NOTE: le parti racchiuse tra i cancelletti ## denotano flashback, parti della storia ambientate nel passato. 
Le parentesi quadre (che si svolgono dopo le tonde, tanto per far felice il mio ex prof di mateca) indicano invece pensieri, più o meno consci, dei protagonisti.


In un paese d'estate

di Unmei

parte VIII


#####"Questa tunica non la portate? Siete sicuro che non ne avrete bisogno?"
"Starò via solo pochi giorni, Ewan, non è necessario che mi riempia di bagagli. Già preferirei non andare affatto, non fosse che mio padre mi ha ordinato di accompagnarlo."
"Forse se proverete ad insistere ancora un po' deciderà di portare con sé vostro fratello."
Un sorriso storto attraversò il viso di Edgard, una smorfia che lo incupì, più che illuminarlo.
"No; non credo proprio che cambierebbe idea."
"Voi dite?"
Edgard lasciò cadere un breve istante di silenzio; aveva voglia di parlare con qualcuno, e sapeva che Ewan  lo avrebbe capito più di chiunque altro al castello, forse era anzi l'unica persona che non lo avrebbe criticato.
"Vuoi sapere la vera ragione, che lui tace pensando che io non abbia capito, per il quale il mio venerabile genitore desidera tanto che sia proprio io ad andare con lui al castello degli Ashmore?"
Ewan annuì, alzando gli occhi verso il suo padrone, che era vicino a lui, tanto vicino che quasi non riusciva a dominare l'impulso di stringerglisi contro.
  "Il semplice motivo per cui mio padre non ha interesse a portare Thomas con sé…..è che lui è già sposato."
Per un momento il valletto non riuscì a capire la logica della risposta; cosa poteva c'entrare il fatto che Thomas avesse una moglie e che per tale ragione…..
…..Oh!….. Ecco…..
Quando realizzò, l'idea gli fece saltare un battito del cuore.
  "Hai capito? Il marchese Ashmore ha due figlie in età da marito."
Disse Edgard, leggendogli negli occhi.
  "Sì, però…..cioè….." - Ewan cercò le parole  -" Non è che possa costringervi…..se voi non volete….."

[Oppure lo volete?]
Si chiese inconsciamente.

  "Sì che potrebbe, invece. O meglio, potrebbe ricattarmi in qualche modo per costringermi alle nozze, ma certo non impormele comunque se io continuassi a rifiutarle. La Chiesa non ritiene valido un matrimonio imposto…..e questo fatto di per sé renderebbe praticamente nulli quasi tutti gli sposalizi compiuti tra le  famiglie nobili."
  "Ricattarvi in che modo?"
Domandò Ewan, preoccupato; al pensiero che qualcuno o qualcosa potesse danneggiare Edgard; preferiva  vederlo ammogliato, lasciar sfumare  per sempre i suoi sogni ad occhi aperti e perdere  anche la sua tenue, irrealizzabile speranza di vedere ricambiati i propri sentimenti.
  "Nell'unico che egli conosca: minacciando di diseredarmi. Mio padre è un uomo di scarsa fantasia."
  "E a voi non importerebbe di perdere tanta ricchezza?"
  "Dipende. Anche perdere tutto può essere un prezzo straordinariamente basso da pagare, se in cambio si può essere felici. Non credi?"
Il servo guardò in basso. Sì…..un prezzo basso, quando la felicità e possibile; ma in certi casi…..in certi casi nemmeno vendere il mondo intero sarebbe bastato per ottenerla.
  "Ma se invece una di queste ragazze dovesse piacervi…..piacervi molto…..la sposereste?"
  "Certo."
Quella breve risposta gli sembrò una pugnalata.
…..la sua era stata una domanda sciocca, la cui replica fu ovviamente scontata.
Tortura. Ecco quello che ormai era diventato stare accanto a Edgard; sentirsi felice e misero al tempo stesso, avere il cuore che scoppiava di felicità e tristezza.
  "Non è forse normale - continuò Edgard - desiderare  di restare sempre accanto alla persona amata?"
  "Sì."
Rispose piano; chi poteva saperlo meglio di lui?
  "E' proprio quello che ho intenzione di fare io, Ewan." ####


