NOTE: le parti racchiuse
tra i cancelletti ## denotano flashback, parti della storia ambientate nel
passato. In origine avevo usato un carattere diverso per evidenziare la
cosa, ma in formato solo testo non è possibile (o sbaglio?)
Le parentesi quadre (che si svolgono dopo le tonde, tanto per far felice
il mio ex prof di mateca) indicano invece pensieri, più o meno consci,
dei protagonisti.
In un paese
d'estate
di Unmei
parte V
[Quasi..quasi non ci credo.]
Pensò Matthias.
La destra di Keith, fra i suoi capelli, gli accarezzava la nuca, e poi il
collo, seguiva con la punta delle dita la linea della sua spina dorsale, e
si spostava di nuovo, andava a tracciare i contorni delle sue orecchie
mentre con il braccio libero lo stringeva con una forza tale da troncargli
il respiro, già consumato da un bacio che sembrava non voler finire mai.
La bocca di Keith era calda, caldissima, forse per via del tè fumante che
stava bevendo fino a poco prima, o forse era solo una sensazione che il
suo corpo stava amplificando alla follia, così come stava facendo con
ogni stimolo che gli si stava riversando addosso, trascinandolo via da se
stesso.
Quella lingua morbida aveva rapito la sua, e l'aveva trascinata in una
danza che non gli consentiva tregua, e lui non ne voleva, e che non
credeva di poter ballare così bene, con così tanto trasporto.
Le labbra di Keith si staccarono dalle sue le sue, viaggiarono sulla sua
mandibola, scendendo lentamente lungo il collo, e poi là si fermarono,
sulla giugulare, che quell'amante inaspettato prese a mordicchiare e a
baciare profondamente, sensualmente come si stesse nutrendo di lui.
Matthias gettò la testa indietro e ansimò, sbattendo gli occhi; se
bastava solo quello per farlo sentire così, per far tremare ogni suo
muscolo e confonderli la vista, cosa sarebbe successo quando...quando...
"Keith..."
Sussurrò, raddrizzando il capo e poggiando la guancia sui capelli del suo
compagno; voleva poterlo toccare, stringere a sua volta; morderlo,
leccarlo, succhiarlo...esplorarlo come una terra appena conquistata, anche
se in realtà era stato Keith a conquistare lui, e scoprire ogni segreto,
ogni valle e ogni rilievo del suo corpo, mille volte.
Gli infilò le mani sotto la camicia, la sua carezza al tempo stesso era
famelica e incerta, sfiorava la sua pelle e poi afferrava i suoi muscoli,
per assicurarsi della sua concretezza, che tutto fosse reale, e non stesse
accadendo solo nella sua fantasia. Scivolò così, mani come ragni,
sulla schiena, sul suo petto, lungo lo stomaco, il ventre piatto, e poi
sui fianchi...
Keith affondò più profondamente la bocca nel suo collo, sussultando.
Matthias continuò a disegnare cerchi con le dita su di lui, che reagì
torcendosi, soffiando fiato caldo contro la sua carne.
Matt si fermò, e rifletté per un istante.
"Soffri il solletico?"
Sussurrò.
"No."
Rispose noncurante Keith, spostandosi fino all'altro lato del suo collo.
"Soffri il solletico!"
Esclamò invece deliziato Matthias, ridendo e stuzzicandolo di nuovo,
questa volta deliberatamente.
"Matt! No-no-no...per favore!"
"Sì-sì-sì, invece! È divertente!"
Keith era più grande e forte di lui, no? Se avesse voluto gli sarebbe
stato facile svincolarsi e togliersi le sue mani di dosso, e invece non lo
stava facendo...quindi non gli spiaceva poi del tutto, la sua piccola,
innocente tortura.
Così, tra le proprie risate e quelle miste a minacce di vendetta di Keith,
infine, senza sapere come, lo inchiodò al pavimento. Solo allora smise, e
rimase immobile su di lui, con le mani ferme sui suoi fianchi ancora
scossi.
"E ora che vorresti fare?"
Chiese Keith, con un sorriso predatorio, diverso dagli altri, fissandolo.
Matthias lo guardò a sua volta, come ammaliato, sorpreso dalla fine del
gioco.
Sorpreso, ma non dispiaciuto, forse solo un poco spaventato.
