DISCLAIMER: I pg
sono tutti miei *_*, dal primo all’ultimo passando anche per le comparse…
quindi… se li volete… chiedetemeli, non so comunque se li avrete interi o a
brandelli, magari per sfogarmi uso loro *_* NOTE: Questa fic è nata
assolutamente per caso, quindi prendetela per quello che è, ossia una follia
momentanea ^^’’ DEDICHE: Alla mia Pam, per tutto
quanto e per molto altro ancora, per ogni sorriso, ogni lacrima, ogni
pensiero e ogni sogno, per tutta la nostra vita insieme. FANTASIE di Sakuya VISIONI
ONIRICHE POV AJAS Ciao Kerim,
come stai? Spero bene… Non so bene perché ti sto
scrivendo, potrei telefonarti, ma a volte il buon vecchio passato fa da
padrone sulle abitudini di noi poveri vecchietti. Sono felice di averti conosciuto,
sai? Ma credo che questo tu lo abbia già capito. A che tu ne dica sei una persona
davvero meravigliosa. Spero davvero che tu possa
trovare una persona da amare e che ti ami come meriti, perché tutto quello
che ti auguro è un tempo pressoché infinito, fatto solo di gioia e serenità
come ti si addice e come vorrei potessi trovare. Ora, mio caro amico, lasciamo per
un attimo da parte i convenevoli e tutto ciò che potrei dirti in un qualsiasi
altro momento, e passiamo a confidarti tutto quello che invece a voce non
potrei dirti senza incorrere nella tua ira, o peggio, nel mio e nel tuo
imbarazzo. Confido comunque che tu, qualsiasi cosa abbia da dirmi, lo farai
con la massima schiettezza, perché è quello che mi aspetto dai miei amici,
soprattutto dal migliore di loro. L’altra sera, quando siamo usciti
e ci siamo messi su quella panchina e siamo finiti a parlare (ancora devo
capire la dinamica di tale discorso e delle connessioni, pseudo-logiche
che dal tempo ci hanno portato a parlare di sesso…) dei posti più strani in
cui lo abbiamo fatto, un pensiero, fugace e fulmineo, mi ha attraversato la
mente lasciandomi attonito. E’ stato quando mi hai chiesto se
ero rimasto sconvolto. Ebbene ero sconvolto, ma non certo per quello che mi
stavi raccontando, più che altro per l’immagine che ha attraversato la mia
mente. Bene, ora siediti, respira
profondamente, rilassati, magari fatti fare un massaggino… e anche altro, da Micheal, non fare quella faccia, so bene che ogni tanto
ti diverti con quel ragazzino… anche se sinceramente… potresti divertiti con
me, no? In fondo, lo abbiamo sempre detto che saremmo amanti perfetti,
giusto? Lo so che stai ridendo, e anche io lo sto facendo al ricordo dei
nostri voli mentali riguardo questa faccenda. Comunque, se sei solo lo
preferisco, in ogni caso, sei calmo? Ci sei? Bene, perfetto. Ti descrivo esattamente il mio
pensiero, anche se più che di pensiero, devo parlare di immagine. C’ero io, steso su un letto,
completamente disfatto, chiaro teatro di un’unione selvaggia, passionale, in
cui gemiti sempre più alti e urla di puro piacere, facevano da colonna sonora
a quest’unione che si ripeteva per l’ennesima
volta, lasciando me e la persona che con me era, appagati ma mai sazi. Eri tu. Tu eri con me, in quel letto,
non so bene se fosse la mia attuale stanza o chissà quale altra, non vedevo
nulla se non questo grande letto, lenzuola bianche scomposte e le coperte
gettate in terra. Tu eri sopra di me e continuavamo
a baciarci, leccarci dappertutto, i tuoi gemiti si univano ai miei in un coro
che sembrava infinito. Le tue mani su di me erano come seta e le tue labbra
ardevano di passione, i tuoi occhi, brucianti di desiderio, scambiavano
occhiate di fuoco con i miei, che si perdevano sul tuo corpo, mentre le mie mani
seguivano percorsi immaginari e strani sulla tua schiena e sul tuo petto, le
mie dita si intrecciavano con i tuoi capelli e le mie labbra ti sussurravano
parole che preferisco non ripetere… Come può essere stata una visione
così fugace, eppure così dettagliata? A dire il vero non lo so, anche perché…
beh non finiva così, tutt’altro. Continuava fino
alla fine, fino a che noi raggiungevamo insieme, vette di piacere così alte
da non poter essere nemmeno immaginate. Non so se faccio bene a
continuare, e non so nemmeno se ho fatto bene ad iniziare, ma… che io sia
attratto fisicamente da te non è un mistero mi pare, o comunque, mi sembra di
avertelo fatto capire. Ma non è solo un fatto di pura
fisicità, è la tua anima ad attrarmi, mi sei piaciuto dal primo momento, ed
infatti siamo entrati in confidenza, per quanto due lupi solitari come noi
possano entrare in confidenza con uno sconosciuto, da subito. Piano piano, passo dopo passo, la nostra amicizia è cresciuta,
o per lo meno per me è stato così, e non credo di ingannarmi quando dico che
per te è stato lo stesso. Proprio in nome di questa
amicizia allora continuo, perché so che mai e poi mai penserai che io possa
essere una ‘minaccia’ e allo stesso modo, è quello che penso io di te. Vedi, le sensazioni che ho provato
in quel breve, ma interminabile, infinito istante, sono state talmente
intense da poter essere palpabili. Un brivido mi ha attraversato la
schiena, e nonostante il mio proverbiale controllo su me stesso, di quello
che mostro e faccio vedere delle mie emozioni… dovrei provare un po’ di
vergogna a dirlo, ma… mi sono eccitato improvvisamente e anche molto, proprio
come fossi ancora un ragazzino che si eccita al solo immaginare di poter far
sesso, o anche così, senza un apparente motivo, senza ricordarmi che era una
naturale risposta ad un evento elettrizzante e allo stesso tempo
tremendamente sensuale, come quello che stava accadendo nella mia mente. Ammetto che sembrava di assistere
ad un film a luci rosse, e non so quanto questo mi possa far onore… I tuoi capelli sembrano seta,
così come la tua pelle, e le tue carezze erano dolci ma appassionate,
eccitanti fino all’inverosimile. La tua voce poi… era davvero
indescrivibile. Non mi è difficile immaginare la
tua voce, già di per sé bassa e profonda, perdersi in gemiti rochi e urla
sommesse, espressione di un piacere che ti dilania le membra, proprio come
quello che sembravamo provare entrambi, eppure, nonostante io riesca ad
immaginarla, sono certo che sentirla mi farebbe impazzire davvero, sono
quindi certo che sia assolutamente indescrivibile. Così come credo tu stesso sia
indescrivibilmente sensuale ed eccitante, disteso su di un letto, in preda ad
un’estasi senza fine, con gli occhi chiusi, le labbra dischiuse, le mani che
artigliano le lenzuola o, come avveniva nella mia ‘fantasia’ (perché a questo
punto temo di dover parlare proprio di fantasia erotica signor amante), la
mia pelle, graffiandola e stringendola, facendomi bruciare di una febbre
indescrivibile, che mai nessun rapporto mi ha dato. Potevo quasi sentire la tua
lingua che lambiva le mie labbra, assaporava la mia bocca e poi la lasciava,
sola e desiderosa di ulteriori e più profondi contatti, per accarezzare la
pelle della mascella e risalire fino all’orecchio, succhiarlo leggermente e mordicchiarlo,
