Note: un altro capitolo dedicato tutto agli 'angeli che angeli non sono'. ^_^  La prima parte riguarda i loro primi tempi assieme, la seconda è dei giorni attuali.Spero che riusciate a seguire il filo!!



In un paese d'estate

parte XIX

di Unmei


Stavano per andarsene, quando successe.
Di colpo, inaspettatamente.
Una delle tante statue di cristallo poste nelle nicchie della sala esplose, con un rumore strano, sonoro e vibrante, che somigliava ad un grido di dolorosa agonia, lasciando in ricordo di sé solo una polvere luccicante e finissima come brina, che si sparse intono, galleggiando leggera a mezz'aria prima di dissolversi letteralmente nel nulla. 
Per alcuni istanti nessuno disse nulla, poi un lieve brusio cominciò a farsi strada fra i seggi del Consiglio, ma le parole erano confuse, troppo mescolate per riuscire ad afferrarle bene da dove si trovavano loro. Ciò che udirono distintamente fu invece il commento proveniente dal Sommo che occupava il trono centrale.

 "Trecento anni, se non sbaglio... peccato, ce l'aveva quasi fatta."

 "Per me ha già resistito più tempo del previsto."

Fu il commento di colui che sedeva alla sua destra, mentre il terzo rimase silenzioso, con gli occhi semichiusi e l'aria aristocraticamente annoiata.

Rain soffocò un moto di rabbia e si cacciò a forza in gola le parole che avrebbe voluto pronunciare... arroganti, freddi, boriosi e saccenti, non importava loro proprio niente di quanto era successo: non aveva importanza, sarebbe stato qualcosa di cui chiacchierare per una mezz'ora, probabilmente anche meno, per poi passare ad altri argomenti.
Era forse l'avere conquistato tanto potere a renderli insensibili?
Dopo aver raggiunto i propri limiti estremi, privi della capacità di continuare a migliorarsi, i loro sentimenti si erano fatti come stagnanti, inerti... sepolti, sommersi da qualche parte nelle loro anime, irraggiungibili.
No...
Irraggiungibili no: se avessero voluto, se avessero fatto almeno uno sforzo, avrebbero potuto riprenderseli, o almeno capirli.
 Invece avevano solo indifferenza...totale indifferenza davanti alla fine di un loro simile.
Sentì di stare passando il limite dell'autocontrollo ed avrebbe sicuramente parlato, ed in maniera molto irrispettosa, quando una mano salda lo afferrò per un braccio.
"Muoviti."
 Gli disse seccatamente Jael, trascinandolo fuori dalla Sala, senza mollarlo fino a che non si ritrovarono nel mezzo del vasto e sfarzoso corridoio.

***

 "Che cosa volevi fare? Insultarli e guadagnarti qualche interessante provvedimento disciplinare?"
 "Mi sarebbe andato bene, almeno avrei avuto la soddisfazione di dirgli in faccia ciò che penso di loro. Ma li hai sentiti? Nessuno ha il potere di irritarmi più di quel crocchio di arroganti! Certe volte penso proprio che la nostra sia una razza che si è evoluta male... e che continua a proseguire sulla stessa miserabile strada. Altrimenti non mi spiego come mai quei tre iceberg siano considerati modelli di perfezione... Se poi penso che dal Consiglio prima o poi salterà fuori un nuovo Sommo che scalzerà uno di quei tipi, perché considerato ancora 'migliore' mi prendono i brividi... e già di norma mi viene freddo, ad entrare in quel salone."
Scuotendo la testa esasperato Jael s'incamminò, lanciando il chiaro messaggio di non aver intenzione di impegnarsi in una discussione che li avrebbe visti su fronti opposti... anche se immaginava che nemmeno esprimere quel concetto ad alta voce sarebbe stato  sufficiente a far desistere un Rain deciso a sfogare la propria sensibilità ferita.
 Difatti il rosso, vistosi ignorato, accelerò il passo per camminargli di nuovo al fianco, proseguendo nella propria tirata.

 "Sono rimasti impassibili, come se la cosa non li riguardasse per nulla!" 
 "Pretendevi forse che si mettessero a piangere?"
 "Che dimostrassero almeno un po' di dolore... dicessero almeno una parola di cordoglio, o...o... rammarico ! Invece..."
 "A che scopo? Non avevano un legame, non erano nemmeno sullo stesso piano gerarchico... dovrebbero forse dolersi della morte di un inferiore decaduto?"

