NOTE: le parti racchiuse
tra i cancelletti ## denotano flashback, parti della storia ambientate nel
passato. In origine avevo usato un carattere diverso per evidenziare la
cosa, ma in formato solo testo non è possibile (o sbaglio?)
Le parentesi quadre (che si svolgono dopo le tonde, tanto per far felice
il mio ex prof di mateca) indicano invece pensieri, più o meno consci,
dei protagonisti.
In un paese
d'estate
di Unmei
parte VII
Un odore pungente gli stava irritando le narici e lo costrinse a
rinvenire. Aprendo gli occhi vide Keith accanto a sé, che gli teneva
qualcosa sotto il naso, un fazzoletto bianco, sembrava.
"Sembra una sciocchezza, ma una pezza imbevuta d'aceto funziona
veramente."
Commentò questi, levandogliela da davanti.
"Ti senti bene?"
Gli chiese, sfiorandogli una guancia, e Matthias fece cenno di sì,
senza distogliere lo sguardo da quello di Keith.
"Sei davvero tu…..davvero tu….."
Lui…..la persona che aveva amato con tutte le sue forze.
Si sedette e allungò lentamente le mani a toccare il viso del suo
compagno, con cautela, come se temesse che fosse simile a un riflesso
nell'acqua, pronto a confondersi e svanire.
Ma Keith, ovviamente, non svanì; lasciò che le dita di Matt gli
scorressero addosso, come il tocco di un cieco che stia studiando un
volto che vuole imprimersi nella memoria, lungo le sue gote, sui suoi
zigomi, le baciò lievemente quando gli passarono sulle labbra.
"Ben svegliato."
Gli disse infine, prendendolo protettivamente fra le braccia, e
baciandolo profondamente suggellò il loro essersi ritrovati. Matthias
chiuse gli occhi, perdendosi in quella stretta, ricambiando il lungo
e lento bacio come se fosse l'ultimo loro concesso: con ardore, e
confusione, fremendo da capo a piedi.
Quando infine fu libero, quando la bocca di Keith si staccò a
malincuore della sua, appoggiò i palmi e la fronte contro il petto
del suo compagno, e chiuse gli occhi.
"Abbracciami. …..Ho paura….."
"E di cosa? Sta andando tutto bene, adesso."
Keith gli accarezzava la testa, e quel gesto tanto semplice lo
tranquillizzava persino più di quanto potesse ritenere possibile.
Matthias cercò di trovare le parole per esprimere i propri
sentimenti, ma era difficile spiegare cosa avesse nel cuore in quel
momento.
"Io non capisco….. temo…..di stare impazzendo. Ci sono nomi e
immagini che compaiono nella mia testa…..ci sei tu che mi chiami con
un altro nome, che mi abbracci proprio come ora. C'è una camera dai
muri di pietra, con un arazzo su una parete. Mi ricordo che portavi
un anello con un rubino più rosso del sangue, e che un giorno me lo
regalasti, ma era un po' grande per me, e così me lo mettesti al
pollice….."
"Avevi mani piccole e così graziose." - Mormorò Keith,
stringendogliene una - "Ti regalerò un altro anello, uno di questi
giorni."
Matthias si premette ancora più forte contro di lui, e riprese a
parlare.
"E c'è un giardino con fiori molto belli, dove abbiamo tante volte
passeggiato insieme…..dove un giorno, quando ero ancora un bambino,
mi feci male ad una caviglia, e tu mi prendesti in braccio…..e poi me
la curasti…..ed io aveva paura che tu sentisse il mio cuore, talmente
batteva forte. Ti ho visto nei miei sogni, in ricordi improvvisi;…..
ma le mie memorie sono spezzettate, incomplete e dettagliate allo
stesso tempo, e ho paura che siano solo frutto della mia fantasia. E
ho paura che anche questo sia una fantasia, un sogno, nato dalla
solitudine e dal dolore dell'averti perso….. e che in realtà io non
ti abbia mai incontrato, e che presto mi sveglierò e tu non ci sarai,
e mi troverò di nuovo solo."
Finì, in un fiato.
Keith sentì alcune gocce tiepide bagnargli il petto, e alzò il viso
arrossato di Matthias verso il suo, asciugandogli le lacrime e
baciandolo ancora, gentilmente, sulle labbra.
"La solitudine è finita, per tutti e due; nessuna fantasia, tutto è
vero. Come il nome con cui ti chiamavo allora: mio Ewan."
"Ti ricordi anche tu?"