Si chinò lentamente per baciare di nuovo Keith, che chiuse gli occhi,
stringendogli con delicatezza il viso fra le mani.
Quando si separarono Matthias cominciò a sbottonargli lentamente la
camicia, impaziente di poter vedere ciò che fino a poco prima aveva
toccato, ma anche determinato a far durare tutto il più a lungo
possibile. Che buffo, si sentiva come un bambino che stesse spacchettando
il regalo di natale più atteso, quello che si tiene da parte per ultimo
per poterlo gustare ancora di più.
Si accorse che le dita gli tremavano un po' e si sforzò di controllarle,
per non mostrare quanto terribilmente emozionato fosse.
Molto, molto più della prima volta che aveva fatto l'amore...non era
stato nulla a confronto.
Lo guardava, accaldato ed eccitato, affamato di maggior vicinanza, di
maggiore unione, di sentirselo addosso dappertutto.
Dopo appena una settimana era possibile provare un bisogno tanto forte di
qualcuno? Un desiderio così totale, perché dettato dall'amore, non solo
dalla carnalità.
Amicizia...amore..Keith aveva bruciato ogni tappa nel suo cuore,
inesorabilmente ma non prepotentemente, come se fosse stata la cosa più
naturale del mondo, come se non ci fosse neanche un momento da poter
sprecare. Era entrato il lui, nella sua vita, nei suoi pensieri,
muovendosi a suo agio, come se gli appartenessero.
E come se lui appartenesse a loro.
Una remota ondata di nostalgia si fece sentire nel retro del suo cuore, a
malapena distinguibile da un sussurro dell'inconscio: il tempo...il tempo
sembra essere sempre troppo poco...
Le rivelazioni sembrano avvenire sempre troppo tardi.
Ma non quella volta. Non quella.
Il petto di Keith era nudo di fronte a lui, e si alzava e abbassava in un
respiro ipnotizzante.
Matthias lo cosparse di baci, aggrappato alle sue spalle; assaggiò tutto
quanto poteva, respirò l'odore della sua pelle, che conservava un vago
sentore di acqua di colonia; non lasciò intatto nemmeno un centimetro.
Restò qualche istante con la guancia contro di lui, e gli occhi
socchiusi.
"Sento battere il tuo cuore."
Gli disse in un soffio.
"Meno male. Mi sarei preoccupato del contrario."
Matt fece di nuovo scivolare le proprie mani lungo i suoi fianchi,
solleticandoli.
"Adesso conosco il tuo punto debole, e stai certo che ne approfitterò."
Promise, sorridendogli con un'innocenza del tutto seducente.
"Se te lo permetterò."
E, con una mossa improvvisa, Keith Willberg ribaltò le loro posizioni.
Le loro erezioni premettero l'una contro l'altra e Matthias sentì il
proprio viso infiammarsi ulteriormente..
"E ora che vorresti fare?"
Ripeté la domanda che solo poco prima Keith aveva fatto a lui, con
l'unica differenza che la sua voce era impercettibilmente scossa. Non che
avesse paura.non esattamente.
"Mangiarti."
Promise Keith, strusciandosi su di lui e rubandogli un miagolio.
Si chinò, prendendo tra i denti il gancio della cerniera della sua
maglia, e cominciò a tirarlo verso il basso.
[Forse avrei potuto evitare di richiuderla, ieri sera.]
Arrivato al fondo gliela fece sfilare, e lo distese nuovamente sulla
schiena.
Il pavimento, sotto, era freddo, ma Matt non se ne accorse nemmeno, anzi,
sentiva addosso un tale caldo da non desiderare altro che liberarsi di
tutti i vestiti che gli rimanevano addosso.
Keith giocò con i suoi capezzoli rosei, tormentandoli con la lingua e
succhiandoli come se veramente lo volesse mangiare, godendosi gli ansiti
indifesi che riceveva in cambio, e, lasciandogli una scia di baci umidi
lungo lo sterno e lo stomaco, scese fino a tuffarsi nel suo ombelico,
invadendolo.
Matthias trasalì alla sensazione di quella carezza bagnata, vellutata,
insistente e profonda, e trasalì una volta di più sentendo Keith
armeggiare con i bottoni dei suoi jeans... uno dopo l'altro li aprì, e
quando ebbe finito infilò la mano dentro la patta.
