–Capisco che Sakuragi è impegnato, ma prima o poi perderemo la pazienza. Quindi, ditegli appena lo vedete, che la prossima volta che verremo sarà l’ultima. –

Mitsui e Sendoh lo guardarono sconvolti, non lo credevano capace di un’azione tanto ardita; poi Mitsui si riprese.

– Come ha detto il tappo, la prossima volta se non si farà trovare, sfasceremo il locale, CAPITO? –

Fujima tremò leggermente, poi annuì. Mentre gli altri andavano via, si sfregò le braccia più volte

– certo che qui dentro fa freddo, eh? –

 

 

Un paio di giorni dopo, Sakuragi tornò al locale, annunciando euforico di aver trovato dei musicisti grandiosi, anzi, delle musiciste.

-Vedrete, non ho mai sentito una musica più rilassante e melodiosa. –

Fujima gli riferì l’ultimatum dato dalla banda Rukawa, e il rosso sbuffò.

-Certo che sono una vera seccatura. Bhè, vorrà dire che li aspetterò per qualche sera, ma non ho nessuna intenzione di pagare nulla a nessuno, solo perché ha stabilito che questo è il suo territorio.-

L’ultima frase ebbe il potere di preoccupare un po’ tutti. Fujima si strinse nelle spalle, mentre Akagi e Uozumi si guardarono corrucciati.

-Ah, da domani sera arrivano le nuove musiciste. Ed ora, tornate al lavoro.-

 

 Come previsto, la sera seguente si presentarono al locale tre giovani donne straniere. La più alta del gruppetto, aveva i capelli biondi e un tailleur nero di taglio classico, indossava degli occhiali dalla montatura d’argento che luccicavano al buio e tra le mani aveva una valigetta, probabilmente contenente degli spartiti.

Un’altra ragazza al suo fianco, dai corti capelli castano-biondi, guardava la sala con circospezione, indossava anche lei un paio di sottili occhiali da vista e un vestito lungo fin sopra i piedi, tutto pizzi e merletti, di lucido velluto nero. La ragazza in questione portava sulle spalle una pesante custodia, dalla forma e la grandezza si poteva facilmente desumere che contenesse un violoncello.

L’ultima del gruppetto, d’altezza media, i corti capelli castani ricadevano sulle spalle spettinatissimi, per non differire dalle altre indossava degli occhiali da sole, nonostante fosse notte fonda e un vestito da uomo, di seta nera in perfetto stile settecentesco, sotto una camicia dal collo tutto volèe, con tanto di maniche di pizzo che uscivano da sotto la giacca. Una mano reggeva la custodia di un violino, mentre l’altra due leggii di legno scuro.

Appena le vide, il signor Sakuragi andò loro incontro. Strinse la mano ad ognuna di loro, presentandole a tutto lo staff del locale.

-Queste sono Leyla-san, Dany-san e Anny-san, sono nomi d’ arte, ma non fa nulla, mi raccomando trattatele con riguardo, sono italiane e non parlano bene la nostra lingua.-

Dopo un profondo inchino da ambo le parti, le tre donne si posizionarono vicino al piano, disponendo i leggii e gli spartiti, s’inchinarono di nuovo verso la sala e poi aspettarono d’essere annunciate.

Mentre Sakuragi parlava agli avventori, fecero il loro ingresso in sala dei loschi individui. Fujima riconobbe subito Sendoh, Mitsui e Hikoichi, poi però si chiese chi potesse essere il quarto uomo che camminava austero davanti agli altri.

Hanamichi si fece da parte e la musica iniziò. Dapprima un soffuso e triste accordo di violoncello riempì la sala, presto fu accompagnato da qualche nota del pianoforte, gli yakuza si fermarono colpiti da quelle note tanto coinvolgenti, solo gli occhi dell’uomo alto in gessato nero, solo i suoi occhi blu fissavano una figura nella penombra del locale, che splendeva stranamente di luce propria, con fieri capelli rosso fuoco.