***

Il concetto della compassione era difficile da spiegare, più che mai a chi rifiutava anche di provare a capirlo. Per Rain discutere animatamente con Jael non era cosa rara: talvolta era divertente, altre frustrante, altre ancora si arrabbiava e basta, mentre l'altro lo guardava inarcando un sopracciglio, come se giudicasse le sue reazioni a dir poco bizzarre.
In quel momento non aveva voglia di litigare, non gli andava di rimbeccarsi a vicenda come al solito; voleva solo qualcuno con cui parlare, con cui tirare fuori tutte le parole che gli premevano da dentro il petto, e che volevano uscire ed essere ascoltate, per avere un senso, un valore.
 Ascoltare, ciò che di solito dovrebbero fare gli amici.
 Si domandò perché provasse tutta quell'urgenza di sfogarsi, e poi si rese conto che quel giorno, per la prima vota, aveva assistito alla "morte" di un suo simile.
Era stato testimone di uno di quei due o tre modi per privare le creature come lui della loro strana quasi-immortalità, ed il peso di quella visione lo stava opprimendo.
Aveva sempre pensato ad un'esistenza eterna come ad uno scontato dato di fatto, e la consapevolezza che anche per loro poteva esistere una fine gli era sempre sembrata molto distante, irreale, qualcosa  con cui non avrebbe mai avuto a che fare direttamente...ed invece se l'era trovata proprio davanti agli occhi.

Rain continuò a camminare in silenzio a fianco del proprio compagno fino a quando non uscirono dal Palazzo e scesero i gradini della scalinata sospesa, ritrovandosi nei giardini semideserti.
 Il profumo dei fiori era dolce, più vago o più intenso, a seconda della brezza che lo trasportava; il silenzio era incontaminato, e lungo i piccoli e bianchi sentieri che si incrociavano tra l'erba fresca il tempo sembrava immobile... ed in fondo lo era.  Non esistevano stagioni, né passavano gli anni: tutto ciò che lo circondava era sempre stato così, da che lui avesse memoria, e così sempre sarebbe stato: bellissimo, aggraziato, armonioso, luminoso come un diamante azzurro.

  ***

 "Tu sai chi fosse, e perché era stato punito?"
Chiese, continuando a camminare, ma senza più voltarsi a guardare Jael. 
 "No, non ne ho idea. Ma se era stato imprigionato nel cristallo, evidentemente il motivo doveva essere grave: non credo sia una misura cui il Consiglio ricorra alla leggera. Immagino che se lo sia meritato, in qualche modo."
 "Ma se si fossero sbagliati, se..."
 "Rain! - c'era insofferenza, appena percettibile, nella voce del biondo - Tra noi non possono certo esistere errori giuridici! Quel tipo era stato punito, qualcosa è andato storto, come quasi sempre, ed è morto. Chiuso. Puoi continuare  a starci male per tutto il tempo che vuoi, ma non lo porterai indietro, quindi... fatti un favore e non pensarci più; imparare un po' di distacco non ti farebbe male."

Camminarono senza dire altro ancora per un po'; Rain avrebbe voluto aggiungere qualcosa, ribattere, continuare a difendere la propria idea, ma si accorse di non avere argomenti validi da opporre.
O meglio, argomenti logici, perché se dare libero sfogo ai pensieri fosse stato sufficiente avrebbe potuto parlare per ore. Secondo lui quel tipo di condanna era una mostruosità, secondo Jael un provvedimento legittimo, ed in nessun modo l'uno sarebbe riuscito a far cambiare idea all'altro.

 ""Chissà se chi è morto oggi è stato sconfitto da una forza superiore alla propria, o se aveva deciso di arrendersi... sai, tempo fa ho parlato con uno che è riuscito a tornare dal cristallo."
 "Davvero?"

Rain annuì, e accortosi di aver catturato l'attenzione dell'altro rallentò il passo ed andò a sedere all'ombra di quello che sembrava un salice piangente dalle foglie argentate; i rami penduli ondeggiavano pigri nel vento leggero, frusciando, creando una cortina attorno a loro. Jael gli si accomodò accanto, poggiando la schiena contro il tronco dell'albero, chiedendogli tacitamente di continuare.

