Allora,
i personaggi sono di Inoue, tranne Rukawa perché me lo sono preso io!!
Non ci guadagno niente, è una HanaRu e la dedica è per Ria e Calipso…e
stavolta un saluto affettuoso anche a Greta!!! Forse ho lavorato parecchio
di fantasia, ma penso che lo Shohoku si meriti quanto segue…^^
You are
evey breath that I take di
Nausicaa
Parte
prima.- Tu potresti smettere
di amarlo?
Il
treno è appena partito dalla fermata di Kanagawa.
Noi
dello Shohoku e quei rompiscatole del Ryonan ci siamo sistemati in due
vagoni diversi, per fortuna, ma siamo tutti comunque diretti alla
conquista del Campionato Nazionale. Date pure per scontato che lo
vinceremo noi! E’ vero che quest’anno giocheremo senza Mitsui e Akagi,
ma anche le altre squadre hanno perso i loro giocatori del terzo anno e
comunque lo Shohoku è in una botte di ferro, perché ha ME. Modestamente,
sono migliorato tantissimo: parole precise del signor Anzai e il nonnetto
non loda mai nessuno senza motivo!! Ora non sono più il grande tensai,
sono l’immenso tensai… Poi c’è Miyagi, che è senz’altro il
miglior playmaker della prefettura e poi… bè, poi c’è la mia
volpe…
Eccolo
qui, seduto di fronte a me, intento a guardare fuori dal finestrino;
ossia, guardare…a dire il vero sta per addormentarsi, ormai riconosco
tutti i segnali! I suoi occhi diventano un po’ vaghi, come se lo
stessero ipnotizzando; riesco a percepire i suoi muscoli che si rilassano;
appoggia maggiormente il capo allo schienale; quando mi accorgo che le sue
palpebre iniziano a chiudersi, guardo il mio orologio: tempo quattro
secondi e dormirà profondamente, scommettete?….Infatti! che vi avevo
detto? Il mitico tensai Sakuragi riesce anche a prevedere il futuro! Sì,
ma ora che faccio? Kaede dorme e non posso parlare con lui…Miyagi è
riuscito a sedersi vicino ad Ayako e credo che mi ucciderebbe se andassi lì
a fare il terzo incomodo…tutti gli altri stanno leggendo qualcosa…AARGH!!
Mancano due ore all’arrivo, che diavolo faccio in tutto questo tempo?!
Uhm…trovato!! MANGERO’ !!!!! mi alzo e vado in cerca del
vagone-ristorante; mi comprerò da mangiare e da bere e magari porterò
qualcosa anche al mio volpacchiotto addormentato…Devo nutrire la mia
volpe, giusto? Già è inappetente di suo, a volte sembra che mangiare gli
costi fatica… Bene, sono arrivato; mi avvicino al bancone e scopro che
vendono soprattutto lattine fresche e panini preconfezionati. Mm…ne
compro tre? No, quattro…e poi c’è Kaede…facciamo sei! Mentre pago i
panini e una lattina di aranciata, mi
sento salutare.
“Ciao,
Sakuragi”.
Stringo
i denti. Proprio l’ultima persona che volevo vedere: Akira Sendoh!!! Mi
giro verso di lui: “Che diavolo vuoi?” è il mio saluto.
“Vedo
che sei di buon umore…” commenta.
Sto
per rispondergli male, ma mi sembra che ci sia qualcosa che non va; il suo
sorriso da Smileman è sempre stampato sulla sua faccia da ebete, ma nel
suo sguardo quella serenità flemmatica che mi ha sempre dato ai nervi
appare incrinata.
“Di’
un po’, porcospino, com’è che la tua faccia è ancora più brutta del
solito?” nel dirlo mi porto davanti a lui, che se ne sta seduto ad uno
di quei brutti tavolini dei treni.
Sendoh
appoggia la testa alla mano: “Non ho voglia di litigare, Sakuragi…”.
Strano…
Mi
lascio cadere pesantemente sul sedile di fronte al suo, d’istinto, senza
un motivo preciso: “Come mai? Eppure credevo di starti antipatico”.
Di
nuovo il suo sorriso irritantissimo: “Infatti è così. Per colpa tua ho
scoperto cose che in realtà non tenevo affatto a scoprire”.
Non
so perché, ma questo mi rende davvero felice!
“Ma
non mi dire…” ghigno.
“Sì,
be’…sai, prima d’ora non ero mai stato rifiutato da nessuno e invece
adesso doveva andarmi a capitare proprio con l’unica persona a cui tengo
davvero…”.
Curioso:
io sono sempre stato rifiutato da persone di cui alla fine non mi
importava un granché, ma poi per fortuna ho avuto l’amore dell’unico
da cui lo volessi sul serio. “Ah, sì?” lo prendo un po’ in giro.
Sendoh
mi guarda con un sorriso ironico: “Sì, non mi ha mai rifiutato
nessuno…capisco che per te sia incredibile…”.
“Bastardo!”
gli ringhio; ma perché ogni volta che parlo con lui scopro che non ne
penso mai abbastanza male?! Poi lui si volta verso il finestrino e di
nuovo noto quello sguardo triste. Non mi fa pena, questo no. Ma penso a
come mi sentirei io al suo posto e mi chiedo se sia possibile che due
ragazzi rivali in amore e nello sport possano avere una conversazione
civile, una volta tanto. Voglio provarci, voglio capire fino a che punto
io sia maturato.
“Quando
stavi per dirgli che lo ami, parlavi sinceramente?” chiedo tutto d’un
fiato.
Sendoh
sembra stupito mentre si gira a guardarmi: “Certo che ero sincero! Io
amo Rukawa”.
“Uhm…
toglimi una curiosità: non dirmi che in tutti questi mesi non hai avuto
neanche un ragazzo… Non ti ci vedo ad aspettare qualcuno in castità…”
ironizzo.
“Infatti
non è andata così”.
Il
solito hentai!!!
“Un
amore davvero profondo il tuo…” io devo essere davvero un do’aho per
essermi impelagato in questa conversazione.
“Io
amo Rukawa, ma che dovrei fare? Lui non ama me, anche se non ho perso le
speranze…e poi a me piace il sesso e non devo certo scusarmi per
questo!”.
Io
mi acciglio: di sicuro non voglio che si scusi, ma che cavolo vuol dire
che non ha perso le speranze?! Di nuovo con questo discorso?! Ed ecco che
torna, prepotente, la gelosia…eppure stavolta è diverso, mi sento molto più
sicuro, perché so che non ha nessuna speranza. Ma penso anche che ogni
volta che l’ho visto sono stato così impegnato a litigare con lui da
non fargli mai qualche domanda sui suoi sentimenti, anche per capire
contro chi ho a che fare veramente. Siamo così diversi, io e Sendoh…(per
fortuna!!!)…come abbiamo fatto ad innamorarci dello stesso ragazzo?
“Cosa ti piace di lui?” mi decido a chiedergli.
Sendoh
non se lo aspettava di certo, mi fissa meravigliato: “Eh? Come,
scusa?”.
