Questa è la mia personalissima e opinabilissima interpretazione dell’episodio n°48, ‘L’addio’, al momento della separazione di Roy ed Edward.
Spero di non offendere la vostra intelligenza nel chiarire che, la ripresa dei dialoghi e delle scene, - passo passo - è una cosa voluta, e non una mancanza d’inventiva.

NB: alla fine c’è uno spoiler, su loro due, tratto dal film Conqueror of Shambala, che voi sapete essere il vero e proprio finale, ambientato circa due anni dopo la fine dell’anime.

ATTENZIONE: questa fic può essere anche letta in chiave shonen-ai, ma non necessariamente.
A volte, l’amicizia è solo amicizia... e l’amore fraterno solo amore fraterno.
Ma, a volte, no.

 

 

Farewell

 

                                        (Ma io so che ti rivedrò...)

 

 

POV Roy

 

“Sia tu che io, abbiamo deciso di vivere fedeli ai nostri ideali.
…allora, che fai… vieni con me?”

Non era previsto. Ma te lo sto chiedendo ora.
Sono certo che tu comprenda le implicazioni di una proposta così, Fullmetal.
E tu mi guardi, col tuo idealismo disilluso confessi di non aver mai saputo nulla della guerra, finché non ci sei finito in mezzo.
Ammetti di averla creduta una cosa lontana, qualcosa che non ti avrebbe mai toccato, fatta da gente senza nome e senza passato. Gente che non avresti conosciuto mai.
Ma adesso hai capito che non è così. Che non può essere così.
Hai compreso che sei un ingranaggio, che sei parte di un immenso macchinario che vortica attorno alla Pietra Filosofale…
E che i conflitti nasceranno sempre, finché lei esisterà.  

E’ corretto, questo tuo pensiero.
Ma non puoi addossarti i mali del mondo, giovane Elric.
Noi abbiamo solo la capacità di fare la nostra parte, di aggiustare i nostri errori, di riparare i torti che abbiamo causato…
Invece tu vuoi distruggere la Pietra, e cancellarla dalla memoria delle persone…
Io non sapevo nemmeno che fosse stata, infine, creata davvero. Ma, una delle poche cose di cui ero sicuro, è che tu saresti riuscito ad ottenerla, prima o poi…
Solo che… il tuo desiderio più profondo, il tuo sogno, era di usarla per ottenere ciò che hai perduto, non di distruggerla!

“Se anche il nostro sogno diventasse realtà… che ce ne faremmo?”
“Per te c’è qualcosa… di più importante dei sogni?”
“Penso sia sempre così.
C’è sempre qualcosa di più importante di noi stessi e dei nostri sogni.” 

E lo dici con una severità che ha il sapore dell’amaro. Del disincanto.
Hai rinunciato a tutto, per seguire il tuo scopo. E ora anteponi l’affetto che ti lega a tuo fratello ai tuoi sogni. E’ davvero la persona più importante per te? Sul serio, è solo affetto fraterno quello che ti lega a lui?
Qualcuno direbbe che sei uno sciocco, che arrivati a questo punto…
Ma non sarò io a farlo, Fullmetal. Perché sono giunto alla tua medesima decisione.
E mi costa molto, inutile negarlo. Ma non me ne pentirò. La sofferenza è lo scambio equivalente delle cose a cui teniamo.

‘Senza sacrificio, l’uomo non può ottenere nulla.
Per ottenere qualcosa, è necessario dare in cambio qualcos’altro che abbia il medesimo valore.’

E’ il postulato di noi Alchimisti, la legge che regola il nostro mondo. 

Non conosco esattamente che prezzo corrispondente abbia una vendetta. Ma sono pronto a tutto.
Maes ha dato la sua vita per me, e ora voglio pareggiare i conti, e non avere rimpianti.
Siamo più simili di quel che crediamo, io e te.
E non parlo solo di testardaggine, o di coraggio.
Non stiamo rinnegando le nostre convinzioni… a quelle rimarremo sempre fedeli, con la cocciutaggine, quella fede assoluta che ritrovi negli occhi limpidi dei bambini.
Abbiamo solo trasferito il nostro punto focale, Fulmetall. Non tradiremmo mai noi stessi.
Tu hai Alphonse - o quello che ne rimane di lui -, e io ho il ricordo di quell’idiota di Hughes, che considero alla stregua di un fratello. Devo onorare la sua memoria. E poco importa se morirò nel farlo.
La vita è una questione di priorità. Semplice.
Basta scegliere la propria e andare sempre avanti.
Sempre.

Lo stridio dei freni mi riporta al presente, anche tu hai un’espressione pensierosa.
Il Tenente Hawkeye ferma la macchina lungo il canale, in questa strada secondaria, e noi scendiamo. E’ ora di congedarsi, temo. 

Avrei mille cose da dirti, Acciaio.
Consigli, raccomandazioni… anche solo un rimprovero ben piazzato, per farti abbassare un po’ la cresta… vorrei vederti arrabbiato un’ultima volta, tu che sei sempre così suscettibile sull’altezza… sei cresciuto, in questi anni. E non te l’ho detto mai.
 

