Disclaimers: I personaggi non
sono miei, ma del Genio Sublime (Hanamichi non me ne voglia e torni a
farsi spupazzare da Ru ^^ ) Hideaki Anno *___________*... e mentre inneggio
alla grandezza del maestro faccio presente a tutti che, oltre al piacere
di giocherellare con le creaturine del sensei, non ricavo alcun altro tipo
di beneficio da tutto cio'... men che meno economico!
Spoiler: direi proprio di sì... anche se mascherati dato che le cose sono
trasfigurate dalla mia fantasia e che la storia è ambientata in una fase
sospesa del tempo che in realtà potrebbe precedere sia gli avvenimenti
del film sia quelli della serie tv... e poi, ormai lo sanno tutti come
finisce Eva... no?
Note [...] pensieri..
Ovviamente in questa fiction non c'e' nulla di dolce e
romantico... =____________= ........... perche'? perchè non ci riesco???...
Evangelion
di Iblis
Estate.
E’ sempre estate.
Come se per il mondo si ripetesse all’infinito l’ultimo giorno.
Credo sia per questo.
Per abituarci all’assenza del futuro.
I grilli urlano.
Il primo pomeriggio l’aria vibra sotto quei violini straziati, tirati,
segati senza sosta.
Le ombre sono nere.
Nette cupe profonde, mi assorbono, mi divorano e mi risputano.
E il sole secca quel poco che resta di me.
La luce è un mare radioattivo che inghiotte i palazzi di metallo.
Una città di lamiere roventi, una cattedrale di resti e lance infantili.
Non meritiamo di salvarci.
Dio l’aveva deciso.
Per questo li aveva mandati da noi.
Il mio incubo, il nostro incubo.
Il delirio della febbre a quaranta.
Di stanze piene di polvere.
Di bende sporche lasciate tra le lenzuola.
Di pavimenti gialli e appiccicosi.
I miei passi.
Le mie scarpe.
Mi hanno riportato a casa.
Questa è casa mia ormai.
Vivo ancora con lei che ha i capelli neri, gli occhi stanchi e notti
insonni pronte a mangiarle la bellezza.
Una volta mi ha poggiato una mano sulla coscia e l’ha strusciata
disperata su di me, stringendo le dita.
“ adesso ci siamo solo io e te “ ha sospirato graffiandomi il cervello
come gesso.
Come milioni di carillon impazziti.
Come milioni di foto strappate.
E io sono fuggito, non potevo far altro, perché improvvisamente il suo
odore non sapeva più di lavanda.
L’ho spiata spesso in passato.
L’osservavo mentre si lavava, appena alzata, sdraiata sul divano con
quegli abiti indecenti, due pezzette leggere bagnate di sudore, e il seno
molle e bianco in vista.
Bello, invitante.
Come quello di una madre.
Con mani di uomini e bambini che tentano di afferrarlo, di divorarlo,
fantasmi infelici, tutti morti e dimenticati.
Perché lei è fuggita e gioca solo a fare la donna ma sappiamo tutti e
due che è una bugia.
E lo sa anche Asuka, per questo la odia, per questo la spia con la coda
dell’occhio e il suo sguardo sembra una scheggia di ferro.
Perché ha paura di quello che diventerà.
Perché tutti noi fuggiamo da quello che ci attende.
In fondo non è per questo che combattiamo?
Non è per questo che respiro sangue, placenta e nausea?
Non è per questo che mi faccio entrare nel corpo tutte quelle voci e quei
sapori che mi fanno schifo?
E più mi fanno schifo più apro la bocca e respiro a fondo.
E inghiotto e respiro e ancora, ancora, ancora.
E non è fame.
Non è voglia di vivere.
E’ istinto cieco e morboso.
E’ un essere deforme che rantola ma rifiuta di morire.
E’ come il sesso.
Che odio.
Che è sporco.
Ma che deve essere finito.
Proprio com'è stato con lui.