“Cosa
ti piace di Rukawa?” non mi va di chiamarlo per nome durante una
conversazione con il porcospino-maniaco, è troppo personale…
Lui
sorride (quando mai?!): “Tutto, direi…Rukawa è bellissimo, ma mi
piace anche il suo carattere. E’ forte e deciso, non abbassa mai gli
occhi davanti a nessuno, non si tira indietro di fronte a nessuna sfida in
campo…E’ la persona più silenziosa e introversa che abbia mai visto,
ma anche la più magnetica…e poi…” si interrompe, ride leggermente.
“E
poi?” lo incito. Mica crederà di cavarsela così?!
“E
poi adoro l’espressione imbronciata che ha quando rido troppo! Sai,
quando sembra dire mi-fai-quasi-pena e le sua bocca assume quella
piega…”.
Conosco
quell’espressione!!!
“Quella
la adoro anch’io” ammetto, anche se non significa mi-fai-quasi-pena,
nel caso la rivolga a me, ma sei-sempre-il-solito-do’aho! E, infatti,
quando vedo la sua bocca imbronciata alla fine non posso fare a meno di
baciarla…
“E
poi mi piace il tono della sua voce quando mi insulta! Durante la partita
mi ha mandato al diavolo due volte!” continua Sendoh, che ne sembra
quasi felice.
“Ho
capito!- esclamo io- Quel tono arrabbiato che ha quando si sta trattenendo
dal tirarti dietro i peggiori insulti…” ne so qualcosa…
“Proprio
quello! Mi piace un sacco!” annuisce Sendoh.
Già,
se lo è osservato bene, il mio Kaede, ma la sua è una conoscenza
superficiale, c’è molto di più da amare nella mia volpe ed è un bene
che lui non lo sappia…
“Ora
vorrei farti io una domanda” dice il porcospino.
“Sentiamo”
oggi mi sento buono…
“Com’è
fare l’amore con lui?” chiede con la solita flemma.
CHE
COOOOOSA?!?! Con quale faccia mi fa una simile domanda?! Con la sua faccia
da hentai, ovvio…Bè porcospino, ringrazia che non ti prendo a pugni!!!
Com’è far l’amore con Kaede? E’ meraviglioso…la più bella cosa
che mi potesse capitare nella vita…oddio, se solo ripenso a ieri
notte…Ma non ho la minima intenzione di dirgli qualcosa!!!
Lui
mi fissa e fa uno sbuffo divertito: “Lascia perdere…mi ha risposto la
tua espressione!”.
Vagamente
estasiata, vero?
“Ti
invidio, Sakuragi, e non mi piace per niente doverlo ammettere”.
Io
respiro a pieni polmoni: “Ascoltami bene, porcospino, perché il tensai
non ripete le cose due volte! Prima di tutto un rifiuto non ti può far
male, così abbassi un po’ la cresta; inoltre non mi piace affatto
pensare che fai dei sogni erotici sul MIO ragazzo!- la mia voce finora è
stata tra il sarcastico e il minaccioso, ma ora diventa seria- E terzo…e
ti avviso che non sto scherzando…dimenticatelo! Non pensare più a lui,
ti farai solo del male”.
Sendoh
torna a guardare fuori dal finestrino il paesaggio che scorre veloce:
“Rispondi a questo, Sakuragi: tu potresti smettere di amarlo?”.
SMETTERE
DI AMARE KAEDE?!?!?! Ma dico, il gel per capelli in eccesso lo ha fatto
impazzire?! Lo so benissimo che non potrò MAI smettere di amarlo e non è
una frase fatta: il suo essere, la sua anima, il suo profumo, mi sono
entrati nella testa e nel cuore, sotto la pelle e nel sangue…Se
smettessi di amarlo, rinnegherei me stesso. Però il mio caso è diverso:
sono mesi che io e Kaede stiamo insieme, ormai conviviamo; il porcospino
non ha mai condiviso niente con lui, se volesse potrebbe anche lasciar
perdere, ma credo sia troppo bastardo per una simile gentilezza!!!
Comunque il tensai si degna di rispondere questa volta: “No, non potrei
smettere”.
“E
allora perché dovrei farlo io?”.
Ora
basta!!
Mi
sporgo sul tavolino e lo strattono per la maglietta, guardandolo
furibondo: “Perché lui è MIO! E perché io ti ammazzo se osi provarci
di nuovo con Rukawa!” vorrei tanto colpirlo, ma ci sono gli inservienti
come testimoni e non mi va di prendermi una sgridata dal signor Anzai e da
Ayako.
Lo
lascio andare e mi alzo, raccogliendo la busta con i panini; meglio
tornare al più presto dalla mia kitsune, piuttosto che stare qui con
questo imbecille…
Kaede
si è appena svegliato, si sta stiracchiando come un gatto e io mi fermo a
osservarlo, incantato dalla sinuosità dei suoi movimenti. Poi lui si
accorge di me.
“Dove
sei andato, do’aho?” domanda subito; ehehehehe…percepisco una nota
di fastidio nella sua voce: certo, quando dorme non può tenermi sotto
controllo!!
“Ho
comprato da mangiare- mi siedo di fronte a lui- Ecco, tieni due panini:
devo nutrirti, kitsune” glieli porgo e lui mi ringrazia; mentre
mangiamo, io mi diverto a parlare un po’ a ruota libera, ma mi rabbuio
quando lo vedo alzarsi.
“E
ora dove vai, kitsune” borbotto, accigliato.
“A
comprare da bere. Dov’è il vagone-risorante?”.
Accidenti,
è vero!!! Ho comprato una lattina sola…
“Due
carrozze più avanti” rispondo d’impulso; lui fa per muoversi, ma io
vengo colpito da folgorazione e lo blocco. NON VOGLIO CHE VEDA SENDOH!!! E
soprattutto, non voglio che Sendoh veda lui…mah…in fondo potrebbe
anche aver raggiunto i suoi compagni del Ryonan…che diavolo dovrebbe
fare ancora lì, come un salice piangente?! Sì, vabbè…io non mi fido
affatto!!!
“Lascia
stare, kitsune, vado io! E’ colpa mia, mi sono dimenticato io”
propongo, ma proprio oggi il mio volpino decide di essere affettuoso…
“No,
Hana, vado io: tu mi hai già comprato i panini. Anzi, vuoi che ti porti
qualcosa? Non so…del cioccolato?”.
Ha
un’aria gentile nel dirmelo e io mi sento sciogliere…sono ai tuoi
piedi, kitsune…e quindi figuriamoci se ti lascio andare dove c’è il
porcospino!!!!
“No,
Kaede, lascia andare me: tu…ecco, tu fatti un altro sonnellino!”
insisto, trattenendolo per il polso. Ma lui comincia ad insospettirsi:
“Non ho più sonno, do’aho. Voglio fare quattro passi, lasciami
andare”.
“Ma…”
è il mio ultimo tentativo.
La
mia volpe socchiude pericolosamente gli occhi: “Ho detto che vado
io!!!” sibila.