Il suono della sveglia lo strappò bruscamente al sonno. Matthias allungò una mano alla cieca verso il comodino e disattivò l'allarme, poi tornò ad accoccolarsi contro Keith, che si era spostato dalla sua parte del letto; voleva godersi ancora qualche minuto di vicinanza prima di doversi alzare; l'altro non si era destato, sembrava che il suono della sveglia non l'aveva minimamente disturbato.
Dalle persiane socchiuse filtrava la luce del mattino, illuminando la stanza quel tanto che bastava da permettere a Matthias di osservare il viso di Keith.
  "Non mi sembra che tu abbia poi sposato una di quelle donne…..beh, più che altro è una sensazione, non posso esserne sicuro al cento per cento. Magari prendesti moglie e poi la lasciasti per me, chissà; certo ora non ha più importanza."
Matt sorrise e chiuse gli occhi. Il sogno appena concluso era la prima nuova memoria che si affacciava alla sua mente dopo tre mesi.
Tre mesi…..
Circa tanto quanto lui e Keith stavano insieme.
Novanta giorni meravigliosi, perfetti come diamanti maestralmente sfaccettati; anche i loro errori erano stati così sublimi, almeno secondo lui, da meritare d' essere ricordati come momenti bellissimi e romantici.
Forse dipendeva dal fatto che per il momento vivevano ancora sulla loro soffice nuvoletta rosa, senza avere alcuna intenzione di scendere.
Altrimenti, come considerare poetico il fatto che una serata al lume di tante candele profumate accese nella loro camera era stata ad un passo dal risolversi con l'incendio dell'appartamento?
O come giudicare teneri e indimenticabili i disastri culinari che avevano prodotto i primi tempi, nel tentativo di imparare a cucinare qualcosa di commestibile, senza dover sempre ricorrere a surgelati cibi pronti o ai take away…..
In realtà Keith, dopo qualche settimana di bistecche immangiabili, stava cominciando a cavarsela…..una volta aveva anche preparato un dolce speziato di cui non ricordava più il nome…..una torta scozzese che dopo essere stata preparata aveva dovuto restare per quasi un mese a 'riposare'.
  Sarà stato perchè che tra gli ingredienti figurava del liquore, o per via della frutta fermentata che conteneva, ma la torta in questione gli aveva dato un po' alla testa…..e il fatto di averne mangiare tre grosse fette in una sola sera non lo aveva certo aiutato a restare perfettamente sobrio; in quell'occasione era anche venuto fuori che Keith era scozzese da parte di madre, clan dei McPherson, per la precisione.
Pensandoci, c'erano ancora tante cose che non sapevano l'uno dell'altro, ma per scoprirle avevano tutto il tempo che volevano. Comunque…..era un bene che fosse stato Keith a dimostrarsi il più versato per l'arte dei fornelli: con il suo livello di distrazione lui non avrebbe fatto altro che bruciare tutto, o di confondere il sale con lo zucchero o viceversa, e di mettersi tre cucchiaini di sale nel tè gli era già capitata un paio di volte.

Avrebbe voluto dormire ancora, ma quel sabato era di turno al negozio; ma c'era un lato positivo: quello era anche l'ultimo giorno di lavoro prima delle vacanze, tre intere settimane.
Le ferie per Keith, invece, iniziavano quel giorno stesso, però Matthias non trovava giusto che potesse dormisse fino a tardi quando lui era invece costretto ad alzarsi alle sette.
  "Svegliati, Keith, daiiii..…"
Disse, scuotendolo leggermente.
  "Mmhhh….."
  "Non vorrai mica farmi fare colazione da solo?"
  "…..ho sonno….."
Mugugnò.
  "In piedi! In piedi!! Avanti!"
Continuò, levandogli il cuscino da sotto la testa e saltellando inginocchio sul letto, fino a quando Keith non aprì gli occhi, fissandolo con calma.
  "Comincia a scappare, Matthias."

***     ***     ***     ***     ***     ***     ***     ***     ***     ***      ***     ***


  "A che ora finisci, oggi?"
  "Alle tre, tre e qualcosa."
  "Passo a prenderti a quell'ora."
  "Vieni a  piedi, però, così facciamo una passeggiata."
  "E una volta a casa cominciamo a preparare le valigie."
  "Eh?"
Matthias buttò giù l'ultimo boccone del tramezzino con un sorso di succo d'arancia e guardò interrogativamente Keith, che si stava tranquillamente versando la seconda tazza del suo quotidiano, amarissimo caffè nero.
  "Andiamo in vacanza, no? Ti va di lasciare Londra per quindici giorni?"
  "Certo, ma…..ma dov'è che andremmo?"
  "Questo è un segreto! (1)  Lo vedrai quando ci saremo."
  "Ma non è giusto così! Me lo devi dire!"
  "….."
  "E con che cosa ci metto la valigia se non mi dici dove andiamo?"
  "Tu porta un po' di tutto."
  "Uhhmm…..quando smetterai di  farmi dispetti?"
  "Mai. È divertente, quando fai l'offeso: sembri un bambino con il broncio."
  "Senti un po'….."
  "Guarda che stai facendo tardi."
Matthias guardò l'orologio al muro e si accorse che Keith stava dicendo il vero.
  "Continuiamo il discorso oggi pomeriggio!"
Disse, lasciando la stanza, per poi tornare indietro, dare un bacio al volo a Keith e correre via di nuovo, portandosi via un'altra fetta di pane tostato.


Keith lavò le tazze e i bicchieri sporchi. Bestiaccia andò strusciarglisi contro le gambe, miagolando.
  "Lo so, lo so. Vuoi la colazione anche tu. Che scatoletta preferisci che ti apra?"
  "Meowr!"
  "Vuoi piuttosto i croccantini?"
  "Meeowwwr!"
  "Okay."
Si asciugò le mani e si chinò ad accarezzare il micio.
  "Prima di entrare in questa casa non mi ero mai messo a parlare con gli animali; anzi, di solito non ci vado proprio d'accordo; i gatti se possono mi graffiano e i cani mi ringhiano a prima vista. Evidentemente è vero che siete in grado di accorgervi se avete davanti una persona cattiva, eh?"
Il felino rispose con fusa rumorose.
  "Meowr!"
Questa volta era stato Keith.

***     ***     ***     ***     ***     ***     ***     ***     ***     ***      ***     ***


  [Chissà che cos’ha in mente. Dove vorrà portarmi?]
Rimuginò Matthias, sistemando su un espositore una nuova edizione di poesie di Coleridge.
  [Lo tormenterò finche non me lo dirà. Deciso.]
  "E quando voglio ottenere qualcosa so essere snervante."
Disse ad alta voce, ed un paio di clienti si voltarono perplessi a guardarlo.

  "E chi è che vorresti snervare?"