cosa che sai mi fa letteralmente impazzire. Cosa strana che io e te
sconosciamo le zone erogene dell’altro, non trovi? Poi le tue labbra mi
abbandonavano e io mi sentivo, improvvisamente, come spogliato di qualcosa
che ormai sentivo mio. Mi avventavo sul tuo collo, leccavo, mordevo e baciavo
ogni centimetro della pelle bianca e morbida che lo costituisce e poi
scendevo ancora, lungo il petto, le spalle, di nuovo il petto, soffermandomi
a succhiarti un capezzolo, giocare con l’altro, e poi più giù ancora,
leccandoti sempre più lentamente, mentre i tuoi gemiti aumentavano e il tuo
corpo cercava il mio, chiedendo appagamento almeno dalla mia bocca. E io, senza remore, né alcun
pensiero che non fosse possederti e sentirti in me, ti concedevo quello che
bramavi, divertendomi a leccarti ogni centimetro di pelle prima di saziarmi
con la tua virilità tesa e fremente. So bene che, se tutto ciò fosse
accaduto davvero, avrei desiderato ardentemente di sentirti sciogliere in me,
e poter assaporare il tuo seme, che immagino essere dolce e inebriante, come
tu sei. E poi ancora le tue urla di
piacere e il desiderio che cresceva in me, sempre più grande, più forte, più
dirompente. Come credi continuasse questo mio
film, in cui io, regista e attore, mi perdevo in folli sensazioni e urla di
piacere con te, protagonista indiscusso della scena? Te lo dico subito. Con te che
entravi in me, urlando il mio nome, accarezzandomi ovunque, facendo del mio
corpo un luogo sacro nel quale entrare
con reverenza e dal quale non uscire più, perché la pace che tu ed io
trovavamo era talmente intensa, talmente indescrivibile, da non voler essere
abbandonata mai più. Nonostante la forza dell’orgasmo
che ci colpiva, entrambi nello stesso momento, nonostante il desiderio
fremente di avere sempre di più, di sentirti sempre maggiormente in me, come
se fossi una parte del mio corpo, un arto o un organo senza il quale non si
può vivere, nonostante il desiderio straziante di averti sotto di me, di
sentirmi circondato dal tuo corpo, nonostante la necessità di udire le tue
urla e le mie, unite in un crescendo di suoni e sensazioni ad esse collegate
e che ne erano le cause scatenanti, nonostante tutto questo, percepivo
chiaramente che avrei provato una pace ed un appagamento infinitamente maggiori
di quello che una semplice unione fisica può dare. Sai perché? Perché io e te siamo uguali, ci
assomigliamo molto più di quello che crediamo, ci capiamo e ci assecondiamo
come solo due anime affini possono fare. Con questo non voglio propormi
come tua anima gemella, non perché non mi piacerebbe esserlo, ma solo perché
avrei la tremenda paura di perdere la tua amicizia, così importante e
fondamentale per me, se eventualmente, vedessimo che la nostra unione non è
stata poi così azzeccata. A volte vorrei lasciar stare
tutto, e vedere se tra noi potesse funzionare, ma so bene che sarebbe
impossibile, primo perché quello che ci lega è ben diverso dall’amore e di
certo, quest’ultimo, dai sentimenti reciproci, non
può nascere, ma soprattutto perché credo che a legarci sia un affetto puro
che forse la mia stupida visione ha sporcato. Quello che volevo dirti era che…
no, non lo so, sentivo il bisogno di raccontarti questa cosa, come mio
migliore amico sei l’unico a cui potessi farlo, e allo stesso tempo volevo raccontartelo
immaginando di sussurrarti queste frasi in un orecchio, come preludio di una
nostra imminente unione. So bene che questo non avverrà
mai, probabilmente perché sono io il primo a non volere che accada, ma… per
alcuni attimi è stato bello sognare. Non avercela con me ti prego, e
non privarmi della tua amicizia per questo mio eccesso di schiettezza. Ti voglio bene Kerim, bene davvero, vorrei solo che ricordassi questo
per sempre, perché tutto il resto, l’attrazione, la passione, una possibile
relazione, tutto passa, ma questo no, perché credo davvero e profondamente a
quello che ci lega. Ti voglio bene tesoro, ci
sentiamo presto, ok? Scusa ancora e… immaginami nudo,
sdraiato su di un letto che gemo il tuo nome mentre tu vieni in me… :P
Ajas Che
cavolo di idea mi è venuta a scrivergli questa mail io davvero non lo so. Mi sento
imbarazzato come un ragazzino, nonostante i miei 26 anni compiuti, mi
impediscano, di comportarmi come tale. Kerim è il mio migliore amico, lo conosco da poco, eppure è
già diventato fondamentale per me, non c’è cosa che faccia senza chiedergli
un parere e soprattutto, non c’è momento difficile che io viva senza averlo
al mio fianco. Quando
ci siamo conosciuti la storia tra me e Jamie era
finita da qualche mese, ma l’amore che a lui mi lega, ancora non mi
abbandona, e anzi, spesso e volentieri mi riduco in condizioni pietose solo
pensandolo. Forse è
anche per colpa del mio passato disastroso. Avere una famiglia completamente
annientata da un’esplosione non è cosa da tutti, e soprattutto non lo è
essere l’unico sopravvissuto da una strage che ha coinvolto un’intera
famiglia, padre, madre, figli con rispettivi mariti, mogli e nipoti. E tutto
perché io, da bravo idiota, ero convinto di aver chiuso il gas quando invece
non era così. Sono
uscito a portare fuori il cane, era Natale, eravamo tutti riuniti per
festeggiare… e sono tutti morti per colpa mia. E’
successo quando avevo 16 anni, all’epoca stavo già con Jamie.
Lui mi è stato vicino come nessun altro, mi ha aiutato ad uscire dalla
depressione e dal dolore nel quale sguazzavo, nonostante non sia riuscito a
cancellare il rimorso e il senso di colpa dai miei occhi azzurri. Jamie diceva sempre che erano come pezzi di cielo, non
importava se c’era il sole o pioveva, lui aveva la sua, piccola ma
personalissima parte di cielo terso, di limpido azzurro in cui potersi
perdere e per cui sognare. Peccato solo che spesso, anche nei miei occhi,
proprio come nella vera volta celeste, compaiano delle nubi pesanti, delle
coltri di nera disperazione che nessuno, nemmeno Jamie,
è mai riuscito a dissipare. Non so
perché sono finito a parlare di lui, quando, l’unica cosa che voglio, è
andare a stendermi sul divano, guardare la televisione e magari, più tardi,
con calma, sentire Kerim fare due chiacchiere con
lui, sperando che non vada a vedere la posta… Ma perchè
cavolo gliel’ho mandata??? Mi sta davvero prendendo un’agitazione che non
avevo mai avvertito. Non so
perché l’ho fatto, o forse sì. Ormai ho ventisei anni, devo essere pienamente
cosciente delle mie azioni e di quando faccio qualcosa, devo pagarne le
conseguenza, no? Sono
scemo lo so, e molto anche, ma… Kerim, adesso come
adesso, è davvero tutto quello che ho, e se lo perdessi, non saprei davvero
che fare. Ho
conosciuto Kerim ad una festa, un modo piuttosto
banale a dire il vero. Ero solo, in un angolo, un bicchiere di coca cola alla
mano (sono completamente astemio) e lui era nella mia stessa posizione, un
bicchiere di birra, e solo come me nell’angolo opposto della stanza.