Soprattutto con lui.
Perché in cambio mi ha chiesto una dignità che non ho, che non voglio e
che non conosco.
E’ arrivato all’improvviso, prima che capissi cosa stava accadendo.
Dopo che avevo spezzato le gambe e la vita del mio migliore amico.
Toji mi picchiava e mi faceva reagire.
Mi avrebbe sostenuto, mi avrebbe teso la mano mentre mi colpiva e infine
il suo sorriso si sarebbe fatto dolce.
L’unica cosa dolce tra l’isteria e l’odio.
Tra il crocifisso maledetto che le balla tra i seni e la voce cattiva
della tedesca.
E io l’ho spezzato.
Io e solo io.
Mio padre non c’entra.
Io sono l’evangelion.
Io ho tutta la sua carne intorno.
Io mi rigiro strisciando nelle sue viscere felice come in un incesto.
Sono io che amo quel mostro meccanico che ruggisce, si muove come un ragno
e divora tutto quello che ha attorno.
Sono io che fuggo solo per tornare.
E sentirlo di nuovo pienamente.
Con la mente, con il corpo, con l’erezione che mi scotta tra le gambe
quando faccio a pezzi il cuore di dio.
E invece lui è arrivato a dirmi che sbagliavo.
E poi se n'è andato lasciandomi in vita, facendomi questo dispetto.
Odioso e senza spiegazioni come un adulto!
“ Io ti amo Shinji “
Ma sapeva veramente che peso hanno certe parole?
Ma sapeva veramente che l’amore degli angeli è troppo grande, troppo
vasto, troppo pesante da sostenere?
Il peso del cielo tutto riverso sulle mie spalle magre, sui miei muscoli
fragili.
L’uomo non è nato per sopportare tanto.
Ma lui l’ha preteso.
E da me, ha preteso che l’accettassi come un regalo.
“ ti amo Shinji “
Le mie prime parole d’amore.
Le mie prima parole d’amore non erano per me.
Ma per il mondo.
Una scusa schifosa e bastarda, arrivata in ritardo e non voluta e non
chiesta.
Avrei preferito che avesse continuato ad ingannarmi ma nessuno mi da mai
ciò che chiedo.
Di certo non volevo la sua sincerità pastosa e amara.
Di certo non il modo in cui mi si è strusciato addosso.
Facendomi supplicare, promettere e gridare prima di prendermi.
Prima di abbandonarmi.
“ io ti amo Shinji “
[... Io invece ti odio Kaworu! ti odio... ti odio... Perché senza di te mi
manca l’aria.]
Mi fanno paura le belle donne.
Mi fa paura Rei, mi fa paura Asuka.
E mi fa paura anche Misato, che è come il mare che divora la spiaggia.
Sola e disperata proprio come me.
Mi fanno paura gli altri esseri umani.
Io... io... rivoglio lui.
Anche se mi ha strappato urla e pianti.
Anche se in piena notte i suoi occhi mi hanno gelato il sudore addosso dal
terrore.
Cristalli di sale, rossi come la carne.
Mentre con la lingua e col corpo mi riscaldava il sangue fino a farmi
stridere di dolore le vene.
Lo rivoglio.
Anche se le sue dita mi sono arrivate dritte dentro il cuore.
Anche se so che se non fosse riuscito a salvarmi mi avrebbe
sbranato.
Gli e’ bastata una notte sola per scoperchiarmi i nervi e mettermi a
nudo.
Strapparmi ogni difesa e ridurmi ad un oggetto da manipolare.
Una bambola nelle sue mani, sotto il suo peso e tra i suoi denti.
Ridotto a nulla e poi costretto a diventare un uomo.
E il suo sorriso era gentile perfino mentre mi piegava i polsi e mi
scopava premendomi la faccia sul pavimento.
Cosa voleva?
Cosa?
Perché non ha finito quello che ha iniziato?
