Chibi-saru production
A present for Mayuccia

 


False Truth

di Chibi-saru


.:*:. Alone in the darkness… save me… save me .:*:.

Il vento gli accarezzava i fini capelli bruni, tentando quasi di rubarglieli, invidiosi di quella sua bellezza quasi eterea.
Gli occhi neri persi nel vuoto, lasciati liberi di vagare su quel verde che gli accarezzava le dita dei piedi.
Amava tutta quella pace… non sapeva nemmeno lui quanto l’amava, intorno a lui non c’era niente, niente se non i rumori della natura… nessuna famiglia da vendicare, nessun combattimento ma soprattutto nessun fratello da uccidere costi quel che costi… insomma pace.
Era così strano starsene così, i piedi nudi sull’erba, rilassato… con solo i pantaloni ed il petto scoperto alle carezze del vento… si sentiva… bene… che strano.
Una volta tanto non sentiva il peso dell’intera casata gravare sulle sue spalle… per una volta non si sentiva Sasuke Uchiha, l’ultimo Uchiha rimasto, il vendicatore della stirpe… era solo Sasuke, un genin di grandi capacita…Anzi no, non era neppure quello… ora era solo Sasuke.
Si passò una mano tra quei fili di seta che gli incorniciavano il viso e si distese a terra chiudendo gli occhi.
Bello… infinitamente bello era quel ragazzo dal corpo ancora infantile, accarezzato da quei suadenti fili verdi che come mani esperte lo sfioravano per poi ritrarsi spaventate da quella perfezione.
Cosa poteva esistere di più innocente e sensuale di quel ragazzo disteso, una mano a coprirgli gli occhi da quel sole cocente che non voleva altro che ammirarlo e l’altra poggiata sul torace scolpito; e mentre tutto sembrava ammirarlo lui non poteva smettere di pensare.
Pensare come sempre faceva da solo, pensare a lui… a lui che gli aveva rovinato la vita…l’aveva rovinata con la sua assenza… e con quell’odio che gli aveva imposto.
Oh si, un odio imposto, così finto all’inizio da diventare reale… almeno nella sua mente, un odio razionale freddo e conciso, ma così finto per il suo cuore che non smetteva mai di battere al suo solo pensiero.
Già, come, come poteva odiare suo fratello, quello stesso fratello che da piccoli l’aveva sempre protetto… quel suo fratello che da piccolo adorava… che aveva sempre adorato.
Sorrise inconsciamente, un sorriso amaro accompagnato da amare lacrime invisibili.
Che aveva sempre adorato… perché continuava ad usare il passato, perché continuava a mentirsi in maniera così decisa… almeno a se stesso… almeno a quegli alberi poteva, poteva non mentire…
Che adorava da sempre… lui l’adorava ancora.. in una maniera che non era possibile spiegare… adorava quel suo sguardo freddo, adorava il suo comportamento… o meglio, l’avrebbe adorato se quel cuore non si fosse ribellato… se non gli avesse ricordato martellandogli forte in petto che lui non l’adorava oh no… l’amava, l’amava con tutta la forza che avesse.
Ma come, come poteva amarlo ecco era questa la giusta domanda… per odiarlo aveva tanti di quei motivi, li ribadiva sempre, ogni giorno… glielo ricordava quella casa vuota e quello stemma che portava nella schiena, come un marchio… lui doveva vendicare la casata Uchiha.
Ma non voleva.
Poteva… non ora… ma avrebbe potuto, continuando ad allenarsi, diventando sempre più forte… si avrebbe potuto.
Ma non voleva.