"Ogni cosa, nitidamente. Ricordo tutto di te, di noi due…..e già
il
primo giorno che ti ho rivisto, il giorno in cui ti ho riconosciuto,
è stato difficile per me tacere e lasciarti andare via senza gridarti
tutto. Non voglio vederti piangere: questo è un momento in cui
dovresti soltanto sorridere. Capito?"
Matthias strangolò invece un singhiozzo.
"Perché io no? Perché ricordo così poco in confronto? Vuole forse
dire che il mio amore non era…..non è…..abbastanza intenso? Rammento
d'aver fatto l'amore con te, tante volte, ma perché non riesco a
ricordare la prima? E il quando e il come ci siamo dichiarati l'uno
all'altro?"
Keith si distese, portando giù anche Matt, lasciando andare il
respiro in un ampio, quieto sospiro.
"Tu mi amavi più di quanto io meritassi, il resto sono dettagli. Ed
ora hai un'altra prima volta da ricordare, se per te va bene lo
stesso."
Matt restò in silenzio per qualche minuto, assorbendo la tranquillità
e la sicurezza che gli trasmetteva Keith, rendendosi consciamente
conto di quanto il suo modo di stringerlo non fosse minimamente
cambiato; gli bastava chiudere gli occhi per non riuscire più a
distinguere il passato dal presente, e scambiare il moderno letto
dove si trovavano per un altro, massiccio, alto e grande, di legno
nero.
Il suo respiro si placò, gli occhi smisero di bruciare, e desiderò
poter cristallizzare il tempo in quell'istante perfetto, restare per
sempre in quel modo, steso su Keith, con il suo calore e il suo buon
odore addosso, lasciando il resto del mondo al di fuori delle loro
vite, come un qualcosa di superfluo.
"Raccontami ogni cosa di noi, come se fosse una favola."
"Mi dispiace, questo non posso proprio farlo."
"Perché?"
Keith continuava a lisciargli i capelli senza sosta. Lenta,
rilassante, quella carezza gli non serviva solo a rasserenare Matthias, ma anche se stesso. In realtà anche lui sentiva le lacrime
pizzicargli gli occhi, per mille motivi diversi, e la commozione era
solo uno fra essi. Avrebbe voluto sprofondare il viso contro il suo
collo e chiamarlo 'bhán chuisle 's a ghrá', (1) teneramente, come
faceva un tempo, anche se un simile appellativo non andava più del
tutto bene, e per una volta piangere come non aveva mai fatto; ma una
cosa simile non era nel suo stile…..preferiva annegare il cuore
nelle lacrime, piuttosto che versarne.
"Per avere il permesso di ritrovarci ancora, e poter restare
insieme, ho promesso che non avrei forzato i tuoi ricordi."
"Allora dimmi, perché alle nostre anime non era dato di incontrarsi?
C'era un motivo ben preciso, ma non so più quale, so solo di avere
sofferto molto per quel divieto."
"Non posso spiegarti nemmeno questo. Scusa."
La voce di Keith era malinconica, ma decisa, tanto da far capire che
insistere era inutile.
"Va bene…..non importa. Ciò che conta è essere di nuovo insieme,
vero? Stavolta per sempre."
"Già. Per sempre."
[Ed a questo punto non mi importa se non ricorderai altro; non è
necessario. Farò in modo che tutto sia perfetto.]
Keith avvertì improvvisamente due presenze spirituali nella camera, e
non se ne stupì. E se li conosceva bene poteva scommettere che…..
"Scusate l'intromissione, ma a questo punto….."
"…..è nostro compito intervenire."
…..avrebbero fatto la loro entrata senza annunciarsi.
Matthias cacciò un urlo e rotolò su un fianco, aggrappandosi a un
braccio di Keith e fissando con occhi spalancati, prima l'una e poi
l'altra, le due figure che erano comparse ai lati del letto.
"Uhhmm…..è finita la pace."
Sbadigliò Keith, tirandosi a sedere.
"C-come sono entrati?"
Chiese spaventato Matt, facendo mentalmente la lista di che cosa quei
due potessero essere: rapinatori, assassini, psicopatici…..
"Due entità spirituali vecchie di cinquemila anni ridotte a
siparietti comici."
Spiegò Rain, dopo essersi concesso una veloce sbirciata nella sua
mente.
"Parla per te."
Commentò il suo collega, e l'altro intrecciò le mani dietro la nuca,
alzando per un attimo gli occhi al soffitto con fare indifferente,
poi si rivolse di nuovo a Matthias.
