Nota: questa è una
fanfiction che ho scritto l'estate scorsa, che non mi ero mai accorta di non
aver postato sul forum...
Beta: la mia twin ewyn (che ringrazio tantissimo*.*)
Raiting: Angst, Death
Warning: questa è un opera di fantasia, scritta senza fini di lucro, e
ispirata ai personaggi dei libri di Tolkien^^
Erestor e Elladan
di
Taurie
Il
cielo sopra Imladris si faceva via via più cupo mentre la notte scendeva. Le
grandi nuvole scure si erano raccolte per tutto il giorno ed ora sembravano
pronte a riversare il loro carico sulla valle nascosta.
Nella stanza del Primo Consigliere, il giovane figlio di Sire Elrond,
osservava quello spettacolo inquietante tormentando lo scollo della
vestaglia di seta nera che indossava.
Erestor era in ritardo… quando usciva a cavalcare non faceva mai così tardi,
di solito. Era come se sapesse che lui lo attendeva e volesse farlo
aspettare apposta!
Poi, all’improvviso tra i rami degli alberi vide sfrecciare qualcosa… il
cavallo di Erestor! Si proprio lui, Elladan sorrise…
Poco tempo dopo il Primo Consigliere varcò la porta della sua stanza, di
buon umore: l’esercizio fisico lo rilassava sempre, e l’acqua calda che
toglieva fango e sudore era ancora più piacevole.
Quando si trovò davanti la sorpresa che lo aspettava non avrebbe saputo
dire, neppure lui, cosa aveva provato.
Appoggiato con la schiena alla finestra, i lunghi e lisci capelli neri che
scendevano su una spalla, Elladan, con indosso una lunga vestaglia di seta
nera, aperta sul petto fino a rivelare il capezzolo sinistro, e con sulle
labbra un sorriso che non arrivava agli occhi, era lì per lui.
Era lì per chiedergli qualcosa.
Erestor dopo un attimo di esitazione chiuse la porta alle proprie spalle e
disse:
“Buonasera Elladan.”.
“Buonasera Primo Consigliere…”.
“Chiamami pure per nome , ragazzino, visto il motivo per cui sei qui… non
c’è ragione per essere formali. O sbaglio?”.
Elladan si leccò le labbra, si sentiva indifeso e braccato… sapeva benissimo
il motivo per cui era andato lì, solo che ora tutta la sua sicurezza
sembrava essersi dileguata… si sentiva proprio il ragazzino che lo
considerava Erestor… e cominciava a temere che presto sarebbe stato buttato
fuori dalla sua stanza…
NO!!!
Non poteva assolutamente permetterlo!
Raddrizzò le spalle e affrontò Erestor a testa alta:
“Sono qui per te! Perché fai tante storie? Prendimi! Non mi pare che tu
abbia molto di cui lamentarti!”
Erestor sorrise compiaciuto e avvicinatosi al ragazzo affondò una mano nei
suoi capelli. Attirò il suo viso vicinissimo al proprio gli sussurrò:
“E chi si vuole lamentare? Ma mi chiedo perché sei qui a offrirti a me…
perché non vai da Elrohir… sarebbe la cosa più ovvia…”.
Elladan cominciava a sentirsi male, si chiedeva se Erestor fosse crudele per
divertimento o per effettiva ignoranza.
“Lo sai anche tu dov’è…”
Erestor restò un attimo interdetto, ed Elladan capì che effettivamente non
sapeva nulla. Il ragazzo si morse un labbro, sapeva che ora il Consigliere
gli avrebbe chiesto dell’intera storia e lui non era lì per quello. Era lì
per dimenticare.
Elrohir era suo fratello gemello, la metà della sua anima. Gli elfi
consideravano i gemelli una disgrazia perché la felicità di uno dipendeva
sempre da quella dell’altro, e il fatto che Elrohir avesse trovato la sua
felicità in Glorfindel lasciava Elladan in uno stato quasi disperato di
solitudine e di mancanza.
Improvvisamente Erestor lasciò la presa sui capelli di Elladan e si voltò
allontanandosi da lui e dirigendosi verso un basso tavolino su cui stavano
una bottiglia di cristallo intagliato piena di un liquore chiaro e diversi
bicchieri. Il consigliere ne preparò per entrambi e poi tornò da Elladan per
dargli il suo bicchiere. Dopodiché si sedette su una poltrona e invitò il
ragazzo a fare altrettanto.
“Lo sai vero quello che mi stai chiedendo?”.
La sua voce era bassa e grave, priva di qualsiasi accento ironico, ma quasi
rabbiosa.
“Si lo so… dopodomani partiremo per combattere contro gli orchi… potrei
anche non tornare… voglio solo sapere cosa si prova… cosa prova lui…”.