Ops…non
voglio farlo arrabbiare, soprattutto perché ho una mezza idea su come mi
piacerebbe trascorrere il nostro pomeriggio di libertà, ossia questo…
“Ehm…portami
della cioccolata, grazie” tossicchio, anche se mi rode di dargliela
vinta. Kaede annuisce, poi riassume l’espressione vagamente impassibile
che ha quando tutto fila come vuole lui e niente lo contraria.
Respiro
profondamente…non c’è pericolo, mi ripeto.
Non appena apro la
porta del vagone-ristorante, capisco perché Hanamichi non voleva che
venissi qua. Akira è seduto ad un tavolino, sente il rumore della porta e
si accorge di me.
“Rukawa!”
i suoi occhi si illuminano.
“…ao”.
Compro
una lattina e della cioccolata e lui subito si fa avanti: “Posso
offrirtele io, campione?”.
“No”
no, grazie! La nostra ultima conversazione non è stata delle più
esaltanti e non è che io abbia gradito molto che Akira mi si sia
strusciato contro durante buona parte della partita Shohoku – Ryonan
(forse se avesse pensato di più al gioco e meno a strusciarsi contro di
me, avrebbe anche potuto vincere…).
“Siediti
un po’ con me, Rukawa. Vorrei parlare del Campionato imminente” mi
sorride.
Uhm…devo
crederci? Staremo a vedere…
Mi
siedo di fronte a lui e lo squadro per fargli capire il messaggio
non-esagerare-o-saranno-cavoli-tuoi.
“Cosa
volevi dirmi?”.
“Pensi
che sarà lo Shohoku a vincere?”.
“Non
lo penso, lo so…” che domanda scema…
“Probabilmente
vi scontrerete di nuovo con il Toyotama: stai attento ai tuoi bellissimi
occhioni” e Akira si mette a ridere.
“Hn”.
Cala
il silenzio fra di noi; evidentemente non ha voglia di parlare di basket,
ma scopro che incredibilmente sono io ad avere qualcosa da dirgli.
“Prima
mi piaceva parlare con te…” dico, ricordando quando capitava che ci
incontrassimo al campetto e io lo ascoltavo chiacchierare. Lui sembra
sorpreso.
“Davvero?
Perché?”.
“Hn”.
“Ti
piaceva parlare con il tuo rivale?” insiste.
“Sei
il mio rivale, è vero, ma non per questo devo trovarti antipatico…”.
“Tutto
qui?” noto un lampo di speranza nei suoi occhi…non demorde!
“Lo
sai già. Io non cambio idea” ribadisco. Hanamichi è parte di me,
ormai: l’amore per lui mi scorre nelle vene insieme al sangue e io mi
sono abbandonato all’idea di essere suo… la più grande e profonda
concessione che il mio orgoglio abbia mai fatto e farà a qualcuno…Ma tu
non sei un “qualcuno” qualsiasi, Hanamichi, sei il mio adorato do’aho…
“Io
ti amo, Rukawa” mi dice Sendoh all’improvviso.
Ho
un sussulto. Non avrebbe mai dovuto dirlo, maledizione!!! A parte che mi
fa impressione sentire queste parole da una voce che non sia quella di
Hanamichi, ma lui era l’unico con cui parlassi un po’, al di fuori
della squadra e del mio ragazzo, e ora non potrò più farlo.
“Vorrei
che non l’avessi detto” gli dico gelidamente. Lui comprende, ma scuote
il capo: “Anche se non te lo avessi detto, ti avrei amato lo stesso”.
Sono
arrabbiatissimo con te, Akira; affermando di amarmi, mi costringi a
rifiutarti, perché io non voglio affatto il tuo amore, non voglio niente
da te, solo che tu sia un buon rivale. Ma lo sai che, fin quando Hanamichi
non è entrato nella mia vita, non c’è stato amore nella mia esistenza?
Davvero, non ce ne era traccia, perché mia madre è morta troppo presto e
comunque per lei mio padre veniva di gran lunga prima di me. E ora, ironia
della sorte, io, proprio io, mi trovo costretto a rifiutare amore!! E’
sempre triste doverlo fare, io la penso così. Prima non mi importava del
vuoto che mi circondava, ma dopo aver provato l’amore di Hanamichi ho
capito molte cose. Ho ammesso con me stesso che l’amore, l’amicizia e
l’affetto sono importanti. Sono preziosi. Troppo, per rifiutarli e
voltar loro le spalle senza sentirsi tristi. Magari sembra strano, detto
da me che non ho amici, ma è quello che penso. Ecco perché sono
arrabbiatissimo con te, Akira: non avrei mai voluto niente di tutto
questo. Intendiamoci, non credo affatto che ciò che provi per me sia l’amore-della-vita,
ma so che è comunque qualcosa di profondo, qualsiasi cosa sia.
Sicuramente molto più profondo dell’ammirazione delle mie fan, che non
è amore e nemmeno affetto, ma pura e semplice attrazione fisica.
Rimango
imperturbabile mentre mi volto verso il finestrino: “Il tuo è un
puntiglio, Akira”.
“Non
è vero!” esclama lui, indignato.
Io
non gli bado: “Non vorrei che per colpa di questo puntiglio, tu non
notassi qualcosa…”.
“Tipo?”.
“Talvolta
la persona giusta è più vicino di quanto si pensi, ma se tu sei troppo
impegnato a guardare lontano rischi di fartela sfuggire”.
Sendoh
non sa cosa rispondermi e io ho parlato anche troppo per i miei gusti; mi
alzo e faccio per andarmene.
“Sei
tu la persona giusta, Rukawa”.
Io
mi limito a scuotere la testa, poi esco dallo scompartimento. No, non sono
la persona giusta per te, Akira: lo sono per Hanamichi.
Quando
raggiungo la mia squadra, il mio do’aho salta sul sedile e quasi mi
aggredisce, non appena mi vede.
“DOVE
DIAVOLO SEI STATO?!” urla, facendo voltare il resto dei passeggeri. Io
gli metto in mano la cioccolata, senza dire nulla e lui capisce che deve
abbassare la voce.
“Allora?-
insiste, parlando in modo più calmo- Tutto questo tempo per una lattina e
per della cioccolata? Erano andati a raccogliere il cacao? Che è
successo?”.
Sembra
ansioso…dentro di me sorrido: sapeva che avrei potuto incontrare Sendoh!!!
E io glielo dico, con
innocente noncuranza: “Ho parlato con Akira”.
“Maledetto
porcospino! Ma io lo…” ringhia a voce bassa, quasi comicamente, per
non farsi sentire dai nostri compagni di squadra.
“Non
ha detto niente che non sapessimo già” lo zittisco, un po’ irritato.
“Lo
sai che mi fido di te, Kaede, ma…”.
“Non
ti fidi di lui” concludo al suo posto.
“No,
neanche un po’!”.
Lo
lascio sfogare, ne ha bisogno, e infatti poco dopo si calma e inizia a
sgranocchiare di gusto la sua cioccolata, con la sua espressione più
tenera e buffa. Poi si accorge che lo sto fissando e arrossisce.
“A
cosa stai pensando, Kaede?”.
