Non ho nulla da fare ed ecco a voi una nuova pwp NejiKiba…….ekko la nuova coppia ke mi tormenta ultimamente XDD Dedicata alla mika-chan xkè l’idea me l’ha data inconsapevolmente lei in una delle nostre lunghe chiakkerate al tell Piccola TvTb Buona lettura a tutti
E' solo sesso e nulla più di Rei-murai
Era in ritardo, estremamente in ritardo. Gli allenamenti erano durati più del previsto e poi ci mancava solo Naruto che aveva cercato di trattenerlo per la spiegazione di quel dannato giochino elettronico per cui tutti avevano perso la testa….Nemmeno sapeva come si chiamava! Aveva pochissimo tempo per farsi una doccia veloce e cambiarsi d’abito, sperando che non fosse lì ad aspettarlo da troppo.
Arrivò con circa mezz’ora di ritardo, il fiato corto, la giacca di jeans semi slacciata, sotto la quale si vedeva la camicia bianca diligentemente abbottonata e stirata da poco. Si fissò attorno, poco distante dal luogo dell’appuntamento cercando di captare l’odore pungente del compagno misto a quello dell’erba appena tagliata e umida dalla pioggia. Non c’era. Sicuramente se n’era andato, stanco di aspettare che si degnasse a mostrare la sua presenza. Sapeva che non era un tipo paziente, ma cos’era in fondo mezz’ora? Si avviò lentamente verso il ponte, sospirando affranto e poggiandosi contro una delle due travi di legno levigate con lo sguardo rivolto verso il corso d’acqua che fluiva sotto la lastra di cemento. Non si ricordava nemmeno bene da quanto tempo andasse avanti quella storia. Semplicemente, una sera, quell’idiota s’era fatto trovare di fronte a casa sua e da quel momento tutto era cambiato. Semplice sesso…. Era solo quello cui si erano ridotti a fare. Non che alla fine gli dispiacesse però… - sei in ritardo…- sussultò colto alla sprovvista, mentre due forti braccia si stringevano attorno alla sua vita attirandolo a se e le morbide labbra dell’altro si poggiavano sul suo collo. Inclinò lentamente il capo sospirando appena, rilassandosi quasi subito sotto il tocco leggero dell’altro, mentre le sue mani si andavano ad intrufolare sotto la camicia, lasciata appositamente fuori dei jeans scuri per facilitare l’ingresso di quelle dita lunghe e affusolate mentre le labbra risalivano fino al lobo succhiandolo piano. - gli allenamenti si sono protratti più del dovuto – si rigirò nell’abbraccio del ragazzo poggiando il capo sulla sua spalla, mentre le mani scivolavano fuori della camicia passando lentamente sulla schiena. Rabbrividì lasciando scivolare il fiato caldo sul collo dell’altro scostandogli appena una ciocca di capelli scuri. L’aveva sempre trovato bello, fin da quando l’aveva visto la prima volta a villa Hyuga; I lineamenti del viso quasi femminei, il portamento sicuro, lo sguardo sempre severo… non aveva mai visto solcare l’ombra di un sorriso su quelle labbra sempre imbronciate, mentre gli occhi, dal tipo colore bianco del suo clan, fissavano sempre tutti dall’alto al basso, quasi schifati da ciò che si trovavano di fronte. Bello Altero Intelligente….Tutto ciò che lui si sentiva di non essere. E solo per questo continuava a chiedersi perché l’avesse scelto, tra tutti i Genin di Konoha, come amante fisso. Un Inuzuka Una sottospecie di cane in versione umana, che non aveva nulla di più di bello che non gli occhi color oro e l’aria innocente che era riuscito a conservare fino a quel momento. Un tipo comune, senza nulla che avrebbe potuto attirare l’attenzione. Capelli castani, occhi dorati, fisico minuto ma forte con tutte le imperfezioni dei ragazzi della loro età. Ma la cosa peggiore, sicuramente, era il suo carattere; Spaccone, menefreghista, stupido….Davvero nulla di speciale. Sospirò appena, mentre la mano del moro tornava a percorrere per l’ennesima volta la sua schiena procurandogli un'altra cascata di brividi lungo la colonna vertebrale. Conosceva ogni suo punto debole, sapeva come prenderlo in qualsiasi situazione, aveva sempre un’idea precisa di cosa gli passasse per la testa e di cosa lo portasse a ragionare ed agire in un tale modo. In pratica, per Neji, era come un libro aperto. Mentre di lui non sapeva praticamente nulla. “Un nome o una figura non fanno una persona” quante volte gli era stata ripetuta quella frase nell’arco degli anni all’accademia “non dovete fidarvi di nessuno” e ora invece si trovava