L’organizzatore della festa, il mio amico Mat, mi
si era avvicinato un attimo per dirmi di smettere di fare l’antipatico ed
andare con tutti loro, che ridevano, scherzavano e si stavano preparando a
fare il gioco della bottiglia (cosa che reputo tutt’ora
molto infantile, seppur divertente, se fatta da ragazzi che hanno dai 23 ai
29 anni). Colsi l’occasione al volo e gli chiesi chi era il bel moro dalla
parte opposta della stanza. Lui sorrise e mi disse che si chiamava Kerim, era un suo nuovo collega di lavoro, era taciturno
e schivo, ma non antipatico, anzi sembrava essere sempre molto gentile e
disponibile. La cosa
mi incuriosì parecchio, perché non capivo come potesse essere schivo e
disponibile allo stesso tempo. Presi tutta la ma bella faccia tosta e andai
da lui presentandomi con un sorriso e la mano tesa. Lui mi
guardò incuriosito per un attimo, in seguito mi ha detto che pensava volessi
provarci, ma ovviamente, sbagliava. Lui era
completamente diverso da me, almeno all’apparenza. Capelli nerissimi, lunghi
fino alla mascella, quella sera erano legati in un piccolo codino, i suoi
occhi castani, dorati quasi, erano freddi e distaccati, ma questa freddezza,
io capivo non essere dettata da una qualche convinzione di essere superiore o
dal cinismo e l’indifferenza, era più un’impassibilità generata da qualcosa,
o meglio che aveva una causa lontana eppure presente e viva, che lo faceva
diffidare di tutto e tutti. Io ero
freddo a causa del mio passato, credevo che non legandomi a nessuno, almeno
non in maniera profonda, non avrei più sofferto. In
fondo, dopo che la morte dei miei, avevo avuto solo Jamie
accanto, solo a lui mi ero affidato, solo in lui avevo confidato, solo a lui
avevo creduto, solo lui avevo amato, lui e nessun altro. Un mese prima, Jamie, la mia unica ragione di vita, aveva troncato la
nostra relazione, che durava da quasi undici anni, solo perchè aveva bisogno
di sentirsi libero. Lui a
ventisei anni, voleva essere libero dopo aver sprecato tutta la sua
‘giovinezza’ con me. Logico no? E di
nuovo ero rimasto solo, e di nuovo era stata colpa mia, perché se fossi stato
diverso… se mi fossi comportato diversamente… o almeno questo era quello che
pensavo, forse Jamie sarebbe rimasto con me, ma
evidentemente, sbagliavo di nuovo. Pensando
a tutte queste cose mi sono decisamente depresso, come del resto, sempre
accade quando penso al grande amore della mia vita o alla mia famiglia... Gli
occhi si chiudono soverchiati da un dolore troppo grande per essere espresso,
eppure non riescono a liberarsi dalle nuvole che li ricoprono. Vorrei
piangere come avviene sempre quando ripenso alla mia famiglia, al sorriso di
mia madre, o al pancione di mia sorella incinta del secondo figlio. Stavolta
però un suono mi distoglie dalle lacrime e anche se a fatica sollevo il
ricevitore del telefono che non fa altro che squillare. “Pronto?” “Che hai
fatto Aja? Hai una voce strana.” Il tono
preoccupato di Kerim mi fa sorridere, e allo stesso
tempo, la sua voce dolce mi fa rilassare. “Ma
niente… pensavo… Potresti dirmi anche dirmi ciao, lo sai?” “Oh mi
scusi signor perfezione, buonasera! Che facevi?” “Niente,
mi sto sedendo adesso sul divano, tu?” “Guardavo
la tv, ma stasera non c’è niente di interessante. Senti, ti va se andiamo a
farci un giro?” “Ehm… Ker… io domani dovrei andare al lavoro, tu sei in ferie,
ma…” “Dai
poco poco, andiamo a prenderci qualcosa, oppure
passo da te, così nemmeno perdi tempo per uscire e tornare!” Come
faccio a dirgli di no? E poi, lo so che sono l’unico che Ker
vuole vedere così spesso e con così tanto entusiasmo, del resto, come dargli
torto con il passato che anche lui si ritrova? “Ok, ok! Sei un rompiscatole lo
sai??” “Sì
tesoro anche io ti voglio bene, sono da te fra mezz’ora, ok?” “Ok a dopo… e non portarti quel ragazzino, chiaro??” “Ma che
ragazzino? Micheal non lo frequento più da almeno
venti giorni!” “Aha! Ti sei fregato!! Lo hai ammesso che te lo
scopavi!!!” “Cazzo! Sei un imbroglione sai??? Appena arrivo ti riempio
di botte!! A dopo!” “Sì,
taglia pure corto… appena arrivi ti metto sotto torchio, ciao ciao!” E senza
dargli possibilità di risposta attacco la cornetta lasciandolo con un palmo
di naso. Ecco, finalmente lo ha ammesso, anche se devo dire che sono felice
non frequenti più quel ragazzino, non era adatto a lui. Non per
i sei anni di differenza a cui si poteva anche non far caso, ma per l’idiozia
di quel moretto che sembrava essere l’unico essere vivente, di sesso
maschile, con un minimo di sex-appeal presente su questa terra! E’
odiosissimo, la prossima volta che Mat organizza
una delle sue feste devo dirgli di non invitare gli amici del fratello. Solo ora
mi ricordo che sono in boxer. Fa troppo caldo per mettermi anche solo una
maglietta, andrei in giro nudo, ma rischio una denuncia dalla cara
dirimpettaia che non fa altro che guardare dietro le tendine della sua
finestra, convinta di riuscire a non farsi notare, quando qualcuno alza lo
sguardo su di lei, sentendosi osservato dai suoi occhietti indagatori e
facili, troppo facili, allo scandalo. Metto
addosso solo un paio di pantaloncini e poi mi butto di nuovo sul divano
accendendo la televisione e cominciando uno zapping forsennato. Tra
pubblicità, televendite e talk-show, è passato un sacco di tempo, non so
nemmeno io quanto, so solo che stanno suonando alla porta, quindi
evidentemente, Ker è arrivato. Mi alzo
tutto sorridete e gli apro la porta, in perfetto orario, anzi anche in
anticipo perché guardando l’orologio del videoregistratore vedo che sono
passati solo venti minuti… quel brutto bugiardo aveva già deciso di venire da
me e stava uscendo di casa, altro che guardare la tv… Sono
pronto a dirgliene di tutti i colori, quando, aprendo la porta, per poco non
muoio d’infarto, e grossa parte fa anche la mail che gli ho mandato stasera.
Non avevo mai visto Ker vestito così… provocante e
sexy, o forse, adesso che ci penso, conosco quei pantaloni, e quella maglia
gliel’ho vista indosso parecchie altre volte, quindi… temo di essere io a
vederlo diversamente. I
pantaloni neri che fasciano le gambe lunghe e snelle ma muscolose, la
maglietta, ugualmente nera, attillata ma solo sui pettorali, che cade
mollemente sugli addominali scolpiti da anni di allenamenti, le maniche
leggermente larghe, lunghe, nonostante il caldo, del resto, la maglia è di un
tessuto leggero, impalpabile quasi, lievemente trasparente, qualcosa che crea
un effetto di vedo non vedo che non fa altro che accrescere il desiderio. Desiderio?
Beh sì… desiderio di vederlo lasciarsi andare , di sciogliere il codino in
cui porta i capelli legati stasera e che mette in risalto le forme del viso,
gli occhi, che sembrano d’oro, fondersi con i miei, e risplendere di una luce
che mai gli ho visto, ma che vorrei donargli, una luce di desiderio e
passione… una luce di tranquilla serenità, colma solo di gioia. “Ciao Aja, mi lasci sulla porta?” “Eh?
Forse dovrei brutto scemo! Avevi già deciso tutto, vero?” “Ehm.. coff coff….. la signora del
palazzo di fronte mi stava guardando, anzi spogliando con gli occhi che era
una meraviglia…” E così dicendo entra in casa, lasciandomi da parte e
cercando di cambiare argomento. Non
posso impedirmi di lasciar cadere lo sguardo sul suo fondoschiena sodo e
alto, una vera delizia per gli occhi… e credo anche per le mani di quei pochi
fortunati che riescono a toccarlo… Mi butto
sul divano e borbotto che se vuole da bere deve andarselo a prendere, in
frigorifero tengo sempre un paio di birre solo per lui, e ieri, quando sono
andato a fare la spesa, mi sono addirittura ‘rovinato’ comprandogliene
dodici, almeno non dovrò prenderne per un po’, con queste ferie in eccesso
che è stato costretto a prendersi, Ker sta da me
praticamente tutti i giorni, questo implica che dovrei comprargliene almeno
due al giorno, e sinceramente, tra il lavoro, la laurea in veterinaria che
sto cercando di prendere, e tutto il resto, chi me lo da il tempo per andare
al supermercato tutti i giorni? Butto un
occhio sul libro di etologia che mi dice: studia, studia, studia! E lo chiudo
con un gesto secco. E’ stato Kerim ha convincermi a
riprendere l’università. L’avevo lasciata perché in quel periodo io e Jamie avevamo deciso di andare a vivere insieme, e i
soldi mancavano, quindi aveva dovuto rinunciare al mio sogno di diventare
veterinario. Orami sono tre anni che lavoro, fortunatamente in uno studio
veterinario, e la cosa mi stava bene, anche se avrei sempre voluto aprirne
uno mio. Kerim è laureato anche lui in veterinaria, ma non ha mai
aperto uno studio per mancanza di soldi, quindi adesso sta lavorando in una
ditta di computer, mettendo da parte ogni centesimo disponibile. Mi ha
convinto che non c’era motivo per cui non avrei potuto riprendere e coronare
magari il mio sogno. Ho ancora da parte un discreto gruzzolo derivante dall’
‘eredità’, e tutto grazie a mio zio che ha investito in non so che cosa. Quando
con Jamie siamo andati a vivere insieme era un
periodo strano, avevo una specie di rifiuto verso tutto quello che riguardava
la mia famiglia, in quel periodo il senso di colpa era più forte del solito,
e quindi non volli prendere nemmeno un centesimo. Di certo avrei potuto
continuare a studiare, ma… forse non era il momento adatto, sinceramente non
lo so. “Allora,
che facevi?” “Niente,
te l’ho detto… ma tu non hai di meglio da fare che venire a stressare me? Una
bella cavalcata per esempio…” “Mh… sì, non dovrebbe essere male cavalcarti stallone!” Ma
questa è istigazione!! E che cavolo! Proprio adesso che non ci pensavo più!!