“A
quanto mi piaci, do’aho…” mormoro io.
Alloggeremo in una
pensione tradizionale. Naturalmente io e Kaede dividiamo la stessa stanza,
che per fortuna (vedi la sorte…) è isolata rispetto alle altre. E’
stata Ayako ad assegnare le camere e mi chiedo se non l’abbia fatto
apposta…Ma tanto so già che mi toccherà un bel po’ di astinenza,
considerando le energie che spenderemo in palestra e in campo. Fino a
domani, però, saremo liberi…
Buttiamo
entrambi i borsoni per terra e ci guardiamo intorno, anche se in realtà
c’è ben poco da guardare.
“Sigh…kitsune…io
speravo di trovare un altro bel letto all’Occidentale!” mi lamento.
“Hn.
Perché?”.
Sorridendo
lo abbraccio e lo tiro giù con me, poi mi sdraio su di lui, facendo
aderire i nostri corpi.
“Perché
sarebbe stato comodo…questo pomeriggio voglio fare l’amore con te e
non provare a fare obiezioni, perché ti avviso che saranno tutte
respinte, kitsune” gli dico, accarezzando il suo bellissimo viso.
Lui
sospira, mi circonda il collo con le braccia, mi bacia, poi mi mormora:
“Non ho nessuna obiezione…io avrei voluto farlo in treno,
figurati!”.
Mi
metto a ridere: “Oooooh…la mia volpetta è in calore, eh?” e lui mi
tira i capelli, fingendosi offeso, anche se ha un accenno di sorriso.
Ci
baciamo ancora, poi ci separiamo, perché tra il viaggio e il caldo
abbiamo bisogno di una doccia; inizia lui, mentre io rimango sdraiato per
terra, rilassandomi. Quando lo vedo uscire dal bagno con l’accappatoio
addosso, deglutisco rumorosamente.
“Ora
puoi andare tu, do’aho, ma sbrigati…”.
Il
suo tono allusivo e malizioso mi piace da impazzire! Faccio la doccia più
veloce della storia, torno nella stanza e rimango abbagliato dalla visione
di Kaede che mi viene incontro con indosso solo una camicia…
Lui
mi fissa intensamente, mi slaccia la cintura dell’accappatoio e me lo fa
scivolare dalle spalle; mi abbraccia stretto, sento le sue mani che
scivolano sulla mia pelle, che la esplorano…le sue dita che mi affondano
nella carne, il suo respiro che si fa più rapido, come il mio.
“Stai
molto meglio senza accappatoio, do’aho…” mi mormora; e stavolta è
lui a tirarmi giù sul pavimento.
“Però
non è giusto…tu hai ancora la camicia addosso!” protesto io, ridendo.
“Sì,
ma sotto sono nudo…” mi morde le labbra, mentre io gliela sbottono.
Mi
siedo e faccio sedere lui in braccio a me, sopra di me; sento le sue
braccia che mi cingono il collo, le sue gambe che mi stringono i fianchi e
vado in tilt; io lo abbraccio alla vita, guardo incantato l’espressione
rapita che assume quando il suo corpo accoglie il mio…
“Muoviti,
Kaede…” lo incito, mentre faccio scorrere le dita sulla sua schiena
liscia…e lui si muove lentamente, permettendomi di possederlo sempre più
in profondità…si muove armoniosamente, ogni tanto si inarca contro di
me, mentre io assecondo i suoi movimenti e mi sento riscaldato dalle sue
mani che mi cingono il collo, mi sento inebriato dalla scarica elettrica
che sempre mi provoca stare dentro Kaede…Quando arriva il momento, lui
grida con tutto il suo fiato e io invoco il suo nome…
Solo
dopo, quando siamo sdraiati per riposare, mi rendo conto che potrebbero
averci sentito!!!
“Forse
avremmo dovuto fare più attenzione- gli mormoro, stringendomelo contro-
Certo che, quando vuoi, ne hai di voce, kitsune!”.
Ma
lui non si scompone: “Non credo ci abbiano sentito: gli altri avevano in
programma una specie di giro turistico, me lo ha detto Ayako” e il suo
corpo aderisce maggiormente al mio.
“Cioè,
possiamo sfogarci?” sorrido io.
“Pare
proprio di sì, Hanamichi…” sorride Kaede.
Parte seconda.- E’ solo l’inizio…
Non
è stato facile.
Innanzitutto
gli allenamenti sono stati qualcosa di massacrante, ma eravamo tutti fin
troppo memori di quel che accadde lo scorso anno: troppe energie spese
contro il Sannoh ci costarono la sconfitta contro l’Aiwa…
All’inizio,
devo ammetterlo, mi ha fatto impressione essere
qui al campionato nazionale senza sentire il vocione del Gorilla o
senza la grinta di Mitsui o senza gli incitamenti di Kogure dalla
panchina.
Quando
l’ho detto a Kaede, lui si è limitato ad alzare le spalle con
indifferenza: “I cambiamenti sono normali, do’aho. E se non fosse
cambiato niente dall’anno scorso, se non fosse cambiato niente neanche
per Akagi e Kogure, vorrebbe dire che ci saremmo fermati e questa sarebbe
una perdita per tutti”.
Non
so come faccia ad essere così, la mia volpe: è un idealista che sente
moltissimo i valori dello sport e del basket, ma è anche incredibilmente
pragmatico!
E
poi, dunque…bè, vi parlerò delle squadre che conoscete; innanzitutto
il Toyotama: nessuno, e sottolineo NESSUNO, di loro si è permesso di fare
male al mio adorato volpino, altrimenti avreste assistito a due risse in
campo. La prima fra me e l’aggressore, la seconda fra me e Kaede, che se
ne sarebbe sicuramente uscito con una frase tipo
non-ho-nessun-bisogno-di-essere-difeso-da-te!!!!
A
parte questo li abbiamo sconfitti 90 a 82, con una serie di bei canestri
da tre di Kaede, che ha mantenuto la promessa di non far rimpiangere
Mitsui. Ben gli sta al Toyotama!! Poi ci siamo presi la soddisfazione di
battere l’Aiwa per 100 a 96 e io ho pure segnato l’ultimo canestro! La
mia kitsune preferita (anche perché è la sola…) mi ha passato
spontaneamente la palla e io ho eseguito una schiacciata perfetta. E con
questo ci siamo presi la rivincita per lo scorso anno, anche se c’è da
dire che stavolta non c’era Dai Moroboshi che ormai si è diplomato. Bè
, peccato!!! Avrei voluto fargliela vedere!!! Comunque li abbiamo
battuti…Ma non avrebbe potuto essere altrimenti: al di là del fatto che
c’ero io, certo ci sono stati dei momenti di difficoltà, ma mi bastava
guardare gli occhi di Kaede per capire quando si sarebbe volto tutto al
meglio. Era quando riconoscevo nel suo sguardo una luce bellissima, che mi
faceva capire che sui nostri avversari si stava per scatenare in tutta la
sua potenza la forza agonistica della mia volpe. E così era.