Eccola sempre quella consapevolezza che tornava da lui come un picchio insistente… e picchiava e picchiava fino a che non era costretto ad aprirgli quella finestra invisibile, ad ascoltare quel suo messaggio così veritiero… non voleva, non voleva ucciderlo, non voleva vendicare quella sua casata tanto sfortunata…non voleva odiarlo ma al contempo non voleva amarlo… l’amore e l’odio erano troppo, troppo forti entrambi, così implacabili da rimanergli impressi nella mente ma lui voleva dimenticare.
Dimenticare quei sentimenti che in ogni caso erano troppo forti per essere spenti… e bruciavano, facevano male… lo portavano a cercare la fonte delle
sue sofferenze.
Ma a che scopo?
Ucciderlo o… baciarlo?
Ucciderlo, vedere il suo sangue colare sulla sua mano… quegli occhi rossi spegnersi a poco a poco e tornare neri.
Baciarlo, assaporare quelle labbra che a lungo aveva bramato, sognato in quelle notti solitarie, in cui nemmeno la luna riesce a consolarti con il suo tocco gentile.
Una bella scelta…
Ma se davvero avesse potuto scegliere… beh non ci sarebbe stato storia, troppo, troppo aveva bramato quelle labbra, troppo aveva desiderato quelle mani… aveva provato.. davvero aveva provato a dimenticarlo, a dimenticare quei rari sorrisi, quegli occhi accesi da una luce divertita, poi dolce… ma non ci riusciva.
Per quanto sapeva che doveva farlo la sua mente… o meglio il suo cuore si rifiutava di obbedire… obbedire a quell’ordine tanto assurdo, come si può dimenticare se stessi, perché ormai tutte quelle scene erano entrate nel suo cuore, si erano infilate in esso serpenti caparbi e testardi… ed ora, come fare a scacciarli?
Non poteva… ecco a cosa era arrivato… doveva solo accettare quegli assurdi sentimenti, quelle montagne russe che si svolgevano dentro di lui.
Ma era difficile… non solo era innamorato di un ragazzo… ci poteva anche passare su, in fondo le donne proprio non le sopportava, ma era suo fratello, l’incesto più frequente ma anche quello più strano.
Come si poteva arrivare a trasformare l’affetto fraterno in amore… quell’amore che ti rende cieco… che ti fa impazzire, come una bomba in petto.
Come si faceva ad andare così fuori strada, cosa aveva portato quell’adorazione così sincera a questo…
Odio ed amore.
Odi et amo.
Ricordava ancora quelle parole… chi troppo odia troppo ama… non ricordava dove le aveva sentite… ma era vero, dannatamente vero.
Lui aveva forzato il suo cuore a quel sentimento fittizio, si era ritrovato a pensare sempre al fratello, per una qualsiasi ragione e quel piccolo formicolio che avvertiva non era, come pensava lui, colpa dell’odio forzato… ma di quell’amore che a poco a poco gli cresceva dentro.
Ma ora che finalmente se ne era reso conto era troppo tardi, era arrivato a quello stadio di non ritorno, quello dal quale non poteva più uscire.
Si mise a sedere sospirando rovinosamente… stiracchiandosi e slanciando quel corpo perfetto… era in ritardo, lo sapeva, Naruto e Sakura lo stavano aspettando, probabilmente Kakashi-sensei non era ancora arrivato… ma non era da lui ritardare… forse si stava facendo influenzare da quello strano maestro.
Si rimise la maglia con lo stemma degli Uchiha e con essa riprese anche la sua maschera, pesante, veramente pesante.
Cominciò ad incamminarsi dimenticandosi di quei pensieri, di tutto… ora doveva riprendere ad odiare quel fratello che invece tanto amava.
Che strano destino… mettere due fratelli l’uno contro l’altro… mai, mai dovrebbe succedere, si scatenano reazioni incontrollate.