Maniaco! Ajas sei un maniaco!!! “Sì,
effettivamente… non sono affatto male, sai?” Mi guardo le unghie soddisfatto
e sorrido maliziosamente, perdendomi nei suoi occhi che mi guardano divertiti
e ridenti. Quando
ho conosciuto Kerim i suoi occhi erano distaccati,
freddi, tristi. Ora… beh, si portano sempre un dolore immenso, un dolore che
io non riuscirò mai a cancellare, ma sono un po’ meno scuri, sono lievemente
più sereni. Quando
mi ha raccontato di Dominic, il suo fidanzato, non
ho potuto far altro che sentirmi triste per lui e capire che quello che ci
accomunava era molto più che una semplice amicizia, era un legame molto più
profondo, una comunione di anime e spiriti. Proprio
come me, Kerim, porta dentro di sé un dolore a cui
non riesce a porre rimedio e che non riesce a dimenticare, proprio come me,
lui, sente il senso di colpa attanagliargli il cuore e l’anima ogni mattina,
quando apre gli occhi, e sente il suo cuore battere ancora, quando invece, la
sua mente non fa altro che ripetergli che la cosa migliore per l’intero
Universo sarebbe che lui sparisse per sempre, nel nulla da cui viene e che
prepotentemente cerca di impossessarsi dei brandelli di anima che ancora
albergano in lui. Questo
io provo, e questo so che lui sente, esattamente nello stesso punto in cui lo
sento io, è un dolore sordo ma sempre presente, qualcosa di cui non ci si può
liberare, ed è localizzato proprio al centro del petto, leggermente spostato
sulla sinistra, proprio dove si trova il cuore. E’ una
sofferenza profonda e lacerante, lunghi rovi che stringono il cuore in una
morsa di spine che lo fanno sanguinare senza mai distruggerlo completamente,
rendendo ogni giorno che passa, un’agonia senza fine, in attesa che la morte
arrivi, con la sua fredda ma clemente mano a porre fine a tutto quanto,
dolore, ricordi, sentimenti, tutto quanto. Il
fidanzato di Kerim è stato ucciso sei anni fa,
durante una rapina che hanno subito in casa. E’ stato violentato e ucciso
sotto il suo sguardo impotente. E questo Kerim non
riesce a perdonarselo. Ho
provato mille volte a dirgli che non è stata assolutamente colpa sua, che non
avrebbe potuto fare altro con una pistola puntata alla tempia, e che lui è
stato fortunato perché è arrivata la polizia, altrimenti gli sarebbe toccata
la stessa sorte di Dominic. Ricordo
che quando mi ha raccontato tutto questo lo ha fatto con un dolore negli
occhi che non gli avevo mai visto, e poi… poi ha pianto, un pianto disperato
e a cui io non riuscivo a porre termine. Mi sono sentito assolutamente e completamente
inutile, non potevo far altro che stringerlo tra le braccia e piangere con
lui per il suo dolore. Mi fa male, e tanto, il fatto che Ker
si senta in colpa per qualcosa contro la quale non avrebbe potuto fare nulla…
mentre io…. Lui non
fa altro che dirmi che non è stata colpa mia, che è stata una tragica
fatalità, ma… se io avessi chiuso bene quel dannato rubinetto del gas, se
avessi ricontrollato come mi diceva mamma invece di fregarmene, se… La mano
di Kerim sulla mia spalla mi fa sobbalzare vistosamente
e mi volto a guardarlo con gli occhi che sento essere pieni di lacrime. “Aja, tesoro che hai?” La sua voce preoccupata mi fa stare
ancora peggio. Vorrei tanto che tutto passasse, vorrei solo potermi godere
questi attimi con questa persona stupenda che mi rende sereno come mai
nessuno ha fatto… “Io… no…
è che…” “Piccolo
tesoro…” Di nuovo
mi perdo tra le sue braccia, braccia forti, grandi, mi stringono e mi fanno
perdere in un mondo sereno, lontano da tutto, dove niente altro ha importanza
se non il suo calore che mi stordisce e mi rasserena, rendendomi schiavo del
profumo della sua pelle, che mi da l’oblio e la serenità che da un tempo
lunghissimo cerco e bramo. Quando
smetto di piangere non so nemmeno quanto tempo è passato, so solo che sono
ancora abbracciato stretto a Ker, steso sul divano,
non mi ricordo nemmeno quando lui si è steso, la sua mano che mi accarezza i
capelli. “Sembrano
fili di seta… però… brillano come il sole… non è da tutti avere gli occhi che
sono pezzi di cielo e i capelli che hanno lo stesso colore del sole, non
trovi?” Accenno
un sorriso e gli do un bacio sulla guancia mentre mi rimetto a sedere,
asciugandomi il viso con le mani e cercando con lo sguardo un pacchetto di
fazzoletti che avevo lasciato qui da qualche parte. “E’ stato
per Jamie?” “Jamie… i miei…. Di tutto un po’…” “Allora
io proporrei una cosa… adesso ti lavi il viso come i bambini e poi… mh... vediamo… che ne dici di una folle notte di sesso
sfrenato?” Scoppio
a ridere per l’evidente tono scherzoso con cui le sue parole vengono
pronunciate, ma allo stesso tempo non posso impedirmi di rabbrividire
vedendomi il suo viso a pochi centimetri dal mio, il suo tono diventare basso
e sensuale e sentirmi le labbra lambite dal suo fiato caldo. Mi alzo
di scatto e praticamente corro verso il bagno, cercando di non arrossire e
allo stesso tempo, cercando di tenere a bada le mie parti basse. Apro
l’acqua fredda del lavandino, dopo aver chiuso la porta a chiave, e metto le
mani sotto il getto gelato che mi rinfresca la pelle calda, bollente quasi,
dandomi una sensazione di sollievo e allo stesso tempo un senso di indicibile
irrequietezza e insoddisfazione. Chiudo
gli occhi e mi rendo conto che oltre al viso, un’altra parte del mio corpo
brucia ardentemente, anche se non a causa della pesante cappa di caldo e afa
che in questi giorni ricopre Birmingham. Quasi
istintivamente la mia mano, grondante acqua, scivola lungo il mio inguine,
sotto la leggera stoffa dei pantaloncini neri e dei boxer grigi, convinto che
almeno questo gesto possa donarmi almeno un po’ di tranquillità, stupidamente
certo che sia solo per placare il dolore frustrante che provo, e non la sete
ardente che mi brucia la gola e si condensa in certe reazioni del mio corpo. Il tocco
freddo della mia stessa mano, a contatto con la pelle infuocata del mio basso
ventre mi fa rabbrividire, ma non di freddo, tutt’altro,
molto meno ammirevolmente di piacere, un piacere profondo e stordente. Non
sono ridotto così male da provare soddisfazione al solo toccarmi, è il
pensiero, che mi ha ridotto in queste condizioni, che continua a donarmi
piacere, mentre quasi inconsciamente muovo lentamente la mia mano sul mio
stesso membro, venendo percorso da innumerevoli scosse di puro godimento
lungo tutta la schiena e l’inguine, quando, centimetro dopo centimetro, la
pelle calda e tesa viene rinfrescata, eppure resa ancora più ardente, dalla
mia mano gelata e imperlata da mille piccole gocce d’acqua. I suoi
occhi, fatti d’oro fuso, le sue mani calde sul mio corpo ancora più caldo, il
suo respiro accelerato, il suo fiato caldo sul mio viso, la sua voce resa
roca dal piacere, le sue braccia che mi stringono e mi portano a conoscere
lidi di piacere che mai avrei potuto credere esistessero, lui che entra in me
e mi rende schiavo del suo corpo perfetto, e poi io in lui, che mi completo
entrando in quello che so essere un luogo che dona impareggiabile piacere e,
allo stesso tempo, conforto per la mia anima desiderosa solo di pace. Tutte
queste immagini si susseguono nella mia mente, unendosi a quelle della mia
fantasia, e di nuovo sento le sue urla di piacere, e di nuovo lo vedo steso
su di un letto che attende solo altre unioni selvagge eppure dolci, e la mia
mano non può far altro che accelerare il suo ritmo, percorrere e ripercorrere
sempre più velocemente la mia pelle calda, desiderosa solo di maggiori
attenzioni, di carezze che le mie mani non possono donargli, di un calore,
che la mia mano che va scaldandosi sempre maggiormente, non può dargli nella
sua fredda sterilità, nel suo seguire movimenti prestabiliti e vuoti,
nonostante nella mia mente non sia la mia mano ad accarezzarmi, ma la sua, e
non sia il freddo marmo del lavandino quello che l’altra mia mano stringe
convulsamente, per impedirmi di abbandonarmi completamente a questo stupido,
seppur piacevole, atto, ma bensì siano le lenzuola o meglio ancora il suo
corpo perfetto, e non stia mordendo le mie stesse labbra per impedirmi di
lasciarmi andare in piccoli, crescenti, gemiti, ma siano le sue labbra, la
sua pelle, il suo collo, così da poter sentire la sua voce lanciarsi in suoni
inarticolati e d’intensità sempre crescente. “Aja, tutto bene?” Il
bussare alla porta, e la voce di Ker mi fanno
sobbalzare, e quasi avrei fatto un vero salto se non fossi stato così perso a
masturbarmi, immaginandomi il mio migliore amico che fa sesso con me… “S-sì… a-arrivo…” “Aja?” “Eh?
