Raramente ho scritto qualcosa di tanto ampio in una volta sola…perdonatemi se è troppo lungo
Fake moon
di Hymeko
C’era un buon profumo nell’aria, il Faraone lo sentiva. Fragranza di piena estate, la natura montana al suo climax, fremiti di vita che inondavano l’aria. Una cascata copriva i rumori del paese vicino, e minuscole gocce d’acqua giungevano sino al suo viso, accompagnate da folate di vento.
È bello essere qui, vero?
Già. Questo luogo è un paradiso
Lo spirito di Yugi sorrise al suo amico. Il Faraone stava raccogliendo la legna per il fuoco, poi avrebbe pensato all’acqua. Lo guardò passarsi una manica sulla fronte, e poi ebbe il suo sorriso come rassicurazione.
Jono-uchi non dovrebbe tardare molto. Meglio che quando arrivi sia tutto pronto
Sarà stato saggio mandarlo da solo in farmacia? I sentieri sono piuttosto ripidi
Non preoccuparti, Yugi. È tutto a posto. Jono-uchi sa cavarsela
Hai ragione
Yugi non aggiunse nulla, attento a non turbare quella fragile felicità. Nonostante il suo alter ego esteriormente non lasciasse trapelare la sofferenza, lui la poteva sentire.
Sai amico, sono davvero contento di essere qui con voi
Non era del tutto vero, Yugi lo sapeva. Se avesse scoperto quella radura con Kaiba, se fosse andato con lui a campeggiarvi, sarebbe stato meglio. Invece c’erano solo loro due e Jono-uchi…un campeggio fra semplici amici. Il Faraone stava tentando con tutte le sue forze di lasciarsi il passato alle spalle…lui non poteva che rimanere al suo fianco lungo quella strada.
…aspetta a provare la cucina di Jono, e ti ricrederai
Mi devo preoccupare?
Yugi alzò le spalle.
Un po’
pensò malizioso, sperando che il suo alter ego non decidesse di far cambio proprio durante la cena.
Il Faraone sospirò, scuotendo la testa. L’acqua pesava, doveva star attento a non perderne…non voleva rifarsi il percorso! E finalmente capiva perché il suo amico avesse tanto insistito perché fosse lui a occuparsi di tutto.
Con uno sbuffo appoggiò il secchio a terra, e alzò gli occhi al cielo. A ovest, oltre le cime, la volta celeste iniziava a sfumarsi di cremisi. Il tramonto era alle porte, presto avrebbe iniziato a far fresco.
Credo che sia ora di accendere il fuoco…alla cena penseremo dopo
Già. Ascolta! Credo che stia arrivando Jono!
Hai ragione
Mentre sistemava la legna, il Faraone guardò verso il sentiero. Qualcuno si stava avvicinando, non c’erano dubbi. E dal rumore…
Yugi…secondo te perché sta correndo?
Lo stavo per chiedere a te
Le fronde di alcuni cespugli si aprirono, e nella radura entrò Kaiba.
La piccola pira che lo Spirito del Puzzle stava preparando vacillò e cadde, quando lui la spinse inavvertitamente. Ma nessuno vi fece caso.
"Men-n-o male c-che ti ho t-trovato. Meno male"
Kaiba si passò una manica sulla bocca…il Faraone lo guardò senza capire. Sembrava aver fatto tutta la strada fin lì di corsa. Non lo aveva mai visto tanto scarmigliato, rosso e sudato…a parte dopo certi incontri roventi, ma preferiva non prestar loro troppa attenzione.
"Y-Yugi"
L’altro spostò lo sguardo sulla legna, senza dargli ascolto, e dopo qualche momento si mise a rimetterla a posto, in silenzio, come fosse ancora solo.
"A-Ascolta…devi ascoltarmi"
Ma il Faraone si rifiutò di rispondergli, concedendogli appena un’occhiata di sufficienza, altezzoso come non mai. Yugi sentiva ancora rimbombargli nel cuore la discussione avuta nel retro dell’autotreno, prima che li andassero a salvare…fissò Kaiba, ben sapendo di essergli invisibile. Il loro compagno aveva una strana luce negli occhi, una determinazione incrollabile, un’energia che lo faceva sembrare ancora più forte. Raramente lo aveva visto tanto risoluto. E quelle poche volte, era sempre coinvolto il suo alter ego.
’Come vorrei poter fare qualcosa per loro…’
pensò senza farsi sentire.
"Yug…no, Faraone…"
L’attenzione negli altri due si accese, benché il diretto interessato continuasse ad ignorarlo.
"…so che il nostro ultimo incontro è stato…burrascoso…"
mormorò, avvicinandosi di qualche passo.
"…ma non ho molto tempo…devi ascoltarmi"
Il Faraone esplose:
"Per sentire cosa? Un’altra serie di accuse su come io abbia rovinato tutto, sul fatto che sono una puttana e che mi odierai per il resto dell’eternità? Non ne ho voglia, Kaiba!"
e colpì violentemente la legna con un pezzo di ramo, facendo schizzare per aria frammenti di corteccia. Non ce l’avrebbe fatta…non avrebbe resistito a un altro carico di disprezzo.
Kaiba lo fissò. Era leggermente sbiancato.
"Non ho mai pensato che tu sia una puttana. E non sono qui per rinfacciarti nulla"
mormorò con calma. Doveva mantenere i servi saldi, non lasciarsi sopraffare dal rancore. E assolutamente portarlo via di lì.
"Ah no? E cosa sei venuto a sbattermi in faccia stavolta?"
"…nulla. Però mi devi ascoltare. Sei in pericolo"
L’altro sbuffò, e si rimise a metter a posto la legna.
"Faraone…non posso permettere che tu rimanga qui"
"Ma fammi il piacere"
Kaiba prese fiato, tentando di rimanere calmo. Non aveva tutto quel tempo…
"Non sto scherzando e non ti sto importunando. È la verità…se rimani qui…vivrai l’incubo peggiore che tu possa immaginare. Devi venire via"
"È strano sentire queste parole dalla persona che aveva giurato di non aiutare più un estraneo, e che mi ha sommerso di insulti, offese, odio e tutto il resto!"
Se gli occhi del Faraone dardeggiavano odio, quelli di Kaiba erano calmi:
"Non nego ciò che ho fatto. Ti ritengo ancora responsabile della fine della nostra storia. Ma proprio per questo, e per tutto quello che ti ho detto, dovresti darmi retta. Credi che sarei venuto qui, rimangiandomi quelle parole, se non ci fosse un motivo più che valido? Non ti ho perdonato, ma sono venuto per proteggerti. Lo farei…per una sciocchezza? Ero a Tokyo fino a poco fa, ho mollato una riunione a Mokuba! Credi che mi sarei precipitato sin qui solo per infastidirti?"
I due si fronteggiarono in silenzio. Un vento freddo soffiava fra gli alberi, la notte si stava avvicinando.
Secondo me dovresti dargli retta
…Yugi
Era trafelato quand’è arrivato. Preoccupato. Lui…è davvero qui per difenderti
I due amici si guardarono, poi il Faraone cedette, accasciandosi su un tronco:
"Ti ascolto. Ma ringrazia Yugi"
Kaiba emise un sospiro sollevato. Iniziava a disperare di riuscire a convincerlo, invece a quanto pareva l’altro Yugi era riuscito a farlo ragionare. Anche se la parte difficile iniziava in quel momento…
"Io…non penso che sarebbe una buona idea, spiegarti tutto qui. Sei in pericolo un questo luogo, rischi…qualcosa di troppo orribile"
"E sentiamo, che suggerisci?"
Il presidente sapeva che non avrebbe accettato facilmente, ma doveva provarci:
"Ho un elicottero poco più a valle. Se partiamo subito lo avvertirò via radio, e sarà pronto al decollo prima del nostro arrivo"
"E io…per quale motivo dovrei seguirti? E non ripetermi ancora che sono in pericolo. Voglio qualcosa di più specifico"
L’altro quasi ringhiò. Non aveva mai avuto nessuna vera intenzione di dargli retta…e lui non poteva nemmeno permettersi di perdere la calma!
"Sta per farsi scuro…"
borbottò a denti stretti, cercando di concentrarsi sul perché era lì.
"…se aspettiamo troppo sarà pericolo scendere!"
"Dimmi quale pericolo mi minaccia, e io deciderò se seguirti"
Kaiba inarcò un sopracciglio: ma l’aveva ascoltato finora?
"…se?!"
ripeté con calma, nonostante i nervi iniziassero a saltargli.
Il Faraone scrollò le spalle:
"Non sono indifeso…e tu dovresti saperlo meglio di chiunque altro"
mormorò, guardandolo sottecchi, alludendo chiaramente alla fine del Death-T.
Il presidente incassò il colpo…sembrava davvero che avesse cancellato i suoi sentimenti per lui. E si odiò, quando una domanda si affacciò alla sua mente: ma ne era davvero valsa la pena, di correre sin lì?
Scrollò la testa, massaggiandosi gli occhi. Doveva ricordarsi del sogno. Doveva sfruttare il sogno che aveva fatto.
"Contro questo nemico sarai impotente…non vorrai fare nulla!"
"Vorrai?"
Era il turno del suo ex di essere sorpreso.
"Sì. Prima che tu riesca a prendere una decisione, tu sarai…"
Non terminò la frase. Non poteva dirlo. Non riusciva a dirlo. Come odiava quella situazione!
Il Faraone sospirò. Kaiba sembrava davvero turbato. Raramente lo aveva visto così a disagio. Forse doveva smetterla di essere tanto riottoso, e iniziare a dargli retta.
Mio alter ego…dovresti fidarti
Ne sei convinto?
Sì. Kaiba ha un’aria troppo strana…qualsiasi cosa ti minacci, ne è sconvolto
…lo so. Lo sento anch’io
Ma non per questo era intenzionato a seguirlo come un cagnolino. Finché non gli fossero state date delle spiegazioni convincenti, non si sarebbe mosso.
Una luce intensa gli fece alzare gli occhi…sussultò vedendo nella mano del suo ex la Millenium Rod.
"Ma…"
Kaiba tese i muscoli:
"Non permetterò che ti…accada. Io ti porterò via, anche a costo di lottare contro di te!"
I due spiriti si fissarono. Se era giunto a invocare l’Oggetto Millenario, la cosa iniziava a farsi seria.
"Kaiba…"
"No! O vieni via subito, o ti porto via di forza!"
Si fissarono. Poi il Faraone cedette:
"Va bene, ho capito. Appena arriverà anche Jono-uchi, ti seguirem…"
"No! Non aspetteremo nessuno! Tu devi venire via adesso!"
Kaiba coprì in fretta lo spazio che li separava, e presolo per un braccio, iniziò a tirarlo verso il sentiero.
"Kaiba lasciami! Lasciami!"
"Andiamo!"
"Lasciami!!!"
Il Faraone puntò i piedi e si liberò con uno strattone, mentre Yugi fissava tremando la scena.