"Mi disse che era come trovarsi a metà fra l'esistenza e la non-esistenza. Aveva un barlume di consapevolezza, quanto bastava per dargli coscienza del tempo che passava, della solitudine a cui era costretto, ma era come ripiegato su se stesso, e non poteva avvertire nulla del mondo esterno. Disse che poteva sentire il suo spirito sgretolarsi, e che doveva opporre costante resistenza per riuscire a non perdersi, e continuare ad esistere. Per fare tutto ciò ogni sua energia doveva essere tesa allo scopo di salvarsi, e così... così per trovare più forza spirituale ha dovuto liberare una parte della sua mente dai ricordi, costretto a selezionarli, a scegliere chi e cosa voleva ricordare, le cose più importanti... e che cosa poteva sacrificare, lasciando che fosse consumato dall'oblio, nel tentativo di proteggersi, guadagnando ancora un po' di tempo, di forza. Una continua lotta... io credevo che fosse solo una specie di lungo e buio sonno, e nient'altro."
 "In tal caso non sarebbe nemmeno una punizione, penso."
 "Già."
 "Con il carattere che ti ritrovi ne sarai rimasto piuttosto impressionato."

Nel rispondere a quell'ultima frase la voce di Rain salì di tono a causa dell'irritazione.
Con un gesto spazientito strappò alcuni fili d'erba, piegandoli poi nervosamente tra le dita.
 "Tra noi due sei tu quello che ha un carattere anomalo! Possibile che non ti importi proprio di nulla e di nessuno?"
 "Non è che non m'importi... io tento solo di tenere ben separato ciò che mi dice la ragione da ciò che mi dice l'emotività. Non mi conosci ancora, dopo un secolo?"
 "E come posso conoscerti? - voltò la testa di scatto, a guardare dalla parte opposto al suo interlocutore, ed incrociò le braccia sul petto - Potrei, se tu mi parlassi veramente, se mi raccontassi di ciò che pensi e desideri, dando voce a questa parte emotiva che dici di avere, e non solo a ragionamenti logici, asettici e... e... "
 "Già non ti piaccio ora, se mi conoscessi meglio probabilmente finiresti con il detestarmi del tutto."
Lo interruppe serenamente Jael, come se stesse parlando di una persona che nemmeno lo riguardava, anziché di se stesso.

 "Io non ho mai detto una cosa simile!"
 "L'avrai pensata, allora."
 "Senti un po', saprò ben io cosa ho pensato e cosa no! Non sei certo Mister Amabilità, però una volta che ci si è abituati... insomma... non sei poi troppo male." 
Jael lo stava fissando indolentemente, ed infine socchiuse gli occhi.
 "Sto cercando di capire se devo ringraziarti o no per quello che hai appena detto."


Rain bofonchiò qualcosa di incomprensibile e si distese sul prato, incrociando le braccia dietro la nuca.
 "Se qualcuno deve sentirsi poco apprezzato, quello sono io: ricordo che il giorno in cui siamo stati assegnati l'uno all'altro tu non sembravi molto compiaciuto... hai detto qualcosa del tipo...*e io dovrei lavorare con lui?*..."
 "Veramente dissi: cos'è, uno scherzo? Dov'è il mio vero compagno?  ."
Rain fece una smorfia, arricciando il labbro in un'espressione vagamente seccata.
  [Se esistesse un dio della pedanteria...]
 "Non occorre che me lo ricordi con tanta solerzia!"
  "Non ti sarai offeso?  - l'espressione di Jael era di pura innocenza -  Ti conoscevo solo di vista, e per quel che sapevo di te dovevamo avere una compatibilità caratteriale al di sotto della media... Non era assolutamente un attacco sul piano personale!"
 "No, certo..."
Rain lo guardò sospettoso... avrebbe potuto anche credere a quelle parole, se non avesse visto la luce di piacere negli occhi dell'altro: non era del tutto sicuro se fosse solo una sua impressione, ma gli sembrava che quegli occhi verde acqua si facessero ancora più chiari, quando il suo collega era particolarmente di buon umore.
"Beh - continuò - ora siamo insieme da un bel po' di tempo, e mi conosci meglio, quindi puoi dirmi ciò che pensi di me, e se sei contento di avermi come compagno, giusto?"
 "Devo proprio?"
Rain lo guardò minacciosamente, e Jael alzò una mano in segno di pace.
 "D'accordo, d'accordo... credo che tu sia molto capace, ma purtroppo non sfrutti completamente le tue potenzialità, probabilmente proprio perché tendi, come hai dimostrato poco fa, a farti guidare dall'impulsività. Hai un alto livello di empatia, ma te ne fai influenzare troppo, e manchi un po' di senso dell'ambizione, il che è un peccato, perché potres-"
 "Lo stai facendo di nuovo!"
Esclamò Rain, stizzito.
 "Eh?"
 "Stai di nuovo parlando per dati e analisi! Non stai dicendo cosa pensi tu di me, stai solo giudicando il mio carattere senza esprimere un parere."
 "Vuoi un parere?"
 "Dimmi cosa pensi veramente di me come compagno."