"Non ti ricordi di noi?"
Ora, pensandoci, quelle voci erano familiari…..e guardandoli bene,
anche il loro aspetto, il loro atteggiamento non era affatto nuovo.
"Io credo…..forse…..di conoscervi."
Volse un'occhiata a Keith, che non badava troppo ai due intrusi ed
era perfettamente tranquillo, come se la loro presenza non gli
facesse né caldo né freddo.
Quei volti…..dove li aveva già visti?
In un luogo strano, scintillante…..
Gli avevano portato le parole di Edgard per secoli, durante la
separazione, alleviando e acuendo al tempo stesso il dolore di non
poterlo incontrare, e gli avevano donato un poco di consolazione: la
speranza di poterlo rivedere.
Avevano promesso che avrebbero fatto tutto ciò che era nelle loro
possibilità per far avere loro una nuova possibilità…..ed avevano
mantenuto la parola data.
"Tu sei Rain - disse, sentendosi ancora a disagio, ma già un po'
tranquillo, rivolgendosi prima a quello con i capelli color mogano -
e tu Jael. O forse il contrario….."
"Hai detto giusto, ti prego, non confondermi con quello lì! - implorò
Jael, alzando teatralmente una mano - e ora avrei un discorso
privato da fare con Edg."
"Agli ordini."
Keith diede un veloce bacio sulle labbra a Matthias e fece per
alzarsi, ma questi lo trattenne .
"Aspetta! Non vorrai mica lasciarmi solo con uno di loro!"
"Tranquillo…..per rompere, rompono, però non mordono."
E si alzò, raccattò i propri pantaloni da dove gli aveva gettati la
sera prima e si diresse fuori dalla stanza, mentre Jael svaniva
lamentandosi.
"Come sarebbe a dire, `rompiamo', umano senza rispetto?"
Matthias si ritrovò da solo con Rain, che sedette all'indiana sul
letto, guardandolo sorridendo furbescamente e senza parlare; il
ragazzo improvvisamente si ricordò di essere completamente nudo e,
esclamando un 'Ih!' si affannò a recuperare il lenzuolo per coprirsi,
con un'espressione così imbarazzata e le guance tanto imporporate da
renderlo decisamente comico.
"Oh, suvvia…..non c'è mica nessun motivo per essere timidi."
Commentò Rain senza scomporsi, e con un cenno delle dita indicò al
ragazzo una vestaglia color crema, comparsa sul letto spuntando fuori
dal nulla. Mentre Matt la indossava, perplesso, il Custode gli parlò
ancora, sostituendo il sorriso da jolly con uno tenero e comprensivo.
"Mi fa piacere vederti finalmente felice: eri sempre così triste, nell'Empireo."
"Empireo è un nome che non gli si addice; non ricordo alcuna
beatitudine, in quel luogo."
"Quella era una cosa che dipendeva da te, dai sentimenti che avevi
dentro. Non vi aspettavate certamente di venire separati; molti
credono che la morte sia luogo di riunione, di eterna vicinanza….. e
in linea di massima è così. "
"Perché proprio noi dovevamo costituire l'eccezione?"
Sussurrò amaramente Matthias, che nei suoi flash di memorie
ultraterrene ricordava unicamente la solitudine, la paura, il
desiderio di poter fuggire, di rinascere, ricominciare.
"Non chiedere a me ciò che Edgard non può dirti; nemmeno io te ne
posso parlare. Prendila così…..se non te ne ricordi significa che non
è importante. E poi, carpe diem, no? Vivi ciò che ti è stato donato
senza farti troppe domande."
"Perché voi due continuate a chiamarlo con il suo vecchio
nome?"
"Forza dell'abitudine, immagino. Quando era piccolo, poi, capitava
che nemmeno si girasse, quando lo chiamavano Keith."
Matthias si sentì infinitamente curioso. Magari qualcosa che potevano
dirgli c'era, se non riguardava strettamente la loro vita passata.
"E che tipo di bambino era?"
Rain rovesciò gli occhi.
"Non è che lo si potesse chiamare bambino…..non uno che a cinque
anni per spaventare i genitori parlava in latino e bestemmiava in
lingua celtica."
Matt sorrise e si avvicinò allo spirito.
"Raccontami."
*** *** ***
*** *** ***
*** ***
"Dunque, come ti senti?"
Keith si mise a cavalcioni di una sedia, in cucina.
"Entusiasta….. e felicissimo, ma confuso e insicuro. Non so bene
che
fare, Jael."