.:*:. Became my wind… Became my wings… let my fly with you .:*:.

Stava tornando a casa, era tardi… avevano fatto un allenamento speciale, accanto a lui Sakura gli stava parlando di qualcosa di futile, scarpe, rossetto, del suo amore… oh non importava… e quell’idiota di Naruto, lo vedeva che fumava di rabbia accanto a loro.
Povero stupido, per quanto riguardava il moro poteva anche riprendersela quella gallinella, come facesse a piacergli poi… era sciatta, appiccicosa e… stupida.
Si defilo dai due velocemente, doveva tornare a casa presto, o almeno, doveva allontanarsi velocemente da tutto quello che si muoveva… recitare la sua parte era sempre più difficile, fingere che quell’amore non fosse mai esistito, fingere che quegli occhi non lo avessero stregato, fingere di non volere, si prenderlo, ma per accarezzarlo e farsi accarezzare da quelle mani fraterne.
Si sentiva solo… così terribilmente solo.
Urlava dentro di se, urlava con tutta la forza che aveva in corpo, ma nulla, nulla usciva dalla sua bocca, nessun urlo del cuore arrivava anche solo a sfiorare quelle labbra che sembravano così impassibili e sensuali.
Arrivò a casa in poco tempo, aveva corso un bel po’ ma almeno ora era solo, solo con i suoi pensieri… o almeno credeva.
Essere un genin super dotato e il discendente del clan Uchiha aiutava a capire quando c’era qualcosa che non andava e, sicuramente, lì c’era qualcosa che non andava.
Forse quel silenzio surreale o forse quel batticuore innaturale gli fecero capire… che LUI era lì.
Lui, quello che occupava i suoi pensieri da mesi… no, anni, anni interi di torture… e ora, sapeva che era lì, in casa loro, in quella casa che avevano condiviso per tanti anni.
In quella casa dove era cominciato tutto.
Perché Itachi era lì?
Voleva finire quello che aveva iniziato anni prima?... Voleva donare a quel fratellino la morte? Senza chiedergli niente, senza… senza lasciargli dire la verità?
Sospirò profondamente aprendo piano la porta d’ingresso, gli occhi attenti e le orecchie pronte a captare qualsiasi rumore.
Il buio di quella fredda casa lo accolse, silenzio come ce ne era stato per tanto tempo.
Rivide i suoi genitori che camminavano per l’ingresso nel quale ora  avanzava, suo fratello che rientrava da una missione e lui che gli andava incontro, come se nulla fosse cambiato.
Poi una luce si accese, forte in mezzo a quel buio opprimente.
Era lì, Itachi era lì.
Si avvicinò piano, con sospetto… il cuore ormai aveva preso a battere così forte che non sentiva altro.
I suoi passi felpati, il suo respiro controllato tutto era sovrastato da quel cuore dispettoso… e lo odiava ogni secondo di più.
Ecco la porta era lì a tre passi… si fermò nel buio di quel corridoio… gli occhi a quella flebile luce… sorrise, sorrise come non aveva mai fatto.
Sorrise per quello che provava, sorrise per quello che sarebbe accaduto… sorrise per deridere se stesso e quei sentimenti tanto rinnegati.
Sorrise per non piangere.
Ricominciò a camminare, piano arrivando allo stipite della porta, vi poggiò la mano, freddo, una sensazione di freddo lo colse all’istante.
Guardò dentro la camera, quella camera che era appartenuta ai suoi genitori… e lo vide, come al rallentatore, era lì.