Tranquillo Ker… stavo… beh… ecco…” “Ok… me lo dici dopo… ma non tagliarti le vene!” “Idiota!” Richiudo gli occhi e mi lascio andare
appoggiato al lavandino, mentre sulle mie labbra compare un sorriso derisorio
verso me stesso. Sono
attratto profondamente e intensamente da lui, e non so quanto questo possa
essere un bene. Inoltre la mia eccessiva… come chiamarla… voglia di dire
sempre la verità alle persone che amo, mi ha portato a scrivergli quella
dannatissima e-mail, che lui non sembra aver già letto, in cui gli confessavo
quella sciocca… eccitante fantasia che ho avuto. Che ne
sarà della nostra amicizia? Sinceramente credo sia molto più forte di questo,
e possa ben superare un’attrazione momentanea, ma… La
costante paura di rimanere di nuovo solo, che sempre mi assale, nei momenti
meno probabili, da quando Jamie mi ha lasciato, mi
fa temere sempre per il peggio, e sussurra alla mia mente voci maliziose,
mormorii cattivi in cui si prefigura una scena, già perfettamente immaginata
dalla mia fervente fantasia, in cui Ker, una volta
letta l’e-mail si allontana progressivamente da me, lasciandomi di nuovo a
fare i conti con la mia inadeguatezza verso il mondo intero e con il mio
pressante ed incancellabile senso di colpa. Mi lavo
il viso, o meglio, getto l’acqua presa con entrambe le mani, chiudendo gli
occhi, e lascio che la fredda sensazione che il liquido incolore e gelato mi
dona, a contatto con le guance che bruciano, e gli occhi che cercano un po’
di riposo, dopo le molte lacrime versate, mi faccia rilassare almeno un po’. Prendo
un profondo respiro, e dopo essermi asciugato, mi stampo un sorriso sulle
labbra ed esco, andando ad affrontare l’ineluttabile destino che il mio corpo
ha deciso per la mia anima. “Ehi?
Eri caduto nel water? Tutto bene?” “Sìsì… mi stavo perdendo in altri pensieri tutto qui…” “Capito…
solo… tesoro… la prossima volta che pensi di porre un freno alla tua eccitazione,
dovuta a chissà quale pensiero di Jamie, in chissà
quale posizione, fallo senza i vestiti addosso, perché hai i pantaloncini
macchiati… forse è acqua, oppure te la sei fatta sotto?” I miei
occhi, mano a mano che le mie orecchie sentono le parole che la voce di Ker pronuncia, si allargano sempre di più, assumendo,
credo la stessa forma di due palle, grandi e rotondi occhi azzurri, persi in
un pensiero che sta lentamente, ed inevitabilmente, prendendo consistenza
nella mia mente. Istintivamente
mi guardo… ehm… le parti basse e… Sono
un’idiota! Cazzo!! Sono un cretino di proporzioni
megalattiche, cazzo!! Ecco appunto, brutto coglione, se evitavi di dar soddisfazione a… a… a quell’arnese!! E che cavolo! Ringrazio Ker per non essere arrivato un istante più tardi,
impedendomi di venire completamente, già il poco seme che è uscito mi ha
sporcato i pantaloncini ed i boxer, e NON è una cosa piacevole!! E poi… che
cavolo, ma proprio lui doveva accorgersene? E poi, ehi! E’ una macchiettina minuscola, come ha fatto a vederla? Quel
porco mi stava guardando!! Tu te lo
stavi scopando nella tua fantasia malata… Ecco, la
mia coscienza mi ricorda, che effettivamente, non posso dargli torto, visto
che io facevo di peggio… Solo…
lui ha creduto pensassi a Jamie… forse è un bene,
anche se… ma voglio davvero che sappia che pensavo a lui? No, non credo. Comincia
a ridacchiare alla mia espressione ed io sento andare le guance in fiamme,
cosa che mi mette ancora più agitazione e mi fa scappare in bagno, gettarmi
sotto la doccia fredda e ripetermi che sono un cretino, mentre nella mia mente cerco di
immaginare la signora del palazzo di fronte che mi ammicca, in una posa che
vorrebbe essere seducente, e allunga le sue mani grinzose verso di me, mentre
i suoi occhietti mi fissano con bramosia, e il suo corpo si stende, cercando
di apparire languido, privo della solita vestaglia a fiori che indossa, su di
un letto, con tutte le rughe e i rotoli di grasso ben in evidenza, mentre
l’immancabile retina, che tiene fissati e protetti dall’aria i capelli,
sudici per altro, arrotolati attorno ai bigodini che ormai hanno perso il
loro colore, a causa di chissà quanti anni di ‘vecchiaia’ sulle spalle, ha
lasciato ricadere il folto cespuglio di capelli grigi e crespi che si
ritrova, sul cuscino, ad adornarle il viso ancor più rugoso del corpo. Spalanco
gli occhi inorridito a questo tentativo di pensiero, e devo dire che questa
disgustosa immagine ha avuto l’effetto che desideravo su quel coso che ho tra
le gambe e che preferisco non vedere per i prossimi dieci anni, oppure
rischierei di tagliarlo nella vana speranze che la mia attrazione per Kerim passi, grazie a questo stupido e alquanto doloroso
gesto. Esco dal
bagno, con solo un asciugamano in vita, e mi infilo direttamente in camera da
letto, che fortunatamente è qui accanto, cosa che mi impedisce di ripassare,
in questo stato, davanti al salotto. Metto un paio di boxer e un altro paio
di pantaloncini, poi prendo un profondo, molto, molto profondo, respiro e
torno in salotto, dove Ker è tranquillamente
semi-sdraiato sul divano, ricoperto dalla stoffa colorata del telo che lo
protegge dagli ‘attacchi’ di Osiris. Adesso
che ci penso, il mio gattino è sparito da almeno un paio d’ore, chissà dove
sarà andato a dormire oggi, magari me lo ritrovo di nuovo nel cassetto delle
magliette, entrato da chissà dove e chissà quando, tranquillamente
acciambellato sui miei vestiti che mi guarda infastidito per averlo
disturbato. L’ho
preso dopo poco che Jamie era andato via, lui non
amava particolarmente gli animali, io avevo bisogno di compagnia e Osiris,
nato da uno o due mesi, se ne stava in un vicolo, miagolando disperatamente,
completamente bagnato dall’acquazzone che quel giorno stava allagando le
strade, proprio qui vicino. Mentre camminano in fretta per tornare a casa dal
lavoro, sentii il suo richiamo, cercava aiuto, e io anche ne avevo bisogno.