"Comportarsi come in una qualsiasi normale relazione sarebbe
un'idea, credo."
"Questa non è esattamente una normale relazione! Dopo quanto
successe….."
Jael scosse la testa, condiscendente.
"Edg, tu tendi sempre ad addossarti la responsabilità di ogni cosa,
e a considerare Ewan, o Matthias, tanto fragile da aver bisogno di
costante protezione….. È vero che la sua sensibilità lo ha portato a
soffrire, ma è anche un ragazzo forte, lo è sempre stato. Lo so che
nel vostro passato avete dovuto affrontare momenti molto brutti, ma
insieme li avete superati. Cos'hai da temere ora, che le cose sono
più facili e tra voi non vi sono ostacoli?"
"Quindi, secondo te, mi preoccupo senza motivo."
"Dico solo che non dovresti permettere ai fantasmi del passato di
influenzare più di tanto il presente. Persone e fatti sepolti ormai
da secoli non ti devono più tormentare."
"Lo so, il fatto è che….. – Keith si passò una mano tra i
capelli,
buttandoli all'indietro – bene o male, mi sento un po' estraneo a
questo tempo. È come se fossi una specie di immigrato che si è
inserito piuttosto bene, ma non del tutto, nel suo nuovo paese."
"Ho ragione di credere che d'ora in avanti questa tua impressione
comincerà a svanire."
Keith sorrise, circondando lo schienale della sedia con le braccia.
"Lo penso anch'io. E con questo il vostro compito si conclude,
oppure…..?"
"A dir la verità abbiamo ordine di continuare a tenervi d'occhio
ancora per un po'; è la prima volta che viene concessa la
reincarnazione ad un caso come il vostro, e i Sommi hanno una certa
curiosità di conoscere lo svilupparsi degli eventi."
"Hanno anche intenzione di mangiarsi dei pop corn, nel mentre?"
Ribatté seccato Keith, infastidito dal pensiero di venire considerato
una specie di passatempo o un esperimento di qualche genere.
"Potresti almeno *fare finta* di avere del rispetto per loro?"
"Umph…..se ci tengono tanto…..Comunque cos'avevi da dirmi di così
importante in privato? Riguarda forse Matt?"
"In realtà non è una cosa che non dovesse sentire Matthias, ma
Rain….."
Spiegò Jael, mostrando un certo imbarazzo; Keith inarcò un
sopracciglio, invitandolo a continuare.
"Io sto per raggiungere…..un livello superiore di conoscenza. È
una
specie di evoluzione spirituale, di progressione dell'esistenza, non
so come rendere l'idea in termini umani."
"Credo di capire ciò che intendi. Lo possiamo chiamare un
avanzamento di carriera, giusto?"
"Beh, in un certo senso. Ho aumentato parecchio il mio livello di
consapevolezza, ma Rain no, e questo costituisce un problema. Grave."
"Spiega."
"I Custodi operano quasi sempre in coppia, e per farlo le loro forze
devono essere pari ed bilanciate. Fino ad ora per noi è sempre stato
così, le nostre evoluzioni sono avvenute contemporaneamente, ma non
questa volta. Non c'è nessun cambiamento nella sua aurea, e lui
tuttora non si è accorto delle trasformazioni nella mia. E questo è
una faccenda pericolosa…..se solo uno dei Custodi muta, e l'altro
no…..e l'equilibrio viene irrimediabilmente spezzato. E così….."
"Forse lavorare insieme diventa non più possibile?"
Jael non parlò, ma in risposta materializzò nella mano destra un
piccolo globo di luce, poi ne creò uno identico nella sinistra; le
sfere gemelle emanavano una luce di pari intensità, e pulsavano ad
uno stesso ritmo. Poi, la sfera destra si ingrandì, cambiò colore,
diventò azzurra e più luminosa, mentre il globo sinistro tremolò e
impallidì fino a spegnersi e scomparire completamente.
"Ecco cosa succederebbe."
Disse semplicemente Jael, portandosi davanti agli occhi la sfera
rimasta, sfolgorante di luce fredda ed elettricità. Poi chiuse il
pugno, soffocando la materializzazione d'energia che aveva prodotto.
Keith era genuinamente senza parole, gli ci volle qualche secondo per
convincersi di quello che significava il piccolo spettacolo a cui
aveva assistito.
"Morirebbe."
Mormorò.
"Cesserebbe di esistere."
"Non è forse a stessa cosa?"