E
a questo, ovviamente, si aggiungeva la genialità dell’immenso tensai e
la bravura di Miyagi. Poi, non so se vi ricordate di Hiroshi Morishige,
anche se una faccia brutta come la sua sarebbe meglio scordarla! Il tale
che gioca nel Meiho Kogyo della prefettura di Aichi ( ma perché i
rompiscatole tutti da Aichi?!)…ecco, lui! Sconfitto. Non la potevo
proprio vedere la sua faccia da tonto strafottente!!! Ho dato l’anima in
quella partita, ne andava dell’onore!!! Lo scorso campionato non ci
eravamo potuti scontrare con loro, ma stavolta sì e abbiamo vinto 90 a
87. Comunque, oggi abbiamo giocato la nostra ultima partita, contro il
Sannoh. Uh? Ehi, un attimo, cosa avete capito?! Non ci hanno eliminato,
siamo noi che abbiamo battuto il Sannoh…in FINALE!!!! Proprio così….abbiamo
vinto.
La
partita è appena finita e noi siamo esausti: la gara è stata combattuta
fino all’ultimo secondo, ma noi abbiamo vinto con due punti di scarto;
li ha segnati Kaede, questo devo ammetterlo, ma il passaggio glielo ho
fatto IO…scommetto che il mio assist passerà alla storia come il più
perfetto del basket giapponese!!!! Eheheh… Ci guardiamo gli uni gli
altri, siamo un po’ stravolti, ma l’adrenalina è ancora in circolo e
penso che ci terrà su per un bel po’.
Mentre
mi tocca controllare Ryota che è saltato al collo di Kaede, mi rendo
conto che Yasuda piange senza tanti complimenti, così gli do una pacca
sulle spalle: “Ehi, che ti prende? Sei commosso dall’aver vinto con il
grande tensai, eh?” gli dico, nei festeggiamenti generali. Meno male…Miyagi
si è staccato dalla mia volpe e si è slanciato su Ayako, che ricambia
l'abbraccio con un trasporto sospetto perfino per l’occasione…
Yasuda
sorride tra le lacrime: “Stavo pensando a Mitsui, Kogure e Akagi…sai,
meritavano molto più di me di provare queste sensazioni..”.
E’
sempre stato buono Yasuda!!! All’inizio dell’anno era un po’
preoccupato di dover essere titolare e aveva chiesto a me e alla kitsune
se, secondo noi, ce l’avrebbe fatta. Ricordo che Kaede rispose con una
delle sue frasi lapidarie: “Volere è potere”, molto adatta a lui in
effetti, e al tensai ovviamente, ma ha funzionato anche con il nostro
compagno di squadra. Scuoto la testa, per realizzare in pieno cosa sia
successo.
Campioni!!!!
Ve lo avevo detto, no? Lo avevo detto che avremmo vinto, ne ero sicuro,
devo essere sincero: il grande tensai è un ottimista e, anche se non lo
si direbbe a volte, lo è anche la stupida volpe.
Guardo
la kitsune e noto che alza la mano in segno di saluto: risalgo con lo
sguardo e vedo Sendoh fargli il segno della vittoria. Già, il Ryonan è
qui per ricevere il riconoscimento del terzo posto…I nostri occhi si
incontrano, ma per una volta il porcospino sorride anche a me. Credo sia
davvero contento. Loro hanno perso la semifinale, ma poi hanno vinto lo
scontro per il terzo e quarto posto. Sapete che vi dico? Oggi non mi va di
arrabbiarmi con lui!! Tra l’altro già mi sono arrabbiato ieri! Sì,
perché prima della loro partita Kaede ha fatto una specie di saluto a
Sendoh.
“Mica
gli starai augurando buona fortuna?!” ho ringhiato io.
“Sì,
invece” ha risposto lui, tranquillo.
“E
perché mai????” ho urlato.
“Perché
se lo merita di arrivare almeno al terzo posto. E lo sai anche tu…” ha
mormorato lui. Ah, Kaede, io ti adoro…sai sempre riconoscere i meriti di
un avversario, anche quando è un così grande bastardo!!! Ma ora non ci
voglio pensare…sta per iniziare la cerimonia di premiazione e per
fortuna io sono ancora caricatissimo !!! Anche perché devono ancora dire
chi è stato scelto come MVP dell’anno…Al di là di quello che ho
sbandierato ai quattro venti, in fondo lo so che non sarà il mio nome ad
essere pronunciato.
Ecco,
lo stanno dicendo…e il cuore mi sta scoppiando di gioia!!!!
Kaede
Rukawa.
La
mia volpe. La mia bellissima kitsune. Il miglior giocatore.
Oddio,
sarei stato molto meno euforico se avessero detto il mio nome…E sento
che sto per commuovermi, quando mi accorgo della reazione di Kaede: alza
il viso, i suoi occhi brillano come due stelle e per prima cosa…cercano
i miei!!! Sono io la prima persona che vuole guardare e questo mi fa
toccare il cielo con un dito, perché so benissimo che non lo fa per
vantarsi o per sembrare superiore, ma solo per condividere la sua gioia
con ME!!! E nessuno più di lui si merita di essere nominato MVP, perché
non ha mollato mai, non si è adagiato sugli allori, non si è affidato
solo alla sua innata bravura, ma ha continuato ad allenarsi sempre, ogni
giorno (tartassando anche me, fra l’altro…). Vorrei baciarti, Kaede,
ora, qui, davanti a tutti, per farmi invidiare dal mondo intero, ma mi
rendo conto da solo che forse non è una buona idea. Uhm…sì, sarà
meglio che i giornali di domani parlino dello Shohoku per la sua vittoria
e non per un bacio fra due giocatori…E poi, diciamolo, ho la mia
reputazione da mantenere!!!
“Oi
stupida volpe!!! Goditelo questo titolo perché l’anno prossimo me lo
prenderò io, mi hai capito?!” gli dico, mentre Ryota (che non sa niente
di noi due) sospira di rassegnazione.
“Hn”.
“Guarda,
in realtà volevano darlo a
me, ma io ho chiesto che nominassero te, così forse ora non romperai più
la squadra!!” continuo imperterrito.
“Do’aho!!”
mi dice lui, e lo dice con lo stesso tono con cui a volte mi dichiara il
suo amore.
E’
meraviglioso vederlo così bello e fiero, sicuro di sé e orgoglioso…
Avviene
la premiazione, ci danno le nostre medaglie e alla kitsune danno una
targa, poi la solita foto di gruppo e le bellissime parole di elogio del
nonnetto Anzai, ma la vera festa per noi è nello spogliatoio.
Qualcuno
piange ancora, ma io continuo a ridere…se volete farvi un’idea: avete
presente la nostra esplosione di gioia, lo scorso anno, dopo la vittoria
sul Ryonan o dopo quella sul Sannoh? Ecco, immaginate quella gioia
moltiplicata per mille!!!! Cerco istintivamente il viso di Kaede e lo
trovo bellissimo…Intendiamoci, non sta né ridendo, né piangendo, né
saltellando!!! Sta solo parlando con Ryota, che gli sta facendo i
complimenti e che sembra davvero felice per lui. Insomma, la kitsune non
si sta abbandonando all’euforia come noi, ma il suo viso è raggiante e
luminoso e io ci scorgo benissimo quella luce che viene dall’interno, la
sua luce, che è come lui: fredda, ma intensissima. Sono certo che se
fossimo soli mi sorriderebbe…E, infatti, non vedo l’ora di tornare
alla pensione per stare soli, io e lui, e festeggiare a modo nostro!