Gli occhi rossi puntati nei suoi neri, le dita delle mani intrecciate tra loro e sul suo viso un ghigno incomprensibile.
I lunghi capelli neri legati gli ricadevano sulle spalle e qualche ciuffo gli copriva il volto, accarezzandogli la fronte.
Una visione… un incubo, tutto per quel povero ragazzo che quasi tremava alla porta, lottando contro se stesso per non andare da lui, abbandonarsi tra le sue braccia e lasciarsi uccidere… o lasciarsi amare.
Voleva calore, quel calore che la porta non gli poteva dare, quel calore che la solitudine non portava… quel calore che la vendetta non regalava.
Voleva diventare la lacrima che unica avrebbe solcato quel volto pallido… che unica avrebbe accarezzato quella pelle.
Ma non poteva, doveva interpretare il suo ruolo in quella ruota che non avrebbe mai smesso di girare… e riprese la sua freddezza, quella freddezza che attirava molte di quelle oche starnazzanti.
Le odiava, oh come le odiava.
- Cosa sei venuto a fare qui Itachi? -
Odio traspariva da quella voce… ma amore urlavano i suoi occhi… così veri in fondo.
Itachi si alzò ridestandosi da quel sogno in cui era caduto… sogno, decisamente.
Quei fianchi stretti, le braccia robuste e quella carnagione chiara che contrastava con i suoi capelli neri, cornice perfetta di quel quadro; e quegli occhi, neri come l’oscurità ma brillanti come il sole.
Uno splendido sogno che aveva l’aspetto del fratello minore.
Vide quelle labbra rosse muoversi, chiedergli qualcosa, ma tutto quello che lui recepiva erano quei respiri, quell’odore inebriante e quegli occhi che urlavano tante cose.
Impassibile solo all’apparenza il più grande fece il primo passo verso l’altro… cosa era venuto a fare? Combattere si, ma una battaglia diversa dalle altre.
Un altro passo, pesante come l’aria che circondava i due.
Itachi avanzava, lento ed incessante, sicuro della sua decisione ma … Sasuke?
Rimaneva lì, fermo… gli occhi che guardavano quella figura avanzare, impotente.
Ecco come si sentiva, impotente; il suo cuore non gli permetteva di muoversi, poteva solo rimanere lì a guardarlo… a guardare la sua fine come una scena di un film… ora era davanti a lui, gli occhi fermi su di lui e la mano avanzava, lenta… niente tremiti, niente remore, stava per ucciderlo e non si pentiva, non aveva nemmeno la minima incertezza… mentre il suo cuore gli guizzava in petto lui era calmo come sempre.
Ecco, questo era un buon motivo per odiarlo no?
Perché allora ogni motivo di odiare quella figura accresceva l’amore che provava verso essa.
Voleva piangere… ma non l’avrebbe fatto, non gli avrebbe permesso di rubare anche quelle… aveva già il suo cuore non gli bastava.
Eccola la mano si avvicina… la vedeva… voleva urlare, dirgli che lo amava… ma non poteva.
Diamine quello stava per ucciderlo e lui che faceva? Pensava a confessargli il suo amore?
Era un caso senza speranza.
Poi riprese contatto con la realtà… o forse era già morto, non c’erano altre soluzioni.
Le dita fredde del maggiore sfiorarono la guancia del piccolo Uchiha… dolcezza traspariva da quel gesto.
Le labbra si erano poggiate su quelle dell’altro, con quel sapore che tante volte aveva sognato… se quello era l’inferno… si chiedeva perché non era morto prima.