"No. Quando voi umani morite, passate ad un altro piano di
esistenza, ma il vostro spirito resta. Per noi non c'è nulla del
genere; se non riusciamo nelle nostre metamorfosi veniamo
semplicemente cancellati."
Keith scattò in piedi, e spinse la sedia da un lato.
"Devi interrompere il processo! Dargli il tempo di
raggiungerti!"
"Posso farlo, ma per poco…..e se lui non si è per niente accorto
di
quanto sta accadendo, potrebbe essere già troppo tardi."
"Ma non puoi rinunciare alla trasformazione? Riuscire a fermarla,
evitarla?"
Lo spirito voltò il viso e non rispose.
"Jael?"
Ancora una volta non disse nulla, continuando a guardare altrove.
"Ti ho fatto una domanda!"
"Potrei, ma non voglio!"
Replicò alla fine, innervosito.
No che no voleva! Era arrivato in alto, aveva fatto strada! Il suo
obiettivo era quello di sedere anche lui tra i Sommi del Consiglio,
un giorno, ed aveva buone probabilità di farcela.
Lui era sempre stato perfetto, era uno dei Favoriti, e non aveva mai
commesso un errore…..
Non poteva rinunciare alle sue ambizioni per qualcuno che non
riusciva a tenere il suo passo.
"Che cosa?"
La risposta lasciò Keith attonito e incredulo.
"Rallenterò un po', per quel che mi è possibile, ma non mi opporrò
a
ciò che deve succedere; io *voglio* questa progressione. D'altra
parte, poi, non c'è niente che si possa fare, non esistono possibili
aiuti. È una selezione, un processo naturale, e se non si innesca da
solo significa che Rain non ha abbastanza potenzialità per….."
"Stai dicendo che sacrifichi un tuo amico per il tuo interesse
personale?"
Keith non seppe come riuscì ad evitare di gridare, vista la rabbia
che quelle parole gli avevano fatto montare, e lo sdegno che
l'atteggiamento distaccato di Jael gli aveva procurato.
"Non dire che io e lui siamo amici, Edg; non tentare di umanizzarci,
applicando a noi i tuoi parametri."
"E pensare che ho sempre avuto una grande opinione di te! Ma
ora…..capisco che era mal riposta! Non ti peserebbe per niente essere
la causa della sua fine!"
"Mi dispiacerebbe! O non te ne avrei parlato."
"A questo punto non capisco nemmeno perché tu lo abbia fatto; se
speravi di avere il mio appoggio in questa scelta ti sbagli di
grosso. Merda, avrei preferito che tu non mi avessi detto nulla. Ti
sembra che io ora possa rimanermene tranquillo e sereno, sapendo una
cosa simile? Credi che potrei non pensarci, o tacere con Rain?"
"E' vero, non avrei dovuto dirti nulla; ho rovinato un tuo momento
felice; ti chiedo scusa. Però posso ancora rimediare."
Jael si avvicinò e prima che Keith potesse tirarsi indietro tese una
mano sfiorandogli la fronte con la punta delle dita.
"Dimentica."
Sussurrò.
L'ultima parte della conversazione venne strappata dalla mente
dell'umano, completamene svanita, come se nemmeno una parola fosse
stata pronunciata, lasciando un vuoto che fu subito colmato da tutti
gli altri pensieri, i sentimenti e le sensazioni che gli si
affollavano dentro.
Un bussare leggero alla porta.
"Si può, adesso?"
Era la voce di Matt; Jael si allontanò in fretta da Keith, i cui
occhi rimasero annuvolati ancora per un paio di secondi; poi di nuovo
si fecero limpidi, e si posarono sul Custode.
"Abbiamo finito?"
"Sì, ti ho detto tutto."
"Ah. " - sguardo perplesso - "Ma non mi hai raccontato
nulla di
speciale, potevi evitare di farmi alzare."
Lo spirito sorrise in modo strano, e non rispose, ma voltandosi verso
la porta invitò il ragazzo ad entrare.
Matthias si affacciò timidamente, fermandosi sulla soglia a guardare
i due, fino a che Rain non gli diede una spintarella, facendolo
bruscamente avanzare di qualche passo.
"Noi ora ce ne dobbiamo andare."
"Ma ci vedremo, di tanto in tanto!"
Terminò Rain, e in un attimo Keith e Matt si trovarono di nuovo soli.
"Che aveva di tanto segreto da dirti?"
Chiese il ragazzo più giovane, andando dal suo amato e circondandogli
la vita con le braccia.