L’ho preso senza starci a pensare troppo e ormai sono sette mesi che siamo
insieme. Sono già
trascorsi sette mesi da quando Jamie mi ha
lasciato… un lampo di dolore attraversa i miei occhi, ma lo celo
immediatamente perché non voglio assolutamente che Ker
mi veda stare di nuovo male, anche perché, da qualche tempo, non sono molto
sicuro di voler stare ancora male per colpa di quel bastardo… Credo
sia la prima volta che insulto Jamie, che sia un
passo avanti verso la mia disintossicazione dalla droga che lui era diventato
per me? Lo spero davvero, se davvero fosse così comunque, non potrei che
ringraziare Kerim del suo appoggio, dell’affetto
incondizionato e soprattutto dovrei ringraziarlo per non aver permesso al
dolore di anni di cancellare la sua anima pura e brillante, che mi illumina e
mi spinge a continuare in questo mondo, dove l’unica cosa che sembra contare
per gli altri è solo la propria vita. Del resto, è anche naturale sia così,
ognuno guarda sempre e solo se stesso poiché è l’unica cosa che hai sempre
tra le mani, sempre, anche quando tutto e tutti sembrano abbandonarti. “Tutto
bene adesso?” Mi
guarda con un sorriso malizioso e io cerco di non arrossire nuovamente,
perché nonostante sia un tipo molto controllato, beh, non posso davvero
impedirmi di sentirmi imbarazzato per questo mio comportamento da bambino che
si avvicina al sesso per la prima volta, e allo stesso tempo, la cosa che più
di ogni altra mi mette in imbarazzo, è che lui non sa che è solo lui stesso
la colpa di tutto questo… credo che però, se lo sapesse, non potrei fare a
meno di sentirmi ancora più in imbarazzo. “Sì… ho
immaginato la signora del palazzo di fronte…” “Ma che
schifo!! Aja ma non sapevo ti piacessero le vecchie
rugose!!” “Ma che
cretino che sei!! Non hai capito niente!!” Ker scoppia a ridere e io lo guardo altrettanto divertito,
non posso fare a meno di sentirmi sempre un po’ più sollevato quando lui
dimostra di stare bene, o almeno di sentirsi un po’ meno triste del solito,
vorrei riuscire a dargli una serenità più duratura di quella che poche,
semplici, parole possono dargli per alcuni brevi attimi. Non
credo sia qualcosa di poi così sbagliato voler vedere il proprio migliore
amico, ridere ed essere felice, no? Forse
però dovrei specificare il fatto che sono io a volerlo rendere felice, come
la mia adorata coscienza, che dovrò ricordarmi di chiudere a chiave in chissà
quale stanzino, mi sta appena ricordando. Lo so,
lo so bene, e questo non può far altro che farmi pensare, riflettere e
ragionare su cosa davvero mi leghi a Kerim, ma del
resto, non voglio pensare che ci sia qualcosa oltre l’amicizia, perché so
bene, che invece da parte sua, è solo questo il sentimento che lo lega a me e
non potrei sopportare, non tanto un rifiuto, quanto il perdere la vicinanza,
il sostegno e l’affetto dell’unica persona di cui mi fidi. Dovrei
ricordare che già una volta mi sono fidato di qualcuno e che questa fiducia è
stata molto mal riposta, che questa persona mi ha lasciato solo, dopo anni e
anni in cui l’unica cosa che ha fatto andare avanti entrambi, l’unica cosa di
cui entrambi ci cibavamo, era l’amore reciproco, permettendomi di tornare
pienamente padrone di una vita che non mi apparteneva più da quasi undici
anni, di una vita che io mi ero premurato di donargli senza aspettarmi nulla
in cambio, se non il suo amore, che peraltro sembrava arrivare senza che io
facessi nulla di particolarmente spettacolare, eclatante o ammirevole per
ottenerlo. Dovrei,
è vero, ma non lo faccio, ancora una volta mi sto affidando a qualcuno che
potrebbe tradire tutto quello in cui io credo e tutto quello che mi fa andare
avanti. Ce la farei a continuare se anche questa volta la mia fiducia venisse
tradita? Potrei tornare nuovamente a sorridere, o almeno ad alzarmi la
mattina senza la voglia di smettere di respirare durante il sonno, così da
non dover più camminare su questa Terra, che per me, ormai è solo una landa
in cui posso vedere la sofferenza così come la gioia altrui, ma che sembra
riservarmi solo sofferenze? Sinceramente
non lo so, e altrettanto sinceramente non voglio domandarmelo, probabilmente
sono molto recidivo e altrettanto probabilmente tutto quello che voglio,
tutto quello di cui ho bisogno adesso, è qualcuno in cui credere, per far sì
che le mie speranze vengano nuovamente infrante, certo, ma avrò pur sempre
tentato ancora. Credo sia questa la cosa davvero importante, tentare, tentare
e ancora tentare. Non
importa quante volte si cade, e non importa quanto il dolore che ti porti
dietro continua ad attanagliarti l’anima, diventando ogni volta sempre più
grande, rubandoti, attimo dopo attimo, parti sempre più grandi del cuore,
privandotene o trasformandolo in dura e solida pietra, che verrà nuovamente
scalfita, intaccata da altri sentimenti, e distrutta, riducendosi in mille
frammenti, che faticosamente dovrai cercare di mettere assieme per l’ennesima
volta. Tutto questo davvero è poca cosa rispetto agli attimi, seppur pochi,
di felicità che amare qualcuno, sentirlo al tuo fianco e fidarti di lui
possono dare. “Beh…
allora… io vado…” “Di già?
Non siamo stati per niente insieme… mi sono lasciato andare e…” “Ma non
devi andare al lavoro domani?” “Sì, ma…
ti va di rimanere a dormire qui?” “Non lo
so… mi offri un pigiama party o una notte vietata ai minori di 18 anni?” “Ovviamente
la seconda, sei o non sei il mio amante?” Gli sorrido malizioso e lui fa lo
stesso, nonostante non so quanto le mie parole siano uno scherzo… “Ok, allora rimango… ma dormo sul letto con te, niente
divano né tu né io!” “Ma…
veramente…” “E dai Aja, che vuoi che sia? Non ti salto mica addosso! E se lo
facessi tu… beh… io sarò pronto ad accoglierti!” Non sai
quanto io vorrei che mi accogliessi… e quanto vorrei sentirti in me… No! E
che cavolo, se comincio così come minimo passerò la notte in bianco! Ok Ajas, calmo, pensa alla
vicina… Sì, perfetto, sono assolutamente schifato. “Ok, ok…” Sorrido
e mi siedo accanto lui e cominciamo a guardare la televisione, a scherzare,
ridendo per ogni stupidaggine, del resto, succede sempre così quando siamo
insieme, ci rilassiamo e lasciamo che tutto scorra tranquillamente, senza
pensare a niente e senza starci a preoccupare per i problemi di ogni giorno,
o per gli errori del passato… proprio come se niente, oltre noi, avesse
importanza… “Beh
adesso tu bambino vai a nanna, è già tardi per te!” Kerim si alza dal divano su cui abbiamo passato l’intera
serata e spegne la televisione dopo aver, per tutto il tempo, monopolizzato
il telecomando. Non mi ha permesso nemmeno di vedere un’interessantissima
pubblicità che parlava di un nuovo metodo per dimagrire! E io come li butto
giù i due chili di troppo? E’ stato davvero cattivo, anche se…
effettivamente, era solo un modo per impossessarmi del telecomando perché
sono in formissima, ho un peso assolutamente
perfetto per il mio metro e novanta e, senza falsa modestia, ho un bel
fisico. Del resto Kerim è stato molto sollecito,
facendomi notare la mia muscolatura tonica, gli addominali sodi e le gambe
tornite, ma snelle, e a suo dire, perfette. Ovviamente, tutto questo,
mettendomi le mani nei punti che voleva farmi notare, tastando e palpando
ogni centimetro di pelle, stando bene attento a non perdere nemmeno una
volta, il mio profilo e quello dei miei muscoli. La mia reazione… preferisco
non commentarla, perché sono riuscito a ‘tenermi’ buono solo grazie alla
provvidenziale visione della vecchietta che ha placato i miei bollenti
spiriti, e anzi ha ucciso la maggior parte dei miei ormoni impazziti. “Ma io,
veramente…” “Il
bagno lo uso prima io… e spero di non trovarci qualche schifezza!” La mia
unica risposta, mentre arrossisco, è un cuscino che vola dal divano,
direttamente sulla sua schiena, mentre lui sghignazza e si infila in bagno,
