Servirebbe a qualcosa dire che amo Saga? No, direte voi, invece è fondamentale! A tutte quelle che come me amano Saga, mandatemi una mail! Potreste mandarla anche per commentarmi eh… +_+ Ringrazio la mia beta Kairy e la mia gamma Pepe, che mi sopportano anche se sono una fallita che adora le scarpe di Mihawk!
Esperienze
di Bads
“Servirebbe qualcuno di carino” “Qualcuna, Saga, per favore! Parla al femminile!” “Come se la cosa ti sconvolgesse…” “Mi sconvolge infatti!” Zoro tirò un live pugno sulla testa di Saga, che sorrise divertito, e andò a sedersi sul muretto che delimitava il villaggio. “In questo villaggio le ragazze della nostra età deficitano…” “Sono sicuro che una la troverò” “Potresti andare nei villaggi circostanti, nessuna ti rifiuterebbe” Roronoa Zoro si ritrovò a pensare che a volte gradiva la schiettezza del compagno, lo aiutava più di ogni altra cosa. Avevano finito presto gli allenamenti, ormai erano i due più valenti spadaccini di tutta la regione, così erano andati a spasso, cercando qualcosa da fare. Zoro aveva chiaro in mente cosa volesse fare, quello che gli mancava era il coraggio e l’opportunità. Saga continuava a prenderlo in giro perché voleva fare altre esperienze del mondo, ma in fondo sapeva che non era tanto d’accordo. Aveva già deciso di lasciare il villaggio. Ne aveva parlato poco con Saga, e non sapeva come potesse reagire alla notizia della sua definitiva decisione. In questo modo sperava di poter migliorare le sue qualità e cancellare i suoi difetti, però prima di partire sentiva la necessità di fare quell’ultima cosa. “Non avrò le tue stesse possibilità però non sono un brutto ragazzo” disse per convincersi, e aspettando una risposta affermativa da Saga. “Direi proprio di no… a parte per quella zazzera verde” "E’ il mio punto di forza…” “Se lo dici tu” Conclusero la discussione ridendo, ma l’atmosfera non sembrava molto tranquilla. Zoro era teso, si torturava le dita e si mordeva le labbra. Saga lo guardava senza dire nulla, solo sospirando ogni tanto. “Guarda che non lo devi fare adesso, perché sei così ansioso?” “Non sarò sicuramente all’altezza” disse prima che potesse finire la frase, segno che stava rimuginando su quella frase da parecchio. Saga lo guardò ancora e sorrise. Glielo ripeteva sempre, quasi aspettando qualcosa in risposta, che non aveva mai saputo dirgli. “Non pensavo importasse… si imparano così certe cose…” “Si, un conto è impararle, un altro è non saperle per nulla” Sorrise di nuovo e guardò il verdino. Se qualche altro abitante del villaggio l’avesse sentito, avrebbe pensato fosse un altro ragazzo travestito. Zoro non si lasciava mai prendere da nessuna conversazione, soprattutto per quanto riguardava cose imbarazzanti. Era freddo e scostante per la maggior parte del suo tempo, forse dovuto al fatto di aver perso il suo vero amore ancora piccolo. Saga lo sapeva, Kuina l’aveva colpito parecchio, anche se era ancora troppo piccolo per essersene accorto. Ma adesso Zoro si era legato a lui, e gli parlava tranquillamente, aprendo il suo cuore e la sua mente, facendogli vedere e capire i suoi mille dubbi. Non avrebbe mai osato sperare una fortuna migliore, e non l’avrebbe certo buttata alle ortiche. “Cosa vuoi che ti spieghi?” Forse era un modo un po’ brutale, lo stava quasi costringendo a farsi aiutare, ma era l’unico modo per permettergli di imparare qualcosa. Se gli avesse chiesto il permesso di poter insegnargli le cose fondamentali non avrebbe mai accettato, il suo orgoglio era smisurato quasi come la sua idiozia. Ma in fondo sapeva che l’altro voleva aiuto. In fondo, sotto il pesante strato di orgoglio. “Non ti ho chiesto aiuto” Appunto. “Avanti, non fare il bambino e rispondi” Zoro sbuffò, ma andò a sedersi sul muretto incrociando le gambe e guardandosi i piedi. “Non