CAMPIONI
NAZIONALI…CAMPIONI NAZIONALI…
Non
solo della prefettura di Kanagawa, ma di tutto il Giappone!!! E pensare
che fino allo scorso anno pensavo che il basket fosse uno sport da
deficienti!!! E ora mi ha dato questo…d’improvviso penso a mio padre e
per un attimo un forte dolore mi punge il cuore, ma mi riprendo subito,
perché so che ora lui sarebbe fiero di me e questo pensiero
mi fa sorridere, nonostante la nostalgia che ho di lui…uhm…il
che mi fa ricordare che dovrei telefonare a mia madre!!! Bè, domani!!! Mi
terrebbe un’ora al telefono, come minimo, e invece io ho fretta di
rintanarmi con la kitsune nella nostra camera!!!
Anche
il ritorno alla pensione è festoso, ma una volta arrivati lì ognuno si
ritira nella sua stanza per riposarsi; l’accordo è di ritrovarci
stasera per stare tutti insieme e goderci fino in fondo il nostro momento
di gloria.
Chiudo
la porta della stanza e subito mi ritrovo Kaede tra le braccia; lo stringo
e lui mi offre la bocca da baciare e io non me lo faccio certo ripetere
due volte: lo bacio con passione, la mia lingua accarezza la sua e io vado
semplicemente a fuoco!!
Kaede
si stacca appena da me, mi mormora: “Ce l’abbiamo fatta, do’aho…”.
Ma
io gli sorrido e so di avere ormai abbastanza maturità da ammettere:
“TU ce l’hai fatta, kitsune” lo correggo.
E
lui scuote la testa: “No. Noi ce l’abbiamo fatta, insieme. Insieme, ma
ognuno con le sue forze, proprio come volevo”.
Già,
noi siamo campioni, insieme…quanto mi piace questo concetto!!!!
Lo
bacio di nuovo, lascio scorrere le mani sulle sue braccia, sulle sue
spalle, lungo la sua schiena, tocco i suoi muscoli ancora tesi e mi
eccito; lui mi mordicchia il mento, passa la lingua sulle mie labbra.
“Sei
il numero uno, kitsune” gli sussurro.
“Lo
so…lo ero anche prima…”.
“La
modestia questa sconosciuta, eh kitsune?!” scherzo, mentre gli sfilo la
maglietta dai calzoncini.
D’un
tratto avverto un tremore diverso in lui, non di desiderio o di passione o
di adrenalina…qualcosa che non ho mai percepito…e poi lo sento più
rigido…lo scosto lievemente da me, per poterlo guardare in viso e mi
accorgo che ha gli occhi lucidi…si è commosso, la volpe di ghiaccio si
è commossa…
“Non
dire mezza parola o ti mordo!” mi sibila; eheheheheh…gli dà fastidio
che lo veda così, anche se non capisco il perché, perché debba sentirsi
a disagio nel mostrare la parte più bella di sé…E poi io non ho
intenzione di parlare, tranne che per dirgli quanto io lo ami così com’è.
“Sei
meraviglioso, Kaede…” sussurro e lui mi attira nuovamente a sé, in
silenzio.
“Hn”
lui sospira tra le mie braccia, mi bacia il collo, poi mi chiede: “Sei
molto stanco, do’aho?”.
“L’adrenalina
è ancora in circolo, Kaede…” il suo tono era malizioso, deve aver
notato la mia eccitazione!!!
“Perché
non festeggiamo a modo nostro?” mormora Kaede sulla mia bocca.
Non
vedevo l’ora che me lo chiedessi, kitsune…
Ci
spogliamo a vicenda, liberandoci dell’inutile ingombro dei vestiti, e io
lascio scorrere il mio sguardo sul suo corpo e spero davvero che dai miei
occhi traspaia tutta la gratitudine e l’adorazione che provo per lui…
E
l’orgoglio.
Orgoglio
per lui, ma anche per me stesso.
Perché
lui è il più forte…e vuole me.
MVP.
Il
numero uno.
Sono quasi
stordito dal clamore intorno a me, ma non sorpreso. Me lo sono guadagnato
questo titolo. Cerco istintivamente gli occhi di Hanamichi e li vedo
radiosi e a me basta questo: ho il titolo e lui è con me…
Lo sapete perché
ci tenessi tanto, no? Non certo per sbatterlo in faccia agli altri, non me
ne frega niente…
E neanche soltanto
per me stesso, perché sapevo già di essere il più forte. Diciamo che ci
tenevo per il rapporto che c’è fra me e il basket. Io ho una forma di
innamoramento per il basket, se ne sono accorti tutti, e penso al mio
sport come se avesse un’entità concreta…Non so se posso riuscire a
spiegare cosa sia stato il basket per me: la volontà di allenarsi fino
allo sfinimento, la forza che serve per una stoppata, l’emozione di un
tiro da tre punti, la tenacia per far riuscire una marcatura,
l’adrenalina che scorre nelle vene…
Questo sport mi ha
sempre regalato una miriade di emozioni, mi ha fatto VIVERE e io volevo
vincere, per far sì che chiunque mi guardi giocare pensi che io sono il
numero uno, certo, ma anche per far capire che il basket è lo sport più
bello del mondo.
I miei compagni di
squadra sono euforici, Hanamichi è fuori di sé, mentre partecipiamo alla
premiazione e posiamo per la foto di rito; l’allegria continua negli
spogliatoi, nel pullman che ci riporta alla pensione, ma io non vedo
l’ora di rimanere da solo con lui.
E quando
finalmente questo momento arriva e il mio do’aho chiude a chiave la
porta, io lo abbraccio e lo stringo a me con tutte le mie forze.
“Ce
l’abbiamo fatta, do’aho…”.
E
lui mi dice parole bellissime e poi ci baciamo.
“Sei
il numero uno, kitsune…” mi dice e scherziamo, insieme, e lui inizia a
sfilarmi la maglietta dai calzoncini. Nella mia mente torna il suono delle
sue parole…sono il numero uno…era da un anno che volevo questo titolo,
lo ricordo bene, lo avevo detto anche a Minami. “Che tipo di atleta
credi che sia il giocatore numero uno del Giappone? Secondo me, è colui
che guida la propria squadra fino a farla diventare la numero uno del
paese! Ed è questo a cui aspiro”.
E
oggi, un anno dopo, ci sono riuscito.
Mi
accorgo che tremo leggermente fra le braccia di Hanamichi, che sento uno
strano pizzicore agli occhi e mi rendo conto che c’è il rischio che mi
veda piangere!!!! E io non voglio, anche se sarebbero lacrime di gioia,
che spazzerebbero via tutta la tensione accumulata in queste settimane. Mi
mordo le labbra, ma forse lui ha percepito qualcosa, perché mi allontana
un attimo per guardarmi in viso, per fissare i miei occhi lucidi.