 

Improvvisamente il suo attento scrutare fu interrotto, al duo s’era aggiunto un terzo strumento. Il violino con le sue note stridenti dapprima, ma coinvolgenti poi, aveva scosso tutti, dando vita ad una nuova ambientazione. Una grave discussione, poi un momento di tristezza e pacatezza, il silenzio, infine il duello tra i tre strumenti in lotta. I minuti passavano ipnotici. La musica sembrava volgere al termine e fu così. Si sentì un lungo scroscio d’applausi, e qualcuno d’alzò addirittura in piedi, tra questi Shin’ichi Maki, il noto magistrato, si era lasciato del tutto trasportare dalla melodia del Trillo del Diavolo.

Le tre lo scrutarono per bene, poi s’inchinarono, e si chiamarono verso le custodie dei rispettivi strumenti, e degli spartiti.

Un secondo dopo la sala era in preda allo scompiglio. Leyla aveva tirato fuori dalla valigetta una Desert Eagle, Dany aveva aperto il doppiofondo della sua custodia, rivelando un fucile Remington, mentre Anny aveva sfilato dalla custodia del violino, una piccola mitragliatrice Uzi (per tutti gli usi ^^), ed ora mentre Leyla teneva nel mirino Maki, le altre controllavano che nessuno facesse passi falsi.

Sakuragi che era rimasto a guardare fino ad allora, contattò con una trasmittente Akagi che  si precipitò in sala, mentre gli yakuza sfoderarono le armi dalle fondine, mettendosi davanti al loro capo, Rukawa.

-Che significa queste storia? Cosa volete da me?- Maki stava sudando freddo, ma non voleva darlo a vedere.

-Giusto. Siete in inferiorità numerica, e siete delle donne, sarebbe meglio che abbassaste le armi.- Per queste parole, Sendoh si beccò uno schiaffone da Rukawa, che si fece di nuovo avanti.

-Non m’importa che siate donne o uomini, io sono qui per lavorare, finite le vostre cose in fretta e poi andatevene.-

Le tre si guardarono in faccia, poi dopo qualche parola in una lingua straniera, la più giovane prese la parola. –Il nostro capo, c’ha affidato l’ incarico di togliere di mezzo questo magistrato, sappiamo che sta indagando sulla nostra padrona, se non fate resistenza, dopo ce ne andremo in piena tranquillità.-

-Cosa?!? Allora voi siete sottoposte a quella Najk…- Maki si zittì immediatamente, dato che un colpo di desert eagle arrivò a pochi centimetri dai suoi piedi.

-Non ti conviene parlare di lei qui.-

-INSOMMA! Questo è un locale per bene, se volete spicciare queste faccende personali vedetevela fuori di qui! Io vi ho assunte per suonare, non per uccidere i clienti!-

 

Sakuragi si mosse avventatamente, Dany fece per premere il grilletto, allora Akagi si mosse fulmineamente, sparando al suo fucile, la yakuza, presa di sprovvista, e trovandosi tra i due fuochi, tentò di sparare alle donne, così la sparatoria ebbe inizio. Maki nella confusione generale provò a sgattaiolare fuori, ma le tre se ne accorsero e gli corsero dietro, seguite dalla yakuza e dal buttafuori. Gli avventori n’approfittarono, e se la diedero a gambe levate, barista e cuoco compresi. Nel polverone generale, solo in due restarono al Farewell Blues.

 

Nella penombra del locale, nel silenzio innaturale per quel posto, Rukawa rimase imbambolato per un attimo di fronte alla figura del giovane dai capelli rossi fermo accanto al pianoforte. Il giovane lasciò scorrere lo sguardo un paio di volte il corpo del rossino e un sorriso sinistro gli piegò leggermente il labbro inferiore mentre un’idea si faceva strada nella sua mente.