.:*:. Wordless .:*:.

La lingua di Itachi accarezzo le labbra dell’altro chiedendo un accesso.
Morte, la morte più bella che potesse mai esistere… non aveva nemmeno sentito il dolore per il colpo inflitto.
La mano scese dalla guancia al collo con un movimento sensuale Il paradiso forse… non avrebbe mai creduto di finire in paradiso… era tutto così reale.
Sasuke aprì la bocca facendo incontrare le due lingue in un piccolo gemito… annaspava per quell’eccitazione crescente, per quel contatto tanto agognato e che solo nella morte era riuscito a trovare.
Oh ma che bella che era la morte… gli stava persino concedendo di sentire la mano dell’altro che gli accarezzava il sedere… e che gli dava un pizzicotto… e che gli faceva male.
Sasuke fermò il bacio immediatamente, gli aveva fatto male, non sapeva se la morte funzionasse come un sogno ma… insomma si era fatto male.
Le due bocche si lasciarono di malavoglia, entrambe ansimando… Itachi guardava con sguardo perplesso il fratellino un attimo prima così partecipe.
Ma Sasuke doveva capire… doveva perché se no non avrebbe mai potuto combattere contro colui che odiava/amava.
- P…perché Itachi? -
Doveva rispondergli in qualche modo, lo supplicava con gli occhi, spaventato che potesse essere solo un gioco, spaventato che, appena tutto sarebbe finito, lui se ne sarebbe andato ancora, che lo prendesse in giro… che fosse lo stesso Itachi menefreghista di sempre.
Lo amava… e non avrebbe fatto cadere la propria maschera per una semplice notte di sesso… perché se si trattava davvero di quello… beh non se ne sarebbe di certo stato a guardare.
Ma quel nuovo bacio, dolce come non credeva il fratello lo colse impreparato… li c’erano tutti i perché di cui aveva bisogno, quello che non potevano dire… quello che non potevano provare.
Erano così diversi… entrambi traditori, ma Sasuke si era pentito, era tornato al villaggio… per i suoi amici… perché aveva capito cosa orochimaru avesse in mente… perché l’obbiettivo del fratello era quel villaggio… ma l’altro non si era pentito, aveva ucciso tutta la sua famiglia e non era pentito, aveva tradito l’intero villaggio e non era pentito.
Solo in una cosa si assomigliavano.
Si amavano l’un l’altro e non si erano pentiti.
Non se lo erano detti a parole e non se lo sarebbero detti mai… ma quel bacio e quelle mani che si toccavano l’un l’altro erano meglio di mille parole.
Itachi spinse il fratellino verso di se accarezzandogli i fianchi sensualmente, indietreggiando pian piano fino ad arrivare al letto e sedervici sopra.
Sasuke era inerme in quel bacio, inerme sotto quelle mani esperte…inerme in quell’amore che lo stava sommergendo, si lasciava condurre incantato e pazzo di quei tocchi, ubriaco di quel bacio, inebriato da quella eccitazione.
Il maggiore stava impazzendo, quel corpo stretto contro il suo, quella lingua che duellava con la sua… presto o tardi avrebbe perso la coscienza di se stesso… la cosa era interessante.
Lo spinse sopra di se, accarezzandogli la schiena per poi far scivolare le mani sotto la maglietta a sfiorargli quella pelle fresca.
Sasuke cominciava a sentire sempre più caldo, i pantaloni stavano diventando ingombranti, le mani cominciarono ad accarezzare i fianchi del più grande, facendo salire la maglietta assieme alle sua mani.
Si staccarono dopo poco entrambi da quel bacio per togliersi rispettivamente le magliette, ingombranti ed inutili ormai.
Le mani ripresero a vagare curiose, desiderose di quel contatto profondo, affamate di quel calore… droga, meravigliosa droga dal sapore gentile.
Il più piccolo si staccò dalla bocca dell’altro cominciando a leccargli il torace, bestia affamata, mordicchiando un poco qua e là, come a cercare di convincersi che non era tutto un sogno, che quella pelle era davvero sotto di lui, che quel corpo era davvero lì per lui.
Nella sua corsa incontrò i capezzoli, turgidi per l’eccitazione; si fermò su uno dei due bottoncini, leccandolo e mordicchiandolo, giocandoci come un gatto con la sua preda.
Itachi ansimava sotto i tocchi dell’altro dalla bellezza felina; quegli occhi divertiti ed eccitati che lo guardavano… impertinenza allo stato puro.
Capovolse con un colpo di reni le posizioni, stringendo nelle sue mani i polsi di Sasuke, negli occhi eccitazione, desiderio e follia; quella follia che ormai li aveva soggiogati, quella follia che si era impadronita dei loro corpi e delle loro menti.