"Mah, proprio niente. Forse voleva solo fare un po' di scena, gli
piace essere melodrammatico. E tu? Di che ti ha parlato Rain?"
"Di te, di quando eri un bambino pestifero."
"Non ero affatto pestifero! Mi vedi forse a tirare petardi ai
gatti?"
"Oh, ma non intendevo mica in quel sens—I gatti!!!"
Esclamò Matthias, e si coprì la bocca con una mano.
"Che cosa?"
"Mi ero dimenticato del mio gatto…..l'ho lasciato ieri mattina solo
con una ciotola di croccantini, e ingordo com'è a quest'ora mi starà
mangiando le gambe delle sedie. Scendi con me?"
"La risposta è ovvia; ma forse sarebbe meglio che ti mettessi
qualcos'altro addosso, prima."
Propose Keith, giocherellando con la cintura della vestaglia.
(**Causa `contrattempi', l'opera di vestizione durò più del previsto,
e Bestiaccia dovette pazientare ancora un po' per potere avere la sua
scatoletta di cibo per gatti.**)
*** *** ***
*** *** ***
*** *** ***
Rain si arrestò lungo il luccicante corridoio principale del Palazzo,
e osservò il suo compagno, che non si era accorto del suo fermarsi,
continuare a proseguire. Nella luce quasi abbagliante dell'edificio i
suoi capelli color platino sembravano quasi bianchi, e sul pavimento
lucidissimo si rifletteva la sua figura alta e diafana.
"Non sei mai curioso, Jael?"
Chiese all'improvviso, la sua voce insolitamente velata
dall'insicurezza.
Anche l'altro spirito si fermò, e si volse a guardare verso di lui.
"Curioso di che cosa?"
"Pensavo a quei due, e mi chiedevo…..come può essere, come ci si
deve sentire a provare quel tipo di amore. A dividere un legame così
profondo."
Jael inarcò un sopracciglio, e sembrò riflettere per un paio di
secondi, prima di scuotere la testa.
"No, non lo sono; è una complicazione che preferisco lasciare
agli
umani. In ogni caso si tratta di un sentimento che non siamo in grado
di provare, per nostra fortuna."
Gli occhi di Rain abbandonarono in fretta il suo viso e si rivolsero
in basso.
"Sei davvero sicuro sia come dici?"
"Ovviamente! Certo che è una fortuna, sai che tipo di problemi
avremmo se mai doves- -"
"Non intendevo questo" – interruppe Rain, rialzando di scatto
uno
sguardo divenuto acceso – "Sei proprio convinto che non siamo in
grado di provare amore?"
Vedendo quegli occhi, a Jael venne quasi da fare un passo indietro,
ma una inconsueta sensazione di disagio sembrava averlo paralizzato
lì dove era. Quel tipo di discorso non gli stava piacendo per niente,
e preferiva di gran lunga vedere Rain con quella sua espressione
eccessivamente allegra stampata in faccia, il suo apparente non
prendere niente seriamente, e beccarsi a vicenda, dandogli corda nel
suo giocare al buffone, piuttosto che confrontarsi con l'insolita
tensione che stava emanando in quel momento.
"Io…..io posso parlare solo per me, dopo tutto. Sinceramente si
tratta di un sentimento che non mi sento in grado di concepire. E poi
da dove ti vengono certe idee?"
Rispose, ritrovandosi ad usare un tono più freddo di quanto si
aspettasse, guardando il compagno con qualcosa che sembrava
circospezione.
Rain storse la bocca, e poi gli diede le spalle.
"Semplice curiosità."
Disse brevemente, prima di sparire nel nulla.
Jael, rimasto solo, sbatté le palpebre un paio di volte e
perplessamente si tamburellò un dito sul collo, finché non scrollò le
spalle e riprese la sua strada, assorto in altri pensieri.
"Idiota."
Mormorò cupamente Rain, altrove, senza sapere bene se stesse
rivolgendosi a se stesso o a Jael.
L'altro Custode intanto entrò nella Sala del Consiglio, abbracciando
tutta la camera con lo sguardo prima di avanzare ulteriormente nella
sua luce ultraterrena. Nella grande stanza circolare nulla mutava,
nel corso dei millenni…..nulla o quasi; Jael notò immediatamente la
nuova statua di cristallo levigato e traslucido posta in una delle
nicchie ancora libere della parete; una corpo aggraziato, longilineo,
lunghi capelli sparsi sulle spalle e le braccia incrociate sul petto,
come a tentare di catturare un po' di calore; la testa reclinata da
un lato e gli occhi socchiusi. L'espressione su quel viso era di una
tale malinconia da stringere il cuore, come lo era del resto per
ognuna di quelle fragili figure. Malinconia, rimpianto, e talvolta la
pallida ombra di un sorriso.