 

- cosa desidera? – Hanamichi era fermo accanto al pianoforte e stava  cercando di riordinare gli spartiti sparsi in quella desolazione che era il locale dopo la sparatoria.

 

Senza proferire parola colmò lo spazio che li divideva con rapidi passi e lo imprigionò tra se e la coda del pianoforte togliendogli dalle mani gli spartiti e gettandoli lontano. Gli passo un dito pallido lungo la mascella fermandosi a saggiare la consistenza di quelle labbra che erano leggermente socchiuse per lo stupore, forzò la barriera dei denti cercando d’introdurre un dito, ma il giovane lo morse violentemente…senza scomporsi si portò il dito alle labbra leccando il sangue dal piccolo taglio prodotto dai denti, senza mai staccare gli occhi da quelli dell’altro che rabbrividì di paura vedendo il lampo che attraversò quell’azzurro glaciale…non riusciva a capire chi fosse. Era di sicuro l’uomo più bello che avesse mai visto, con quella pelle candida, in cui rilucevano quegli splendidi zaffiri velati da una frangia di capelli corvini e quella bocca piena e sensuale piegata in un sorriso appena accennato…ma non capiva perché era entrato nel suo locale e lo aveva imprigionato contro il pianoforte.

 

Hanamichi cercò di divincolarsi, stare tra quelle braccia, con il calore intossicante del corpo dell’altro spalmato contro il suo non era una posizione molto consona…(consona a che?NdL ) Lo sconosciuto con un gesto fulmineo gli afferrò il mento, coprendogli poi la bocca con la sua infilandovi violentemente la lingua allacciandola alla sua senza lasciargli possibilità di respirare. Si staccò da lui a malincuore dovendo riprendere fiato. Hanamichi era decisamente scioccato, incapace di reagire, leggermente ansimante cercò di articolare una frase:

- Lei…chi è? –

- L’esattore.-

- l’esattore di che? – balbettò Hanamichi

Rukawa aveva i brividi che percorrevano il suo corpo come una scossa elettrica che gli faceva accapponare la pelle, non era quello il momento per parlare di affari però si rendeva conto che anche l’altro necessitava di risposte e così cercando di controllare il fremito della voce:

- Del pizzo che dovete al clan Rukawa…- mormorò roco, chinandosi sul collo e mentre l’altro cercava di scostarlo da sé e cominciando a mordicchiargli i tendini del collo – per aver aperto un esercizio nella nostra zona…- continuò passando a succhiare la pelle dorata e tenera dietro l’orecchio provocando una serie di gemiti rochi da parte della sua vittima, risalì leccando il padiglione auricolare e scivolando con le labbra sulla guancia, incontrando la ruvidezza della barba.

- io non ho intenzione di pagare nessuna tangente-

Si fermò a pochi centimetri dalle sue labbra.

- Questo è tutto da vedere…- mormorò prima di mordere il labbro e succhiandolo piano...Hanamichi s’inarcò inaspettatamente contro di lui, mandando a sbattere i loro bacini. Kaede Rukawa era un uomo conosciuto per la sua freddezza e autocontrollo ma a quel gesto perse definitivamente il controllo. (perché finora ti pareva controllato? NdD Bhè non lo ha violentato subito ^^’’’ NdL)

Senza delicatezza gli slacciò la camicia che sapeva di bucato fresco, ed il cui profumo, inalato, non faceva altro che aumentare in lui il desiderio di poterlo abbracciare e fare suo. I bottoni saltarono attorno a loro rimbalzando per terra nel silenzio della sala vuota (era meglio precisare ^^’’ NdL)...lasciò che le sue mani vagassero su quella pelle senza meta, mentre si chinava a baciarlo sul collo, scendendo poi lungo il torace, seguendo le vie tracciate poco prima dalle sue dita, aspirando il profumo di quella pelle che sapeva di vento e mordendo ogni tanto quei muscoli che fremevano sotto di essa…lasciando piccoli segni rossi, indiscutibili marchi di possesso. Quel corpo apparteneva a lui volente o nolente, ora che lo aveva tra le braccia non lo avrebbe lasciato andare mai più…