L'altro sembro pensarci per un po', guardandolo dritto in viso con aria critica, e alla fine scrollò le spalle.
 "Beh... poteva andarmi peggio. Forse."

***

*Poteva-andargli-peggio-FORSE??*
[... ma razza di brutto...]
Quella frase in un certo senso lo ferì: se era stata detta pensandola sul serio, era decisamente offensiva; se invece il suo compagno stava producendosi in ciò che secondo lui era umorismo, non trovava la battuta divertente.

 "Guarda che sei ancora in tempo a chiedere di farti mettere con qualcun altro." Gli rispose piccato, alzandosi in piedi: ecco, adesso se ne sarebbe andato mollandolo lì da solo, tanto se lo meritava, visto che evidentemente la sua compagnia non era apprezzata.
Più o meno si rendeva conto di stare reagendo in maniera eccessiva, ma non gli importava, anzi... in verità non capiva perché provasse tanta irritazione e non riuscisse a rispondere in maniera adeguata: le parole giuste gli sfuggivano, niente gli sembrava adeguato.
Mosse un passo, ma  si accorse che qualcuno lo stava trattenendo; ebbe solo il tempo di dare una sorpresa occhiata alla mano di Jael che gli stringeva il polso, ed inaspettatamente fu tirato piuttosto bruscamente verso il basso, e si ritrovò di nuovo a terra. Era caduto scomposto, pesantemente, e così non era propriamente seduto, ma semi disteso su di un fianco, con una gamba piegata sotto l'altra. Si puntellò su un avambraccio, furente.
 "Ma che diamine...?!"
 "Mi è sembrato che tu avessi preso male le mie parole, e non volevo farti andare via arrabbiato."

Rain aprì la bocca per rispondere, ma la richiuse senza emettere suono. Una volta, poi ancora un'altra, ed un'altra... e alla fine fu Jael a parlare.

 "In questo momento sei turbato, lo so, ed io non sono certo la persona adatta a tirarti su di morale, però non voglio che tu abbia l'impressione  che non mi prema nulla di ciò che è successo oggi.. O di te. E poi... - fece una pausa, quasi le parole che stava per pronunciare gli costassero fatica - a me non è mai piaciuta la compagnia, né mi è facile stringere legami di qualunque genere... ma  nonostante tu sia un insopportabile parolaio, e benché resti dell'opinione che tu sia imperdonabilmente emotivo,  devo dire che... sono felice di averti con me."

***

Ecco, aveva proferito un intero discorso solo per cercare di mascherare un po' le ultime cinque o sei parole pronunciate, nella speranza che passassero inosservate, ed invece la sensazione era quella di aver ottenuto l'effetto esattamente opposto: Rain lo stava fissando con tanto d'occhi.
Occhi di quello strano colore, scuro e riflessato di rosso, come due intensi granati; una sfumatura calda che non gli era mai capitato di vedere, e che lo aveva colpito da subito: erano insoliti e belli.

 "Perché non me l'hai mai detto?..."

 °°Eh? Gli aveva forse letto nella mente? Ma tra pari non era possibile! E  poi era imbarazzante venire colto nell'esprimere apprezzamenti su...°°
 "... io credevo di esserti antipatico."

°°Ah! Si riferiva al discorso di poco prima! Meno male.°°
 "No, affatto. Se qualcuno non mi piace non mi premuro nemmeno di rivolgergli la parola."