"Non mi importa se odi Jono-uchi! Non lo lascerò in pericolo solo perché non ti piace! Non ci muoveremo senza di lui!"
"Lui non è in pericolo!!! Sei tu la vittima, lui non corre alcun rischio!!! Il centro di tutto sei tu, lui non è nulla, nulla!!!"
I due si fronteggiarono. Il Faraone respirava affannosamente, una belva in gabbia e pronta alla lotta, mentre Kaiba era trapassato dai dubbi. Non sapeva cosa fare…non potevano assolutamente aspettare quel deficiente…doveva portarlo via prima che li vedesse, o avrebbe complicato ancora di più le cose…
’Cosa devo fare?’
Forse poteva svelagli un frammento del sogno…ma se quello zuccone avesse deciso di rimanere…di affrontare il pericolo…
"Kaiba! Che ci fai tu qui!"
I due sussultarono. Jono-uchi era arrivato nella radura, scarmigliato e col fiatone, il sacchetto di una farmacia stretto in mano.
"Allora sei stato tu a far gridare Yugi, prima! Brutto bastardo allontanati da lui!"
Jono-uchi scattò a testa bassa, mentre il Faraone gridava per fermarlo, ma Kaiba fu più veloce di entrambi. Si inserì fra i due, il Millenium Item teso davanti a sé. Onde d’energia deformavano lo spazio attorno all’oggetto d’oro, Jono-uchi le vedeva…si fermò di botto, alzando la guardia, tentando di trovare un modo per sfuggire a quel potere. Da quanto Marik aveva rivelato dopo la fine del torneo, i suoi poteri erano ben più grandi di quelli che lui aveva usato. E in quel momento era in mano al legittimo proprietario…
"Kaiba! Fermati!"
Il Faraone tentò di disarmarlo, ma l’altro era ben più forte di lui…gli bastò un braccio per stringerlo a sé e impedirgli di muoversi.
"Kaiba smettila! Smettila! Abbassa la Millenium Rod! Abbassala!"
Cosa poteva fare? Cosa poteva fare? Non voleva ricorrere davvero al potere del Puzzle Millenario, non voleva distruggere ancora la sua anima, non voleva fargli questo…poteva odiarlo, ma non fargli del male…
"…Kaiba…"
mormorò affranto, il cuore che gli faceva davvero male.
Il presidente dovette accorgersi del suo dolore, perché allentò un po’ la presa:
"Quando sarà tornato ai margini della radura io l’abbasserò"
decretò, cullandolo piano. Doveva proteggerlo, non spaventarlo.
"Io non torno da nessuna parte, schifoso bastardo! E lascia andare Yugi!"
Jono-uchi avanzò d’un passo, e l’energia sprigionata aumentò, mentre l’aria sfrigolava.
"Kaiba!!! Jono-uchi per favore fermati!!!"
Il biondino si immobilizzò, consapevole di essere il più debole. Non poteva competere con lui…quanto lo odiava…nemmeno quel giorno era in grado di batterlo…
"Jono-uchi ti prego…arretra…arretra"
I due amici si guardarono. Jono-uchi sapeva che era preoccupato per lui, e facendo di testa sua non l’avrebbe mai potuto aiutare…
"Merda!"
Arretrò di un passo, poi di un altro. Più lui si allontanava, più l’Oggetto Millenario si abbassava. Alla fine fu di nuovo all’inizio della radura, e la Millenium Rod fu rivolta a terra. Ma Kaiba teneva ancora stretto a sé il suo amico.
"Adesso lascia andare Yugi, bastardo! Non ti basta quello che gli hai già fatto? Perché sei qui?"
"I motivi della mia presenza non ti riguardano, rifiuto umano. E lo lascerò andare quando sarà al sicuro"
"Kaiba…"
Il Faraone si allontanò leggermente, ma il suo ex mantenne un braccio attorno alla sua schiena, accarezzandolo piano, come faceva spesso dopo che avevano fatto l’amore. Se da una parte lo detestava per come stava trattando il suo amico, dall’altra doveva ammettere che, nel profondo del cuore, era felice…non solo Kaiba era preoccupato, ma lo stava anche coccolando un po’…
Faraone…ti confesso che io invece sono spaventato
L’antico re guardò l’amico, che passava gli occhi fra gli altri due.
Yugi…
A cosa si riferiva Kaiba? Perché ha allontanato Jono-uchi? È come se…lui fosse il colpevole
Lo scoprirò presto, te lo prometto
"Jono-uchi…secondo Kaiba, io qui sono in pericolo. Per questo vuole portarmi via"
Il ragazzo sbuffò, e si mosse. Il braccio del presidente scattò, e il Millenium Item fu di nuovo puntato contro di lui.
"Smettetela voi due! Tutti e due! Kaiba, abbassa quel coso! E tu non provocarlo!"
C’era un’elettricità pericolosa nell’aria, e non solo per colpa dell’Oggetto Millenario. Kaiba e Jono-uchi stavano emanando tutto l’odio che provavano l’uno per l’altro, e il Faraone si trovava in mezzo a quella tempesta. Non voleva dar contro all’amico, ma il suo ex doveva avere le sue buone ragioni per comportarsi così.
"Yugi, non gli permetterò di portarti via, te lo giuro!"
"Primo, tu non hai voce in capitolo. Secondo, una pezza da piedi non potrà mai fare niente contro di me!"
Il Faraone sospirò. Gli stava venendo una gran voglia di strozzarli. Ma prima doveva comprendere alcune cose:
"Kaiba…credo sia ora di spiegarmi quale sia il pericolo che mi minaccia. E perché stai trattando così Jono-uchi. Poi decideremo il da farsi. Assieme"
Gli occhi del presidente si posarono nei suoi. Non c’era ombra dell’ostilità che provava per l’altro. Nelle iridi blu c’era…pena. Dolore. Compassione. Preoccupazione. E una profonda tristezza. Tutto per lui.
"Kaiba…"
Qualcosa dentro di lui si sciolse. Improvvisamente sospettò che Kaiba gli avesse mentito, quella notte nel rimorchio…forse poteva sperare d’essere amato ancora…
"Kaiba…"
ripeté, dimentico di Jono-uchi…se davvero c’era quella possibilità…
Kaiba annuì, e alzò leggermente il Millenium Item, scuotendo le testa per fermare l’ex:
"Non posso spiegarti tutto ora. Non è né il momento né il luogo. Ma ho le mie motivazioni per tenerlo lontano"
"…è uno dei miei migliori amici, non lo abbandonerò in balia del pericolo, non posso farlo!"
Il presidente emise un sospiro simile a un gemito:
"Lo sapevo che avresti fatto così...non avrei voluto dirtelo qui, in questo posto. Ma è lui il pericolo"
"Bastardo!!! Bugiardo!!!"
Ma Jono-uchi non aveva il coraggio di muoversi, non con quell’arma d’oro puntata contro la faccia. Il ricordo di quello che avevano passato Mai e Bakura bastava a tenerlo fermo. Poteva solo mostrargli il pugno, agitare il sacchetto contro di lui.
"Kaiba…ti rendi conto di non poter accusare un mio amico senza prove?"
Ma qualcosa doveva avere in mano…un lampo di trionfo aveva acceso quegli occhi gelidi.
"…se ti fornisco una prova, mi seguirai senza chiedere altro? Sarà già pericoloso così scendere fino all’elicottero, se tardiamo ancora dovremo affrontare i sentieri al buio"
Il Faraone strinse un lembo del suo soprabito. La mano sulla sua schiena non aveva smesso di accarezzarlo. Si sentiva così bene a sapere che continuava a tenere a lui, nonostante tutto…
Guardò l’anima di Yugi, che annuì. Anche lui aveva bisogno della verità.
"Va bene. Verrò con te!"
"No Yugi!"
Jono-uchi balzò in avanti, ma fece meno di due passi. Un sottilissimo fascio d’energia era partito dal Millenium Item, dritto verso di lui.
"Jono-uchi!!!!!!"
Il Faraone si gettò contro il braccio di Kaiba, ma il suo ex lo afferrò e lo strinse a sé, girandogli a forza il viso verso il biondino:
"Guarda! Devi guardare!"
E il Faraone guardò. Vide l’ondata d’energia tagliare il fondo del sacchetto e svanire. Vide una bomboletta e due scatolette cadere a terra. Uno spray antizanzare e dei cerotti, quello che si erano dimenticati di portare e che Jono-uchi era corso a prendere in paese. Ma la seconda scatoletta non l’aveva riconosciuta. Non aveva capito cos’era. Ma per il suo amico doveva essere tremendamente importante. Perché, dimentico del Millenium Item, con un grido s’era gettato a prenderla, per poi rialzarsi di scatto e schizzare indietro, nascondendola dietro la schiena, fissandoli con occhi colmi di colpevolezza. E adesso li guardava entrambi, il viso esangue e dipinto della consapevolezza di essersi tradito. Di aver dato a Kaiba quel che cercava. Una prova. La vittoria. Quel bastardo e il suo amico lo stavano fissando…digrignò i denti, in cerca di una soluzione.
"Jono-uchi…cos’è quello che hai in mano?"
Anche se ci pensava, il Faraone non riusciva a capire…la confezione rappresentava una luna piena su fondo blu notte, punteggiato di stelle in basso…che cosa poteva essere?
Il ragazzo deglutì:
"N-Niente…non è assolutamente niente"
"Allora…mostramelo"
Il Faraone attese, lieto che Kaiba avesse deciso di lasciare a lui la faccenda. Continuava a tenerlo stretto e a cullarlo impercettibilmente, sentiva il suo calore invadergli il corpo. Sperava che quel senso di dolcezza lo invadesse come stava colmando lui…anche se il motivo di tanta gentilezza un po’ lo impensieriva.
"N-No. N-Non posso…"
Qualcosa avvizzì nello Spirito del Puzzle. Era la fiducia nel suo amico. E anche Yugi stava soffrendo…
"Jono-uchi…ti prego"
"Y-Yugi…f-fidati di m-me…p-per favore…n-non volevo far nulla d-di male…d-davvero. N-Non so che mi ha p-preso…te lo giuro…a-adesso li butto"
"Non voglio che li butti. Voglio che tu mi faccia capire cos’hai in mano"
Ma Jono-uchi scosse la testa, strinse la scatoletta e si girò di scatto, gettandola nel bosco.
"E-Ecco. È t-tutto finito…possiamo riprendere il nostro campeggio"
No
Yugi?
Il Faraone sussultò. L’anima di Yugi era in preda a tremiti impazziti, e il suo viso era inondato di lacrime.
Yugi!
Vai via con Kaiba! Sbrigati! Andiamo via! Ti prego portami via!
Yugi!!!
Ma il suo amico s’era rifugiato nelle profondità del Puzzle, irraggiungibile alla sua voce, e agli avvenimenti esterni. Lui aveva capito. Aveva capito cos’era quella scatoletta.
"Jono-uchi…perché Yugi, dopo aver capito cos’hai gettato, s’è rifugiato in preda al dolore nel fondo del Puzzle?"