lo so” “Vuoi lasciare guidare la donna?” “Assolutamente no!” "E allora vedi di spiegarti” “Mi imbarazza parlare di queste cose!” Saga rise e gli tirò un calcio. “Andiamo a casa mia…” Zoro balzò giù dal muretto fin troppo velocemente, ma non vi badò, ormai Saga lo conosceva bene, meglio persino di quanto si conoscesse lui. Probabilmente sapeva già che voleva aiuto dall’inizio di quella conversazione. Saga invece si prese tempo, forse per torturare ancora il compagno, oppure per fargli rendere conto che ancora una volta era indispensabile per la sua vita, che non poteva fare nulla senza di lui. Che non poteva partire e lasciarlo lì da solo. Sapeva bene che non avrebbe mai potuto fare niente per fermarlo, ormai aveva deciso. Erano mesi che Zoro lo assillava con la storia delle esperienze, che tacitamente chiedeva il suo aiuto, ogni volta che andavano al muretto. E forse aveva rimandato così tanto solo nella speranza che non compisse quell’ultimo passo che l’avrebbe portato via da sé definitivamente. Invece adesso stava andando a casa sua per aiutarlo, prima o poi sarebbe partito comunque, con o senza il suo permesso. Quindi perché non aiutarlo quell’ultima volta? Prima che andasse davvero da qualcun altro a fare esperienze? Entrarono in casa e si tolsero velocemente le scarpe, andando nella camera del ragazzo più vecchio. “Allora” disse Saga velocemente, solo per non farsi prendere dall’ansia, e non far cadere nella stanza un silenzio imbarazzato. Zoro si
sedette sul pavimento, a gambe aperte, e aspettò una mossa del compagno. “Almeno quando si presenterà l’occasione sarò pronto” Saga sorrise e gli si avvicinò, sedendosi di fronte a lui. “Punto primo: Bacio” Zoro arrossì alla sola parola, e abbassò lo sguardo, per non incrociare gli occhi grigi di Saga. “Ecco” “Su, baciami” L’ordine che diede Saga ebbe l’effetto di una schioccata di frusta sulla mente di Zoro. Alzò subito lo sguardo e inorridì. “Baciare… te?” “Vedi qualcun altro qui?” Zoro deglutì e scosse la testa. “Non posso!” “Perché?” “Sei… sei tu! E sei un ragazzo!” "E quindi?” Saga lo guardava tranquillo, il suo sguardo non aveva altro effetto se non quello di confonderlo di più. Non sapeva più che motivazioni dare, perché non poteva baciarlo? Era sicuro che c’era una motivazione, non sentiva l’impulso di baciarlo! Ma che motivazione poteva esserci? “Si fa con le ragazze, non con i maschi!” “Questo lo dici tu…” disse solo Saga, sbuffando un po’ contrariato. “Se non mi baci entro breve torniamo ad allenarci, non ho tutto il giorno” Cercava di scuoterlo, ma nulla aveva effetto contro l’imbarazzo dell’altro. Beh, forse a parte il suo smisurato orgoglio. “Non sei capace” ammise Saga alla fine delle sue elucubrazioni. Come programmato Zoro si infervorò subito. “Certo che sono capace!” “Allora fallo!” Zoro lo guardò malissimo, misto tra arrabbiato, timoroso e imbarazzato. Alla fine però, alzò una mano e la posò sulla spalla del ragazzo. “Chiudi… gli occhi” sussurrò avvicinandosi di un millimetro. Saga li chiuse e aspettò, non pensava più a nulla ormai. Era convinto che se avesse riflettuto troppo sulla situazione sarebbe arrivato alla conclusione di stare facendo un grosso sbaglio. Poi senti le labbra di Zoro sulle sue, ma non fece in tempo a pensare a nulla che il ragazzo si staccò. Saga aprì gli occhi pronto a strigliarlo, ma affondò in quelli del compagno, e non riuscì a dire niente. Zoro forse si allarmò dalla sua espressione indefinibile. “Cosa