[Bugiardo!! Bastardo!! sadico schifoso!!! Kaworu!]
Certe forme di amore sono terribili, spaventose..e digrignano i denti come
lo 01.
Sono come le madri che vorrebbero divorarsi i figli per possederli di
nuovo.
E lui si è fatto ammazzare per dimostrarmelo.
Ma è inutile, noi non ci salveremo.
Lo so.
Lo spero.
Mi ha dato un assaggio di paradiso e poi mi ha detto che il paradiso non
esisteva.
Che se lo volevo dovevo crearmelo da solo.
Ma come accidenti faccio senza di lui?
Senza quelle dita lunghe e bianche che mi frugano dappertutto, che mi
rivoltano e mi frustano più delle parole di mio padre, più degli urli, più degli allarmi e delle esplosioni?
Come posso senza quelle braccia che mi cullano?
Senza quella voce che mi dice che il mondo è un posto terrificante perchè
non merito niente di meglio.
Come posso senza quel sesso che mi si strofina sul ventre, m’invade la
bocca, mi pulsa tra le labbra e mi entra dentro?
Come posso senza quel corpo che mi viola, mi apre e mi usa come un altare?
Perché non è più qui a trasformarmi nella sua preghiera, nel suo
peccato, nel suo sacrificio?
Non mi sono mai sentito così solo.
Per la prima volta nella mia vita ero ad un passo dalla completezza e ho
perso tutto.
L’ho incontrato al tramonto.
Avrei dovuto immaginarlo.
Da oggi in poi avrò paura anche del sole.
Mi rivolto nel letto la notte, tra le lenzuola sudate e mi sento sporco,
macchiato.
Me lo prendo in mano e lo friziono con violenza e vengo piangendo, senza
piacere, senza memoria né voglia.
Un meccanismo rassicurante quello del mio corpo che continua a vivere.
Quello della rossa invece si è sfasciato e tutta la sua anima è andata
in pezzi.
A me queste fortune non capitano.
Devo essere sempre ben cosciente della mia meschinità.
Persino lui credeva che avrei potuto migliorare, persino lui si è
sbagliato.
E adesso sono malato.
Vivo ma in condizioni ridicole e patetiche.
Febbricitante, lascivo arrotolato dentro lenzuola bagnate a leccarmi da
solo le mani per sentire quello che c’è rimasto di lui.
Adesso sono sporco, sporco come un adulto.
Misato nell’altra stanza sa.
L’ho capito da come mi guarda, con una comprensione nuova e triste negli
occhi.
Come se adesso fossi una donna anch’io.
Deve avermi sentito supplicare quella notte.
E non erano le suppliche di un bambino.
Non chiedevano giochi o carezze.
Non erano innocenti.
Volevo essere amato, amato e distrutto.
Andare in pezzi e sparire.
Sciogliermi.
Volevo che lui mi uccidesse, che quella marea mi salisse sopra gli
occhi e fin nella bocca.
Che lui mi portasse in quel mondo placido e latteo e li mi sciogliesse
nell’acqua rossa del mare.
Dove ogni cosa inizia e finisce.
E invece e’ stato lui a sparire [... e quel cretino era anche convinto di
farmi un favore... morendo...]
Come quella donna di cui non ricordo il viso.
Uno schermo disturbato, interferenze continue.
Neanche il passato esiste più.
Solo questo dolore nelle reni, nelle ossa, nei muscoli e nello stomaco.
Solo questo corpo che geme strappato via da se stesso.
E il caldo che diventa sudore e le urla dei grilli.
Io sono sempre pronto, continuo ad entrare dentro l’evangelion e
aspetto.
Ma gli angeli non si fanno più vedere.
Presto sarà settembre... e ho paura, paura che il futuro ricominci a
scorrere.
Paura che mi vengano a prendere e mi trascinino via dall’impronta nelle
lenzuola.
Paura che mi tocchino.
Paura che il mio sogno sia svanito con Kaworu.
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