Niente spoiler, as usual! ^___^ Disclaimer: I personaggi di FullMetal Alchemist non mi appartengono, altrimenti Alphonse riavrebbe il suo corpo e lui e Edward si darebbero a del sano sesso incestuoso almeno due volte al giorno. Non fatemi causa perché tanto spendo tutti i miei soldi su eBay e alle fiere del fumetto perciò non ho un euro.
parte IV di Maddy Solo nella stanza d’ospedale, Alphonse sospirò. Erano passati otto giorni da quando aveva riavuto il suo corpo, compreso il primo trascorso in stato di incoscienza. I dottori avevano diminuito gradualmente il dosaggio di anestetici cutanei, e adesso il ragazzo non ne aveva più bisogno. Aveva ancora una pelle molto delicata, non sopportava il dolore ed era molto sensibile alle variazioni di temperatura... In effetti quello era il problema minore; gli ultimi tre giorni erano stati veramente stressanti. Edward aveva dimostrato di avere una pazienza che nessuno dei suoi conoscenti gli avrebbe mai attribuito. Alphonse aveva fatto del suo meglio per non essere un peso, ma non era abituato a non potersi muovere né parlare correttamente. Non c’era nulla che potesse fare a parte esercitarsi in quest’ultima attività e leggere; ma anche questo gli riusciva difficoltoso perché persino i muscoli oculari si stancavano presto. Non poteva alzarsi nemmeno per usare il gabinetto... Stava iniziando a non poterne più e per tutto quel tempo Edward gli era stato accanto, aiutandolo ad esercitarsi a parlare, a lavarsi con una spugna e persino leggendo ad alta voce per lui. Non si era mai lamentato, ma agli occhi di Alphonse era chiaro che non ce la faceva più nemmeno lui. Continuava testardamente a dormire sulla sedia accanto al suo letto; e per fortuna c’era Winry a provvedere al suo sostentamento. Tornava a casa ogni giorno per lavarsi e cambiarsi, ma per il resto non lasciava mai il fianco del fratello minore. Alphonse a volte si addormentava durante il giorno, un po’ per la sonnolenza indotta dai farmaci e un po’ per mancanza di meglio di fare, ma quando si svegliava trovava Edward sempre al solito posto, seduto sulla sedia a studiare i libri che aveva preso in biblioteca il secondo giorno dal suo risveglio. La devozione di suo fratello era l’unica cosa a cui Alphonse riuscisse ad appellarsi quando sentiva di essere sul punto di perdere la pazienza, urlare dalla frustrazione e arrendersi. Certo non era sempre così. I suoi progressi nel parlare erano stati notevoli; in sette giorni di attività gradualmente più intensa era migliorato al punto da riuscire a esprimersi quasi come prima... Aveva solo un accento un po’ strano e faticava ancora sulle parole lunghe o complesse. Ed era stato Edward, ancora una volta, a incoraggiarlo anche quando sembrava che fosse una battaglia persa. Alphonse sorrise tra sé e sé. Davvero, sembrava che i ruoli si fossero invertiti.
-Ehi, Al! Al!- Edward spalancò la porta con un certa energia ed esclamò: -Al, oggi si torna a casa! Finalmente hanno finito di farti esami.- Alphonse si illuminò in volto. -Davvero, niisan? Chi te l’ha detto?- -Stavolta me l’ha detto il caporeparto, quindi è una notizia certa. Il tuo sistema immunitario sta reagendo bene, non ci sono problemi. Finalmente saremo fuori da questo luogo deprimente!- Il sorriso di Alphonse si allargò ancora di più. -Ne sono felice, niisan.- Edward si avvicinò al letto ma restò in piedi, incapace di star fermo a causa dell’eccitazione. Moriva dalla voglia di tornare a casa, anche se si trattava solo del loro appartamento al quartier generale: qualunque luogo era meglio di quel posto pieno di gente malata e bambini piangenti. Inoltre era sempre pieno di gente che ronzava loro intorno con qualche scusa, solo per soddisfare la propria curiosità per quel caso più unico che raro. Edward sapeva che non facevano niente di male, ma li detestava tutti perché guardavano Alphonse come se fosse stato un fenomeno da circo. -Niisan, potresti sederti un attimo per favore?- Chiese Alphonse. Edward sbuffò ma si sedette obbediente. Alphonse rimase sorpreso: era strano vedere suo fratello accondiscendere fino a quel punto. Doveva essere davvero di buon umore. Lo guardò attentamente: aveva gli occhi cerchiati di rosso, rughe di stanchezza sulla fronte e ai lati della bocca e i capelli scompigliati sfuggivano a ciocche dalla treccia. -Niisan, mi dispiace di esserti stato di peso in questi giorni... Cercherò di rimettermi in sesto nel minor tempo possibile.- -Farai meglio a farlo davvero, Al!- Fu la risposta. -Non vedo l’ora di batterti di nuovo.- -Tu non mi hai mai battuto, niisan.- -Beh, allora riprenditi in fretta, così quando ti batterò non avrai scuse!- I due fratelli risero assieme, anche se temevano entrambi che la parte più difficile dovesse ancora cominciare.