Quella visione gli mise una tristezza improvvisa, uno strano senso di
finitezza, e l'idea che anche l'eternità fosse solamente
un'illusione. Catalogò e accantonò il sentimento senza analizzarlo,
badando solamente a quello che era il suo dovere attuale.
"Vi presento il mio rapporto, Sommi."
Disse, con un piccolo inchino.
*** *** ***
*** *** ***
*** *** ***
***
Dopo aver sfamato un micio indispettito e lamentosamente miagolante,
Matthias andò a sedersi accanto a Keith, il più vicino possibile.
Sentiva un totale bisogno di contatto fisico, e mentale, con lui, non
voleva sopportare nemmeno un attimo di separazione; come avrebbe
fatto, dal lunedì, a reggere un'intera giornata la lontananza, prima
di poterlo rivedere, la sera?
"Keith?"
"Mh?"
"Resta con me stanotte."
"Certo."
Matt gli accarezzò una guancia con il dorso della mano.
"Resta qui sempre."
"Come?"
"Vieni a vivere da me; così saremo insieme ogni giorno. Questo
alloggio è mio e voglio che tu stia qui…..che senso ha avere due case
e due letti quando vogliamo dividere la nostra vita?"
Keith prese la mano del ragazzo, che ancora indugiava sul suo viso, e
la baciò.
"Tutto quello che vuoi. Avevo solo un contratto informale con il mio
padrone di casa, e non credo se la prenderà se lo interrompo prima
del tempo; tanto sapeva fin dall'inizio che la mia era una
sistemazione momentanea."
"Che vuoi dire?"
"Il mio progetto era di rimanere qui sino a fine anno, dopodiché
trasferirmi a Boston, in una nuova filiale della ditta per cui
lavoro."
Matt lo guardò con un certo panico negli occhi, qualcosa che
diceva 'ci siamo appena messi insieme e stai già parlando di
andartene?', e lui si affrettò a completare il discorso.
"Ma come ho detto, questo *era* il progetto. Lunedì andrò dal mio
capo e gli dirò che rinuncio all'occasione. In questo momento ho
qualcosa di molto più importante della carriera a cui pensare."
"Perché invece - propose Matthias abbracciandolo e tirandolo verso
di sé - lunedì non ci diamo malati entrambi e ce ne restiamo qui,
facendo finta di essere in vacanza?"
"Non mi tentare. E poi, se vuoi che venga qui, dovrò anche vedere di
sgomberare in fretta il mio alloggio e vendere i mobili, quindi
comincerò subito a darmi da fare."
"Oh! Ora che ci penso….."
"Cosa?"
Matt, che era persino imbarazzato dalla propria perenne distrazione,
spiegò il problema.
"Io non ho un letto matrimoniale! Nella stanza di mia sorella c'è
solo un singolo, e nella mia uno a castello."
"Per me va bene anche quello a castello. Si può dormire in due anche
lì, no? È fatto apposta."
Il ragazzo più giovane gli rivolse subito uno sguardaccio, ma solo
per un attimo.
"Certo. Se vuoi dormire."
"Hhm….. onestamente credo che anche un letto singolo possa bastare
per tutti e due, fino a che non smonteremo il mio per trasferirlo da
te."
E lo spinse giù, puntando i gomiti ai lati della sua testa,
osservandolo da vicino; ancora gli sembrava di non poter credere alla
propria fortuna.
"C'è qualcosa, qui."
Keith aveva visto un lembo di cartoncino sporgere tra i cuscini del divano
e lo schienale, ed infilando la mano tirò fuori una fotografia
spiegazzata.
"Chi è questa bambina?"
Chiese, girando l'istantanea verso Matthias.
"Non è una bambina, quello sono io! Avevo cinque anni."
Esclamò lui, un po' contrariato.
"Davvero? Eri proprio adorabile! Beh, ma lo sei anche adesso…..
Posso tenere questa foto?"
"Certo, se ti piace."
"Ovvio che mi piace."
Rispose, posando l'immagine a terra e la bocca su quella di Matthias.
[Continua…..]
Pensò Matt, accarezzando la nuca e la schiena di Keith, mentre questi gli
sollevava la t-shirt.
[Non smettere mai…..]
Le sue labbra sul viso, sul collo, sul petto…..
