Note: questa è una Saga/Zoro. Saga è un personaggio non presente nell’anime e nel manga, ma è il coprotagonista del quinto film di one piece “La maledizione della spada sacra”.

La sua storia è quella vera raccontata nel film, ho cambiato solo un piccolo particolare ^^ perché nel film Saga è senza un braccio…

Buona lettura!


 


 

 

Fame di te

 

di Bads

 


 

Zoro sedette al bancone di quella locanda, osservando con la coda dell’occhio il padrone che puliva distrattamente un bicchiere.

“Si?” gli chiese, rivolgendogli uno sguardo decisamente poco ospitale.

“Datemi qualcosa da mangiare” disse Zoro, distrutto dai morsi della fame.

Aveva perso il conto dei giorni che aveva speso cercando un villaggio, senza cibo. Adesso era lì, un cacciatore di taglie in un villaggio malfamato.

Avrebbe mangiato da re.

Sentì movimento leggero dietro di sé e sorrise, contento che i suoi soldi venissero così docilmente dal loro nuovo padrone.

“Hai i soldi?” gli chiese scioccamente il padrone.
Zoro neanche rispose, ma rimase impassibile ad osservare il padrone, anche quando la mano del malfattore di turno sbattè violenta poco distante da sé.

Non aveva bisogno di guardarlo, l’aveva già adocchiato appena entrato alla locanda.

Era un uomo grosso, quasi il doppio di lui, con una possente ascia sul fianco, che lo guardava da sotto un grosso elmo bruno.

“Tu sei Zoro, il cacciatore di pirati!”

"E tu mi stai disturbando” sibilò solo per esasperarlo.

E in effetti ottenne quello che voleva.
“Ti farò vedere io di cosa è capace Gorn il vichingo!”

Tirò fuori l’ascia e si preparò ad attaccare.

Il padrone urlò, i suoi compagni lo incitarono.

Ma Zoro non sentì nulla di tutto ciò.

Pensava solamente al cibo, e al combattimento.

Tirò fuori la sua katana e si preparò a contrastare il colpo.

Che però non arrivò mai.

L’uomo cosiddetto Gorn fermò l’ascia a mezz’aria e urlò, inarcando la schiena.

Zoro non capì l’accaduto finché l’uomo non cadde a terra morente.

Alle sue spalle uno spadaccino dai capelli argentati.

Non riusciva a vederlo bene, essendo di spalle, ma sembrava lo stesso un cacciatore di taglie nella sua situazione.

“Dannato!” urlò Zoro, vedendo dissolversi in fumo le sue ultime possibilità di mangiare.

Improbabile che ci fosse stato un altro ricercato nelle vicinanze.

“Quella era la mia preda!” disse, sguainando la katana, mentre i compagni del vichingo fuggivano impauriti, insieme agli altri commensali del locale.

Si rendeva pienamente conto che in situazioni normali non avrebbe mai urlato in quel modo isterico, ma la mancanza di cibo lo rendeva nervoso.

“Non sei riuscito ad accapigliarlo in tempo, l’ho ucciso io…” disse il nuovo venuto, voltandosi: “…Zoro”

Finalmente Zoro riuscì a vederlo, ma non riusciva a capire chi fosse.

Conosceva il suo nome certo, ma chiunque lo conosceva. Ma quel modo di chiamarlo, quasi con familiarità.

Lo conosceva, chi era quell’uomo?

“Non mi riconosci?”

Zoro non seppe cosa rispondere. Non fece nemmeno un cenno.

Cercava ancora di ricordare, di capire, anche solo di chiedere.

Non riusciva a fare niente, ma la sensazione persisteva, facendosi addirittura più prepotente del principio.

“Sono Saga!” disse il ragazzo sorridendo.

Zoro non disse nulla, ormai il silenzio era sovrano in quella stanza.

Saga sospirò, e ordinò da mangiare dal padrone, rimasto attaccato al muro tutto il tempo, tra le mani ancora il bicchiere lurido.

“Lo porto via” aggiunse guardando malamente Zoro, che si riscosse all’improvviso.

“Saga?” disse alzandosi dal suo posto e rinfoderando la spada: “Che ci fai così lontano dal villaggio?”

Il ragazzo non parlò per un po’, forse era deluso dall’atteggiamento dell’altro, così prese da mangiare e fece per uscire.

“Credevi di essere l’unico che volesse migliorare come spadaccino?” disse freddo, mentre usciva dal locale, lasciando a terra il ricercato, come un pagamento.

Zoro si affrettò a seguirlo.

“Sei cambiato tanto” gli disse una volta raggiunto: “Non ti avevo riconosciuto”

“Tu invece sei sempre il solito, non cambi mai” disse Saga, finalmente sorridente: "A parte per quei tre orecchini, quando te li saresti fatti?”

Zoro sorrise e gli circondò il collo.

“Mi hai preso in un momento proprio triste” disse ridendo: “Ma sono molto contento di vederti”

Inspiegabilmente Saga arrossì, ma ricambiò l’abbraccio e continuò a camminare.

"C’è un prato poco lontano da qui… andiamo lì” disse rosso in volto: “Potremmo allenarci”

Zoro annuì e seguì il compagno, senza permettere che il suo languore rovinasse quel momento.