Quel toccò strappò a Matt un breve grido soffocato, e completamente
abbandonato alle proprie sensazioni mosse il bacino, cercando maggior
contatto; rabbrividì come se fossero pelle a pelle anche se c'erano
ancora gli slip a separare la mano dell'altro dal suo pene indurito.
Non si era mai sentito così totalmente in balia di qualcuno; ora tremava,
tra smarrimento, confusione e desiderio; il fiato gli si era fatto corto e
temeva che il cuore gli sarebbe davvero esploso in un milione di piccoli
ezzi luccicanti.
"Keith..."
"Ti amo."
Rispose lui, parlandogli nella pancia e massaggiandogli i genitali in un
modo tale da farlo gemere e allargare di più le gambe.
Keith lo voleva liberare da tutta quella opprimente ed inutile stoffa di
troppo, ed ammirare il suo corpo, scaldarlo, possederlo, non lasciargli
neanche abbastanza fiato per respirare, sciogliere quei muscoli sottili
che si stavano tendendo, frementi sotto di lui.
"Stai tranquillo, Matt..."
Sussurrò roco, e cercò di finire di spogliarlo, strattonando
impazientemente jeans e slip assieme per toglierglieli.
"Keith, senti...questa per me...voglio dire, io non ho mai--"
L'amante alzò il viso verso di lui e gli sorrise.
"Bene, nemmeno io."
E decidendo che un bacio sarebbe stata una buona rassicurazione, abbandonò
per un attimo i tentativi di denudarlo e ripercorse alla rovescia la
strada che aveva fatto per giungere fino lì, puntando alla bocca così
desiderabile del suo tesoro.
"Oh! Ma io credevo che tu...davvero è anche per te la prima volta
con un ragazzo?"
"Mmhhh... - alzò le labbra dalla sua pelle, pronto ad avventarsi
sulla sua meta con un'espressione sognante - onestamente il mio era un
discorso più in generale."
"Che coosa?!?!?"
Appoggiandosi sui gomiti, Matthias sorpreso scattò in avanti e la sua
adorabile, ma non esattamente morbida, fronte entrò in diretta collisione
con l'elegante profilo di Keith.
"OUCH!"
Esclamò, coprendosi il naso con le mani, mentre una serie di stelline gli
lampeggiarono davanti agli occhi ed il dolore rimbalzava fino al lato
opposto del suo cranio.
"Oddio! Keithscusaminonl'hofattoapposta!! Ti ho fatto male? Fammi
vedere!"
Lo stupore di poco prima venne momentaneamente accantonato a favore della
preoccupazione.
"Sto bene, sto bene."
"Ma sanguini!"
Esclamò Matt angosciato, dopo avergli scostato le mani dal viso e avere
dato un'occhiata.
"Comunque è tutto intero, o almeno così pare."
Diagnosticò Keith tastandosi con circospezione, una piccola smorfia sulle
labbra.
Matthias strisciò via da sotto di lui e si alzò, tirando poi su il
compagno per un braccio.
"Ecco, ho combinato un disastro, non ne faccio una buona!...stai qui,
siediti, fermo così...io prendo del ghiaccio...intanto tieni
quest'asciugamano."
Keith, intenerito dai tentativi infermieristici di Matthias, lo osservò
con la coda dell'occhio mentre questi frugava rumorosamente e nervosamente
nel freezer. Sospirando silenziosamente si disse che, se disastro c'era
stato, era stato lui a causarlo, probabilmente, con una certa frase di
troppo.
Se avesse solo immaginato la reazione e il panico che ne sarebbero
seguiti...
"Ecco qui!"
Matthias tornò da lui con alcuni cubetti avvolti in un tovagliolo, e gli
premette l'improvvisata borsa del ghiaccio sulla fronte.
Era talmente desolato da essere sull'orlo di piangere istericamente, e le
emozioni che stava provando si riflettevano fin troppo chiaramente sul suo
viso e nei suoi gesti.
"Matthias, calmanti..."
"Guarda cosa ho fatto..."
"Matt, davvero, non è niente. "
"...E ho rovinato tutto!"
Esclamò stridulamente.