Un paio d’ore più tardi erano pronti ad andare. Edward aveva messo in una borsa i pochi oggetti personali che avevano all’ospedale e i libri e Alphonse aveva firmato alcuni fogli con calligrafia molto incerta, ascoltando nel frattempo le indicazioni dei dottori. Edward sollevò il fratello tra le braccia e lo depose il più delicatamente possibile sulla sedia a rotelle che era stata preparata per lui. Alphonse sbuffò impercettibilmente nel sistemarvisi - non gli piaceva l’idea di averne bisogno - ma lasciò comunque che il fratello maggiore lo avvolgesse con cura in un paio di coperte. La primavera era appena cominciata e lui indossava ancora solo il pigiama dell’ospedale. -Allora Al,- chiese Edward posizionandosi alle sue spalle e impugnando i manici della sedia -sei pronto a tornare a casa?- -Hai, niisan.- -Allora andiamo!- Edward avrebbe corso se avesse potuto, e invece lungo il breve tragitto fino all’uscita dell’ospedale i due fratelli non fecero che incontrare persone che volevano salutare Alphonse e augurargli buona fortuna. -Ma si può sapere come fai a conoscere sempre tanta gente, Al?- Chiese Edward quando l’ennesimo bimbetto sorridente ebbe agitato la manina verso di loro in segno di saluto. -Non ti sei mai mosso dalla tua stanza in questa settimana!- -Beh, questo non è proprio vero. Uscivo ogni volta che dovevo fare un esame, e spesso qualche bambino è venuto a trovarmi quando tu andavi a casa a cambiarti. Sai,- aggiunse con un risolino -credo che avessero un po’ paura di te.- -Di me?- Chiese Edward risentito. -Che cosa c’è in me di spaventoso?- -L’irascibilità per esempio. O il modo in cui pesti i piedi quando sei sconvolto o vai di fretta... Senza contare che in questo periodo non hai esattamente una bella cera, niisan.- Aggiunse voltandosi a guardarlo con un sorriso quasi di scusa. -Sarà...- Si imbronciò Edward. -Ma questo continua a non spiegare come sia possibile che tutta questa gente ti conosca.- -Infatti, non mi conoscono tutti. Molte di queste persone non le ho mai viste prima d’ora; ma loro sanno chi sono io.- Edward allungò inconsciamente il passo. Quel tipo di notorietà non gli piaceva per niente.
L’unica persona conosciuta che incontrarono al quartier generale, invece, fu il tenente Hawkeye. Non avevano avvisato nessuno del loro arrivo e in quel momento era orario di punta, perciò i corridoi erano quasi deserti. La donna dilatò gli occhi dalla sorpresa nel vederli, soprattutto quando lo sguardo gli cadde su Alphonse, in quel corpo che non aveva ancora mai visto. Ne aveva solo sentito parlare dal colonnello Mustang che, fedele alla propria parola, era tornato in ospedale a trovarlo. Riza si riprese in fretta e con l’abituale compostezza disse: -Edward-kun, Alphonse-kun, mi fa piacere rivedervi. Sono sicura che anche gli altri saranno felici alla notizia del vostro ritorno. Al-kun,- aggiunse poi con una nota insolita di calore nella voce -come stai?- -Bene, grazie tenente Hawkeye. Non può immaginare quanto sia felice...- Hawkeye sorrise. -Ne sono lieta. Vi trovo bene, tutti e due.- -Tenente?- Chiese Edward. -Sì?- -Ecco... Dica pure agli altri che siamo tornati, ma fino a domani vorremmo un po’ di tranquillità... Abbiamo entrambi bisogno di riposo.- La donna annuì. -Capisco. Non vi preoccupate, non menzionerò il vostro ritorno fino a domani.- -Grazie, tenente.- -Non c’è di che. Arrivederci e... congratulazioni.- Con un cenno del capo e un altro sorriso, la donna si allontanò in direzione opposta alla loro. -Il tenente Hawkeye è molto gentile.- Osservò Alphonse in tono quieto. Edward annuì. -Sì, lo è. Non capisco come possa sopportare il colonnello Mustang!- Il tono dell’affermazione però era quasi affettuoso. Roy era l’unica persona, a parte Winry, a cui Edward avrebbe permesso di vedere Alphonse così indifeso... Alla fine, aveva imparato a fidarsi di lui.