"Ah…"
Il biondino aprì la bocca e tese una mano, ma non disse nulla. Sembrava un pesce fuor d’acqua.
"Kaiba…portami via. Portami via"
"Andiamo…non preoccupati, andrà tutto a posto"
Kaiba mantenne un braccio sulla sua schiena, e non tolse gli occhi da Jono-uchi. Se non ci fosse stato presente il suo ex, lo avrebbe massacrato. Non lo aveva mai odiato così tanto, avrebbe anche potuto creare un altro Death-T solo per fargliela pagare…e stavolta avrebbe usato anche la magia. Strinse la Millenium Rod, ben in vista perché se ne accorgesse:
"Ascoltami bene. Se proverai a seguirci, stai pur certo che ti sbatterò giù dalla montagna. E non provare a infastidire mio fratello, perché non ho intenzione di tornare a Tokyo, ma lo porterò in un luogo segreto. Un luogo che un ignorante come te non conosce neppure!"
e si girò, accompagnando il Faraone lungo i sentieri, illuminando la via con la magia dell’Oggetto, chiedendosi per tutto il tragitto come rivelargli la verità senza distruggerlo.
………
Il Faraone si appoggiò alla finestra della suite in cui Kaiba l’aveva portato, una meravigliosa serie di stanze affacciate sul lago Ashino, con la sagoma scura del Fuji che si innalzava di fronte a loro. Erano atterrati in una piazzola accanto a uno degli hotel della Kaiba Corporation, non una struttura modernissima in vetro e acciaio come quasi tutti gli altri della catena, ma un ryokan in legno, antico e ricco di fascino. La ressa del mondo moderno non sfiorava quel luogo, l’unico rumore era stato quello dell’arrivo e della partenza dell’elicottero. Sulle rive del lago, in mezzo ai boschi, regnavano solo calma e quiete, e la sensazione di essere fuori dal tempo. Solo poche lanterne accese, e una falce di luna ormai alta in cielo, li avevano accompagnati sin lì…si sentiva come se fosse tornato a essere un regnante. Era in un palazzo colmo di storia e importanza, dove gli antichi imperatori avevano soggiornato. Una regione meravigliosa si stendeva ai suoi piedi, quasi solo per lui…sembrava una notte magica.
Eppure non si sentiva bene. Durante il viaggio, Kaiba aveva chiamato il fratellino, avvisandolo di stare attento a Jono-uchi, e di raddoppiare il numero di guardie del corpo che lo seguivano. Gli aveva anche raccomandato di non svelare la loro posizione, promettendogli di spiegargli tutto una volta giunto alla villa. E Yugi era rimasto nel fondo del Puzzle, emanando una tale disperazione che lui alla fine l’aveva tolto. Non era più riuscito a sopportarlo.
Si voltò, osservando Kaiba. Il suo ex stava bevendo una tazza di tè nero alla maniera occidentale, con zucchero e una fettina di limone. Ma soprattutto lo stava guardando da un po’, aveva sentito il suo sguardo sulla schiena da quando s’era affacciato. Ma non aveva detto nulla. Era turbato, lo avvertiva. Non sapeva come affrontare la questione…ora che lui era al sicuro, probabilmente le parole faticavano a uscire.
"Kaiba…"
Appoggiando la schiena al vetro, attese una risposta. L’unica fonte di luce erano la luna e una lanterna appesa a una parete…in quella stanza il tempo s’era cristallizzato.
"È meglio che tu ti sieda"
Il Faraone faticò a sentire il suo bisbiglio, ma ascoltò quel consiglio. Kaiba sapeva quel faceva…si sedette accanto a lui, su un divanetto morbido. Da molto non erano soli, tanto vicini e con gli animi liberi dall’astio. Si chiese se anche l’ex avvertisse il loro amore traboccargli dal cuore, perché il suo lo stava facendo. Avrebbe dato qualsiasi cosa per un suo bacio…
"Io…non so da dove partire. È difficile…orribile"
"Parti dall’inizio…e non temere"
Kaiba si massaggiò gli occhi, e gli versò una tazza di tè:
"È meglio che ne prenda una. Zucchero e limone?"
"Grazie"
A dir la verità aveva un po’ fame, ma il presidente gli aveva consigliato di rimandare, dandogli solo delle zollette di zucchero. Aveva detto che sarebbe stato meglio aspettare quando avesse saputo tutto. Lui non aveva capito, ma si era fidato.
Mentre sorseggiava il liquido profumato, sbirciò l’orologio. Erano solo le nove…pensava più tardi.
Kaiba sospirò:
"L’inizio…chissà a quando risale"
Il Faraone lo studiò:
"Hai…sognato qualcosa?"
L’altro annuì:
"È stato…orribile. Talmente brutto che sono corso in bagno e ho rigettato. Non avevo mai fatto un incubo simile…mai. Mai"
’Nonostante abbia subito due volte il mio Gioco della Sanzione?’
Un brivido percorse la pelle del Faraone. Cosa aveva sognato di preciso?
"È iniziato tutto tre giorni fa, mentre ero in biblioteca, a scuola. Stavo cercando un libro, e ho sentito Anzu e Honda chiacchierare. Stavano dicendo che alla fine, in campeggio, ci sareste andati solo tu e Jono-uchi, che spiaceva loro esser impegnati a lavorare o col nipote, ma che erano sicuri che…un cambiamento d’aria ti avrebbe fatto bene, e che Jono-uchi ti avrebbe risollevato il morale"
e fece una risatina ironica, per una situazione buffa che solo lui poteva vedere.
"Lì per lì non ho dato peso alla cosa, limitandomi a…sperare che tu rotolassi giù dalla montagna"
mormorò, sbirciando la sua reazione con la coda dell’occhio.
Il Faraone scrollò la testa:
"Non preoccuparti, dopo quello che è successo fra noi…anch’io te ne ho dette dietro di tutti i tipi"
Kaiba sorrise sottilmente, e subito si rabbuiò:
"Anche se mi vietavo di pensarci…"
’Quindi doveva impegnarsi per non pensare a me?’
Quella frase, non sapeva se voluta o meno, gli aveva fatto davvero piacere…
"…un tarlo mi rodeva il cervello. C’era qualcosa che dovevo ricordare assolutamente, qualcosa di importante…qualcosa che dovevo evitare, ad ogni costo"
Bevve un altro sorso di tè, e rimase in silenzio. Sembrava non avere il coraggio di continuare.
"Kaiba…qualunque cosa sia, tu mi hai salvato"
"Per quanto? Non potrò tenerlo lontano da te per sempre!"
"Parli di…Jono-uchi, vero?"
Il presidente annuì, e riprese:
"Oggi pomeriggio ero in riunione. Abbiamo dovuto fare una pausa perché un corriere con dei documenti era rimasto coinvolto in un incidente. Io sono tornato nel mio ufficio, mi sono seduto in poltrona e…mi sono addormentato. Di botto. Non me ne sono nemmeno reso conto, ed ad un tratto…gli occhi di Seth erano di nuovo i miei"
Il Faraone si mordicchiò un labbro. Di nuovo il loro passato…aveva già distrutto la loro vita, avrebbe riservato altra sofferenza?
"L’altro ricordo…quello che Narmer mi ha risvegliato…c’è un particolare. Ricordi cosa avevi detto a Shimon? Che erano stati i sentimenti di Seth a salvarti da un’aggressione, trenta giorni prima"
"…sì"
Se l’ex non ne avesse parlato, non l’avrebbe ricordato. I suoi pensieri erano sempre rivolti alle parole dette a Shimon. Ricordarle faceva parte della punizione che s’era imposto.
"Io credo che tu…stessi parlando di…"
"Aspetta! Non mi vorrai dire che un antenato di Jono-uchi, che viveva nell’antico Egitto, ha tentato di uccidermi?"
"…magari avesse tentato di ucciderti"
Si fissarono. Cosa poteva esserci peggio di un omicidio?
"Kaiba…non sto capendo nulla…non riesco a concepire nulla di peggio"
Gemendo, il presidente si alzò, e prese da uno scaffale un portatile. Lo accese, e trafficò per pochi attimi. Poi abbassò un po’ lo schermo, e lo voltò verso il suo ex:
"Hai detto che Yugi si è rifugiato nel Puzzle dopo aver visto la scatoletta…lui l’ha riconosciuta e ha capito"
"Mostramela"
"Faraone…"
Lo Spirito del Puzzle gli appoggiò una mano sul braccio:
"Ho bisogno di sapere. Ne ho bisogno"
Kaiba emise un nuovo gemito, e lentamente alzò lo schermo. Il Faraone la riconobbe…era la scatoletta con la luna piena. Avvicinandosi al portatile, guardò meglio. Non era una luna. Era un preservativo. Era una scatola di profilattici.
Il Faraone schizzò in piedi, allontanandosi e rischiando di cadere. Tremava, e negli occhi viola Kaiba vedeva paura, orrore e incredulità:
"S-Stai dicendo che…mi voleva…violent…"
Non riuscì a terminare la frase, mentre una fitta gli attraversava lo stomaco.
"……mi dispiace"
rispose Kaiba, chiudendo il browser e spegnendo il portatile. La stanza tornò nella penombra, ma il silenzio di prima era interrotto dagli ansiti del suo ex.
"Faraone…"
Lentamente si avvicinò a lui, tentando di non spaventarlo…l’altro arretrò fino a una parete, gli ansiti che si trasformavano in singhiozzi:
"No! Non puoi pensare che creda a una cosa simile! Jono-uchi non farebbe mai una cosa simile! Mai! Lui è mio amico! È colpa tua! È solo colpa tua, è un altro dei tuoi modi di ferirmi! Stai lontano da me! Stammi lontano!!!"
"Faraone…"
Kaiba gli accarezzò una guancia, senza stupirsi di trovarla bagnata di lacrime.
"Dimmi che è colpa tua, che vuoi farmi ancora soffrire. Per favore per favore…"
Il presidente si odiò per non poterlo accontentare:
"Mi dispiace"
bisbigliò, prima di chinarsi e abbracciarlo stretto, tenendo forte contro di sé quel corpo martoriato dai singulti.
………
"Kaiba…"
"Ssshhh…riposa"
gli rispose, posandogli le labbra sulla fronte. Erano seduti contro la parete, e il Faraone giaceva stretto al suo petto, cinto dalle sue braccia. Aveva pianto sin quel momento.
"Non posso…anche se ho paura"
Si rannicchiò ancor di più contro di lui, bisognoso del suo calore.
"Non c’è fretta. Non temere. Andrà tutto a posto"
L’altro scrollò la testa:
"Il sogno…quello che hai fatto…condividilo con me"
Kaiba spalancò gli occhi:
"Stai scherzando?! Hai capito quello che t’ho detto?"
Il Faraone annuì, e gli posò le mani sul petto irrigidito, sollevandosi un po’ per poterlo guardare nella luce fioca:
"Sì…ma ne ho bisogno. Devo vederlo coi miei occhi…capisci?"