[Non desidero niente altro che te.]
…..bastava solo che lo sfiorasse per scioglierlo completamente, per
farlo tremare, per farlo sentire l'essere più importante sulla faccia
della terra.
"Ewan…..a rún ó….." (2)
Mormorò rocamente Keith, a occhi chiusi, dandogli un piccolo morso
affettuoso su una spalla. Ma a quelle parole Matthias si irrigidì, e le
sue carezze si interruppero. Voltò la testa, fissando la stoffa
turchese del divano.
"Che cosa c'è?"
Chiese apprensivamente Keith, accorgendosi del suo disagio; non avrebbe
fatto un altro gesto fino a che l'espressione impensierita e un po' triste
non fosse sparita dal viso del suo amato.
"Io…..io mi sono innamorato di te prima di riconoscerti come Edgard."
Sussurrò timidamente.
"Lo so."
La carezza di Keith sul suo viso fu calda e rassicurante, ma anche capace
di causargli una fitta al petto.
"Ma tu hai detto di avere sempre ricordato tutto; tu sapevi chi ero,
sin dall'inizio. Tu forse…..ami solamente Ewan, e non me. Tu forse vuoi
solo lui."
Finì, con quella fitta di poco prima che gli si stringeva ancora di più.
"Ma che cosa dici?"
La voce di Keith tradì tutta la sua improvvisa preoccupazione.
Era questa l'impressione che gli aveva dato? Ma lui non intendeva…..non
era affatto vero! Matthias non doveva pensare quelle cose, non doveva
crederle neppure per un attimo. Non doveva evitare il suo sguardo in quel
modo.
"Io amo *te*. E tutto ciò che questa parola comprende. Ewan e
Matthias sono…..anzi, è la stessa persona. La stessa *meravigliosa*
persona, allora ed adesso."
"Ma io sono diverso da un tempo! I nostri rapporti sono diversi, e la
nostra relazione….."
"Lo credi davvero? Ehi….. "- con una mano costrinse Matthias a
voltare il viso verso di lui, mentre con l'altra raccolse da terra la
fotografia - "Chi hai detto che è questo?"
"Io."
Rispose piano il ragazzo.
"Tu? Vuoi dire che sei la stessa persona della foto?"
"Certo."
Matthias non capiva a cosa volesse arrivare Keith.
"Ma ora sei sicuramente molto diverso. Scommetto che se vai al parco
non giochi più con la sabbia…..che tante cose che ti piacevano allora
ora non ti piacciono più….. non so, magari lo zucchero filato. E che
ora invece adori altre cose delle quali da piccolo non conoscevi
neppure il nome. Però sai una cosa? Il tuo sorriso di adesso è
esattamente lo stesso che avevi qui. È vero; anche se sei diverso, sei
proprio tu."
Rimise da parte la foto e gli prese il volto tra le mani.
"Quello che siamo adesso è basato su ciò che siamo stati, e ciò
che saremo domani si forma in base a quel che siamo oggi. È vero che
apparentemente tu sei diverso da come eri quando ti chiamavo Ewan, ma nel
profondo sei identico ad allora. Sei puro, generoso e dolce, come si può
non innamorarsi di te? Le differenze che ti pare di vedere derivano da
come ti ha formato la tua vita attuale…..e quelle che ci sono nel nostro
rapporto nascono semplicemente dal fatto che questa volta abbiamo potuto
iniziare tutto trovandoci subito sullo stesso piano. Non c'è nessun
padrone e nessun servo, ora, nessun nobile e nessun povero; non c'è
niente che ci divida. Ci siamo solo io e te, ed i nomi sono solo
apparenza, non contano nulla, se tu mi vuoi ancora."
Matthias sorrise.
Adesso il suo cuore era leggero.
Non aveva più alcun dubbio.
Aveva conosciuto una sola persona capace di dargli tanto sollievo anche
solo con semplici parole.
Un solo uomo…..diverso e così uguale.
Alzò le braccia per circondargli il collo, stringendolo così forte da
mozzargli il fiato. Sprofondando il viso in capelli color dell'ebano più
nero, gli rispose.
"Ná himigh uaim" (3)
Nuovo corso di lingua: "IL CELTICO PER TUTTI" (attendibilità al
90%, credo…vi prego, non siate pignoli ^^;;;;)
1)Bhán chuisle `s a ghrá = biondo tesoro e mio amore
2) A rún ó = più o meno mio caro, mio amato …insomma, avete capito.
3) Ná himigh uaim = non mi lasciare
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