tra le braccia di uno sconosciuto. Perché alla fine Neji non era nulla di più. Poteva dire di conoscerlo solo in modo formale. Sapeva il nome, a quale clan apparteneva…a tratti conosceva anche che tipo di persona era, ma mai era riuscito a penetrare nella testa del moro. A capire a cosa stesse pensando anche solo guardandolo. - Andiamo? – un sussurro diretto nel suo orecchio che lo distolse dai suoi pensieri. Si strinse appena dentro la giacchetta di jeans, chiudendola lentamente, mentre il ragazzo lo precedeva. Si sentiva peggio di una puttana, con la sola differenza che, Neji, era stato il primo e l’unico con cui era mai stato. (O.O nn c credo! Dopo avermi fatto passare x la puttana d mezza Konoha [l’altra metà va all’Uchiha ù.ù], avermi fatto lavorare in un bordello e fatto fare la figura dello schiavetto…FINALMENTE è LA 1 VOLTA KE APPAIO IN UNA TUA FIC COME UN RAGAZZO NORMALE CHE NON L’HA MAI FATTO PRIMA D’ORA SE NON CON LA PERSONA CHE AMA *piange* Rei-chaaan NdK) ( >.> beh… si...effettivamente, ma siamo sempre in tempo per rimediare °° NdA) ( NO! VA BENE COSÌ!!! NdK) (kk NdA) Camminava a testa bassa, con il cappuccio calato sul viso e lo sguardo imbronciato piantato sulla schiena dell’altro. Si sentiva un oggetto e la cosa peggiore era che stimava Neji più di qualsiasi altro Genin, Chunin o Jonin di tutta Konoha. Abbassò il cappuccio solo quando si ritrovarono di fronte ad una delle piccole villette che affiancavano la villa principale del clan Hyuga. Una casupola decadente, con i vetri rotti e, molto probabilmente, disabitata da anni. Il moro la aprì con una lieve spinta della mano spostandosi per lasciarlo entrare. Dentro era decisamente messa meglio; Era composta da quattro stanze, tutte più o meno arredate anche se abbastanza fredde e senza porte. Il mobilio era poco, quasi inesistente. Un tavolo con qualche sedia, una specie di cucina, il lavandino….e poi i sanitari e il letto. Un bel letto matrimoniale che occupava i tre quarti della stanza, con pesanti coperte dai disegni tribali e i colori spenti e due grandi cuscini dalle federe bianche. Mosse qualche passo dentro quella casa, che a momenti conosceva meglio della sua, lasciandosi cadere su una delle sedie di legno poggiando il capo ad una mano. Lo sguardo poggiato continuamente sullo Hyuga che si era diretto verso il bagno, in realtà l’unica stanza con una porta, a prendere dell’alcol e del cotone per curarsi le piccole ferite, rimasugli dell’ultima missione. Non parlavano. Tralasciando le solite frasi di rigore quando si vedevano e i gemiti e le urla durante il rapporto sessuale non parlavano mai. Anche se a dirla tutta Neji non parlava quasi mai con nessuno. Un tipo sempre solitario, sempre chiuso. Convinto che nessuno poteva essere migliore di lui, che nessuno potesse eguagliare la sua forza o cambiare il proprio destino. Beh, fino a quando non aveva avuto lo scontro con Naruto all’esame chunin, lì molte delle sue convinzioni erano cadute come un castello fatto di carte da gioco. Spesso si chiedeva cosa passasse per la testa del ragazzo, perché rimanesse sempre chiuso e scostante, alle volte peggio dell’Uchiha. Ma in ogni modo non era il caso di pensarci in quel momento. Lo fissò tornare verso di se con il solito sorrisetto bastardo che gli rifilava, ogni volta, prima di cominciare, per poi fermarsi a qualche centimetro da lui. Decisamente più alto anche se si fosse trovato in piedi. Rifuggiva dal suo sguardo incapace di mantenere gli occhi nivei puntati dentro i propri per più di qualche secondo, mentre la mano dell’altro si portava sotto il suo mento alzandogli il viso e facendo incontrare le labbra con le proprie. Calde e morbide mentre quella sensazione di benessere si spargeva per le sue membra riscaldandolo ed attirandolo in un baratro senza fine. Sensazione che si espandeva per ogni centimetro del suo corpo, arrivando fino nei punti più remoti e procurandogli brividi di piacere che ripercorrevano a ritroso il suo corpo portandolo in un limbo ovattato. Ed era in preda a quella sensazione che si alzava dalla sedia, allacciandogli le braccia al collo e inclinando appena il capo, lasciandosi trascinare fino al letto su cui l’avevano fatto tante volte. Steso sotto quel corpo bollente, bloccato contro il letto con i polsi sopra il capo e gli occhi