La voce di…..
"Andrew?"
  "Bene, se non altro mi fa piacere sapere che ti ricordo ancora come mi chiamo."
Matthias fissò per qualche istante il suo amico, come fosse un fantasma. Ma quando si era tagliato i capelli così corti? L'ultima volta che l'aveva visto…..di sfuggita, due mesi prima…..
…..Ah-ehm…..non si era reso conto che fosse passato tanto tempo.
  "Che sorpresa vederti qui! Sai…..dopotutto siamo in una libreria!"
Tentò di sdrammatizzare, con scarso successo, per altro. Andrew lo guardava a braccia incrociate e con espressione severa.
  "Non ti sei più fatto sentire, né ti sei fatto vedere nei soliti posti. Il telefono ha sempre attaccata una dannata segreteria telefonica e comunque, quasi sempre non hai richiamato.  Ti sei stancato dei tuoi amici o che altro?"
  "No, io….." - [mi sono solo scordato dell'esistenza del resto del mondo, in questi ultimi mesi] "Un po' di cose sono cambiate nella mia vita, e non te le dico nemmeno tutte, che tanto non ci crederesti."
  "Comincia pure a raccontarmene qualcuna."

[Qualcuna? Conoscendolo, qualcosa mi dice che è meglio lasciar fuori la parte della mia vita precedente…..beh, a questo punto, sono curioso di vedere come prenderà il resto. Dopotutto è il mio migliore amico, quindi, prima o poi, dovevo dirglielo.]

  "Vieni con me dietro il bancone, che è un discorso un po' privato."

***     ***     ***     ***     ***     ***     ***     ***     ***     ***

Okay, finito.

Glielo aveva raccontato.

Andrew era un po' palliduccio, ma non era scappato né aveva fatto commenti.

  "Cioè, sì, ma…..così, da un momento all'altro…..insomma….."
Matthias scrollò le spalle.
  "Che ti devo dire!"
  ['Da un momento all'altro', poi ,è relativo, vecchio mio…..]
Momento di silenzio, in cui Andrew sembrò molto affascinato dalle proprie unghie.
  "E…..e io?"
Chiese alla fine.
  "Tu che cosa?"
  " Voglio dire, noi due ci conosciamo da tanti anni, poi arriva questo tipo che in quattro e quattr'otto…..mi chiedevo se prima di conoscere lui avevi mai…..beh diciamo, fatto un pensierino su di me."
  "Che cooooosa???'"
Matthias ebbe l'impressione che la mascella stesse per schiantarglisi al suolo.
  "No-no-no-no! Non fraintendere! Io sono etero, pure troppo, certe volte, me lo chiedevo solo per curiosità. Beh, se non sono indiscreto. Allora?"
  "Ah. Non mi sei mai passato nemmeno per l'anticamera del cervello."
Rispose Matthias, tranquillizzato e divertito.
  "E perché?"
C'era una certa punta di orgoglio ferito nella sua voce. Matt lo squadrò.
  "Forse perché ho buon gusto?"
Propose, inarcando un sopracciglio.
  "Stronzo.
Dichiarò Andrew, e poi decise di riportare la discussione su binari un po' più seri.
  "Ma tu una volta stavi con Katy, ci sei stato per sei mesi….."
  "Quello è stata l'unica altra mia relazione, ed è di quasi due anni fa…..lo sai che la nostra non è stata una grande storia. Ci abbiamo provato, ma non è mai funzionata bene.  Invece tu e lei siete una bella coppia, quindi dal quel naufragio hai tratto vantaggio, no?"
Andrew fece un sorriso strano.
  "*Facevamo* una bella coppia."
  "Che vuoi dire?"
  "Katy mi ha lasciato."
  "Ancora? Ti lascia tutti i mesi, e due giorni dopo fate pace come se nul-"
  "Stavolta è diverso" - lo interruppe - "Stavolta non abbiamo litigato, né se ne è andata sbattendo la porta giurandomi eterno odio. Lei mi ha parlato…..mi ha detto che certo, mi vuole bene, ma non mi ama più. Che si vede con un altro da un mese. E che appunto, la nostra è una storia finita. Chiuso."
  "Andrew, mi dispiace!"
  "Baah, non fare quella faccia addolorata! Basto io…..e poi via, là fuori è pieno di donne che aspettavano che un gran figo come me si liberasse. Solo che sai, mi sento proprio uno stupido, a non essermi accorto che le cose non andavano…..che lei aveva un altro. Forse non ero così innamorato."
  "O forse lo eri davvero molto."
  "Forse."
Il ragazzo battè una terrificante manata sulla schiena di Matthias.
  "Peccato che tua sorella sia andata via, o le avrei chiesto di uscire con me, ora che sono libero!"
  "Così il suo ragazzo ti avrebbe scorticato."
  "Oh, saremmo stati attenti anche noi a non farci scoprire. Ora devo andare; mi dovrai presentare il tuo ragazzo, una volta o l'altra…..'cidenti, mi fa strano dirlo! Bye."

Matthias guardò Andrew andare via con la sua andatura dinoccolata.
Conoscendolo da tanto tempo sapeva che per quanto ostentasse sicurezza di sé e noncuranza, stava davvero soffrendo per la fine della sua storia, innamorato com'era di Katy. Era da un anno che risparmiava perché voleva comprarle un vero anello di fidanzamento, uno che avesse almeno un microscopico diamante.
  E invece…..
Si chiese come sarebbe stato se anche la sua storia fosse finita.
Se lui e Keith un giorno si fossero disinnamorati, se avessero litigato, se si fossero lasciati.
Un pensiero tale da spaventarlo; però no…..non era possibile.