Quando arrivarono al loro appartamento Edward si chiuse la porta alle spalle con un sospiro, mentre Alphonse si guardava intorno e annusava l’aria con interesse. -Eccoci a casa! Allora Al, che cosa vuoi fare come prima cosa?- -Veramente, niisan... Vorrei fare un bagno.- -Un bagno?- -Sì. Avevo quasi dimenticato come si sporchino in fretta i corpi di carne e ossa... Lavarsi con una spugna imbevuta d’acqua non è affatto sufficiente.- -OK, d’accordo! - Rispose Edward. -Ricordi l’ultima volta che abbiamo fatto un bagno insieme? E’ passato tanto tempo... Ti va di farlo di nuovo?- -D’accordo.- Rispose Alphonse sorridendo. Sembrava davvero di essere tornati ai vecchi tempi. Edward riempì la vasca di acqua calda e sapone e si procurò degli asciugamani puliti. Quando fu tutto pronto prese ancora una volta suo fratello in braccio, lo portò in bagno facendolo sedere su uno sgabello e iniziò a sbottonargli la camicia del pigiama. Mentre gliela faceva scivolare dalle spalle fu colto dalla realizzazione improvvisa che il corpo di Alphonse era molto diverso da come lui lo aveva ricordato in quegli anni; non era solo il suo viso ad essersi fatto più adulto. Non era particolarmente muscoloso ma sembrava comunque forte e le spalle erano larghe. La pelle chiara era liscia e perfetta: non c’era neanche una delle piccole cicatrici che Alphonse si era procurato quando erano bambini. Era strano rendersene conto solo adesso; quando erano in ospedale aveva compiuto quell’operazione tutti i giorni. -Niisan... C’è qualcosa che non va?- Chiese Alphonse vedendo che suo fratello si era fermato e stava fissando un punto non meglio specificato del suo petto. Edward sobbalzò. -No no, niente Al. Era solo... soprappensiero.- Aggiunse dopo un attimo di esitazione. Alphonse non era ancora in grado di reggersi in piedi da solo, per cui circondò con le braccia le spalle di Edward - che era effettivamente diversi centimetri più basso di lui - per sostenersi mentre il fratello gli abbassava i pantaloni abbastanza da poterli sfilare agilmente. Nel compiere l’operazione Edward si accorse che suo fratello non indossava biancheria intima. I primissimi giorni quella era stata una necessità, per via del modo scomodo in cui Alphonse era costretto ad espletare le sue funzioni biologiche, ma dopo, quando era stato in grado di stare seduto e lavarsi quasi del tutto da solo... dopo, per quale diamine di motivo suo fratello non aveva chiesto delle mutande? -Al... Non ti hanno dato della biancheria intima quando ti hanno levato il... il...?- Alphonse arrossì leggermente. -No, veramente mi hanno dato qualcosa, ma... la pelle in quella zona sembra essere particolarmente sensibile... la biancheria mi dava fastidio.- -Ah... Ho capito.- Rispose Edward vagamente imbarazzato, mentre aiutava suo fratello a entrare nella vasca. Alphonse rabbrividì e sospirò di piacere al contatto con l’acqua calda. -Aah, è meraviglioso niisan! E’ una sensazione stupenda, vieni anche tu.- Si stiracchiò godendosi la carezza leggera dell’acqua sulla pelle. Edward voltò le spalle al fratello mentre si spogliava, lanciando disordinatamente i vestiti intorno e immergendosi poi nella vasca senza troppa delicatezza. -Ah, niisan!- Protestò Alphonse. -Così mi schizzi il sapone negli occhi!- -Hai ragione, gomen. Com’è l’acqua, va bene?- -Sì, è perfetta grazie. Non ricordavo che fare il bagno potesse essere così piacevole... L’acqua calda è veramente rilassante, ed è anche divertente da toccare.- Edward ridacchiò trovando buffo il commento, poi si avvicinò al fratello e con una spugna cominciò a strofinargli delicatamente la pelle. -Ti ricordi Al? Anche se eri capace di farlo da solo, quand’eravamo piccoli mi piaceva farti il bagno.- -Sì, mi ricordo. Era una cosa molto da fratello maggiore, no?- -Beh, io sono il fratello maggiore!- Alphonse sorrise e chiuse gli occhi, godendosi la piacevole sensazione dell’acqua e della schiuma sulla pelle. Dopo un po’ li riaprì e disse quasi con un sogghigno: -Niisan... Hai visto che sono più alto di te? Forse è vero che dovresti bere più latte... Continueranno a scambiarci l’uno con l’altro.- -Che coosa?!- Edward lo prese per un affronto personale: lasciò cadere la spugna, tuffò le mani in acqua e iniziò a fare il solletico al fratello. La sua vittima lanciò un’esclamazione sorpresa e iniziò a contorcersi come poteva per sottrarsi alle dita veloci del fratello. Ridevano entrambi come matti mentre l’acqua strabordava e faceva una grande pozza sulle piastrelle del bagno. -Guarda che disastro hai combinato, niisan!