non andava?” Zoro corrugò le sopracciglia, lo stava prendendo in giro? Non aveva sentito la pressione delle sue labbra? Quei mille brividi scendere dalla schiena? L’umidità della sua bocca che premeva contro l’altra? Gli sembrava di averlo fatto bene. “La prossima volta, prova a rimanere sulla mia bocca il tempo necessario perché mi accorga che mi stai baciando” Zoro si imbronciò e spostò la mano ancora ferma sulla sua spalla, per portarsela a torturarsi un labbro. “Riprova” “Fallo tu… dato che sei così bravo” Saga sorrise, non aspettava altro. Passò velocemente una mano dietro la schiena dell’altro, gli tolse le dita dalla bocca e lo baciò, questa volta seriamente. Mosse le labbra, non sentendo risposta, ma conoscendo Zoro si stava facendo mille pensieri. Lo costrinse a stendersi sul pavimento e riprese a baciarlo, questa volta più passionalmente. Gli succhiò un labbro e lo leccò. “Apri la bocca” disse in un istante, osando aprire gli occhi. Zoro stava steso sul pavimento, gli occhi socchiusi, le braccia abbandonate ai lati della testa, mentre la mani di Saga andavano a far loro compagnia. Aprì piano la bocca e la lingua di Saga riuscì ad intrufolarsi senza molti impicci. Il bacio durò ancora a lungo, ma Zoro non si muoveva, tranne forse per aprire o spostare le gambe, per far stare più comodo Saga. All’improvviso Zoro spostò la testa in cerca di ossigeno, e respirò pesantemente. Saga si rialzò, andando a sedersi di fianco a lui, aspettando che si rialzasse. Quando il ragazzo si fu ripreso disse: “Non mi aspettavo… fosse così…” “Così come?” Ci pensò su parecchio, come per cercare una definizione adeguata a quello che aveva provato, ma presto si rese conto che non ne esisteva una sufficientemente esauriente. Poi non riusciva a capire su cosa concentrarsi. Sulla definizione, su cosa aveva provato, su come avrebbe reagito Saga alle sue parole, doveva pensare a troppe cose. “Intenso” disse alla fine, e in effetti era la verità. Era stato intenso, caldo e gli aveva stretto i polmoni, impedendogli di respirare. I pensieri che gli erano vorticati nella mente erano intensi, come la sensazione di sentire il proprio corpo a suo agio solo sotto quello del compagno. Era qualcosa che andava ben oltre la scherma. E per Zoro sembrava inconcepibile che esistesse qualcosa di ben più grande degli allenamenti. “Ora baciami tu…” disse Saga, interrompendogli i pensieri. L’aveva detto dopo molto, ma il ragazzo sembrava non essersi accorto del tempo che passava. Un po’ gli faceva tenerezza, prima che accadesse non aveva idea neanche di come si facesse, pensava fosse una cosa talmente innocente come lo sfiorarsi delle labbra, un bacio. Forse l’aveva un po’ sconvolto, magari aveva tutta un’altra visione in mente di un rapporto. Sperò vivamente che non avesse cambiato idea, non adesso, non ora che sentiva fortissimo le proprie sensazioni, che nulla avevano a che fare con la tenerezza. “Non so come si fa” “Non è
difficile…” Sembrava aver perso l’uso della voce, sembrava che Saga l’avesse portata via con quel bacio mozzafiato. Ecco com’era. Talmente intenso da bloccargli il respiro, da fargli male. Perché la gente ne era così entusiasta se poi lasciava addosso quel senso insopportabile di insoddisfazione? Prima che Saga parlasse di nuovo, lo rese partecipe del suo ultimo pensiero, e lo fece solo ridere. “Credi che abbiamo già finito?” disse tra le risate: “Abbiamo solo cominciato” Zoro arrossì, vide Saga avvicinarsi e impossessarsi di nuovo delle sua labbra, ma stavolta decise di collaborare. Abbracciò il collo di Saga e si stese sul pavimento. Si sentiva terribilmente a disagio, non sapeva cosa fare, e aveva paura che l’altro ridesse di lui se avesse sbagliato qualcosa, ma non si fece scoraggiare, quindi si limitò ad imitare le azioni del compagno, ogni volta che faceva qualcosa. Muoveva le labbra, accarezzava la sua schiena, gli leccava la lingua, e lui tentava di fare lo stesso. Saga si scostò poco dopo, evidentemente rallegrato. “Bravo Zoro… sono fiero di te…” disse scherzando. “Passa al punto due…” gli sibilò aprendo le gambe sempre di più, ne sentiva davvero il bisogno. "I