Non si vive due volte, legati alla stessa persona, per poi lasciarsi come fanno tutti gli altri.


***     ***     ***     ***     ***     ***     ***     ***     ***     ***      ***     ***

Giorno di partenza, ore sette del mattino.
  "Te l'avevo detto che sarebbe stato meglio per te venire a letto presto."
  La testa di Matthias ondeggiò, cadde col mento sul petto, e riscattò su, con gli occhi appannati.
-       Sbadiglio   -
  "Tu e la maratona di X-files."
Sospirò Keith, con aria rassegnata.  Prendi un dormiglione, tienilo alzato fino alle quattro del mattino e poi sveglialo poco più di due ore dopo.
Otterrai uno zombie.
Uno zombie carino, ma sempre uno zombie.
  "Su, che dobbiamo partire."
  "Le valigie….."
   "Le ho messe in macchina ieri sera."
  "E Bestiaccia….."
Disse, guardandosi intorno.
   "Lo abbiamo portato da tua nonna ieri pomeriggio, non ti ricordi?"
  "Hai ragione" - sbadiglio - "Keith, ho ancora sonno."
  "Ma dai?"
Il giovane più alto lo prese per le braccia e lo tirò su, costringendolo ad abbandonare il comodo divano.
  Matthias gli si appoggiò contro, praticamente dormendo in piedi, con espressione pacifica.
  "Tanto non ti porto in braccio, così la prossima volta mi darai retta."
E così dovette scendere fino in garage trascinando con sè un sonnambulo.

***     ***     ***     ***     ***     ***     ***     ***     ***     ***      ***     ***     ***


Arrivati, finalmente. Fermò la macchina alle soglie del paese, lungo la strada che costeggiava la spiaggia.
Keith si sgranchì le spalle con soddisfazione; più di sei ore ininterrotte di guida  erano un'impresa decisamente distruttiva.
  "Però ne è valsa la pena."
Disse, rivolto a se stesso, uscendo dalla macchina e respirando l'aria di mare, godendosi il vento leggero.  Quanto amava quel posto…..
Ora doveva solo svegliare il suo bell'addormentato.
Aprì la porta dell'auto dal lato del passeggero e per qualche istante rimase a guardare Matthias con un lieve sorriso.
  "Lo sai" - gli disse - "Che la mia vita di prima che ti incontrassi mi sembra solo una gran perdita di tempo?"
  Gli voltò il viso verso di sé, chiamandolo.
  "Forza, marmotta, in piedi! Siamo arrivati"

Matthias aprì gli occhi e se li stropicciò con una mano.
  "Di già? Abbiamo fatto presto."
  "Certo, per te che hai dormito tutto il viaggio."
  "Che ore sono?"
  "Quasi le due del pomeriggio."
  "Eh?'"
Si affrettò a scendere dalla macchina e a guardarsi intorno.
Le sue narici vennero piacevolmente invasa da un inatteso profumo salmastro e davanti sè vide una sconfinata distesa blu intenso, nella quale la terraferma, in lontananza, si spingeva con un promontorio.
  "Keith, ma dove siamo?"
  "In Cornovaglia, a  St. Ives. "
Matt fece qualche passo avanti, incantato dalla visione dell'acqua mossa dal ritmo delle onde.
La spiaggia era bellissima, la sabbia chiara e il mare sembrava pulito come non l'aveva mai visto.
  "Era questa, allora, la nostra meta?"
  "Non proprio. Questa è solo una breve tappa, ma ci tenevo a portarti anche qui."
  "E poi?"
  "E poi….. non te lo dico."
  "Continui? Guarda che fai male….. Non mi hai detto che saremmo stati al mare ed io non ho nemmeno preso il costume da bagno."
  "Ti avevo avvisato di portare un po' di tutto. Poco male, ne compriamo uno al primo negozio che troviamo in paese. Oppure, ancora meglio, frequenteremo un campo nudisti”  rise dell’occhiata quasi preoccupata che gli rivolse Matthias  “Avanti, risali in macchina, andiamo in albergo."
Keith già andato a risedersi al posto di guida ed aveva messo in moto; Matt si affrettò a tornargli a fianco; tenne il finestrino completamente abbassato, guardando fuori e riempiendosi gli occhi di blu.

***     ***     ***     ***     ***     ***     ***     ***     ***     ***      ***     ***
Appena il garzone che li aveva aiutati con le valigie uscì, Matthias si guardò bene intorno.
Non sembrava la stanza di un piccolo albergo in un antico porto di mare.
Assomigliava alla suite di un grand hotel di Parigi…..non che lui ne avesse mai vista una, ma immaginò che dovevano essere così.
C'erano broccati e acquerelli delicati, tavolini di cristallo e lumi di vetro soffiato; il letto era una nuvola di raso color champagne; c'era una grande vetrata e tende impalpabili che fluttuavano mosse dalla brezza marina….. e poi fiori, tanti fiori profumati ovunque, ma nulla di eccessivo, di cattivo gusto…..era tutto fresco e  gradevole, di un'eleganza leggera e non pretenziosa.
Uscì sulla balconata e si affacciò, guardando il mare vicinissimo. Un improvvisa folata di vento più forte delle altre gli scompigliò i capelli, portandogli anche le grida dei gabbiani.
Poco dopo sentì due braccia cingergli la vita ed un paio di labbra gentili sfiorargli affettuosamente il collo.
  "Ti piace?"
  "Keith, questo posto è….. bellissimo. Non ho altre parole"
  "Anche se non è il tuo compleanno, consideralo un mio regalo. Devi solo chiedere, ed io esaudirò ogni tuo desiderio. Nei miei limiti di essere umano, almeno."
Matt si girò nella stretta del suo innamorato, per guardarlo in viso.
  "Ma l'albergo….è troppo."
  "Visto che staremo qui solo due giorni ho scelto il più bello. Per una volta sarà divertente giocare al di sopra delle proprie possibilità, no?"