"…credo. Ma non posso farlo. Non posso…mostrarti una cosa simile"
Il presidente scosse forte la testa. Doveva dissuaderlo, doveva continuare a proteggerlo!
"Capisco la tua preoccupazione, e ti ringrazio, anche per avermi salvato. Grazie, Kaiba"
e gli posò la fronte sulla spalla, arrossendo leggermente. Era da tanto che non si trovava fra le sue braccia…aveva dimenticato quanto potesse essere bello…
"Faraone…"
"Però devo vederlo…non potrò crederci se non lo vedrò. Devo possedere anch’io quel ricordo…solo così avrò la forza di…di…"
non terminò la frase, non sapendo cosa dire.
"Ti rendi conto di quello che mi stai chiedendo?"
"…sì. E ti prego di perdonarmi. Ma…"
Fu Kaiba ad appoggiare la fronte sulla sua spalla:
"Non me lo chiedere. Non voglio che tu veda…quello che…"
Il Faraone lo strinse, respirando il suo profumo:
"Non preoccuparti. Seth mi ha salvato, giusto? Lui…non mi ha…"
"No…ma Seth è arrivato appena in tempo. Stava per riuscirci…ci è arrivato molto, molto più vicino di questa volta"
L’antico re scosse il capo:
"L’importante è che non ci sia riuscito. Solo questo conta. Non preoccuparti. Non temere…"
Kaiba comprese che stava incoraggiando lui per non sentire la propria paura, e sprofondò nella vergogna. Non era lui quello che era stato aggredito. E poi…c’erano quelle frasi alla fine…
"V-Va bene. Ti mostrerò tutto…tutto. Però ricorda sempre che non ti ha preso…sempre. E che è il passato. Non può farti del male"
Non era interamente vero, e lo sapevano entrambi. L’altro ricordo aveva distrutto la loro felicità…ma in quel caso potevano passare oltre.
La Millenium Rod apparve nella sua mano, e inspirò:
"Pronto?"
Il cuore del Faraone perse un colpo. Una cosa era dirlo, una cosa era essere sul punto di…vederlo.
"Pronto"
mormorò, più impaurito di quanto volesse.
Il sole batteva sulle pietre chiare, sulle pareti coperte di decorazioni dorate e blu zaffiro. La stanza era fresca, arredata con ricchi mobili intarsiati. Un tavolo sottile occupava quasi metà di una parete, con delle candele spente nel mezzo, e vicino un’anfora colma di fiori. Uno specchio enorme rifletteva il letto, e accanto c’era una mensola con dei bacili di terracotta dipinti di verde e oro. Tanti altri oggetti, ma a spiccare era soprattutto il letto. Non enorme come quello di Kaiba…ma un letto adatto a due persone. Lenzuola di lino bianchissime si posavano morbide sul legno lucidissimo, intarsiato d’oro. Lenzuola che racchiudevano un corpo…lui. E seduto sulla sponda, accanto a lui, c’era Seth.
Il Faraone si strinse al suo ex, felice che avesse deciso di accompagnarlo. Non avrebbe resistito da solo.
"Seth…devi andare per forza?"
"Vorrei poterlo evitare, mio Principe…lo sapete"
Lo Spirito del Puzzle osservò la scena con una punta d’invidia. Stavano ancora insieme, quel pomeriggio disgraziato non era ancora arrivato…se fosse riuscito a cambiare il passato…
Il sentirsi tossire catalizzò la sua attenzione: a quanto pare era malato.
"Ecco, bevete questo"
"Grazie, Seth"
"Ho chiesto a Mana di andarvi a prendere della frutta, arriverà fra poco. Per favore, mangiate qualcosa"
"Preferirei mangiare con te, lo sai…ma mi sforzerò"
Con un sorriso triste, il Priest gli tamponò la pelle con una panno umido:
"La vostra febbre si è abbassata, per fortuna. Ancora qualche giorno è sarà tutto passato"
"Sai, anche se mi dà fastidio, da un lato non voglio che se ne vada"
Il Faraone lo capiva…poteva immaginare quello che stava per dire.
"Mio Principe…?"
Il malato gli sorrise:
"Se resto malato, potremo continuare a stare soli. Nessuno verrà a disturbarci"
Anche Seth gli sorrise:
"Ricorreremo ai soliti modi…ma vi prego, guarite. Sapervi malato mi…"
Il Principe si alzò di scatto, e gli getto le braccia al collo:
"Scusami…è la febbre. Non prestar attenzione alle mie parole"
"…mio Principe"
Si abbracciarono forte, cullandosi a vicenda per qualche momento.
"Stai con me…Seth…stai con me"
"…sempre"
Anche il Faraone si appoggiò a Kaiba, e gli cinse la vita, senza aver il coraggio di guardargli il viso. Se avesse voluto allontanarlo, se l’avesse fatto, lui…
Qualcuno bussò, facendo sussultare tutti. Seth aiutò il Principe a stendersi, e raggiunse l’anticamera, con il suo Millenium Item in mano. Socchiuse la porta e guardò fuori, per poi far entrare una bellissima donna con al collo la Millenium Tauk.
"I miei omaggi, principe"
disse inchinandosi.
"Alzati pure, Isis. Sei venuta a rapire Seth?"
"Perdonatemi, principe, ma la riunione sta per iniziare, e vostro padre mi ha mandata a chiamarlo"
Il Faraone guardò i due amanti. I loro occhi si lasciavano solo per pochi attimi, e la mano di Seth s’era stretta all’Oggetto Millenario, quando aveva compreso che era il momento di andarsene.
"Non voleva andarsene…voleva solo stare con te"
La voce di Kaiba era colma di sofferenza…passato e presente si stavano pericolosamente sovrapponendo…
"Andate pure, far arrabbiare mio padre non è saggio. Seth, quando avrete finito desidero avere un resoconto dettagliato"
Entrambi si inchinarono:
"Ai vostri ordini, mio Principe. Vi raggiungerò subito"
e si rialzarono, uscendo dalla stanza, costringendo il Faraone e Kaiba a seguirli. Quello era un ricordo di Seth, dovevano andare con lui.
"Spero di non aver interrotto nulla, Priest Seth"
mormorò Isis, un larghissimo sorriso sulle labbra e una punta d’insolenza nella voce.
L’altro non fece che guardarla in tralice, cosa che scatenò un riso argenteo…a quanto pare, i due andavano abbastanza d’accordo.
"Lei lo sapeva?"
Il Faraone passò gli occhi da loro al suo ex. La vita precedente di Isis sembrava tanto divertita…
"A quanto pare. Piuttosto, riesci a ricordare qualcosa?"
gli chiese Kaiba, mentre continuavano a camminare. Sapeva ciò che stava per accadere, e voleva distrarlo un po’. Avrebbe sofferto abbastanza fra pochi minuti.
"No…questo luogo è meraviglioso, ma sconosciuto"
Era contento che Kaiba si preoccupasse per lui. Continuavano ad avanzare vicini, come quando stavano assieme. Sapeva che significava che presto sarebbe accaduto, che si sarebbe visto aggredire, ma con lui vicino lo avrebbe superato. O almeno così sperava.
Sussultò, quando da un angolo spuntò Jono-uchi, o il suo antenato. Portava un vassoio colmo di ciotole piene di frutta tagliata…pesche, albicocche, prugne, datteri, ananas, mele…a quei tempi, una tale varietà doveva essere cibo per pochi. Quando i due Priest si avvicinarono a lui, si spostò deferente di lato, inchinandosi di fronte a loro.
Seth si fermò, e il Faraone sentì qualcosa disturbargli la mente:
"Tu sei uno degli sguatteri della cucina"
"Sì, sommo Priest"
"E dove ti stai recando?"
"La nobile Mana è stata richiamata dal suo maestro, il sommo Priest Mahad. Mi ha chiesto di recare all’eccelso principe la frutta che gli aveva preparato"
L’irrequietezza di Seth aumentò, anche se non riusciva a comprenderne il motivo…scosse il capo, congedandolo con un gesto della mano:
"Hn. Fai in fretta. Ti voglio fuori subito"
"Come desiderate, sommo Priest"
"Kaiba…cos’ha Seth?"
L’altro abbassò gli occhi:
"Lo scoprirai presto"
I corridoi del palazzo si aprivano di fronte a loro, mostrandosi in tutta la loro bellezza. Colonne scolpite e decorate, pareti coperte di dipinti, statue di divinità e giardini interni…era davvero il palazzo di un faraone.
’Il mio palazzo’
Le guardie si mettevano sull’attenti quando i Priest li oltrepassavano…quella era l’elite del regno, e lui era persino superiore, secondo solo a suo padre. Rabbrividì…non aveva idea di cosa significasse avere tanto potere.
’Forse Kaiba me lo potrebbe spiegare’
Senza che se ne accorgesse, Seth si bloccò. Il suo animo era invaso dal terrore:
"Isis, quello sguattero ha detto che è stata Mana a preparare la frutta, vero?"
"Sì, perché?"
"Perché sul vassoio c’era dell’ananas, e lei sa che il Principe lo odia!"
Seth schizzò via, verso la stanza. Il Faraone e Kaiba furono trascinati dalla sua foga, quasi annegati dalla preoccupazione che lo invadeva. Face cadere dei servitori, saltò i gradini tre a tre…doveva controllare, doveva controllare! Poteva esser solo un errore o una dimenticanza, ma non poteva ignorare quel brivido che aveva nel cuore.
Le guardie davanti alla porta del Principe erano a terra…qualcosa morì dentro di lui. Lo aveva lasciato solo…l’aveva lasciato solo…
"Principe!!!"
Richiamò il potere della Millenium Rod e sfondò la porta, catapultandosi dentro…e vide qualcosa che gli rivoltò lo stomaco.
Il ragazzo che amava legato al letto, nudo e imbavagliato. E lo sguattero che si preparava a spingersi in lui.
"Noooooooooooooooooo!!!!!!!!!!!!!!!!!!"
"Noooooooooooooooooo!!!!!!!!!!!!!!!!!!"
Il Faraone si gettò indietro, rompendo il collegamento con Kaiba. Non poteva sopportarlo, non poteva sopportarlo!!!
"Aiutami…aiutami"
Si piegò in due, il corpo spezzato dai tremiti. Si portò una mano alla bocca, stava per vomitare…aveva bisogno di farlo.
"Vieni…vieni"
Kaiba quasi lo sollevò di peso, e lo portò in bagno, rimanendo al suo fianco finché non ebbe finito. Poi lo sorresse mentre si lavava i denti, e lo riaccompagnò in stanza, stendendolo sul letto. Tremava, e si copriva gli occhi con un braccio, gemendo. Il presidente sapeva che avrebbe reagito così…una cosa era sentirselo raccontare, una era vedere coi propri occhi.
"Stai tranquillo…io ti proteggerò"
e si stese al suo fianco, coprendo entrambi con un lembo di lenzuolo. Il suo ex si accoccolò contro di lui, singhiozzando…lui non poté che posargli le labbra su una tempia, e continuare a stringerlo a sé, mormorandogli tutte le parole di conforto che trovava.