vestiti” disse solamente, andando a slacciare la cintura di Zoro, che gli teneva ferma la parte superiore del vestito. Zoro cercò di limitare i propri pensieri e aiutò il compagno muovendosi piano, si lasciò spogliare, fermandolo prima che potesse togliergli le mutande. “Zoro… perché tu hai solo queste, mentre io sono ancora vestito?” gli disse contrariato. Zoro arrossì: “Devo… spogliarti io?” Saga annuì e aspettò. Le mani di Zoro non si mossero per un po’, prima lo aiutarono a tirarsi a sedere, poi indugiarono sul pavimento, infine si alzarono piano, tremando, andando a posarsi sul petto di Saga. “Mi avrai visto nudo mille volte” Zoro annuì, per prendere coraggio. Cosa cambiava? Aveva visto Saga nudo mille volte giù al laghetto. Avevano anche fatto la lotta più di una volta, nudi e bagnati. Per la prima volta quel pensiero gli fece seccare la gola. Prese a spogliarlo velocemente, più che altro per evitare di pensare a cosa stesse facendo. Poi tornò a sdraiarsi sul pavimento, aspettando le istruzioni del compagno. "E adesso?” “Adesso… ci si tocca…” Zoro deglutì sonoramente, guardando lo sguardo famelico di Saga indugiare sul suo petto, sulle sue gambe, e in ben altri posti. Prese con una mano una sua coscia, sollevandola per mettersi comodo, e prese a mordergli il collo, succhiando la pelle e leccando l’osso della clavicola. “Devi fare così quando capita l’occasione” Ah già, faceva questo per fare esperienze, giusto, per trovare una ragazza che facesse tutto questo con lui. Anzi, lui doveva fare tutto questo alla ragazza, non ce l’avrebbe mai fatta, l’imbarazzo gli avrebbe fatto serrare la bocca! Come faceva Saga a rimanere così distaccato? Gli toccava le gambe con maestria, gli massaggiava la schiena, gli mostrava dove toccare, accompagnando qualche suo gesto a delle parole di spiegazione. Zoro in realtà non stava più a sentirlo da un pezzo. “Zoro?” Nessuna risposta. “Zoro?” “Ah…” Un solo gemito, Saga sorrise, e andò a guardarlo in viso. Zoro cercò di distogliere lo sguardo, ma non ci riuscì per molto. “Ti piace?” “Mi sembrava ovvio” “Si, ma è bello sentirtelo dire” “Prossimo punto?” disse Zoro per deviare il discorso. “Forse non te lo dico… te lo faccio solo vedere…” disse Saga malizioso. Zoro lo guardò preoccupato, ma non osò dire nulla; lo guardò a lungo ma Saga non si mosse. “Hai paura?” “No” Un po’ era vero, aveva timore, era imbarazzato, ma non aveva paura, non di Saga. “Allora comincio” disse, abbassandosi di colpo. Zoro si alzò, seguendo i suoi movimenti, ma il ragazzo lo spinse di nuovo sul pavimento, facendolo sdraiare. Velocemente gli tolse le mutande e guardò con malizia l’eccitazione del compagno. La sfiorò piano qualche istante, cercando di rilassarlo, poi abbassò il viso e prese a leccarlo. Zoro gemette dalla sorpresa, si puntellò sui gomiti e sollevò il busto, per guardare e capire cosa l’altro stesse facendo. Ma Saga si sentiva combattuto. Da un lato vedeva il corpo bollente del compagno, il suo petto muscoloso, il suo bacino piatto, la sua pelle, le sue mani. Tutto che gli urlava “Prendimi!” Tutte cose che lo riempivano di desiderio. Poi pensava a quando sarebbe andato via, quando l’avrebbe lasciato solo nel villaggio, senza gli allenamenti, senza più le sue battutacce, o il suo addormentarsi dappertutto, e subito reclamava vendetta. Così prese i polsi dell’altro, li legò insieme con la cintura e li fermò ad una delle gambe del suo tavolino. Vedere Zoro completamente succube dei suoi movimenti non fece altro che eccitarlo sempre di più. “Cosa fai?” gli chiese solo mentre lo legava, senza spostarsi o insospettirsi, aveva fiducia in lui. “Stai a vedere” disse mentre si riposizionava con le labbra a breve distanza dall’eccitazione dell’altro, aspettando che capisse le sue intenzioni. Dopo qualche istante