Matthias lo fissava, e non diceva nulla, e l'espressione sul suo viso era enigmatica.
Keith temette di aver sbagliato qualcosa, in qualche modo; forse aveva esagerato scegliendo quella specie di appartamento per sposini in luna di miele; o forse Matt se l'era presa perché lui aveva fatto tutto senza consultarlo, decidendo da solo non soltanto l'hotel, ma anche il loro itinerario, la data della partenza, la durata del viaggio….. e persino il viaggio stesso.
Conosceva bene quel lato, forse poco piacevole, del proprio carattere, della tendenza a prendere decisioni anche per gli altri, senza chiedere pareri. Non è che lo facesse apposta, anzi, non se ne accorgeva nemmeno, però capiva benissimo che la cosa poteva risultare seccante.


"Ti sei stancato di me, Keith?"
Gli chiese d'improvviso, sbalordendolo; senza dargli il tempo di rispondere, Matthias sorrise e completò quello che aveva da dire, spiegando così il perché della sua domanda.
  "Perché sai, non mi hai ancora baciato oggi."

***     ***     ***     ***     ***     ***     ***     ***     ***     ***      ***     ***

La spiaggia era privata, riservata solo ai clienti dell’albergo, tantissimo spazio e poca gente…..una specie di sogno: non c’era nemmeno un bambino a strillare o a correre incessantemente da una parte all’altra. 
  “Non credevo che in Inghilterra esistessero posti così caldi…..e con la sabbia dorata”
Disse Matthias, piazzandosi sotto all’ombrellone accanto a Keith, sedutosi a gambe incrociate sopra un ampio telo blu.
  “Erano tre anni che non venivo da queste parti…..ma quella volta ero da solo e dormivo in una pensione, in una camera i cui unici colori erano il grigio topo e il beige. O forse era un bianco sporco…..”
  “Beh, hai fatto dei progressi. Soprattutto riguardo la compagnia."
  “Hai ragione. Però sai, avrei preferito se tu avessi comprato quel costume nero che avevamo visto in vetrina."
  "Ma era un perizoma, Keith!"
  "E con ciò?"
  "Mi vergogno!"
  "Oh…..tanto non avresti mostrato nulla che io non abbia già visto."
  "Tu sì, ma gli altri?"
  "Forse hai ragione, avrei anche potuto soffrire di gelosia. Preferisco essere….. il tuo azionista unico."
  "Era un tentativo di romanticismo, questo?"
Chiese divertito Matthias, rubando gli occhiali da sole dal viso del suo ragazzo e mettendoseli sul naso.
  "Un po' contaminato dal mio ultimo assegnamento lavorativo, comunque sì…..un tentativo."
  "Riuscito."
Matt sorrise e gli baciò una spalla
  “Ti spalmo l’olio solare sulla schiena.”
Disse, inginocchiandosi dietro di lui.

Si versò l’unguento sulle mani, e poi le fece scivolare sulla pelle di Keith; le sue spalle erano ampie; forti, ma non massicce. Toccarle, sentire la sua pelle calda, soda,  gli dava sempre un senso di sicurezza, di protezione.
  “Sei tutto rigido, qui.”
  “Ho solo guidato troppo…..non è niente.”
  “Dovevi svegliarmi e chiedermi di darti il cambio. Perché vuoi essere sempre tu a fare tutto, uhm?”
Chiese, cingendogli il collo con un braccio.
  “Invoco perdono.”
“Adesso ti faccio un massaggio, e tu te ne stai fermo e buono buono, capito?

Matthias gli liberò il collo dai capelli e ricominciò a muovere, sinuose, le mani sulla schiena di Keith, scorrendo sui suoi muscoli, insistendo particolarmente dove li sentiva più tesi, premendo, ruotando i pollici alla base del collo. Scese lungo la spina dorsale, disegnando circoli intorno ad ogni vertebra, si concentrò per un po' all’altezza dei reni e poi risalì, tornando verso l’attaccatura del collo, sulle spalle, sciogliendole, massaggiandogli anche le clavicole.
Il suo tocco era delicato, ma deciso, e i movimenti lenti e studiati, intensi, si facevano sentire fino nelle ossa.
  “Okay, Matt, basta così, ora.”
  “Non ho ancora finito…..o non sono abbastanza bravo?”
  “Lo sei anche troppo.”
Keith lo afferrò per una mano, tirandolo in avanti di modo che potesse sbirciare meglio al di sopra della sua spalla. Spostò leggermente le gambe che aveva raccolto al petto, e le divaricò appena; quel tanto che bastava per mostrare la crescente erezione che stava tendendo la stoffa del suo costume da bagno. Il fatto che in quel momento il petto di Matthias, caldo e umido di sudore, aderisse completamente alla sua schiena,  non migliorava certo la situazione.