Keith d'impulso lo prese per i fianchi e lo fece sedere sulle proprie
ginocchia, e, tenendogli un braccio intorno alla vita, gli parlò come si
fa con un bambino che ha bisogno di essere consolato.
"No, Matt, non hai rovinato nulla, va bene anche così. Stai
tranquillo...è andata come è andata, per questa volta, non c'è da
preoccuparsi. Anzi, fa quasi ridere, non ti pare?"
"Avevo già notato che il tuo senso dell'umorismo lascia a
desiderare, ma non credevo fino a questo punto."
Replicò Matt, appena un po' più calmo, tamponando con l'angolo di un
fazzoletto le narici del 'ferito', che sorrise in quel suo abituale modo
un po' ambiguo.
"E pensare che prima avevo creduto che ti avrei tranquillizzato,
invece guarda qui cosa è successo..."
"Ma stavi dicendo sul serio? Cioè, tu, proprio non hai mai..."
Il viso di Matt si era fatto di un bel colorito rosso-fiamma-imbarazzo.
"Beh, forse è più esatto dire che... è una vita che non lo
faccio" [Uhm, magari è vero che il mio sense of humour è da
sotterrare...] "E sembrerebbe che nemmeno oggi sia la volta
buona."
"L'oggi non è ancora finito."
Rispose fermamente Matthias, guardandolo negli occhi.
"Però tu sei troppo agitato. Me ne sono accorto, prima, ma
speravo di riuscire a calmarti, in qualche modo; invece ora lo sei ancora
di più...e così proprio non va bene. Lasciamo stare, per oggi."
"Ma Keith! Non trattarmi come--"
"Come se ti amassi? Mi dispiace, ma è l'unico modo che conosco. Non
voglio che tu ti penta di quello che stavamo per fare. È se io sbagliassi
ora che potrei davvero rovinare tutto; sei troppo importante, non posso
permettermi errori. Se noi...se noi facessimo l'amore ora, e tu poi
cambiassi idea all'ultimo momento, io non riuscirei a fermarmi comunque.
Capisci cosa intendo? Continuerei anche se tu mi chiedessi di smettere...e
così ti farei male, nel corpo e nell'anima, tu mi odieresti ed io ti
perderei. Ecco perché non possiamo andare avanti adesso."
"Io non cambierò idea!"
Esclamò Matthias, stringendo una mano sul petto nudo di Keith.
"Ne sei sicuro?"
Gli chiese fissandolo seriamente, premendo le proprie mani su quella di
lui.
"Io...io credo di sì."
"Lo vedi?" - sorrise - "Credere non basta. Non a me, e non
per una cosa così importante."
"E quindi cosa vuoi fare?"
"Aspettare, solo un po'. Domani devo andare via, sarò a Berlino per
lavoro, per cinque giorni. Avrai tempo per rifletterci, per calmarti e
accettare questo rapporto. Se quando tornerò vorrai andare fino in
fondo, allora non ci fermeremo più, lo prometto. Se invece avrai dei
dubbi, se avrai rivisto il tuo parere, allora dovrò fare tutto ciò che
posso per conquistarti."
"Non penso che questo sarà necessario."
Keith non rispose, si inumidì un pollice e glielo strofinò
delicatamente su una guancia.
"Guarda qui, sono persino riuscito a macchiarti di sangue."
Matthias posò il ghiaccio sul tavolo e passò le dita tra i capelli
inumiditi di Keith.
"Io so già che mi mancherai"
Gli disse, scivolandogli contro, cingendogli il collo con le braccia.
Che strano il potere che aveva su di lui, di farlo sentire ancora più
incerto del solito e al tempo stesso più sicuro e forte... lo confondeva
così tanto da rubargli tutte le parole, perché nessuna sembrava adeguata
a esprimere le sue sensazioni.
L'amore è un sentimento complicato.
Imprevedibile.
Non ti dice 'sto arrivando', ma ti coglie di sorpresa.
Certe volte, poi, proprio non arriva...
Così ad un certo punto è troppo tardi per imparare ad amare...ed anche a
provarci, i gesti che dovrebbero essere spontanei e sinceri appaiono solo
come una misera recita.
Negli occhi non si accende alcuna scintilla, il cuore resta freddo,
l'anima nel profondo è indifferente.