 

- Rukawa...- cercò di protestare il rossino quando il suo volto scese fermandosi all’altezza dell’ombelico, decise che poteva ascoltarlo per qualche istante mentre il suo dito giocava con la fibbia della cintura e con l’altra mano gli torturava il capezzolo turgido:

- Nh? – disse guardandolo di sotto in su con una luce negli occhi che impaurì Hanamichi

- cosa credi di fare?

- mi prendo il primo pagamento – mormorò in un soffio cominciando a leccare la pelle tiepida del ventre.

Hanamichi gemette senza riuscire a ribattere, la voce gli morì in gola, mentre le mani del moro gli artigliavano i fianchi mettendolo a sedere sulla coda del pianoforte (^^’’’’ se si sfonda lo dite voi a padrona? NdL - Noi? Dire alla padrona che il suo pregiatissimo nonché costosissimo pianoforte del 800 è andato in frantumi???NdD - Credo che Rukawa avrà un'ottima scusa pronta quando glielo spediremo per darle la cattiva notizia!NdA)

Seguì la scia della vena dove poteva sentire il cuore e il sangue dell'altro pulsare in sincrono con il suo...si fermò un istante facendo scivolare le sue mani sulla camicia, sfiorando attraverso il tessuto i muscoli della schiena scendono fino ai glutei con l’intenzione di rivendicarne la proprietà e l'utilizzo. Lo sentì irrigidirsi contro di lui quando le sue mani si intrufolarono nei pantaloni per slacciare la cintura e liberarlo della costrizione di quei vestiti che erano solo, ormai, un inutile intralcio.

Gli fece scivolare i pantaloni lungo le gambe muscolose e tornite trattenendo il fiato di fronte alla visione di quella pelle bronzea che parlava di sole di luce e di fuoco ardente. Percorse con un dito la linea delle cosce e dei fianchi saggiando la consistenza di quei muscoli. Notò con soddisfazione che le sue attenzioni non lasciavano indifferente il rossino. Rimase a fissarlo per qualche istante, così, nudo, abbandonato sulla coda del pianoforte prima di svestirsi velocemente e tornare a stendersi su quel corpo. Hana sussultò per un attimo osservandolo da sotto le palpebre socchiuse, aveva pensato che fosse freddo mentre invece il suo corpo e la sua pelle erano bollenti, di un calore intossicante che gli invadeva ogni cellule del suo essere dipanandosi in un onda di piacere inaspettato. Spalancò gli occhi incontrando un fuoco di ghiaccio che lo incatenò a sè...Vide il suo viso riflesso nelle iridi dell'altro mentre le sue labbra si facevano sempre più vicine socchiudendosi leggermente per lasciare uscire la punta rossa della lingua. Chiuse gli occhi sentendo la morbida lingua dell'altro sfiorarli piano le labbra seguendone i contorni con lentezza, mordicchiandole ogni tanto, e forzandole dolcemente. Non c’era violenza questa volta nel bacio solo una dolcezza sensuale, come se volesse prendersi tutto il tempo del mondo per assaporarlo.

Le mani di Rukawa si mossero leggere dal suo fianco scivolando tra i loro corpi e Hanamichi gemette inarcando la schiena e socchiudendo le labbra. Rukawa esultò mentre spingeva la sua lingua ad incontrare quella dell’altro duellando con lei per il predominio di quel bacio, mentre le sue dita si stringevano attorno al suo sesso, cominciando a muoversi dapprima lentamente poi con sempre maggior forza accarezzandolo in tutta la sua lunghezza

Hanamichi si sentiva andare a fuoco sotto quel tocco...allargò le gambe, istintivamente, avvolgendole attorno alla schiena di Rukawa. Era incapace di ragionare lucidamente, sentiva solo la lingua dell'altro che accarezzava la sua scivolando nella sua bocca con sensualità e bramosia le sue dita che lo sfioravano come mai nessuno aveva fatto, portandolo a vette inaspettate di piacere (O_O oddio NdL Lo scrive poi si sorprende -_- NdA)

L'altra mano scese a sfiorare la piccola apertura tra i glutei...Hanamichi si tese violentemente quando il primo dito lo penetrò soffocando un gemito di fastidio contro la spalla dell'altro.