  “Oh!…..”
Esclamò Matt, fissando quel gonfiore [*invitante*, disse una voce dentro di lui] a occhi spalancati.
Keith voltò la testa e baciò l’incavo del gomito del braccio catturato, disegnandogli una spirale con la punta della lingua.
   “Se fossimo da soli”  disse, muovendo la bocca lungo il suo braccio, intercalando ogni parola con un bacio - “…..non perderei tempo…..” - o leccandolo, mordicchiandolo  “…..ma qui, forse non è il caso.”
  “Però le tue azioni non corrispondono alle tue parole.”
Commentò con un sorriso Matt, e Keith, in conferma, si fermò a succhiargli piano un polso; vene sottili e tenere pulsavano sotto le sue labbra, cariche di vita.
  “Stenditi. Mettiti a pancia in giù.”
Disse Matthias, spingendolo sulla sabbia.

“Che cos’hai in mente?”
Chiese, coricandosi e poggiando il mento sulle braccia.
  “Se ti metti così non si vede niente, ed io posso continuare.”
Spiegò, sedendosi su di lui a cavalcioni, e versandogli una quantità abbondante di olio solare direttamente sulla schiena, tra le scapole. Il liquido, leggermente profumato, si sparse il rivoli e scivolò lentamente, disegnando scie luccicanti sulla pelle, fino a quando Matthias non lo inseguì in quella fuga, e lo raccolse e spalmò, voluttuosamente, con studiata lentezza, stringendogli le gambe sui fianchi.
Quello che aveva iniziato non poteva certo essere chiamato massaggio: erano carezze; piene, profonde…..le mani di Matthias lo stavano assaporando languidamente.
Keith sospirò….altro che rilassarlo; i pensieri che gli stavano attraversando la mente erano tutto fuorché placidi e tranquilli. Gli restava solo il dubbio se il suo compagno lo stesse stuzzicando di proposito o se facesse tutto in innocente buonafede.


  "C'era un gioco che facevo da bambino" - cinguettò Matt - "Vediamo se capisci che cosa scrivo."
Con l'indice tracciò lettere chiare e  sulla schiena di Keith.
Quel piacevole solletico gli diede la pelle d'oca; avesse potuto……avesse potuto…..aahh, forse sarebbe stato il caso di scappare a farsi una doccia fredda; per il momento, decise di provare a concentrarsi sulle parole che Matthias gli stava scrivendo addosso, cercando di ignorare le sensazioni che le sue dita gli stavano dando.
  "The Love…..which my spirit….. hath painted" - lesse, a voce alta - "It never….. hath found…..but in thee."
  "Bravo!"
Esclamò Matt, disegnandogli come premio una serpentina lungo la colonna vertebrale.
  "Then when nature around me is smiling, the last smile which answer to mine, i do not believe it beguiling, because reminds me of thine."
Continuò Keith, citando a memoria; la sua voce aveva un tono naturale, quasi distratto, come possedesse la sicurezza dell'abitudine.
  "La conosci?"
  "Grand'uomo, Byron." -disse semplicemente, e aggiunse, dopo una pausa - " Sai, questa poesia….."
Lasciò la frase in sospeso…..quelle erano vacanze, e non aveva voglia di impensierirlo con inutile malinconia …..e poi, la malinconia, era un sentimento invernale, adatto ai pomeriggi piovosi, che male si associava ad una spiaggia in un caldo pomeriggio estivo.
  "Niente. È una delle mie preferite."
  [Questa poesia….. mi sembra quasi che avrei potuto scriverla io, dedicandola a te. Non me ne voglia Lord Byron, ma basterebbe cambiare una sola, piccola strofa.]
I suoi pensieri furono bruscamente interrotti dalle mani di Matthias, che ricominciarono a darsi da fare provocatoriamente su di lui, scendendo sempre più in basso, concentrandosi sull'ultima armoniosa curva della sua schiena, infilandosi, appena, quel che bastava per farlo trasalire, nell'elastico del suo costume.

Keith voltò la testa per guardarlo
  "Ti stai divertendo?"
   "Non sai quanto."
La sua voce era veramente soddisfatta. Dolce Matt, allora lo stava proprio facendo apposta.
   "Sul serio?"
Gli chiese, e portò indietro un braccio, fino ad accarezzargli una gamba, e mosse le pelvi, strusciandosi sull'asciugamano, in un'imitazione allusiva e inconfondibe, in modo da costringere il ragazzo a seguire le sue movenze.
“Non…..non fare cosi.”
Buona parte della sicurezza di un istante prima era evaporata dalla sua voce; intraprendente, ma solo fino ad un certo punto, eh?
  “Perché no? In fin dei conti…...”

Keith si voltò di scatto, rovesciandolo e mettendosi sopra di lui, afferrandolo per le braccia; il movimento fu così rapido che Matthias si trovò steso a terra prima ancora di rendersene conto.
  “…..sei tu che mi hai provocato.”
Concluse, stringendolo saldamente, ma senza fargli male; si chinò su di lui con lo sguardo velato da un sentimento afoso come il sole di quella giornata; sì, forse quello non era il luogo migliore per lasciarsi andare….. 
…..ma chi se ne importava?