“…tra le braccia di Glorfindel?”. Chiese Erestor in un soffio.
“… si… non ti chiedo altro… nessuna promessa… nessun impegno…”.
Erestor tacque ancora un po’, poi, con voce decisa disse:
“Alzati!”
Elladan restò deluso: lo stava mandando via!
Erestor guardò il ragazzo con aria scocciata e ripeté:
“Alzati! E togliti quella dannata vestaglia! Voglio vederti!”.
Elladan non sapeva se sentirsi più spaventato, o più felice: non lo stava
mandando via! E obbedì rapidamente all’ordine del consigliere per timore di
irritarlo.
Si portò davanti alla grande finestra, voltandole le spalle, sciolse la
cintura nera, ricamata a piccole foglie d’argento, e lasciò scivolare la
vestaglia a terra restando completamente nudo davanti allo sguardo di
Erestor.
Erestor osservò il corpo del ragazzo con attenzione, la pelle diafana e i
capelli neri che cadevano sulle spalle in netto contrasto. Si divertì a
notare, come, benché la discendenza umana fosse lontana nel tempo, nella
forma dei muscoli la si potesse ancora ravvisare… il giovane Elladan era un
vero splendore, e sicuramente Elrohir doveva essere identico… allora perché
Glorfindel, il suo antico amante, aveva voluto solo uno dei due? Il
Glorfindel che conosceva lui non si sarebbe mai lasciato sfuggire una così
ricca preda, soprattutto quando erano due! Forse che le storie sul fatto che
si fosse innamorato del ragazzo erano qualcosa in più che dicerie di
corridoio?
Erestor scacciò quei pensieri molesti e inutili per riportare la sua
attenzione su Elladan. Il ragazzo era nervoso, con pochissima esperienza e
sicuramente vergine… la cosa cominciava a eccitarlo, e decise che era ora di
dare inizio alle danze!
Erestor lasciò la sua poltrona e si portò di fronte a Elladan fissandolo
negli occhi, gli mise due dita sotto il mento per alzare il viso verso il
suo e lo baciò con impeto, mentre le sue braccia si chiudevano intorno al
corpo nudo per impedirgli di fuggire. Inizialmente il consigliere sentì
Elladan che si ribellava d’istinto a quell’aggressione improvvisa, ma dopo
pochi istanti sentì il suo corpo arrendersi, le mani aggrapparsi alle sue
spalle e le labbra aprirsi per accoglierlo.
Elladan si era sentito soffocare all’inizio di quel bacio aggressivo e
improvviso, ma presto si era arreso e aveva cominciato a sua volta a
succhiare quella bocca che sapeva di miele e di alcol, come se ne andasse
della sua stessa vita…
Improvviso come era cominciato il bacio terminò. Erestor restò ancora un
attimo muto, poi si limitò a dire con voce incolore:
“Sdraiati sul letto.”.
Elladan seguì in silenzio l’ordine e si incantò a guardare Erestor che
lentamente si spogliava a sua volta e lo raggiungeva sul letto.
Il primo consigliere si rivelò essere un amante appassionato ed attento.
Fina mai metodico lo si sarebbe potuto definire… eppure in tutto c’era come
una punta di malinconia.
Due giorni dopo all’alba l’esercito, con Elladan, Erohir e Glorfindel, partì
da Imladris. Erestor li guardò andarsene da una balconata e alzò la mano in
segno di saluto. Elladan gli rispose con un luminoso sorriso, ma lo sguardo
di Glorfindel fu l’unica cosa che il Primo Consigliere vide: non si era
ingannato sul loro destino, anche lui sapeva, nessuno di loro tre sarebbe
tornato da quella battaglia.
Erestor restò a guardare l’esercito che abbandonava la valle con uno sguardo
di pietra, come se non sapesse nulla, poi si diresse verso la sua camera, si
sdraiò nel letto dove fino a poche ore prima aveva giaciuto con Elladan,
dove gli aveva sussurrato “Ti amo…” mentre lui fingeva di dormire, solo per
vederlo sorridere, e rimase ad attendere guardando il sole, la luna e le
stelle compiere il loro viaggio attraverso il cielo per tre giorni. Al
tramonto del terzo giunse la notizia che lui già conosceva: la battaglia era
vinta, ma su quel campo di sangue, cenere e ferro erano rimasti sdraiati i
corpi di tre elfi: Elladan, Elrohir e Glorfindel…
Erestor restò impassibile alle esortazioni e alle suppliche. Chiuse gli
occhi come se volesse riposare e il suo respiro si fermò.
A lui sembrò di essersi tuffato in acque gelide e profonde, ma quando
riemerse si ritrovò su una spiaggia assolata e in lontananza vide una
candida città, sentiva che il suo Elladan non doveva essere lontano.
Si mise in cammino.
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