di torture delicate finalmente Saga sentì le braccia dell’altro strattonare la cintura, e la sua voce dannarlo a vita. “Sei… un dannato bast…ardo!” riuscì solo a dire, mentre cercava di liberare le sue mani per andare ad afferrare quella testa argentea, che si muoveva solo per farlo impazzire. Saga non rispose, impegnato com’era nel torturare l’altro, ma lo guardò sensualmente, come a sottolineare il castigo presente in quell’azione. Zoro si ritrovò a muovere il bacino in mille direzioni, seguendo la bocca dell’altro, che lo sfiorava in modo insopportabile, eppure si sentiva troppo eccitato e non capiva il perché. “Sa…ga! Toc-aaah…” “Cosa scusa? Non capisco da qui sotto!” disse l’altro con un tono un po’ più alto del normale, apposta per prenderlo in giro. In tutta risposta Zoro inarcò la schiena e alzò il bacino, gemendo di frustrazione. Stava quasi per mettersi a piangere, era doloroso tutto quel gioco di cattivo gusto, e lui non smetteva di essere eccitato, neanche per un istante. “Pregami…” Zoro scosse la testa, e respirò a fondo, tentando di calmarsi, ma era difficile con Saga in quella posizione, che lo esasperava ogni volta che tentava di rilassarsi. “Avanti… due parole, e andrà tutto meglio!” Non riusciva neanche a imprecare, non riusciva a parlare, solo a gemere. Aveva capito la frustrazione e il desiderio di punirlo del compagno, ma non poteva farci niente. Sarebbe partito lo stesso! “Non vorresti che lo prendessi tutto? Che muovessi la mia bocca su di te? Che la mia lingua ti stuzzicasse?” Adesso però cominciava a giocare sporco, non era giusto dirgli quelle cose in quel momento. “SAGA TI PREGO FALLO!” urlò serrando gli occhi. Sentì il ragazzo ridere sommessamente. “Se ti vedesse qualcuno dl villaggio stenterebbe a credere che tu abbia così poco autocontrollo…” Zoro lo guardò rabbioso, ma subito dopo poggiò la testa sul pavimento, inarcando la schiena, dimentico di tutto quello che era successo. Pensando e sentendo solo la bocca di Saga su di sé. Saga lo guardava ipnotizzato, muovendosi avanti e indietro, soddisfando finalmente il compagno, che si era concentrato solo nell’incitarlo a fare meglio. Lo sentì venire presto, era strano, ma era Zoro. Nessuno gli aveva mai fatto nulla di simile, e aveva già quasi diciotto anni. Si spostò e finì il suo lavoro con le mani, andando a baciarlo. Lo sentì venire nella sua mano, sentì il suo odore e la sensazione di bagnato sul suo stomaco. Era venuto anche lui, e senza toccarsi. Lo guardò a lungo, aspettando che si riprendesse, baciandolo ovunque. La prima cosa che Zoro disse lo fece ridere parecchio. “Abbiamo… finito?” “Solo se ti senti soddisfatto” “Allora no…” Saga sorrise, andando a slegargli i polsi. “Prossimo punto?” “Prima di questo… ti è piaciuto?” Zoro lo guardò, come se lo vedesse realmente per la prima volta. “Certo!” disse poi: “Non hai sentito i miei gemiti?” aggiunse arrossendo, ma non abbassando lo sguardo. “Si, ma pensavo avessi cambiato idea” Saga lo attirò vicino a sé, spostando i vestiti ancora di intralcio, e stringendogli la schiena. “Mi piace quello che fai… sempre…” Zoro sorrise dicendolo, e sorrise anche Saga. “Adesso?” “Ti fidi di me?” “Si” “Allora stenditi” Zoro lo fece, e aspettò che Saga si accomodasse tra le sue gambe, sdraiandosi sul suo petto. Ripresero a baciarsi piano, aspettando di riprendersi e di eccitarsi di nuovo. Sorprendendo Saga, il primo che si mosse fu Zoro, che sollevò una mano e la mandò tra le loro gambe. Saga sollevò le labbra e chiese: “Cosa fai?” “Posso… provare?” “Certo… devi fare tutto quello che senti” Zoro sorrise e prese fiato per spiegarsi. “Prima… ti sei strusciato, solo un istante, mi è piaciuto” così dicendo, andò a prendere il sesso dell’altro, quasi eccitato, e lo mise sopra il proprio. Poi lo abbracciò e mosse il