Note: i personaggi non sono miei, tutti i diritti riservati.
Dediche: a Witch, tutta per te, perché per me è molto importante sapere che non vedi l’ora di leggere le mie nuove creazioni e..devo ammetterlo un po’ perché giova al mio ego (>_<), ma anche perché è un incentivo per migliorare non solo nello scrivere, ma anche come persona e sapere che quanto mettiamo per iscritto riesce a trasmettere emozioni in chi legge è un bel traguardo personale.
Spero piaccia anche a voi ^^ Ichigo
Era una notte buia e tempestosa
di Ichigo
Era notte inoltrata ormai, fuori il vento era forte e cominciavano a cadere le prime gocce di pioggia. Il cielo era di un nero profondo, tanto che pareva risucchiarti l’anima. La luna stessa sembrava fosse stata inghiottita da quelle tenebre. Il ragazzo dai capelli d’argento aveva ancora la divisa addosso ed assorto nei suoi pensieri guardava fuori dalla finestra. Si poneva mille domande alle quali nessuno sapeva rispondere. Si chiedeva per quale motivo proprio a lui fosse capitata quel destino, eppure per colpa loro aveva perso tutto, e nonostante questo doveva condividere le loro stesse pene. Rivedeva se stesso da piccolo, ricordava perfettamente quell’orrore, poi vedeva il suo viso felice quasi raggiante per il solo fatto che un essere come quello si trovasse nella sua casa. Voleva portargli via anche lei? Il suo primo amore? Colei che era tutta la sua vita. Fu allora che lo vide uscire dal dormitorio e inoltrarsi nel bosco, ma dove stava andando? Non voleva seguirlo, lui era il vampiro più potente tra tutti, poteva fare il proprio comodo, però in questo momento era uno studente della night class come gli altri e lui in qualità di guardian doveva riportarlo all’ordine, prese la sua Bloddy Rose ed uscì. Lo seguì e quando lo raggiunse lo trovò ad aspettarlo con un sorriso, quel sorriso che lui odiava tanto, lo stesso che rivolgeva a Yuki. “Cosa ci fai qui a quest’ora? Dovresti avere lezione, ci sono delle regole?” “E tu? A quest’ora dovresti essere a letto da un pezzo!” gli disse calmo. “Per me questa regola non conta, è il mio lavoro” aveva un tono che non lasciava intendere compromessi, né repliche, doveva fare come lui gli diceva. “Rientrerò, ma prima..dimmi perché mi odi così tanto?” lo guardava come per sfidarlo. “Lo so cosa ti è capitato, so che ti odi per quello che sei diventato, ma ho sempre cercato di venirti incontro..” . Zero lo fissava dritto negli occhi con odio profondo e strinse le labbra imponendosi di non sparargli dritto al cuore. “..o il tuo problema è lei!” e sottolineò quel pronome con un diverso tono di voce. “TU, non sei degno di nominarla! Sta’ zitto!!” gli urlò e prese la pistola puntandogliela contro. Con lentezza Kaname gli andò incontro, con il proprio petto andò a sbattere contro la canna della Bloddy Rose proprio sul cuore. “È questo che vuoi Zero? Se mi uccidi lei ne soffrirà, riusciresti a sopportarlo?” e mentre parlava mise una mano su quella del ragazzo di fronte a lui che teneva salda sulla pistola e gli portò il braccio fin sopra la testa. Rapido avvicinò il viso all’altezza del collo. Si avvicinò e bacio quella morbida pelle: “hai un buon odore!” gli sussurrò. Zero spalancò gli occhi quando, subito dopo averlo penetrato con i suoi canini cominciò a succhiare quel rosso nettare caldo. Zero in quel momento socchiuse appena gli occhi, le forze lo stavano abbandonando e lasciò anche la presa della sua pistola , mentre Kaname, ancora gli stringeva il polso. Quando il vampiro fu sazio lo lasciò andare e quello cadde a terra in ginocchio, ansimante, lo sguardo rivolto verso il cielo. Non era neanche riuscito a trattenere le lacrime che gli scendevano lente rigando il suo bellissimo viso. Kaname si leccò il labbro superiore poi si chinò anche lui e con entrambe le mani prese il volto di Zero costringendolo a guardarlo e a quel punto lo baciò sulle labbra. Zero che non era riuscito a muoversi, poté sentire il sapore del proprio sangue dalle labbra calde del vampiro che aveva cominciato a baciarlo con sempre più foga. Si spostò poi a ricoprire di baci tutto il viso per andare ad asciugargli le lacrime e ridiscese poi sul collo andando a leccare qualche goccia di sangue residua che usciva da quelle due piccole ferite, posandovi poi due delicati baci come per guarirle. Infine tornò a guardare il ragazzo in viso, ma non piangeva più, lo guardava senza alcuna espressione, né odio, né rancore, né tristezza; era perso altrove in un mondo nel quale Kaname sapeva, non aveva il diritto di entrare. Così mentre tornava ad alzarsi, per un ultima volta gli si avvicinò ed all’orecchio disse: “mi dispiace” e lasciandolo solo in mezzo alla pioggia e in balia di quell’oscurità, se ne andò senza voltarsi indietro.
Fine
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