Leccò le labbra di Matthias, invitandolo a schiuderle, ed entrando fra di esse si lasciò ipnotizzare dal loro sapore come da quello di una ciliegia, succosa, matura, zuccherina.
Lo sentì sussultare quando cambiò posizione, sistemandosi fra le sue gambe; e decise di lasciargli  andare le braccia, incorniciandogli invece il viso, ora colorato da un acceso rossore, con le mani.
Gli sollevò gli occhiali, appoggiandoglieli sulla testa e lasciandoli sepolti tra i soffici capelli castani, che sotto il sole si erano illuminati di riflessi biondi.
Voleva guardarlo negli occhi, mentre gli parlava.
Voleva vedere le pagliuzze dorate che brillavano in essi.
Voleva…..
Keith inclinò la testa, arcuando le sopracciglia; non poteva certo essersi sbagliato: aveva sentito muoversi *qualcosa *. Guardò tra i loro corpi per un momento e poi rialzò il viso con un sorriso allegro e persino compiaciuto.
  "Oh oh. Sembra che tu abbia il mio stesso tipo di problema, ora."
  "Non lo trovo tanto buffo."
Rispose Matthias, arrossendo ancora di più. In che razza di situazione…..okay, se l'era cercata, però…..
Keith improvvisamente gli sollevò una gamba, e lui trasalì.
  "Sai" - gli disse, suadente, e quanto sapeva essere persuasivo, quando usava quella voce - "Che nessuno sta badando a noi? Io vedo un po' di gente che dormicchia sotto l'ombrellone…..un gruppetto di surfisti che coccolano le loro tavole, e quella che sembra una bella coppia di sposi novelli che si sta divertendo più o meno nel nostro stesso modo; se volessimo potremmo benissimo farlo qui….."
   "K-Keith…..finirà che ci arresteranno, se non--"
  Vedeva già il capo d'accusa, atti osceni in luogo pubblico…..
  "Se ci mettono nella stessa cella per me va bene anche quello." - E gli sollevò l'altra gamba, spingendosi contro di lui, in modo che i loro sessi gonfi strusciassero fra loro. -  "Che ne dici, eh?"
"Ti prego…..io…..!"(**Panico!**)
Scongiurò, sentendosi terrorizzato ed eccitato dall'idea. Voltò la testa a destra e a sinistra, rendendosi conto che Keith aveva detto il vero; sulla spiaggia spaziosa e semi deserta nessuno sembrava essersi accorto di loro, o di quello che stavano facendo.
  [Shit!]
Tirava così tanto da fargli male. Però non poteva…..non poteva certo…..lì…..che imbarazzo!
Sulla sabbia, all'aria aperta…..sì, sarebbe stato bello, ma…..
Fissò su Keith uno sguardo completamente indifeso, e lui lo lasciò andare, posando le sue gambe a terra, accompagnadole con una carezza.
"Se facciamo una corsa, possiamo andare a buttarci in acqua senza che nessuno si accorga delle nostre 'condizioni'. Magari una nuotata ci raffredderà un po', almeno fino a stasera, uhm? Così la tua fedina penale sarà salva."
   "Oh…..s-sì, sì…..d'accordo."
Matthias era semi intontito, sentiva ancora il ritmo del proprio cuore martellargli le orecchie. Doveva avere anche una faccia buffa, perché Keith, alzandosi, ridacchiò.
Ma aveva scherzato o fatto sul serio?
Gli tese una mano, per aiutarlo a tirarsi su.
  "Al mio tre."
Disse.


***     ***     ***     ***     ***     ***     ***     ***     ***     ***      ***

Piena notte e finestre aperte, l'impercettibile rumore di un ventilatore da soffitto che smuoveva l'aria e cuscini sparsi ovunque; profumo di sesso si era mescolato a quello dei fiori. Due figure stavano al centro di un letto, vicine, abbracciate; le loro sagome di disegnavano sotto lenzuola leggerissime; nessuno dei due dormiva.
  "Keith….."
Sussurrò Matthias, nel buio illuminato da un'argentea luna piena e dai lampioncini accesi sulla balconata, steso contro Keith, il viso nel suo petto, una mano sul suo fianco.
  "Cosa c'è?."
Gli rispose.
  "Sei stanco?"
  "Un po'."
  "Stavo pensando a questa giornata e mi è venuta in mente una cosa…..e lo so che non dovrei chiederti nulla, ma…..forse almeno a questa domanda puoi rispondere."
  "Dimmi."
Keith gli accarezzava la testa, i capelli, ancora un po' umidi perché non li aveva asciugati dopo aver fatto la doccia.
  "Come siamo morti?"
La mano si fermò a metà di una carezza, e restò posata sulla sua nuca, immobile.
  "Matt, non pos--"
  "Sì, ma…..è scontato che siamo morti, non mi riveleresti alcun segreto. Anche se non ricordo quasi niente ho il sospetto che la nostra vita passata non sia stata facile, ma non ti sto domandando niente su di essa. Dimmi solo come è finita."
  "Perché lo vuoi sapere?"
Era stata solo una sua impressione, o la voce di Keith aveva tremato?
  "Non lo so; dopo una giornata così bella, felice…..è stato un pensiero strano, improvviso."

Non c'era abbastanza luce da riuscire a leggere veramente bene la sue espressione, ma riusciva comunque a distinguere i suoi occhi spalancati, tristi, fissi in un punto lontano.
Ci fu silenzio, per alcuni lunghissimi minuti, tanto che Matthias pensò che non avrebbe avuto risposta, o che forse, addirittura, Keith si fosse arrabbiato.
  "Peste."
Disse invece, alla fine.
Una sola parola, pronunciata in tono piatto, vacuo, assente.

E in quel momento, rivide tutto…..rivisse tutto…..
Sentì lo stesso vuoto, lo stesso insostenibile dolore…..la stessa, acuminata follia che gli aveva devastato la mente stringendo fra le braccia il corpo vuoto di Ewan, che non gli rispondeva più, per quanto lui lo chiamasse…..per quanto gli parlasse e lo baciasse.
Ewan era freddo e pallido, spento.
Morto.
E lui invece, ancora lì, straziato, spezzato, ma vivo.
Anche se per fortuna, non per molto.