bacino, su e giù, in un movimento lento e calcolato, sperando di non sbagliare qualcosa. Saga però sembrava gradire, dato che cominciava ad assecondare i suoi movimenti, stringendogli la schiena e mordendogli il collo. “Ah Zoro…” mormorò con voce bassa, inspirando freneticamente il suo odore. Poi si staccò di colpo, e lo guardò a lungo, ormai eccitato e preso dalla passione. “Sicuro di fidarti?” Zoro annuì, ma era visibilmente più turbato di prima, data la reazione repentina del compagno. “Allora alza le gambe” Il verdino lo fece, velocemente, non stava più nella pelle. Era curioso, voleva sapere cosa l’altro volesse mai fare. Senza che se ne accorgesse si ritrovò due dita di Saga in bocca, che stuzzicavano la sua lingua. “Non ho niente per ammorbidirle” disse solo: “Quindi leccale bene” Zoro cercò di annuire, scoprendosi eccitato al tono di comando dell’altro e cominciò a leccarle. Lo fece piano, gustandosi il sapore della pelle di Saga, arrossendo al movimento allusivo di quelle dita. Poi le tolse, e piano andò a posizionarle dietro di sé. Forse Zoro cominciava a capire cosa stava succedendo. “Pronto?” Zoro annuì, Saga si fece coraggio, e un dito entrò. “AH!” Andò piano, però era comunque inaspettato. “Mi spiace, non ci posso fare niente, all’inizio farà un po’ male, ma vedi di resistere…” Zoro però ascoltò poco, e con disattenzione. Gli… aveva infilato… “Saga…” provò a dire, la voce rotta. Saga si preoccupò e fermò la mano, gli aveva fatto così male? Sembrava stesse per mettersi a piangere. “Vuoi che mi fermi? Non ti vergognare, tolgo la mano…” “No-… non è que…llo…” mormorò tra i singhiozzi. Saga aspettò, senza togliere il dito, guardava il volto di Zoro e si sentiva morire. “Stiamo… stiamo facendo… cioè…” Quando capì cosa volesse dire, Saga sorrise. “Mi… stai infilando…” “Si, un dito lì… ti dispiace?” “No è che… mi…-respirò profondamente- …Mi mancherai…” Saga spalancò gli occhi e rimase immobile. Rimasero in silenzio a lungo, Zoro si asciugò la guancia con una mano, e aspettò una reazione del compagno. Era ingiusto che gli avesse detto quella cosa, lo sapeva benissimo, ma non era riuscito a trattenersi. Saga era diventato qualcosa di più per lui che un semplice compagno di allenamenti, e pensare di abbandonarlo lo riempiva di tristezza. “Allora partirai?” Zoro annuì. “Ringrazia che ti voglio bene, se no ti avrei già violentato” disse ridendo. Zoro si sforzò di ridere, ma non risultò molto convincente. “Vuoi… smettere?” “Certo che no… ho preso un impegno, e sono terribilmente eccitato…” Zoro sorrise sentendosi già meglio, abbracciò di slancio l’amico e lo baciò. Approfittando del momento di sicurezza di Zoro, Saga ricominciò a muovere il suo dito, provocando gemiti sempre più convincenti. Dopo minuti interminabili di carezze e preparazioni, Zoro urlò di insoddisfazione, e graffiò la schiena di Saga, chiedendogli di più. Come avrebbe potuto negare qualcosa al suo migliore amico? Lentamente tolse le dita, gli sollevò le gambe e si avvicinò inesorabilmente. Sentì Zoro deglutire sonoramente, e lo guardò un ultima volta prima di spingere piano. Gli sembrò strano, una sensazione indefinibile. Venire avvolto da quel calore era troppo… troppo tutto. Troppo intenso, come aveva detto Zoro solo per un bacio, chissà cosa stava provando adesso. "S-saga… piano…” Si fermò improvvisamente e lo andò a guardare. Il suo volto era trasfigurato dal dolore, anche se tentava in tutti i modi di non darlo a vedere, respirava pesantemente e gli occhi erano lucidi. Senza più ragionare lo strinse a sé, senza osare muoversi di un millimetro. Senti le braccia forti di Zoro andare ad abbracciarlo forte, e mormoragli un flebile “scusa” all’orecchio, che non fece altro che farlo sentire più in colpa. “Sono io che devo chiedere scusa Zoro!” disse a voce