“Non
dire mezza parola o ti mordo!!!” gli dico subito, sulla difensiva, ma
anche la mia voce trema leggermente. Ma lui parla lo stesso.
“Sei
meraviglioso, Kaede…” e poi mi attira nuovamente a sé.
Io lo stringo
ancora più forte, mentre nella mia mente risuonano le parole: E’ SOLO
L’ INIZIO…
Già,
è solo l’inizio! Se considerassi questo titolo solo come un traguardo e
non come un inizio o un primo passo, avrei fallito in partenza. Certo, a
modo suo è un traguardo: la vittoria del campionato di basket delle
superiori…ma è solo il primo passo verso esperienze e vittorie sempre
più belle e importanti. E’ il primo passo e io ce l’ho fatta. E’
dalle scuole medie che sogno questo momento ed ora finalmente posso
assaporare questa sensazione di realizzazione. Di pace, di serenità. La
bellissima sensazione che il mio talento e il mio impegno hanno avuto il
giusto riconoscimento.
Non
mi sono mai sentito così forte in vita mia…appagato per il presente e
allo stesso tempo proiettato verso il futuro…
E
non mi sono mai sentito così pronto a donarmi completamente a LUI, ora,
proprio ora che mi sento così forte.
O,
forse, è proprio per questo.
“Perché
non festeggiamo a modo nostro?” gli chiedo, mordendogli le labbra.
Ci
spogliamo a vicenda, lentamente, facendo scivolare gli abiti sulla pelle,
con tocchi carezzevoli; rimango incantato dallo sguardo che Hanamichi
lascia scorrere su di me, sul mio corpo, e provo un bisogno disperato di
fare l’amore con lui. Il mio do’aho mi fissa, mentre passa le sue mani
grandi e forti su di me e io lo abbraccio, mentre faccio distendere
entrambi sul futon.
Siamo
eccitati, ma non è questo il momento della passione bruciante: è un
altro tipo di unione quella di cui abbiamo bisogno…
Cingo
con le braccia il collo del mio do’aho, attirandolo a me, poi gli
mormoro dolcemente: “Fammi tuo, Hanamichi…”.
Parte terza.- Per sempre…
“Fammi
tuo, Hanamichi…”.
Vi
assicuro che sto andando a fuoco! E mi ci sta facendo andare questo
sentimento fatto di amore, orgoglio, desiderio…
Vedere
l’abbandono con cui mi si sta donando proprio ora, nel momento in cui è
più forte, me lo fa sentire totalmente mio, in una maniera mai
sperimentata prima. Ma è tutta l’atmosfera ad essere
particolare…inizio a possederlo lentamente, con movimenti delicati,
perché so che stavolta l’appagamento non dipende solo dalla
passione…e la stanza si riempie di gemiti soffusi e sensuali. Ma a me
non basta: voglio gridare e voglio sentire le sue grida…le mie spinte
sono sempre più veloci, la mia mano scende lungo il suo corpo fino ad
iniziare una continua ed estenuante carezza per stimolarlo
ulteriormente…lo sento emettere mugolii sempre più forti e le mie
spinte e la mia mano diventano ancora più veloci e, al suo primo grido,
mi sembra di impazzire di piacere…
Kaede
si aggrappa alle mie spalle quando io mi sciolgo dentro di lui e subito mi
segue nel piacere, mentre io soffoco il suo grido con un bacio.
Scivolo
al suo fianco, ansante, e lo stringo forte….
A
volte mi chiedo se Kaede abbia capito fino in fondo quanto io sia
perdutamente innamorato di lui…se davvero tutto questo sia la realtà e
stia capitando proprio a me, se sia vero che tutta questa felicità sia
per me…se lui voglia me per sempre…
“Ci
serve una doccia, do’aho” mi mormora. Il suo respiro è ancora un
po’ affannato e sapere che è così per causa mia mi dona un benessere
liberatorio.
“La
facciamo insieme?” sorrido, accarezzandogli una guancia sudata.
“Certo”.
Mentre
Hanamichi entra dolcemente dentro di me, mi ritorna in mente la nostra
prima volta e non so neanche io il perché.
Ricordo
quell’improvviso dolore e le mie prime sensazioni di intrusione e di
umiliazione, che per fortuna svanirono quasi subito; mi sono chiesto
spesso come diavolo abbia potuto provarle e me lo chiedo anche adesso, con
la piena consapevolezza che il tuo atto di possesso non è
un’intrusione, ma è l’esatto contrario: è una ricomposizione. E
proprio ora, mentre sento il tuo corpo affondare sempre di più nel mio,
provo un senso di completezza mai raggiunto prima, mai come in questo
istante. Ti muovi dentro di me e mi abbracci e io penso a noi come a due
metà che si sono trovate e che finalmente possono tornare a formare un
intero. Perché siamo anime gemelle. Siamo anime gemelle, Hanamichi, e non
perché siamo uguali, ma perché siamo diversi e nonostante questo non
cerchiamo di cambiarci l’un l’altro e vogliamo
stare sempre insieme.
I
miei gemiti si fanno più intensi, mentre Hanamichi spinge più in
profondità…sempre più a fondo e sempre più veloce, come piace a
me…e poi avverto la sua mano, le sue dita che mi accarezzano, mi
stimolano con tocchi audaci e sensuali e io mi eccito sempre di più, gemo
sempre di più, mi esce di bocca un primo grido…lo guardo in viso e
l’espressione che vi scorgo, di un amore totale e senza riserve,
scioglie definitivamente quel nodo che ho sempre sentito nell’anima da
quando ero piccolo e provo la gioia di essere suo, di appartenere a lui,
pur restando libero.
Mi
aggrappo alle sue spalle, mentre lui arriva al piacere e il suo calore si
diffonde nel mio corpo; basta questo pensiero per farmi raggiungere la
sua stessa estasi…grido…vorrei gridare il suo nome, ma lui mi
chiude la bocca con un bacio…
Dopo
la doccia, torniamo a sdraiarci e restiamo in silenzio.
Ormai
la stanchezza ha preso il sopravvento; mi rannicchio contro di lui e
chiudo gli occhi e nei miei ultimi momenti di lucidità, prima di dormire,
penso alle nuove sfide che mi
attendono e penso all’America e a Sawakita che è già laggiù…non
vedo l’ora di sfidarlo lì, oltreoceano…poi scivolo nel mondo dei
sogni…
Non
so per quanto tempo abbia dormito, ma è stato un sonno profondo; quando
mi sveglio, mi accorgo che Hanamichi si è spostato: alzo lo sguardo e
incontro i suoi occhi, ben aperti e puntati su di me. Poi mi districo dal
sonno abbastanza per percepire la sua mano sui miei fianchi.
“Non
hai dormito?” gli chiedo.
“No,
non ci sono riuscito” sorride lui, tranquillo.
“Come
mai? Ancora troppo emozionato?”.