Si guardarono senza più parlare.
A Rain sembrò di trovarsi davanti ad un bivio, consapevole che  la prossima frase che avrebbe pronunciato sarebbe ad andata a influenzare tutto il loro futuro rapporto. Poteva cedere alla tentazione di dire qualcosa di pungente riguardo alla scarsa capacità relazionali del compagno... oppure accettare il fatto che già doveva aver fatto uno sforzo ad ammettere di trovarsi bene assieme a lui.
"Forse... forse se ci hanno scelti come compagni un motivo ci sarà pure, vero?"
 Disse infine, tentativamente.
 "Magari farsi quattro risate alle nostre spalle."
Aggiunse Jael, con un ghigno decisamente divertito.

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.

 Era stato dopo quel giorno, dopo la chiacchierata all'ombra del salice, che avevano iniziato a capirsi davvero, ad essere più vicini, e... forse il termine esatto era: complici, una cosa che all'inizio  non avrebbe mai creduto possibile. Invece, una volta abbattuto quel muro  tra di loro, il muro che inizialmente avevano accuratamente finto di non vedere, avevano scoperto  di essere necessari l'uno all'altro per colmare le rispettive lacune.  In quei giorni andati Rain non avrebbe mai creduto di potersi innamorare del suo inflessibile compagno, nemmeno se qualcuno gli avesse mostrato il futuro in una sfera di cristallo.
Ma neanche avrebbe pensato di vederlo ammorbidirsi, con il tempo, e nemmeno che lui stesso avrebbe imparato almeno un minimo dell'autocontrollo che predicava il suo amico. L'acqua gelida e quella bollente si erano temperate a vicenda, ed il tepore che ne risultava era molto più piacevole dei singoli elementi presi da soli.

L'emozione ancora incognita che gli era piovuta addosso, però, stava rapidamente mangiandosi i suoi progressi, e lui si sentiva più irrazionale che mai, come in quel momento.. il momento in cui Jael era tornato da lui, in quello stesso giardino di tanto tempo prima, dopo un'assenza di sette giorni. Giorni nei quali lui aveva fatto domande e lo aveva cercato, fino a capire che doveva trovarsi fra gli umani, ma non era stato da Edg e Matthias, che non lo avevano visto.
 E così non aveva potuto far altro che desistere, ed aspettare.

 "Sei scomparso per una settimana! Non so, forse non te ne rendi conto, o chissà, magari te ne sei scordato e non l'hai fatto apposta, ma non mi hai detto proprio niente di questa tua vacanza... e visto che sembra diventata abitudine schermare la tua aura perché non ti rintracci, mi stavo seriamente preoccupando, non riuscendo a percepirti da nessuna parte!"

 "Mi dispiace. Avevo bisogno di riflettere, e per farlo più chiaramente era necessario che fossi lontano da te."
 "Oh, bene! Quindi, tra le altre cose, la mia presenza è diventata un elemento di disturbo. D'accordo, non ti darò più noia, bastava dirlo chiaramente."

Rain gli passò oltre, urtandolo deliberatamente.
Non voleva che andasse così...
Non voleva, non voleva, non voleva...
Ma che altro poteva fare?
 Non riusciva a pensare lucidamente, si sentiva così carico di sentimenti contrastanti che avrebbe voluto piangere di rabbia e, se fosse stato possibile, portare avanti il tempo di qualche mese, saltando tutto quell'orribile periodo, andasse come andasse, non voleva più saperne.
 [Bugiardo]

Due mani si posarono sui suoi fianchi, gentili ma salde, bloccandolo.
Per un istante fu certo che tutto ciò che c'era attorno a lui stesse traballando, e il prato ruotando, e che improvvisamente si fosse alzato un caldo intenso... ma poi si rese conto che così non poteva essere, e che era invece lui a tremare, la sua testa a girare, e il calore che sentiva era nato dentro di lui, non fuori.

