NOTE: I pers appartengono agli aventi diritto.
Fable
di Minako
Un cielo plumbeo mi
deride mentre vago per questa strada illuminata da lampioni smorti.
Come mai un membro della gloriosa famiglia Sumeragi, e peggio ancora, il
capofamiglia, si è ridotto così?
Non lo so più.
Da tanto tempo mi aggiro come un fantasma mentre il mio spolverino si agita
come un ossesso, svolazzando da una parte all'altra.
Imbocco l'ennesima viuzza sconosciuta.
Ho bisogno di muovermi per non accasciarmi a terra e lasciarmi morire
dopo ciò che è successo...
Non so neanche dove sto andando...
Ma non è importante.
Il mio unico occhio nota un movimento nell'angolo del vicolo, ma non ci
faccio troppo caso; continuo a camminare mentre la nebbia cala su di me come
un manto protettivo
Mi sovviene alla mente il ricordo di quando ero bambino e mia nonna mi
sorprendeva a leggere storie di fate e folletti, dei loro paesi magici
nascosti da banchi di nebbie impenetrabili.
Come vorrei potervi giungere in questo momento!
Quanto desidero che questa nebbia si diradi mostrandomi il verde di un
bosco... quelle creature magiche... il profumo dei fiori...
Ma mi accontenterei anche di un fortino infestato dai fantasmi, tanto saprei
difendermi...
Tutto!
Tutto pur di non continuare questa lenta agonia del mio spirito!
- Pensieroso?
Non mi giro.
Non voglio scoprire che è ancora un miraggio della mia mente.
- Non mi guardi neanche?
Sento il suo fiato caldo soffiarmi alla base del collo poco prima che le sue
braccia mi cingano la vita.
Così vicino eppure così lontano...
Mi sembra che il suo volto sia sepolto tra le coltri della mia memoria da
talmente tanto tempo...
- Il mio Subaru...
È un sogno!
Solo un sogno!
Solo uno stupido sogno!
Strizzo gli occhi e cerco di allontanarmi, ma lui mi stringe maggiormente a
sé.
Il suo calore è quasi intossicane!
E questo profumo di tabacco misto a quello dei fiori di ciliegio...
- Seishiro...
Lui tuffa il naso tra i miei capelli e inspira profondamente.
- Mhhh... hai sempre un ottimo odore... chissà se il tuo gusto è ancora lo
stesso...?
Nuovamente tento di fuggire ma lui non mi lascia fare.
All'improvviso realizzo che lui è qui!
Non è solo una presenza!
Le mie mani si afferrano saldamente alle sue braccia.
Mi volto e lo bacio in profondità.
All'inizio è sorpreso, poi risponde al bacio con la passione che gli è
propria.
Mi schiaccia contro il muro con il suo peso e riprende a baciarmi.
La sua intrusione nella mia bocca è lenta ed agognata, ma finalmente, dopo
avermi mordicchiato il labbro inferiore, lascia che la sua lingua si
addentri nella mia bocca e s'intrecci alla mia.
Le sue braccia scorrono su e giù per la mia schiena, carezzandomi con
dolcezza al di sopra degli abiti.
Lascia che la giacca mi scivoli dolcemente giù dalle spalle, poi lo aiuto a
sfilarmi la maglietta.
Il muro gelido viene a contatto con la mia pelle accaldata e un brivido mi
attraversa al schiena.
Lui sorride, poi mi morde leggermente all'altezza della scapola sinistra,
mentre mi stringe a sé negandomi il sostegno del muro.
Ora il mio equilibrio dipende totalmente da lui... come tutta la mia vita
del resto.
In qualche viuzza parallela un ragazzo sta suonando un motivetto intriso di
disperazione e rabbia.
Disperazione e rabbia.
Disperazione e...
Disperazione...
Il mio è un amore disperato!
Se anche lui oggi si è salvato...
Se anche domani potremmo trascorrerlo insieme...
Rimarrà comunque un amore disperato... ossia senza speranza...
Mi aggrappa a lui con la forza di questa disperazione che mi divora l'animo
e gli tiro i capelli mentre lo bacio con foga.
Le mie dita annodano i suoi capelli e vi rimangono impigliate.
Tiro con forza mentre una furia bestiale, frutto di questa consapevolezza
dolorosa, s'impadronisce di me.
Lui non pare prendersela a male... mi lascia sfogare, poi mi spinge di nuovo
contro il muro.
Mi slaccia i pantaloni, non ho altro sotto, e me li fa togliere.
Poi prende in mano la mia eccitazione per avvicinarla alla sua.
Mi stringo maggiormente a lui, mentre lui mi tira verso di se con la mano
libera e mi bacia; un bacio umido e caldo che, unito al piacere che provo più
in basso, mi rende pazzo di desiderio.
Mi libera dalla sua presa ferrea solo il tempo necessario a farmi respirare,
poi nuovamente s'impadronisce della mia bocca.
Credo che se va avanti così verrò tra poco.
La mia foga iniziale si placa sotto quelle ondate di piacere di cui sono
vittima.
Sì, vittima.
È lui che ha le redini del gioco.
Ma a me sta bene così.
Io lo voglio.
Ci sono mille di motivi per cui non dovrei voler fare l' amore con lui... ma
sono mille e uno quelli per cui voglio farlo... con lui... ora... in questo
squallido vicolo.
Di nuovo sento il freddo dei mattoni del muro accarezzarmi la pelle, poi gli
cingo la vita con le gambe e lui mi penetra con un'unica spinta.
Io urlo e gemo mentre lo sento muoversi dentro di me e presto comincio ad
assecondare i movimenti del suo bacino.
- Seishiro...- mugolo.
Poi veniamo entrambi e il mio seme schizza sulla sua camicia linda.
Lui appoggia le mani al muro, mentre io sono ancora abbracciato a lui.
Lecco con infinita lentezza il mio seme dalla sua faccia e dalla sua
camicia, mentre lui riprende fiato, sempre sorridendo.
Poi mi bacia con dolcezza ed esce dal mio corpo.
Io mi appoggio ancora al muro nel vano tentativo di restare in piedi... vano
appunto.
Cadrei di certo se lui non mi tenesse.
- Seishiro...- mormoro ancora.
So di essere sciocco ma non mi viene altro da dire se non il suo nome.
Lui mi bacia di nuovo e afferra il mio membro che ritorna eretto e
congestionato e nel giro di poco ho un altro orgasmo.
Questa volta mi inginocchio.
Non ho la forza di stare in piedi.
E, di fronte a me, vedo il suo membro svettare tra i lembi della zip.
Gli soffio sopra un paio di volte, poi lo avvolgo con le mie labbra e lo
stuzzico con la lingua.
Mi viene in bocca ed io ingerisco quel nettare divino che mi è donato.
Lui si inginocchia vicino a me, respirando affannosamente e con il volto
arrossato.
Mi sorride mentre mi porge gli abiti.
- Fa freddo...- sussurra ed io vedo il suo fiato condensato sollevarsi verso
l'alto in piccole nuvole biancastre.
- Non farmi più una cosa simile. - gli dico mentre mi stringo a lui in
cerca di calore, ma quello sembra improvvisamente scomparso- Mi hai fatto
spaventare... sono stato molto male...
- Lo so... è per quello che sono tornato...
Posso vedere le luci dell'alba lambire il vicolo in cui siamo noi.
- Ma ora devo andare...- si alza- Volevo lasciarti un ultimo ricordo.
E poi scompare.
Lasciandomi lì...
In lacrime...
A terra.
E tutto ciò mi lascia in bocca il sapore amaro di un sogno.
Owari
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