La mia mano si solleva verso la tempia per farti il saluto militare, ma all’ultimo ci ripenso. Hai smesso di essere un soldato. Non avrebbe più senso, a questo punto.
Ma non smetterò mai di chiamarti ‘Fullmetal’. Questo no.
Perché ‘Edward’ sarebbe troppo intimo, troppo da ‘amico’. Siamo mai stati davvero amici, noi due?
Abbasso il braccio, per offrirti una stretta da uomo a uomo.
La fissi un po’ sorpreso. Ti sto trattando da pari, cosa c’è che non va?
Hai finito da tempo di essere un bambino. Hai affrontato prove che avrebbero piegato anche l’adulto più coriaceo, stai dimostrando di che pasta sei fatto.

Il tuo sguardo s’indurisce, mentre osservi la mia sinistra protesa verso di te. Poi abbozzi una smorfia che sa di accondiscendenza, allunghi la tua mano in direzione della mia… ma, invece di stringerla, le tue dita entrano in collisione con le mie. In questo tuo saluto irriverente, in questo tuo ghigno sbruffone, c’è tutto quello che sei.
L’anticonvenzionale, il testardo. Una persona che, malgrado tutto, ammiro.
Il mio stupore lascia posto ad un breve sorriso amichevole, cacciato poi dalla mesta solennità del momento.
 

“Questo è un addio.”
“Sì. Un addio.”

Vorrei ricordare quest’ultimo istante con te in modo diverso. Avere più tempo. Invece c’è solo questo dannato tramonto, che mi ricorda – incalzante - i pochi istanti a nostra disposizione. Il tuo volto in controluce, l’atteggiamento fermo e deciso, di chi non ha ripensamenti. Il motore acceso, il Tenente che mi aspetta in auto, e una missione – forse, senza ritorno - da compiere.

Ti giri lentamente, fai qualche passo e cominci a correre verso la tua meta.
Cos’altro avrei potuto dire ancora?
Sembra quasi una fuga, la tua.
Non ti volti nemmeno indietro. Hai forse paura che il cuore ceda?
Se avessi tentennato ancora, forse ti avrei convinto a cambiare idea…
Sciocchezze. Né tu né io ritorneremmo sui nostri passi.
Forse, semplicemente, la nostra separazione sarebbe stata più straziante. 

So che percorreremo la stessa strada, anche se per vie diverse.

E sei scomparso già dalla mia visuale. Sospiro stancamente, avviandomi verso l’auto.
Ragazzino impertinente. Cerca di non morire, perché voglio rivederti.
E sbeffeggiarti ancora, e magari gustare un tuo sorriso.
Questo non è davvero un addio. Ne ho la certezza.
Non so dire perché, ma lo sento. Lo sento qui, dentro me.
Non mi hai promesso che ritornerai, ma so che lo farai. E io pazienterò.
Non riuscirei a dimenticarti nemmeno se volessi.
L’affinità di due animi che travalicano la grettezza dell’essere umano medio.
Forse è questo che ci accomuna.
Ma non lo saprò mai.

 

§§§§

  

“Avremmo dovuto invitare anche il Tenente Hawkeye.”
“Non sarebbe venuta. Non vorrebbe vedere il Colonnello in queste condizioni.
In più, sento che la persona che il Colonnello sta aspettando non è il Tenente…”
“E allora chi è?” 

(Tenente Havoc & Tenente Breda, da CoS)

 

 

 

Osservo la tua schiena allontanarsi, il tuo corpo inghiottito da questa diavoleria volante.
Un ritorno in grande stile. Hai combinato un gran casino, non c’è che dire…
Ma sono venuto per aiutarti. Come ho sempre fatto, del resto. Io…
…ti ho atteso a lungo.
Sorrido.

“Lo sapevo che eri vivo.”

 

(Roy a Ed, da CoS)

 

 

 

“Addio.”

“Arrivederci.”

  

 

-Fine-

 

Disclaimers: I personaggi citati in questo racconto non sono miei; appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma di lucro, da parte mia.

Note: credo sia doveroso spendere due righe sulla genesi di questa fic.
Quando ho visto la fine dell’episodio 48, il loro addio mi ha colpito così tanto da commuovermi.
Sembra sciocco, lo so. Ma mi è cresciuta dentro una pena infinita.
Che io riuscissi a piangere per una separazione… non capitava da tantissimo tempo.
E, in questi giorni, la malinconia mi ha fatto pensare a loro… quindi ho deciso di sfogarmi, scrivendo la mia interpretazione.
Di sicuro non vincerò l’Oscar per l’originalità. Ma è uno sfogo, prendetelo come tale.

Il colore del titolo riprende – per quanto possibile – il tramonto struggente di quel momento.

Il saluto che chiude la fic è la traduzione francese. Benché dicano entrambi solo “Sayonara”, è meno doloroso, interpretato così. Dà quasi speranza…

E dopo questa epifania profetica - di matrice divina - da parte di Havoc, (“In più, sento che la persona che il Colonnello sta aspettando non è il Tenente…”) per me everything RoyEd is canon. E vi sfido a smentirmi! è_é

Come sempre, sono graditi commenti, consigli e critiche. Chiunque desideri, può contattarmi al solito divano blue navy: il mio indirizzo è nella sezione ‘Indirizzi Autori’.

Grazie (_ _)

elyxyz