………
"Grazie…"
mormorò il Faraone, afferrando la tazza di tè che l’altro gli tendeva. Gli tremavano le mani, e stringeva la porcellana con più forza di quanta ne fosse necessaria, sperando di non rovesciare il liquido caldo.
"…hai fatto bene a non farmi mangiare"
Kaiba scosse la testa:
"Avrei preferito che…non ci fosse bisogno di quella premura"
rispose, abbassando gli occhi.
"…non è colpa tua. Non sentirti responsabile, anzi. Tu…mi hai salvato. Te ne sarò eternamente grato"
"Non riesco ad esserne molto fiero, te lo confesso. In questa situazione…"
Non terminò la frase, andando invece ad aprire il frigo.
"Stai meglio? Vuoi mangiare adesso? Ci sono dei tramezzini…in Occidente alcuni li prendono col tè"
"…proviamo"
In effetti aveva fame. Non si sentiva più le membra, e il po’ di zucchero nel tè non bastava a ridargli forza. Era talmente stanco da non riuscire nemmeno più a provare dolore.
Mangiarono in silenzio, sfiorandosi appena con gli occhi. Fuori era buio pesto, mancavano ancora delle ore all’alba. Il silenzio della notte era inquietante, assomigliava quasi a una tomba vuota.
Il Faraone guardò fuori. Se Kaiba non fosse andato a salvarlo, a quell’ora lui…strinse la camicia all’altezza dello stomaco…non era successo nulla, era stato salvato…era al sicuro.
"Non pensarci…non pensarci più"
"Come posso? Lui…uno dei miei migliori amici…cosa devo fare adesso?"
Si fissarono un attimo. Kaiba sapeva la risposta…doveva solo convincerlo ad agire. Al termine del sogno fatto quasi mezza giornata prima, era stato tentato di scagliare un lampo d’energia con la Millenium Rod direttamente dal suo palazzo verso Jono-uchi, e di incenerirlo sul posto. Solo la paura di ferire anche il suo ex lo aveva trattenuto.
"Lo sai. Non puoi far finta di nulla"
L’altro abbassò gli occhi e annuì. Questo lo sapeva anche lui, ma…
"Se vuoi…posso farlo io per te. Yugi"
bisbigliò, accarezzando esplicitamente il suo Millenium Item.
"Kaiba?"
Negli occhi blu non c’era malvagità, anche se lo Spirito non poteva esser tranquillo…si era offerto di agire sulla mente del ragazzo che più odiava, quello che aveva avuto intenzione di aggredito…e che l’aveva quasi violentato, in passato.
Il presidente alzò le mani, prevenendo le sue proteste:
"Non gli rovinerò la mente, promesso. Cancellerò solo le sue voglie nei tuoi confronti. Non toccherò altro, giuro"
"Kaiba…è davvero possibile farlo?"
"Sì. Con Narmer ha funzionato, no?"
"Già…ma Marik ha provato a controllarlo e ha fallito"
"Io non sono Marik. E in quell’occasione tu e l’altro Yugi avete fatto di tutto per risvegliarlo, cosa che- spero- non farete ora"
"…hai ragione"
Cosa poteva fare? Se avesse accettato, se gli avesse permesso di intervenire sulla mente del suo amico, cosa gli avrebbe fatto? Gli aveva assicurato che avrebbe cancellato solo i suoi desideri, però Kaiba era sempre stato un tipo vendicativo…si sarebbe davvero limitato a quello?
"Non ho intenzione di fargli altro che quello che ho detto, te lo giuro. Il resto rimarrà intatto. Anche se lo odio come non mai, non mi sfogherò su di lui"
"Non è che non mi fidi di te. Se tu avessi voluto fargli del male, saresti andato direttamente a cercare lui, e non me, e gli avresti fatto quel che volevi, senza che io lo venissi a sapere. È che…da un lato mi ferisce l’idea di manipolare la sua mente, nonostante tutto. Dall’altro, chiederti di intervenire significherebbe realizzare veramente quel che…stava per succedere. Non guardarmi così, non sono impazzito. Solo che…voglio rifiutarlo il più a lungo possibile. Come quando mi hai lasciato…ho continuato a sperare che fosse un errore o uno scherzo, perché ammetterlo mi avrebbe fatto troppo male. È lo stesso"
concluse, appoggiando la schiena contro i cuscini.
Lo sguardo di Kaiba si sposò sul pavimento. Cosa poteva fare? Come poteva sistemare tutto? Jono-uchi andava punito, ma nello stesso tempo doveva prendere al volo l’opportunità fornita dall’ultima parte del sogno, quella che il suo ex non aveva visto. Adesso che iniziava a crederci di nuovo…il suo cuore aveva ripreso a pulsare.
"Faraone…non puoi pretendere che rimanga con le mani in mano, a meno che tu…non intervenga direttamente. Se lo farai- con me davanti- allora mi tirerò indietro"
Si fissarono. Kaiba gli stava chiedendo di prendere una decisione. Di scegliere fra due vie ugualmente tracciate dal dolore. Si morse le labbra:
"Io…ne parlerò domani con Yugi. In fondo, ha diritto di dire la sua. Poi, assieme, decideremo"
Il presidente annuì, e spostò le tazze e i vassoi vuoti su un tavolo. Il silenzio sceso fra loro era imbarazzante, impacciato. Doveva trovare un modo di superarlo, di portare il discorso su di loro. Quello schifoso di Jono-uchi aveva già catalizzato troppo la loro attenzione, doveva farglielo dimenticare, riavere per sé tutto il suo essere.
’Ma come?’
Non era bravo con le parole, con le spiegazioni che non fossero per affari ancora peggio, con le scuse poi…aveva bisogno di pensarci, di pianificare il tutto. Doveva trattare quella questione come il più importante degli affari. E rimuginare sulle spiegazioni.
"Dovresti dormire un po’, è stata una brutta giornata. Riposati"
mormorò, stiracchiandosi. Anche per lui non era stato facile, e aveva bisogno di dormire. Sperando che, ora che il Faraone era salvo, quel sogno non tornasse a tormentarlo.
"Kaiba…"
"Hm?"
Il ragazzo si alzò per andare a tirare le tende, ma il suo ex lo afferrò per un lembo del soprabito e non lo lasciò allontanarsi:
"…rimani con me. Non mi lasciare da solo…questa notte. P-Per favore"
Un rivolo di calore colò nel cuore del presidente, che annuì senza riuscire a dire nulla, prendendo semplicemente fra le dita quella mano minuta e stringendola per un attimo, prima di chiudere le tende e spegnere le luci. Lo avrebbe protetto anche dai sogni, sarebbe rimasto con lui. Kaiba capì di essere di nuovo in sua balia, governato dai sentimenti…e fu lieto di essere in grado di sentirsi ancora così bene. Il suo cuore non era del tutto avvizzito, allora.
La luce lunare filtrava appena, fendendo a fatica le tenebre della stanza. Il Faraone riusciva a intravedere la sagoma del suo ex che si spogliava, mentre lui stesso si toglieva i vestiti. Rimasero entrambi in boxer, faceva troppo caldo per indossare lo yukata. E se avesse avuto freddo, gli sarebbe bastato accostarsi al compagno. Kaiba non lo avrebbe rifiutato…probabilmente quella notte erano vicini come quando stavano assieme. Di nuovo nello stesso letto, senza odio e rancore. Solo loro…aveva una voglia immensa di andare da lui e baciarlo…almeno una volta, di nuovo…
"Dovresti perlomeno provare a dormire"
sentì mormorare al presidente, mentre gli si avvicinava per poter tenere la voce bassa.
"…ho la testa piena di pensieri"
"…lo so. Anch’io"
Inconsciamente, il Faraone sorrise:
"Sai, mi ha stupito il tuo comportamento, oggi"
"Hm? In che senso?"
"Sì, insomma…non ti offendere, ti sarò grato in eterno dopo quello che hai fatto per me, ma…"
e arrossì leggermente, chinando un po’ il capo, nonostante il buio lo celasse ai suoi occhi.
"…non avrei mai pensato che saresti venuto a salvarmi, con quello che ci siamo detti"
Come per magia un’opportunità s’era materializzata di fronte a lui…a Kaiba non restava che allungare una mano e afferrarla…e presto avrebbe potuto prendere e stringere di nuovo a sé il suo Faraone.
Si accostò a lui, spostandogli una ciocca dietro l’orecchio:
"…sarei venuto anche se avessimo usato parole peggiori. Una cosa come questa va oltre odio e acredine. E poi…"
Il Faraone mosse appena il capo. Cosa stava per dire?
Ma Kaiba non aggiunse nulla. Si limitò a tendersi verso di lui, guidato dal profilo del suo viso, e a posare le labbra sull’angolo di bocca che poteva raggiungere. Un bacio tenerissimo e dolcissimo, solo la pressione di due paia di labbra. Il tocco di una farfalla su una rosa appena sbocciata.
Dentro di sé, il Faraone tremò. Non sapeva come affrontare Jono-uchi, e quella nuova situazione l'aveva ulteriormente sconvolto. L’aveva baciato…Kaiba l’aveva baciato. Quanto gli erano mancate le sue labbra…quanto…
"P-Perché?"
gli chiese, posandosi due dita sulla bocca, e ritraendosi di qualche millimetro. La felicità era mischiata alla paura…se avesse ricominciato a insultarlo, se fosse solo un modo per disprezzarlo ancora…sarebbe veramente impazzito.
Kaiba si morse le labbra. Prima di esporsi, aveva bisogno di sapere se l’altro fosse ancora innamorato di lui. Aveva sofferto troppo per rischiare. Le parole dette dal principe al vecchio Shimon erano ancora tatuate sul suo cuore, bruciavano come il primo giorno.
"…perché ne avevamo bisogno entrambi. E perché…"
Ma anche se non voleva, doveva sbilanciarsi, almeno un po’…
"…mi manchi da morire"
gli soffiò sulle labbra, prima di baciarle nuovamente.
Il sole doveva esser già alto in cielo, a giudicare dalla luminosità che trapassava le tende blu. I rumori del bosco scivolavano sino a loro, rompendo il silenzio della stanza.
Entrambi erano svegli, lo sapevano. Ma nessuno aveva il coraggio di parlare. Quella notte aveva sconvolto le loro vite…avevano fatto l’amore fin quando non erano crollati, con una passione e una disperazione che non avevano sperimentato nemmeno quando stavano assieme. E quei sentimenti facevano male, perché rischiavano d’esser annullati dal rimorso o dal risentimento.