Hanamichi
ride: “Be’, certo non capita tutti i giorni di vincere il campionato
nazionale!!! E’ stato bellissimo, kitsune…sai…e non ridere o ti
rompo il tuo bel musetto…sai, mi sembra di vivere una favola…per
questo ti stavo guardando” e mi accarezza la schiena.
“Hn?”
a volte faccio ancora fatica a seguire i suoi ragionamenti.
Lui
capisce la mia domanda silenziosa, mi passa la mano fra i capelli e poi me
la fa scivolare su una guancia.
“Ehehehehe…te
l’ho detto, mi sento il protagonista di una favola e come tale devo fare
la guardia al mio tesoro!”.
“Hn…e
sarei io?” gli chiedo, fissandolo.
“Certo!”
sorride Hanamichi. Uno di quei bellissimi sorrisi che mi hanno fatto
innamorare. E io mi stringo forte a lui e nascondo il mio viso sul suo
torace mentre lo abbraccio.
“Kaede?”.
“Hn?”
in questo momento puoi chiedermi qualunque
cosa, do’aho…
“Sei
sicuro…sei sicuro di volere proprio me, kitsune?”.
Cos’è
questa nota di incertezza? Possibile che tu non lo abbia ancora
capito?
Lo
stringo ancora più forte, alzo il viso per guardarlo dritto negli occhi:
“Non ho mai voluto nient’altro così tanto in tutta la mia vita”.
Il
mio do’aho mi sorride di nuovo, ma in modo un po’ triste: “Non è
vero, dai…proprio oggi hai avuto ciò che desideravi di più…”.
Sollevo
una mano e gliela poggio su una guancia, perché non distolga i suoi occhi
dai miei: “Non ho mai voluto nient’altro così tanto in tutta la mia
vita” ripeto lentamente, scandendo le parole.
Io
penso sempre quello che dico, amore mio. Te l’ho già detto, ricordi?
Restiamo
in silenzio, assaporando questo momento, finché non ci diciamo quello che
abbiamo nel cuore ed è una speranza, un desiderio, un sogno, un progetto
di vita, una certezza.
“Per
sempre…”.
“Per
sempre…”.
Lui
si china a baciarmi, io gli chiedo a fior di labbra: “Mi credi?”.
“Certo
che ti credo! E’ impossibile ingannare un tensai come me! Hahahahaha
…” e ride di nuovo, in un modo che mi fa sorridere.
“Do’aho
presuntuoso…” mormoro.
“Ehi!
Senti chi parla: la volpe più orgogliosa del mondo!!”.
Ci
stuzzichiamo ridendo, con leggerezza, poi decidiamo di riposare ancora,
visto che stanotte probabilmente faremo le ore piccole.
Hanamichi
insiste perché io dorma con la testa sul suo torace e io lo accontento;
sento la sua mano fra i capelli e poi lungo la schiena, mentre mi rilasso
sul suo corpo muscoloso.
Chiudo
gli occhi, ma dopo un po’ li riapro, con un sospiro di esasperazione, e
non posso fare a meno di chiedergli: “Do’aho, ti spiacerebbe respirare
più piano?”.
“Uh?
Che vuol dire, stupida volpe?” borbotta lui, con la voce già un po’
assonnata.
“Se
tu respirassi un po’ più piano, io potrei anche riuscire a dormire!”
gli spiego. Lui si sveglia del tutto e io sento crescere il suo
nervosismo.
“Kitsune,
cosa stai insinuando? E poi cosa vuoi che faccia, che non respiri?!” si
tira su a sedere e mi fissa bieco.
“Basterebbe
che respirassi come una persona normale” lo provoco; non avevo previsto
questa schermaglia, ma ora che è iniziata voglio vedere come andrà a
finire. “Mi stai dicendo che…che RUSSO?!” e il mio do’aho diventa
tutto rosso dalla rabbia nel dirmelo. Ma tu guarda se la finisce…
“Ti
ho solo chiesto di respirare più lentamente, non fare tragedie!” sbuffo
io.
“Mi
stai dicendo che, secondo te, il grande tensai non sa respirare?!” si
impunta lui. Niente…se Hanamichi non vuole capire ciò che gli si dice,
si può star sicuri che non lo capirà mai. Decido di cambiare tattica,
così invece di rispondergli per le rime mi protendo e gli chiudo la bocca
con un bacio appassionato.
“Hana?”.
“Uhm?”
riusciamo a malapena a parlare tra un bacio e l’altro.
“In
fondo è ancora presto…” mormoro sulle sue labbra.
“Sarebbe
tempo sprecato dormire…” mi sussurra lui, mentre le sue carezze mi
provocano brividi di eccitazione.
“Io
non ho più sonno…” gli bisbiglio all’orecchio.
“Merito
del tensai!!!” ridacchia lui, compiaciuto.
E’
davvero merito tuo, do’aho. Se ho vinto, se abbiamo vinto, è stato
anche perché io mi sono concentrato completamente sul campionato e tu hai
capito che non dovevi distogliermene e non ci hai mai provato, neanche
quando ti ho trascurato…
“Grazie…”
ti dico, baciandoti in fronte.
“E
di cosa?” ti sorprendi.
“Lo
sai…- ti sorrido, facendoti arrossire- …siamo campioni, Hana!”.
Uh?
Oh, no! Conosco quell’espressione…stai per lanciarti in uno dei tuoi
proclami…E infatti…
“Non
poteva che essere così per il tensai! Sono campione mondiale!!”.
“Nazionale…”
lo correggo io, ma lui non mi ascolta.
“Era
il minimo che potesse capitare! Finirò sui libri di storia , non credi?
Voglio dire…il mio assist…no, dico!…il mio assist, che ti ha fatto
segnare, era semplicemente un capolavoro!! Ah, sono il re dei rimbalzi, il
mito vivente e ora anche …uh?”.
Mentre
lui straparla, io scivolo al suo fianco e poggio la testa sul cuscino; il
mio do’aho se ne accorge e naturalmente la cosa non gli va a genio.
“Ehi,
volpino, cosa credi di fare?” protesta, scuotendomi.
“Le
conosco a memoria le tue tirate: mi hai fatto tornare sonno” gli
rispondo. E chiudo gli occhi. Ma Hanamichi non ci sta.
“CHE
COOOOSA?!” mi ringhia contro.
“Buona
notte, do’aho”.
“Grrrr…stupida
kitsune, non è notte, è pieno pomeriggio!!!!”.
“Buon
pomeriggio, do’aho… io dormo…”.
“Nooooo…ma
io ormai non ho più sonno!!!” si lamenta il mio Hanamichi, con un
buffissimo tono tra l’arrabbiato e il disperato.
Allora
io torno a guardarlo e lui sorride quando lo attiro a me, facendolo
aderire al mio corpo. Avvicina il suo viso al mio.
“Mi hai detto che
sarà per sempre, Kaede…eheheheh…ora non potrai più liberarti di
me…” mi mormora. Ride, ma lo so che è serio. E io gli sussurro, prima
di baciarlo: “Ma io non voglio liberarmi…”.
Fine
(per ora? ^_^)
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