Il movimento delle dita di Rukawa si fece più pressante e presto divennero due e  infine tre…

- rilassati…- mormorò sui suoi occhi che lo guardavano atterriti come se avesse intuito solo in quel momento cosa sarebbe successo (^^’’’ alla buon ora NdL)

Tolse le dita ed Hanamichi gemette di frustrazione suo malgrado per il senso profondo di vuoto che quel gesto gli aveva lasciato…Si morse il labbro per non urlare quando l’altro lo penetrò con una spinta decisa cominciando poi immediatamente a muoversi ritmicamente. Le spinte di Rukawa dentro di lui erano qualcosa che gli squassava l’anima, si sentiva completo come mai prima di allora e lui si trovava a rispondere muovendo il suo bacino in cerca dell’altro perché entrasse ancora più in profondità se possibile…Il tempo parve contrarsi per un attimo quando i due con l’ ultima spinta da parte di Rukawa si sciolsero con un gemito…

 

 

 

Nel frattempo in una saletta ben nascosta del Farewell Blues, erano stipati tre donne armate fino ai denti, i due aiutanti di Rukawa, il contabile Hikoichi, il cameriere Kiyota e il magistrato Maki, seppure alquanto insospettito dalla presenza delle “musiciste”.

Tutti d’amore e d’accordo erano intenti a consumare la rispettiva cena, dopo aver interrotto la caccia al giudice, causa pausa cena. Le tre ragazze mentre erano a un passo dall’accoppare Maki si erano rese conto che l’orario della pausa era passato da già ben dieci minuti, quindi, decise a chiedere gli straordinari, s’incamminarono di nuovo verso il locale, invitando anche tutti gli altri a prendere una fetta di dolce.

Una volta arrivati al Farewell blues ed entrate nello stanzino della sorveglianza avevano notato uno strano “movimento” in due diverse sale. Il più sfortunato era stato Fujima, che curioso aveva sbirciato un monitor, ma la vista di quel che accadeva tra il buttafuori e cuoco lo aveva costretto a correre in bagno per dare di stomaco. Dopo questo sventurato avvenimento, seppur con estrema delusione della più giovane delle ragazze, si era deciso di spegnere quel monitor, mentre invece tutti gli occhi si soffermarono a sbirciare quel che avveniva nella sala principale.

Per poco non furono scoperti quando la più grande delle tre vide quel che si stava facendo sul suo pianoforte, per non parlare per la passeggiata che lo strumento musicale aveva preso a fare per la sala.

Dopo una serie di accorgimenti erano riusciti a sistemarsi e a recuperare tutto l’occorrente per un banchetto improvvisato; ora però una sensazione di delusione per la fine dello spettacolino, aveva iniziato ad aleggiare nell’aria.

-Non pensate anche voi che la situazione si sia raffreddata troppo? Quei due non avranno già finito? Abbiamo ancora venti minuti di pausa!!!-

-Cosa facciamo ora?? Dobbiamo trovare un modo per impiegare questi minuti!-

-Sono d’accordo. Ora che ho visto questo posso chiedere un aumento al capo.- Mitsui sorrise ammiccando ai colleghi, mentre invece Hikoichi, distolto per un attimo lo sguardo dal quadernino degli appunti, fece notare a tutti che da quella stanza si poteva diffondere la musica nel locale.