alta: "E’ la nostra prima volta, voglio che sia perfetta, invece per un attimo ho solo pensato a me, mi dispiace” “Non mi dispiace che pensi anche al tuo piacere… ma…” Non riuscì a continuare che Saga lo zittì con un’occhiataccia. “Non dire più simili bestemmie!” Zoro annuì, già dimentico di ogni tipo di dolore, ma Saga non era convinto, e andò a prendergli il sesso tra le dita. "S-saga” disse Zoro allarmato: “Non serve più… davvero” “Zitto, decido io cosa serve!” Zoro sorrise e inarcò la schiena, non avrebbe mai ammesso che quel tono lo eccitava da morire. “Dimmelo ancora…” Saga alzò lo sguardo senza capire. “Di stare zitto…” Per sua fortuna Saga capì senza chiedergli più niente, si stava già vergognando da morire. “Ho scoperto una cosa nuova di te oggi…” fu il suo unico commento, prima di dare una spinta poderosa. Zoro gemette, ma sentì subito il corpo di Saga fermarsi. “Saga!” urlò disperato: “Muoviti… sto… sto bene!” Ma si costrinse a tacere, per lo sguardo incenerente di Saga. Non ce la faceva a rimanere immobile in quella posizione, era tutto sudato, gli doleva il ventre e si sentiva chiaramente insoddisfatto. Provò a muoversi, ma Saga lo fermò, afferrando il suo mento per guardarlo meglio. “Non muoverti” gli sibilò, in quel tono che a lui piaceva tanto, cosa che lo fece agitare di più. “Saga… ti prego…” piagnucolò, prima che gli bloccasse le braccia ai lati della testa, impedendogli qualunque movimento. Lo vedeva benissimo, anche Saga faticava dallo sforzo di rimanere fermo. “Dimmi quello che senti” gli disse direttamente nell’orecchio. Ormai aveva capito come prenderlo, aveva fatto male a dirgli quella sua debolezza! Con le caviglie dietro la sua schiena cercò di spingerlo verso di sé, ma Saga era irremovibile. “Non vorrai che esca, vero?” disse, accompagnando le sue parole ad un indietreggiare lento, che spaventò Zoro. “No asp…etta!” Zoro respirò a fondo, pensando a cosa dire, era davvero una richiesta degna di lui, chiedergli cosa stesse provando durante il rapporto. “Io… non riesco… a respirare…” “Non è la risposta che cerco…” E indietreggiò ancora, sorridendo alla faccia sconvolta di Zoro. “Aspetta… io…” respirò a fondo “Non ci riesco… adesso!” Ma Saga non gli rispose, indietreggiando ancora. Ormai era quasi fuori, e Zoro cercava di pensare a qualcosa di convincente. "E’ tutto… ah… bellissimo… sentirti così… vicino” sussurrò, sperando di aver esaudito la richiesta del compagno. Non indietreggiò, ma per alcuni istanti rimase solo a guardarlo senza muoversi. Poi fece leva sulle ginocchia e spinse di nuovo, provocando un grido al ragazzo sotto di sé. “Questa volta mi accontento…” Quel gioco cominciava a piacergli, anche se era debilitante per entrambi. Non gli piaceva non poter spingere liberamente, ma era la loro prima volta, non poteva essere uguale a tutte le altre, doveva essere un ricordo piacevole per entrambi, dovevano ricordarsi ciò che avevano passato, doveva durare all’infinito. “Ancora…” disse Saga, rimanendo di nuovo fermo dentro l’altro. Zoro gemette, cercando nel tentativo anche di liberare le braccia, provocando solo un lento e spiacevole retrocedere di Saga da sé. Poi si fermò, e ripetè: “Ancora” Cercò di respirare a fondo, pensò a come potesse mai sentirsi, ma le urla di piacere che gli mandava la sua mente ormai scollegata continuavano a confonderlo. “Mi… aah… mi sento caldo… bollente…” disse solo, sperando che l’altro si accontentasse. Non vedendo reazioni ricominciò a pensare. Ma era così difficile… “Ti prego Saga… ti voglio!” Saga sorrise e spinse di nuovo. “Cosa vuoi?” Zoro gemette e sospirò. “Continuerà finché non verrò di nuovo?” Ormai sapeva cosa avesse seguito le sue parole, l’aveva detto apposta perché Saga si ritraesse, perché la spinta arrivasse con maggiore forza. “Devo ancora decidere” disse