Chi afferma di non essere capace di amare non è cattivo, non è un
mostro...è semplicemente triste, e solo da troppo tempo, e anche quando
dice che esserlo non gli pesa, dentro implora che qualcuno gli insegni,
che qualcuno compia il miracolo.
Che qualcuno almeno un po' lo ami, e di poter ricambiare...di poterci
riuscire.
Persino soffrire, piuttosto che non provare nulla!
Per lui, invece, l'amore era arrivato: aveva la camicia sbottonata e
stropicciata che gli pendeva sulle spalle, un'eccitazione bruciante tra le
gambe che avrebbe dovuto calmarsi per conto suo, ed il naso che aveva
appena smesso di sanguinare, e lui gli sedeva in braccio, con i pantaloni
slacciati e la pelle ancora umida della sua saliva.
"Avevi ragione, sai? Fa un po' ridere."
"Vero? E pensa che poteva anche andare peggio."
"Peggio di così?"
Chiese scettico Matthias, scostandosi appena quel che bastava per
guardarlo in faccia.
"Beh, per esempio avrei potuto essere emofiliaco."
"Keith!"
"Oppure avresti potuto colpire un po' più sotto e demolirmi gli
incisivi."
"Ma piantala!"
"O poteva precipitare un aereo e colpire direttamente questo
palazzo."
"Dio! Ma esiste un modo per farti tacere, quando fai così?"
"Perché non ci provi?"
Matthias sorrise come un gatto.
"Uhhm...faccio un tentativo."
Disse, prima di procedere.
..."Il solletico no! Matt!!...ah ah! Non intendevo questo! Basta ti
prego!!
"...
************
Tempo prima, tanto tempo prima, gli avevano detto un sacco di cose.
Che era un miscredente.
Che era un empio.
La macchia nella reputazione del suo casato.
L'erba maligna da estirpare.
Ma quelle parole non l'avevano mai ferito, non potevano farlo perché
appartenevano al torto.
Non gli era importato...
Non gli era importato di quello che pensavano gli altri, perché lui
possedeva un felicità che nessuno avrebbe potuto portargli via, una
felicità pura e incontaminata dal fango del mondo, e fino a che essa
fosse durata nulla di male poteva accadere.
Quanto ottimismo, e quante illusioni.
Sarebbe stato meglio non nutrire alcun sogno, così almeno si sarebbe
potuto risparmiare il dolore di vederlo infranto.
Perché la sorte non è gentile...non lo è mai.
E il cielo guarda, indifferente come sempre; troppo in alto, lontano dagli
uomini per poterli comprendere. O forse troppo in alto per poterli vedere.
Quale dio, o dei, avrebbe dovuto pregare, nella sua vita passata?
Sarebbe servito?
E a che cosa, poi? A salvarli, forse?
No, certo che no. Quindi perché pentirsi di non averlo fatto?
Perché credere che le sue parole avrebbero potuto cambiare qualcosa?
Ancora se lo chiedeva, dopo tutti quei secoli, anche se sapeva bene che la
risposta era negativa.
Per rinascere è necessario morire, ma perché per morire era stato
necessario soffrire?
Si era domandato, prima di chiudere gli occhi sul se stesso-Edgard e
su quella vita, se poteva esistere un posto che avrebbe concesso loro la
felicità a cui avevano diritto, e che non avevano potuto riscuotere.
Un luogo dove aver maggior fortuna..
Adesso erano di nuovo assieme, ed il posto...che fosse quello? Quello il
tempo?
Voleva crederlo, anche se gli era difficile credere in qualsiasi cosa.
Non dopo quello che era successo, non dopo tutta l'ingiustizia che
aveva...che avevano dovuto subire.
Però credeva nella persona che a Londra lo avrebbe aspettato, e quello
bastava.
Bastava a placare dolore e rimpianto, bastava a dare un senso a quella
seconda possibilità che aveva avuto in dono. Bastava per accettare almeno
un po' il passato.
E in tal caso sì, era quello il posto che avevano cercato; ed allora...
...fa che somigli al paradiso e sia la mia casa per sempre...
Come diceva quella poesia...
Keith chiuse gli occhi.
Tempo di fare nuove promesse; tempo di mantenere quelle antiche.
A qualsiasi costo.
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