 "Non attribuirmi parole che non ho mai pronunciato."
La frase risuonò pacata vicino al suo orecchio, una voce suadente, una di quelle che sembrano accarezzarti, e che ascolteresti anche soltanto per il piacere del loro suono. 
Rain sentiva il petto dell'altro contro la schiena; un contatto appena percettibile, poco più dello sfiorarsi delle stoffe seriche dei loro abiti, ma così improvviso e inaspettato da essere sufficiente a causargli un black out mentale: i suoi pensieri annasparono, si dispersero in ogni direzione, lasciandolo solo a chiedersi cosa diamine stesse passando per la testa del suo compagno. Così agitato che, dopo essere rimasto qualche istante paralizzato per la sorpresa,  si divincolò bruscamente, allontanandosi di un paio di passi, e continuò a volgergli se spalle, ma senza più allontanarsi: se aveva qualcosa da dirgli, che parlasse, che usasse quella possibilità per spiegarsi.

****

[Ti comporti come se tu fossi l'unico a soffrire in questa situazione... se tu solo aprissi gli occhi, maledizione! Non c'è un solo egoista tra noi, ma quest'idea non ti sfiora nemmeno, vero?]
Jael avrebbe voluto incollerirsi, sfogarsi, con lui; sentì l'irritazione fare un tentativo di crescere e liberarsi, ma non ci riuscì, non ne era capace... si sentiva solo male... male per tutti e due.

 "So che nell'ultimo periodo mi sono comportato in maniera pessima... e so che tu hai tentato di venirmi incontro ed io ho sempre rifiutato il tuo aiuto. - lo vide tendersi come se fosse  combattuto tra l'andarsene e il restare ad ascoltare ciò che aveva da dirgli - Credevo, in questi giorni d'assenza, di poter trovare una risposta ai miei dubbi, ed in effetti così è stato, in un certo senso..."

 "E quale sarebbe?"
Sciocco chiederlo, visto che ignorava quale fosse la domanda, ma non importava; era un suo diritto, almeno quello.
 "La risposta è non cercare affannosamente una risposta; alla fine arriverà da sola."

^+*Ricordo*+^

°°..."E' come quando cerchi qualcosa e non lo trovi... finisce sempre che ci inciampi dentro quando smetti di cercarlo. Idem se pensi troppo ai problemi: non li risolverai  mai."
 "Dici?"
 "Beh, credo che non dovresti roderti tanto per capire cosa è più importante per te: dovresti lasciarti portare dall'istinto. Potrei darti un consiglio migliore se tu mi raccontassi più chiaramente che cosa ti preoccupa, che ne pensi?"
 "Penso: no."
 "E posso farti un tatuaggio con l'henné?"
 "Nemmeno"
 "Sai, qui sul petto starebbe proprio bene..."
 "Tu provaci e me ne vado immediatamente."
 "Jael... antipatico!"
Esclamò la ragazza, mollandogli un calcio nelle caviglie. °°

^+*Fine*+'^

Si riavvicinò, prese posto accanto a lui, ma questa volta senza toccarlo, limitandosi solo a guardarlo.
 "Da qualche tempo tra noi c'è tensione, lo so, Forse sarebbe il caso di tentare di rimettere le cose a posto... tornare come prima. "
 [Almeno fino a quando sarà possibile... che sia per pochi mesi solamente, oppure per sempre... ed io lo spero... voglio che sia un tempo felice.]

 "Sul serio? Lo dici proprio tu che ti sei impegnato quanto più hai potuto ad allontanarci!"
 [Non mi dire più niente, piantala, lasciami in pace... mi si stringe la gola e mi odierei se mi tremassero le parole, la prossima volta che aprirò bocca.]

 "Dunque per te va bene che tutto resti com'è ora?"

La risposta fu il silenzio.
Un silenzio che si dilatò dolorosamente, carico di emozioni e paure, da parte di entrambi.
Un silenzio difficile e fastidioso, che gli si stava appiccicando addosso.

Poi Jael tese verso di lui una mano, affusolata e pallida, e gli volse il palmo, invitandolo senza parole a dargli la destra; Rain lo guardò, senza accennare a muoversi, osservando il suo viso, scrutando i suoi occhi.
 [Come può essere sempre così calmo, tranquillo? O forse sono io che non riesco più a vedere oltre l'apparenza... per superficialità, o per paura, non lo so. Perché so che non sei fatto di ghiaccio...]
...glielo aveva sempre dimostrato...

La mano è ancora lì, tesa verso di lui, come un'offerta, come una richiesta.
 "Allora, vieni con me?"
 "Dove?"
 "Fidati."

