Note: Era nata dal buio della notte mentre
i nostri passi percorrevano vie buie, mentre tornavamo a casa dall'ultimo
girono di romics^^ era nata per far ridere, noi ne avevamo riso (eccome^^)
poi a casa messe davanti alla scena col senno di poi è venuta fuori questa
cosa^^, come dire da ridere fa piangere...vedete voi ....
Faremo tardi...
di Alessia
e Jar
Mia madre mi uccide...
I lampioni di questa maledetta strada sembrano l'occhio cieco del mondo.
Non vedo più Marco al mio fianco, guardo avanti a me e lo vedo che ha già
iniziato ad attraversare la strada.
I miei piedi si muovono di volontà propria a volerlo raggiungere, gli sono
così vicino che posso notare comparire sul suo giubbotto i primi segni di
una lieve acquerugiola.
I miei occhi sono fermi sul suo giaccone quando mi ritrovo perso nel suo
sguardo.
"Muoviti!"
Vedo la sua mano allungarsi verso di me ed afferrare la mia.
Il gelo della sua mano mi blocca per un momento ed io inizio a muovermi solo
quando lo sento trascinarmi.
Mi guardo intorno smarrito, i miei occhi vedono la luce gialla del semaforo
ed allora capisco la sua fretta.
La mia mente non ragiona più.
Corriamo.
Le nostre mani unite, il semaforo alle nostre spalle, avanziamo nel buio
correndo.
Perché stiamo ancora correndo?
Superiamo anche il distributore di benzina, lo vedo cadere a terra ma è
solo uno scherzo della mia immaginazione e lo vedo riprendere l'equilibrio.
Perché tutta questa fretta?
Mentre il buio ci viene incontro la mia mente mi incanta e come uno
spettatore esterno mi vedo stretto a lui in un vicolo deserto mentre le sue
labbra ansiose sfiorano le mie.
Scacciò quel pensiero dolce e torturante lui non lo sa, lui non è..
Si volta verso di me e mi regala uno dei suoi più bei sorrisi che quasi dà
corpo alla mia fantasia.
Il suo sorriso ci unisce come avessimo un segreto tutto nostro.
E' questo istante che mi dà la forza di chiedere: "Ma perché
continuiamo a correre?"
Il suo passo rallenta e vedo la sagoma di un autobus fermarsi al nostro
fianco.
Ed è Marco a sciogliere le nostre dita negandomi il suo gelido calore.
"Avremmo perso l'autobus, imbecille!"
Se non l'avessi aiutato quel sognatore non sarebbe arrivato a casa questa
sera!
Prendo un profondo respiro e mi giro soddisfatto.
"Visto che ce l'abbiamo fatta?" ma è una domanda rivolta alle
porte che si stanno chiudendo.
Vedo la sua immagine sfocarsi man mano che un ticchettio di fondo annuncia
l'aumentare della pioggia.
Perché?
Quella porta si chiude sul mio sogno.
Sono lacrime o pioggia quelle che mi bagnano il viso?
Osservo l'autobus ripartire lentamente, le mani di Marco che si poggiano sul
vetro, i suoi occhi cercarmi e le sue labbra pronunciare - o lo stò
immaginando? - Il mio nome.
Federico...
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