Così scese a riservagli lo stesso trattamento, mordendo più forte, facendo inarcare il più piccolo dal dolore e dal piacere… emozioni che si mischiavano in un mix incredibile.
Con movimento involontario Sasuke strusciò il proprio bacino con quello dell’altro, facendo crescere l’eccitazione in entrambi, e Itachi scese con la lingua a giocare prima con l’ombelico e poi con il bordo dei pantaloni che il minore degli Uchiha spingeva verso di lui.
Con i denti andò a toglierli lentamente, accarezzando nel frattempo la pelle liscia dell’altro, seguendo il percorso di quell’indumento che ormai non serviva più a niente.
Alzò di nuovo lo sguardo, accarezzando con esso il corpo del fratello, bellezza e lussuria allo stato brado… il pallore della sua pelle che si mischiava al rossore dell’eccitazione e quei muscoli che fremevano… sublime… assolutamente sublime.
Catturò la bocca dell’altro ancora, delimitando il suo territorio… sapendo, però, di averlo già ottenuto.
Il più piccolo alzò le mani, ricambiando il bacio con passione, andando a legare gli arti alla sua schiena, graffiandola un poco nella discesa fino ai pantaloni, slacciandoli con fretta, tentando di carpire più pelle possibile.
Poi finalmente anche i pantaloni di Itachi volarono via, raggiungendo gli altri indumenti e, naturalmente, seguiti a ruota dai boxer.
Il grande ora stava lì, nudo sopra di lui, sovrastandolo, incatenandolo in quella morsa divina, levandogli anche l’ultimo pezzo di quell’ingombrante vestiario.
Ormai chi si ricordava più il loro dovere, i loro ruoli prescritti da qualcun altro.
Chi erano gli Uchiha?
Gran bella domanda.
Chi erano ora, in quel letto mentre si accarezzavano lascivamente, mentre spingevano i due bacini l’uno sull’altro facendo accarezzare le due erezioni calde ed eccitate.
Chi erano gli Uchiha?
Non lo sapevano… ma sapevano che erano felici.
Itachi si bloccò, sapeva che avrebbe dovuto prepararlo ora… ma quell’urgenza che aleggiava nell’aria lo rendeva isterico, desideroso di entrare in lui, penetrarlo e sentirlo gemere ed urlare il triplo di quanto stava facendo ora.
Ma non poteva.
Si preparò avvicinando un dito all’apertura del più piccolo… guardando l’altro con sguardo… che sarebbe sembrato rassicurante se non fosse stato velato dall’eccitazione.
Finalmente lo penetrò con il primo dito, veloce, restando fermo, permettendo al ragazzino di abituarsi all’intrusione.
Dolore, per ora solo questo sentiva il giovane Uchiha… inarcò la schiena e urlò… mentre le lacrime gli pizzicarono gli occhi… e allora Itachi cominciò a muoversi… creando dolore e mischiandolo con il piacere… facendo gemere il piccolo che si aggrappò di nuovo all’altro.
Musica soave erano quelle grida e quei gemiti mentre inseriva il secondo dito… e cominciò a muoversi di nuovo, eccitandosi per quel corpo caldo, per quei gemiti non trattenuti… per quegli occhi affogati nel piacere.
Ritirò le dita, velocemente mentre il suo sesso reclamava la sua parte.
Lo penetrò mentre baciava le sua labbra… lo penetrò con passione e violenza mentre una mano passava a masturbarlo.
Lo masturbava forte allo stesso ritmo nel quale si muoveva in lui.
Si muovevano insieme, uniti, come con un marchio che ormai sapevano, sarebbe rimasto per sempre.
Uniti come mai lo erano stati, fondendo le loro anime e i loro spiriti.
I gemiti e le grida si impossessarono della stanza, nessun altro rumore sembrava arrivare alle loro orecchie, chiusi in quel mondo di sensazioni magnifiche.
Alla fine vennero entrambi, con un gemito liberatorio.
Ricaddero stanchi sulle lenzuola, uno accanto all’altro… senza sfiorarsi… ancora confusi da tutto quello che era successo.
Sasuke guardò il fratello accanto a lui… bello… e quelle sensazioni che gli aveva fatto provare… fantastiche.
Lo amava.
Non poteva più fingere.
Si avvicinò all’altro poggiando la sua testa nel suo torace, sperando di non essere respinto, sperando che sarebbe rimasto a dormire lì con lui.
Sentì la mano del grande poggiarsi sulla sua nuca e si rasserenò.
Si appartenevano, l’avevano sempre saputo, avevano sempre cercato di evitare questa realtà ma lei era arrivata prepotente ed orgogliosa come loro.
E aveva vinto.
Vinto su di loro, sui loro cuori e infine sulle loro menti.
Si addormentarono così, come in un quadro troppo ben descritto… aspettando quell’alba che li avrebbe separati fino alla notte.