’Kaiba…’
Il Faraone non poteva permettere che accadesse. Il suo ex gli stava carezzando la schiena con due dita, vicino alle scapole, proprio come faceva di solito dopo una notte di passione. Sentiva il suo cuore battergli nel petto, poco distante da dove aveva appoggiato il capo…la sua pelle sapeva ancora del sudore e della fatica di quella notte…si irrigidì leggermente, quando l’altro smise di accarezzarlo e gli cinse la vita con le braccia. Era un abbraccio…lo stava davvero abbracciando…
"Stai…bene?"
gli chiese il presidente, stringendolo piano. Non voleva che quella stretta terminasse, non doveva finire…
"Sì"
bisbigliò, abbandonandosi a quell’abbraccio meraviglioso. Da quanto non stava così bene? Kaiba aveva davvero intenzione di rovinare tutto? Date le carezze con cui lo stava coccolando, avrebbe detto di no. Ma non poteva esserne sicuro…
"Kaiba…"
"Hn?"
Il Faraone si alzò leggermente:
"…qualsiasi cosa accada, non mi dire che questa notte è stato un errore. Non me lo dire"
"…fare l’amore con te non sarà mai un errore"
gli rispose, facendolo di nuovo appoggiare a sé. Erano stati separati troppo a lungo, per potersi permettere il lusso di sprecare momenti preziosi.
Ma lo Spirito del Puzzle rimase sulla difensiva:
"L’amore lo fanno due persone che stanno assieme"
gli rinfacciò, fra il rimprovero e la supplica.
"Lo so…"
Kaiba prese fiato. Doveva arrivare sino in fondo…doveva crederci, credere…ritrovare la fiducia…
"…lo so. Ma…alla fine del sogno, che tu non hai visto, è successo qualcosa che mi ha fatto pensare che tu abbia davvero mentito…a Shimon, e non a Seth…ahi!"
Il Faraone s’era alzato di scatto, puntellandosi sulle sue spalle. E ora lo guardava sconcertato, in preda all’incredulità, roso dai dubbi. Era vero? Lo pensava davvero? Lo amava…lo amava ancora?
"Kaiba…"
Il presidente si mise a sedere, massaggiandosi gli occhi. Sarebbe stato un altro lungo giorno, ma almeno poteva sperare che la conclusione fosse migliore.
"So di averti…fatto soffrire molto, dopo che Narmer…"
La mano dell’ex si posò sulla sua, interrompendolo:
"Ci siamo feriti a vicenda, quindi non preoccuparti di questo. Non voglio sentirne parlare. Ormai quello è il passato. Dimmi del futuro"
L’altro annuì, intrecciando le dita con le sue:
"Il mio sogno termina più avanti. E quello che accade dopo…diciamo che…se davvero tu non avessi amato Seth…non credo ti saresti comportato così"
Fu come se il sarcofago di cemento che teneva chiuso il cuore del Faraone si fosse sbriciolato. Lacrime iniziarono a cadere dai suoi occhi, mentre stringeva convulsamente la mano di Kaiba. Potevano tornare assieme…sarebbero tornati assieme…
"Kaiba…"
"Non piangere…non piangere"
La sua voce, la sua bocca a bere le sue lacrime, una mano ad accarezzarlo…il Paradiso gli aveva spalancato nuovamente le porte.
"Come faccio a non piangere?"
mormorò, appoggiandosi al suo petto, allacciandogli le braccia al collo. Quelle spalle, quella pelle, il corpo tanto più grande del suo…erano ancora per lui…
"Ssshhhh…"
Kaiba lo cullò piano, lasciandolo sfogare. Ne aveva diritto, in fondo…quello era il momento adatto per dimostrare tutto il coraggio di cui si vantava, e...confessargli il suo pentimento.
"…scusami. Per quello che ti ho detto…per non averti creduto"
Il Faraone scosse forte la testa, bagnando di lacrime la sua pelle:
"Non sei tu a dover chiedere scusa. Ma io. Io non ho combattuto per noi. Io sono stato la causa di tutto…"
si staccò di colpo da lui, negli occhi una grande disperazione…
"…non c’è stato nulla fra me e Nakano. Nulla. Te lo giuro. A Kitakami…lui mi aveva chiesto di lasciarmi accarezzare per mettersi il cuore il pace. Gliel’ho lasciato fare perché se fossi stato io al suo posto, avrei voluto che tu mi concedessi almeno una carezza. Ma non c’è stato altro, non ti ho tradito…non ti ho mai tradito…non potrei…mai…"
"Lo so…"
Kaiba lo baciò piano, interrompendo le sue scuse. Sentirle gli faceva male al cuore, erano collegate al dolore precedente. Non voleva più ascoltarle, mai più.
"…nemmeno io ti ho mai tradito"
gli soffiò sulle labbra, facendogli diventare le guance rosse.
"Kaiba…possiamo tornare assieme?"
"Sì. Amore mio"
gli mormorò ad un orecchio, baciandone il lobo. Raramente lo aveva chiamato così, ma quella era un’occasione da non tralasciare.
"Amore…amore mio"
ripeté l’antico re, aggrappandosi a lui. Non l’avrebbe perso…avrebbe contrastato con tutte le forze il suo destino, ribaltato il fato, distrutto il futuro assegnatogli. Ma non l’avrebbe perso.
………
"…non avercela con Seth, per non essersene reso conto"
Il Faraone lo guardò fra la schiuma. L’acqua calda li accoglieva entrambi, e il profumo del bagnoschiuma li compiaceva. Dopo la loro riunione si erano amati con calma, ritrovando la sintonia e l’intima complicità del loro rapporto. Dopo pochi, timidi approcci, era tornato tutto come prima, e in quel momento Kaiba gli stava massaggiando le cosce. La schiena era appoggiata al petto del presidente, il corpo minuto totalmente contenuto nell’abbraccio del suo ragazzo.
Suo ragazzo. Suo ragazzo. Due parole meravigliose.
"Non ci stavo nemmeno pensando"
Kaiba scosse il capo:
"Non poteva riuscirci. Era troppo colmo di dolore, odio e disperazione, e senso di fallimento, per poterlo fare"
Il suo ragazzo mangiò un cucchiaino di budino. Data l’ora, avevano deciso di mangiare nella vasca da bagno.
"Perché fallimento?"
Il presidente inclinò un po’ il capo:
"Sciocco. Per non esser stato in grado di prevenire. Per non averti protetto al meglio. Perché…a causa sua tu hai sofferto"
Il Faraone scosse la testa:
"Non è stata colpa sua. Come non lo sarebbe stata tua se non fossi arrivato in tempo. Non sei responsabile per le azioni altrui"
"Sì, ma una cosa è dirlo. Un’altra è vedere il ragazzo che si ama quasi violentato. Tu non volevi che se ne andasse…se ti avesse accontentato, non sarebbe accaduto nulla"
"Non poteva rimanere. Mio padre l’aveva mandato a chiamare"
"Lo so…"
Kaiba appoggiò la fronte alla sua spalla, chiudendo gli occhi…
"…ma Seth non ha potuto fare a meno di odiare se stesso e Jono-uchi. Per questo, invaso da un groviglio di emozioni, non si è reso conto del significato delle tue parole. Le ha sentite, ma non le ha fatte sue. Non portargli rancore. Per me è stato più facile, non ero direttamente coinvolto, ero solo uno spettatore, non ti avevo fra le braccia mentre piangevi. Lui non poteva capirlo, non ascoltando solo una volta, in quelle condizioni. Nemmeno io ce l’ho fatta"
"Eh? Cosa intendi con quello che hai detto alla fine?"
"Che vivendo quei momenti una volta sola, è comprensibile che non abbia colto il significato delle tue parole"
Il Faraone posò la fronte contro la sua:
"Kaiba…quante volte hai vissuto quel sogno?"
L’altro socchiuse le palpebre:
"Quattro. La prima l’ho sognato. La seconda l’ho rivisto perché non potevo credere che un antenato di Jono-uchi ti avesse aggredito…e mi sono accorto di quello che dicevi alla fine. Le altre due mi sono concentrato su quel punto, escludendo il più possibile il resto. E allora…ho capito"
"Fammelo rivedere"
"Eh?"
Lo Spirito del Puzzle annuì convinto:
"Anch’io devo vedere quella parte. Per favore, devo capire le tue parole. Devo…sapere il più possibile. Anche per Seth"
"Faraone…non ho il controllo sui ricordi. Non posso partire da un certo punto, o mandare avanti. Dovremo ripartire dall’inizio"
Il suo ragazzo annuì. Kaiba lo stava avvertendo…avrebbero dovuto rivedere anche il momento dell’aggressione.
"Sarai al mio fianco?"
gli chiese, stringendogli un braccio.
"Sì"
"Allora potrò affrontare qualsiasi cosa"
I bei ricordi di Seth passarono rapidamente, quasi indolori, nonostante sapesse cosa sarebbe seguito . Il loro vago amoreggiare, prima dell’arrivo di Isis, era terminato. Di lì a poco, il suo antico amante sarebbe corso in suo aiuto.
Avvolto nell’abbraccio del suo ragazzo, il Faraone sperava di reggere meglio all’impatto. Doveva porsi come se quei fatti non lo riguardassero realmente, come se non fosse lui la vittima. Kaiba lo stringeva e lo coccolava, e sentiva il suo amore fluirgli nell’animo. Percepiva meglio anche i sentimenti del Priest, l’amore ancora intatto, non sfregiato dalla sua debolezza.
"Seth"
mormorò, mentre lo seguivano per i corridoi. In quegli stessi istanti, l’antenato di Jono-uchi lo stava legando al letto, presto avrebbe tentato di…il suo stomaco si contrasse, benché fosse un’anima in un ricordo.
"Vuoi che interrompa?"
gli chiese Kaiba. Non voleva che il suo ragazzo assistesse di nuovo a quella scena orribile, ma aveva tanto insistito. Sperava solo che gli fosse davvero utile.
"No. Devo andare sino alla fine, o non potrò mai superarlo"
Di fronte a loro, Seth si girò e corse verso le sue stanze, in preda al panico.
I corridoi sembravano più corti rispetto alla prima volta, e il tempo più veloce. Il Faraone sentì il cuore battergli nel petto, e strinse la mano di Kaiba. Avrebbe resistito. Lo doveva fare per i due ragazzi che amava.
Le guardie giacevano a terra…il Millenium Item si illuminò, e Seth sfondò le porte, trovandolo alla mercè del suo aggressore.
"Noooooooooooooooooo!!!!!!!!!!!!!!!!!!"
L’odio montò in lui, uno tsunami inarrestabile. La sua anima, il suo cuore, la sua esistenza e l’universo intero chiedevano solo una cosa: morte. Morte al sacrilego, a colui che aveva osato far soffrire l’essere più puro mai creato.
Il Faraone stesso rimase incredulo davanti alla portata di tale sentimento. Per Seth, chiunque gli avesse causato la minima sofferenza doveva essere crudelmente punito. Lui doveva sempre essere felice, e il Priest aveva consacrato la vita sua letizia. Chiunque avesse osato turbarla, avrebbe ricevuto la vendetta di un Priest follemente innamorato.