Camminarono qualche minuto, raccontandosi qualche aneddoto di quegli anni trascorsi per entrambi, cercando di scoprire qualche novità o curiosità dell’altro.

Prima che Saga potesse aprire il bento, Zoro lo sfidò in un combattimento, che protrassero a lungo, definendo la supremazia del verdino.

“Sei diventato molto bravo, Zoro” disse Saga sdraiandosi sull’erba, cominciando a mangiare.

Zoro a quella vista sentì di nuovo un languore fastidioso, ma non poteva andarsene a cercare da mangiare e lasciare solo il compagno.

Tuttavia, anche se si ostinava ad ignorare il proprio stomaco, Saga notò il suo comportamento e sorrise.

“Vuoi?” chiese allungando le bacchette di legno colme di cibo.

Zoro non seppe cosa rispondere, aveva troppa fame per aspettare, ma un assaggio solo e il suo stomaco avrebbe reclamato di più.

Stanco delle sue elucubrazioni aprì la bocca, e la richiuse solo sulle bacchette, deglutendo subito il cibo.

“Non mangio da giorni” si giustificò arrossendo un po’.

“Possiamo fare a metà” disse semplicemente Saga arrossendo, ripetendo l’operazione.

Zoro non riusciva a capire dove prendesse il coraggio per mandare avanti quella situazione umiliante e imbarazzante.

Saga lo stava letteralmente imboccando, e lui stava lì a farselo fare.

Poteva dirgli di mangiare la sua parte e lasciargli qualcosa, poteva prendere in mano le bacchette, poteva anche solo ringraziarlo di quelle attenzioni, invece stava lì e lo guardava.

Mangiava e i suoi occhi erano incastonati in quelli scuri del compagno.

Dopo qualche minuto di quel gioco pericoloso cominciò ad assaporare il cibo davvero, lo leccava con estrema malizia, non sapeva neanche perché.

Sorrideva e mangiava, si leccava le labbra, chinava il volto per raggiungere le bacchette.

E Saga sorrideva languido.

Cominciò a giocare col compagno, facendogli inseguire il cibo con la lingua, lo faceva scivolare lungo il mento, gli tormentava le labbra.

Poi scaraventò le bacchette di legno lontano, e prese a cedergli pezzi di cibo con le dita.

Quello che accadde dopo, nessuno dei due fu in grado di capirlo.

Ormai Zoro non era più sconvolto dai morsi del bisogno di cibo, la sua fame era diventata un’altra.

Leccava le dita di Saga con estrema maestria, e l’altro non toglieva gli occhi da lui, non diceva nulla.

Cercava di scoprire quelle nuove sensazioni una per volta, formulando nuovi esperimenti per il piacere di entrambi.

Gli voleva dire molte cose forse, ma non ne aveva né il coraggio né la voglia. Era tutto perfetto così, non doveva distruggere tutto con qualche frase di rito, che avrebbe spezzato quell’atmosfera.

Mangiò un boccone e si avvicinò a Zoro, lo fece lentamente ma l’altro non lo respinse.

Lo guardò solo confuso, non sapendo cosa fare.

Provò a spostare il braccio e a mettere l’altro sulla sua schiena, poi dischiuse le labbra, e l’altro lo baciò.

Rimasero fermi parecchio, non sapendo cosa fare.

Saga si mosse per primo, provando a muovere le labbra su e giù, ipnotizzando con il loro movimento la mente di Zoro, che si lasciò completamente andare a quella bocca.

Si stese sull’erba e lasciò che l’altro lo seguisse, senza staccarsi mai.

Gli aprì le labbra dolcemente, senza forzarlo, e Zoro ci mise molto a capire che quello che gli stava passando era cibo, non la sua lingua.

Quando Saga si staccò Zoro tossì, colto dalla fretta di deglutire, non rendendosi conto che la sua gola era stretta tra il suo cuore e il suo stomaco, stranamente spostati sul suo collo.

Saga lo baciò sulla gola, cercando di calmarlo, accarezzandogli una guancia.

Quando il verdino smise di tossire cercò di guardare ovunque, tranne verso Saga.

“Zoro…” disse questo, allarmato dal comportamento dell’altro: “Scusa… forse, ho esagerato…”

Zoro abbassò lo sguardo. Di nuovo non sapeva cosa dire, ma voleva e doveva dirgli qualcosa, assolutamente, o Saga si sarebbe spaventato.

Ci provò davvero, ma non riuscì a pensare a nulla da dirgli.

Sentì il ragazzo sospirare e spostarsi velocemente.

Non l’avrebbe fatto andare via, non poteva.

Lo prese per un braccio e lo baciò, riconducendolo sopra di sé, stesi sull’erba.

Si baciarono a lungo, e con più foga della precedente, sfiorandosi affamati e massaggiandosi ovunque, respirando l’odore dell’altro.

Quando si staccarono Zoro respirò in modo affannato a lungo, facendo ridere Saga per le sue guance rosse e le sue labbra gonfie.

“Eri affamato, eh?”

Zoro sorrise e gli circondò il collo con le braccia.

“Avevo fame di te”