.:*:.I wish had a angel .:* :.

Non sentiva più niente, solo il rimbombo dei colpi lanciati ad alta velocità.
Le sue gambe correvano come se non ne fosse lui il vero padrone.
Una battaglia.
La sua ultima battaglia.
Quanto tempo era passato, da quando non si affrontavano più in quelle vesti… anzi, da quanto non si affrontavano vestiti?
Le loro lotte erano diventate piacevoli torture ormai... momenti strani, intensi… che ogni notte rivivevano assieme.
Ricordava quelle mani che ora lo stavano per colpire, accarezzarlo dolcemente sui fianchi… quegli occhi, ora freddi, illuminati dalla passione… quanto tempo era passato da quando erano diventati amanti segreti?
Da quanto tempo si incontravano ogni sera per rivivere assieme quei momenti speciali, solo loro… escludendo tutti e tutto, il passato, il presente ed anche il futuro.
Ma sapevano che questo giorno sarebbe arrivato.
L’uno di fronte all’altro, il corpo cosparso di ferite per la lotta, gli occhi chiusi a fessura… il respiro veloce, ansimante come quando facevano l’amore.
Ma ora non stavano facendo quello.
Coperti di sangue, attorniati da combattimenti… ah no, non stavano sicuramente facendo l’amore.
Ma quello sarebbe stato l’ultimo attacco… lo sapevano entrambi… mentre si guardavano, mentre cominciavano a lanciarsi insieme… verso la fine.
Poi rosso… non sentiva più niente se non il sangue che gli cospargeva le mani… se non il sangue che perdeva sulla mano del fratello.
Due colpi simmetrici, portati allo stesso punto…
Si guardarono… intorno a loro era scomparso tutto.
Itachi cadde all’indietro mentre Sasuke cadde su di lui, come quando si addormentavano dopo aver fatto l’amore.
La mano del più grande si poggiò sulla nuca del più piccolo.
Sasuke poggiò la sua sul petto del fratello.
Erano stanchi, entrambi… non sarebbero morti mai... troppo orgogliosi per morire spiritualmente.
Ma il loro corpo, quello aveva anche un limite.
“Ai shiteru Nii-chan”
Un sussurro, un sibilò del vento mentre il piccolo aspettava una risposta qualsiasi, non avrebbe dovuto dirlo, lo sapeva…non avrebbe dovuto dire quella parola, quella confessione che da sempre teneva nel suo cuore.
Era come se avesse infranto un patto non scritto.
Ma sperava, sperava in una qualsiasi risposta, anche in un pugno… ma voleva che… che cosa voleva?
“Ai shiteru Sasuke-chan”
Non se lo aspettava, una frase troppo romantica, troppo diversa da quelle che di solito usavano, ma sorrise… sorrise per la prima volta nella vita… ecco cosa voleva.
Ed entrambi si addormentarono, abbracciati, come ogni notte.
Aspettando quell’alba che li avrebbe divisi… e che questa volta non sarebbe mai arrivata.

.:*:. ENDLESS .:*:.

C: Ok ok lo so, fa schifo non è colpa mia se io penso cose malsane e queste prendono forma poi sulla tastiera XP… ma devo dire una cosa importantissima… questa fic serve proprio a questo O.o… ok potevo farla più felice la fine… ma io e mayuccia avevamo immaginato questa fine… ricordi amore.
Bene spero di si perché… QUESTO OBROBRIO è TUTTO PER TE ^O^
Per il tuo compleanno >__< oddio che regalo schifoso vero?? Mi dispiace… ma ho fatto del mio meglio per quanto ritenga che la lemon sia venuta male ^O^… ma che dire… >.< AUGURISSIMI TESORINO MIO, ti amo da morire maritina mia >.<
ti amo ora e ti amerò per sempre, sei pronta a consolarmi e a farmi ridere in qualsiasi minuto e tu non sai cosa questo voglia dire per me… grazie
grazie infinite… ti amo davvero tanto e… come regalo speciale.
ABBIAMO APPENA INDETTO IL CONCORSO VINCI UNA SERATA CON ITACHULO CHE è STATO VINTO DALLA SIGNORINA MAYA XDDD prego Itachi è tutto per lei >.<
I: Maledetta è__é ora ti uccido con lo sharrigan.
C: Tanto sono io che scrivo =P vai muoviti, la maritina ti aspetta ^O^
S: Fregato fratello!
C: *-* ghghgh dimenticavo il mio Sasukino… vieni qui amoooooreee *__* *spupazza tutto*
S&I: Aiuto -___-

Disclaimers: Purtroppo i pg non sono miei, almeno i diritti, Sasuke è diventato ufficialmente mio *__* e Itachulo è di Mayuccia… Sakura ve la potete tenere -.- e Naru-chan… beh >_< si è appena aperta l’asta XD

Dizionario:
Ai shiteru = ti amo