-Giusto. Mettiamo qualcosa che li tiri su, come ad esempio la cavalcata delle valchirie! –

Una moltitudine d’occhi guardò Maki sconsolata.

 -Invece potremmo mettere un pezzo del momento. Avete visto l’ultimo video di Gackt?-

Mitsui guardò interrogativo il porcospino: -quale? Quello in cui fa il vampiro? O quello della colonna sonora di Hokuto no Ken?-

Intanto che loro discutevano su quello che doveva essere il loro cantante favorito, Dany li ascoltava con interesse, cercando di non fare caso alle altre due, che litigavano animatamente su cosa fosse più il caso di scegliere, se Il trillo del diavolo o Super Drive di Gravitation.

La voce di Fujima, ancora in bagno, propose un brano dei Nirvana dal titolo evocativo, che suonava vagamente come “Rape me”.

All’interno di tutta questa confusione una figura si mosse indisturbata, e con pochi decisi click fece partire la musica che gli sembrava più adatta:

 

Appena le note iniziarono a risuonare in sala, Hanamichi sentì un brivido lungo la schiena e un suono provenire dalle sue spalle. Aveva fatto appena in tempo a rimettersi pantaloni e infilarsi la camicia che una stretta al braccio lo aveva riattirato nelle braccia di Rukawa.

La prima cosa che notò fu la luce sinistra che illuminava gli occhi del compagno, e la posizione inusuale che avevano assunto.

- Ru…rukawa?-

Troppo tardi. Appena la musica aveva preso un andamento più deciso il moro lo aveva costretto a muoversi a tempo con una semplice pressione della mano. Dopo i primi secondi di smarrimento, il rossino capì quel che stava succedendo: lui e Rukawa stavano ballando un tango!!!

Dopo un paio di giravolte si lasciò trascinare da quelle braccia che non parevano intenzionate  a lasciarlo andare ( e te credo ^^’’’’ Nd Trio). Hanamichi si rese conto che Rukawa lo stava conducendo verso l’esterno della pista. Una volta raggiunti i tavolini, rukawa portò indietro il piede spostando il peso del corpo e attirando Hanamichi contro il suo torace, dandogli poi una leggera spinta verso l’esterno lo fece girare su sé stesso, ma al contempo spostare per tutta la lunghezza del braccio.

 

Con la coda dell’occhio scorse il vaso di cristallo che riluceva alla flebile luce di una candela mezza consumata. Allungò la mano e con un gesto elegante raccolse tra due dita la rosa, stando attento ad evitare le spine se la portò alle labbra e con un gesto deciso attirò nuovamente Hanamichi verso di sé, coinvolgendolo in un casquet; si chinò poi verso di lui passandogli la rosa tra le labbra (O_O ammazza che addominali NdL come quelli di Gackt *_* NdD Palp palp NdA -_- NdMamy) Quando ripresero a  ballare Rukawa si accorse che la rosa aveva procurato una lieve ferita al labbro inferiore di Hanamichi…si sporse verso di lui catturando con la lingua la goccia di sangue fuoriuscita da essa. Non riuscendo a resistere, fece scivolare di nuovo la lingua tra quelle labbra morbide, stendendolo poi sul pavimento:

- cosa credi di fare Baka kitsune? – cercò di protestare Il giovane dai capelli rossi

- mi porto avanti con la riscossione…-

 

 

 

Owari

 

 

 

 

 

Nota conclusiva: Padrona lo so che ti avevo annunciato che Hana sarebbe stato lavato centrifugato rivoltato come un calzino e poi messo a stendere ma il tuo gufetto trova molto difficoltoso scrivere lemon…mi perdoni? Può andar bene così? Anche se non è uno stupro melassoso ma una ciofeca -_-…Baci Baci Padrona ti voglio bene

 

 

Dalla micia nera…padrona…mi spiace. Ho provato a scrivere una carneficina, anche Dany ha tentato, ma contro il muro diabetico di zia, non si passa facilmente ç_ç…