Saga, chiaramente provato da quel gioco: “Cosa vuoi?” ripetè alla fine, fermandosi di botto. “Voglio te…” disse Zoro subito: “Voglio sentire il tuo corpo muoversi col mio… voglio… lo voglio come prima… anzi, di più!” “Non credi siano troppe le cose che vuoi?” “Se cominciassi a spingere… sarebbero meno le richieste…” Saga sorrise e accontentò il compagno per qualche istante. Zoro credette finalmente che Saga si fosse deciso, ma dopo alcune spinte poderose e molte urla, Saga si fermò nuovamente. “Non mi hai ancora detto…” disse, vicino al collasso del suo cuore per quell’attività stancante: “…perché vuoi tutto questo…” “Cosa?!” Zoro cominciava a stufarsi, perché Saga non gli diceva semplicemente quello che voleva che gli dicesse e la smetteva con tutte queste domande? “Perché vuoi sentirmi vicino a te?” “Perché… perché sto per impazzire…” Era vero, ma non del tutto. Voleva passare gli ultimi giorni in quel villaggio solo appiccicato a Saga, solo stretto tra le sue braccia, se no sarebbe impazzito. Saga si ritrasse e aspettò. “Perché vuoi me?” Zoro lo guardò a lungo. Non sapeva cosa dire, o meglio, non sapeva se dirlo. Era vero quello che pensava? Era davvero quel sentimento che lo legava a Saga? “Perché… - deglutì- …perché mi sono innamorato di te…” Saga affondò il volto sulla spalla del ragazzo, pensando a chissà cosa, e si preparò a spingere di nuovo, ma inaspettatamente fu Zoro a fermarlo. “Non ho finito” disse risoluto. “Mi sono accorto che mi piace stare con te, non solo perché siamo amici…” sospirò: “Io… io… non posso stare lontano da te, e mi sarà ancora più difficile questi giorni… Saga io ti ho sempre voluto bene… mi dispiace averti obbligato a fare tutto questo ma, ne sentivo… il bisogno…” Si fermò un istante, non sentendo reazioni, vedendo che Saga non si muoveva dal suo collo. “Mi dispiace darti un dispiacere” aggiunse poco dopo: “Io… volevo sentirti, sentire il tuo cuore battere con il mio, il tuo corpo muoversi su di me… e mi basterebbe così, non pretendo niente di più…” Si fermò di nuovo, sentiva le lacrime premergli sugli occhi, il naso bruciare e le mani tremanti. Stava per mettersi a piangere, quando Saga alzò lo sguardo su di lui, serio in volto. “Ti amo Saga” Il ragazzo dai capelli argentati lo guardò ancora, poi sorrise e andò ad asciugargli le lacrime. “Non ti ho mai sentito parlare così tanto” disse: “Sono onorato…” “Saga…” “Anche io voglio passare la mia vita con te, così… mi sarà difficile accettare che andrai via…” Rimasero in silenzio a lungo. “Ti amo Zoro” Fu solo un sussurro, ma rimbombò nelle orecchie e nel cuore di Zoro, che sorrise e lo abbracciò. Non voleva pensare che tutto sarebbe finito, ora c’erano solo loro due. Zoro sentì il ragazzo piangere sulla sua spalla, e il suo cuore si strinse. Lo vide sollevarsi e sistemarsi meglio tra le sue gambe. “Ma adesso… abbiamo altro a cui pensare” disse cambiando argomento, cercando, dall’imbarazzo, di nascondere le lacrime. Zoro gli sorrise e lo baciò, mentre Saga ricominciava a spingere. Quasi si rendeva conto adesso perché gli aveva chiesto di dirgli cosa sentiva, forse d’ora in poi sarebbe andato tutto meglio. Non riuscì a pensare più a niente, sentiva solo il suo corpo, sentiva Saga, e i loro sospiri mischiati. Venne urlando il suo nome, mentre Saga collassava sul suo petto. Rimase fermo a lungo, poi si stiracchiò, e abbracciò il collo di Saga, andando a baciarlo ovunque. “Zoro… piantala…” “No!” “Zoro…” disse Saga, stanchissimo. Zoro si girò e lo portò di fianco a sé, abbracciandolo di nuovo. “Sono stanco…” “Io no” “Buon per te…” “Saga…” Zoro sorrise e gli baciò una guancia. "Grazie” Anche Saga sorrise ma non rispose, limitandosi a sospirare e a trarre più vicino il suo unico vero amore.
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