quasi di corsa. Quando
entro in camera, pronto a disfare il letto, convinto che ormai la mia notte
sia segnata, trovo finalmente Osiris, comodamente acciambellato al centro del
letto che alza appena il musetto e mi fa un leggero miagolio in segno di
saluto. “Eh…
comodo tu… ma adesso fila via… già
stanotte questo letto sarà fin troppo affollato…” Comincio
a tirare giù il copriletto e questo mio bel gattone
nero, dall’aria furba ma in fondo molto dolce, con i suoi grandi occhi verdi,
mi guarda incavolato nero (il colore del suo pelo non è a caso), capisce al
volo che deve togliersi di mezzo, così si alza stiracchiandosi tutto, con un
gesto elegante, scende dal letto e esce dalla stanza, diretto a fare una
delle sue solite ricognizioni della casa vuota e silenziosa. “Se
cercavi Osiris, l’ho visto andare in cucina.” Alzo lo
sguardo su Kerim e mi prende un infarto secco
vedendolo in boxer, i vestiti ordinatamente piegati, che vengono posati,
dalle sue braccia forti, sulla poltrona di pelle che si trova nell’angolo. “Sì… lo
so… stava dormendo sul letto.” “Che
gatto intelligente, ha capito che sul tuo letto non si fa nulla…” “Ah ah
che divertente!” “Eh sì
lo so…” Kerim si getta tranquillamente a peso morto sul letto, andando
ad occupare il lato sinistro. Non sa certo che io dormo a destra… che coincidenza,
ma del resto, c’erano il cinquanta per cento di possibilità, tutto qui. Non è
intelligente vedere cose strane ove non ve ne sia motivo, così come ora. Scuoto
la testa e con indosso ancora i pantaloncini mi stendo al suo fianco,
rannicchiandomi inconsciamente sul mio lato di letto, così da non aver nessun
contatto con lui e quindi nessuna tentazione o stupida fantasia. “Ma hai
freddo che ti rannicchi così?” “Mh… insomma…” Sollevo
il lenzuolo coprendomi, lui, dolcemente si copre e tira su anche il
copriletto di pesante cotone verde acqua. Gli sorrido e lui semplicemente mi
da un bacio sulla fronte augurandomi la buona notte. Lo
guardo incantato, mentre i suoi occhi chiusi si lasciano andare ad un sonno
ristoratore e i lineamenti del suo viso vanno rilassandosi e distendendosi
mentre Morfeo lo accoglie tre le sue braccia, così come vorrei fare io. Una
mano si allunga e quasi gli sfiora le labbra, ma la ritraggo immediatamente,
come se potessi scottarmi anche solo avvicinandomi ulteriormente a questi
petali rossi, lievemente dischiusi, da cui esce un respiro lento e regolare
che mi attrae come un serpente incantato dal suono di un flauto. Sono
girato sul fianco su cui dormo sempre, quello destro, lui dorme su quello
sinistro, cosa che ci fa trovare ad essere uno di fronte l’altro, i visi a
pochi centimetri di distanza. Vorrei accarezzarlo, passere una mano su questa
pelle che sembra essere così morbida e liscia al contatto, perdermi nella
contemplazione di ogni linea del suo corpo, invece un braccio mi ricade
mollemente sulla vita, l’altro è piegato, facendo sì che la mano si trovi
sotto il viso, quasi a sostenerlo nella visione di un tale sogno. Si è
addormentato in nemmeno dieci secondi, cosa che mi fa sorridere divertito e
dolce allo stesso tempo, del resto, mi sembra che ormai ogni cosa di lui mi
faccia sorridere in questo modo, ogni suo gesto, ogni sua parola, persino
ogni suo respiro suscita in me una sensazione sempre diversa e sempre nuova,
qualcosa che mi fa vibrare l’anima e fa sorgere sorrisi spontanei , genuini e
di cuore sulle mie labbra, dopo che per mesi non ho fatto altro che soffrire. Un
mugolio sommesso e lui che si mette con la schiena sul materasso, allargando
leggermente le gambe, mi fanno sorridere nuovamente, poi mi rendo conto che così
facendo mi sta pericolosamente vicino, e questo NON va bene, per niente
proprio! Mi
rannicchio un po’ verso il mio lato, ma non smetto di guardarlo, di osservare
il suo petto alzarsi ed abbassarsi regolarmente, cosa che mi fa ricordare che
anche io dovrei dormire visto che alle sette suonerà la sveglia. Chiudo gli
occhi cercando di rilassarmi e dormire, ma… il suo respiro, anche la sua sola
presenza mi fanno essere inquieto… forse se mi volto dandogli le spalle, le
cose andranno un po’ meglio… forse… Ecco…
così va decisamente meglio… sì, certo… il solo sapere che aprendo gli occhi
non me lo troverò davanti, non rischierò di perdermi nella contemplazione del
suo corpo dormiente, non cadrò di nuovo in tentazione, mi fa stare
decisamente meglio… tanto che adesso sto per addormentarmi… sì… certo… anche
perché sono le… Apro un
occhio per controllare l’ora sulla sveglia sul mio comodino e il led rosso segna le 00:58. Considerato
che mi sono messo sul letto alle 00:30… bene… ho perso ben 28 minuti di sonno
solo per guardare lui che dorme come un bambino… che perfetto idiota senza
cervello sono! Ok, adesso Ajas, da bravo bambino quale sei,
fai le nanne… non pensare che Ker è dietro di te,
che potrebbe fare ben altro che dormire in questo momento… e soprattutto non
pensare al suo calore così vicino eppure così inaccessibile, non pensare alle
sue labbra che riposano libere mentre tu vorresti solo catturarle, portare
allo sfinimento, facendole perdere in mille baci appassionati, lambendole con
la lingua, assaporandole, saggiandone la morbidezza e la dolcezza,
mordicchiandone il contorno e poi baciandole ancora e ancora… non pensare a
niente di questo e DORMI! I
pensieri si susseguono frenetici nella mia mente, cerco di pensare a qualcosa
o qualcuno, cerco di capire cosa mi sta accadendo, mi metto persino a
ripassare mentalmente quello che ho studiato fino ad ora di etologia, ma
niente!! Nessuna considerazione, osservazione, idea o anche solo immagine che
funzioni per distogliere la mia attenzione dal corpo che riposa accanto al
mio, niente riesce a farmi dimenticare come lo vedevo nella mia fantasia,
nessun pensiero stomachevole o rivoltante, nemmeno la signora di fronte…
niente fa calare, nemmeno per un solo istante, il desiderio che sento
crescere sempre più forte e prepotente. Com’è
possibile? Perché sento una necessità così grande di abbracciarlo, perdermi
nelle sue braccia e in lui? Non sono mai stato attratto così da qualcuno…
anche se, a dire il vero, non ho avuto molte esperienze… Jamie
è stato il primo e l’unico in questi undici anni… effettivamente… potrebbe
anche non piacergli come bacio, o come mi muovo… o come… beh… ecco… faccio
altro, diciamo così… Ajas-cretino! Ma ci stai per andare al letto?? No! Ci sei già… no! E
che cavolo!!! La
sveglia segna l’1:25… perfetto altri ventisette minuti di sonno persi per…
per… per ritrovarmi eccitato come un bambino!!!! “Ti
voglio Ker… ti voglio davvero tanto…” Sussurro a
fior di labbra queste parole, non so nemmeno perché, non so perché mi sia
lasciato andare così… dovrei solo dormire, non pensare a lui, al suo corpo
vicino al mio, al mio desiderio impossibile di stringerlo tra le braccia e
possederlo… perché la cosa che mi fa davvero paura, è che… non voglio il suo
corpo, non solo almeno… è la sua anima che voglio sentir urlare di gioia ed è
il suo sguardo che voglio vedersi illuminare, e non solo di passione… Mi
rannicchio di più su me stesso e serro forte gli occhi… se non penso, allora…
ma come faccio a non pensare a lui? La consapevolezza di volerlo così
profondamente, e per qualcosa di diverso da una folle notte di sesso, che
rimarrebbe fine a se stessa, lasciandomi vuoto e assolutamente privo di
qualsiasi cosa che non fosse il senso di colpa per aver rovinato un’amicizia,
aumenta sempre di più, e il terrore di perderlo, mi lascia assolutamente
smarrito e pieno di un senso di… è qualcosa di assolutamente indefinibile,
qualcosa che mi alleggerisce l’anima e contemporaneamente me la rende più
pesante di un macigno, perché so che lo voglio e voglio il suo cuore per me,
ma so anche tutto quello che posso avere dal lui non è altro che una