chiusi come la prima volta, quando l’aveva preso in camera sua, senza tener conto di quello che voleva o no, senza nemmeno sospettare che fosse vergine e stupendosene una volta accortosene. Il bacino che strusciava lento contro il suo, mentre le labbra percorrevano lentamente il collo, mordicchiando la pelle leggermente brunita e le dita affusolate slacciavano con calma quasi inumana i bottoni perlacei della camicia bianca, strappandogli piccoli gemiti bassi. Si sentiva trascinare dalle carezze lente dell’altro, che gli percorrevano i fianchi, una volta arrivato all’ultimo bottone, senza levargli la camicia e intrufolandosi tra il lenzuolo e la sua schiena, carezzando quest’ultima solo con lievi tocchi delle dita, graffiandola lievemente con le unghie lunge e ben curate. Lenti gemiti fuoriuscivano dalle sue labbra appena socchiuse mentre quelle calde e morbide del moro si andavano a poggiare sulla pelle bollente soffermandosi a torturare lentamente un capezzolo, mordicchiandolo e succhiandolo fino a sentirlo indurire per poi spostarsi sul suo gemello soffiandoci piano sopra, mentre le mani si spostavano dalla schiena scendendo al primo bottone dei jeans, sfilandolo dalla propria asola seguita poco dopo dal secondo e dal terzo per lasciare entrare quelle dita candide a sfiorare l’accenno di erezione con tocchi leggeri da sopra la stoffa dei boxer neri. Quel lieve contatto che ogni volta lo faceva inarcare alla cerca di uno più approfondito, portandolo a mordersi il labbro inferiore per trattenere i lievi gemiti di piacere che premevano per uscire dalle sue labbra. Gemiti che man mano salivano di frequenza mentre i tocchi si facevano sempre più frequenti fino, quasi, a strappargli vere e proprie urla di piacere nonappena la mano andava a sfiorare la pelle tesa e nuda, libera dalla costrizione della stoffa dei boxer. E come ogni volta, preso da quel piacere irrefrenabile, non si accorse del primo e del secondo dito che s’insinuarono dentro di lui muovendosi al ritmo di quelle carezze, fino a quando i moro non ne aggiunse un terzo. Mugugnando appena di dolore, aprendo gli occhi e fissando la testolina bruna che scendeva a leccargli gli addominali, spostandosi sul fianco, mordendolo piano ed in fine scendendo sul suo ventre. Lappate lunghe e lente, mirate a farlo impazzire mentre la mano smetteva di muoversi lungo l’asta di carne e le dita dentro di lui si muovevano con estrema lentezza. Una lenta e lunga tortura. Qualcosa che a stento riusciva a sopportare. Ed in breve tempo si ritrovò a pregarlo di dargli di più, di soddisfare quella voglia che lo attanagliava senza sosta portandolo a contorcersi e spingersi contro la sua mano in cerca di un contatto più profondo. - sei bellissimo con quell’espressione di puro piacere dipinta sul volto – un sussurro pronunciato con le labbra poggiate sulla pelle bollente. Le uniche che gli rivolgesse nell’ambito sessuale. Solo quelle. Quelle poche parole che lo portavano ad arrossire e spostare lo sguardo, come la prima volta che l’avevano fatto. E poi la penetrazione improvvisa. Quel prenderlo senza avvertirlo che ogni volta lo faceva urlare sia di piacere che di dolore mentre la mano riprendeva a muoversi velocemente lungo la sua erezione. Estremo e puro piacere fisico mentre il moro cominciava a muoversi dentro di lui strappandogli gemiti e urla fino a svuotarsi nella sua mano sentendolo venire poco dopo dentro il suo corpo. Sfinito. Rimasero per qualche istante fermi, Neji poggiato su di lui che respirava a fatica per lo sforzo e il piacere appena provato e lui steso sotto il suo corpo con il respiro accelerato. Lo strinse a se quasi d’istinto, passandogli una mano tra i fili neri e morbidi che tanto gli piacevano, riacquistando il respiro calmo e regolare fino a voltare il viso verso di lui e poggiargli le labbra sul collo. Ancora una volta trattenendo il fiume di parole che avrebbe voluto riversargli addosso, accontentandosi di respirare il suo profumo così vicino e misto al suo, assaggiando lentamente la consistenza della pelle morbida sotto le sue dita, assaporando a pieno quel momento tranquillo che era riuscito a ritagliarsi con il moro tra le braccia. Un attimo che non avrebbe mai voluto perdere.
Fine.
Spero vi piaccia…lasciate
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