Un dolore cupo assalì Keith, contorcendogli lo stomaco; sentì la nausea montargli in gola, soffocarlo, avvelenargli la bocca con un sapore acido. 
Si voltò rapidamente su un fianco, coprendosi il viso con le mani, premendo le dita sugli occhi per cancellare le scene lontane, ma non sbiadite, che stava rivivendo.
     **L’ultima carezza di Ewan, che gli sfiorava debolmente il viso, un istante prima di morire - -**
     **La forza, il coraggio di sorridergli, di articolare un muto, agonizzante 'ti amo', dove l'aveva trovata?**
  “No, basta…..”  implorò, con la voce che sembrava sul punto di frantumarsi  “Questi ricordi…..mi hanno perseguitato troppo a lungo. Basta! Io voglio solo dimenticare, dimenticare tutto, anche se so benissimo che non è possibile…..”
Tremò, si rannicchiò.
  "Basta….."
Singhiozzò.

  “Keith! Keith, scusami, non volevo, non immaginavo!”
Matthias lo strinse a sé, spaventato, sconvolto, vergognandosi di non riuscire a trovare parole che potessero essere consolatorie. Keith ci riusciva sempre, a rassicurarlo, confortarlo, farlo sorridere, e ora, che doveva essere lui a farlo sentire meglio, non sapeva che dire, era solo capace di abbracciarlo, senza essere in grado di attenuare la strana, malsana tensione e che avevano intriso l’aria intorno a loro.
  “Keith, ti prego, non pensarci più. Prometto che non ti chiederò più nulla, va bene?
  “E’ stato crudele…..crudele ed orribile.”
Mormorò lui, ancora perso, incapace di riemergere dai flashback. Si scoprì il viso e guardò Matthias in un modo che diede i brividi al ragazzo. 
Era quasi come se non lo vedesse realmente, come se la sua vista fosse imprigionata nelle immagini del passato; con una mano gli toccò gentilmente una guancia, e scese poi sul collo,  ne tracciò il disegno con due dita,  lentamente, morbosamente.
  “Non sono riuscito a salvarti…..a salvarci. Non sono riuscito a fare nulla.”
  “E che cosa avresti potuto fare, contro la peste?”
Chiese dolcemente Matthias,  dandogli un bacio leggero sulle labbra; Keith lo fissò come se non avesse capito le sue parole.
  “Sei rimasto con me fino all’ultimo, che altro potevi fare?”

L’umida nebbia che li offuscava si diradò improvvisamente dagli occhi di Keith. Inclinò la testa, studiando il misto di espressioni sul viso di Matthias: preoccupazione, ma anche serenità.
E calore…..quello del suo corpo e dei suoi sentimenti; quello che Matt gli stava dicendo, anche senza parole, era 'non importa cosa è successo allora, adesso va tutto bene.'
  [Hai ragione. Ma tu non puoi sapere…..non puoi neanche immaginare come è stato per me…..]
  "Sì, fino all'ultimo."
Sospirò e si rilassò, abbandonandosi nel silenzio per un'intera mezz'ora, lasciandosi consolare dalle mani del suo Matthias, dispiacendosi del crollo che aveva avuto. Da tanto tempo non gli capitava, e avrebbe preferito che Matt non avesse visto il lato debole del suo carattere.
Meglio ignorare l'accaduto, comportarsi come se nulla fosse successo e tornare ad essere se stesso.
"E' tardissimo, dear, sarebbe ora di dormire. Ti andrebbe, domattina, di andare alla Tate Gallery?"

La sua voce di nuovo ferma e disinvolta tranquillizzò Matthias.
  "Certo" - meno male, sembrava che stesse meglio. - "A che ora?"
  "Apre alle dieci e mezza. Beh, a dir la verità St. Ives è piena d'artisti e di gallerie, ma questa volta non abbiamo il tempo di visitare tutto. Poi, nel pomeriggio andremo di nuovo in spiaggia, e fatti una bella scorta di sole e caldo, perché dove steremo poi le cose saranno un po' diverse."
  "Adesso però potresti anche dirmi dove andremo, se no….. "
  "Se no?"
  "Se no, domani notte mi negherò."
Dichiarò solennemente, alzando il mento e facendo ridere di gusto Keith, che prontamente ricevette un calcio nelle gambe.
  "Non mi credi??"
  "Beh…..niente male, come ricatto, ma effettivamente, come hai detto, non ci credo proprio."
  "La vedremo!"
  "Scozia."
Gli sussurrò infine in un orecchio.
  "Ecco, bravo." - Disse il ragazzo più giovane, chiudendo gli occhi -
"Scozia…..mi piace."


Per quella notte fu Keith a rimanere appoggiato al petto di Matthias, stringendosi a lui; ma non dormì quasi per niente, se non un paio d'ore, quando il sole era ormai già sorto.
Il suo innamorato scivolò nel dormiveglia e poi nel sonno nel giro di venti minuti, e lui rimase sveglio a guardarlo e a pensare.
A ricordare e rimpiangere.
Ad avere paura.


°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°Continua°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°

Note:

1)  ^_^ Sore wa himitsu desu!  ^_^  ----non ho resistito!





Fictions Vai all'Archivio Fan Fictions Vai all'Archivio Original Fictions Original Fictions