È una sola parola, ma importante: una delle parole che ha più significato al mondo:
Fiducia... un liquido così prezioso che a volte non lo si dona nemmeno agli amici, agli amati, perché rende troppo vulnerabili, perché se sbagli la persona a cui donarla è come esporre il petto ferite, all'inganno.
Però di colui che aveva davanti si era sempre fidato, e sapeva che *almeno* quel sentimento era reciproco, e non voleva perderlo.
 Non poteva permetterselo.
Finché ci fosse stato qualcosa a legarli, qualunque fosse il nome, non poteva permettersi
di distruggerlo solo perché si sentiva ferito.

Rain alzò lentamente una mano, e sempre lentamente la avvicinò a quella di Jael, fino ad poggiarvela, palmo contro palmo. Il biondo gli sorrise, e tutto intorno a loro scomparve.

********
Tutto intorno era bianco, luminoso, il cielo sereno; il sole si rifletteva sulla neve e davanti a loro si stagliavano montagne imponenti, aspre ed innevate. Rain, stupito, lasciò la mano di Jael e fece qualche passo avanti, guardandosi intorno. Anche i suoi abiti erano cambiati, notò: erano pesanti, invernali e caldi.
 "Per chiederti scusa d'essere scomparso, e per essere stato molto scostante, ultimamente... volevo offrirti una piccola vacanza. Tornare a passare il nostro tempo assieme ci farà bene, ne sono certo. E questo posto è davvero adatto a riconciliare gli animi... qui, per qualche giorno, possiamo dimenticarci di ogni cosa. Se vuoi."

Rain annuì, ancora assorto nella contemplazione del maestoso panorama, e in tanti altri pensieri.
Stare di nuovo assieme! Dopo tutti quei mesi! Ed aveva scelto la montagna... lui adorava le montagne, si perdeva sempre nell'ammirarle, affascinato... Jael lo sapeva bene, ecco perché aveva scelto quel posto.
 Dentro di sé sentì la felicità sciogliere la tristezza... forse le cose non andavano così male come credeva, forse avevano solo attraversato un brutto periodo, come capita a tutti.  E forse finalmente quel periodo era finito.

Quello poteva essere il momento buono per una confessione: Jael aveva fatto un tentativo di riavvicinarli, seppur continuando a comportarsi elusivamente, e gli sembrava un buon segno... e poi, gli piaceva l'idea di svelarsi con il memorabile sfondo delle montagne. 
In effetti non aveva mai pensato a confessare i propri sentimenti nel loro piano astrale; le volte che aveva fantasticato in proposito aveva sempre immaginato di trovarsi in un luogo 'terreno', pieno di storia, bellezza e suggestioni. Come il Sacre Coeur, con Parigi ai loro piedi... o la cornice incantata che era il Taj Mahal. Come avesse fatto a ridursi a tali vagheggiamenti degni di una ragazzina divoratrice di romanzetti rosa non lo sapeva nemmeno lui... e nemmeno era particolarmente curioso di scoprirlo, la cosa era già abbastanza imbarazzante pure senza darsi la pena di approfondirla.
 Bene, allora.
Quello era il luogo prescelto per il tentativo numero due, e sarebbe stato ben attento a non farsi di nuovo prendere la mano dalla situazione.
 [Ancora non riesco a credere di essere stato così stupido da baciarlo! Dovevo proprio aver perso la testa... ma questa volta sarà diverso. Gli parlerò, mi controllerò e non commetterò un'altra scemenza, qualunque sarà la sua risposta.]


 "Jael, senti, io... devo dirti una cosa... importante."
 [Complimenti, hai parlato ad un volume tale che probabilmente ti sei sentito solo tu.] 
Gli sfuggì un sospiro rassegnato e fece per girarsi, conscio che una dichiarazione come quella che aveva intenzione fare andava pronunciata guardando il proprio interlocutore negli occhi, per quanto imbarazzante potesse essere.
 Nel momento in cui si trovava ormai di profilo, e stava aprendo bocca per parlare ancora, qualcosa lo colpì, prendendolo tra guancia e collo.
 E quel qualcosa era freddo e bagnato esattamente come una palla di neve.
  "Uhm... ti sei voltato proprio nel momento sbagliato. Volevo centrarti la testa."