Il Millenium Item rilasciò il proprio potere, Seth lo colmò dell’odio che aveva nel cuore. L’antenato di Jono-uchi volò via, a schiantarsi con un urlo contro lo specchio sulla parete di fronte, e non si mosse…il Faraone si trovò spaccato a metà. Quello era il suo aggressore, ma aveva pur sempre le sembianze di un caro amico…il suo cuore si divise, combattuto fra preoccupazione e disgusto.
"Non pensare a lui! A te! A noi!"
Kaiba lo costrinse a guardare il letto…Seth aveva sfoderato il pugnale della Millenium Rod, e lo aveva liberato.
"Seth! Seth!"
"È tutto a posto, mio principe. È tutto finito"
"Portami via, portami via!!! Ti prego portami via"
Il Faraone nascose il volto contro il petto di Kaiba. La sua voce rotta dalle lacrime gli stava sbattendo in faccia la verità…anche se non lo ricordava, li aveva vissuti davvero quei momenti, non era un film o altro…e la storia s’era quasi ripetuta…
"Grazie"
mormorò al suo ragazzo, sbirciando Seth strapparsi il mantello di dosso e usarlo per avvolgerlo.
"Cosa succede qui?"
Isis apparve seguita da quattro guardie…i suoi occhi passarono dal principe al corpo sanguinante fra i cocci di vetro.
"Quello sguattero ha attentato alla vita del Principe"
ringhiò Seth. Non era il caso di far sapere la verità, ne era convinto. Quel sudicio rifiuto sarebbe stato punito, se ne sarebbe occupato personalmente…dopo aver pensato al suo principe.
"Non è possibile!"
"Priest Isis, pensaci tu. Il Principe è ancora sconvolto, lo porto in un luogo sicuro"
e lo prese in braccio, portandolo fuori senza ascoltare le sue obiezioni. In giro iniziava a esserci troppa gente, e i singhiozzi del suo amante non accennavano a diminuire…aveva bisogno di un posto tranquillo ma vicino, dove nessuno li potesse raggiungere, un luogo dove curare le ferite del suo corpo e del suo animo.
’Merda’
L’unica soluzione era camera sua, anche se avrebbe scatenato la reazione del Priest Mahad. Quell’uomo guardava con invidia malcelata l’affinità fra lui e il principe, probabilmente sognando di poter prendere il suo posto…Seth scosse la testa e si rifugiò nella sua stanza, sigillando le porte con un incantesimo e posandolo sul letto.
Il Faraone si abbandonò all’abbraccio di Kaiba. Era spaventato dall’odio che sommergeva Seth. Se davvero fosse stato violentato, cosa avrebbe fatto al suo aggressore? E ogni suo singhiozzo non faceva che aumentare quella fiele…era come se al posto del sangue, nel Priest scorresse acido bollente.
"Seth…Seth…"
Il Priest lo strinse a sé, cullandolo piano, maledicendo l’antenato di Jono-uchi a ogni suo respiro. Era come se il mondo stesso dovesse finire quella notte, sbriciolato dal risentimento di Seth.
"Kaiba…cosa avresti fatto se…non fossi arrivato in tempo?"
"…è meglio che tu non lo sappia"
fu la sua risposta. In fondo, avrebbe potuto immaginarlo dopo aver visto i pensieri di Seth…
"Seth…Seth…ti prego, ti prego…"
"…è tutto finito, è tutto finito. Non è successo niente, è tutto a posto…"
Non lo lasciò un attimo, abbracciandolo forte, non solo per calmare lui. Nel cuore aveva un terrore mai provato prima…la paura di non essere arrivato in tempo, di dover scoprire che…era entrato in lui. Che il suo venerato principe era stato profanato.
"Seth…Seth…"
"Ssshhh…"
Doveva controllare, sapere cosa aveva subito…e un’idea gli sfiorò il cuore. Se fosse stato violato, avrebbe dovuto usare la Millenium Rod per farglielo dimenticare? Avrebbe manomesso la mente della persona che amava, per risparmiargli quel tormento?
"Kaiba, Seth lo ha fatto?"
"No. Non sei stato…"
Non terminò la frase. I movimenti disperati del principe stavano portando il mantello ad aprirsi, a scoprirgli i glutei.
"Seth…Seth…non mi ha preso…appartengo solo a te, non mi ha preso, te lo giuro!"
Lo aveva anticipato, o forse era sconvolto dall’idea che Seth potesse credere che qualcun altro l’aveva fatto suo.
"…lo so, lo so"
Odiandosi, Seth si era costretto a dare un’occhiata. La sua apertura non presentava segni di penetrazioni, rossori o lesioni, e non c’erano fluidi di alcun tipo.
"Non mi ha preso, non mi ha preso, te lo giuro non mi ha preso"
"Lo so, calmatevi, mio Principe"
Dopo il sollievo per quella constatazione, l’odio tornò a ruggire. Avrebbe suggerito al Faraone di torturarlo, prima di darlo in pasto ai coccodrilli. E lui si sarebbe volentieri occupato della punizione…quel maledetto aveva osato aggredire il ragazzo che amava, la persona più buona che avesse mai conosciuto, il dio che gli aveva concesso di stare al suo fianco…non lo avrebbe mai perdonato, lo avrebbe odiato per l’eternità!
"Non mi ha preso, non mi ha sporcato, Seth! Non sono sporco, non sono sporco"
"State tranquillo, voi siete più puro della luce solare, e lo rimarrete in eterno"
Come lo odiava come lo odiava!!! E quanto detestava se stesso per non esser rimasto con lui, per non aver potuto impedire che lo spogliasse, che passasse le mani su di lui, che assaporasse quella pelle divina…si sarebbe pugnalato per il senso di colpa…
"Non sono sporco…non mi lasciare…non mi lasciare…non sono sporco…non sono sporco…non smettere d’amarmi"
"Ssshhh…non accadrà mai…nemmeno se passassimo tremila anni separati io potrei smettere di amarvi. Voi siete la mia vita, la mia ragione d’esistenza…l’unico motivo per cui vivo, mio Principe. Mio amato Principe"
"Seth…Seth…"
Tutto iniziò a farsi indistinto, e Kaiba e il Faraone si separarono. Il sogno era finito.
"Grazie per avermelo mostrato"
bisbigliò lo Spirito del Puzzle, appoggiandosi contro di lui. Sentire quelle parole lo aveva rincuorato. Amava Seth…e Kaiba lo sapeva. L’aveva riconosciuto. Era valsa la pena di rivedere tutto, pur di avere quella certezza.
"Sei un po’ pazzo, lo sai? E anche un briciolo stupido"
gli disse l’altro, abbracciandolo. L’acqua era ancora calda, ma presto avrebbero dovuto abbandonare quella vasca accogliente. Avevano un futuro cui pensare.
"Perché?"
Non aveva pianto…al dolore si era sostituita una sfavillante felicità, e Kaiba ne era la fonte.
"…invece di pensare a te stesso, di essere disperato o furente, gli hai chiesto di non lasciarti…hai pensato prima alla reazione che Seth avrebbe avuto pensandoti violato, che al tuo bene"
"Sei tu…era lui…il mio bene. Senza di voi, io…"
Il presidente lo strinse, pentendosi amaramente di averlo lasciato. Cosa doveva aver provato in quei mesi, quante lacrime aveva versato a causa del suo comportamento?
"Yugi…credevi davvero che Seth- o io- avrebbe potuto lasciarti perché qualcuno ti aveva aggredito?"
L’altro annuì piano:
"Non posso dire nulla riguardo al passato, ma se qualcuno lo facesse ora, vivrei nel terrore. Non per l'atto in sè, ma per l'evenienza che tu possa smettere di volermi…ho paura che mi considereresti sporco o impuro…non più degno di stare con te"
Prima il benessere dell’altro…Kaiba appoggiò il viso alla sua nuca, e aumentò la stretta:
"Non pensare mai più una simile stupidaggine. Non farlo più"
"Io…non voglio più essere lasciato solo. Kaiba…ho bisogno di te"
"Pensi che dopo averti visto pensare prima a Seth che a te stesso, nonostante tutto, potrei lasciarti ancora? Eri terrorizzato di perderlo, ti sei preoccupato di rassicurarlo prima ancora di aver smesso di piangere…tenevi più a lui che a te stesso…"
Il Faraone assentì:
"Hai ragione…tengo più a voi che a me…vi amo troppo…eppure so solo rovinare tutto"
"Pensare prima al bene dell'amato è la testimonianza del vero amore. Quindi non pensarci…non pensarci…"
Ma lui aveva bisogno di un’altra rassicurazione:
"Kaiba…Seth saprà mai la verità, su quel pomeriggio? Che ho mentito solo a Shimon?"
"…sì. Non so come, ma la saprà"
"Io…mi vergogno…per quello che vi ho fatto. Mi avete sempre protetto…e il mio modo di ringraziarvi è stato causarvi dolore…sono orribile"
Kaiba premette forte le labbra sulle sue:
"No. Sei umano…e gli esseri umani cadono, qualche volta. Rimani con me…e non pensarci più. Credi nel futuro…concentrati sul domani"
Il Faraone abbassò le palpebre e si affidò a lui:
"Io credo e confido solo in te. Non mi importa il resto…solo tu"
"…Mokuba sarà davvero felice, sai Faraone?"
"Hn?"
Che c’entrava il suo fratellino?
Kaiba appoggiò le labbra sul naso del suo ragazzo, ridacchiando della sua espressione confusa:
"Non hai idea di quante volte mi abbia chiesto di tornare con te, soprattutto i primi giorni. E del patimento che gli abbiamo procurato…deve essere il primo a sapere della bella notizia"
gli soffiò sulle labbra, baciandolo e intrecciando le loro dita. Sì, spettava al suo fratellino saperlo per primo. Sarebbe stato il loro modo di chiedergli scusa.
"Kaiba?"
"Hn?"
rispose il presidente, intento a gustarsi la pelle del suo collo.
"Mi toglieresti una curiosità? Anche se potrebbe essere un po’…personale"
"Quello che vuoi"
gli promise l’altro, succhiandogli il lobo dell’orecchio.
"È una cosa che mi ha detto proprio Mokuba, dopo…quella giornata disgraziata a Kitakami"
Kaiba la ricordò con uno sbuffo, e scese con le labbra lungo il suo braccio, fino all’incavo del gomito, a mordicchiargli la pelle delicata.
"Lui…un pomeriggio è venuto da noi, era…arrabbiato come non lo avevo mai visto. Mi odiava, ed era disperato. Credeva che…mi fossi messo con Nakano"
"…penso di aver capito di che giorno tu stia parlando"
Il Faraone lo strinse a sé, posandogli la fronte sui capelli bagnati:
"Mi ha detto una cosa che mi ha fatto pensare, cui non ho mai trovato una risposta. Mi urlato in faccia che…non avevo idea di quello che eri disposto a fare per me"
"…ah"
Il suo ragazzo si era lievemente irrigidito, lo Spirito del Puzzle lo sentiva. Si morse un labbro…aveva sbagliato a chiederglielo? Si erano appena rimessi assieme, e aveva già rovinato il loro nuovo rapporto? Aveva di nuovo sbagliato tutto?