profonda, bellissima, e dolcissima amicizia… Che
dovrei fare dunque? Non frequentarlo per un po’, almeno finché questo assurdo
desiderio non svanisca? Sarebbe un’idea, certo, ma ce la farei davvero? Ker… ormai Ker sembra essermi
diventato indispensabile, come amico ovviamente, ma non posso, pur sempre,
fare a meno di lui. Sospiro
pesantemente e mi rendo conto di quanto tutti questi pensieri siano assolutamente
peggiori e decisamente più deleteri di ogni altra cosa. Continuare a
struggermi in questo assurdo, e alquanto infantile, dualismo non ha davvero
senso. Desidero un mio amico, bene, perfetto, non mi resta altro che far
finta di niente e stop. Se sapessi di avere anche una sola speranza allora il
discorso sarebbe diverso, e io potrei tranquillamente preoccuparmi di perdere
la sua amicizia e via dicendo. Tutto questo però non si pone, in quanto so
bene che io per Ker sono SOLO un amico, un ottimo
amico, il migliore magari, ma un amico, e questo, in un certo senso, è un
bene, perché mi impedisce di fare altri stupidi pensieri senza senso. Leggerà
quella e-mail e la prenderà per quello che è, ossia una semplice e sciocca
fantasia, ci rideremo su e tornerà tutto apposto, tutto sarà di nuovo come
prima, e io non avrò paura di niente. Stop. “Mhh… sì… ancora…” Apro gli
occhi di scatto. Un calore, grande, sensuale, coinvolgente, avvolgente,
seducente, un braccio attorno al mio petto, un torace ampio e muscoli solidi
contro la mia schiena, un corpo che si stringe contro il mio e… si spinge
contro di me! Sento
una sua gamba accavallarsi sulle mie, stringerle e la presa sul mio petto
farsi ancora più forte. “Sì…
ancora…” Che
cavolo sta sognando questo porco?? I miei occhi si allargano ancora di più
quando sento qualcosa… QUELLA COSA strusciarsi in maniera alquanto esplicita
contro il mio fondoschiena, e vengo percorso ovunque da brividi sempre più
intensi, da scosse di puro piacere che arrivano al cervello e mi fanno
completamente impazzire. Mi mordo un labbro per impedirmi di gemere e cerco
di strattonarmi via, ma sembra che Kerim abbia
deciso di usare tutta la sua forza e stringermi in una morsa d’acciaio… o
forse… sono io che non voglio staccarmi per davvero… sto così bene qui… Chiudo
gli occhi solo per un istante, e per un momento altrettanto breve mi lascio
andare contro il suo corpo, abbandonandomi a questo suo abbraccio, dettato in
ogni caso da un sogno. Chi c’è
nelle tue fantasie? Chi è così fortunato da essere stretto da te nei tuoi
sogni? A chi stai chiedendo qualcosa per l’ennesima volta? Io sono qui, con
te… ma perché tu sogni un altro? “E’…
dolce…” La sua
voce roca e sensuale mi colpisce diritto al cuore, il suo fiato mi lambisce
l’orecchio e riesco quasi a sentire il contatto tra di esso e le sue labbra.
Stai sognando di fare l’amore con qualcuno vero? Mentre stringo un po’ gli
occhi, e un gemito basso sfugge alle mie labbra, il suo bacino si muove
contro il mio, e io non posso fare a meno di assecondare i suoi movimenti…
vorrei solo essere al centro delle tue fantasie, sarebbe giusto, no? Tu lo
sei al centro delle mie… dove sei adesso Ker? Con
chi sei? Spalanco
gli occhi quando sento i suoi denti stringersi piano attorno al mio collo, in
un morso che tutto sembra fuorché quello che è. L’ennesimo brivido mi
percorre la schiena e il corpo intero, e la mia eccitazione è ormai
incontrollabile, così forte da far male… “Ker…” “Bleah! E’ salato!... Plum-cake… ancora…” Plum-cake? P-l-u-m-c-a-k-e? PLUM-CAKE????????
QUESTO ANIMALE STA SOGNANDO IL PLUM-CAKE? Così
come mi ha abbracciato, Kerim si stacca da me,
girandosi completamente dall’altra parte del letto, adesso la sua schiena
guarda la mia, cosicché io possa darmi tranquillamente del cretino senza
avere lui che mi alita sul collo. Stava
sognando il plum-cake… perché cavolo si strusciava addosso a me allora? Mi…
mi ha fatto sudare, eccitare, sentire come se fossi in paradiso e allo stesso
tempo bruciassi tra le fiamme dell’Inferno, e tutto questo perché? Per un plum-cake? Inconsciamente
mi passo una mano tra le gambe e constato che effettivamente il mio stato è
davvero pessimo, so che mi ci vorrebbe una doccia fredda, e probabilmente
sarà quello che farò. Mi alzo,
cercando di non far rumore, anche se tutto quello che si meriterebbe questo
cretino sarebbe una secchiata di acqua gelida in faccia! Sotto il
getto, mi rendo conto che sono ridotto in condizioni molto peggiori di quelle
che credevo, l’acqua non riesce a lenire, almeno all’inizio, la frustrazione
del sentire mille gocce, cadere veloci e scivolare sul mio corpo, perché
tutto quello che vorrei sarebbe avere le sue mani che seguono le linee del
mio corpo, e vorrei che lui fosse qui con me, vorrei baciarlo, dolcemente e
passionalmente, sentire le nostre labbra fondersi, le nostre lingue
incontrarsi, perdersi l’una nell’altra, cercarsi e trovarsi. Alzo il
viso ad incontrare l’acqua fredda e rabbrividisco per il contatto con le mie
guance in fiamme e rimango così, aspettando che tutto passi, aspettando che
finalmente questo stupido corpo capisca che è il mio cervello ad avere
ragione, e non lui. Esco
dalla doccia dopo parecchio tempo, mi asciugo, rimetto boxer e pantaloncini e
poi di nuovo in camera, nel letto. Ker dorme beato e pacifico, un’espressione serena sul viso,
un sorriso simile a quello di un bambino, dolcissimo eppure pur sempre
sensuale ed accattivante, così come si
addice alla sua natura da angelo tentatore. Non
posso far altro che guardarlo e sorridere, sfiorargli il viso per un istante,
con solo due dita, come per paura che possa svanire sotto il mio tocco, e poi
mi stendo, nella stessa posizione che avevo all’inizio. La sveglia segna le
2:13… speriamo di riuscire a dormire almeno un po’… in ogni caso… almeno per
un po’… è stato davvero bello averlo contro di me... Pipipipipipipi… il suono fastidioso e penetrante della sveglia mi fa
aprire gli occhi di scatto, mi sembra di essermi addormentato solo dieci
minuti fa. “Mmh… spegnila!” i mugugni di protesta di Kerim mi fanno sorridere divertito, anche se è solo colpa
sua se io non sono riuscito a dormire stanotte! Spengo
la sveglia e mi metto a sedere sul letto, rabbrividendo per il passaggio tra
il caldo della coperta e il freddo del pavimento, l’aria è ancora frizzante a
quest’ora, e il pesante caldo che in questi giorni
sembra non lasciar scampo all’Inghilterra intera, non è ancora venuto a
reclamare la sua parte di aria. “Mh… sonno…” Kerim dorme come un ghiro, eppure ha sempre sonno, mangia come
un maialino messo all’ingrasso e non mette un solo grammo… lo odio per
questo! “Dormi
pure… io mi preparo…” Gli
sfioro per un istante solo i capelli, tanto è così rincitrullito appena
sveglio da non rendersi conto di niente, quindi non rischio di venir
‘scoperto’. Prendo i vestiti, jeans e maglietta comodi, e poi sparisco in
bagno a prepararmi. Quando
esco, mezz’ora dopo, dopo essere persino passato in cucina a preparare il
caffé, lui è di nuovo, pacificamente, addormentato. Non credo di aver voglia
di svegliarlo e rompere così l’incanto che sembra circondare il suo viso
rilassato. Vado in
cucina e prendo un foglio di carta ed una penna. Dopo aver fatto le ultime
cose, lasciato il cibo per Osiris, che da bravo micio è venuto a darmi il
buongiorno reclamando la pappa, esco di casa, diretto al lavoro, come ogni
altra mattina. C’è un’unica differenza oggi, nella monotonia di ogni lunedì
mattina, il mio letto non è fatto, e non perché non avessi voglia di
sistemarlo prima di uscire, il fatto è che qualcuno ci sta dormendo
beatamente sopra, comodamente piazzato nel centro di esso, e questo qualcuno
è il mio migliore amico Kerim, qualcosa di strano? No.
Tutto apposto, è passata… è stato solo un momento, e adesso è tutto
esattamente come dovrebbe essere… spero… Continua… |