- Disse Alphonse in tono di rimprovero ma ancora sorridendo, un paio di minuti dopo. -Metà dell’acqua è sul pavimento adesso.- -Non c’è problema,- rispose Edward alzando le spalle -ora ne aggiungo un po’.- Aiutò il fratello a lavarsi i capelli e fece lo stesso con i propri, irritandosi perché la lunga capigliatura aveva formato dei nodi ed era difficile da spicciare. Alphonse tese una mano e prese il pettine, passandolo con delicatezza e pazienza nelle ciocche bionde. I suoi movimenti erano un po’ impacciati, ma l’operazione si concluse con una perdita di capelli inferiore a quella che Edward causava solitamente. Quando ebbero finito Edward svuotò la vasca da bagno, risciacquò entrambi e uscì poi in fretta per avvolgersi in un asciugamano e aiutare Alphonse a fare lo stesso. Depose il fratello davanti al camino nella stanza principale mentre andava in cerca di qualcosa da fargli indossare. -Mi dispiace, non avevo pensato al problema dei vestiti.- Urlò dalla stanza accanto. -Per il momento ti presto qualcosa di mio va bene?- -Hai niisan.- Edward ebbe quindi l’imbarazzante compito di aiutare Alphonse a vestirsi e notare che non solo i suoi abiti erano troppo corti per lui, ma anche un po’ stretti. Alphonse era più robusto di lui, oltre che più alto. Edward fece una smorfia irritata e sedette davanti al fratello. -Domani vado a comprarti qualcosa.- -D’accordo, vengo anch’io.- -No, non è necessario. Tu dimmi che cosa vuoi e te lo trovo io.- -Niisan.- Edward si accorse, dal tono di Alphonse, che la sua voce era risultata perentoria. Cercò di fare ammenda con un sorriso. -Davvero Al, non ce n’è bisogno. Tu puoi restare qui e riposarti ancora un po’.- -Sono stanco di riposare e basta. Prima o poi dovrò pure uscire, non trovi?- -Beh, non è necessario che sia domani!- Sbottò l’alchimista con voce esasperata. Alphonse si limitò a fissarlo in silenzio per alcuni istanti. Edward abbassò lo sguardo e disse a voce bassa: -D’accordo Al, hai ragione tu. Però- aggiunse alzando la testa di scatto -lo hai visto come ti guardava la gente all’ospedale, no? Tutti vogliono vedere il primo esempio di trasmutazione umana mai riuscita!- -Questo non è vero.- Replicò con calma Alphonse. -Molte di quelle persone erano solo gentili e preoccupate per me, e non sapevano nulla di alchimia né di trasmutazione umana.- Sorrise. -Ti stai preoccupando troppo, niisan.- Edward sospirò. -Suppongo che tu abbia ragione anche su questo. Ancora non riesco ad abituarmi all’idea che sia tutto risolto... Non importa, mi passerà.- Concluse con una lieve alzata di spalle. Alphonse fu sollevato nel vedere che suo fratello non rimaneva di quell’umore cupo, a cui si erano entrambi abituati in quegli ultimi anni. Era decisamente un cambiamento positivo.
Il resto del pomeriggio trascorse piacevolmente, con i due fratelli impegnati a chiacchierare pigramente e a fare progetti per il futuro. Edward a poco a poco si rilassò: vedere Alphonse in un ambiente familiare, diverso dall’ospedale, lo aiutava a convincersi del fatto che non stava sognando, che aveva veramente con sé un fratello in carne ed ossa invece di un’armatura vuota. Consumarono una cena molto frugale - nessuno dei due aveva mai veramente imparato a cucinare - e si prepararono per andare a dormire. Nell’entrare in camera con il fratello in braccio, Edward guardò in direzione dei letti e aggrottò le sopracciglia. L’idea di dormire lontano da lui non gli piaceva per niente. -Niisan, va tutto bene?- Edward si riscosse. Adagiò Alphonse sul suo letto e rispose: -Non è niente, ero solo distratto. Hai bisogno di qualcosa?- Chiese dopo averlo aiutato ad infilarsi sotto le coperte. -No, non preoccuparti. E’ bello poter dormire di nuovo a casa!- Rispose Alphonse mentre con un sospiro di soddisfazione si sistemava più comodamente. -Se avessi bisogno di qualcosa chiamami, OK?- -Lo farò, grazie niisan.- Sentendosi abbastanza sollevato, Edward si infilò sotto le coperte a sua volta ed augurò la buona notte al fratello minore. Rimase a guardare Alphonse per un po’, anche dopo che il ragazzo ebbe risposto al suo saluto e chiuso gli occhi. Solo quando sentì il suo respiro farsi lento e regolare si permise di addormentarsi, rivolto verso il fratello minore anche nel sonno.
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