 Rain si passò una mano tra i capelli umidi e fissò Jael come se lo vedesse per la prima volta; il biondo stava tranquillamente sfregandosi le mani, infreddolite dopo aver manipolato la neve, ed aveva l'espressione più pacifica del mondo; in un istante tutti i suoi progetti sulla romantica dichiarazione d'amore gli evaporarono dalla mente.
 "Ma cosa... ma sei pazzo? Ti sembra il caso di giocare a palle di neve come... come..."
 "Visto che ultimamente non fai più lo scemo come tuo solito, ho pensato che qualcuno doveva prestarsi al ruolo. Devo lavorarci ancora un po', anche se non raggiungerò mai le tue inarrivabili vette: credo di mancare di spontaneità."
 Aggiunse, con un rimpianto palesemente fittizio nella voce, attendendo di vedere quale sarebbe stata la reazione dell'altro, sperando che cogliesse l'occasione per iniziare un bello scambio di frecciate.
Come una volta, come sempre. Come era giusto. Perché...
 "...  lo scemo in questione mi manca veramente."

Ops.
Quella era una frase che andava solo pensata... ma l'aveva davvero detta ad alta voce? Se sì, rovinava completamente lo scherzo, e quel che era peggio lo faceva sentire...
... smascherato.

I passi di Rain affondarono dalla neve soffice, mentre si avvicinava a Jael, ed il loro suono ovattato, da solo, riusciva a riempire quell'attimo carico di attesa.
Giunse vicino a lui, ancora confuso, ancora pensieroso. Aveva diverse possibilità... ... dal tirargli un pugno, cosa di cui continuava ad avere una certa voglia, al bissare la sua precedente imprudenza, baciandolo ancora... dal ritentare la sua dichiarazione di pochi minuti prima, al ribattere con qualcosa del tipo:
 'Lo scemo in questione pensa che tu abbia per tale ruolo un notevole talento nascosto."
Non fece nulla di tutto ciò, niente gli sembrava adatto.
O forse, aveva paura di tutto ciò che sarebbe potuto nascere da una di quelle azioni. 
E così non o prese a pugni, né lo baciò, né fece alcuna confessione o pungente battuta.
 Però lo abbracciò.
Gli strinse le braccia attorno, e poggiò la fronte sulla sua spalla. Sentiva il suo calore, il profumo, e i capelli lunghi sfiorargli la pelle, ma sentiva anche che era rimasto immobile. Dolorosamente immobile.
 "Anche tu mi manchi."
Disse, con parole mezze soffocate, e chiuse gli occhi, perché c'era troppo bianco e troppa luce e troppa bellezza intorno.
 E anche troppo freddo.
 E del freddo, lui, non ne poteva più.

Stava per separarsi, quando fu ricambiato.
Prima solo con una stretta leggera, più che altro un 'tentativo' incerto di abbraccio, che poi divenne uguale alla sua, altrettanto sincera, altrettanto calorosa.
Stranamente lo faceva sentire più sereno e più infelice allo stesso tempo, e le parole di Jael, poi,  gli strinsero il cuore di un sentimento che, inspiegabilmente faceva male, eppure era piacevole.

"Ora però siamo qui tutti e due, no?"



__________________C O N T I N U A _________________________

Ed ora non osate fare commenti su questo abbraccio, è stata una fatica scrivere una cosa simile, per me! >.<... e penso che si veda, vista l'immonda schifezza che è venuto questo 19! Jael, tesoro, perdonami!!!!

Jael:     "Io ti perdonerei anche, intanto staccami questo qui di dosso. Si è abbarbicato stile koala e mi sta sbavando sul maglione."
Unmei  "Abbi pazienza, questo si chiama fan-service, serve a far contenti i lettori." 
Jael:     "Il fan-service c'è nei manga, non nelle fic!!!!"
Unmei: "Sì, ma io non so disegnare quindi mi arrangio come posso ^_^"

Se non si fosse capito, nella piccola parte dei ricordi di Jael sulla sua piccola 'fuga', la ragazza con qui sta parlando è proprio Mag (sei contento Venussino? ^__-..... o la poverina ti ha irritato anche questa volta? Uomo senza cuore!!)
Bene, ora vado....  come sempre, grazie per la lettura e la pazienza!



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