"…un giorno o l’altro avrei dovuto trovare il coraggio, tanto vale che lo faccia ora"
"Kaiba…"
"Andiamo"
Si sciacquarono e tornarono in camera da letto, senza indossare nulla, a proprio agio nella loro nudità. Kaiba lo fece sedere sul letto, poi frugò nella tasca del suo soprabito e strinse nel pugno la scatoletta presa quella mattina piovosa. Non aveva mai smesso di portarla con sé, nella speranza che un giorno le fedi potessero andare alle dita che dovevano portarle.
"Cos’hai lì?"
gli chiese il Faraone, quando si sedette vicino a lui. Sapeva che non poteva vedere la scatoletta, la sua mano era abbastanza grossa per nascondergliela. Toccava a lui avere il coraggio di aprirla.
"Dammi la mano"
mormorò senza guardarlo. Aveva i brividi, una parte di lui era immersa nel terrore che potesse rifiutarlo…a un suo no, avrebbe dovuto seppellire la scintilla appena scoccata?
Senza riuscire a nascondere i tremiti, la appoggiò sul suo palmo aperto, e attese. Lui non sarebbe riuscito ad avanzare, se non lo avesse preso per mano.
"K-Kaiba…"
Il presidente lo sbirciò. Il Faraone aveva gli occhi colmi di lacrime, e si premeva una mano sulla bocca. L’aveva aperta, e fissava i due cerchi d’oro all’interno…più li guardava, più piangeva.
"…Yugi…"
"Oddio…"
"…siamo minorenni e quindi non possiamo nemmeno avere una cerimonia, però…anche se non sarebbe legalmente valido…"
Non terminò la frase, le lacrime del suo ragazzo erano troppo copiose…
"…quando le hai prese?"
"A Kitakami…dopo aver fatto colazione"
"…prima di vedermi con…Nakano?"
"…sì"
Il Faraone scoppiò in un pianto disperato, stringendo al petto le fedi e piegandosi su se stesso. Non poteva essere vero, non poteva…Kaiba prendeva un simbolo per offrirgli la sua eternità…e lui in cambio si faceva scoprire con Nakano…non poteva davvero esser successo…
"Perdonami perdonami…sono orribile, sono un mostro…un mostro…"
"Yugi…Yugi…"
Lo strinse a sé, cullandolo piano…non riusciva a trovare parole di conforto, lo aveva odiato troppo in quel momento, e il ricordo gli bloccava le labbra. Aveva bisogno di tempo, e di sentirlo vicino. Di essere amato…e di ricevere un sì.
"Ssshhhh…"
"Perdonami…ti prego…per tutto quello che ti ho fatto…voglio tornare indietro…voglio cancellare tutto…tutto il male che ti ho fatto…"
Kaiba si morse l’interno della guancia. Lui voleva che indossasse quella vera, ma non desiderava che passasse come un ricatto, o il pagamento di un debito. Non doveva credere che l’avrebbe perdonato solo se l’avesse accettata.
"Il futuro…non pensare più al passato…io non lo faccio. Per me conta il futuro"
Sperava che capisse…perché non aveva idea di come dirglielo in altro modo.
Il Faraone annuì, singhiozzando. Sapeva che Kaiba aveva bisogno di sentirlo accanto a sé nel tempo a venire. Doveva smetterla di macerarsi nel dolore, e consegnargli il futuro.
’Lotterò per noi…'
pensò, mentre spostava la mano sinistra e allargava le dita…tremavano così tanto…
"Kaiba…davvero vuoi me?"
gli domandò mentre lo vedeva prendere l’anello più stretto…
"Chi altri?"
gli rispose il suo ragazzo, posando un bacio sul cerchio d’oro e infilandoglielo all’anulare.
"Con questo anello, io ti sposo"
sussurrò, stringendolo a sé.
Il Faraone prese l’altra fede e ripeté il gesto:
"Con questo anello…io ti sposo"
bisbigliò, conscio della propria voce incerta e impastata.
Erano sposati…non legalmente, ma a loro non importava…si erano divisi, odiati, insultati e ritrovati…e alla fine erano tornati a essere l’uno l’altra metà dell’altro.
"…ti amo"
gli sussurrò Kaiba, mentre lo spingeva fra le lenzuola.
"Anch’io ti amo"
sospirò il Faraone, accogliendolo in sé. Era finito tutto bene…tutto bene.
La ghiaia del vialetto della villa di Kaiba scricchiolava piano, mentre si avviavano verso il cancello. Jono-uchi e gli altri erano lì, ad attenderli. Li avevano invitati loro, per chiarire quella situazione.
Il Faraone guardò verso lo spirito di Yugi, che annuì. Il suo amico emanava gioia e soddisfazione…aveva fatto un salto incredibile quando, appena lui si era rimesso il Puzzle, lo aveva visto con un anello al dito. Era scoppiato a piangere e gli aveva gettato le braccia al collo, ripetendogli per almeno una decina di minuti quanto fosse felice. Lui l’aveva consolato come poteva, nonostante le occhiatacce di Kaiba che, non potendo vedere l’anima di Yugi, non riusciva a inquadrare bene cosa stesse succedendo.
Poi, mentre il suo ragazzo chiamava il fratellino e gli spiegava come fossero andate le cose, aggressione e altri dettagli troppo forti per un bambino a parte, lui aveva chiamato Anzu, incerto su come si fosse comportato Jono-uchi. Avevano scoperto che aveva detto loro che Kaiba era deciso a vendicarsi e lo aveva rapito, e che lo teneva prigioniero chissà dove. Solo dopo molte rassicurazioni Anzu si era calmata, e s’era affrettata a chiamare anche gli altri…lui e Kaiba avrebbero dovuto discutere col biondino anche di quello.
Spero che vada tutto bene
pensò il Faraone, scorgendo Jono-uchi da lontano e rabbrividendo.
Non preoccuparti…Kaiba e io ti proteggeremo
Non intendevo questo…spero che Kaiba non si lasci prendere la mano, con la Millenium Rod
Stai tranquillo, non accadrà
Amico…come fai a esserne tanto sicuro?
Yugi gli strizzò un occhio, sorridendo.
Ci siamo fatti una chiacchierata, mentre tu riposavi. Non crederai che ti permetterei di portare quell’anello al dito, se non mi fidassi di lui?
Yugi…
Credimi, non danneggerà Jono. È terrorizzato dall’idea di perderti, e sa che accadrebbe, se gli facesse del male. Quindi si limiterà a cancellare la sua…ossessione…per te
Il Faraone spostò gli occhi sul terreno, respirando con calma. Si stavano avvicinando alla cancellata…
Secondo te…lo avrebbe fatto sul serio?
…non lo so. Però…penso che Kaiba faccia bene a intervenire. Non possiamo rischiare in una situazione simile
Yugi…perché Jono-uchi vorrebbe…me?
L’altro si mordicchiò una ciocca, pensieroso.
Credo che, inconsciamente, ti abbia sempre amato. O almeno dalla Battle City. La sua mente era sempre rivolta verso di te. Forse per questo era così contrario al tuo legame con Kaiba
Mi stai dicendo che è geloso?
…sì. Immagino di sì. E dopo il dolore per la rottura col tuo ragazzo, penso si sia messo in mente di prendere il suo posto. Solo che…credo non avesse idea di come fare. E che non potesse accettare un rifiuto. Così ha perso la testa
…lui è un amico prezioso…ma non potrei mai amarlo
Inconsciamente si avvicinò a Kaiba, sfiorandogli il braccio. L’idea di appartenere a qualcun altro lo rivoltava.
Lo so. Quell’anello lo dimostra
Cosa accadrà quando lo vedranno?
Lo Spirito del Puzzle rallentò un attimo, guardando Kaiba, che gli restituì l’occhiata. Non ne avevano parlato, ma era facile immaginare la sua opinione. Non se lo sarebbe tolto per nulla al mondo di fronte ai suoi amici, anzi…
Fra poco lo sapremo
Arrivarono al cancello. Kaiba e il Faraone da una parte, gli altri dall’altra. Si fronteggiarono in silenzio, poi Anzu sospirò:
"Jono-uchi, Yugi è sano e salvo…non farci più venire certi spaventi"
"…mi spiace che vi siate preoccupati per me"
disse il Re dei Giochi, inchinandosi leggermente.
"Anzu, non bisogna guardare solo le apparenze. Chissà quel bastardo cosa gli ha fatto!"
Jono-uchi si gettò contro l’inferriata, scuotendola forte…ci volle tutta la forza di Honda e Bakura per staccarlo.
"Sentimi bene, scarto di perdente. Provaci un’altra volta, e faccio attivare l’elettricità"
"Kaiba…gggrrrrr"
I due si fronteggiarono mentre il Faraone e gli altri si frapponevano, contenti che ci fossero delle solide sbarre a dividerli. Se fossero venuti alle mani…il biondino era forte, ma l’altro…non avevano mai visto Seto Kaiba fare a botte.
"Ehi! Un momento! Cosa sono quelli?"
Anzu sbatté per terra Jono-uchi e tese il dito verso le mani dei due ragazzi…Honda e Bakura sgranarono gli occhi, mentre Jono-uchi si ingrigiva.
"…due fedi"
esclamò il Faraone, mostrando orgoglioso il dorso della mano sinistra, e spingendo Kaiba a fare lo stesso.
La ragazza li guardò incredula, e dentro di sé invidiosa:
"Vi siete rimessi assieme e…sposati?"
"Magari…"
biascicò l’antico re, arrossendo…
"…niente cerimonia, comunque non sarebbe legale. Solo…uno scambio di fedi"
terminò, sentendosi fondere le guance.
"C-Cavoli!"
esclamarono gli altri, in cerca di qualcosa da dire.
"Dovreste almeno dare una festa!"
sentenziò Honda, scioccato ma anche abbastanza sveglio da capire che Jono-uchi stava per perdere del tutto la ragione…
"Vedremo"
sibilò Kaiba, squadrando dall’alto in basso il biondino.
"Maledetto…Kaiba…"
Il Faraone si concentrò sul suo amico…prima di festeggiare, dovevano mettere a posto quella situazione.
"Kaiba…"
sospirò, guardandolo.
Il suo ragazzo annuì, e ordinò di aprire il cancelletto, mentre il suo ragazzo prendeva fiato:
"Anzu, Honda, Bakura…vi ringrazio per esservi preoccupati per me. Vi assicuro che tutto è a posto…però vi prego di lasciarci parlare da soli con Jono-uchi. Abbiamo un paio di questioni da discutere"
I ragazzi si guardarono, mentre il loro amico entrava e il cancelletto si richiudeva.
"Ne sei sicuro?"
mormorò Honda, conscio che il suo amico e Kaiba troppo vicini erano della dinamite con una miccia accesa.
"Non preoccuparti. Ci vediamo stasera"
Il Faraone sorrise, e seguì Kaiba verso la villa. Jono-uchi andò dietro al suo amico…tutto si sarebbe presto risolto.
Fine
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